Oggetto del Consiglio n. 347 del 30 dicembre 1970 - Resoconto
OGGETTO N. 347/70 - Concessione di contributi a stabilimenti industriali vari. Delega alla Giunta.
Albaney (M.A.V.) - L'oggetto che stiamo discutendo non è altro che l'applicazione della legge statale sull'industrializzazione, sia della legge statale del 1962, sia della legge statale del 1968.
La Giunta propone al Consiglio la concessione di contributi a quattro industrie e precisamente: la Tecnomec, con sede in Arnaz, che si occupa di attrezzature meccaniche e stampaggio di lamiera; Cenisio di Champdepraz che si occupa di stampaggio a caldo degli acciai; la Coppietti (?) di Pollein che si occupa di carpenteria pesante e carpenteria leggera; la Lavanderia Industriale, con sede in Pollein.
Come voi tutti sapete, lo stanziamento al capitolo 487 per le industrie è di 150 milioni di cui ancora rimanevano da impegnare 50 milioni.
La Giunta propone, pertanto, l'approvazione dell'impegno di spesa di 50 milioni a queste quattro industrie nonché un impegno di spesa per l'anno 1971, di 65 milioni e ottocento mila lire.
Tendo a far presente che le predette domande sono state attentamente esaminate dalla Commissione Industria e Commercio e vorrei invitare i Consiglieri a voler modificare un errore di battitura in quarta pagina, dove, a un certo momento, per quanto concerne la Lavanderia Industriale, invece di 3.500.000 correggere con 3.700.000, il totale è di 4.200.000.
Montesano (P.S.D.I.) - Poi, c'è da aggiungere una omissione di 22 milioni in terza pagina al penultimo capoverso, dove non si vede la cifra.
A pag. 2 il sesto capoverso, "... di 40 unità".
Chi chiede la parola? Consigliere Tonino.
Tonino (P.S.I.U.P.) - I contributi che si propone di dare alle imprese industriali, sono contributi previsti - come ha testé detto l'Assessore - dalle leggi regionali del 1962 e del 1968. In sede di Commissione il sottoscritto ha dato la sua approvazione, in linea di massima, trattandosi soprattutto di industrie collocate in bassa Valle, la cui carenza di manodopera era ben visiva.
Però, nel frattempo, sono successi fatti nuovi o vecchi - se vogliamo riferirci a talune industrie - noi abbiamo potuto constatare in questi ultimi tempi, come il denaro pubblico, dato al puro scopo di incrementare le industrie per avere in cambio posti di lavoro necessari, sia servito ad alcune di queste industrie al solo scopo di lucrose speculazioni, vedi Fera, vedi Motori... di Donnaz, vedi Sirca Davit ed altri ancora.
Ora, non è più possibile ripetere simili errori, occorre rivedere tutta la disposizione della legge, occorre che alla incentivazione che la Regione vuole dare per incrementare le industrie in Valle faccia seguito un accurato controllo da parte dell'Ente sovvenzionatore.
Non è più possibile fidarsi dei dati a disposizione degli interessati, occorre che la Regione sia molto più accorta nell'erogare i contributi alle industrie specie per quanto concerne il contributo a fondo perso, che è vizioso di per sé stesso e può anche trarre in inganno alcune industrie che, attratte da questo beneficio, credono di potersi installare ma che poi, a conti fatti, non riescono, in ultima analisi, ad affrontare la concorrenza di altre industrie similari.
Le ultime industrie, a cui noi oggi siamo chiamati a dare il contributo, sono industrie la cui domanda è datata da circa due anni.
Si tratta, quindi, di industrie che, per misurare la loro riuscita, hanno anche contato su questo contributo.
È pacifico, anche se il Consiglio è sovrano di deliberare come meglio crede, che questi contributi vengono dati soprattutto per quanto riguarda le industrie di fondo Valle, che potrebbero servire a recuperare quella manodopera che purtroppo, per la speculazione di alcuni industriali stanno per chiudere i battenti, dopo aver beneficiato di vistosi contributi.
Io quindi sono d'accordo di concedere questi contributi alle seguenti condizioni che sulle aziende suddette venga attuato un severo controllo sia da parte della Regione, sia attraverso le Organizzazioni sindacali; un controllo che non deve limitarsi a controllare se i macchinari siano nuovi o vecchi, ma che siano macchinari che possano configurarsi fra i più moderni, un severo controllo sulla produzione, obbligando l'azienda a tenere conto dei suggerimenti che potrebbero essere dati sia dalle Organizzazioni Sindacali, sia da quegli strumenti operai, all'interno della fabbrica.
Abbiamo visto questo all'interno della Sirca Davit di Arnaz dove sono stati dati dei suggerimenti, appunto dagli operai stessi, i quali non sono stati voluti recepire dalle industrie e così l'industria è andata a finire "a ramengo".
In sintesi: un severo controllo in tutto e per tutto e, successivamente, la legge regionale dovrà essere modificata in quelle parti che necessitano di essere riviste.
Ma, a monte di tutto questo, vi è un altro problema che deve essere affrontato se si vuole veramente industrializzare la Valle d'Aosta in un modo serio, in modo da avere il posto di lavoro sicuro e un posto per tutti.
Bisogna che il Consiglio regionale, avvalendosi di quella grande forza che ha alle sue spalle e che la classe operaia che c'è in Valle d'Aosta, con un lavoro programmato, riesca a programmare industrie in Valle d'Aosta per la lavorazione finale del prodotto Cogne.
È una cosa che ho già detto diverse volte, occorre operare in questo senso, a tale scopo siamo stati chiamati in causa anche dalle Organizzazioni sindacali, con una loro lettera che ci è giunta in questi giorni, con cui esse chiedono che il Consiglio regionale, con opportuna iniziativa, sostenga le richieste dei Sindacati che, a loro volta, hanno già inoltrato richieste ai rispettivi Ministeri circa l'installazione di industrie collaterali alla Società Nazionale Cogne.
A questo proposito proporrei al Consiglio un ordine del giorno che potrà, se necessario, essere rivisto da tutti i Gruppi al fine di concordarne uno unitariamente.
Io penso che l'ordine del giorno sia inerente all'oggetto.
L'ordine del giorno è il seguente:
"Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta
Preoccupato per la grave crisi di alcune medie industrie della Valle d'Aosta e della conseguente drammatica situazione in cui vengono a trovarsi centinaia di lavoratori per le conseguenti minacciate chiusure o crisi di tali insediamenti;
Constatata la poca serietà di talune medie e piccole industrie insediatesi in Valle al solo scopo di beneficiare dei contributi regionali previsti dalla legge regionale per l'incremento dell'industrializzazione oltre che dell'esenzione fiscale decennale;
Ritenuto non più possibile tale forma di intervento per le testimonianze passate e presenti se non mediante un severo controllo e specifiche garanzie;
Visto che l'unica possibilità di insediamento industriale di una certa serietà e sicurezza per il posto di lavoro dei cittadini della Valle d'Aosta è possibile attraverso la costruzione di industrie collaterali alla Società Nazionale Cogne, Azienda di Stato per la lavorazione finale del prodotto stesso;
Constatato come detta Società, in poco più di vent'anni, è passata da circa 9 mila dipendenti agli attuali 5 mila con un preoccupante calo della mano d'opera locale;
Considerato che la ripercussione di tale stato di cose, aggiunto alla preoccupante crisi delle piccole e medie industrie di questi ultimi giorni, aggrava sempre più l'economia dell'intera Valle d'Aosta, con la conseguente emigrazione di forze lavoro locale verso altre regioni se non addirittura all'estero alla ricerca di un posto di lavoro sicuro;
Tenuto conto che la Società Nazionale Cogne, Azienda il cui capitale è interamente dello Stato e che la stessa ha intrapreso una politica di insediamento di stabilimenti industriali fuori del territorio della Valle d'Aosta;
Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta
Protesta per questo tipo di scelta che ignora il problema della piena occupazione in Valle, con la conseguenza di quanto sopra accennato;
Impegna la Giunta regionale a promuovere un urgente incontro con il Signor Ministro delle Partecipazioni Statali, Onorevole Piccoli e con i Dirigenti della Nazionale Cogne allo scopo di esaminare la possibilità di realizzare l'installazione di industrie per la lavorazione finale del prodotto Cogne nei centri della Regione e che a tale incontro partecipino, oltre che la Giunta regionale, le Organizzazioni sindacali ed i membri della Commissione consiliare sulla Cogne.".
Montesano (P.S.D.I.) - Consigliere Tonino, desidera inserirla in questo oggetto o nell'oggetto della mozione sulla Cogne? Perché io questa mattina, si ricorda, avevo detto che comunicavo quella lettera dei Sindacati giunta, appunto, alla Presidenza del Consiglio o a tutti i Capi Gruppo. Lei può scegliere, vero.
Tonino (P.S.I.U.P.) - Sono arrivato in ritardo, non ho sentito questa sua comunicazione. Comunque io non so, o qui oppure nella mozione, se passa oggi. Ma ritengo che questo ordine del giorno sia un po' urgente che passi.
(Voce: ...abbiamo la mozione sulla Cogne da inserire, penso che lo inseriremo questa sera, dato che è un problema generale...)
Montesano (P.S.D.I.) - Va bene. Altri che chiedono la parola? Allora il Consiglio è chiamato... Consigliere Germano.
Germano (P.C.I.) - È diventato stranamente celere il nostro Presidente! Ma, io volevo solo dire che le affermazioni fatte dall'Assessore Albaney non sono proprio esatte. L'Assessore Albaney dice: non è altro che l'applicazione di una legge statale, quindi, essendo disponibili questi soldi, diamoli... (Voce: ...applicato gli stessi criteri...) ...Sì, però la legge dice "può", non dice "deve". Se la legge dicesse deve allora, fino ad esaurimento del capitolo, bisogna dare. La legge però dice "può", non dice "deve".
Siccome, però, l'Assessore dice che questi soldi sono da impegnare, vediamo bene. Certo però che quello che ha detto il Consigliere Tonino, per quanto riguarda questo ultimo periodo, avrebbe dovuto, per lo meno, confermare quello che da questi banchi è stato detto. Le leggi statali del 1952 e, soprattutto del 1968, non hanno corrisposto alle aspettative, anzi, invece di avere uno sviluppo dell'occupazione abbiamo una diminuzione dell'occupazione.
Noi abbiamo sostenuto e sosteniamo che il problema dei contributi non è l'elemento decisivo. La fabbrica che viene a mettersi in Valle d'Aosta per avere i 10, i 20, i 30, i 40 milioni di contributo, è la fabbrica che non so quali garanzie possa dare. C'è poco da fare. L'elemento decisivo può essere le aree con l'urbanizzazione primaria, se vogliamo anche secondaria, che siano poste nelle zone che risolvono i problemi dell'occupazione che la Valle ha. E poi queste aree a disposizione, in primo luogo delle industrie pubbliche e, in secondo luogo delle piccole industrie, ma i contributi non servono più, nei confronti delle piccole, anzi vi sono dei problemi: problemi di credito, problemi di energia elettrica - e noi con la questione dei canoni potremo anche intervenire - sono problemi di facilitazione che prescindono il problema dei contributi.
Quello che chiediamo noi, indipendentemente da questo provvedimento è un rapido riesame di quella legge che cambi radicalmente i criteri. C'è il Friuli-Venezia Giulia che ha fatto sette leggi; concesso centinaia di milioni e, sul piano del risultato, i risultati sono gli stessi nostri, non è che siamo in un mondo nuovo. Siamo in Italia dove avvengono queste cose, dove con contributi finanziari di questo tipo si tende, in genere, ad invogliare gente che fa per avventura, l'industriale o determinate iniziative.
Guardate il caso della Sirca Davit, non sono mica della gente da poco, Pesenti e Rivetti: sono dei grossi personaggi sul campo delle finanze, ma quando sul campo delle finanze due più due non fa quattro per loro ma fa tre, se ne fregano altamente, abbattono via tutto.
Quindi, io direi, rivediamo questa legge con dei criteri di tipo nuovo. Io chiedo che la revisione della legge venga portata al più presto in Consiglio.
Montesano (P.S.D.I.) - Altri che chiedono la parola? Consigliere Pollicini.
Pollicini (D.P.) - Volevo soltanto ricordare al Consiglio che la Commissione Industria e Commercio ha elaborato un testo nuovo della legge secondo uno spirito evidentemente nuovo che non recepirà tutti i suggerimenti dal Consigliere Germano, però, certamente contiene concetti nuovi che tengono conto della negativa esperienza passata. Indubbiamente, vi dirò, probabilmente qualcuno lo sa già, per elaborare quel disegno di legge sono stati interpellati più volte i Sindacati, abbiamo fatto riunioni congiunte con i Sindacati, con l'Ufficio del Lavoro, con le categorie specializzate, in modo da avere una serie di esperienze, confrontarle e trarre quello che potrà essere il meglio per fare una legge, almeno nelle intenzioni, migliori, non tanto perché quelle passate non erano buone, ma in quanto i tempi sono cambiati e l'esperienza ha dimostrato che qualcosa non andava. Le intenzioni erano buone, d'altra parte è fuori dubbio che il testo di legge che oggi è alla Giunta per l'esame, verrà poi presentato al Consiglio che dovrà valutare una serie di fattori come quelli che hanno elencato i Consiglieri Germano e Tonino. Ricordo che il Consigliere Tonino, che fa parte della Commissione, tutte queste preoccupazioni le ha espresse, così come tutti gli altri Consiglieri e questo testo di legge tiene conto, appunto, di un nuovo concetto che è quello di eliminare il contributo a fondo perduto, e di intervenire attraverso le aree di cui è prevista l'acquisizione. Sarà possibile, attraverso l'acquisizione delle aree, determinare le zone di sviluppo industriale, perché non dobbiamo fare un'azienda per ogni campanile, perché altrimenti faremmo proprio una politica malfatta, con risultati negativi. Occorrerà tener conto dell'intervento finanziato, dell'intervento sugli interessi sui mutui, per cui è chiaro che gli Istituti bancari, prima di concedere dei mutui, sono attrezzati in modo tale da avere delle garanzie sulla solidità e sulla solvibilità delle aziende, cosa che gli uffici della Regione non potevano avere.
Io mi auguro, quindi, che questo disegno di legge venga quanto prima in Consiglio e posso dire che la Commissione consiliare, in questo campo, ha elaborato una serie di ipotesi, ha consultato gli organismi, compresa la programmazione e ha predisposto un disegno di legge che presumo, indubbiamente, tiene conto di molte di quelle che sono le aspettative del Consiglio, per non ripetere e per dare veramente uno strumento di sviluppo industriale in Valle d'Aosta da coordinare, però, nel quadro di una programmazione in determinate zone. Dirò di più: il Comitato regionale per la programmazione ha stabilito quattro zone industriali al di fuori delle quali questi provvedimenti non vengono concessi... indubbiamente è una legge limitativa, però proprio per questo è una legge, ritengo, valida perché non tiene conto di quelli che possono essere gli interessi particolari, ma vedo l'interesse generale dello sviluppo industriale in Valle d'Aosta.
Fosson (U.V.) - Praticamente, dopo quanto è stato detto dal Consigliere Pollicini si potrebbe anche non aggiungere altri argomenti a quanto è stato detto e aspettare, effettivamente, di analizzare a fondo la legge per vedere se corrisponde a tutti questi principi che sono stati fatti presenti, perché l'esperienza del passato deve servire a qualche cosa. Ci auguriamo tutti che si modifichi il sistema con cui si è, alle volte, intervenuti nel passato. È inutile oggi andare a rivangare certe cose che, purtroppo, si sono avverate e sulle quali prima erano state fatte delle previsioni. Altre, invece, si sono avverate anche quando non era facile prevederle. Come il caso della Sirca-Davit di Arnaz perché, a un certo momento, mentre per la famosa Fera, in questa aula si era detto tutto quello che si era detto, ed era chiaro che le cose si sapevano fin da principio, come sarebbero andate a finire, abbiamo trovato allora invece tenacia nel voler arrivare al finanziamento della Fera, all'ubicazione stessa della Fera in quel dato punto che era completamente fuori luogo. Mentre per la Sirca-Davit tutte le informazioni erano delle informazioni buone, perché c'erano dietro degli industriali di una certa forza e aveva incominciato la sua attività in modo che dava affidamento ma, purtroppo, abbiamo visto come è andato a finire.
Questo si inquadra anche, purtroppo, in una crisi attuale della media e piccola industria nazionale, di cui bisogna anche tener conto.
Quindi è giustissimo che la legge tenga conto, prima di tutto, di quelli che saranno gli orientamenti della programmazione, nel senso che bisogna stabilire quali sono le zone - quelle poche zone - dove bisogna ancora fare delle industrie in Aosta, perché è inutile che noi continuiamo a fare delle industrie in Aosta, aumentando l'afflusso dei pendolari, sovraccaricando, quindi, i mezzi di trasporto, rendendo le difficoltà per il reperimento della casa superiori a quelle che già esistono ad Aosta. Bisogna, invece, pensare di portare le industrie - si parla oggi di portare le industrie nel Sud -, ma è logico che noi, nel nostro piccolo, nell'ambito della Valle d'Aosta, si pensi di portare quelle piccole o medie industrie, nelle zone dove c'è una maggiore disponibilità di mano d'opera, sia perché è meno facile la trasformazione dell'agricoltura e in maniera di evitare quegli inconvenienti del trasferimento degli operai dai vari Comuni al centro di Aosta o al cento di Pont St. Martin, ed evitare anche tutti quegli inconvenienti che derivano dal problema del reperimento della casa.
Io mi auguro, quindi, che la legge che è stata elaborata dalla Commissione, tenga conto di tutto questo, senza necessariamente fare una politica di campanile, ma le zone nevralgiche della Valle d'Aosta dove c'è particolarmente della manodopera disponibile le conosciamo tutti; in quelle zone c'è anche possibilità di creare quelle zone industriali, però, detto tutto questo, bisognerà lo stesso andare con i piedi di piombo, perché, praticamente, noi vediamo qualche volta, anche quando si è molto ottimisti, anche con tutte le garanzie che si hanno questo sistema di contributi non dà il suo effetto, non fa il suo effetto e quindi bisognerà valutare.
Quanto alla questione delle industrie collaterali della Cogne, mi pare che anche il Consigliere Tonino sia d'accordo di esaminarla, eventualmente, nell'ordine del giorno sulla Cogne e praticamente, anche questo, bisognerà vedere quale sviluppo potrà avere. Infatti se, ad un certo momento, si potesse installare per le industrie collaterali della Cogne in Valle d'Aosta, probabilmente l'altro problema di sviluppare delle altre medie industrie verrebbe un po' a cadere salvo avere delle medie industrie o delle piccole industrie che danno tutti gli affidamenti e che sono quelle piccole industrie che non sono legate a quella stessa economia della grande industria in maniera che un domani, la crisi di una industria non si ripercuota immediatamente sull'altra. Bisognerebbe vedere anche questa complementarietà e bisognerà tenere conto - adesso la Fiat a Torino va e dà lavoro a una gran parte delle industrie di Torino e cintura - però se un domani, si verificasse, come già si è verificata, una crisi, automaticamente entrerebbe in crisi tutta una zona completa con delle ripercussioni molto forti.
Quindi la questione di avere un'unica industria con industrie collaterali che servono quell'unica industria può essere anche un pericolo in certi momenti, quindi occorrerà valutare anche questo.
Non dobbiamo studiarlo oggi, parliamo di un finanziamento a queste industrie, però è logico che speriamo che di tutto questo si sia tenuto conto nella legge. Se non se ne è tenuto conto, bisognerà che il Consiglio, sentiti i lumi della programmazione, ne tenga conto prima di approvare una nuova legge. Un'altra cosa: questa legge non è automatica, lascia una certa disponibilità anche di verifica al Consiglio regionale in maniera che possa, secondo le necessità e secondo i momenti, stabilire se deve intervenire o meno.
Tutto questo bisognerà vederlo.
Ora, qui ci troviamo dinanzi all'approvazione di finanziamenti a quattro industrie in base alle leggi attualmente in vigore. Mi pare che, intanto, per le due piccole industrie che sono le due ultime sia una cosa normale, non sono degli impegni di grande conto e nello stesso tempo, mentre una è già un'attività in parte terziaria e di cui si sarà tenuto conto nello stabilire il contributo, ce n'è un'altra che è una piccola industria già esistente in Valle d'Aosta ed è logico che noi l'aiutiamo. Le altre sono sorte, anche se oggi non ci sono ancora queste zone industriali attrezzate, sono sorte in zone che, effettivamente, hanno una necessità di occupazione della manodopera. Se la Commissione e l'Assessorato hanno esaminato a fondo e si sono prese tutte le cautele, noi possiamo essere favorevoli, facendo presente che la raccomandazione della prima parte dell'ordine del giorno che aveva presentato il Consigliere Tonino non ha niente a che fare con la questione Cogne ma era attinente, invece, al problema di queste industrie, di questi finanziamenti, se ho ben capito dalla lettura dell'ordine del giorno. Bisognerebbe che, siccome non penso che il Consigliere Tonino voglia fare un ordine del giorno apposta per quello, bisognerebbe che la Giunta e l'Assessorato lo considerino una raccomandazione.
Bancod (U.V.) - In Commissione consiliare si è parlato lungamente di questa nuova legge, effettivamente bisogna augurarsi che questa sia elaborata al più presto e venga portata in Consiglio perché così si eviterebbero tanti inconvenienti, inconvenienti che si possono riassumere nella migliore classificazione delle zone industriali, cioè di quelle zone che, effettivamente, hanno maggior bisogno di assorbimento di manodopera e queste zone sono state stabilite in quattro zone, insomma principali.
Effettivamente, noi vediamo e abbiamo avuto occasione anche oggi di notare che per l'alta Valle, sono stati stanziati fondi assai cospicui sia, per esempio, per lo stabilimento termale di Pré St. Didier, fondi che sono, effettivamente, cospicui, che non si sa dove si andrà a finire, insomma, ed è giusto che, specialmente, si tenga conto che la bassa Valle, effettivamente, è depressa, e che ha bisogno di questo sviluppo industriale che noi dobbiamo agevolare in tutti i modi. Io ho visto ad Arnaz la Tecnomec che effettivamente è una piccola industria, però mi è piaciuto vedere che, effettivamente, la manodopera è completamente locale, ben organizzata e questo fa piacere, insomma.
Fa piacere vedere che c'è il principio, insomma, di aiutare i disoccupati del posto. Alla Cenisio a Champdepraz, una industria consistente, una industria che, effettivamente, ha messo su uno stabilimento che avrà speso fior di milioni là, perché con i macchinari che ha messo su ed è giusto che questa industria sia sovvenzionata, perché, un domani, potrà dare al Comune di Champdepraz e ai dintorni un effettivo sviluppo...per i dintorni di Aosta c'è la ... che è un industria valdostana, insomma, che merita di essere aiutata e qui, nei dintorni d'Aosta, sappiamo che le industrie sono già un po' scarse, insomma, dobbiamo principalmente aiutare quei posti dove, effettivamente, si può collocare manodopera locale e non andare oltre perché, altrimenti il risultato sarebbe negativo per i Comuni stessi.
Albaney (M.A.V.) - Io ringrazio tutti i Consiglieri che sono intervenuti nella discussione, in modo speciale il Consigliere Pollicini, il quale ha reso noto tutto il lavoro fatto dalla Commissione Industria e Commercio per predisporre un testo di legge che possa soddisfare quelle che sono le richieste, le esigenze dell'occupazione nelle industrie della nostra Regione.
Al Consigliere Germano che, ad un certo momento, quasi dice che tutti i soldi che sono stati spesi per l'industria sono stati spesi male o non sono serviti. Faccio presente che noi abbiamo speso, fino adesso, per le industrie 450 milioni e se noi controlliamo un po' tutta l'occupazione che abbiamo trovato, tutta la manodopera che è stata assunta da queste industrie, tenete presente non so, la Sib, la Birra Aosta che da 50/60 è passata a 170, sono 100 persone, teniamo presente... di Hône che attualmente ha 25 dipendenti, non so, teniamo presente quella di Chambave, che attualmente ha una quindicina di dipendenti, prendiamo la Chopon-Suisse di Pont St. Martin, che ha novanta dipendenti, teniamo presente, quindi, anche l'Ilssa Viola che, con il contributo che abbiamo dato ha assunto più di cento dipendenti: quindi sono stati 500 e più i dipendenti che sono stati assunti.
Quindi, abbiamo cercato di dare dell'occupazione alla nostra manodopera, con questo nuovo contributo che diamo a queste quattro industrie, come giustamente ha fatto notare il Consigliere Bancod. La Tecnomec attualmente ha quaranta dipendenti, si prevede che la Tecnomec possa costruire un altro stabilimento accanto, quindi potrà venire incontro a quella che è la disoccupazione in Bassa Valle, in seguito alla crisi della Sirca-Davit; la Cenisio dovrebbe occupare dai 60-80 dipendenti.
Quindi, come vedete, se tutti i soldi che sono stati spesi, non sono andati a buon fine, non per questo noi dobbiamo preoccuparci e dobbiamo continuare sull'impostazione che, fino qui, è stata seguita e nulla vieta che questo disegno di legge che io mi riprometto quanto prima possa essere discusso in Consiglio e quindi il Consiglio potrà esprimere il proprio parere.
Montesano (P.S.D.I.) - La parola al Presidente della Giunta.
Dujany (D.P.) - Volevo solo fare alcune considerazioni marginali all'oggetto in discussione, in quanto mi pare che sull'oggetto il Consiglio sia d'accordo per la sua approvazione.
Alcune osservazioni che vedremo in sede di discussione del programma, in sede regionale, perché accentua e mette in evidenza quale è l'evoluzione dell'occupazione industriale in Valle d'Aosta. Dal 1951 al 1969 l'occupazione nel settore industriale in Valle d'Aosta, ha conosciuto una particolare diminuzione: nel 1951 avevamo 18.500 unità impiegate, nel 1961 erano ancora 18.500, nel 1969 scendevano a 15.500 unità; quindi abbiamo avuto fra il 1961 e 1969 una diminuzione di 2.960 persone occupate, meno del 16%, nello spazio di dieci anni.
A che cosa è da attribuirsi questa diversa occupazione? In parte a 1271 unità occupate nelle costruzioni e nei lavori pubblici - 27% di lavori vari di carattere edile che sono venuti a cessare; 750 unità nelle industrie estrattive, 523 unità occupate nelle industrie manifatturiere che hanno trovato minor corso - 4%; 400 occupati nelle industrie elettriche e gas, con una diminuzione, quindi del 31%, per un totale di circa 3.000 unità in meno nello spazio di un decennio. Questi dati che sono indiscutibilmente dei dati preoccupanti - sono messi in evidenza dalla ricerca fatta quest'estate dall'Istituto Superiore di Grenoble che sarà prossimamente discusso nelle sedi opportune e anche dal Consiglio regionale - son preoccupanti, dicevo, questi dati, però non sono sufficienti ad esprimere completamente le insufficienze della struttura industriale valdostana, perché bisogna aggiungere che, se il fenomeno della disoccupazione risulta essere poco importante, ciò deriva da un accentuato fenomeno di manodopera specializzata che se ne va continuamente verso la Lombardia e verso il Piemonte, attraverso ampi movimenti di carattere pendolare.
La zona del Canavese e, in modo particolare la Olivetti, ha assorbito, in questi ultimi dieci anni, circa 2.000 unità, di cui più di 1.000 si sono stanziate nella zona industriale e circa 800, da 8 a 900, sono ancora del personale pendolare.
Sono per lo più giovani alla ricerca di un lavoro che dia loro soddisfazione in relazione alla miglior preparazione culturale e alla miglior preparazione professionale che non trovano più collocazione in Valle d'Aosta, in rapporto al tipo delle industrie esistenti in Valle d'Aosta.
Mi pare quindi che il problema non è solo grave ma è gravissimo, perché ci stiamo avvicinando al fenomeno delle zone più depresse del Sud, siamo una mini-Calabria che esporta manodopera specializzata, personale culturalmente preparato, e che rischierà, fra qualche tempo, di importare della manodopera di manovalanza e della manodopera generica.
Qualcuno sorride a questi dati.
Il Primo Ministro francese, 15 giorni fa, facendo un giro in elicottero, nella banlieue di Parigi, ha affermato, ritornando nel suo dicastero: "C'est inhumain que des travailleurs doivent être soumis à trois heures de voyage par jour pour rejoindre leurs lieux de travail et rejoindre leurs chez-soi". Noi, poi, pendolari per Ivrea che partono da Aosta, siamo a questo punto, fatte evidentemente le dovute proporzioni in rapporto alla popolazione e in rapporto alla quantità di queste persone che sono soggette a questo sforzo.
Mi pare, quindi, che il problema dell'industrializzazione o per lo meno il problema dell'occupazione, si pone come uno dei problemi più importanti per la Valle d'Aosta, soprattutto in relazione all'incentivazione della formazione scolastica e della formazione professionale, incentivazione che la Regione ha favorito da parecchi anni. Bisogna che l'industria si adegui e bisogna che l'industria dia una possibilità di ricettività a queste persone giovani che escono dalle nostre scuole, con questo nuovo bagaglio culturale e professionale; altrimenti correremo il rischio di perdere le forze migliori, dopo aver sacrificato denaro, dopo aver cercato un fine di miglioramento sociale economico per la nostra regione e per evitare che questo sia un raggiungimento illusorio.
Quindi la Valle d'Aosta presenta una delle caratteristiche principali di una delle zone depresse di esportazione di manodopera e di manodopera specializzata.
La tendenza si accentuerà ancora nei prossimi anni nella misura in cui non saranno create nella regione occupazioni di lavoro rispondenti alla qualifica della manodopera valdostana.
Non basta creare industrie per una quantità di posti di lavoro, bisogna creare industria preoccupandosi della qualità dei posti di lavoro.
Noi ci troviamo quotidianamente, vi siete trovati voi, coloro che hanno fatto parte della Giunta e ci troviamo noi in questo momento con una richiesta continua di posti di lavoro, non più manovali, ma di periti, periti industriali, non parliamo di ragionieri e geometri, ma ci troviamo ormai al punto di trovarci davanti alla passeggiata quotidiana di periti industriali che vengono a chiederci un posto di lavoro. E a qualcuno che, qualche anno fa, ci rimproverava perché in Valle d'Aosta non istituiamo un istituto tecnico per periti, io rispondo: "abbiamo fatto bene, perché avremmo illuso la popolazione e l'avremmo indirizzata in un tipo di scuola dove non avrebbero avuto la possibilità di una occupazione". Oggi faccio un discorso ancora diverso: potremmo esaminare l'istituzione di un istituto di questo genere a condizione che l'industria sappia creare posti di lavoro che possono soddisfare queste forze giovani, altrimenti faremmo solo delle scuole che creano degli spostati, come già ce ne sono troppe.
Naturalmente, le attività industriali che potrebbero trovare condizioni favorevoli in Valle d'Aosta, sono le medie imprese, sono imprese meccaniche, legate alle industrie piemontesi, e io direi che nell'Olivetti, per esempio, potrebbe esserci un elemento valido e dovrebbe essere sollecitato data la sua vicinanza con la Valle d'Aosta e data la caratteristica della sua produzione per portarci un tipo di industria che potrebbe essere considerata valida alle esigenze della nostra manodopera, o altre industrie di elettronica, o altre industrie di lavoratori chimici.
L'essenziale è questo: di cercare di installare industrie che abbiano una vita propria, che dispongono di uffici di ricerca e di progettazione propria, e che abbiano una possibilità di un mercato autonomi, per non correre il rischio di sovvenzionare industrie che, in apparenza, funzionavano benissimo e qui, vorrei ricordare la perla che noi abbiamo sempre considerato di Arnaz, la Sirca-Davit di Arnaz, e proprio, a un certo momento, è venuta a disilluderci perché manca proprio questo collegamento, naturalmente con un'industria madre e o soprattutto con una organizzazione di progettazione che sappia adottare la sua lavorazione e la sua immissione in commercio in relazione a determinate necessità di carattere generale.
Quindi, il problema di incrementare e stimolare l'installazione delle industrie è un problema reale e concreto: il modo non è facile da trovarsi; l'esperienza di questi vent'anni ci ha disilluso in parecchie iniziative, dobbiamo, però, creare posti di lavoro, dobbiamo perfezionare questi strumenti di questi anni, dobbiamo ricercare, eventualmente, altri strumenti più validi, anche se fossero degli strumenti integrati alla legge che è in studio in sede di Commissione consiliare e che è in esame della Giunta regionale di cui ha parlato il Consigliere Pollicini.
Mi pare che l'idea del Consigliere di vedere in alternativa a quel contributo previsto da quella legge la fornitura di aree regolarmente urbanizzate, potrebbe anche essere quello un mezzo idoneo, forse più serio, per creare e cercare di stimolare la creazione di posti di lavoro in Valle d'Aosta, di cui abbiamo una enorme necessità se non vogliamo diventare, nello spazio di 8-10 anni, un paese di immigrazione e di manovalanza e un paese di esportazione di manodopera specializzata.
Fosson (U.V.) - Io chiedo scusa al Presidente della Giunta se farò un brevissimo intervento su questo argomento, prima di tutto per felicitarmi per come ha inquadrato il problema e, in secondo luogo, per dire alla Giunta queste cose le deve dire a molte di quelle persone che specialmente in passato, recentemente si sono interessate alla programmazione in Valle d'Aosta, e voglio segnalare un episodio. Io ho partecipato - e c'era anche qualcuno che attualmente è sui banchi della Giunta - alla conferenza che il Prof. Forti ha fatto nella sala qui di rappresentanza del Consiglio regionale per esporre i programmi della Cogne di Aosta, quando i programmi della Cogne sono stati completamente cambiati da come il Prof. Forti li aveva impostati in un primo tempo e avevo sentito con orrore dal Prof. Forti - e scusate se io cito il Prof. Forti, io ho tutta la stima sul Prof. Forti, ma su questo argomento l'ho contraddetto, perché il Prof. Forti , autorità in materia - ha detto, in una conferenza, che qui in Valle d'Aosta, mancava la manodopera specializzata e che, praticamente, qui, anche l'industria, la Cogne, doveva fare un certo tipo di lavorazioni perché mancava la manodopera specializzata. C'era molta gente a sentire la conferenza e l'unico che ha preso la parola per controbattere a questo argomento è stato, modestamente, il sottoscritto, dicendo al Prof. Forti e ricordando al Prof. Forti le numerose, le centinaia, le migliaia di unità lavorative che istruisce a spese della Regione, quindi del contribuente valdostano attraverso la scuola professionale valdostana, e via dicendo che hanno dovuto andare a cercare il loro lavoro fuori della Valle d'Aosta e ho citato quei dati che oggi io trovo confermati che, d'altra parte, noi li conoscevamo, ma che trovo confermati dalle parole del Presidente della Giunta.
Quindi, quando si comincia a quel livello a far queste considerazioni, cosa si vuole tirare fuori da questo? Le conseguenze che ne derivano sono completamente diverse dall'impostazione che bisogna dare.
È questo - io in quel momento lì proprio mi sentivo premere e o non c'era la conoscenza del problema -: uno che è fuori fa una statistica degli occupati in Valle d'Aosta e si capisce che i 1800 specializzati che vanno a lavorare all'Olivetti non lavorano in Valle d'Aosta, lavorano nel Canavese, e quindi, se non tengono conto di queste cose, si continua a dire che in Valle d'Aosta non ci sono gli specializzati e quindi non si possono installare in Valle d'Aosta delle industrie che occupino manodopera specializzata. Non voglio farla più lunga su questo punto.
In quel momento mi sono permesso di dire queste cose in piena conferenza, in contrapposizione a quello che ha detto il Prof. Forti, ma sono contento di averle sentite oggi dal Presidente della Giunta e penso che il Presidente della Giunta e la Giunta con gli organi della programmazione e con quelle industrie che si devono stimolare a venire in Valle d'Aosta terranno presente queste cose perché questo è il problema fondamentale.
Condivido, infatti, completamente quello che è stato detto dal Presidente della Giunta nelle sue conclusioni che, se noi continuiamo così, noi impoveriremo gli elementi di una certa capacità tecnica che andranno ad arricchire altre industrie fuori dalla Valle e noi non faremo altro che mantenerci delle industrie che occupano manovalanza e invece di fare un passo avanti nel progresso, faremo un passo indietro. Quindi, se noi non abbiamo voglia di fare come i gamberi, dobbiamo tenere presente queste cose.
Manganoni (P.C.I.) - Io non voglio entrare ancora nel merito... sono d'accordo e mi felicito per l'intervento del Presidente della Giunta che ha fatto un esame reale della situazione, e il Presidente ha citato però un fatto che tutti noi conosciamo: la disoccupazione dei diplomati in Valle d'Aosta.
Noi abbiamo - sarebbe interessante avere una statistica - quanti ne abbiamo noi maestri di scuola, geometri, sono tanti, non parlo di quelli che abbiamo a Ivrea, a Torino, specialmente il perito o va a Ivrea o va a Torino però - e questa è una domanda che io vorrei porre al Presidente - si è informato il Presidente delle assunzioni di questi ultimi anni alla Cogne? Perché alla Cogne questi diplomati li fanno venire dall'Ital-Sider?
Io dico che si sarebbe potuti sistemarli tutti, ma comunque ci sarebbe stato un certo numero di diplomati, di periti, di ragionieri, ecc. locali, che avrebbero trovato posto in loco.
Non potrebbe il Presidente farsi consegnare un elenco di queste ultime assunzioni?
Perché lì, è vero, c'è un accordo che bisogna creare degli stabilimenti che assorbano questi diplomati, ma dove c'è già la possibilità di assorbirli, almeno vediamo di assorbirli in modo da evitare che questi debbano andare a lavorare a Ivrea, a Torino e altrove, e quelli che provengono dall'Ital-Sider, rimangano nell'Ital-Sider, perché devono mandarli qui alla Cogne, quando ne abbiamo noi qui un numero rilevante? Quanti di questi diplomati fanno i camerieri.
Però... chi ha un diploma può anche ispirare ad avere un posto consono al suo tipo di studi. È lodevole il fatto che sia andato a fare il cameriere, è lodevole, però io inviterei il Presidente a fare un'indagine su questo fatto, ad accertarsi.
Io finisco sul fatto della legge dicendo che la Commissione consiliare aveva fatto tutto un lavoro, preparato la nuova legge, se non che una nuova legge che in linea di principio, aveva avuto anche la nostra approvazione, dopo i nuovi fatti... beh, bisogna che noi la rivediamo questa legge, cioè impostarla in altri modi, in modo da avere una garanzia che noi non buttiamo via i quattrini, come i fatti recenti - che io non ripeto - citati dal Consigliere Tonino hanno dimostrato. Ed allora bisognerà che chiunque abbia dei suggerimenti, del come possiamo impostare questa legge, in modo da non buttare dei soldi per poi ottenere i risultati che abbiamo ottenuto.
Bordon (D.C.) - Io non sono un tecnico e quindi cercherò di essere molto breve, però mi sembra che alcune osservazioni le debba fare, e le devo fare perché? Dicevo prima con gli amici, che in questo Consiglio certi argomenti vengono portati avanti con una certa contraddittorietà cioè, in altre parole, ho l'impressione che qualche volta si vorrebbe avere la moglie ubriaca e la botte piena, il che non è molto facile e perché mi servo di questo esempio?
Perché, ad esempio, a un certo momento, ho seguito con molta attenzione la relazione del Consigliere Tonino, relazione fatta bene, relazione che metteva, veramente, sotto viva luce quelle che dovrebbero essere determinate impostazioni della Regione, vale a dire che sarebbe opportuno che qui creassero degli stabilimenti più piccoli che dovrebbero portare avanti a completamento le lavorazioni che vorrei definire iniziate prima dalla Cogne.
Successivamente, ho sentito il Consigliere Fosson - che in materia è un competente, perché è sempre intervenuto, d'altronde vive in questo stabilimento della Cogne, - che mi sembrava avesse fatto delle giuste osservazioni, allorquando ebbe a dire: "Ma io sono del parere che se domani noi dovessimo creare qui in Valle delle aziende più piccole, collegate con la Cogne, per completare i lavori fatti dalla Cogne, con la crisi di tutti gli altri stabilimenti". Mi sembrava che, anche questa obiezione, fosse giusta; quindi, arrivati ad un certo momento, sentiamo la necessità di avere delle aziende che sviluppino quello che la Cogne ha preparato. Nello stesso momento ci si dice: fate molta attenzione perché, creando queste industrie, in caso di crisi della società madre, voi potreste avere in crisi tutta questa... filiazione... prima perplessità che mi viene.
Quindi, questo è il primo esame che dovremo fare, vale una teoria, vale l'altra, non lo so.
Ad ogni modo, seconda osservazione: ad un certo momento, veniamo fuori e ci sentiamo giustamente dire, non so da chi, ma qualcheduno lo ha detto, l'ha detto il Consigliere Germano, che se noi avessimo soltanto da prendere in esame determinate società che vengono in Valle d'Aosta per lucrare quei 18-20-50-100 milioni, secondo l'importanza dell'azienda, in linea di massima, dovrebbero essere... e poi dopo un po' di tempo vanno a carte quarantotto ed è quello che abbiamo visto.
Noi abbiamo visto delle società che - non so se spinte per il contributo o per altri motivi - sono venute ad impiantarsi in Valle e, grosso modo, dopo un certo periodo di tempo si trovano tutte in difficoltà.
Io non dico che non si debbano dare questi contributi, lo ha detto anche il Consigliere Tonino che d'altronde dice che questi contributi sono nient'altro che l'applicazione di una legge precedente che deve essere attuata. Fate bene, quindi, a modificare la legge e ho appreso con piacere di questo disegno di legge che è allo studio e che va avanti. Poi ho seguito l'impostazione e la relazione del Presidente della Giunta, fatta in base a dei dati che trattiene un po' gelosamente, perché, a Morgex, ho avuto il piacere di sentire determinate informazioni sull'agricoltura, oggi sento quelle sull'industria, e sono lieto che, a un certo momento, almeno così ci ha preannunciato, passerà anche a noi questi dati perché si possa seguire quali sono queste situazioni, perché mi sembra che questi dati tu te li tenga un po' troppo lì, insomma ne vuoi fare un monopolio, e portaceli un po' un momentino che li vediamo insieme.
Naturalmente... (voce) ...è un monopolio poco piacevole, è una situazione che è quella che è. Ecco, questo, questo senso di monopolio era più che altro una battuta amichevole, però continuo e effettivamente - ecco perché ho preso la parola - c'è sempre il diavolo pensatore. In questo momento è stato il Consigliere Maghetti che mi ha tentato ed era già quello che io sentivo che mi rodeva dentro e che cos'è che mi rodeva? Ma, noi abbiamo, ad un certo momento, da fare un esame della questione. Mi dice il Presidente della Giunta: noi ci troviamo in questa situazione con richieste continue di lavoro. Signori, ma vogliamo un po' vedere chi è che fa queste continue richieste di lavoro? Il Presidente della Giunta lo ha precisato molto bene: in linea di massima, coloro che fanno queste richieste di lavoro, sono ragionieri, geometri, maestri di scuola. Alcune sere or sono, parlavamo con i miei amici industriali, con gente che, per la sua abituale professione, con degli industriali, e questo individuo, questo tipo, invitava questa gente a venire in Valle d'Aosta.
Ma, questo Signore mi diceva e ci odiava: in linea di massima, oggi come oggi, con l'impostazione che è stata data alla scuola - e mi ricordo un intervento felicissimo del Consigliere Caveri - noi prendiamo un po' in esame queste nuove forze che vengano fuori, queste nuove forze del lavoro, incominciamo a prenderle a undici anni, quando dovrebbero aver finito le elementari; vanno avanti altri tre anni e arrivano a quattordici; vanno altri due anni obbligatori e arrivano a sedici. A un certo momento a sedici anni, vale a dire cinque anni dopo aver lasciato le elementari, in linea di massima sono tutti o geometri, o ragionieri, o periti o insegnanti. Ma, a un certo momento, mi si diceva come si può avere un'industria come quella che citava il Presidente della Giunta, che venga ad impiantarsi in Valle d'Aosta e che si adatti, che venga incontro alle nostre esigenze. Cioè io dicevo, in altre parole, questo: a un certo momento queste nuove forze di lavoro che vengono fuori che cosa fanno? Ma sarebbero tutti ufficiali se fossero nell'esercito, perché vengono tutti per chiedere di fare l'impiegato, vogliono fare il contabile, il ragioniere, il perito vuol fare il perito, ma la truppa che lavora, quella che deve portare avanti il lavoro in sé e per sé, dove lo troviamo?
Io ho saputo rispondere, perché non mi risulta che qui abbiamo schiere di giovani e di manodopera tale da essere la truppa, in quanto che sono ormai tutti ufficiali.
Quindi, che cosa ne viene fuori? Ne viene fuori una constatazione di questo genere: io ritengo che sarebbe facile dire "io vorrei, a un certo momento, un'industria che venga qui e che faccia caso alle nostre esigenze".
Ma io mi domando, a un certo momento: da dove vengono fuori questi operai che dovrebbero costituire la truppa o l'operaio specializzato?
Questo non lo capisco. Io spero che la relazione che tu ci farai distribuire ci illustrerà la materia, perché io ho l'impressione che colui che ha studiato fino a sedici anni, quando viene anche solo fuori come segretaria d'azienda, perché non è stata un'aquila, a casa mia o nel mio ufficio sono sempre venuti a chiederci un posto di lavoro come impiegata, mai come commessa.
Io non ho mai trovato un ragazzo che sia venuto a dirmi: io sono pronto a fare l'idraulico, mai. Io non ho mai trovato un lattoniere, non ho mai trovato nessuno, ho sempre trovato della gente che è venuta con un titolo di studio per avere un posto da impiegato.
Ora, secondo il mio modesto parere, posso anche essere non condiviso in questa mia impostazione, io ho paura che noi qui abbiamo preso l'ammalato - in questo momento l'industria - l'abbiamo visitato, l'abbiamo esaminato ben bene, abbiamo detto queste sarebbero le necessità, però non abbiamo ancora trovato il rimedio e la prova ce l'abbiamo attraverso quei trecento, quattrocento milioni che abbiamo speso e che sono anche stati spesi bene, perché - diceva l'Assessore Albaney - sono industrie che sono venute qui, hanno occupato circa 400-500 persone, ma noi abbiamo bisogno di industrie che vengano in Valle, che vivano e che continuino, che non tutti i momenti si debba ricorrere a dei contributi, a degli aiuti, a vedere dei licenziamenti e dei tagli, perché noi che cosa vediamo in Valle d'Aosta? Vediamo una cosa semplicissima, molte volte ce lo diciamo, la Regione è la vacca da mungere, noi, arrivati a un certo momento, abbiamo un'industria che è venuta qui, l'abbiamo sovvenzionata, l'abbiamo mandata avanti, dopo cinque o sei anni l'industria è in difficoltà, si devono fare dei licenziamenti che è giusto che non si facciano perché il lavoratore ha diritto ad avere il suo lavoro. E dov'è che si va a cercare lavoro senza la Regione? Ecco la mia preoccupazione.
Se noi continuiamo a portare delle industrie in Valle, dopo averle sovvenzionate e fatte impiantare, ad un certo momento dobbiamo anche seguirle e mandarle avanti.
Quindi, questa è la mia paura. Ora, naturalmente, questo l'ho detto per rispondere, secondo il mio modesto parere, a determinate cose che avevo sentito prima. Noi siamo costretti, per forza, ad approvare questo provvedimento perché lo abbiamo fatto sempre, non è che si faccia questo discorso per votare questo provvedimento, ma io Signori, vi dico: esaminiamolo pure con molta attenzione, perché io, ripeto, ho l'impressione che 300-400 milioni - non mi è mai stato precisato questo numero - io vorrei sapere, per esempio, ogni anno quanti geometri vengono fuori, quanti ragionieri, quanti maestri di scuola.
Quindi, su tutti questi ragazzi che studiano e studiano ormai fino a 16 anni, quanti ne vanno a finire nell'industria come manovali? Vanno tutti per cercare di fare gli impiegati, per cui avremo bisogno di avere delle industrie qui che, probabilmente per i lavori più pesanti, importeranno manodopera e occuperanno quei pochi nostri diplomati che, giustamente, hanno il diritto di trovare il posto di lavoro.
Montesano (P.S.D.I.) - Altri interventi? Io volevo dire questo al Vice Presidente Fosson, che questa mattina è stato fatto in sua assenza un esame della nuova regolamentazione.
Quindi, chi ha preso la parola due volte, non può prenderla una terza volta.
Quindi, lei che è responsabile come me di fare osservare il Regolamento, mi dispiace, deve astenersi dal richiedere la parola per la terza volta.
Fosson (U.V.) - Vorrei fare presente al Presidente del Consiglio che quello che ha detto il Consigliere Bordon è di una gravità tale che...
Montesano (P.S.D.I.) - Ad ogni modo c'è il Consigliere Savioz che vuole la parola.
Savioz (P.C.I.) - Questa mattina io ho parlato, tre volte, adesso però non volevo prendere la parola, ma... (Montesano: ma non vuol dire niente, non è stata dichiarata chiusa la discussione) ...beh, si vede che il Regolamento non è ancora entrato bene nelle nostre teste, bisogna avere un po' di pazienza... (Montesano: ci vuole rodaggio) ...ci vuole rodaggio. Ad ogni modo io non intendevo prendere la parola perché mi sembra che il problema sia stato dibattuto e chiarito sotto vari aspetti. Però l'intervento del Consigliere Bordon, veramente, mi solletica un pochettino, perché se si tirano le somme di quanto tu poni come problema, viene in automatico da chiedersi se facciamo bene o male ad istruire la gente, perché dovremmo continuare come nei vecchi tempi che il povero diavolo di contadino debba continuare a fare il contadino, che il figlio del muratore faccia il muratore, che il figlio del fabbro faccia il fabbro e via di questo passo qui, il figlio del manovale rimanga eternamente manovale e possibilmente analfabeta come nei tempi antichi.
No, Consigliere Bordon, io sono convinto e ti parlerò di una questione di uno studio che ho fatto a suo tempo, in paesi stranieri, dove sono stato a vedere sul posto e dove la gente non si trova alle elementari di prima, seconda, terza e quarta e quindi, come ci troviamo ancora noi e come lo siamo molti di noi. Io sono uno di quelli: ho la quarta elementare, non ho neanche finito la quinta, c'è però della gente che ha una certa istruzione, e che fa determinati lavori molto volentieri, però c'è di mezzo la questione della situazione umana e della retribuzione, perché non è mica vero che tutta la gente voglia fare l'impiegato e l'impiegato lo fanno perché prima di tutto è un lavoro meno pesante, in secondo luogo è un lavoro rispettato, in terzo luogo è un lavoro più remunerato.
Sono le strutture sociali che dobbiamo rivedere a fondo, se volete risolvere determinati problemi e non con il principio che l'istruzione sia contraria a quella che può essere l'immissione di un'azienda, perché, purtroppo, di manovali e di gente non istruita in Valle ne abbiamo ancora una buona quantità e, se pur vero, che ogni anno escono fuori dei diplomati, è altrettanto vero che c'è un sacco di disoccupati che vanno a lavorare fuori della Valle, che addirittura vanno all'estero, e che se, con la nostra legge sulla industrializzazione, fino adesso, qualche beneficio abbiamo ottenuto, è una legge che va riveduta a tutti gli effetti.
Questo è stato detto da tutti quanti, è inutile quindi che io lo ripeta: però, a un certo punto, teniamo conto che è necessario istruire la gente prima di tutto e soprattutto.
È necessario arrivare al punto di indirizzare la gente e non di sfornare nella Valle trecento geometri all'anno quando invece non abbiamo un segretario comunale, mancano i segretari comunali, vengono tutti o in gran parte dall'Italia meridionale.
Mi ricordo quand'ero Assessore, è arrivato dalla Sicilia un Segretario comunale per andare a Valgrisanche, c'è stato tre giorni, è tornato giù, poveretto, e ha detto: "Io non capisco il francese, non so il francese, non capisco il patois, sono in una zona per me inospitale, dove non posso vivere e me ne vado". E se ne è andato.
Ma è vero Signori, questa è la realtà delle cose. Noi abbiamo degli spostati. Perché? Perché è l'indirizzo della scuola che li porta anche ad essere degli spostati.
Dovremo tenere conto delle esigenze che abbiamo nella nostra Regione, ma non partire dal concetto che non dobbiamo istruire la gente. Questo mi sembra che sia una cosa superata e che non vada detta.
Insomma, bisogna tenere conto che abbiamo un numero esagerato di persone che vanno, per esempio, a lavorare fuori dalla Valle. Mi consta che da Aosta stessa c'è un mucchio di gente che va a lavorare ad Ivrea. Qualcuno parlava di 6-700 persone che, giornalmente, vanno a Ivrea a lavorare e, in gran parte, sono della gente qualificata: operai specializzati, alcuni sono anche impiegati, altri sono anche nell'ambito dei dirigenti della Olivetti.
Conosco qualcuno da Gressoney che è dirigente e abbastanza altolocato nella Olivetti.
Non è, quindi, gente che non abbia una preparazione. Ora, mi sembra che, arrivati a questo punto, bisogna che anche in questo settore, come in tanti altri settori, bisogna esaminare attentamente tutta la situazione e rivedere, alla luce della situazione che abbiamo, e soprattutto tenere conto che, prima di immettere ancora delle altre forze che vengono da fuori Valle, si incominci a mettere a posto la gente che c'è qui.
Questo è uno dei problemi di fondo, perché mi consta che l'ultima infornata fatta alla Cogne di valdostani non ce n'è neanche uno. Questo mi consta, addirittura hanno fatto arrivare qualcuno dalla Germania per mandarli a Morgex; perché uno è venuto da me, sissignore, è stato fatto entrare dalla Germania, tramite determinati colori politici, e mandato a Morgex e via di questo passo qui.
Ora, per fare il magazziniere a Morgex e per fare il custode a Morgex, non c'era necessità di farlo venire da fuori, ce n'erano qui, a Morgex c'era della gente.
Conosco io della gente che sta per essere presa alla Regione come cantoniere per... quindi potevano benissimo essere messi a Morgex alla Società... quindi il problema si presenta sotto vari aspetti. Quindi, non è il caso di andare oltre: mi sembra che l'impostazione data sia giusta e speriamo che la Commissione consiliare competente, la Giunta e il Consiglio approvino una legge che possa, veramente, risolvere il grave problema della Bassa Valle e mica solo della Bassa Valle ma, della Valle intera, ma, in modo particolare, della Bassa Valle.
Ciò perché lì l'industrializzazione è l'unica carta che abbiamo in mano, in quanto che, purtroppo, per quello che concerne la Bassa Valle, in campo turistico non possiamo fare un gran che e in campo commerciale possiamo fare ancora meno. Rimane, quindi, la possibilità di industrializzare in qualche maniera.
Montesano (P.S.D.I.) - Allora, sono ancora iscritti a parlare i Consiglieri Bordon e Pollicini e anche il Consigliere Germano.
C'è qualche altro che si iscrive che dopo chiudiamo la discussione?
Va bene allora la parola al Consigliere Bordon.
Bordon (D.C.) - ... ma molto brevemente.
Vorrei solo precisare che qui l'amico Consigliere Savioz mi fa passare per un oscurantista. Aveva desiderio di essere solleticato per prendere la parola, io sono lieto se, a questo scopo, sono riuscito a farlo parlare.
Io, in questo momento, parlavo non di Pubblica Istruzione, Savioz, parlavo di industrializzazione della Valle d'Aosta. Quindi io ho richiamato l'attenzione e vorrei che tu, in separata sede, mi fornissi quei chiarimenti che mi possono essere necessari. La mia obiezione non era quella di non mandare la gente a scuola fino a 16 anni, perché i verbali possono ricostruire quello che noi abbiamo detto allora quando abbiamo trattato questo problema.
Parlando di industrializzazione, io mi sono permesso di far notare al Consigliere che qui, in fondo, nel suo intervento, ha finito per darmi ragione, dicendo: "Vedete, per quanto concerne la scuola, bisognerebbe saperli indirizzare in un determinato settore, di modo che essi facciano, per esempio, il Segretario comunale". Queste sono le testuali parole, quindi, questo comprova che in Valle d'Aosta, dovremmo, a un certo momento, poterli indirizzare in un altro settore.
Per me non è facile andare a prendere un giovane che studia fino a sedici anni, poi lo prendi e gli dici: "Adesso tu vai a fare il Segretario comunale".
Vorrei lasciare la parola a un giovane Segretario come l'amico Consigliere Quaizier, perché, in Valle d'Aosta, non abbiamo più forze che aderiscono a quel settore. Io, con altri che erano qui, ho fatto, modestamente, il mio esame di Segretario comunale, io so che in quell'occasione, rappresentiamo la Valle d'Aosta l'Avv. Fillietroz e io: fummo uno delle leve principali di questo esame, abbiamo fatto il nostro esame perché ritenevamo che questo fosse un settore che potesse andare bene, perché poteva dare delle soddisfazioni. Io penso che una volta queste soddisfazioni potevano anche esserci, ma ultimamente non ci sono più.
Quindi, non è facile indirizzare. Qui noi entreremmo nel campo specifico della scuola, io non voglio neanche affrontare in questo momento, io stavo parlando di industrializzazione, chiedevo: ritenete voi - ma tu mi hai risposto - ritenete voi che quei 5-600 giovani che si diplomano a sedici anni, cioè dopo sei anni di elementari, cinque anni di un'altra scuola, dopo undici anni totali di scuola, questi giovani che si diplomano sono quasi tutti ragionieri, geometri, periti, insegnanti di scuola, possano trovare una collocazione con questo sistema di industrializzazione? Questa era stata la mia domanda. Hai risposto bene tu. Tu, a un certo momento, hai detto: "Bisogna stare in guardia che qui, l'industrializzazione non si verifichi, che vengano da fuori degli elementi nuovi e non si sistemino quelli sul posto", la mia preoccupazione è proprio questa: noi facciamo tutti questi sacrifici per collocare i nostri giovani, per metterli a posto qui in Valle d'Aosta perché non abbiano ad emigrare né nel Canavese, né in altre località, né in altre nazioni. La mia paura è che, a un certo momento, noi riusciremo a fare questo, perché quando, un domani, si impianti una nuova fabbrica che fa i pali di cemento armato, io penso che, se ha bisogno di cento operai, non so se riesce a trovarli sul posto senza farli venire da fuori.
Da questa industria, da questa piccola industria che avrà bisogno di cento operai, avrà bisogno di dieci o quindici ragionieri, geometri, ecc., ecco la mia preoccupazione è in questo senso, su cui io ho voluto richiamare l'attenzione del Consiglio, perché, ripeto per essere ben inteso, la mia preoccupazione è solo questa: che noi, un domani, con tutti i sacrifici che stiamo facendo, portando avanti l'industrializzazione della Valle d'Aosta, si abbia, ad un certo momento la parte migliore dei nostri giovani che sono quelli che hanno studiato che fortunatamente, sono riusciti a studiare, non troveranno una collocazione sul posto, perché, ripeto, avremo tanti ufficiali, ma non avremo la truppa che lavora se non importandola da fuori.
Allora, chiedo scusa al Presidente, a tutti gli amici, mi sono proprio permesso di dire questo, ecco l'optimum, lo ha detto il Presidente della Giunta quando dice: "Io mi auguro che noi importeremo qui in Valle delle industrie che siano, che facciano fronte alle nostre esigenze"; io voglio, però, dire all'amico Consigliere Savioz, sempre in separata sede, per non tediare nessuno, che se riesce a trovarmi questa impostazione, per cui si possa portare in Valle d'Aosta un'industria che occupi 200 geometri o 200 ragionieri - faccio delle supposizioni - io, veramente, sarò felice di aver imparato qualche cosa, perché non mi sembra possibile solo questo. Quindi... (Voci) ...Allora, chiedo scusa al Consigliere Fosson, perché è proprio questo il discorso: allora i ragazzi che escono a sedici anni da questa scuola, noi li dovremmo specializzare, perché ha ragione il Consigliere Fosson, quando escono fuori a sedici anni da questa scuola obbligatoria, saggia scuola obbligatoria che dà la possibilità a tutti di istruirsi - tutti d'accordo su questa linea - sono specializzati? Non credo. Bisognerà specializzarli, dove vanno a specializzarsi? Me lo dica Consigliere Fosson: io sono lieto di impararlo perché non so dove andranno a specializzarsi, questo ragazzo che esce a sedici anni o a diciotto, perché, quando è arrivato, alla seconda ragioneria, supponiamo a 16 anni, arrivato alla seconda ragioneria a 16 anni, io credo che farà fatica ad arrivare alla quarta ragioneria, per arrivare all'ultimo anno.
Quando questo ragazzo, dopo undici anni di scuola, è arrivato alle soglie di diventare geometra o ragioniere o insegnante io credo farà ancora un anno di sforzo per arrivare al diploma.
Quando è diplomato, mi dica Consigliere Fosson dove va? All'Olivetti? A fare cosa? L'operaio specializzato della Olivetti, non credo che lo possa fare.
Allora quelli vanno bene... (Voce in lontananza) ...No, no, io chiedo scusa per questo dialogo, ma penso che sia costruttivo perché, in fondo, viene fuori... io sono perfettamente d'accordo con il Consigliere Fosson quando dice quelli che hanno preso il settore professionale, sì sono specializzati.
Mi dica però Consigliere Fosson: lo sa quanti ragionieri, quanti geometri, quanti maestri di scuola si diplomano qui ogni anno? Ecco il problema che esamino io in questo momento.
(Si sente Fosson parlare in lontananza)
Allora facciamo questa richiesta, io pregherò chi ha questi dati di volerci portare qui dei dati numerici in un futuro Consiglio regionale, io voglio vedere quanti sono quelli che si diplomano ragionieri, quanti sono i geometri, quanti sono gli insegnanti e quanti sono gli specializzati. Vuole scommettere con me Consigliere Fosson, per esempio, semplicemente un aperitivo che vi saranno almeno trecento fra geometri, ragionieri e maestri di scuola che non sapremo dove mandarli?
Questo è il discorso che faccio: se venissero fuori tutti specializzati come quelli dell'Olivetti, io non mi sarei permesso di rubarvi neanche un minuto. La mia preoccupazione è proprio questa: quando noi continuiamo a vedere sfornare questi ragazzi - ed è bene che si diplomino, Consigliere Savioz non interpreti male per la seconda volta; la mia preoccupazione è questa: noi abbiamo in Valle d'Aosta, annualmente, circa 300 giovani che rappresentano la parte migliore, perché ormai tutti studiano, quello che, probabilmente, non sarà riuscito a superare determinati esami, per proprie carenze, naturalmente non sarà riuscito a diplomarsi, ma la maggioranza si diploma. Ma il problema è proprio questo: noi, abbiamo duecento, trecento come minimo, diplomati che non sappiamo dove mettere, noi riteniamo di risolvere questo problema con questo sistema. Se voi ritenete questo, io ne sono veramente lieto perché si vede che la maggioranza vede le cose con maggior tranquillità, le mie perplessità sono infondate, ma io penso che fra un paio di anni avremo ancora il piacere di ritrovarci qui e vedremo cosa ne verrà fuori.
Montesano (P.S.D.I.) - Il Consigliere Pollicini ha rinunciato a prendere la parola. Allora, la parola al Consigliere Germano.
Germano (P.C.I.) - Io volevo prima fare un'osservazione al Presidente del Consiglio, se permette, nel senso che lui dice: non era chiusa la discussione, siamo intervenuti, sono intervenuti tre o quattro Consiglieri sull'argomento, poi nessuno più parlava, l'Assessore ha risposto, anzi lei voleva dare la parola al Presidente della Giunta, ... poi ha concluso il Presidente della Giunta.
Quindi, se dobbiamo allenarci, alleniamoci tutti al rispetto del Regolamento; però questa volta non sono scontento, perché la discussione che è venuta fuori, è una discussione interessante, mentre molte volte facciamo delle discussioni che sono abbastanza noiose e perdi tempo.
Io dico questo, perché m'è parso, sull'argomento, che il Consigliere Bordon non abbia ancora delle idee abbastanza aggiornate ai tempi. I discorsi che dobbiamo fare sono di aggiornarci ai tempi. L'assillo che hanno gli economisti, i sindacalisti, gli uomini politici, soprattutto delle nazioni più evolute, è quello che, nei dieci anni che abbiamo davanti a noi, avverrà un grandissimo sviluppo tecnico e dell'automazione.
La nostra concezione dell'operaio dell'altoforno, che per forza è un manovale, che butta dentro magnetite o carbone, in prospettiva non sarà più così. Noi siamo andati all'Italsider di Taranto abbiamo visto funzionare un altoforno senza un manovale, l'operatore era dentro una cabina e muoveva tutto.
Non c'era più il manovale dall'altoforno e, nel giro di dieci anni, lo sviluppo tecnico andrà in questa direzione e allora qual è l'assillo degli uomini politici, degli economisti, dei sindacalisti che inventano anche nuove scienze, qual è l'assillo? L'assillo è di creare una situazione di manodopera, che possa affrontare quell'epoca.
Questo è un assillo del mondo socialista, del mondo capitalista, non è solo un assillo di ... è un assillo di tutti. E quali sono i due grossi problemi che vengono fuori? I due grossi problemi sono quelli dell'occupazione, perché ci sarà una riduzione di occupazione - e allora si affronta solo con una grossa riduzione d'orario, con un aumento del tempo libero - questo è il primo filone, l'altro filone è quello di avere la gente capace di manovrare queste macchine. E allora come si affronta il problema? Con la riforma della scuola. Altri Paesi sono più avanti di noi, noi stiamo affrontando queste cose, e qual è la direzione in cui muove una riforma della scuola, muove nella direzione di aumentare lo sviluppo culturale generale, e moltiplicare il numero delle specializzazioni, soprattutto le specializzazioni nuove. Non è il problema di chiudere - è certo che, si sa, ogni anno si sfornano un milione di maestri in Italia, e ci sono ventimila posti, altrettanto si può dire per geometri, ragionieri e così via - però è la moltiplicazione delle specializzazioni il problema che sta davanti a noi. D'altro canto, l'altro problema è quello della cultura generale e il nostro biennio unitario va in questa direzione: dare una cultura generale che vada fino ai sedici anni, il problema è poi di avere tante specializzazioni quali quelle che si creeranno, molte non si conoscono ancora neanche.
Il problema, quindi, non è tanto dire: abbiamo ancora gente che adopera la pala, guardiamo avanti, perché poi ci sarà la pala meccanica, non si adopererà più la pala, il manovale scomparirà.
Il ragioniere invece di fare il ragioniere, farà una specializzazione e starà dietro un quadro che muoverà un impianto elettronico: quella è la prospettiva, ma non fra cento anni, fra dieci anni, questo è il problema, fra dieci anni.
Quindi sono problemi che dobbiamo affrontare con la dovuta serietà.
Ma si capisce.
Montesano (P.S.D.I.) - Siccome il Presidente della Giunta e l'Assessore hanno già replicato, potremmo, effettivamente, concludere questa discussione che è durata parecchio e quindi potremmo portare in votazione l'oggetto n. 14.
Chi approva alzi la mano. Contrari? Astenuti? Il Consiglio approva.
Si passa all'oggetto n. 15.