Trascrizione informale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 233 del 9 ottobre 1972 - Resoconto

OGGETTO N. 233/72 - Comunicazioni del Presidente della Giunta.

Dujany (D.P.) - Desidero dare comunicazione al Consiglio di un'iniziativa intrapresa in merito al problema della Radiotelevisione. Questo problema assume per noi diversi aspetti. Il primo è quello relativo al miglioramento e al potenziamento degli impianti televisivi, cioè per entrambi i canali, e della trasmissione radiofoniche televisive della RAI, dedicate alla Valle d'Aosta.

Il Consiglio ha approvato, nel maggio scorso, una mozione presentata da alcuni Consiglieri, tra gli altri dal Consigliere Mappelli, se non vado errato, con la quale è stato delegato il Presidente della Giunta ad intervenire presso gli organi competenti della RAI, cosa che è stata fatta; sull'argomento, mi riservo di riferire in una successiva riunione del Consiglio, poiché le trattative ed i contatti sono tuttora in corso.

Anche per l'aspetto relativo alla ricezione della televisione in lingua francese avrò modo di riferire al Consiglio quanto prima sui primi passi. (Voce in lontananza)

Bordon (D.C.) - La televisione francese, arriva fin dove, fin qui ad Aosta, mi sembra? Ecco.

Dujany (D.P.) - C'è infine l'aspetto più generale, quello cioè della riforma dello strumento radiotelevisivo, in rapporto ormai alla prossima scadenza del 15.12.1972, data in cui verrà a cessare la convenzione fra lo Stato e la RAI.

Su questo aspetto così delicato ed importante del problema radiotelevisivo avevo già avuto occasione, in risposta ad una interpellanza del Consigliere Dolchi, di assicurare i Consiglieri della particolare attenzione con cui avremmo seguito questo problema.

Abbiamo ritenuto che proprio su questo argomento le esigenze particolari della Valle d'Aosta si sarebbero meglio rassicurate con le tendenze oggettive che fanno della radiotelevisione in questo momento un problema fondamentale della coscienza civile e della formazione dei cittadini del nostro paese.

Abbiamo partecipato, pertanto, alla elaborazione di intesa, con altre Regioni, di un progetto di riforma radiotelevisione, in senso autonomistico, il cui orientamento politico fondamentale si basa su queste direttrici:

1) la dimensione pubblica dell'impresa radiotelevisiva; le garanzie di un'articolazione pluralistica del servizio, il diritto di un accesso dei cittadini allo strumento di informazione, l'autonomia della produzione, quale riconoscimento della libertà e delle responsabilità degli operatori radiotelevisivi, la presenza delle Regioni, anche a livello di direzione centrale dell'Ente; la tutela e lo sviluppo delle peculiarità linguistiche e culturali delle popolazioni delle Regioni a statuto speciale, con minoranza linguistica.

Si tratta di un progetto di legge di iniziativa delle Regioni, al cui testo attuale si è giunta attraverso una serie di incontri e di dibattiti tra i rappresentanti delle varie amministrazioni regionali, i quali hanno costituito un gruppo di lavoro incaricato dell'elaborazione delle norme. Del gruppo fanno parte, oltre alla Lombardia, che ha coordinato i lavori, la Valle d'Aosta, l'Alto Adige, l'Emilia, la Toscana, la Puglia e la Calabria.

In tale sede, avvalendoci soprattutto dell'aiuto dell'Assessora Fontana della Lombardia e della Provincia di Bolzano, Benedicter, abbiamo fatto inserire un articolo a tutela definitiva dei nostri diritti particolaristici, nel testo attuale del progetto di legge, all'articolo 27 si può infatti leggere: "Diffusione di programmi esteri: è consentita alla Regione la collocazione di impianto per la ricezione e la diffusione sul territorio nazionale dei programmi emessi da reti televisive estere, gestite da organismi statali, purché senza pregiudizio della normale diffusione dei programmi nazionali e sotto la vigilanza del Ministero delle Poste e Telecomunicazioni".

Circa la natura dell'Ente televisivo, il progetto riserva servizi di radiodiffusione e telediffusione, circolare e a filo, allo Stato e alle Regioni, i quali li esercitano mediante organismi o enti disciplinati dalla legge.

I servizi di radiotelevisione circolari vengono affidati all'Ente Rai, nel cui consiglio direttivo sono previsti anche membri eletti dei Consigli regionali. In ciascuna Regione è previsto poi un comitato regionale della RAI per sovraintendere all'elaborazione, alla realizzazione dei programmi destinati alla diffusione locale o nazionale.

La realizzazione dei programmi sono affidati ad unità di produzione costituite presso le sedi centrali, o presso le sedi regionali della RAI; esse operano in modo autonomo, nell'ambito delle direttive e delle decisioni adottate dal Consiglio Direttivo e dai comitati regionali.

È previsto poi che la RAI assicuri l'accesso all'uso del mezzo radiotelevisivo a tutte le organizzazioni politiche, sociali, religiose e culturali, senza distinzione alcune, le quali potranno organizzare i programmi in modo autonomo, secondo un piano dei tempi, fissato all'inizio di ogni trimestre.

Le Regioni infine, allo scopo di diffondere la conoscenza dell'attività dei propri organi e dei problemi delle collettività regionali, potranno provvedere in modo autonomo alle realizzazioni di trasmissioni radiofoniche e televisive, via filo, diffuse nel rispettivo territorio.

Queste le caratteristiche principali di un progetto di legge che allo stato attuale delle cose è l'unica iniziativa concreta messa in atto, poiché il Governo non ha ancora presentato nulla al riguardo, almeno, di ufficiale, pur essendo solo a due mesi dalla scadenza del rinnovo del contratto con la RAI.

Il testo del progetto di legge, così elaborato costituirà la base di un ultimo dibattito dei rappresentanti delle amministrazioni regionali, che avrà luogo il 16 ottobre prossimo, affinché, definito nelle sue linee principali, possa affrontare al più presto possibile l'iter legislativo e il dialogo con il Parlamento affinché queste proposte di iniziativa regionale possano trovare realizzazione. Terrò, informato il Consiglio sullo sviluppo dell'iniziativa.

Bordon (D.C.) - Volevo solo chiedere al Presidente della Giunta, eventualmente lo faremo con l'interpellanza, ma era inutile stare lì a fare tanto can-can. Oggi come oggi la trasmissione francese, se non erro, arriva fino ad Aosta; mi si dice che anche a St. Vincent la si riceve. Io vorrei sapere se c'è intenzione, almeno di servire il fondo Valle, perché mi sembra non giusto che ci sia una parte della Valle d'Aosta che lo riceva e l'altra no, perché credo che l'interesse sul programma francese valga da Aosta in giù, come da Aosta in su. Ora, non è questo per una critica, era solo per sapere a che punto eravamo, se c'era la possibilità, eventualmente sovvenzionando certi ripetitori, di vedere cosa ne poteva venir fuori.

Dujany (D.P.) - Vorrei rispondere al Consigliere Bordon che lo scopo di questo intervento, in sede di rinnovo di concessione da parte del Parlamento alla RAI, attende, fra l'altro, a garantire e ad ufficializzare, e a rendere, legalizzare, un intervento che oggi non lo è. Quindi portiamo avanti questa battaglia in questa occasione, in modo che sul piano politico si decidano queste cose, nei riguardi delle Regioni a minoranza linguistica, e poi potremo fare un programma di sviluppo di rete, di ricezione, di televisione, in lingua francese. Il resto è un discorso che possiamo fare in camera caritatis, fra di noi, che possiamo anche dare esecuzione in via, così, settoriale, come abbiamo fatto fino adesso.

Si riceve la televisione, a titolo informativo - in questo momento nella zona di Courmayeur, nella zona di Aosta e nella zona di Chambave-Châtillon, St. Vincent, direi la parte alta di Chambave.

Montesano (P.S.D.I.) - Prima di passare ai punti 4 e 4 bis dell'ordine del giorno desidero comunicare che l'assenza del Consigliere Manganoni è giustificata perché impegnato ad

accompagnare una sua parente all'Ospedale; chiedo scusa di non averlo fatto prima, per una sfuggita.

Passiamo all'oggetto n. 4.