Oggetto del Consiglio n. 225 del 29 luglio 1972 - Resoconto
OGGETTO N. 225/72 - Sottoscrizione di capitale azionario della Società Funivie di Champoluc.
Milanesio (P.S.I.) - Anche qui tutto è ampiamente illustrato negli allegati. Abbiamo anche messo copia del bilancio, situazione patrimoniale a tutto il 30 maggio 1972, con il conto profitti e perdite... fare un aumento modesto di dieci milioni, pari al trentatré per cento del capitale che verrà aumentato; cioè, manteniamo pro quota la nostra partecipazione.
Manganoni (P.C.I.) - Io voglio porre un altro interrogativo all'Assessore, che si riferisce sempre a tutti, a tutte queste delibere.
Qui alla Regione, la Regione interviene in modo pesante finanziariamente per tutti gli impianti di risalita, sia come sottoscrizione di capitale, ogni anno, sia come pagamento di deficit di gestione che, mi pare, ogni anno ammonta a circa duecento milioni.
Ora, l'Assessore, io penso che forse ne sarà informato, nelle altre zone alpine, sia in Italia sia in Francia, tutti questi impianti di risalita come reggono finanziariamente?
Perché a me risulterebbe, e chiedo appunto all'Assessore se questo corrisponde al vero, che nel Trentino-Alto Adige, per fare un esempio calzante, perché è un'altra Regione autonoma, la Regione interviene con una cifra per l'impianto, e poi non interviene più.
Alla gestione, al deficit di gestione, devono fare fronte i singoli enti o associazioni o privati, che so io, della zona, che traggono vantaggio da questo impianto di risalita.
Ora, io vorrei sapere se questo corrisponde al vero e come se l'aggiustano.
Chi è che paga i deficit, se ci sono i deficit? Nel caso che non ci siano i deficit, come si spiega che là non ci sono e qui ci sono?
Qui sono centinaia e centinaia di milioni tutti gli anni, che in pochi anni fanno miliardi, ed allora, come ieri si è vista un'alzata di scudi generale, quando si trattava di quei famosi investimenti, non per riportare il discorso sulla Sirca-Davit, no, ma sembrava che si mandasse a rotoli la Regione perché si cerca di aumentare il patrimonio della Regione, perché rimaneva del patrimonio di proprietà della Regione... per dare un lavoro fisso era assicurato a duecento-duecentocinquanta dipendenti; qui, dove pagano delle cifre notevolmente superiori che gravano ogni anno sulla Regione, parlavano di duecento milioni di deficit, gestione, che come assicurazione di lavoro, beh, il numero dei dipendenti è inferiore certamente e non fisso come quello. Qui c'è lo scopo di incrementare il turismo, io questo lo capisco, ed è per questo che noi approviamo questa deliberazione; ma, comunque, mi stupiva questa diversa posizione di quei settori del Consiglio. Questa è una constatazione che sto facendo, perché qui va tutto bene, qui si possono buttare centinaia di milioni, qui tutto va bene. Invece ieri tutto andava male, si mandava in rovina l'Amministrazione regionale ma, a parte questo, pregherei l'Assessore di rispondere, appunto, al fatto come altrove vengono gestite, e chi copre il deficit se c'è il deficit e, se il deficit c'è, come mai qui c'è e là no.
Milanesio (P.S.I.) - Tanto non ci sono delle situazioni, così, direi identiche. In Francia non mi risulta che tutti gli impianti funiviari vadano bene, e siano tutti in attivo. Tutt'altro, intanto in Francia si è sviluppato il concetto della stazione integrale, cioè dove il proprietario degli impianti è anche il proprietario dei suoli, è proprietario di tutta l'attività immobiliare. Tipo l'Alpila, per intenderci. Sono state fatte, intraprese le iniziative di quel tipo; ora va da sé che un certo reddito su altre attività può compensare invece il costo di funzionamento di gestione degli impianti di risalita che, in definitiva, sono sempre esclusivamente delle infrastrutture, delle attrezzature e, in genere, gli impianti di base, soprattutto quelli pesanti, sono quasi tutti passivi. Quello che può rendere sono gli skilift, quegli impianti leggeri, quelli che hanno un uso ripetuto nella giornata. È chiaro che in Francia ci sono complessi dove vi è una parte attiva e una parte passiva; è il complesso nella sua gestione totale e qui, per esempio, in Valle d'Aosta, noi abbiamo assistito a delle iniziative singole o di gruppi finanziari che hanno messo degli impianti di risalita.
In questo momento, dei vecchi impianti di risalita l'unico attivo è quello del Cervino, cioè le funivie del Cervino. Quello del Bianco non è assolutamente attivo.
Anzi, è molto passivo e hanno già bussato alla porta della Regione, porta che per adesso è rimasta chiusa, perché altrimenti non so dove andremo a finire.
Voglio aggiungere questo, che anche nel Trentino non sono tutte rose e fiori; però, molti di questi impianti sono nati da iniziative locali. Cioè, gli stessi commercianti, albergatori del luogo, con l'appoggio delle autorità locali e, quindi, della Regione, o della Provincia a seconda dei casi, hanno costruito questi impianti, e va da sé che le spese di gestione, quando la gestione è passiva, e lo può essere almeno nei primi anni, sono sostenute dagli azionisti. Anche noi, in questo caso, facciamo la nostra parte di azionisti. Non è vero che la Regione interviene per sanare il bilancio; la Regione non è mai intervenuta per sanare il bilancio. Cioè, di fronte alla necessità di ridurre il capitale sociale, come nel caso delle funivie del piccolo San Bernardo, noi abbiamo accettato questa riduzione e poi, assieme agli azionisti privati, interveniamo per aumentarla. Altrimenti dovremmo chiudere queste funivie. Il nostro rischio non è mai stato superiore al cinquanta per cento, cioè abbiamo sempre avuto partecipazioni che oscillavano dal trenta al quaranta per cento, tranne in casi eccezionali di alcune funivie, come era prima Pila e come mi pare sia la funivia di Cogne.
Ecco, ma ci siamo sempre tenuti al di sotto di questo, proprio per consentire una gestione privatistica. A un certo punto, è vero che spendono anche i soldi della Regione, ma spendono anche i propri quattrini; quindi, questa gestione è abbastanza accurata, non è quella che spende i soldi di Pantalone.
Ora, è chiaro che il problema delle funivie è un problema che deve essere esaminato, a nostro avviso, non solo a livello regionale, ma anche a livello nazionale. In Francia, per esempio, la politica dello sviluppo dell'arco alpino francese è stato fatto dal Governo francese con finanziamenti massicci e con iniziative, direi, di avanguardia anche.
Qui, in Italia fin ad oggi il Governo nazionale non ha mai fatto nessuna politica per le Alpi, nessuna politica di sviluppo dello sport alpino o dello sport sciistico. Anche i contributi delle leggi 614 e 326 sono sempre rimasti con il contagocce, sono state ampiamente insufficienti alle richieste che si sono manifestate.
Ora, è giusto che la Regione partecipi all'attività delle società, cioè intervenendo, acquisendo una quota capitale, o è meglio che la Regione dia dei contributi a fondo perduto?
È sempre stato il solito dilemma, la solita discussione. Alcuni sostengono che la Regione, partecipando, in definitiva, acquista anche un patrimonio e, quindi, è titolare di un patrimonio; altri invece, sostengono che sarebbe meglio un contributo a fondo perduto, stabilito mediante una legge. Ora, io personalmente propendo, per quello che mi riguarda, per il contributo a fondo perduto, però, questa è una prassi che si è sempre seguita da tanti anni. Anche cambiare radicalmente un tipo di politica di interventi in questo settore diventa un po' difficile. Il tipo di intervento che è stato proposto fino a questo momento è un intervento, però, che ha dato dei risultati perché, in definitiva, certe attrezzature son sorte là dove non c'era un'alternativa alla crisi, per esempio mineraria. A La Thuile, se non ci fosse questa società, se non ci fossero questi impianti. La Thuile si sarebbe ampiamente spopolata e, comunque, non avrebbe avuto un'alternativa alla crisi del settore minerario.
Ora, questa funivia, con tutte le deficienze, con tutti gli errori di impostazione per la stazione che sono stati fatti, comunque consente un'attività economica in loco.
Lo stesso valga per Gressoney; sono tutti Centri dove, con la presenza di impianti di risalita, noi abbiamo creato la possibilità di un turismo invernale.
Senza questo non vi era turismo invernale.
È chiaro che tutto questo comporta un costo. Il caso di Valtournanche invece è già un po' più interessante, perché lì il Comune e la comunità locale hanno partecipato massicciamente a questa iniziativa ed è giusto, io ritengo, che anche la Regione intervenga.
Ecco, è già un modo di concepire il problema in modo diverso da quello che è successo precedentemente. Cioè, vi è già la comunità locale, con tutti i suoi molteplici interessi, che ritiene opportuna questa iniziativa, questa infrastruttura, perché è una infrastruttura che dà del reddito indirettamente.
Siggia (P.C.I.) - Altri interventi?
Pongo in votazione l'oggetto n. 41 - Consigliere Manganoni.
Manganoni (P.C.I.) - La risposta dell'Assessore dice che i redditi di altre attività connesse compensano le passività degli impianti di risalita.
È esatto, cioè gli albergatori, gli esercenti locali che ne traggono i vantaggi di questi impianti di risalita coprono anche i deficit, e gli enti pubblici non intervengono. Ed io questa conferma l'ho avuta a Briançon, Col Monginevro, mi pare che ho posto, nella zona francese, dove vi sono molti impianti di risalita, funivie, no funivie, seggiovie e skilift e l'ho posto in un bar. Questo mi ha risposto; per l'installazione abbiamo avuto degli interventi pubblici, per la gestione c'è una società locale di cui fanno parte tutti gli esercenti, bar, alberghi, ecc., e se vi sono dei deficit di esercizio noi siamo tenuti a coprirli. Perché, ha aggiunto lui, - si vede che era uno che non aveva la mentalità che vige in Valle d'Aosta - dice, siccome i vantaggi li traiamo noi, è giusto che noi copriamo anche i deficit.
Ora, questi criteri sani di gestione e forse, in quei casi, i deficit diminuiscono, perché non c'è mamma Regione che paga, perché qui tanto paga la Regione e vas-y mon ami, no? Paga la Regione. Allora, non sarebbe possibile creare anche in Valle d'Aosta questo criterio? Interveniamo noi con delle cifre per le installazioni, come succede - io cito Briançon, perché ho parlato lì, ma così deve essere in tutta la Francia - interveniamo per l'installazione, poi diciamo: egregi signori, i vantaggi che ne traete voi devono indurvi, primo, a vigilare sulla gestione, fare una gestione sana, primo. Secondo, se vi sono dei deficit, beh, con i vostri utili dovete coprire anche i deficit.
Ora, siccome questo vige, vi dicevo, in Francia, vige, da quanto mi risulta, anche nel Trentino-Alto Adige. Perché noi non possiamo creare uno stesso criterio anche in Valle d'Aosta? Perché no qui, pian pianino, stiamo diventando davvero, ma proprio la mucca da mungere, ma non solo in questo campo, particolarmente, ma anche in altri campi. Qui... (voce) ...no, lì è differente, perché quello che noi abbiamo detto ieri, mi permetto di farle presente una cosa, che mentre qui sono centinaia di milioni di deficit di gestione, quello di ieri rende alla Regione, prima di tutto la Regione rimane proprietaria, e rendeva alla Regione venti milioni all'anno.
Quindi, vi è una piccola differenza, se non vogliamo metterci della pelle di salame sugli occhi.
La differenza c'è, non vi parlo poi dell'aspetto umano e sociale, su quello di ieri, ma rimanendo in questo argomento, come in altre Regioni, in Italia, in Francia, non so in Svizzera, ma pare che in Svizzera il criterio sia il medesimo, perché non lo possiamo creare noi qui in Valle d'Aosta?
Perché, dice l'Assessore, ormai l'andazzo è quello. Purtroppo è vero che l'andazzo è quello; però, se noi non cominciamo a correggere le storture e continuiamo a seguire questo criterio perché l'andazzo è quello, a forza di andazzi, ripeto, non solo in questo campo, dove va a finire l'Amministrazione regionale? Va a finire che se io domani voglio andare a raccogliere delle lumache, dichiaro che questo è uno sport, faccio domanda alla Regione; la Regione deve finanziarmi perché io ho il pallino di andare a raccogliere lumache. Io adesso faccio un esempio limite, ma noi arriveremo a quel punto.
Pertanto, io penso che sarebbe bene, perché questa è anche una questione di moralizzazione, siamo chiari, sarebbe tempo che noi incominciamo, non dico in tutti i campi, ma incominciamo in qualche campo, dicendo: egregi signori, che la Regione cacci fuori dei soldi... ma poi, scusateci, tiratevi su i pantaloni, voi non dovete solo mungere e a nutrire la mucca è sempre e solo la Regione. Perché, parlava Milanesio, a Valtournanche c'è l'intervento della Regione, del Comune e del privato; il privato ha settantacinque milioni, il Comune centosettanta milioni, ente pubblico, e la Regione quante altre centinaia di milioni; quindi, di fatto l'intervento del privato è insignificante, è irrisorio, perché, che sia il Comune o la Regione, è sempre denaro di Pantalone, sono sempre degli enti pubblici che intervengono e, quindi, intervengono nel costo dell'installazione e nel coprire i deficit di gestione. Questo è il più grave che tutti gli anni si ammucchiano, ecc., si accumulano. Allora, io non era una osservazione, una obiezione che voglio fare all'Assessore perché dice questo è l'andazzo che io ho trovato e continuo. No, va beh, l'andazzo che c'è sempre stato, è vero, perché purtroppo si è incominciato così, si è andato avanti così; però io penso che non è il caso oggi, però sarebbe bene che la Giunta esamini questo problema e cominciamo a mettere il termine a certi andazzi.
Siggia (P.C.I.) - In votazione l'oggetto 41, chi è favorevole alzi la mano. Contrari? Astenuti? Il Consiglio approva. Oggetto n. 42.