Oggetto del Consiglio n. 5 del 30 gennaio 1953 - Verbale

OGGETTO N. 5/53 - DISEGNO DI LEGGE RECANTE NORME PER LE ELEZIONI DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA VALLE D'AOSTA.

Il Presidente, Avv. Dott. BONDAZ, invita il Consiglio ad esprimere, a' sensi dell'articolo 16 - secondo comma - dello Statuto speciale per la Valle d'Aosta, parere in merito al seguente disegno ministeriale di legge recante norme per le prossime elezioni del Consiglio regionale della Valle d'Aosta, disegno di legge di cui copia è stata trasmessa ai Signori Consiglieri, unitamente all'ordine del giorno dell'adunanza:

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REPUBBLICA ITALIANA

MINISTERO DELL'INTERNO

Gabinetto del Ministro

DISEGNO DI LEGGE RECANTE NORME PER LE ELEZIONI DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA VALLE D'AOSTA.

Art. 1

Le elezioni per la rinnovazione del Consiglio regionale della Valle d'Aosta si effettuano secondo le norme del decreto del Presidente della Repubblica 8 gennaio 1949, n. 2, con le modifiche di cui agli articoli seguenti.

Art. 2

Sono eleggibili a Consiglieri regionali tutti i cittadini iscritti nelle liste elettorali di un Comune della Regione, purché abbiano compiuto il venticinquesimo anno di età entro il giorno della elezione e purché, alla stessa data, siano residenti da almeno due anni nel territorio della Regione, ovvero vi siano nati.

Art. 3

Non sono eleggibili a Consiglieri regionali:

a) i membri del Governo e gli alti commissari;

b) il capo della polizia;

c) i membri della Commissione di Coordinamento, di cui all'articolo 45 dello Statuto speciale per la Valle d'Aosta, gli impiegati degli Uffici della Commissione stessa, nonché i funzionari di pubblica sicurezza che esercitano le loro funzioni nella Regione;

d) i magistrati che hanno giurisdizione nella Regione, salvo che si trovino in aspettativa all'atto dell'accettazione della candidatura;

e) gli ufficiali generali e gli ufficiali superiori delle Forze Armate dello Stato nella circoscrizione del loro comando territoriale;

f) i Sindaci e i Consiglieri dei Comuni della Regione;

g) coloro che ricevono uno stipendio o salario dalla Regione, o dagli Enti, Istituti od aziende dipendenti, gestiti, sovvenzionati o comunque da essa vigilati, nonché gli amministratori di tali enti, istituti od aziende.

Le cause di ineleggibilità sopraindicate non hanno effetto se le funzioni esercitate siano cessate almeno il giorno precedente quello dell'accettazione delle candidature.

Art. 4

Sono altresì ineleggibili coloro che nei confronti della Regione o di alcuno degli enti locali i cui atti sono soggetti al controllo della Regione:

a) hanno maneggio di denaro o, avendolo avuto, non ne hanno ancora reso il conto;

b) hanno lite pendente oppure, avendo un debito liquido ed esigibile, sono stati legalmente messi in mora;

c) hanno parte in servizi, esazioni di diritti, somministrazioni ed appalti nell'interesse della Regione o in società od imprese aventi scopo di lucro, sovvenzionate in qualsiasi modo dalla medesima.

Sono infine ineleggibili gli amministratori della Regione e degli enti, istituti od aziende suddetti che siano stati dichiarati responsabili in via amministrativa o giudiziaria.

Art. 5

Non sono compatibili con la carica di Consigliere regionale:

a) i deputati ed i senatori; -

b) i giudici della Corte costituzionale;

c) i membri elettivi del Consiglio superiore della magistratura;

d) i membri degli altri Consigli regionali.

Gli appartenenti alle categorie sopra elencate devono optare per una o l'altra carica entro dieci giorni dalla convalida della elezione a Consigliere della Valle.

In mancanza si intende che abbiano optato per la carica ricoperta al momento della elezione. Durante la decorrenza del termine sopra indicato non possono partecipare alle sedute del Consiglio della Valle.

Art. 6

Le candidature, raggruppate in liste comprendenti un numero di candidati non inferiore a sette e non superiore a trentacinque, devono essere presentate alla Cancelleria del Tribunale d'Aosta da non meno di 100 e non più di 300 elettori iscritti nelle liste elettorali di uno dei Comuni della Regione.

Non si applicano le disposizioni dell'articolo 16 del Testo Unico 5 febbraio 1948, n. 26, relative al deposito dei contrassegni di lista presso il Ministero dell'interno e quelle concernenti i delegati ed i rappresentanti di lista previste dallo stesso Testo Unico.

Art. 7

Ciascun elettore ha diritto di votare per ventotto candidati, in qualunque lista siano compresi.

Il voto si esprime tracciando un segno di croce nelle apposite caselle a fianco dei nomi prescelti.

Le schede sono valide anche quando non siano stati contrassegnati tanti nomi quanti sono i candidati per i quali l'elettore ha diritto di votare; sono valide, altresì, quando il segno del voto sia apposto soltanto sul contrassegno o nel rettangolo che lo contiene e siano stati cancellati i nomi di almeno sette candidati compresi nella lista; in tal caso il voto s'intende dato a tutti i candidati della lista che non siano stati cancellati. Nel caso che l'elettore non abbia effettuato cancellature o ne abbia effettuato meno di sette, il voto si intende dato ai primi ventotto candidati non cancellati dalla lista secondo l'ordine di presentazione.

L'elettore, che ha apposto il segno del voto sul contrassegno di una lista o nel relativo rettangolo, può cancellare, oltre i sette nomi di cui al comma precedente, anche altri nomi della lista prescelta e segnare nomi di altre liste fino alla concorrenza del numero dei candidati per il quale ha diritto di votare.

Sono nulle le schede nelle quali l'elettore ha espresso voti per un numero di candidati superiore a quello per cui ha diritto di votare.

Qualora, nella ipotesi prevista dal comma precedente, il voto sia stato espresso sul contrassegno di una lista e siano stati segnati nomi di candidati di altre liste, si intendono validi soltanto i voti attribuiti ai candidati cui si riferisce il contrassegno votato, salva, in ogni caso, la limitazione prevista nell'ultima parte del precedente terzo comma.

Art. 8

Il Tribunale di Aosta, costituito in Ufficio Centrale Circoscrizionale, inizia, entro ventiquattro ore dal ricevimento degli atti delle sezioni elettorali, con l'assistenza del cancelliere, le operazioni seguenti:

1) Effettua lo spoglio delle schede eventualmente inviate dalle sezioni osservando, in quanto siano applicabili, le disposizioni degli articoli 47, 50, 51 e 53 del Testo Unico 5 febbraio 1948, n. 26;

2) Procede al computo dei voti riportati da ciascun candidato.

Il Presidente, in conformità dei risultati accertati dall'Ufficio Centrale, predispone la graduatoria generale dei candidati secondo l'ordine decrescente dei voti rispettivamente riportati; indi proclama eletti quelli che hanno riportato il maggior numero di voti o, a parità di voti, il maggiore di età.

Nel caso che tra i primi trentacinque graduati siano compresi più di ventotto candidati appartenenti alla medesima lista, vengono proclamati eletti i ventotto candidati della lista stessa che abbiano riportato il maggior numero di voti, vengono quindi proclamati eletti i candidati delle altre liste che abbiano riportato il maggior numero di voti.

Art. 9

Al Consiglio regionale è riservata la convalida delle elezioni dei propri componenti.

Le proteste ed i reclami, non presentati agli uffici delle sezioni od all'Ufficio elettorale circoscrizionale, devono pervenire alla segreteria del Consiglio regionale entro il termine di quindici giorni dalla proclamazione degli eletti:

Nessuna elezione può essere convalidata anteriormente alla scadenza del termine di cui al comma precedente.

Nel caso che l'elezione di un consigliere sia nulla o qualora si verifichi, durante il quadriennio, una vacanza per qualsiasi causa, il seggio è attribuito al candidato che nella medesima lista ha riportato il maggior numero di voti, dopo l'ultimo eletto.

Art. 10

Avverso le decisioni del Consiglio regionale in sede di convalida, è ammesso ricorso alla Corte d'Appello di Torino, se la controversia riguarda questioni di eleggibilità, o al Consiglio di Stato, anche nel merito, se la controversia riguarda le operazioni elettorali.

Ove il ricorso sia accolto, la Corte d'Appello ed il Consiglio di Stato correggono, se del caso, il risultato delle elezioni e sostituiscono, ai candidati illegalmente proclamati, coloro che hanno diritto di esserlo.

Avverso le decisioni della Corte d'Appello è ammesso il ricorso alla Corte di Cassazione.

Art. 11

Le spese relative all'esecuzione della presente legge sono a carico della Regione.

Art. 12

Qualora le elezioni per la rinnovazione del Consiglio regionale siano indette per lo stesso giorno stabilito per le elezioni della Camera dei Deputati, le operazioni di votazione saranno ammesse fino alle ore 14 del giorno successivo, osservate, in quanto applicabili, le disposizioni di cui all'art. 26 della legge 6 febbraio 1948, n. 29; le operazioni di scrutinio per la elezione dei deputati precedono quelle relative alla elezione dei Consiglieri regionali.

Le spese inerenti al funzionamento degli Uffici elettorali di sezione e quelle relative ad adempimenti comuni alle due consultazioni popolari sono ripartite in parti uguali tra la Regione e lo Stato.

Art. 13

Sono abrogate le disposizioni di cui agli artt. 3, primo e secondo comma, 5, 6, 7, 8, 12, 13, 15, 16, 17 e 18 del decreto del Presidente della Repubblica 8 gennaio 1949, n. 2.

Art. 14

La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

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BONDAZ - Presidente - Io penso, tanto per essere d'accordo sulla procedura, che debbano applicarsi, per la discussione che stiamo iniziando, gli articoli 57 e seguenti del Regolamento interno del Consiglio. Quindi, si inizierà con una discussione di carattere generale su questo progetto di legge e la discussione sarà chiusa con una votazione per il passaggio all'esame dei singoli articoli. In seguito, si esamineranno gli articoli della legge, se si passerà agli articoli. Siamo tutti d'accordo?

MANGANONI - Fin qui, sì.

BONDAZ - Presidente - È aperta la discussione.

MANGANONI - Vorrei fare una questione di sospensiva e di principio in questo senso: dice l'articolo 16 dello Statuto: "Il Consiglio della Valle è composto di trentacinque Consiglieri, eletti a suffragio universale, uguale, diretto e segreto, secondo le norme stabilite con legge dello Stato, sentita la Regione".

Ora, ci viene presentata una proposta di legge dello Stato - (e pregherei il Presidente, se si può, di poter prendere visione della lettera di accompagnamento di questa legge) - senza aver sentito la Regione; cioè la Regione si deve pronunciare su un progetto di legge governativo, mentre, secondo lo Statuto, la legge doveva essere fatta "sentita la Regione", cioè si doveva sentire la Regione "preventivamente", ciò che non è stato fatto.

Per questa ragione, propongo che Consiglio discuta e proponga allo Stato il "suo parere" e che lo Stato, in seguito al parere espresso dal Consiglio, faccia la legge. Propongo, perciò, che non venga discussa la legge.

CAVERI - Presidente della Giunta - Questa richiesta di sospensiva è per lo meno strana; se venisse accettata questa sospensiva, non potrebbe più applicarsi un altro articolo dello Statuto, che non è stato citato dal Consigliere Manganoni, e cioè l'articolo 18 ("Le elezioni sono indette dal Presidente della Giunta regionale entro 15 giorni dalla fine del precedente Consiglio e hanno luogo non oltre il sessantesimo giorno").

Quindi, la questione è urgente e se noi ci attardassimo in sospensiva nell'esame di questo schema di legge elettorale (- sottolineo che si tratta di esame -), se noi ci attardassimo eccessivamente, non potremmo più applicare l'articolo 18 anzi finiremmo per violare l'articolo 18, perché non si farebbe più in tempo a fare le elezioni entro il termine stabilito dal detto articolo.

A questo proposito bisogna dire qualcosa.

Io non ho nessuna difficoltà di comunicare al Consiglio la lettera, in data 17 gennaio 1953, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che trasmetteva lo schema di legge recante norme per le elezioni del Consiglio regionale della Valle d'Aosta (Dà lettura della lettera citata.)

Questa lettera - in data 17 gennaio 1953 - è stata inviata da Roma ad Aosta, dove è pervenuta il 20 gennaio 1953, quando il Presidente della Giunta si trovava a Roma. Ne sono stato avvisato a Roma e, in seguito a questo, mi sono affrettato a mandare un telegramma, pregando il mio Ufficio di trasmettere una copia di questo schema di legge al Presidente del Consiglio.

Comunico pure al Consiglio, in secondo luogo, il telegramma del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, On. Andreotti, pervenuto il 22 gennaio 1953 e comunicatomi subito, quando ero ancora a Roma, dal mio Ufficio.

Il telegramma del 22 gennaio diceva che sabato 24 corrente, ore 9,30, Consiglio Ministri esaminerà progetto di legge per le elezioni del Consiglio regionale della Valle d'Aosta.

Siccome vi è l'articolo 16 dello Statuto, che dice: "Il Consiglio della Valle è composto di trentacinque Consiglieri, eletti a suffragio universale, uguale, diretto e segreto secondo le norme stabilite con legge dello Stato, sentita la "Regione", immediatamente ho chiesto di essere ricevuto sia dal Ministro degli Interni, sia dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ai quali ho chiesto che venisse rinviata la trattazione dell'argomento ad una successiva riunione del Consiglio dei Ministri, al fine di permettere al Consiglio regionale di esaminare preventivamente questo schema di legge; appunto perché fosse rispettato l'articolo 16 dello Statuto.

In seguito alle mie richieste, questo argomento non è stato trattato al Consiglio dei Ministri, ma è stato rinviato in attesa che il Consiglio regionale si pronunci.

Credo che queste precisazioni in ordine di fatti siano importanti.

BONDAZ - Presidente - Desidero completare per dire:

- che, in data 23 gennaio, ricevetti, dal Capo Gabinetto del Presidente della Giunta, uno schema di legge elettorale che ho poi sottoposto all'esame del Consiglio;

- che, in data 24 gennaio corrente, il Presidente della Giunta mi chiedeva la convocazione del Consiglio per il 30 gennaio, cosa che feci immediatamente, come possono provare le date delle comunicazioni fatte ai diversi Consiglieri.

Ora, dobbiamo decidere sulla proposta di sospensiva.

CAVERI - Presidente della Giunta - Tra l'altro, volevo precisare che il predetto testo di disegno di legge e la comunicazione concernente la convocazione del Consiglio dei Ministri sono stati trasmessi ad Aosta quando mi trovavo a Roma.

Bastava che partissi da Roma il pomeriggio del giovedì o venerdì mattina e, a quest'ora, il Consiglio dei Ministri avrebbe forse già approvato la legge elettorale. In questo caso, si sarebbe detto che il Presidente della Giunta aveva machiavellicamente manovrato!

BONDAZ - Presidente - Prima di tutto desidero chiarire la questione della sospensiva.

MANGANONI - Le precisazioni fatte dal Presidente della Giunta sono molto interessanti e ne prendiamo atto; ma per noi non sono sufficienti, specie per quanto riguarda il rispetto dell'articolo 16 dello Statuto.

CAVERI - Presidente della Giunta - Se esiste la metempsicosi, nel corpo di Manganoni vi è lo spirito di un teologo eretico dell'XI secolo.

Non ho mai detto che per rispettare l'articolo 16 bisognava non rispettare l'articolo 18. Io ho detto: bisogna che il Consiglio regionale sia sentito al riguardo; quindi, è stato rispettato l'articolo 16 anche da parte del Governo.

Ora, occorre che sia rispettato anche l'articolo 18; facciamo in modo che questo schema, di legge sia trasmesso in tempo al Parlamento, cioè sia al Senato che alla Camera dei Deputati; perché, ora, non è più come l'altra volta, allorquando bastava un decreto del Presidente della Repubblica per indire le elezioni: oggi occorre una legge.

MANGANONI - Lei dice che lo Stato ha tenuto presente l'articolo 16.

La lettera di accompagnamento del disegno di legge dice: "Si trasmette lo schema del disegno di legge, ecc., ecc.".

Qui risulta che si tratta di disegno di legge "predisposto dal Ministero dell'Interno".

Dice il Presidente che noi, con questa sospensiva, non potremmo più applicare l'articolo 18 dello Statuto, cioè non potremmo indire le elezioni entro il termine stabilito dall'articolo 18 - non vedo il perché.

Se noi, anziché discutere questo schema di legge, proponiamo un nostro schema di legge (- è un nostro diritto -) possiamo mandare un nostro disegno di legge al Governo e il Governo può approvarlo o non approvarlo. Perciò, non si ritarda eccessivamente; si potrà tardare di qualche ora o di qualche giorno, se sarà necessaria una lunga discussione; ma ciò non significa e non comporta un ritardo tale da impedirci di applicare l'articolo 18 dello Statuto; infatti, sospendere la discussione di questo schema governativo di legge vorrebbe solo dire discutere di un altro nostro progetto di legge elettorale.

Noi pretendiamo da Roma il rispetto dello Statuto e siamo noi stessi a passarvi sopra. Se ammettiamo di accettare la violazione dell'articolo 16 dello Statuto, come facciamo a pretendere il rispetto degli altri articoli?

Perciò, propongo di sospendere la discussione del disegno di legge trasmesso dal Governo di discutere un'altra eventuale nostra proposta di legge e di mandare a Roma, entro i termini stabiliti, non già la proposta di legge trasmessa da Roma, ma quella da approvarsi dal Consiglio regionale.

BONDAZ - Presidente - Vi sono altri interventi sulla questione della sospensiva?

Allora, mettiamo ai voti la proposta di sospensiva fatta dal Consigliere Manganoni.

Chi è d'accordo per la sospensiva è pregato di alzare la mano: N. 5 (Désaymonet, Manganoni, Nicco Anselmo, Nicco Giulio, Vacher Candido);

Chi non è d'accordo è pregato di alzare la mano: N. 25 (Arbaney, Bareux, Berthet, Berthod, Bionaz, Bondaz, Bottel, Bréan, Caveri, Cheillon, Cuaz, Dayné, Deffeyes, Dujany, Ferrein, Fosseret, Fosson, Marchese, Mathamel, Norat, Page, Pasquali, Perron, Valleise, Vuillermoz).

La proposta di sospensiva non è stata accolta dal Consiglio.

È aperta la discussione generale sulla legge.

MANGANONI - Prima di entrare nella discussione, vorrei fare una dichiarazione, che pregherei risultasse a verbale: "Dobbiamo constatare, con immenso stupore, che la maggioranza del Consiglio si è pronunciata per la violazione dell'articolo 16 dello Statuto, dato che solo cinque Consiglieri della minoranza hanno sostenuto l'applicazione dell'articolo 16, chiedendo di non permettere allo Stato, con la sua proposta di legge elettorale, di violare l'articolo 16".

BONDAZ - Presidente - È sempre aperta la discussione generale sulla legge.

NICCO Giulio - Ritenevo esaurito il mio intervento sul progetto di legge elettorale a sistema proporzionale, presentato dal nostro Gruppo nella precedente seduta del Consiglio regionale; senonché in seguito all'annunzio ed alla presentazione della nuova proposta di legge elettorale ministeriale intelligentemente fatta dal Presidente della Giunta dopo sentite le nostre argomentazioni, sono costretto a riprendere la discussione generale.

Dopo la lunga permanenza del nostro Presidente Avv. Caveri, a Roma, viva era la nostra attesa e sempre abbiamo sperato che dalla Capitale ci fosse finalmente giunta la soluzione di qualcuno dei problemi cruciali che interessano la nostra autonomia e che da troppo tempo sono sul tappeto.

La zona franca (art. 14 dello Statuto) rimane un pio desiderio.

L'ordinamento finanziario, con relativo riparto delle entrate tra lo Stato e la Valle, che, in base all'articolo 50 dello Statuto, doveva essere attuato entro due anni dall'elezione dell'attuale Consiglio, è sempre in alto mare. L'iniziativa è sempre nelle mani del Governo. D'altra parte, lo stesso Presidente l'ha ammesso nel discutere in merito alle norme di attuazione.

E di tutte le principali materie sulle quali il Consiglio ha potestà legislativa o potere di integrazione (artt. 2 e 3 dello Statuto) poco o niente si è fatto.

Cosa ci ha portato la Befana in Valle per l'anno nuovo? Unicamente la proposta di legge elettorale preparata a Roma forse, o senza forse, con lo zampino di qualche eminenza grigia o nera di Aosta.

L'elettorato valdostano cosa può pensare di noi? Probabilmente penserà che la nostra maggior preoccupazione è il cadreghino. E non ha tutti i torti. La proposta di legge che ci viene presentata per dare il nostro parere..., e che io definirei Legge-trucco, non cambia sostanzialmente quella attuale, perché di essa ha tutti i difetti già rilevati nel mio precedente intervento e varia solo in qualche particolare. Vi è però un particolare che sfugge a prima vista, ma che è il più importante e costituisce le... piège per i partiti minori e lo vedremo.

Occorre premettere che l'attuale Gruppo di maggioranza ha sempre obbedito disciplinatamente agli ordini dei Capi e merita, quindi, una giusta ricompensa e cioè la sua riconferma in blocco. Ma c'è un ma... ed il ma... è costituito dal pericolo rosso. Ed allora bisogna correre ai ripari e ne nasce l'impellente necessità di legare al proprio carro i partiti minori (liberali, socialdemocratici, ecc.) ai quali però bisogna pur offrire dei posti... se non nel Consiglio almeno nella lista dei candidati.

E l'ancora di salvataggio la troviamo nell'art. 6 della proposta di legge che ci viene da Roma, che porta a 35 il numero dei candidati che possono essere portati in lista. È così possibile mantenere la candidatura degli attuali fedelissimi consiglieri ed offrire contemporaneamente ai partiti minori i posti disponibili più 2 o 3 posti lasciati vacanti da Consiglieri non più residenti in Valle o che non intendono più ripresentarsi.

Ma all'atto pratico cosa succederà? I 26 o 28 candidati della D.C. e dell'Union entreranno in blocco nel nuovo Consiglio, perché appartenenti ai partiti numericamente più forti ed organizzati, ed i candidati dei partiti minori, salvo uno o due, rimarranno con le pive nel sacco. E così il gioco è fatto e la Democrazia, con la D maiuscola, è salva. A noi invece sarebbero riservate le briciole.

Abboccheranno i partiti minori al tranello?

Non sta a noi dirlo. Ma purtroppo la fregola del cadreghino il più delle volte appanna il cervello anche alle persone intelligenti.

Non mi dilungo per ora su altri particolari. Vorrei solo invitare l'attuale Consiglio a lasciare da parte i gretti interessi di partito votando un sistema elettorale che venga a garantire una equa e giusta rappresentanza nel nuovo Consiglio a tutte le correnti esistenti in Valle.

Concludendo, il nostro Gruppo propone:

l) l'esame ed approvazione con qualche ritocco, se ritenuto necessario, al progetto di legge da noi presentato;

2) in via subordinata, qualora la maggioranza non intenda approvare il progetto con la proporzionale pura, proponiamo lo studio e la approvazione di un progetto che salvaguardi il principio della proporzionale e dell'equa rappresentanza.

Purtroppo un dubbio mi assilla per l'esperienza del passato e, cioè, che, come è già successo nel precedente Consiglio (dove il progetto da noi approvato all'unanimità è stato radicalmente cambiato), la nostra discussione lascerà il tempo che trova ed il progetto a noi sottoposto per il parere tanto per salvare la faccia è già definitivo, perché manipolato dai responsabili di Roma con lo zampino di qualche maneggione di Aosta.

DAYNÉ - De nos jours on n'entend parler d'autre chose que de démocratie; chaque parti, chaque courant prétend en détenir le monopole. En vue des élections tout le monde s'agite sur le système électoral à adopter et, pour chaque courant, le seul logique, le seul juste, le seul démocratique est celui qui lui convient le plus; de tous les autres il ne devrait pas même être permis d'en parler.

Par exemple, un certain courant arrive au paradoxe de présenter comme super-démocratiques les élections à liste unique d'outre rideau; le même courant hurle d'indignation, crie au scandale, à l'escroquerie parce qu'on propose de faire les élections régionales par un système qui n'est pas parfaitement de son gré. On arrive aussi à affirmer que sans la proportionnelle pure il n'y a pas de démocratie. Pauvre démocratie! Elle serait bien jeune si cela était vrai.

Si cela était vrai, combien d'Etats auraient un régime démocratique? Les pays considérés de plus vieille démocratie, tels que les Etats-Unis, le Canada, l'Angleterre, les Etats du Nord-Ouest européen, et bien d'autres encore, qui ne connaissent pas la proportionnelle, devraient être considérés des gouvernements dictatoriaux... Ceci sur le plan général.

Examinons maintenant la question sur les points de vue soit valdôtain soit représentatif.

Au point de vue valdôtain, quel visage aurait le Conseil de la Vallée élu à la proportionnelle? On peut bien dire, pour une bonne part, un visage nettement anti-autonomiste et anti-valdôtain, car plusieurs des plus farouches ennemis de l'autonomie de la Vallée finiraient par en faire partie.

Encore, nous voyons que dans le courant d'extrême gauche, où les électeurs sont en majorité non-valdôtains, avec le système majoritaire furent élus exclusivement des valdôtains, tandis qu'avec la proportionnelle le résultat aurait été tout à fait contraire.

Voyons maintenant la chose au point de vue représentatif.

On pourrait croire que la proportionnelle assure une plus large représentation.

Et bien, en Vallée d'Aoste, ce serait complètement le contraire, et je vais le démontrer.

Nous voyons dans le présent Conseil, élu au majoritaire, que toute la Vallée a des représentants, de Courmayeur à Pont Saint Martin, plusieurs vallées latérales sont comprises, aussi toute la gamme des classes sociales est représentée, des lauréats aux diplômés, aux industriels, employés de tout rang, commerçants, hôteliers, ouvriers, moyens et petits campagnards, locataires même.

En serait-il ainsi avec la proportionnelle?

Si la proportionnelle était adoptée, le Conseil résulterait presque totalement composé de gens d'Aoste et des autres trois ou quatre plus gros centres de la Vallée, tous intellectuels, demi-intellectuels et gros bonnets de parti, qui seraient en tête des innombrables listes qui surgiraient, car les candidats des moyens et des petits pays n'arriveraient jamais à totaliser assez de voix préférentielles pour être élus. Ainsi les classes plus basses n'auraient plus de représentants.

BONDAZ - Presidente - Altri interventi sulla discussione generale?

VACHER - Sentito il parere espresso dal Consigliere Nicco e dal Consigliere Dayné, per cercare di attutire le divergenze che ci sono tra il gruppo di minoranza e quello di maggioranza, e per fare in modo che nel nuovo Consiglio regionale sia rappresentata equamente la popolazione della Valle d'Aosta, io proporrei - come era stato già proposto nel 1948 - la legge regionale tipo "Thomasset", cioè a tipo misto; di modo che per le elezioni potrebbero essere scelti in tutte le liste i candidati e la suddivisione dei seggi sarebbe fatta con sistema proporzionale.

Perciò, propongo un ordine del giorno al Consiglio per il sistema misto Thomasset. (Dà lettura del seguente ordine del giorno):

"Il Consiglio regionale propone per le prossime elezioni regionali l'adozione del sistema elettorale misto Thomasset".

BONDAZ - Presidente - Avverto il Consiglio che, prima di chiudere la discussione generale, metterò ai voti, a' sensi dell'articolo 58 del Regolamento, l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Vacher.

MANGANONI - Faccio questa premessa: la discussione generale potrà continuare anche se verrà approvato, o meno, questo ordine del giorno; perciò prego di mettere subito a votazione questo ordine del giorno.

BONDAZ - Presidente - Non ho nulla in contrario.

NICCO Giulio - Noi chiediamo che la votazione sia fatta per appello nominale.

BONDAZ - Presidente - È un vostro diritto. (Dà lettura dell'ordine del giorno Vacher) - I Consiglieri conoscono il sistema misto Thomasset, perché è già stato discusso molto altra volta.

NICCO Giulio - ed approvato all'unanimità.

BREAN - I Consiglieri che già facevano parte del precedente Consiglio lo conoscono, gli altri no.

CAVERI - Presidente della Giunta - Faccio una dichiarazione.

Se andiamo a rinvangare il passato, vi è una deliberazione consiliare, del 6 giugno 1946, nella quale risulta che il Consiglio precedente - al quale avevo l'onore di partecipare - ha votato un sistema maggioritario a stragrande maggioranza di voti e non sarà male leggere i nomi di tutti coloro che erano favorevoli al sistema maggioritario; erano i seguenti: Page, Cuaz, Fresia, Pareyson, Arbaney, Binel, Bionaz, Chanu, Caveri, David, Ferrein, Thiébat, Thomasset, Torrione, Vesan.

Erano esattamente quindici. Questo in tema di coerenza.

NICCO Giulio - Io pregherei allora il nostro Presidente della Giunta, - che è così preciso e sa trovar tanto bene i documenti per controbattere i nostri argomenti -, di leggere anche la votazione di altra deliberazione presa dal Consiglio nel 1948, che riguarda il sistema elettorale proposto dal Consigliere Thomasset.

Potrebbe darsi che vi si trovi che qualcuno è rinsavito, compreso il Presidente della Giunta.

CAVERI - Presidente della Giunta - Rispondo subito: il sistema Thomasset rappresenta un compromesso tra il sistema maggioritario, al quale erano favorevoli quei tali quindici Consiglieri, e il sistema proporzionale, al quale erano favorevoli altri nove Consiglieri.

Dopo tutta la discussione fatta, abbiamo visto che non c'era nessuna "chance" di fare approvare dal Governo tale sistema.

NICCO Giulio - E la nostra unica "chance" è quella di accettare tutto quello che ci viene da Roma.

BONDAZ - Presidente - È stato presentato un ordine del giorno che deve essere approvato prima della continuazione della discussione generale.

NICCO Giulio - Chiedo la votazione per appello nominale.

BONDAZ - Presidente - D'accordo, si vota per appello nominale sull'ordine del giorno Vacher: prego il Segretario di fare l'appello. I Consiglieri presenti sono trenta.

VALLEISE - (Procede all'appello nominale).

Si dà atto che la votazione dà il seguente risultato:

Arbaney

no

Bareux

no

Berthet

no

Berthod

no

Bionaz

no

Bondaz

no

Bottel

no

Bréan

si astiene dalla votazione

Caveri

no

Cheillon

no

Cuaz

si astiene dalla votazione (perché non conosce il sistema Thomasset)

Dayné

si astiene dalla votazione

Deffeyes

no

Désaymonet

Dujany

si astiene dalla votazione (nerchè non conosce il sistema Thomasset)

Ferrein

no

Fosseret

no

Fosson

no

Manganoni

Marchese

si astiene dalla votazione (perché non conosce il sistema Thomasset)

Mathamel

si astiene dalla votazione (perché non conosce il sistema Thomasset)

Nicco Anselmo

Nicco Giulio

Norat

no

Page

no

Pasquali

si astiene dalla votazione

Perron

si astiene dalla votazione (perché non conosce bene il sistema Thomasset)

Vacher

Valleise

no

Vuillermoz

si astiene dalla votazione

BONDAZ - Presidente - Risultato della votazione: favorevoli all'ordine del giorno Vacher: numero cinque; - contrari: numero sedici; - astenuti: numero nove.

L'ordine del giorno è respinto.

NICCO Giulio - È doloroso dover constatare una cosa (si è parlato del famoso articolo 16 e del famoso articolo 18 dello Statuto): che per un argomento dell'importanza di quello che stiamo discutendo, si sia proprio dovuto aspettare lo spirare del nostro compito, per non aver tempo di esaminare con la dovuta diligenza il progetto di legge.

Io, che vivo alla periferia e non al centro come molti altri, ho sentito ventilare, per esempio, anche la richiesta di elezioni a tipo collegio mandamentale.

Ora, io mi domando: oggi cosa dobbiamo fare?

A "tambour battant", volente o no il Consiglio (anzi volente la maggioranza e nolente la minoranza), dobbiamo votare un progetto di legge che, secondo il mio parere, è quanto di più antidemocratico si possa approvare.

Con il sistema Thomasset c'era la scelta dell'individuo, si salvava il principio di mandare in Consiglio delle persone competenti (- non dico che quelli che ci sono non siano meritevoli - forse il meno meritevole sono io -).

Di fronte alla popolazione dovevamo metterci in grado di esaminare la legge elettorale. Si sarebbe dovuto, e sarebbe stata una gran bella cosa, sottoporre il nuovo disegno di legge alla popolazione della Valle d'Aosta, la quale, in ultima analisi, è la più interessata.

A noi non resta, si può dire, che prendere atto di questo modo di portare i problemi essenziali al Consiglio.

RONC-DESAYMONET - Dichiaro, e ve ne siete tutti accorti, che non sono affatto una donna politica e meno ancora una donna matematica; non mi rendo conto, perciò, in quali meandri insondabili si sia rifugiata la nostra legge elettorale e meno ancora capisco questi calcoli misteriosi e miracolosi che fanno assegnare una maggioranza di seggi ad un partito o a un gruppo di partiti che hanno una minoranza di voti e che, invece, fanno assegnare una minoranza di seggi ad un gruppo di partiti, i quali, in realtà, hanno una maggioranza di voti.

Io, per la mia incompetenza, mi rifiuto di sondare questi motivi, anche perché, - scusate l'espressione che non sta bene sulla bocca di una donna -, questi metodi mi ripugnano, come ripugnano alla maggioranza della popolazione valdostana, di questa popolazione valdostana che io ho l'onore e la fierezza di rappresentare unitamente a tutti voi, di questa popolazione valdostana che conosco profondamente e che so essere semplice, onesta, amante della giustizia e, soprattutto, tanto riflessiva, tanto logica e tanto conseguente.

Io, a nome appunto di una parte di questa popolazione valdostana, protesto energicamente e, direi, vibratamente contro questo sistema elettorale che calpesta i diritti delle popolazioni, che deturpa, che falsa le loro aspirazioni, le loro intenzioni e che, soprattutto, insulta quella fede e quella fiducia che la maggioranza degli elettori aveva posto nelle persone che erano state elette.

Protesto anche come insegnante, perché, come faremo noi ad insegnare ai nostri giovani, - sia nelle famiglie, sia nelle scuole, sia anche nei cantieri, - l'amore della giustizia, l'amore della verità, l'amore dell'onestà, se noi stessi, amministratori di questa popolazione, diamo il doloroso esempio della disonestà, della insincerità, dell'astuzia elevata a sistema?

Francamente, se noi continuiamo di questo passo, sarà per noi il marchio della vergogna ma il marchio della vergogna non bollerà i Consiglieri del gruppo della minoranza, perché questi Consiglieri della minoranza si sono battuti e si batteranno ancora duramente ed eroicamente, se occorrerà, affinché alla nostra popolazione valdostana sia data, attraverso una legge elettorale onesta, la possibilità di votare con giustizia e con onestà; voti onesti, e la parola è persuasiva; voti eguali per tutti, e la parola è pure molto persuasiva.

CHEILLON - Je suis bien étonné, de ma part, de voir que ceux, qui disent de vouloir défendre les droits et les intérêts des campagnards, veulent bien le contraire en approuvant une loi électorale et un système selon lequel l'électeur n'aurait pas la possibilité de choisir les candidats.

Avec le système proportionnel ne seraient élus que des intellectuels; même moi, comme campagnard, je serais forcé de voter seulement des intellectuels et les campagnards ne seraient plus représentés.

CUAZ - Je suis régionaliste, comme, je pense, presque tous les Conseillers de la Vallée et j'estime qu'une des raisons qui ont rendu positifs l'activité de la Région et le principe du régionalisme est justement l'intimité des administrés avec les administrateurs, c'est-à-dire que, dans la Région, les administrateurs sont bien plus à contact avec les nécessités et les aspirations des administrés.

Le régionalisme trouve une des sources de sa valeur justement dans cette intimité.

Sur le plan national il est très difficile que l'électeur connaisse personnellement le candidat, sa valeur et sa capacité d'administrer.

Difficilement sur le plan national il y a un contact intime entre administrés et administrateurs, contact qui doit se créer ici sur un plan régional.

Si sur le plan national les idéologies politiques ont une fonction prééminente et de grande importance, j'exclus que les courants politiques doivent avoir, sur le plan régional, plus de valeur que non pas les problèmes administratifs et l'administration de la Région.

Pour ces raisons, j'estime que, si l'on donne à l'électeur la possibilité de choisir les hommes qu'il estime les plus capables d'administrer correctement en renonçant à leur orientation politique, c'est-à-dire en la subordonnant aux intérêts du pays, je crois justement que le système qui permet à l'électeur de choisir l'homme capable de bien administrer est bien supérieur à tout autre système.

Par conséquent, je trouve que le système majoritaire est meilleur et préférable au système proportionnel.

DAYNÉ - Le collègue Nicco dit que le système majoritaire est tout ce que l'on peut imaginer de plus antidémocratique en Vallée d'Aoste. Ceci n'est pas vrai.

Il y a deux systèmes: selon le système proportionnel on vote la liste, tandis que selon le système majoritaire on vote les personnes, on peut choisir sur toutes les listes et il n'y a rien d'antidémocratique.

Maintenant la collègue Madame Ronc parle de "onestà", de "disonestà" et de "astuzia elevata a sistema": dans le système majoritaire je ne vois rien de déshonnête, étant donné que l'électeur peut choisir les candidats qu'il veut dans toutes les listes.

MANGANONI - In fatto di democrazia e di disonestà, Le vorrei porre solo una domanda, cioè se è democratico e se è onesto che con il 44% dei voti si abbia l'80% dei seggi: se questa è onestà, mi permetto di non condividere la sua opinione.

Dice il Consigliere Dayné che, con un sistema non maggioritario, entrerebbero molti antiautonomisti; richiamo l'attenzione del collega sulla gravità di questa affermazione.

Il dire che entrerebbero molti anti-autonomisti significherebbe che in Valle d'Aosta ci sono molti anti-autonomisti, e questo mi rifiuto di crederlo.

È pericolosa questa affermazione, perché potrebbe costituire un'arma per coloro che non vogliono le autonomie e che direbbero: "in Valle d'Aosta vi sono molti anti-autonomisti". Quindi, io attiro l'attenzione del collega sulla pericolosità di questa affermazione.

Un'altra affermazione, che mi permetto di definire almeno assurda, è quella di qualificare gli elettori della sinistra come anti-autonomisti.

DAYNÉ - No, anti-valdostani.

MANGANONI - Va bene, anti-valdostani. Noi, in Valle d'Aosta, non facciamo del razzismo. In Valle d'Aosta ci sono dei residenti che hanno acquisito dei diritti che abbiamo noi stanno qui, si sono trapiantati qui, lavorano qui, hanno qui le famiglie; quindi, qui hanno i loro diritti e non è detto che, perché magari non sono nati in Valle d'Aosta, non possano essere dei sinceri autonomisti come quelli che vi sono nati.

Ci sono delle persone di vecchia "souche" valdostana che sono anti-autonomisti.

Dice il Consigliere Dayné che con la proporzionale i Consiglieri sarebbero tutti di Aosta. Noi giudichiamo molto in base ai fatti e diamo molto meno importanza alle parole.

Prendete le liste presentate nelle elezioni passate e vedrete se la maggioranza dei candidati è di Aosta. Ce ne sono di Aosta, ed è logico, perché Aosta conta trentamila abitanti (in tutta la Valle siamo poco più di novanta mila, quindi Aosta è un terzo degli abitanti di tutta la Valle), ma, quanto alle persone portate sulle liste passate, vi sono nomi di persone di tutta la Valle, salvo nell'ultima lista.

Il collega Cuaz ha affermato sostanzialmente, - lo si può dedurre dall'intervento -, che il regionalismo dovrebbe essere rappresentato dal sistema maggioritario. Ora, il regionalismo non è monopolio dei valdostani ed in Sicilia, in Trentino-Alto Adige, in Sardegna, - che sono Regioni a Statuto speciale come, la Valle d'Aosta, - si ha il sistema proporzionale.

Ha detto il Consigliere Cuaz che se un candidato, è portato col sistema maggioritario è conosciuto dall'elettore: ma se il candidato è portato su una lista col sistema proporzionale o col sistema Thomasset non è forse conosciuto lo stesso dall'elettore?

Non voglio continuare in questa polemica, ma voglio fare un'osservazione. Molte persone non hanno idee molto stabili, molto coerenti. Infatti, tre, quattro o cinque anni fa hanno votato per una legge, oggi votano contro questa legge.

Risulta, ad ogni modo, che il precedente Consiglio, all'unanimità, aveva deliberato e proposto a Roma, per l'approvazione, un sistema elettorale chiamato "sistema Thomasset", dal nome del Consigliere che l'aveva proposto. Questo sistema elettorale permetteva all'elettore la scelta dei candidati nelle varie liste e contemplava il conteggio dei voti col sistema proporzionale.

Era, quindi, un sistema democratico e per questo aveva avuto l'approvazione unanime del Consiglio.

Senonché, il Governo di Roma, già allora presieduto da De Gasperi, ignorando deliberatamente i pareri del Consiglio ed accettando le pressioni di certe personalità, valdostane purtroppo, che già avevano preparato la pastetta e più precisamente il connubio elettorale, imponeva alla Valle il sistema maggioritario.

Energiche proteste abbiamo sollevato allora contro questa imposizione governativa, che riduceva la nostra Valle all'importanza dei Comuni al di sotto dei 10.000 abitanti, perché solo nelle elezioni amministrative in detti Comuni si usa oggi il sistema maggioritario.

Vane sono state le nostre proteste; la maggioranza del Consiglio ha piegato la testa alle imposizioni di De Gasperi e la Valle ha subìto un inqualificabile sopruso governativo.

Questo sistema elettorale, antidemocratico ed assurdo, portava alle conseguenze che si potevano prevedere: un Consiglio regionale che non rappresenta la volontà della popolazione, la Valle governata da una minoranza. Le cifre lo dimostrano.

Con 17.000 voti, corrispondenti al 44,1% di voti validi, una lista, che avrebbe dovuto avere 16 consiglieri eletti, ne ottiene 28, cioè con il 44,1% di voti ottiene l'80% dei seggi.

La seconda lista, con 12.000 voti, corrispondenti al 32,6% di voti, che avrebbe dovuto avere 12 consiglieri eletti, ne ottiene 7.

Le altre due liste con 6.000 e 2.000 voti, rispettivamente il 16,7% ed il 7,5% di voti, e con diritto a 6 ed 1 consiglieri eletti, vengono totalmente escluse dal Consiglio.

Riassumendo: con questo sistema elettorale, il 44,1 % di voti ha diritto a 28 consiglieri, cioè i 4/5; il 55,9% di voti ha diritto a 7 consiglieri, cioè 1/5.

Questa è la vostra democrazia. La democrazia che avete imposto alla Valle d'Aosta.

Così, voi rappresentanti auto-nominati di una minoranza etnica, - che grazie alla lotta ed al sangue dei migliori figli della nostra Valle, non grazie a voi certamente, ha ottenuto il suo riconoscimento e la sua autonomia, - avete escluso dal governo, che deve amministrare questo piccolo popolo, le varie rappresentanze di questo popolo stesso che, se prese singolarmente, sono delle minoranze, ma, sommate, rappresentano il 55% degli elettori.

Da sedicenti tutori delle minoranze ci si poteva aspettare qualcosa di meglio.

Oggi siamo al punto del 1949, si vuole fare subire nuovamente ai valdostani una legge elettorale che darebbe ancora la possibilità ad una minoranza di darsi all'arrembaggio delle poltrone.

Ciò facendo il Governo nero dimostra di porre i valdostani ad un livello inferiore ai più arretrati villaggi del nostro meridione.

Infatti, per essi, nelle prossime elezioni, dovrebbe valere, secondo gli attuali governanti, la legge truffa che si sta discutendo alle Camere, legge che, pur rubando una novantina di seggi, pretende almeno per gli autori del furto il 50 e uno per cento dei voti.

Per i valdostani, ci si potrà appropriare dei quattro quinti dei seggi col solo 44 per cento dei voti ed anche con meno.

Ma, perché solo la Valle d'Aosta dovrà subire questa umiliante imposizione, mentre per le altre tre Regioni autonome - Sicilia, Sardegna, Trentino-Alto Adige - si adotta la proporzionale pura?

Se può anche non eccessivamente stupire questa presa di posizione da parte dell'attuale Governo, non è certamente ammissibile che degli Amministratori della Valle approvino questo sistema elettorale ruba-seggi.

Salvo che le stesse preoccupazioni, che guastano le placide digestioni dei parlamentari di De Gasperi, non turbino i sonni dei loro consoci del Governo regionale valdostano.

Ma, noi vi chiediamo, per quattro anni avete fatto quello che avete voluto, avete completamente ignorato i pareri della ridottissima opposizione (28 contro 7), vi siete comportati come coloro che affermano "il padrone sono me", la ".palude" ha sempre funzionato da servile macchina a votare, avete favorito "le clientele" nelle assunzioni, avete anche tentato di "liquidare" un dipendente non della "ghenga", ma il colpo è andato a male e con i soldi dei contribuenti valdostani vi è costato circa un milione di lire.

Avete ignorato il Consiglio, convocandolo dopo 5 mesi; vi siete rifiutati di presentare i titoli giustificativi delle spese ai revisori dei conti; le lettere che si indirizzarono agli Assessori, per richieste di informazioni, dopo otto mesi aspettano ancora la risposta.

Avete accumulato tre miliardi di residui passivi, avete amministrato circa dieci miliardi in 4 anni (vedi bilanci preventivi), di cui una parte li avete destinati ai clans da voi preferiti, ai preti ed ai ricchi, qualche briciola anche ai poveretti, vedi, ad esempio, i sussidi per assistenza (a proposito, ed i famosi libretti?); avete comandato, come degli assolutisti, e favorito le clientele per quattro lunghi anni.

Ecco le ragioni per cui temete di sottostare al giudizio degli elettori che avete imbrogliato e che vorreste continuare ad imbrogliare con questo sistema elettorale.

Perché dovete ancora ricorrere ad un sistema elettorale che falsa il voto dell'elettore e che permette la costituzione di un Consiglio regionale dominato da un partito, magari in concubinaggio, che rappresenta la minoranza della popolazione e che occupa l'80% dei seggi con il 44% dei voti?

Da un giornale locale e, precisamente, dal "Pays d'Aoste", che rappresenta il partito della D.C., vi leggo un articolo:

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"PAYS D'AOSTE - 1er novembre 1952 n. 1134

LA REFORME DU SYSTEME ELECTORAL"

Omissis

"Depuis longtemps nous nous demandons si l'égalité de valeur attribuée au vote d'un illettré, tout comme à celui d'un journaliste, d'un politicien est marquée au coin de la sagesse politique, administrative?

Quoi, le vote d'un berger de la Maremme, qui ne sait pas compter jusqu'à cent, qui ne connait pas les lettres de l'alphabet, a, chez nous, la valeur du vote du Président de la République Einaudi, du Président du Conseil De Gasperi?

Est-ce raisonnable?".

Omissis

"C'est donc le suffrage universel qui est défectueux. Faut-il l'abolir? Non! car il est bon de former le peuple à la vie publique, à le rendre capable de juger sainement dans un referendum. Que faire donc? Il faut graduer le vote, c'est-à-dire accorder un vote aux illettrés, aux incapables qui ne savent que tirer un trait sur le signe; accorder deux votes à ceux qui ont fait les cours élémentaires; trois votes à ceux qui ont conquis un titre; quatre à ceux qui ont rempli des charges publiques importantes et ainsi de suite, si l'on croit de graduer encore davantage le vote.

Telle est la réforme qu'il faut introduire pour ne pas exposer le pays à des surprises redoutables, à la possibilité d'une ruine".

Omissis

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Se questo modo di interpretare la democrazia è proprio dei democristiani, di cui questo giornale è il portavoce e non ce ne stupiamo, mi è difficile pensare che i Consiglieri dell'Union si vogliano affiancare in questa azione con i nemici delle libertà democratiche, con coloro che stanno tentando di affossare l'autonomia.

Perché, in questo caso, ne condividereste la responsabilità non solo di fronte agli elettori, ma nei confronti dei valdostani tutti, che un domani vi chiederanno conto del vostro operato.

VUILLERMOZ - Ho sentito parlare finora di legge trucco e di non so quali aspirazioni di cadreghino; ma a titolo personale, come sindacalista, tengo a precisare che secondo i luoghi e le circostanze si tende a modificare o manipolare nuovi sistemi di leggi elettorali, secondo il tornaconto di una corrente più che di un'altra, ammantando tali sistemi con la tanto vituperata parola di democrazia.

Ora vorrei chiedere: come nelle officine, dove diamo il meglio delle nostre forze fisiche e intellettuali, va bene il sistema maggioritario, non vedo il perché tale sistema non possa essere applicato nelle tenzoni politiche e amministrative.

Se non erro, Napoleone disse che ogni soldato portava il bastone da maresciallo nel suo sacco, volendo con questo sancire il principio odierno che un candidato, da qualunque ceto provenga, può amministrare secondo giustizia e onestà per il bene della collettività tutta e per la continuazione, non rinascita, operosa e prospera della nostra bella e amata Valle, alla quale ho dato il contributo come partigiano, sacrificando casa, famiglia e tutto quanto vi era di più nobile e bello per un ideale di libertà in senso assoluto, che deve continuare per la forza che ci proviene dai nostri caduti.

MARCHESE - Solo due parole: vorrei sapere come fa il Consigliere Manganoni a dire che il "Pays d'Aoste" è l'organo della Democrazia Cristiana. Lo sa lui, io non lo so.

Si è parlato di due leggi: proporzionale pura e maggioritaria; ora mi domando se sono state sentite un po' le aspirazioni degli elettori, in quanto vi sono anche altre aspirazioni in Valle d'Aosta: vi è, cioè, anche la legge proporzionale con l'apparentamento più largo possibile, onde portare al Consiglio la rappresentanza di tutti i partiti.

Desidererei che venisse esaminata anche questa possibilità di una legge proporzionale con l'apparentamento più largo possibile, di modo che si portino in Consiglio tutti i rappresentanti di qualsiasi idea e di qualsiasi partito.

BIONAZ - In tutte le discussioni di leggi elettorali i pareri, naturalmente, sono diversi.

Ho sentito parlare qui di legge antidemocratica (legge antidemocratica secondo il parere di qualcuno), ma bisogna vedere il punto di vista secondo il quale si giudica.

Nelle varie discussioni avvenute in passato per la legge elettorale, ho sempre sostenuto che, per la Valle d'Aosta, la migliore è la maggioritaria.

In Valle ci conosciamo quasi tutti e il voler costringere l'elettore a votare per una sola lista non è giusto; in campo nazionale forse non abbiamo la possibilità di conoscere i candidati, ma qui, in sede regionale, deve essere possibile votare due candidati che siano anche su liste diverse.

Per esempio, con il sistema proporzionale, chi vuole votare per il Sig. Manganoni e il Dr. Berthet non può farlo; chi vuole votare per il Geom. Arbaney e l'Avv. Caveri non può farlo e deve, talora, sacrificare anche le proprie idee politiche.

Perciò riteniamo - per questo motivo specifico soprattutto - preferibile per la Valle d'Aosta il sistema maggioritario, che fu votato a grande maggioranza nel 1946.

Nel 1948 si era escogitato un sistema elettorale misto del tutto nuovo, proposto dal Consigliere Thomasset, in cui si prevedeva, per le votazioni, la possibilità di scegliere i candidati, sulle varie liste, ma per gli scrutini si adottava il sistema proporzionale.

Ora, questo sistema - nuovo certamente - non fu, però, approvato dal Ministero. Io pure ero favorevole a questo sistema, perché consentiva la scelta dell'elettore e la ripartizione proporzionale dei seggi.

Ma ripetere oggi un tentativo per un sistema simile, sapendo di non poterlo far approvare, - per me -, è superfluo.

Per una Regione piccola, come la nostra, proporre un sistema elettorale che è completamente nuovo, si corre il rischio che non sia accettato.

Il Consigliere Manganoni ha fatto accenno al "Pays d'Aoste" leggendo il parere di chi ha scritto l'articolo in questione.

Come ha detto il Consigliere Marchese, il "Pays d'Aoste" non è l'organo del partito e non ha affatto impegnato il partito. In democrazia tutti sono liberi di esprimere il proprio pensiero, il proprio sentimento (- per fortuna che c'è la democrazia -) e quel giornale ha pubblicato le idee di quella persona che ha scritto l'articolo. Ci sarà chi lo segue e chi no, ma è qui il bello della democrazia.

Non starò a ripetere tutti gli altri argomenti a cui sì è accennato, ma ritengo che, per la Valle d'Aosta, il sistema elettorale migliore sia quello che consente all'elettore di scegliere le persone, cioè il sistema maggioritario.

È vero che il sistema maggioritario non rispetta la proporzione nell'assegnazione dei seggi, ma ciò entra nel gioco della legge; forse molti elettori hanno votato e desiderano votare per la lista, invece di scegliere gli elementi; noi diamo, con questa legge, la possibilità all'elettore di scegliere chi vuole. Se qualche elettore preferisce, poi, votare per tutta la lista, invece di votare per le varie persone, è nel suo diritto di fare ciò. Per questa considerazione io sono favorevole a che venga approvato il sistema maggioritario.

CUAZ - Io vorrei soltanto ricordare che, se la Sicilia e l'Alto Adige hanno votato col sistema proporzionale, non è detto che tutto proceda proprio bene.

In Sicilia, ad esempio, le decisioni importanti le prende, praticamente, un partito minore, cioè il M.S.I., che gioca - per i voti di maggioranza - fra i due partiti con maggiore rappresentanza, e per me questa non è politica.

Quindi, il sistema proporzionale pregiudica i diritti della Regione; è molto meglio un sistema maggioritario, per non portare in Consiglio degli individui che non fanno altro che battersi, di modo che l'amministrazione ne scapita.

BREAN - Sono contrario alla proporzionale, per i seguenti motivi:

l) È un sistema che molto difficilmente consente di raggiungere la maggioranza e quindi molto facilmente rende precaria, instabile e discontinua l'amministrazione.

2) Conferisce all'elettore la sola possibilità di scelta tra liste bloccate e preordinate rigidamente, mentre il maggioritario consente libertà di scegliere i candidati nelle varie liste.

3) L'instabilità dell'amministrazione e della maggioranza finisce per corrodere il sistema democratico, come si è visto nel 1922, e potrebbe minare la stessa autonomia ed esserle fatale.

Per tali ragioni, voterò il sistema maggioritario che, tra l'altro, garantisce più facilmente la vittoria a elementi sicuri autonomisti.

Per me, unionista, lo Statuto regionale rappresenta una conquista che va difesa perché rimanga tale nei secoli, cosa che dubito rappresenti per coloro che vedono l'autonomia come un privilegio per la Valle d'Aosta ed affermano che i valdostani devono renderne grazie ai contribuenti italiani che, da Pont St. Martin a Villa S. Giovanni, pagano per mantenere questo loro privilegio; come dubito rappresenti una conquista da difendere e mantenere per l'ideologia comunista, per la quale ho la ferma convinzione che lo Statuto regionale rappresenta solo una delle vie che va difesa, in quanto permette l'accesso a quei monumenti di democrazia che sono le costituzioni di tipo progressivo, le quali non mi risulta prevedano l'istituzione di autonomie tipo la nostra.

MANGANONI - Io sono veramente stupito che sempre si facciano allusioni al sistema proporzionale: sia ben chiaro che l'ordine del giorno Vacher parlava del sistema misto Thomasset; perché, se no, scantoniamo e trattiamo di una legge, la proporzionale, che oggi non è stata proposta.

Prendo atto della precisazione che il "Pays d'Aoste" non è l'organo della Democrazia Cristiana; siccome questo giornale fa lodi sperticate alla D.C., credevo che fosse il suo organo; ho sbagliato.

Col sistema Thomasset gli elettori scelgono nelle liste i candidati che vogliono; solo nel conteggio e assegnazione dei seggi, e non nelle votazioni, permette la rappresentanza di tutti i partiti.

Si dice che in Sicilia c'è il M.S.I.; questo mi stupisce, perché in Valle d'Aosta non lo temiamo; ce n'è, infatti, solo una sparuta rappresentanza.

Portare in Consiglio dei blocchi (- non ce ne sono forse oggi?-) è giusto; io penso che, piuttosto che averne uno solo, se ce ne fossero due o tre sarebbe meglio; un blocco solo vuole dire dittatura.

CAVERI - Presidente della Giunta - Prendiamo atto (si dia atto a verbale di questo).

MANGANONI - Senz'altro. - Se vi fossero più blocchi forse sarebbe meglio per difendere lo Statuto della Valle; non mi associo a quanto detto che il sistema maggioritario sia più favorevole alla difesa della autonomia e alla sua durata nei secoli - come auguro.

Non credo, però, che ciò possa avvenire grazie al sistema maggioritario.

Non volevo fare della polemica, ma oggi si è parlato dello Statuto come un ponte per raggiungere il fine.

Qui non è il posto per polemizzare, ma se ne è accennato e mi permetto di rispondere: è molto azzardata questa affermazione, perché gli autonomisti - e questo ci fa piacere - non ci sono solo in Valle d'Aosta, ma un po' dappertutto.

Se è vero che in Svizzera abbiamo quattro o cinque stati confederati, altrettanto può dirsi per altri paesi e, precisamente, quegli altri Paesi cui alludeva un collega che mi ha preceduto.

Vorrei citarne un solo, per esempio: in Ungheria vi è una frazione composta da quaranta famiglie che parlano slavo; ebbene, per queste quaranta famiglie è stata istituita una scuola in lingua slava: i loro costumi sono stati rispettati e le loro tradizioni anche.

È un invito che vi faccio: se vi recaste qualche volta da quelle parti, a vedere un po', ciò vi convincerebbe che le mie affermazioni non sono campate in aria.

In Russia, poi, in molte repubbliche confederate sono stati creati degli alfabeti nuovi per le lingue di certe minoranze che fino ad allora non avevano un alfabeto scritto; quindi, penso che non si possano accusare questi Paesi di essere nemici dell'autonomia.

BREAN - Mi auguro di convincermi del contrario, quando potrò rendermi conto personalmente di quanto dice il Consigliere Manganoni.

CAVERI - Presidente della Giunta - Se vi è una cosa di cui ci possiamo compiacere è il tono di dignità col quale procede questa discussione; preferiamo non fare confronti.

Volevo dire ancora qualche cosa e non vorrei raccogliere gli spunti polemici che ci sono stati.

Sarebbe augurabile che, per un senso di dignità personale e un senso di stima verso il Consiglio, si smettesse una buona volta di usare una frase e, cioè, di dire che il tale e il tal'altro sistema serve o non serve per arrivare ad occupare le poltrone.

Perché, se anche noi dovessimo parlare con brutale franchezza, dovremmo dire, non solo per quelli che sono qui dentro, ma anche per quelli di fuori, che vi sono due categorie: quelli che intendono conservare la poltrona e quelli che intendono conquistarla.

Evidentemente bisogna sperare che se qualcuno, qui o fuori, fa della politica, non sia per conquistare né per conservare delle poltrone, ma per finalità e scopi ben più alti.

Per conto mio posso affermare, senza falsa modestia, di essermi battuto per l'autonomia fin dal 1927, quando questa attività poteva far guadagnare ai membri della "Jeune Vallée d'Aoste" una poltrona in qualche tribunale speciale o una villeggiatura in qualche isola.

Risponderò a qualche spunto polemico: si è detto che i ventotto Consiglieri della maggioranza hanno ubbidito disciplinatamente agli ordini dei loro capi.

Basta leggere i verbali delle sedute del Consiglio per vedere quante volte i nostri Consiglieri hanno votato favorevolmente alle proposte della minoranza e contrariamente alle proposte del Presidente o degli altri membri della Giunta.

Se si dovesse fare una statistica si vedrebbe che ci sono dei Consiglieri che hanno votato di più per le proposte della minoranza che per le altre. Quindi, se vi è un posto dove non esiste la "palude" è proprio in questo Consiglio.

Si dice: questa legge è stata preparata ad arte, grazie allo zampino, ecc. ecc.; si cita l'articolo 6 e si fa una specie di sforzo esegetico per dimostrare che si è voluto portare il numero dei Consiglieri da ventotto a trentacinque per chissà quali ragioni: dichiaro che, personalmente, sono contrario alla formulazione degli articoli 6 e 7 dell'attuale schema di legge e che sono contrario al numero di trentacinque.

Ad ogni modo, è dimostrato che in questa Consiglio non vi sono i "fedelissimi" ed è dimostrato che ciascuno pensa e vota con la propria testa.

Non sarà dopo 45 giorni di discussione al Parlamento italiano che sarà necessario fare ora al Consiglio regionale della Valle d'Aosta una disputa scolastica e tecnica sui pregi e sui difetti di una legge elettorale.

È chiaro che ogni legge elettorale ha i suoi pregi e i suoi difetti e che un sistema perfetto non è ancora stato inventato. Forse Platone l'aveva trovato nella sua Repubblica, Campanella ed altri (cita altri filosofi).

Ma oggi, purtroppo, non si sa dove stia di casa il sistema elettorale perfetto.

C'è una cosa fondamentale che dovrebbe essere detta, e cioè, che poco importa un sistema elettorale o l'altro; quello che importa è che possa continuare a vivere questa nostra fragile democrazia che è minacciata da tutte le parti.

Una volta un francese aveva detto "pas d'ennemis à droite, pas d'ennemis à gauche". La verità è questa: in Italia, attualmente, la democrazia è minacciata da tutte le parti. Vi è, però, in Italia, una corrente democratica e poco importa se è divisa in quattro o cinque partiti. Comunque, in Italia, vi è oggi una corrente democratica che si divide in quattro o cinque partiti e questa è la dimostrazione che la democrazia vuol dire libertà.

Vi sono, poi, due correnti totalitarie, una di sinistra e una di destra: queste due correnti totalitarie (- e questo lo affermo molto tranquillamente, perché non ho paura di dispiacere a nessuno e perché è mia abitudine di parlare chiaro, secondo il vangelo di S. Giovanni - "io ho parlato sempre apertamente" -) non hanno diritto di parlare di democrazia, perché quando hanno potuto imporsi, in una Regione o in uno Stato, hanno soppresso sia la libertà, sia la democrazia, due cose che si identificano - nelle elezioni - in una sola e, cioè, nella facoltà di scelta.

Come ha detto il Consigliere Dayné, la democrazia sarebbe una cosa molto recente se dovesse identificarsi con il sistema proporzionale, e cioè nell'impossibilità di scelta.

La democrazia si identifica nella possibilità di scegliere, di cambiare, nella possibilità di una alternativa, cioè di andare al potere e al governo con libere e democratiche elezioni, secondo la scelta degli elettori.

Se viene a mancare questa possibilità, non si può più parlare di libertà.

Durante i vent'anni di fascismo, vi era in Italia una alternativa, ve ne era una sola: o vestire la camicia nera e il fez o ritirarsi in un angolo, come ha fatto una esigua minoranza, una ben esigua minoranza.

E la vera democrazia non esiste nemmeno in altri paesi totalitari (dove sappiamo che non esiste); su questo credo non vi sia granché' da aggiungere.

Noi vediamo che vi è una tendenza, manifestatasi in Francia al tempo dei giacobini, una tendenza che aveva una concezione matematica della democrazia e delle libertà.

Vi è stato un deputato di una delle vecchie assemblee della Rivoluzione Francese, il quale aveva proposto di sopprimere le storiche regioni della Francia e di dividere la Francia in una specie di reticolato, di dipartimenti, che dovevano essere dei quadrati, dal punto di vista geometrico; ognuno dei lati doveva avere una determinata lunghezza, ecc. ecc.

E questo è stato fatto, sollevando lo sdegno e lo stupore di quello scrittore inglese che, visitando la Francia in quel tempo, disse: "On a écartelé la France".

Con questo non ditemi che sono contrario alle conquiste della Rivoluzione francese; ma certamente la Rivoluzione francese, fra tutti i meriti che ha avuto; ha avuto anche il grave torto di aver creato, nel continente europeo, attraverso anche il suo discepolo Napoleone, il tipo dello Stato centralizzato.

E di là sono derivate molte disgrazie, perché il legislatore italiano ha creduto bene, subito dopo il Risorgimento, di dover copiare dal sistema francese, e di là sono derivate molte sventure per la nostra Valle.

Dicevo che i giacobini avevano una concezione matematica della democrazia; oggi ci sono molte persone che dicono di avere delle concezioni matematiche della democrazia. Affermo che questi giacobini moderni non sono democratici. perché sono totalitari.

Parlano di voti eguali.

Il voto, in diritto, deve essere eguale e deve essere eguale sia con il sistema maggioritario, sia con il sistema proporzionale, sia con il sistema dell'apparentamento, di cui parlava Marchese, sia, infine, col sistema Thomasset.

Con tutti i vari sistemi elettorali il voto, in diritto, è sempre eguale, mentre in linea di fatto non lo è mai.

Nel Consiglio comunale di Aosta vi sono due Consiglieri del M.S.I., che hanno ottenuto solo 700 voti; mi sapete dire dove è l'eguaglianza del voto in questo caso? Neanche in questo caso vi è eguaglianza del voto.

Con molta sincerità, un momento fa, il Consigliere Dayné ha detto una verità e, cioè, che ogni partito studia e sostiene il sistema elettorale che crede gli convenga di più. Infatti, il partito comunista, per l'elezione del primo Senato della Repubblica aveva, a suo tempo, proposto il sistema del collegio uninominale e i democratici cristiani erano per la proporzionale pura.

Mi sapete dire dove è la eguaglianza del voto, quando un Deputato, perché ha avuto 50.001 voto, ottiene il seggio e gli altri no?

E allora, lasciamo stare il "marchio della vergogna", che la gentile Signora Ronc - la quale è una bravissima donna - ha voluto infliggerci; lasciamo stare "l'eroismo dei Consiglieri della minoranza", con i quali, dopo sette anni di lavoro in comune, abbiamo anche, e non soltanto per questo, dell'amicizia.

Il Consigliere Cuaz ha detto una cosa molto giusta e, cioè, che il sistema dell'autonomia stabilisce un contatto intimo fra amministrati ed amministratori.

Tutta questa questione della legge elettorale dovrebbe essere vista alla luce dei principi e degli interessi particolari dell'autonomia; questo non si dovrebbe perdere di vista.

Un momento fa, il Consigliere Manganoni ha detto al Consigliere Dayné che è molto pericoloso dire che in Valle d'Aosta ci sono degli anti-autonomisti, perché la grande maggioranza è autonomista. Questo è vero e sono perfettamente d'accordo su questo, perché il 95% della popolazione è autonomista. Ciò non toglie che ci siano dei microbi in circolazione (- e anche questo è prova di democrazia: non c'è alla Tour du Baillage un parco riservato agli anti-autonomisti -).

Di anti-autonomisti ce ne sono, eppure sono tutti liberi, perché esiste la democrazia e molti che, nel passato abbiamo chiamato "traîtres" dell'autonomia, hanno continuato a vivere e non hanno trovato certe sanzioni che esistono in certi altri luoghi.

Se si facesse un referendum in Valle d'Aosta, per conoscere se sia preferito il sistema dell'autonomia o il sistema vecchio dello Stato centralizzato, il referendum dimostrerebbe che il 95% è favorevole all'autonomia.

Tutto deve essere visto in funzione degli interessi particolari dell'autonomia e il Consigliere Dayné - (non dico questo perché il Consigliere Dayné appartiene al Movimento dell'U.V.) - ha affermato una cosa molto esatta, quando ha detto che il sistema elettorale deve essere studiato in relazione alle particolari necessità dell'autonomia e alle condizioni della Valle d'Aosta.

Il Consigliere Manganoni ha parlato dei non valdostani. Su questo argomento si sono dette molte cose inesatte. È vero ciò che ha detto Manganoni: che, se ci sono pochissimi valdostani non autonomisti, ci sono anche dei non valdostani che sono favorevoli all'autonomia.

Perché non dovrebbero essere favorevoli all'autonomia?

Qualche giorno fa, per un'ora di seguito, ho firmato dei contratti di appalto, che portavano somme di 5, 10, 20, 40 milioni, che vanno tutti a finire nelle casse delle Imprese; ora quasi tutte queste imprese sono dirette o sono di proprietà di non valdostani, i quali godono dei benefici dell'autonomia.

Quindi, coloro che hanno parlato di razzismo, evidentemente erano in vena di raccontare barzellette. Perché è sorta la parola razzismo in Valle d'Aosta?

C'è una ragione: quando c'erano gli americani in Valle d'Aosta, proprio allora, un gruppo sparuto che lavorava contro l'autonomia deliberatamente ha messo in giro questa voce, perché sapeva che questo avrebbe urtato la mentalità degli inglesi e degli americani e, così, sperava di rappresentare i valdostani come antiliberali e antidemocratici; ma, al contrario, i valdostani, che sono amanti della libertà per conto loro, la riconoscono anche per gli altri.

Anche in questo Consiglio vi sono dei non valdostani; questa è una prova della concezione liberale - diciamo liberale in senso generico e buono - dei valdostani.

D'altra parte, se guardiamo l'elenco dei nostri impiegati, vediamo che alti funzionari, in genere, dell'Amministrazione regionale non sono valdostani; quindi, tutta la polemica sul razzismo è stata fatta in assoluta malafede, oppure ignorando le questioni della Valle d'Aosta.

Il Consigliere Manganoni ha detto un'altra cosa, cioè che il sistema maggioritario è perfido e nefasto, perché quel tale 45% che c'è stato nel 1949 è rappresentato dalla tale percentuale in Consiglio, mentre la percentuale di voti del 55% ha una percentuale ben diversa in Consiglio.

Io rispondo che questo preteso 55% è molto eterogeneo. Mi ricordo che, quando facevo la terza elementare ed ero alle prese con i primi elementi della matematica, la maestra mi diceva: "fai attenzione, non si possono sommare i fagioli con le mele e le pere"; per la stessa ragione non si possono addizionare i voti del gruppo socialcomunista con quelli della "bandiera" o del "campanile", perché non vi è alcun legame fra questi tre settori.

Quindi, il sistema proporzionale non si identifica con il sistema di superiore democrazia.

Non è vero, poi, che il sistema maggioritario corrisponda ad una democrazia vecchia ed arretrata, perché, come diceva il Consigliere Dayné, le più vecchie democrazie sono appunto basate sul sistema maggioritario.

Richiamo un altro spunto polemico: si è voluto dire che nelle assunzioni degli impiegati si prendono in considerazione elementi di determinati clan; non cito i nomi delle persone, qui all'Amministrazione regionale, che sono "notoriamente avverse o alla D.C. o all'U.V. ed anche che non sono autonomisti.

Si è voluto accennare a quel tale impiegato che era stato licenziato: è vero, noi l'abbiamo licenziato; ma che cosa aveva fatto questo impiegato? Era complice di una azione di violazione del segreto d'ufficio.

Voglio chiedere a voi: se un impiegato di banca dicesse, in un caffè o in un altro luogo pubblico, a quanto ammonta il mutuo concesso ad un industriale o ad un commerciante, cosa succederebbe? Verrebbe immediatamente licenziato.

Per questo noi abbiamo licenziato quel tale impiegato e, siccome siamo in clima democratico e ci sono delle guarentigie, egli ha ricorso e gli è andata bene; e noi siamo contenti di questo.

Però, se questo impiegato non si fosse trovato in un paese di questa longitudine ovest, ma nella longitudine est, e avesse violato il segreto professionale, cosa sarebbe successo? Lascio ad altri la risposta.

Mi faccio sempre dei grandi proponimenti di essere impassibile, di non lasciarmi sorprendere dal mio carattere e di non raccogliere gli spunti polemici; tuttavia, talora ne raccolgo; ad ogni modo ne faccio ammenda e chiedo scusa se posso aver ferito qualcuno; comunque, ciò che ho detto l'ho detto con tutta serenità.

In sostanza, il Consiglio, nella scelta di un sistema elettorale, deve preoccuparsi di rimanere fedele al principio di difesa dell'autonomia. Non è un mistero per nessuno che mai, come oggi, le autonomie regionali sono minacciate. D'altra parte, non è la storia di questi ultimi mesi o di queste ultime settimane, perché è una lotta che risale molto più in alto nel tempo e si estende nel mondo, molto al di là del cerchio delle nostre montagne. Infatti, già nei tempi antichi c'era la lotta tra le due concezioni: la "polis" greca e la concezione dell'impero romano che doveva dominare i popoli, i quali avevano solo la soddisfazione di fornire milizie per le guerre e di pagare pesanti tributi.

Anche oggi, nel mondo moderno vi è questa lotta tra queste due concezioni, per quanto riguarda l'ordinamento dello Stato.

Non ci dobbiamo. quindi, stupire che ci siano oggi nemici del principio dell'autonomia, perché l'autonomia significa democrazia e lo vediamo nei paesi come la Sicilia, la Sardegna, la Valle d'Aosta e l'Alto-Adige.

In altre regioni, vi sono oggi dei nostalgici di ogni specie e, quindi, anche i nostalgici del sistema centralizzato, che da essi viene considerato come un monumento di sapienza giuridica e di sapienza politica; ma chi ha occasione di girare per i vari Ministeri vede a che cosa porta questo vecchio sistema.

Vediamo quel povero "travet" che deve telefonare continuamente al Ministro, a questo o a quel Senatore o Deputato, agli uni e agli altri che vogliono sapere a che punto si trova la pratica per l'acqua potabile di un qualsiasi anche piccolo Comune d'Italia; questo povero diavolo ha davanti a sé un enorme registro e deve continuamente sfogliarlo, ecc. ecc.; così viene amministrato in questo momento lo Stato centralizzato, questa è la sapienza politica e giuridica che i nostri padri del Risorgimento ci hanno lasciato in retaggio.

Noi dobbiamo difendere l'autonomia dagli attacchi, da qualunque parte vengano e, quindi, dobbiamo associarci a quanto detto dal Consigliere Dayné e da altri, un momento fa, per la scelta del sistema elettorale. Noi dobbiamo dunque scegliere il sistema elettorale che ci dà la possibilità di meglio difendere la nostra libertà e il nostro Statuto regionale.

BONDAZ - Presidente - Se non c'è più nessuno che voglia intervenire nella discussione generale, dò la possibilità ai Consiglieri di fare le dichiarazioni di voto.

MANGANONI - Avevo preso molte note sugli appunti fatti, ma mi limito a qualcuno degli accenni fatti dal Presidente alla libertà e alla democrazia, minacciate da destra e da sinistra.

Tutto questo non significa che si dia a queste parole il giusto valore. Se libertà e democrazia vogliono dire appoggiare l'attuale sistema sociale, che permette che certe persone spendano milioni al giorno - anche 40 milioni - per vestire una certa amica che deve partecipare ad un ballo, mentre, nello stesso paese, vi sono bambini senza pane; ebbene, se questa è la libertà che si vuole difendere, noi non lo facciamo, perché questo sistema non è da noi tollerato; noi siamo contrari a questa libertà e a questa ingiustizia sociale.

Circa le minacce fatte all'autonomia, di cui ha parlato il Presidente della Giunta, dico che noi ci associamo nella difesa dell'autonomia.

Però non concordiamo quando ci dice di approvare quanto detto anche dal Consigliere Dayné e, cioè, che per difendere l'autonomia bisogna approvare il sistema maggioritario.

Perché il sistema maggioritario non assicura certamente la giusta rappresentanza dei Consiglieri; questo l'abbiamo esposto chiaramente.

Quindi, per le ragioni che abbiamo esposto, noi ci opponiamo alla legge maggioritaria e ci batteremo contro questo disegno di legge governativo.

CAVERI - Presidente della Giunta - Volevo dire ancora solo due parole.

Quando si parla di libertà e di democrazia, cioè della possibilità di un'alternativa al potere e si vuole identificare questo col sistema sociale ed economico attuale, non si dice una cosa esatta; perché ci sono anche coloro che desiderano un sistema economico, diciamo, moderno. Questo, in clima di democrazia, è permesso, ma non tutti sono difensori della libertà e della democrazia.

Per conto mio voglio dire una cosa: in questo momento il paese della democrazia e del socialismo è l'Inghilterra, che ha saputo mettersi sulla via delle più decise riforme sociali e che ha oggi le leggi sociali le più progredite. Quindi, non bisogna identificare i sostenitori della libertà e della democrazia con i codini e con i reazionari; tale affermazione non può essere esatta.

MANGANONI - Il socialismo inglese, che opprime milioni di coloniali, che sta bruciando i paesi e scacciando tanta gente, è ben uno strano socialismo.

BONDAZ - Presidente - Vi sono dichiarazioni di voto?

MARCHESE - Sicuro interprete di un largo strato degli elettori, voto contrario alla legge maggioritaria, perché credo che per la nostra Valle il miglior sistema sia la proporzionale col più largo apparentamento.

BONDAZ - Presidente - Altre dichiarazioni di voto?

NICCO Giulio - Noi l'abbiamo già fatta: ci dichiariamo contrari per le ragioni già esposte.

BONDAZ - Presidente - Allora, metto ai voti il passaggio ai singoli articoli.

NICCO Giulio - Vi sono le dichiarazioni da fare.

BONDAZ - Presidente - Ve l'ho chiesto: se io parlo di passaggio della discussione ai singoli articoli, vuol dire che è finita la discussione generale e, quindi, metto ai voti il passaggio della discussione ai singoli articoli.

NICCO Giulio - Allora noi diciamo che siamo contrari alla legge che ci è stata proposta.

Però, bisognerebbe porre ai voti prima se approviamo questa legge nella sua sostanza; dopo, diremo se siamo, o no, contrari alla discussione degli articoli.

BONDAZ - Presidente - Quando si mette a votazione il passaggio alla discussione dei singoli articoli, è il momento di dichiarare se si è contrari o no alla legge.

BIONAZ - Assessore - Non si dovrebbe mettere prima ai voti l'approvazione, in linea generale, di questa legge? Forse rimarrebbe più chiaro.

Il Presidente, Avv. Dr. BONDAZ, precisa che, ultimata la discussione di carattere generale sul disegno di legge ministeriale, il Consiglio deve votare per approvare il passaggio alla discussione dei singoli articoli del predetto disegno di legge, prima di iniziare l'esame degli articoli stessi.

Invita, quindi, il Consiglio a votare per alzata di mano e precisa che il voto favorevole va inteso come approvazione del principio informatore del disegno di legge stesso.

Procedutosi alla votazione per alzata di mano, il Presidente, Avv. Dr. Bondaz, accerta e comunica il seguente risultato:

- Consiglieri presenti n. 28 (ventotto);

- Consiglieri astenutisi dalla votazione n. 1 (uno);

- Consiglieri votanti n. 27 (ventisette);

- Consiglieri favorevoli alla approvazione n. 22 (ventidue);

- Consiglieri contrari all'approvazione n. 5 (cinque).

Il Presidente, Avv. Dr. BONDAZ, dichiara che il Consiglio, a maggioranza di voti, ha approvato il passaggio alla discussione dei singoli articoli del disegno di legge ministeriale recante norme per le elezioni del Consiglio regionale della Valle d'Aosta.

IL CONSIGLIO

prende atto.

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Si dà atto che l'adunanza viene sospesa alle ore dodici e minuti trenta e rinviata alle ore quindici.

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