Oggetto del Consiglio n. 306 del 16 maggio 1979 - Verbale

OGGETTO N. 306/79 - Proposta programmatica nel settore degli impianti di risalita. Reiezione di mozione.

Mozione

Vista la relazione presentata dalla Giunta regionale sui risultati della partecipazione azionaria dell'Amministrazione regionale in società di trasporto a fune;

Osservato che tale tipo di intervento assai cospicuo da parte dell'Ente pubblico ha permesso, nel passato, di incentivare la realizzazione di una rete di impianti di risalita;

Rilevato però che la presenza minoritaria da parte dell'Ente pubblico non ha sempre permesso di realizzare impianti economicamente produttivi ed efficienti e che in tale modo si sono generalmente seguite le tendenze spontanee dello sviluppo turistico senza riuscire ad incidere in modo efficace per un programmato sviluppo del turismo su tutto il territorio della nostra Regione;

Considerato che la continuazione di tale politica non farebbe che produrre effetti assistenziali senza che la Regione possa decidere e controllare;

Convenuto che l'obiettivo attuale è quello di sviluppare nuove zone turistiche che aspettano di essere valorizzate, per la pratica degli sports invernali e che, nello stesso tempo, il problema maggiore dei poli turistici sviluppati è la realizzazione di nuova ricettività alberghiera più che di nuovi impianti di risalita;

Delibera

di impegnare l'Assessore regionale al Turismo a presentare entro 30 giorni una proposta programmatica della Giunta regionale di intervento nel settore degli impianti di risalita sulla base delle seguenti linee di fondo:

1) riduzione della partecipazione azionaria da parte della Amministrazione regionale fino ad un massimo del 15% nelle società private; partecipazione che potrà essere conseguita solo sulla base di una scala di priorità da adottarsi da parte del Consiglio regionale;

2) attuazione di un consistente intervento triennale concordato fra Regione e Comunità Montane, che veda un apporto dell'Amministrazione regionale fino ad un massimo del 65% del costo dell'opera, per la costruzione di impianti funiviari che privilegino zone finora tenute ai margini dello sviluppo turistico.

Aosta, 13 aprile 1979

F.ti: Tonino Alder - Péaquin - Franco Carral

Dolchi (P.C.I.) - Il Consiglio riprende la trattazione del punto 27. Chi illustra la mozione?

Tonino (P.C.I.) - La nostra mozione chiede di impegnare l'Assessore al Turismo e la Giunta a presentare una proposta programmatica relativa alla partecipazione della Regione nelle società degli impianti di risalita. Già quando si è discusso della relazione illustrativa che egregiamente la Giunta aveva presentato in Consiglio, relazione che conteneva alcuni giudizi, alcune osservazioni sui risultati ottenuti finora dalla Regione nella partecipazione azionaria, noi avevamo detto che a quella relazione, giudicata un pochino "asettica" sul piano delle indicazioni concrete, dovessero appunto seguire delle valutazioni politiche e programmatiche, valutazioni e proposte che la Giunta dovrebbe, a nostro avviso, presentare in Consiglio. In sostanza, si tratta di dare concretezza a quell'affermazione ed indicazione contenuta nel documento presentato dalla Giunta per fare una valutazione dei risultati ottenuti nell'arco di oltre 7 anni di applicazione della legge regionale 3 agosto 1971, n. 10, che è quella che appunto regola il modo di comportarsi della Regione.

Vediamo dunque di fare questa riflessione: a nostro avviso, tra i caratteri che dovrebbero contraddistinguere l'azione della Regione, un primo discorso è quello che occorre pianificare meglio gli interventi regionali. Già, a suo tempo si era detto che una delle carenze, degli errori messi in luce da quel documento riguardava proprio le scelte di tipo territoriale, nel senso che finora la Regione è corsa dietro a scelte territoriali che rispondevano più alla concentrazione di questi impianti di risalita piuttosto che ad una loro diffusione sul territorio; e avevamo già spiegato a suo tempo che, a nostro avviso, per "diffusione" non intendiamo una dispersione territoriale degli impianti di risalita, ma una scelta più oculata cercando di individuare zone che hanno particolari caratteristiche economiche e sociali, zone nelle quali un intervento di quel tipo può essere forse l'unica soluzione, l'unico tentativo per mantenere sul posto la popolazione locale, per costruire sul posto delle economie. Gli esempi credo si potrebbero fare, se ne potrebbero fare molti, ma non credo che spetti a noi questo compito; noi chiediamo però che lo faccia la Giunta regionale. Tra l'altro, questo principio della diffusione degli impianti di risalita evitando il concentramento di investimenti d'impianti in alcune zone privilegiate della Regione è, e mi sembra, un discorso che è fatto da diverse forze politiche. Io, non potendo riferirmi a un programma della Giunta perché non è mai stato presentato, ho letto con attenzione le indicazioni dell'U.V. (non conosco quelle della D.C.); in capitoli delle tesi dell'U.V. discussi a Saint-Vincent questi problemi della diffusione territoriale sono contemplati con estrema chiarezza, e noi li condividiamo. Su questo primo problema della diffusione e della pianificazione degli interventi non si tutta quindi di fare dei grossi studi, ma di scegliere delle indicazioni semplici, che ritengo non siano molto complicate.

Il secondo aspetto riguarda il tipo di partecipazione azionaria che la Regione in questi anni ha dimostrato in cui, sempre o quasi sempre, le scelte, soprattutto di localizzazione della Regione, sono mancate, e c'è sempre stata invece la partecipazione minoritaria della Regione a qualsiasi richiesta che venisse avanzata dai privati. Per diversi motivi questa partecipazione minoritaria della Regione ha poi prodotto alcuni errori che sono tra l'altro rilevati in quel documento che non è il caso di ripetere.

Noi, in sostanza, che cosa chiediamo? C'è da fare prima di tutto una considerazione di questo tipo: non è in genere compito della Regione, altre Regioni hanno scelto degli altri strumenti, ad esempio la finanziaria regionale, partecipare con continuità e sempre nella gestione di queste società per azioni. Il compito della Regione dovrebbe essere, a nostro avviso, sì, quello di entrare inizialmente, magari cospicuamente, per fare decollare operazioni economiche in alcune zone della Regione che altrimenti non decollano, ma costruita una stabilità economica della società, la Regione dovrebbe progressivamente togliersi e lasciare che l'iniziativa locale sviluppi e gestisca quel tipo di iniziativa. I capitali della Regione devono non tanto servire per avere un modesto utile in queste società, servono per lanciare operazioni di tipo economico e poi devono essere invece reinvestite, riutilizzati in altre operazioni di volano in questo genere. Per questo motivo, per le stazioni che hanno raggiunto un certo livello e che stanno raggiungendo un buon risultato anche sul piano economico, nella gestione degli impianti...ecco, crediamo che in quei casi la partecipazione azionaria della Regione debba essere progressivamente ridotta per i motivi che dicevo prima, perché i capitali della Regione debbono invece essere utilizzati per rilanciare, facendo questa opera di volano, altre zone della nostra Regione. Tra l'altro, specie in quelle zone già sviluppate, il problema reale effettivo è quello di un rapporto tra impianti ed alberghi, quindi non abbiamo il tempo di guardare con attenzione questo aspetto; il risanamento della gestione di alcune società di impianti di risalita non sta tanto nella costruzione di nuovi impianti o nello sviluppo ulteriore del turismo domenicale, ma la situazione finanziaria di queste società di impianti si sana soprattutto se si riesce a sviluppare il turismo organizzato delle settimane bianche.

Stamattina leggevo i dati di una stazione: l'incidenza sul bilancio dei fine settimana è del 30 percento e può passare ancora a meno in alcune zone; se si sviluppa invece positivamente il turismo organizzato delle settimane bianche, questo è perciò direttamente collegato alla ricettività alberghiera in quelle zone. Ci sono delle zone della nostra Regione probabilmente - e io dico "probabilmente" perché mancano dei dati - in cui il problema più urgente è quello di sviluppare le attrezzature alberghiere e di andare verso quel tipo di turismo organizzato anziché costruire dei nuovi impianti.

Dunque, per tornare alla partecipazione azionaria, chiediamo alla Regione di ridurre progressivamente la partecipazione azionaria nei grossi centri e nelle grosse società, e fare un piano triennale di localizzazione, di individuazione di nuove zone, di nuove aree, di nuovi impianti e quindi in quelle zone in cui è necessaria una forte azione promozionale della Regione. La Regione e altri Enti devono potere sorpassare la fatidica percentuale del 50 percento, avere una partecipazione maggioritaria, essere presenti in modo consistente in quella promozione. Rispetto a questo problema, ho trovato di estremo interesse il capitolo dell'Agricoltura tra le indicazioni dell'U.V.. Una parte che mi sembra particolarmente significativa è quella in cui si dice: "En revanche, nous devons déterminer et surveiller le développement des stations de tourisme pour une gestion politique du plan régulateur d'urbanisme de contrôle du marché foncier, la participation financière complète ou à la majorité de l'Administration régionale, des Collectivités locales ou des particuliers de l'endroit à des réalisations limitées et aux remontées mécaniques". Credo che sia un'indicazione che noi condividiamo quella di avere soprattutto in un primo momento questo impegno forte della Regione in zone scarsamente sviluppate che abbiano i requisiti tecnici e paesaggistici, per poi progressivamente fare in modo che cresca l'interesse locale, la partecipazione dei locali alla gestione di queste società. Questo è, in sostanza, lo spirito della nostra mozione che chiede di presentare questa proposta programmatica, e cioè si tratta di una proposta di massima da discutere in Consiglio che abbia le caratteristiche che ho cercato di illustrare.

Dolchi (P.C.I.) - La parola al Presidente della Giunta.

Andrione (U.V.) - Bisogna dare atto una volta tanto, chiedo scusa di questo "una volta tanto", ma bisogna dare atto al Consigliere Tonino di avere spiegato bene la mozione, perché senza alcune precisazioni che sono venute dal suo esposto, avrei limitato di molto il mio intervento chiedendo di votare semplicemente contro.

Ora, i vari problemi che sono stati toccati io li semplificherò in maniera estremamente sintetica per dire che il documento che è stato dato...che non era un piano, ma era semplicemente una fotografia della situazione esistente, che però risponde a certe indicazioni di fatto che non sono contenute in un documento partitico, ma che sono contenute nei famosi volumi della programmazione regionale che nessuno legge mai perché danno noia, e che consistono - l'ho già detto una volta, ma lo ripeto - nel fatto che in Valle d'Aosta esiste un certo numero di domaines skiables che sono sviluppati e che - ripeto le parole di Tonino - stanno raggiungendo un certo equilibrio tra investimenti e resa e che, se non lo raggiungeranno nell'immediato, là dove sono ancora da fare alcuni lavori lo raggiungeranno di qui a poco, e che sono grosso modo individuabili nella testata del Monte Rosa, cioè il Crest, la Bettaforca o l'altra parte parte l'Indren nel gruppo del Cervino, e nella testata dell'Alta Valle d'Aosta, anche se in termini esternamente larghi il gruppo del Monte Bianco e del Ruitor...lasciamo da parte il problema di Pila, problema che deve essere studiato in un contesto del tutto particolare...

Ora, Tonino in questa programmazione parla di "diffusione e pianificazione degli interventi"; noi parliamo di "diversificazioni dell'offerta turistica", che è un concetto estremamente differente, perché non è ripetibile, cioè se le montagne sono fatte in una certa maniera, e se Plateau Rosà è quello, il Ghiacciaio dell'Amiante non è sfruttabile nella stessa maniera, e magari il Mont Gelé potrebbe esserlo, ma non è detto che l'investimento, per fare anche sotto altri profili l'impianto di risalita al Mont Gelé, valga la pena di essere fatto per quel tipo di offerta turistica. La diversificazione deve proporre la possibilità in Valle d'Aosta di fare tutti i tipi di sci, dallo scialpinismo, al fondo, alla discesa, tutto quanto proponendo una gamma estremamente varia d'interventi, cosa che cerchiamo di fare. Questa mattina si è parlato di una certa vocazione di Cogne per il fondo, però si potrebbe anche lanciare il Grauson, ma a parte gli investimenti necessari - che non è detto che esistano - non sarebbe nient'altro che una ripetizione di un impianto di risalita di tipo già esistente.

La localizzazione degli impianti non è fatta secondo un criterio che sia puramente territoriale, e questo criterio credo sia difficilmente proponibile come criterio valido di una programmazione di questo tipo. È fatta anche secondo le possibilità effettive di sfruttamento. Esempio tipico: La Thuile aveva delle difficoltà alcuni anni fa, o Chamois che vivacchiava, adesso che conoscono un certo tipo di boom vivono benissimo; anche Chamois sta raggiungendo dei buoni livelli...è quindi una proposta, anche lì, di diversificazione. Ci sono altre zone che possono essere sfruttate, ma non per lo stesso tipo di indicazione.

Là dove invece secondo noi Tonino ha perfettamente ragione è dove dice che l'intervento regionale deve avere un ruolo di volano, e che quando l'equilibrio è raggiunto l'intervento deve essere reinvestito, non è detto che poi sia reinvestito nel campo turistico, può essere reinvestito in quello dell'abitazione, recupero di vecchi centri storici, industria, o cose di questo genere, ma lì noi siamo d'accordo. Quando tra relativamente poco, mettiamo un anno o due, la Val Veny impianti nella quale abbiamo capitale azionario verrà assorbita dalla Val Veny, la Regione potrà benissimo cedere le sue azioni, magari senza chiedere il premio azionario normale come un privato; un altro tipo di soluzione richiederebbe di recuperare quei soldi e reinvestirli in altri tipi di utilità sociale che potrebbero andare a una categoria totalmente. Ma questo concetto ci sembra che estremamente valido. La questione fondamentale per quelle che sono le stazioni turistiche esistenti che noi non vorremmo moltiplicare sotto il profilo di stazioni esistenti, perché in tutti questi casi c'è un circuito di capitali che, se non è direttamente quello degli impianti, è dei prodotti in loco, capitale che parte dalla città e che deve vuole ritornare alla città... C'è un circuito chiuso che Sestrière, il Breuil e in parte Courmayeur illustrano abbondantemente, e direi anche in maniera in certi casi esemplare, la proposta di diversificazione, la proposta d'intervento, e in questo senso credo che Tonino abbia letto una frase che è anche quella di fare il passo lungo come la gamba, cioè di favorire una crescita turistica che, nella misura possibile, possa essere controllata dalla gente del posto, dagli operatori del posto...quindi che non gli scappi dalle mani come un toro impazzito che poi si assiste alla crescita improvvisa tipo quella del Breuil o quella di Courmayeur, o altre cose di questo genere, dove si arriva a chiudere la stalla sempre quando i buoi, se non sono scappati tutti, perlomeno al 90 percento stanno scorrazzando nel territorio.

In questo senso il rapporto alberghi-residenze e residenze normali, nel piano regolatore di Courmayeur, è stato proposto dalla Giunta regionale il rapporto di uno a uno, imposto con battaglie direi di non facile soluzione a Pré-Saint-Didier, un rapporto specifico di un metro cubo a un metro cubo, perché è chiaro che una stazione turistica vive soltanto se si dedica al turismo, non alla speculazione sulla rendita fondiaria. Su questo credo che non vi sia alcun dubbio...probabilmente, anzi, certamente gli impianti di Champorcher sarebbero attivi se a Champorcher ci fosse una recettività turistica sufficiente per fare funzionare dal lunedì al venerdì gli impianti che invece rimangono fermi e che sono congestionati il sabato e la domenica, e quindi si autoproducono una propaganda negativa perché ci sono code enormi per potere salire nel piccolo...che porta su. E in questo senso siamo disponibili a un confronto anche di tipo tecnico azionario più approfondito, però insistiamo nel senso di intervenire con non più di 1/3 del capitale proprio, per quello che dicevo prima, cioè la possibilità di recupero di questo denaro che deve essere usato come vogliamo, perché con il 15 percento - mi perdoni l'espressione argotique è stato un po' chatouiller un macabé, non è che si promuove niente. Per esempio, ci sono delle proposte differenti di aumentare almeno per i piccoli Comuni, la questione del 15 percento non è un incentivo, invece la partecipazione deve essere tale da essere un incentivo, ma tale da impedire la totale deresponsabilizzazione che è l'altro pericolo degli operatori del posto, che poi siano i lavoratori o che siano i piccoli operatori economici...è fondamentale che ci sia una responsabilità locale, e anche per questo il secondo punto della mozione dove si parla del 65 percento degli impianti...qui abbiamo avuto l'esperienza di La Thuile, l'esperienza trascorsa, non quella attuale; quella attuale, alla fine dell'anno sociale, con la chiusura della stagione sciistica si fanno i conti e si accolla puramente e semplicemente alla Regione quello che è il deficit d'esercizio, e su questo non siamo d'accordo. Oggi Valgrisenche ha delle difficoltà che conosciamo, ma anche dei meriti, perché bisogna riconoscere onestamente i grossi meriti che hanno avuto quelle piccole società ed è per questo che abbiamo preteso che la responsabilità fosse loro. Il Consiglio regionale, con il vostro voto contrario, ha votato a favore perché si prendano loro la responsabilità, e stanno facendo delle cose egregie, proprio perché sono in prima persona. Se soltanto dietro c'è l'ombra del banco della Regione che può sempre pagare, questi tipi di interventi diventano negativi, diseducativi, diventano il peggiore servizio che si possa rendere a una stazione turistica che ha delle possibilità di sviluppo in sé stesso.

In sostanza, così com'è formulata la mozione, non ci piace e votiamo contro, ma quello che c'è dietro, e cioè il desiderio di stabilire una linea di condotta, dove però secondo noi bisogna distinguere fra le stazioni nelle quali interveniamo perché costituiscono un grosso fattore economico...nelle stazioni turistiche, negli impianti di risalita della Valle d'Aosta, più operai che nell'I.M.V.A., e nessuno di loro prende la silicosi, per dire, e non parliamo degli stagionali che sono ancora un fatto a parte, sono anche un fattore di occupazione, per questo tipo di impianti è un investimento di ordine economico-occupazionale. Questa mattina alla...l'impianto dell'Indren, la meccanizzazione, l'automatizzazione delle centrali porterà via a Gressoney diciannove posti su ventiquattro presso l'E.N.E.L. e trovare delle alternative di lavoro per Gressoney...se non si parla di sottoscrizione di capitale azionario per l'impianto di risalita non ne ho trovati altri a Gressoney di lavori di questo tipo, di lavoro per operai, per elettricisti per questo genere, va bene quel tipo di sottoscrizione, è fatto evidentemente anche...non è lo scopo principale quello che salta prima alla mente, ma è fatto anche per un fattore occupazionale e in zone dove altre soluzioni occupazionali sono estremamente difficili. Addirittura c'è un rovesciamento della tendenza, l'alta montagna si ripopola e si spopola la fascia media, sono discorsi più lunghi e non vorrei annoiare il Consiglio facendoli...

Mentre non sono e non siamo d'accordo sulle linee di fondo che sono indicate in questa mozione, anche se ampiamente corrette e illustrate bene dal Consigliere Tonino, siamo d'accordo sul fatto che si possano dare delle indicazioni di massima, una specie di indirizzo, per cui, se investiamo dei soldi a Champorcher o a Valsavarenche o a Saint-Barthélemy - questa è un'allusione a Filliétroz che lui è favorevole agli impianti delle piccole zone - o a Ollomont, non c'è la stessa ottica con la quale investiamo a Courmayeur o a Gressoney o ad Ayas, su questo in linea di massima possiamo essere d'accordo, e cioè possiamo...credo che abbiamo gli argomenti per presentare delle indicazioni, non però con queste linee di fondo che ci sembrano dettate da una visione un po' affrettata, che merita un approfondimento, che merita una discussione più dettagliata e, soprattutto, merita di essere confrontata punto per punto con la realtà che viviamo in Valle d'Aosta in questo momento.

Dolchi (P.C.I.) - La parola al Vice Presidente Faval.

Faval (U.V.) - Vorrei soltanto sottolineare un aspetto del discorso che ha fatto il Presidente della Giunta che mi pare estremamente importante. Il Presidente ha definito in un certo modo responsabilità locale quella che dovrebbe essere un'attenzione; una presenza da parte degli abitanti di determinate zone in cui esistono delle infrastrutture di carattere turistico, dicendo appunto che questa è estremamente importante e funzionale al tipo di attività che vi si svolge.

Io andrei addirittura un po' al di là, in questo senso: sono assolutamente d'accordo che questa responsabilità locale ci deve essere, direi che addirittura deve essere aumentata; se è vero, se è giusto che l'Amministrazione regionale investa del denaro pubblico in questo tipo di attività, è altrettanto vero, è altrettanto giusto, mi pare, che l'Amministrazione svolga una sua azione di convincimento promozionale nei confronti appunto degli abitanti di quelle zone affinché essi stessi direttamente entrino nella società, in modo da poter verificare e cogestire l'attività delle società stesse e quindi essere protagonisti dello sviluppo dell'attività delle società degli impianti di risalita e di tutte le attività connesse e collaterali agli impianti di risalita. Questo mi pare estremamente importante e mi pare un compito che l'Amministrazione regionale non solo può, ma deve assumersi, quello di riuscire a convincere colui che tra l'altro in primo luogo fruisce di questi tipi di investimenti ad essere più attivo nella compartecipazione e nell'auto-responsabilizzazione all'interno delle scelte, perché poi qualche volta succede che ci vengano a dire: "questi fanno questo, quelli fanno quell'altro, voi ci dovete dare una mano"...

Sì, è verissimo, d'accordo, noi abbiamo determinate responsabilità, teniamo conto che ci sono le responsabilità dei Comuni e ci sono vari tipi di responsabilità, ma c'è soprattutto quella da parte dei cittadini, degli abitanti di quelle zone, c'è una grossa responsabilità, quella di essere assenti, di non voler rischiare niente, di aspettare sempre che le cose arrivino dall'alto. In economia, se non vado errato, io non sono un economista, esiste il problema del capitale di rischio e allora questo capitale di rischio deve essere messo in opera anche da coloro che sono, ripeto, i primi fruitori di determinate attività economiche, in questo caso del turismo.

Dolchi (P.C.I.) - Altri che chiedono di intervenire su questo argomento? La parola al Consigliere Tonino.

Tonino (P.C.I.) - Secondo me c'è una contraddizione nell'atteggiamento della Giunta, perché il Presidente dice: "noi siamo contrari a com'è impostata la mozione", però poi, nello spiegare il perché, dice di essere profondamente d'accordo su due cose: che il comportamento della Regione deve essere diversificato, a seconda che si tratti di zone già particolarmente sviluppate, di impianti che funzionano in un certo modo, e zone che invece hanno altre caratteristiche...i nomi e gli esempi li ha fatti il Presidente stesso. La partecipazione azionaria poi della Regione, quel volersi fermare - e qui credo valga la pena di riflettere un attimo - a 1/3 e dire che sempre va bene 1/3, è secondo me di nuovo uno schematismo che rischia di non funzionare.

Noi proponiamo due cose concrete e due impegni concreti: il primo è quello di cercare di ridurre in alcune zone, e cioè la possibilità, e il secondo, visto che non sempre in alcune zone non sempre c'è la capacità locale - ed è questo il discorso che avevo fatto anche a Faval - è quello di riuscire a far partire questo meccanismo economico con una funzione promozionale fatta naturalmente con attenzione da parte della Regione. Ci deve essere la formazione sul posto di imprenditore ed è un compito della Regione che si fa anche attraverso un intervento di questo tipo, sempre avendo ben chiaro in mente che l'obiettivo è poi quello di formare una capacità locale, in modo che la Regione riesca ad uscirne dopo aver costruito e dato l'avvio ad un'economia sufficientemente stabile. Le garanzie che alla Regione non vengano accollati oneri per gestioni sbagliate non sono legate alla percentuale di partecipazione, abbiamo visto proprio nel passato che, anche intervenendo con poco, ci sono stati risultati negativi.

Noi rifiutiamo esempi che poi dicono che sempre, quando c'è la partecipazione azionaria pubblica, le cose non funzionano bene. Abbiamo dato anche un'indicazione fino al 65, ma proprio fino al 65 è voler rendersi conto che le situazioni sono diverse, per cui ci sono zone in cui probabilmente basterà, se c'è una capacità locale, che la Regione intervenga per il 40 percento, per il 30 percento, forse il 10 percento, altri in cui invece c'è la necessità, in un periodo iniziale, di arrivare anche al 65 percento; perché tra l'altro un intervento sempre minoritario della Regione, di per sé, cosa ha significato nel passato? non certo sempre il coinvolgimento dei locali, che non avevano le disponibilità, ma molto spesso con l'intervento minoritario la Regione ha coperto interventi prevalentemente esterni, e questo è il rischio che si corre, e questa è anche tra l'altro, una scelta che si deve fare in alcune zone: o si interviene inizialmente con capitale regionale o altrimenti si deve ricorrere al capitale esterno non essendoci localmente la disponibilità. Queste ci sembra, siano le cose che volevamo dire e che vanno evidentemente approfondite, tant'è che non abbiamo fatto una legge, abbiamo chiesto all'Assessore di studiare il problema in quei termini e crediamo anche che una contraddizione sia quella di dire che non vogliono moltiplicare le stazioni turistiche esistenti con l'altro discorso invece di creare un turismo di tipo diversificato. Le stazioni esistenti oggi in Valle d'Aosta non è che vanno raddoppiate o, che so io, bisogna sceglierne alcune; secondo me qui ci sono scelte di carattere anche territoriale, e non solo, farle crescere in un determinato modo, valutando le zone, l'occupazione di quelle zone. Credo che sia un compito di pianificazione, di partecipazione responsabile della Regione che per noi è importante, è una volontà anche qui di carattere politico, o restiamo dietro alle richieste spontanee che ci sono nel mercato rischiando in quel caso le deformazioni che abbiamo anche visto nel passato, oppure come Regione ci diamo un piano, un piano minimo che dica "basta" in alcune zone, "fermiamoci", e che preveda invece lo sviluppo in altre zone.

Siamo comunque disponibili anche dopo la bocciatura di questa mozione, eventuale bocciatura, a ripresentare il problema in modo più argomentato perché crediamo che sia la strada da seguire.

Dolchi (P.C.I.) - La parola al Presidente della Giunta.

Andrione (U.V.) - Proprio due parole perché ci dovrebbe essere un punto d'accordo. Volevo solo dire che come maggioranza propongo l'astensione, il che non è che abbia un grosso significato, ma astenendoci diciamo che non siamo contrari allo spirito della mozione presentata.

Tonino parlava di contraddizioni...la diversificazione di cui ho parlato era rispetto al tipo di offerta turistica, non rispetto al tipo di intervento regionale...parlavi di capacità locali, sembrerebbe strano dire che come capacità locali al Breuil e a Courmayeur non c'è una lira di sottoscrizione del capitale sociale degli impianti di risalita di quei Comuni, anche se sappiamo che ci sono magari 20 miliardi sottoscritti di lire in buoni fruttiferi postali, e invece ci sono sottoscrizioni locali a Champorcher, Valsavarenche, Valgrisenche a Ollomont. Non è una questione di capacità locale nel senso in cui parli tu, è invece una questione - e qui è fondamentale, territoriale - che deve essere gestita dalla Regione in maniera territoriale, cioè con una pianificazione che, anche se in maniera molto contestata, contestabile (vedasi l'articolo 12 della legge n. 14/1978), abbiamo cercato di fare. Comunque non credo che da una discussione fatta in maniera affrettata e pubblica come quella in questo Consiglio, in questo momento, possa essere trovata una soluzione: la disponibilità di cui ha parlato Tonino e di cui lo ringrazio per un approfondimento del problema è una disponibilità che anche noi volentieri vorremmo confrontare, magari non solo sotto il profilo politico, ma anche con l'appoggio di qualche tecnico, vorremmo confrontare i termini di idee per vedere se possiamo arrivare...non a un piano, a una cosa astratta, ma ad una legislazione specifica in materia.

Ultima cosa: una prima proposta che probabilmente faremo è quella di costituire una società per azioni che, per legge, deve avere un capitale di 200 milioni, il cui scopo sociale sia quello di avere come consociate, come oggetto, le società di impianti di risalita di piccoli centri il cui capitale non potrebbe raggiungere i 200 milioni (vedasi Valgrisenche), in maniera che questa gestione venga realizzata da un organismo che permetta la rappresentanza regionale con controlli e tutto quanto, in modo da poter avere quel capitale che viene usato come volano e che viene distribuito fra le diverse società...comunque sono problemi da approfondire.

La maggioranza si astiene sulla mozione presentata dal Partito Comunista.

Dolchi (P.C.I.) - La parola al Consigliere Nebbia.

Nebbia (P.S.I.) - Era per esprimere egualmente l'astensione, in quanto, analogamente a quanto ha detto il Presidente della Giunta, siamo d'accordo sullo spirito della mozione, ma abbiamo alcune perplessità sul contenuto della parte deliberativa, perché mi sembra che la discussione dovrebbe essere più approfondita, e probabilmente gli strumenti potrebbero essere diversi. Lo stesso Presidente ha parlato di una società per azioni di capitale superiore a 200 milioni per raccogliere le partecipazioni azionarie delle piccole società e, a questo proposito, voglio ricordare che in altre Regioni quella che è chiamata genericamente e anche impropriamente "Finanziaria", è proprio quell'istituto regionale che attua in concreto le partecipazioni finanziarie della Regione. La nostra Regione è forse l'unica, in tutta Italia, che direttamente partecipa alle diverse iniziative economiche sotto i vari aspetti, mentre sarebbe forse opportuno utilizzare un Ente collegato parallelo che sia strumento nello stesso tempo di programmazione e di finanziamento.

Questo era per significare l'astensione, ma anche, nello stesso tempo, la disponibilità a esaminare il problema in modo più ampio, che non si limiti solo agli impianti di risalita, bensì alla programmazione economica territoriale più in generale di tutta la Regione.

Dolchi (P.C.I.) - Altri per dichiarazione di voto? Allora possiamo passare alla votazione per alzata di mano. Trattasi del punto 27. Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano...su le mani! Chi non è d'accordo? Chi si astiene?

Esito della votazione:

Presenti: 26

Votanti: 8

Maggioranza: 14

Favorevoli: 8

Astenuti: 18 (Andrione, Clusaz, De Grandis, Faval, Fosson, Lanièce, Lustrissy, Mappelli, Marcoz, Minuzzo, Nebbia, Pollicini, Rolando, Rollandin, Salvadori, Tripodi, Viglino e Voyat)

Il Consiglio non approva la soprariportata mozione.