Trascrizione informale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 345 del 30 dicembre 1970 - Resoconto

OGGETTO N. 345/70 - Disegno di legge regionale per la sottoscrizione di azioni di Società funiviarie locali.

Milanesio (P.S.I.) - Cercherò di essere breve anche qui sperando che i Consiglieri intervengano con delle domande concrete facendo delle domande precise a cui possa rispondere. Io avevo pregato il ragionier Peretto di distribuire a tutti i Consiglieri un allegato. Molti ce l'hanno già. Ad ogni modo, questo allegato era uno specchietto riassuntivo delle partecipazioni che la Regione ha complessivamente in S.p.A. che operano nella nostra Regione, soprattutto in riferimento agli impianti di risalita, agli impianti funiviari.

È già stato detto che gli impianti di risalita sono infrastrutture turistiche, cioè sono quelle attrezzature che consentono la vita turistica di una zona, soprattutto nella stagione invernale, perché senza impianti di risalita oggi non si pratica lo sci. Una volta lo sci era sci alpinistico, era, diciamo così, lo sci passeggiata, oggi la gente si orienta sulla discesa, pochissimi fanno il fondo e pochissimi fanno lo sci alpinismo.

La gran parte dei cittadini che si avvicina allo sci piglia l'impianto di risalita per poi scendere una, due, tre, quattro volte lungo la medesima pista e/o lungo diverse piste.

È chiaro che un impianto di risalita acquista un'importanza, direi, fondamentale per l'esistenza di una stazione turistica. Cosa si verifica? Tanto per essere sintetici, in genere si verifica che questi impianti di risalita non sono economici. In che senso non sono economici? Nel senso che non danno reddito al capitale investito. Questo per fare un discorso limitato alla, direi, funzione economica dell'impianto e dell'iniziativa. In realtà, come dicevo poc'anzi, pur non dando reddito, in linea di massima, creano però del turismo, creano delle attività che riverberano i loro effetti benefici sugli albergatori, sui commercianti, sugli esercenti e creano anche occupazione oltreché consentire l'introito di tasse e di imposte.

Ora, la situazione complessiva delle partecipazioni regionali è appunto esposta in quello specchietto e le proposte che la Giunta fa al Consiglio di partecipazione alle Società funivie di Champorcher, di Gressoney, alle funivie del Piccolo San Bernardo, è spiegata, direi, abbastanza puntualmente dall'allegato.

Io, a corredo di questo allegato, voglio ancora aggiungere qualcosa. La Regione non è che in questo caso si comporta in modo, direi, disordinato o disorganico o si lascia aggredire dalle iniziative altrui. È una costante della Regione, attraverso il tempo, di aver fatto una politica di partecipazione azionaria.

Questa politica di partecipazione è stata vista come una politica che tendeva ad incentivare l'investimento privato in quei settori che venivano considerati meno remunerativi o comunque in quei settori che dovevano essere incoraggiati.

Le funivie sono sempre state una costante della nostra partecipazione. Ricordo che la Regione in alcuni casi ha addirittura creato degli impianti e, in altri casi, ha avuto quote elevatissime di partecipazione in questi impianti.

Noi dobbiamo, indipendentemente da quello che diceva prima il Consigliere Germano, indipendentemente dagli esempi stranieri che abbiamo, che probabilmente si riferiscono ad un tipo di economia più evoluta della nostra in certi casi, e in altri casi l'ente territoriale ha delle disponibilità di bilancio superiori nel settore del turismo. Ora, nel quadro della nostra economia e della nostra organizzazione attuale la politica delle partecipazioni è la sola possibile. Questa politica ha diversi aspetti negativi. In genere qual è il primo aspetto negativo? Che la Regione partecipa come azionista e dà però a questa sua partecipazione il carattere di contributo a fondo perduto, perché segue molto poco e male, direi, - e questa è un'accusa che non faccio agli Amministratori passati, la faccio a tutti, a noi stessi, - che segue poco e male queste partecipazioni, di modo che il carattere di queste partecipazioni finisce per essere praticamente, a fondo perduto.

Ora, questo è un limite della partecipazione azionaria della Regione e a questo limite occorrerà porre dei rimedi. I rimedi che sono allo studio e che la Giunta ha già esaminato sono, in un primo momento, quello di incaricare un funzionario della Regione opportunamente istruito e, direi, anche versato per questo tipo di attività e di delegarlo a seguire, ovviamente riferendo puntualmente alla Giunta, tutte le partecipazioni regionali, di modo che la Giunta possa in qualunque circostanza e in qualunque momento intervenire tempestivamente attraverso i rappresentanti che ha in questi Consigli di amministrazione che sono nominati dalla Giunta regionale. Ciò per poter salvare la politica di partecipazione della Regione in questi organismi e conformarla alla politica generale turistica o finanziaria che la Regione vuol fare attraverso la Giunta e il Consiglio.

Le proposte, per venire al concreto, sono tre e sono a proposito della Funivia di Champorcher - funivia dove la Regione non ha mai preso partecipazioni - e voglio aprire una piccola parentesi: si tratta di una valle abbastanza dimenticata, direi, dalla Regione, dimenticata da Dio e dagli uomini, è una valle dove c'è la possibilità di uno sviluppo turistico, c'è la possibilità di un incremento di presenze anche perché è una valle assai vicina alla pianura, assai vicina all'autostrada e quando vi sarà una strada statale o regionale che la collegherà al fondo valle più ampia dell'attuale e in grado di consentire dei trasporti più celeri e più veloci, vi sarà anche un avvenire turistico direi discreto e considerevole.

La società Funivie di Champorcher aveva chiesto di sottoscrivere una parte del capitale sociale. Ebbene, la proposta della Regione, cioè di sottoscrivere 46 milioni, tenuto conto che fanno un aumento di capitale sociale, porterebbe la quota della Regione ad un limite accettabilissimo e cioè del 25,56% al di sotto di quel terzo che, in genere, non vogliamo superare.

Sono a disposizione per chiarimenti per questa questione.

Per quanto riguarda la società ISAG di Gressoney, anche qui si tratta di una società che opera in Gressoney dove la Regione ha già assunto alla costituzione una partecipazione di 80 milioni. Questa società si trova in difficoltà per l'esposizione e con le banche, che si è verificata nel corso della nascita e dell'esercizio, soprattutto, di questa Società. E qualcuno potrà dire: ma, insomma, noi andiamo a mettere dei soldi in attività che sono passive! L'ho già detto prima: queste attività, in linea di massima, sono quasi tutte passive. Sono attive per i benefici indiretti che ne derivano alla popolazione, ripeto, sono infrastrutture turistiche, rappresentano, né più né meno, quello che la strada rappresenta per collegare certi villaggi, per collegare certi luoghi. Quindi è un onere che dobbiamo sostenere in qualche modo e dobbiamo - non dico ringraziare, se troviamo degli azionisti privati - ma non dobbiamo certo cacciarli via e non dobbiamo certo scoraggiarli in questa loro azione di investimento che non è un investimento nel senso classico e proprio del termine economico.

Le difficoltà di questa Società sono aumentate per l'esposizione bancaria. Ora, è in corso tutta una azione da parte della Regione come azionista e di alcuni gruppi privati presenti in questa Società - e qui apro un'altra piccola parentesi - questa è una delle poche società dove vi è una miriade di azionisti, di piccoli azionisti che sono moltissimi, che hanno investito chi due milioni, chi cinque, chi dieci, chi quindici, evidentemente, non solo non hanno una remunerazione a questo capitale, ma la preoccupazione è quella di doverci ancora rimettere nell'avvenire.

Ora, se la Regione sottoscrive - come propone la Giunta - si crea la fiducia in alcuni di questi gruppi azionari per cui sono disposti a sostenere ulteriori oneri finanziari per sanare la situazione debitoria nei confronti delle banche e per cercare altri fondi per nuovi investimenti, perché questo impianto si conclude ed ha una sua ragione d'essere, direi, precisa quando risalirà oltre alle attuali quote e quando potrà sfruttare altre parti del domaine skiable di Gressoney.

Per quanto riguarda le Funivie del Piccolo San Bernardo, anche qui vi è stata tutta una lunga, un lungo discorso tra la Regione e gli azionisti. Voi sapete che il capitale sociale della vecchia Società era stato ridotto da 270 milioni a 135, perché era stato ridotto? Era stato ridotto perché la SAVA aveva accettato di entrare e di finanziare e quindi di potenziare questa attrezzatura con la creazione di un nuovo impianto, a condizione che le azioni della vecchia Società venissero svalutate. Ora, questo la Regione lo accettò e la SAVA intervenne. Oggi è stato fatto un aumento di capitale sociale, la SAVA ha sottoscritto nuove azioni per oltre 150 milioni e chiede che la Regione adegui la sua partecipazione ad una quota che sia intorno al 30%.

Ora, con la proposta di sottoscrivere 70 milioni, la Regione arriva complessivamente, tra quelli che ha e quelli che sottoscrive, al 29,13%. Ma ci arriva grazie alla richiesta che la Regione ha fatto agli altri di aumentare il capitale sociale, di modo che la partecipazione della Regione non è mai una partecipazione, come si potrebbe dire in questo caso, così a cose avvenute, ma è una partecipazione di stimolo: la Regione cioè partecipa a condizione che gli altri aumentino la loro partecipazione, quindi la loro esposizione, aumentino il loro intervento in queste attrezzature. È inutile ricordare che queste attrezzature sono indispensabili. Questi interventi ci appaiono utili, direi, ci appaiono necessari. Io concordo con quelli che dicono che è necessario studiare una nuova politica di partecipazione regionale, che è necessario esaminare anche in raffronto a quanto hanno fatto altri Paesi, sia a noi vicini, come la Francia, sia a noi meno vicini chilometricamente, ma nello stesso territorio nazionale come il Trentino-Alto Adige. Concordo con quelli che sostengono di dover esaminare questi problemi in un quadro più ampio. Devo anche dire, però, che questi problemi urgono e queste proposte di partecipazione non escono dall'ambito di quello che la Regione ha fatto, fino ad oggi, come partecipazione e si giustificano tutte e tre sotto un profilo tecnico, sotto un profilo economico e sotto un profilo sociale e turistico.

Manganoni (P.C.I.) - Qui è il solito problema che ogni anno, puntualmente, si presenta.

Io vorrei porre alcune domande. Qui si parla di azionisti in tutte e tre le Società. Io vorrei sapere il nome di questi privati o di questi enti, cioè chi sono questi azionisti, privati ed enti.

Secondo. Qui dice: "La società avrebbe dovuto far fronte agli immobilizzi effettuati mediante l'accensione di prestiti obbligazionari da contrarre con i propri azionisti con un tasso di interesse più basso di quello attualmente richiesto dagli Istituti bancari. La soluzione prospettata non ha però avuto a tutt'oggi, pratica attuazione". Io capisco, no, tanto paga la Valle. Questa è un po' la mentalità che si crea nell'azionista che dice: "Perché devo cacciare fuori io i soldi? Tanto li caccia fuori la Valle, no.".

Do atto però che, per quella del Piccolo San Bernardo, la SAVA, ha detto l'Assessore, la stessa ha sottoscritto i 70 milioni, prima che noi li sottoscrivessimo. Ma il problema che più mi preoccupa è un altro.

Qui si parla di debiti e si dice che - parlo di Gressoney-La-Trinité - considerato che l'addebitamento della ISAG, cioè della Società, è di 297 milioni, no, lo dice la relazione, 297 meno 70 sottoscritti dalla Regione fa 227 milioni, cioè dopo che noi avremo versato questi fondi alla Società, la stessa avrà ancora 227 milioni di debiti.

Io voglio calcolare l'interesse al 10%, 11%. Io l'avevo calcolato solo al 10, perché volevo tenermi basso: 227 milioni al 10% fa 23 milioni di interessi passivi all'anno.

Per le Funivie del Piccolo San Bernardo siamo a 436 milioni di debiti. La relazione dice che gli indebitamenti attuali sono 436 milioni e rotti, di cui 120 per debiti diversi, 76 per anticipazioni bancarie, 239 per mutui a lungo termine, rimangono dunque ... 436 meno 70 alla Regione e meno 70 alla SAVA ... (Voce) ...Ma, io sto, come ha detto lei leggendo la relazione perché la relazione è questa, no. Fanno 436 meno i 70 più i 70, rimangono 300 che, con gli interessi al dieci per cento, fanno 30 milioni di interessi passivi. Ammettiamo, ammettiamo che siano meno, dice l'Assessore, comunque la relazione dice questo.

Allora, la domanda che io mi pongo è questa: come faranno queste Società che devono versarci circa 20 milioni e più di interessi passivi all'anno, dopo il rimpinguamento delle casse da parte della Regione, come faranno queste Società a tirare avanti? Non parliamo poi di pagare i debiti che sono 227 e più milioni e qui 300 e rotti, non parliamo di ammortizzare il pagamento dei debiti, ma solamente di far fronte agli interessi passivi, quando queste Società hanno già al 1° gennaio la prospettiva di dover pagare, e devono pagare, 20 milioni nel corso dell'anno di interessi passivi. Dico venti milioni perché io ho calcolato il 10%, l'Assessore dice l'11%, io tengo buone le cifre dell'Assessore, sia chiaro, come fanno ad andare avanti queste? Cioè, fra un anno quando noi ci ritroveremo qui con queste richieste, come saranno queste richieste? Perché le gestioni di queste funivie sono già deficitarie, questo è un fatto ed è dappertutto così, dovranno quindi coprire il deficit di gestione, più l'ordinaria manutenzione, poi 20 milioni di interessi passivi e beni, come faranno fronte a questo? C'è un interrogativo che io mi pongo: perché?

Perché tutte le volte che noi discutiamo di questi problemi ci troviamo di fronte a questi fatti.

Noi stanziamo dei fondi che non risolvono, no, che servono solamente per prolungare la gestione magari di un anno, l'anno seguente il problema si presenta più grave ancora, perché ci sono gli interessi passivi che gravano.

Ecco, il problema che io mi pongo è questo. Guardiamo avanti, non è sufficiente che diciamo: "Va bene diamoli questi soldi per adesso". Fra un anno siamo punto da capo ma con una situazione ancora maggiore. Allora, come prevediamo, come prevedono queste Società di far fronte a questa situazione, quella dei debiti e degli interessi passivi dei debiti? Perché non si può andare avanti in quel modo con 200 o 300 milioni di debiti, dovendone pagare gli interessi. Poi, altre due cose brevi. Io volevo chiedere solo: perché qui si è fatta una legge; negli interventi degli anni precedenti nel caso di impianti funiviari - se non vado errato - erano delle delibere, erano già leggi allora? Chiuso.

L'ultima domanda che pongo è questa: chi è che ne trae vantaggio? L'ha detto l'Assessore: albergatori, esercenti, bar, ecc. Ma questi partecipano con delle azioni, con delle sottoscrizioni, partecipano o si limitano a trarne dei vantaggi? Questo è anche un problema da esaminare, perché, vi dirò, in Francia, chi ne trae vantaggio, sono quelli che si sobbarcano le spese di gestione e di manutenzione ordinaria.

Ora, io non dico che noi, a partire da oggi, dobbiamo fare lo stesso come si usa in Francia, però esaminiamo come fanno lì, per me quella è una amministrazione seria. Noi costruiamo le funivie, ve le diamo in gestione, però, siccome voi esercenti ne traete i vantaggi quasi esclusivamente, sobbarcatevene anche le spese. Non è giusto che tutti i cittadini, in questo caso della Regione, se ne sobbarchino le spese e a trarne vantaggio sia un numero ristretto. Siamo obiettivi nelle cose.

Quindi, io concludo dicendo: va bene, non possiamo pretendere che si faccia tutto in una volta, però dobbiamo anche pretendere che, con il tempo, qualche cosa si faccia, per rivedere tutto questo sistema di partecipazione della Regione. Perché questo è un po' incatenarsi: noi oggi diamo dei soldi; l'anno venturo dovremo darne lo stesso e forse di più e non risolveremo mai il problema. Sarà ogni anno un continuo ricevere un contributo che noi daremo. Invece noi dovremo studiare - è vero ripeto, Assessore Milanesio - non è che io dico di presentarci oggi la soluzione, la pappa fatta, perché non è semplice, però, effettivamente, noi dobbiamo studiare un sistema, in modo che la Regione sappia, grosso modo, le spese a cui va incontro. Mentre, invece, oggi sono tutti interrogativi che ogni anno si presentano.

Milanesio (P.S.I.) - Brevemente. Dunque, quello che dice il Consigliere è in parte vero, insomma; nessuno può negare che in quanto ha detto vi siano delle verità e ci sia anche lo specchio fedele di una certa situazione.

È altrettanto vero, però, che noi operiamo su un certo - come ho detto prima - tessuto economico con una certa mentalità e che la sola soluzione diversa dall'attuale, forse, potrebbe essere, la esamineremo con attenzione, quella della costruzione diretta da parte dell'Ente pubblico di questi impianti e la gestione da parte della comunità locale degli impianti medesimi.

Questa potrebbe essere una soluzione che va esaminata e, in effetti, il suggerimento che il Consigliere Germano ha dato non è da scartare. Fino ad oggi che cos'è successo, però? Che la Regione, se non forse in alcuni casi, non ha mai costruito degli impianti direttamente, cioè ha sempre partecipato ad iniziative di privati.

Ora, che cosa si è verificato? Si è verificato - devo dire nel 98% dei casi - che queste attività se erano solo di trasporto funiviario o finivano per essere, nella migliore delle ipotesi, in pareggio e quasi sempre in passivo, cioè magari chiudevano il bilancio contabile in pareggio, perché? Perché non facevano gli ammortamenti e poi, dopo vent'anni, si trovavano con l'impianto obsoleto e dovevano buttarlo via, dovevano chiuderlo, perché la Motorizzazione non gli concedeva più l'autorizzazione a far funzionare l'impianto.

È il caso delle Funivie Alte Vette di Valtournanche che si sta verificando in questi giorni e questo sarà l'ultimo anno di esercizio, per il prossimo anno, avremo questo grosso problema da esaminare per cui è una piccola seggiovia, non è un grosso impianto che è andato avanti fino a che è andato avanti, ma adesso l'impianto deve chiudere. Deve chiudere perché? Perché non è più sicuro sotto il profilo delle norme emanate in materia dalla Motorizzazione Civile e quindi, o si rivede l'impianto o il prossimo anno dovrà essere chiuso. Hanno denari questi per fare la revisione degli impianti e/o per ricostruire degli impianti? No, non hanno neanche una lira! Perché? Perché hanno fatto una gestione tirata all'osso e chiudevano in pareggio, ma non hanno mai fatto gli ammortamenti. Il che, evidentemente, sta a significare in che situazione ci troviamo.

Il Governo francese ha preso delle decisioni radicali assieme agli Enti territoriali, cioè ha finito per costruire decisamente questi impianti perché ha fatto uno sforzo nel settore degli sport invernali, negli impianti di risalita. Il Governo italiano, pare che questo sforzo non lo voglia fare o, per lo meno, non è indirizzato a questo tipo di politica. C'è la legge sul 114 per le aree depresse del centro-nord che dà dei contributi limitati, dà degli interessi sui mutui, c'è la legge 326. Sino adesso non siamo riusciti ad attingere, se non marginalmente, a queste provvidenze governative, però si tratta di provvidenze marginali, in fondo. Non c'è un provvedimento deciso per le Regioni alpine che devono vivere anche su questa attività.

La Regione può sostituirsi completamente in questa politica di costruzione? Non lo so. È una cosa che dovremo discutere. Certo è che, invece di arrivare alla fine dell'anno e spendere 200 milioni di partecipazioni, se dovessimo costruire noi gli impianti spenderemmo qualche miliardo per anno per venire incontro alle esigenze che si manifestano. Voi poi dite: la gestione la affidiamo alla comunità locale. Può essere una soluzione. È giusto che, ad un certo punto, i benefici che derivano da questa attività e che derivano a certe persone vengano anche ripagati, con qualche piccolo sacrificio, da parte di queste persone con il sacrificio economico della gestione. È un discorso, però, da vedere e da esaminare alla luce dell'esperienza fatta altrove.

Oggi non abbiamo altro modo per intervenire con tutti i limiti che avete messo in evidenza e che io stesso non ho nascosto fin dall'inizio. Però è un modo per fare funzionare questi nostri impianti di risalita, un modo che tutto sommato alla Regione non costa ancora molto.

Ora, il Consigliere Manganoni diceva: se la Regione dà 70 milioni alla ISAG di Gressoney - perché questo, mi pare, era l'argomento - cosa succede? Succede che rimangono ancora dei debiti. Sì! Rimangono ancora dei debiti, perché cosa hanno fatto? La società ISAG ha costruito questi impianti, ha fatto ricorso, in parte alla sottoscrizione di azionisti che sono molti, sono circa 500, ma guarda caso, pochissimi sono del luogo: molti sono biellesi, pochissimi sono del luogo, perché così non hanno voluto sottoscrivere, ecc. Ci sono alcuni gruppi che hanno messo più soldi di altri e poi c'è la Regione che ha contribuito con 80 milioni.

Oggi con 70 milioni della Regione, con un certo discorso che si sta facendo ad alcuni di questi azionisti, innanzitutto una parte di questi azionisti accettano di imprestare loro il denaro alla Società al 7% e non all'11% come, in questo momento, la Società paga alle banche e altri si convinceranno ad investire ancora per far andare più in alto questo impianto, perché questo impianto si prolunga in qualche modo: c'è la possibilità di avere un domaine skiable più vasto ed avere una stagione invernale più lunga dell'attuale. Quindi, la possibilità di presenze può aumentare. Questa è la situazione delle funivie di Gressoney.

Ora, se è vero che la Regione si espone con 80 milioni prima e 70 adesso, con 150 milioni in totale è altrettanto vero che i gruppi privati però sono esposti - noi abbiamo il 29% - sono esposti per tre volte tanto. Sono esposti per 450 milioni. Il che è una politica, in fondo, intelligente, cioè esporci noi, ma fare esporre anche i privati. È una politica intelligente visto i risultati economici di questa situazione che non sono brillanti, altrimenti dovremmo tirare fuori tutti i soldi noi, il che, mi pare, sarebbe più oneroso.

Ora, è un discorso delicato questo, è un discorso opinabile; non siamo riusciti a proporre altre soluzioni per far fronte a questi problemi.

Montesano (P.S.D.I.) - Altri che chiedono la parola? Allora si passa alla votazione articolo per articolo della legge. Se non ci sono osservazioni, io do gli articoli per approvati.

Si passa alla votazione a scrutinio segreto. Risultato della votazione: presenti 30, votanti 30, favorevoli 29, contrario 1. Il Consiglio approva.

Vista l'ora, io credo sia opportuno chiudere questa seduta e aggiornare il Consiglio alle ore 16,30.

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Si dà atto che la seduta termina alle ore 12,55.