Oggetto del Consiglio n. 13 del 15 gennaio 1973 - Resoconto
OGGETTO N. 13/73 - Problemi riguardanti il deferimento al Tribunale Militare di 13 Alpini del Battaglione Aosta. (Mozione - discussione generale)
Personnettaz (D.P.) - Chi prende la parola?
Chincheré (P.C.I.) - Sulla mozione la prendo io.
La mozione presentata dal Consigliere Pollicini, Capo gruppo dei D.P., dal Consigliere Chantel, Capo gruppo del P.S.I. e dal sottoscritto, a nome e per conto del Partito Comunista, e che il Consiglio Regionale della Valle d'Aosta è chiamata a discutere e in seguito a votare, pone all'esame dei Consiglieri argomento di estrema delicatezza sui quali credo, per la prima volta questa Assemblea è chiamata a discutere e a deliberare.
Sappiamo che su questa iniziativa si è già speculato dando ad essa un significato, un contenuto diverso da quello che nella realtà i Consiglieri proponenti volevano dare, un significato diverso da quello che la mozione oggettivamente ha e sulla quale è stato trovato da forze politiche eterogene una sostanziale unità di vedute e di giudizi; da queste brevi premesse, derivano una serie di considerazioni che reputiamo necessarie affinché la discussione si svolga in termini corretti, di assoluta e inequivocabile chiarezza.
A nostro avviso, non parlo a nome di altri, non ho né l'intenzione, né l'autorità per farlo, per inquadrare in modo serio e positivo l'argomento che andiamo a svolgere, non è possibile isolare l'episodio denunciato nella mozione ma esso necessita di una inquadratura, un angolo di visuale più ampio che tenga conto di cos'è o meglio di cosa dovrebbe essere l'esercito nel nostro Paese, tenendo come costante riferimento la legge fondamentale che sottende le istituzioni repubblicane e democratiche in Italia, cioè la Costituzione fino a prova contraria le forze armate sono una istituzione repubblicana.
È necessario muoversi in questo ambito per non dare ai fatti che sono successi in questi ultimi mesi al Battaglione Aosta, al clima umano e politico che vi si respira un giudizio che sia di parte, chi sia banalmente di parte, ma che sappia muoversi operando le dovute distinzioni per operare quella sintesi che costituisca il primo passo per un modo nuovo di concepire la importante funzione che questa esecuzione deve e può assolvere negli interessi reali del Paese.
"La difesa della Patria è un sacro dovere di ogni cittadino, che spetta a ogni cittadino.
Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e nei modi stabiliti dalla legge.
Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino né l'esercizio dei diritti politici.
L'ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica".
Con queste parole l'art. 52 della nostra Costituzione la più bella e nobile legge dello Stato repubblicano fissa i criteri di fondo e le regole sulle quali debbono articolarsi sia lo spirito sia l'organizzazione delle forze armate.
Questo articolo impegna oltre che il cittadino che ne abbia l'età e le capacità, al servizio di leva inteso come dovere e insieme come diritto civile, e di conseguenza ferma la concezione di un esercito fatto dal popolo per il popolo, unica reale garanzia di pace.
Ma c'è di più; ai contenuti del servizio di leva, l'art. 52, dà un modello preciso e irrevocabile; lo spirito democratico della Repubblica.
In altre parole, quei valori dell'antifascismo i quali affermatisi attraverso la dura e gloriosa esperienza della Resistenza hanno costituito la base stessa su cui è nata la Repubblica e di cui la stessa costituzione è l'espressione massima.
Ma ogni italiano che ha fatto il soldato di leva dal 1947 a oggi, ogni giovane che si trovi attualmente sotto le armi, sa bene come questo dettato costituzionale non sia in realtà mai riuscito a penetrare nelle Caserme, in quelle Caserme dove invece vige a tutti i livelli, persino con la illecita pratica delle schedature politiche una pesante discriminazione fra cittadino e cittadino, fra coloro che vengono considerati pericolosi perché iscritti o simpatizzanti per i partiti di sinistra.
A titolo di cronaca il Battaglione Aosta, l'ufficio informazioni vede quotidianamente all'opera due solerti capitani.
È stato autorevolmente detto che la sentinella nella garitta fuori dai portoni degli uffici dell'esercito italiano sembra vigilare proprio perché la democrazia repubblicana non varchi quelle soglie.
È ormai un luogo comune persino, in numerosi articoli e servizi e inchieste di stampa nazionale, incluse quelle testate che non possono certo essere classificate di sinistra, che è uno dei motivi di fondo per cui le nostre forze armate sono in crisi, è per l'appunto il fatto di essere rimaste uno strumento antiquato, fuori dal tempo, lontane dalla realtà civile e sociale del paese.
Dalla mancanza di democrazia dunque, occorre partire per compiere un discorso utile e realistico sulle forze armate; rimasto forse l'unico organismo dello Stato a conservare in frigorifero la Costituzione.
Una mancanza di democrazia che si riflette in molti aspetti della vita del cittadino soldato, la paga del tutto insufficiente, nonostante sia recentemente portata, sia stata recentemente portata a cinquecento lire grazie alla battaglia parlamentare del P.C.I. e della sinistra.
La scarsa qualità del rancio, l'arretratezza e le scomodità delle attrezzature, la mancanza di servizi igienici e sanitari, l'inutile fatica fisica che nasce da un servizio di leva inteso come manovalanza, tutte cose queste talmente scontate per chiunque sia stato o sia sotto le armi, da non meritare che su di esse ci si dilunghi.
Mancanza di democrazia, che viene messa a nudo in tutta la sua evidenza nel regolamento di disciplina, nel modo di interpretarlo ed applicarlo da parte delle gerarchie militari e di conseguenza nel rapporto instaurato fra ufficiale e soldato.
Ed è proprio questo il rapporto gerarchico tra superiore e inferiore che costituisce il nodo più esemplare di quel male oscuro che travaglia le nostre forze armate, ed è qui che è maggiormente avvertibile il distacco fra esercito e paese.
Con l'avvento della Repubblica infatti il rapporto stato cittadino è profondamente mutato con esclusione per chi opera nelle forze armate.
Ovviamente non è la disciplina che qui si vuole contestare, è indispensabile e impensabile un esercito senza una gerarchia per chi ordina e chi ubbidisce, bensì il modo, il metodo con cui essa viene imposta nel nostro esercito.
Non è l'esercito come istituzione ad essere messo in discussione, ma è il suo modo di essere, la sua funzione.
Si pongono a questo punto alcune domande: quale significato ha per le forze armate della Repubblica italiana la tradizione della Resistenza. Qual è, al di là delle formule retoriche con cui a volte si tenta di svuotarlo di ogni significato reale, l'insegnamento che la guerra di Liberazione nazionale offre al nostro esercito? In primo luogo, la Resistenza fu eroica guerra di popolo, per la prima volta nella loro storia unitaria gli italiani andarono a combattere contro i tedeschi invasori ben addestrati e spietati, senza essere chiamati da nessuna cartolina precetto.
In secondo luogo la Resistenza instaurò un nuovo giusto rapporto tra comandanti e comandati, per essere seguito ed ubbidito un comandante partigiano doveva godere della più completa fiducia dei suoi uomini, spesso era stato scelto addirittura da loro.
Ne scaturiva una disciplina autentica, quella basata sulla convinzione del singolo, sulla gerarchia intesa non come aristocrazia del grado, ma bensì come pariteticità di diritti e di doveri.
In terzo luogo la Resistenza si batté per una Italia libera, antifascista, democratica, che cancellasse per sempre dai suoi ordinamenti sociali e civili la vergogna di un passato che aveva sempre visto strumentalizzare in senso antipopolare e reazionario le forze armate.
Ne deriva una figura nuova del soldato, non più soldato senza cervello, condizionato da una obbedienza cieca, pronta e assoluta, ma soggetto attivo di un esercito non più estraneo e nemico della realtà del Paese ma, di questa realtà, partecipe garante.
Quanto ciò sia purtroppo vero, ce lo conferma un personaggio autorevole, il gen. Di squadra aerea Nino Pasti, il quale, nel maggio del 1969 indirizzò una lettera aperta al Ministero della Difesa.
In quella lettera era scritto tra l'altro "... nella nostra...militare che è ben lungi dall'ispirarsi allo spirito democratico, richiesto dalla Costituzione, con una gerarchia arcaica, di tipo feudale, che lascia ampie possibilità di arbitrio ai vari livelli di comando e di incarichi ufficiali, il personale militare indifeso nei confronti dei capi a una scelta difficile e ingiusta, o seguire la corrente di quelli che comandano o restare isolato a lavorare a vuoto o correre troppo spesso rischi personali.
Per salire questa china, pericolosa, occorre che i capi politici e militari non siano più quelli che possono quelli che cioè distribuiscono gradi, favori, ricompense senza nessun efficace controllo, ma diventino quelli che debbono, quelli che cioè sanno sempre dare il buon esempio personale e applicano sempre con serena giustizia le stesse leggi."
Concludendo il gen. Pasti, pone nella sua lettera alcuni interrogativi a chi? e a che cosa servono le forze armate?
Costituiscono soltanto la necessaria piattaforma per innalzare i capi? Hanno soltanto il compito di giustificare e rendere possibili troppi discorsi di vuota retorica che non incanta più nessuno perché hanno sempre più chiaramente per scopo la propaganda di partito?
Servono soltanto in periodo di pace esterna per appoggiare e sostenere gruppi di potere?
In questo quadro, a nostro avviso, vanno inquadrati i fatti denunciati dalla mozione, e il clima che sottende lo svolgere quotidiano della vita militare di quei giovani che prestano i loro servizio di leva nei ranghi del Battaglione Aosta.
Non fini speculativi o intenti polemici nei confronti di qualcuno o di qualche istituzione, nessuno più di noi comunisti ha presente la difficoltà di quei cittadini che servono la Patria e la Costituzione con una divisa indosso, sovente l'impegno di questi funzionari statali è misconosciuto e reso più difficile da una politica e organizzazione militare errata e superata, di cui la responsabilità maggiore sta in quelle forze politiche che sino ad oggi hanno retto il Paese.
Queste affermazioni, comunque, non ci possono esentare dall'esprimere un giudizio politico nei confronti degli ufficiali che si sono resi promotori di questa ondata repressiva.
Non vogliamo coinvolgere in questa denuncia in blocco gli ufficiali del Battaglione Aosta, in quanto sappiamo che fra di loro ci sono sinceri democratici, e hanno espresso preoccupazione per questo stato di cose stato di cose estremamente grave se pensiamo che molti dei provvedimenti repressivi sono di natura chiaramente politica.
Non vogliamo far risalire la responsabilità di quanto sta succedendo alla gestione del tenente Colonnello Mursuti attuale comandante del Battaglione, anche se è con il suo arrivo che è cominciata l'ondata repressiva.
Il Colonnello Mursuti è a modo suo un democratico, sinceramente preoccupato del benessere dei suoi soldati, ma non si può essere democratici e applicare rigidamente un regolamento vecchio e chiaramente fascista, dare corso a un regolamento di questo genere significa applicare la legge, non fare giustizia, per il colonnello forse non esiste volontarietà, in queste denunce, ma non può essere sottovalutata la sua disponibilità, affinché ciò avvenga; volontarietà esiste nei gradi più bassi e principalmente in un gruppo di sottoufficiali ben individuato che oltre a essere degli esperti enologi(?), non nascondono i loro legami con gli esponenti della destra valdostana e nazionale e fanno pubblica professione di squadrismo fascista.
In questa operazione, sono spinti a nostro avviso, in questa operazione, spinti da un paio di ufficiali comandanti di compagnia, tra cui il Vice comandante del Battaglione, capitano Todeschini, dai primi di gennaio, promosso maggiore.
È un fatto isolato, un incidente, o ha una sua logica; il Generale di Corpo d'armata, Francesco Mereo, attuale Capo di stato Maggiore dell'Esercito, cioè Generale di corpo d'armata a quattro stelle, in un rapporto tenuto a Pordenone il 28 luglio scorso ai Comandanti di grandi unità e ai Capi di Stato Maggiore del 5° Corpo d'Armata, al punto 5 del suo rapporto dice: "Fra i giovani che vengono alle armi molti risultano tarati sotto l'aspetto morale e politico per cui...
Personnettaz (D.P.) - Prego, Chincheré...
Chincheré (P.C.I.) - Mi dica...
Personnettaz (D.P.) - ...un momento. Secondo il regolamento, parlando di persone bisognerebbe che fossimo in seduta segreta.
Chincheré (P.C.I.) - ...io non parlavo, non davo dei giudizi sulle persone ma sui fatti, comunque tolgo i nomi delle persone...
Personnettaz (D.P.) - ...io chiedo al Consiglio cosa debbo fare.
Chincheré (P.C.I.) - ... tolgo i nomi delle persone.
Personnettaz (D.P.) - ...adesso lo richiamo. Allora la prego sorvoli sui nomi.
Chincheré (P.C.I.) -... il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito attuale, in un rapporto tenuto a Pordenone il 28 luglio scorso ai Comandanti di grandi unità e ai Capi di Stato Maggiore del 5° Corpo d'armata al punto 5 del suo rapporto dice: "Fra i giovani che vengono alle armi molti risultano tarati sotto l'aspetto morale e politico, per cui ogni comandante accorto deve disporre all'interno delle proprie caserme di manometri di spia al fine di evitare episodi incresciosi.
Tali manometri di spia vanno scelti fra elementi di destra e vanno premiati con permessi, somme in denaro, ecc.
Spiega ancora il Capo attuale di Stato maggiore dell'Esercito, al comma 3 punto B di quel rapporto "stante il dovere incontrovertibile di difendere le infrastrutture militari da penetrazioni di elementi eversivi nell'interno delle caserme, è necessario agire con estrema energia, facendo pestare - sono parole testuali - pestare energicamente chi penetra nell'interno, all'uopo occorre organizzarsi predisponendo gruppi militari rigorosamente selezionati e di piena fiducia.".
Dopo queste affermazioni non è azzardato dire che il MIS ha un nuovo candidato per le prossime elezioni.
Di fronte a queste palesi violazioni della legge nessuno dice niente. I regolamenti servono solo a reprimere i soldati per le loro idee o per qualche lieve mancanza.
Ma noi vorremmo sottolineare un altro aspetto, che reputiamo tutt'altro che secondario.
La storia moderna della Valle d'Aosta s'intreccia strettamente con la storia del Battaglione Aosta.
I valdostani hanno tradizionalmente servito in questo Corpo. Dal Battaglione Aosta sono usciti valorosi comandanti partigiani e valorosi partigiani.
Non possiamo assolutamente permettere come forze politiche, come Consiglio regionale che gruppi appartenenti alla destra eversiva rovinino questa storia.
Pertanto noi chiediamo che il Consiglio regionale e le forze politiche si pronuncino e facciano sì che al Battaglione torni quel clima che l'ha sempre caratterizzato.
Pollicini (D.P.) - Solitamente si ritiene che argomenti che riguardano le forze armate siano argomenti tabù per quanto riguarda discussioni in sede politica. Ma ritengo che questo non debba essere anche perché in effetti, sia pure con notevole ritardo, anche il Parlamento italiano ha dovuto occuparsi di elementi tabù, quali quelli riferentesi alle forze armate, e mi riferisco al famoso caso del SIFAR che secondo i piani che le stesse argomentazioni portate dai parlamentari e dal Governo potevano portare ad una eversione nel campo delle istituzioni democratiche del nostro Paese.
Quindi, dico che non ritengo che questo argomento non possa essere discusso in questa sede perché argomento analogo e ancor più grave se n'è parlato in sede parlamentare anche nelle aule giudiziarie.
Quindi, penso che sia anche giusto, oltre che doveroso che le forze politiche si preoccupino di verificare la dinamica dei fatti denunciati dalla mozione, senza evidentemente nessun preconcetto; d'altra parte se equivoco c'è stato, meglio così, così vuol dire che certi fatti paventati non si sono verificati, meglio così perché vuol dire che certi timori che non sono sempre timori, di carattere puramente così emblematico, ma sono timori concreti, tant'è vero che le esperienze del nostro Paese nel passato, le hanno potute assorbire decisamente attraverso le denunce fatte da generali, ammiragli, mi riferisco sempre al discorso di Lorenzo e all'ammiraglio Birindelli oggi parlamentare del M.S.I. e evidentemente, direi, questa collusione fra indirizzo politico di queste persone e responsabilità militare indubbiamente portano a delle preoccupazioni proprio al riguardo della stabilità delle istituzioni democratiche del nostro Paese.
Quindi noi non intendiamo sostanzialmente fare processi a nessuno, intendiamo soltanto sia fatta luce sui fatti e che i dubbi che nascono da questi fatti siano così, tolti con una chiarezza che penso non si possa sottrarre il comandante del Battaglione Aosta in un intervento che noi chiediamo il Presidente della Giunta faccia nei suoi confronti, anche perché la gente semplice del nostro Paese vuole essere tranquillizzata.
Se questo episodio è un episodio marginale, se è un episodio isolato, ben sia, se non lo è, ragione ancor di più di un intervento dell'autorità politica per evitare che si ripeta e per fermare se questo fosse un indirizzo che si vuol prendere anche in Aosta.
Ecco perché noi chiediamo al Presidente della Giunta un intervento chiaro, senza preconcetti, senza direi, preoccupazioni però neanche di ordine psicologico nei confronti di quello che molti potrebbero considerare come un argomento tabù, sicurezza, tranquillità alla popolazione valdostana che indubbiamente è preoccupata di questi fatti.
Chantel (P.S.I.) - Il Partito Socialista ha firmato la mozione e s'è associato per un fatto molto semplice: c'è stata un'improvvisa, diciamo così, applicazione di regolamento in modo enormemente ristretto con ben 13 denunce in poco tempo quando gli stessi uomini erano abbastanza disciplinati perché questo fatto non avvenisse con il vecchio comandante del Battaglione Aosta.
Senza dubbio mi consta, per aver avvicinato io personalmente diversi militari, vero, che il clima del Battaglione Aosta è cambiato con il nuovo Comandante, e mi sono associato proprio per queste ragioni, perché si vada a vedere se effettivamente queste tredici denunce non volendo interferire in quello che è il regolamento disciplinare militare, avevano una ragione di essere, ... stata calcata la mano per ragione del tutto particolare e che questo metodo che dissente da quella che è la tradizione degli Alpini, perché una volta tra il comandante e gli ufficiali degli Alpini e i suoi uomini, diciamo, c'era un rapporto molto diverso, se si parla di tradizioni,...quello che ci può essere nella fanteria, forse perché gli Alpini nella loro esercitazione, nel loro clima, nel loro lavoro, il rischio è comune, e di fronte al rischio comune, forse tante cose cambiano in rapporto, o forse perché i vecchi ufficiali degli Alpini avevano forse una mentalità diversa per quel che riguardava gli uomini che appartenevano allo stesso corpo.
C'era più affiatamento, tra comandante e soldato e con questo in guerra ha dimostrato che la disciplina esisteva e che specie il Battaglione Aosta ha saputo conquistarsi una medaglia d'oro al valor militare che dimostra che effetto della difesa e della Patria esiste anche senza che si arrivi a una applicazione integrale di regolamento forse appesantendo la mano.
La preoccupazione è proprio quella esposta, anche da Pollicini, se esiste un principio e questo principio è quello di colpire pesantemente è bene che il Presidente della Giunta chieda spiegazioni interferisca, perché altrimenti la nostra gente che fa il servizio militare rimarrebbe indifesa, impacciata, vero, è bene che sia chiarita questa posizione; queste tredici denunce in un tempo limitato, cominciano a essere un po' troppe, vero? E sembra un po' strano che improvvisamente gli stessi uomini, che un tempo non avevano bisogno di queste, diciamo così, repressioni, col cambio del comandante sia cambiato il clima e siano cambiati gli uomini.
Io non ci voglio credere che siano cambiati gli uomini. Gli Alpini che c'erano prima, ci sono ancora adesso.
E non ho altro da aggiungere.
Ramera (D.C.) - Confesso che non avrei molto da dire, se non da chiedere, perché hanno parlato i tre firmatari di questa mozione, dopo che hanno parlato tutti e tre io ne so meno di prima.
Il primo, Chincheré, ha fatto una lunga disquisizione, direi una requisitoria sull'esercito in generale, che non so cosa c'entri con la mozione, cioè l'avrei capita se da questa requisitoria fosse passato a un'analisi dei fatti che vengono portati così vagamente per cui io ancora a questo momento, vorrei sapere che cosa si è verificato, perché nessuno dei tre, caso strano, mentre quando si tratta di parlare di fatti che accadono a 12.000 chilometri sono informatissimi, peggio che avessero il ... o il deuxième bureau a disposizione, l'intelligence-service, sono al corrente di tutto quello che accade a 12.000 chilometri, qui firmano una mozione e non mi spiegano minimamente che cosa sia accaduto, per cui mi si chiede un voto su che cosa?
Io l'ho letta due, tre volte, quattro, anche adesso, però proprio perché voi non dicevate niente.
Io chiedo che vada illustrata una mozione, no, perché mi sembra poi il documento di oggi, che discuteremo oggi, basta leggere, io voglio che me lo si illustri, sarò ingenuo, sarò deficiente, io so solo che qui mi si dice a un certo momento che 13 sono stati denunciati, nessuno mi dice il perché, che cosa è successo, ma scusate, ma io quando vengo a sapere che qualcuno l'hanno arrestato, i giornali mi spiegano chiaramente perché io lo so, o dubito magari sulla forma, ma se voi avete saputo tutto questo e ad Aosta, Dr. Chantel, mentre lei fa la partita (?), come faccio io spesso, non ho visto quelle facce preoccupate perché nessuno sapeva niente di questo?
Tanto per cominciare. Ora se avete fatto una mozione sarà perché questi 13 genitori di questi 13, saranno venuti da voi, a spiegare, a chiedere aiuto, diciamo, solidarietà, ma fino a questo punto io non ho visto niente di tutto questo.
È per questo che vorrei chiedere ai firmatari se hanno elementi, non che io voglia adesso confutare, perché non ho niente da confutare, in quanto non so niente, chiedo a loro se hanno delle informazioni da dare al Consiglio, perché dire semplicemente "il Presidente intervenga" - ma mi spiace io non gli do questo mandato, almeno personalmente io non glielo do questo mandato perché, allora, il dovere anche come prefetto di informarsi senza bisogno che lo solleciti proprio il modesto Consigliere che è il sottoscritto.
Quindi io non gli do nessun mandato di chiedere.
Io chiedo prima a quelli che hanno firmato la mozione che vogliano spiegare al Consiglio che cosa sanno, no? Perché poi mi sembra strano che anche questa battuta - Chincheré dice: "è arrivato un tale nuovo colonnello, lasciamo perdere il nome, il quale è democratico, però, ma è costretto ad applicare il regolamento" da questa parte invece mi si dice che è arrivato un nuovo colonnello, il quale praticamente avrebbe modificato tutto e farebbe il ras, come se qui fossimo ancora agli eserciti del medio evo , - dico allora anche i giudici quando giudicano, giudicano in base alle leggi che hanno, qui abbiamo semmai se qualche cosa non va, nel nostro esercito, abbiamo semmai da rivolgerci alle sede idonea che è il Parlamento, qui siede il nostro Deputato, al quale anch'io porgo il saluto, cosa che pensavo venisse fatta in apertura a nome di tutti, dalla massima sedia del nostro Consiglio, comunque, mi adeguo adesso che mi viene data l'occasione.
Io ritengo che siano i nostri parlamentari che possono intervenire veramente nella sede idonea, dove si discutono tutte quelle cose denunciate da Chincheré e anche quelle denunciate da Pollicini, dal famoso SIFAR, che poi anche lì vorrei sapere come è finita, perché caso strano in Italia, c'è la moda, l'ho detto l'altra volta, le sofisticazioni in Campania, inquinamento, ecologia, c'era stato il periodo del SIFAR, tuttora nessuno ha mai saputo che cosa sia accaduto poi, perché tutto si è sgonfiato ... (voce) ... che cosa? Ma ci siete dentro anche voi, quindi ci siamo tutti lì dentro, non so perché tiri fuori proprio quello perché lì ci siamo tutti, tutti, caro Dr. Chantel, quindi non credo che sia un buon esempio.
Comunque, io invito ancora i firmatari a volersi spiegare se hanno qualche elemento in più perché altrimenti non mi sento di dare questo mandato al Presidente su una cosa di cui non so niente, perché uno potrebbe aver fatto chissà che cosa, e io gli dico al Presidente: "vai a sentire che cosa ha fatto questo Alpino".
Insomma non saremo mica le balie, per farlo.
Personnettaz (D.P.) - Chi prende la parola? Pedrini.
Pedrini (P.L.I.) - Evidentemente io devo dire che ho posto un attimo fa una domanda al mio collega Pollicini, capo gruppo per farmi spiegare che cosa era successo.
Naturalmente l'amico Pollicini mi ha detto che praticamente voleva saperlo anche lui, adesso qui ci troviamo sulla stessa posizione; ma insomma a un dato punto abbiamo un Parlamento, mi pare che non dobbiamo interferire evidentemente o se vuole interferire può interferire il Prefetto, ma che evidentemente io non posso dare un mandato che il mio è un mandato politico, al Presidente della Giunta di andare a vedere, di mettere sotto inchiesta il colonnello o non il colonnello o il capitano, o il sergente o chicchessia.
Evidentemente queste sono cose che o il Presidente della Giunta fa nella sua veste di prefetto, e quindi come rappresentante del Ministero degli Interni e allora ha tutti i mandati, lui telefona al Presidente o al Ministro dell'interno e si fa dare il mandato, dopo di che, se, come Presidente della Giunta e non più come prefetto, su questo, ma evidentemente io non posso dare un mandato così in bianco, perché mettono in cella uno, perché è rientrato dopo la libera uscita, io devo andare a chiedere il perché e il per come al colonnello; ma questa evidentemente o voi date degli elementi positivi, degli elementi sui quali noi possiamo dare un giudizio, e allora possiamo sposare qualsiasi causa; ma evidentemente senza giudizi, senza motivi, soltanto perché si è preso un provvedimento, io non mi sento in coscienza di dare il mio mandato ad un'altra persona che evidentemente non fa parte del mio partito, per sapere come e dove e perché sono stati presi questi provvedimenti, e come sono andate a finire le cose.
Quindi, questo Consiglio voterà come vuole, il partito Liberale, evidentemente non si adegua a queste prese di posizione perché non sono chiare, perché non sono pulite, nel senso che quando si fa un'interrogazione, evidentemente è un'interrogazione che pone degli interrogativi, ma deve avere un substrato di qualcosa sulla quale si vuole fare un'interrogazione, questo, secondo noi è il punto di tutta la questione e quindi il partito Liberale non si associa evidentemente a questa interrogazione.
Pollicini (D.P.) - Il discorso che è stato appurato è questo, che in un mese e mezzo hanno mandato alle Carceri di Peschiera 13 Alpini, abbiamo cercato di sapere il motivo, non lo si sa, chiediamo attraverso il Presidente di conoscere i motivi.
Tredici persone in carcere un mese e mezzo, non era mai successo, non è vero che non è successo niente.
Io contesto a Ramera il fatto che è successo niente, che non vi sono elementi per poter fare una richiesta di chiarimento.
Noi intendiamo essere informati, se è possibile, del perché di questo fatto, assolutamente inusitato, perché non era mai avvenuto, che in un mese e mezzo rinchiudessero nelle carceri di Peschiera tredici Alpini del Battaglione Aosta, punto e basta.
Vogliamo sapere i motivi.
Caveri (U.V.) - Voglio fare una breve osservazione: la Costituzione della Repubblica è basata sul principio della separazione dei poteri, qui si chiede al n. 1 di questa mozione, che le autorità politico-amministrative interferiscano in una vicenda giudiziaria, di competenza del Tribunale Militare.
Io mi ricordo che nei primi mesi in cui io rivestivo la carica di Presidente della Giunta c'era la processione nel mio ufficio di gente che chiedeva il mio intervento in procedimenti penali, interessamenti presso il Presidente del Tribunale, o presso il Procuratore della Repubblica.
Io mi sono sempre rifiutato di fare cose del genere e ho detto ben chiaramente a questa gente, a questi postulanti che come Presidente della Giunta regionale, non potevo intervenire nei procedimenti penali.
Quindi, io ritengo che il Presidente della Giunta non possa intervenire in una vicenda giudiziaria che sia di competenza del tribunale Ordinario e che sia di competenza di una Magistratura speciale, ad esempio anche il Tribunale Militare.
Quindi, questa mozione, per me è incostituzionale.
Si parla sempre della Costituzione della Repubblica quando fa comodo, ma si dimenticano i principi fondamentali della Costituzione, come in questo caso, ed è per questo che il gruppo consiliare dell'U.V. che non vuole entrare nelle polemiche sui fatti perché tra l'altro ignora in che cosa consistono questi fatti, ma soprattutto ci asteniamo perché riteniamo che questa mozione sia contraria alla Costituzione della Repubblica, di cui si parla tanto e che poi al momento opportuno, quando fa comodo si mette sotto i piedi.
Dolchi (P.C.I.) - Visto che si ha necessità di chiarimento, io sono d'accordo con il collega Pollicini, il dibattito in Consiglio regionale, la richiesta al Presidente della Giunta non è di interferire nei procedimenti.
È un punto interrogativo, è una domanda, una richiesta che legittimamente si pone il Consiglio regionale quando viene a conoscenza che fatti che non avvenivano prima si sono verificati di frequente dal 20 ottobre in avanti.
Prima il Battaglione Aosta non aveva mai avuto il privilegio di una serie così intensa di procedimenti di deferimenti al Tribunale Militare; tredici denunce dal 20 ottobre hanno preoccupato le famiglie dei militari, i militari devono preoccupare una assemblea elettiva, e io non scendo nella disquisizione se la mozione è costituzionale o meno.
Ma devono preoccupare un'assemblea elettiva, per quanto riguarda la vita di cittadini, di abitanti della Valle d'Aosta, anche se in difesa, deve preoccupare il Consiglio Regionale e la presenza qui del Deputato, mette in condizioni il Consiglio regionale di dibattere questo argomento alla presenza di un parlamentare che può in sede parlamentare far sentire questa voce e queste preoccupazioni.
Quindi non è che il Consiglio regionale diventi il giudice istruttore dei procedimenti.
Il Consiglio regionale si fa interprete di una preoccupazione e se è possibile non potendo avvalersi del SIFAR si avvale del Presidente della Giunta, per fare luce su questo fatto e sulle preoccupazioni che questi hanno fatto sorgere fra la popolazione della Valle d'Aosta.
E vorrei aggiungere che c'è qualcuno che non ha le preoccupazioni del Consigliere Ramera, perché in data 17 dicembre il Secolo XIX d'Italia, che voi conoscete perché ha la testata che ricorda stranamente nei caratteri il Popolo d'Italia, il quotidiano del partito fascista, pubblica la notizia che gli onorevoli Maina, De Lorenzo, Nicolai, Rauti, Saccucci, hanno presentato al Ministro della Difesa un'interrogazione nella quale fra l'altro intendono sapere se non ritengono che questo ennesimo attacco contro la gerarchia militare che sarebbe avvenuto in Valle d'Aosta, ad Aosta, con l'affissione di manifesti che denunciavano questo stato di cose, sia teso a minare il morale della truppa e che avviene a pochi giorni dalla comparsa di manifesti, per cui non sia da addebitare la precisa responsabilità del Partito Comunista Italiano, che agirebbe nell'interno delle Forze armate, come elemento sovversivo e disgregatore, ebbene il Secolo d'Italia, gli On.li Deputati del M.S.I. non si trincerano dietro a limitazioni delle assemblee elettive, pubblicano a chiare lettere ...(voce)... va bene, va bene, noi riteniamo che anche il Consiglio regionale che è un organismo eletto e democratico possa intervenire nel dibattito che interessa tutto il paese, per la democratizzazione delle Forze Armate.
Il linguaggio fascista di questa interrogazione e parliamo di morale di truppa, proprio di gente che si è dimenticata del morale del Battaglione Cervino quando combatteva sul Don; mandato a morire senza scarpe e senza armi, da questi che oggi si ergono a difensori delle istituzioni e delle Forze Armate.
Noi riteniamo che il Consiglio regionale possa anche dire la sua parola su questo argomento e respingiamo l'insinuazione che l'iniziativa dei firmatari della mozione e che la posizione del Partito comunista sia sovversiva o disgregatrice.
Ricordiamo che l'esercito repubblicano è risorto e rinato dalla Resistenza, così come la Resistenza, lo ha ricordato Chincheré ha avuto l'apporto della parte migliore dell'esercito, dopo l'8 settembre.
Gli Alpini hanno partecipato attivamente alla Resistenza: Cavagnet, Mésard, Mosquet, Ourla, una medaglia d'oro Ramires, alpino caduto in terra di Jugoslavia, il Corpo Italiano di Liberazione ha gettato le basi del nuovo esercito democratico della Repubblica italiana, combattendo a fianco degli alleati da Montecassino alle Alpi; ma noi sentiamo anche la preoccupazione che questo esercito, a cui la Resistenza ha ridato onore e fiducia, dopo il tradimento dell'8 settembre.
Questo esercito deve essere difeso e i comunisti sono stati in prima fila, deve essere difeso dalle inquinazioni fasciste e i comunisti sono stati in prima fila nella Resistenza, perché l'Italia avesse quella Libertà con le regioni, con la giustizia, con la democrazia, anche un esercito nuovo, diverso, ecco perché i comunisti, in questo caso e io parlo solo a nome dei comunisti, protestano, denunciano, reagiscono ed hanno il diritto oltre che il dovere di farlo, quando si trovano e si ritrovano dei regolamenti fascisti che applicati a senso unico e non dico più perché siamo in seduta unica, quando si accorgono che la democrazia si ferma alla garitta della sentinella, quando constatano come avviene da anni che essere di destra, dichiaratamente di destra e fascista durante la prestazione del servizio militare di leva, ... obbligatoria, per cui non siamo d'accordo, ebbene significa essere se ci si dichiara di destra dei bravi militari, ma essere socialisti di sinistra o comunisti, significa essere disgregatori.
Noi, noi anche in questa sede, dalla tribuna del Consiglio Regionale, uniamo la nostra voce a quanti in Italia ritengono giunto il momento per una vasta campagna parlamentare e non solo parlamentare ma che esca anche dal chiuso di Montecitorio, da Palazzo Madama per investire tutti i cittadini e non solo quelli alle armi ma tutti i cittadini che hanno a cuore le Forze armate, l'Esercito e la loro tradizione, affinché l'esercito italiano abbia quella trasformazione in senso democratico che la Costituzione indica ecco perché noi abbiamo sottoscritto la mozione e facciamo anche il discorso più ampio della democratizzazione delle forze armate.
Rappresentiamo un corpo elettorale che ci ha mandato qui e anche a nome loro pronunciamo queste parole; potrà o non potrà il Presidente della Giunta appurare questi fatti, vorrà, potrà, o non potrà il Deputato della Valle d'Aosta avere risposte esaurienti, a Montecitorio nell'aula parlamentare?
Questo è un fatto successivo, secondo noi è positivo, che il problema qui sia stato discusso e sia stato affrontato e che in questa luce anche le famiglie dei militari, anche le famiglie di tutti quanti prestano servizio nel Battaglione Aosta e negli Alpini e nelle Forze armate, in questo momento sappiano che gli eletti, che il Consiglio regionale, non trascura occasione per riaffermare con il proprio voto, con la propria voce e con la partecipazione al dibattito, questa necessità impellente per il nostro paese di dare democrazia alle forze armate della Repubblica.
Bordon (D.C.) - Io dico sia forse per l'ora tarda e un po' perché si è anche un po' stanchi, prendo la parola con preoccupazione; perché so da dove parto e non so dove andrò a finire, che Dio me la mandi buona, come si dice sempre, perché penso di non essere un giudice troppo imparziale, in questo caso, in quanto che, e ne sono stupito che non prenda forse la parola lui, visto che mi ha soffiato qualche cosa alle orecchie, ho avuto l'onore di fare il servizio di prima nomina, come sotto-tenente nel 1940, insieme con Balestri, al 4° Alpini di Aosta, e allora quando ho letto questa mozione, me ne sono già preoccupato effettivamente.
Naturalmente poi dalle lunghe - perdonatemi - chiacchierate - vorrei dire esposizioni, per educazione, ma per me sono chiacchierate, fino a prova contraria, che ho sentito qui dentro, da tutta questa lunga chiacchierata, ripeto, a un certo momento, mi sono venuti dei dubbi, dubbi che però non avevo mai avuto e che mi stanno cadendo regolarmente, perché dico questo - io sono veramente stupito; abbiamo sentito parlare degli Alpini, con un certo entusiasmo, con una certa emozione e ci siamo sentiti dire che forse, sono cambiati gli ufficiali degli Alpini, che non c'è più quello spirito di democrazia, che esiste effettivamente in questo nostro Corpo che è meraviglioso, e perdonatemi, qui non si vuole fare della gelosia, dello spirito di Corpo, ma indubbiamente è famoso il corpo degli Alpini, perché è un reparto, è un insieme di forze, che come diceva giustamente chi prima di me, ha avuto la medaglia d'oro nel Battaglione di Aosta, e molte volte anche gli ufficiali sono mandati a quel paese, quanto fanno fare delle imprese che non si devono fare.
Quindi tutte queste cose mi avevano preoccupato ma mi tranquillizzo di nuovo, io non posso ammettere e non posso pensare che nel Corpo degli Alpini, gli ufficiali siano cambiati di colpo e siano diventati tutti dei negrieri come state spiegando voi, non lo credo.
Infatti voglio venire incontro al gesto di Chincheré perché fin che si può avere una certa obiettività, è giusto che ci sia. Non tutta, che ci sia un parte, vorrei dire però abbastanza larga, da quanto hai detto tu Chincheré, di gente che porta lì dentro uno spirito fascista, con tutto quello che si è detto, io questo non lo posso credere; e crederei soltanto il giorno in cui mi si desse la possibilità di confutare questo, mi si dicesse - no, sta accadendo questo, così così e così; naturalmente, non offendetevi, io non voglio mettere la benzina sul fuoco, perché se no, oggi, non incominceremmo alle quattro ma incominceremmo alle cinque, perché qui andremmo avanti certamente per un paio d'ore.
Voi dovete pensare che quando noi abbiamo visto le firme che si sono in calce a questa mozione non siamo stati molto tranquilli e molto obiettivi, perché non avete voi il crisma di tanta obiettività; molte volte ve l'ho detto prima, l'hai detto tu Chincheré stamattina, portate sempre la demagogia, per cui noi sappiamo che piace a voi del Partito comunista sovvertire molte delle istituzioni che noi abbiamo in Italia, sì sì, scrivi, prendi pure nota, tanto io, me lo aspetto questo ritorno, avrò anch'io una cartuccia da sparare e pertanto noi partiamo sempre con un senso di preoccupazione, non siamo molto tranquilli, per cui a un certo momento, siamo rimasti qui e abbiamo letto la mozione che voi avete fatto, naturalmente questa mozione che voi avete presentata, diceva una cosa, e qui nella spiegazione ne avete dette molte di altre; e bene - ha detto il mio capo gruppo, che avrei voluto lasciare solo nella ghenga, nella battaglia, ma bene ha detto - qui in fondo in fondo si fa un processo quasi a tutto l'esercito italiano, qui se domani, io penso, il procuratore della Repubblica dovesse vedere tutto quello che è registrato con i nomi che sono stati fatti, ecc. ma, mi sembra che sia molto materiale, da prendere in esame, perché mi sembra che la critica vada bene fino a un certo punto, che le colpe si possano dare quando c'è dall'altra parte del banco, colui che si può scolpare, ma io in questo non voglio neanche entrare, cercherò di essere il più breve possibile, perché mi aspetto la reazione che provocherà la mia reazione a catena e andremo avanti.
Quindi, io mi soffermo soltanto alla mozione vostra e che avete presentato qui, perché proprio per il motivo che vi ho detto all'inizio, e ho cercato di documentarmi.
Dico: ma qui, cosa sta succedendo, ma qui i reparti alpini stanno diventando peggio delle S.S. di famigerata memoria; ma qui cosa sta succedendo, ma qui abbiamo delle denunce di ragazzi, che sono veramente dei bravi giovanotti, e che quindi vengono schiaffati in prigioni, veramente tremende, come è scritto qui.
Io, insomma mi sono preoccupato, e ho voluto sincerarmi un po' di questa storia.
Naturalmente Ramera vi ha chiesto: dice ma - due volte ve l'ha chiesto: ma ditemi un po' di che cosa si incolpano questi ragazzi; perché qui sopra, qui lo dite voi, "venuto a conoscenza che nel volgere di 45 giorni 13 militari del Btg. Aosta di stanza nella nostra città, sono stati deferiti al Tribunale Militare con imputazioni che restano tutt'ora sconosciute, "tuca nen al Piemunt" noi, abbiamo incominciato a dire: ma per sapere cosa è accaduto, andiamo un po' a vedere che cos'è, per quale motivo hanno fatto questo.
Allora io sono andato a cercarmi un giornale che desse a voi maggiore credibilità, non a noi, a noi ne dà pochina pochina, però voi mi direte: questa volta tu ci credi.
No, io non ci credo, non voglio neanche entrare in merito, ma io sono andato a prendermi l'Unità vostro, in data 10 gennaio, fa giù una lunga chiacchierata, due articoli e più e a un certo momento io ho sottolineato soltanto questo primo e secondo punto; tutto il resto lo lascio a parte, perché grosso modo dice poi tutto quello che ha detto Chincheré.
Ma qui dice a un certo momento - e voi non lo sapevate - dicevo appunto a Pollicini, ma Pollicini, io capisco, Chincheré, capisco la passione di Chantel ma tu che sei un uomo freddo, queste cose le dovresti sapere.
Le imputazioni sono diverse.
Naturalmente io non posso dirvi altro di quello che c'è qui.
C'è chi si trova nei guai, per essersi rivolto a un caporal maggiore con l'appellativo di striscione, nel gergo di caserma è l'equivalente di lecca piede. Chi rischia una punizione per non aver alzato il braccio durante la cerimonia di giuramento o per averlo fatto con il pugno chiuso, ma poi tra parentesi, non ne voglio fare una tragedia, mai, mai, perché purtroppo stiamo andando avanti, le tragedie, verranno, ma non dipenderanno da noi.
Ma io mi domando Signori, se per caso fosse accaduto in Russia, dove non so come si giura, ma se per caso là si giurasse con il pugno chiuso e ce ne fosse uno che lascia aperta a mano, io non so cosa gli avrebbero fatto.
Ma queste sono boutades, sia chiaro, sì, sì lo dico io proprio perché sono anche le tredici, quindi arrivati a un certo momento, io mi stupisco di questo, ma andiamo avanti.
Il braccio durante la cerimonia o per averlo fatto con il pugno chiuso, siccome pugno chiuso in Italia - a questo pugno si attribuisce un'impostazione politica, io penso che qualora lo avessero fatto, qualche cosa si può anche richiamare come attenzione.
Ma lì c'è scritto poi: due addetti alle cucine, accusati di aver sottratto una scatola di tonno ed un pacco di pasta, si trovano già nel carcere di Gaeta.
Indubbiamente io dico che forse se non fossero militari, per aver sottratto solo questo, in confronto a quello che accade, non li avrebbero certamente mandati a Gaeta.
Ma tu Ramera, volevi sapere un po' quali erano le imputazioni, da qui, ma non lo dico mica io, sia chiaro, non leggi mai l'Unità, io invece l'ho letto proprio per arrivare qui, perché se per caso avessi portato la Gazzetta del Popolo o La Stampa, non so, faccio dei nomi, ma Il Popolo nostro, poi non ne parliamo, ci avrebbero detto che eravamo dei contafrottole, ma io ho portato l'Unità, e quindi, in conclusione si tratterebbe secondo la nostra mentalità, di ufficiali di complemento o di civili democratici, è forse troppo grave tutto quello che hanno fatto per questo.
Ma io oltre non ci posso andare, perché io penso che la disciplina in una caserma e in Italia, in Francia, in Inghilterra, in Russia, dappertutto, sia ancora una certa disciplina che non possiamo, quando vestiamo questi panni, sopportare.
Ma ho detto prima che non volevo continuare.
Quindi, vedete amici, noi abbiamo esaminato la vostra mozione, non siamo andati oltre.
Noi, tutte le critiche che voi avete fatto, su tutta l'impostazione noi a tutto questo vi diciamo quello che hanno già detto altri.
A un certo momento, noi vi diciamo, ma scusate, noi siamo arrivati in Consiglio regionale, noi dovremmo dare il mandato al Presidente della Giunta per andare a vedere questo.
Ma fino a prova contraria, io credo che la prima autorità della Regione è il Prefetto Presidente della Giunta, quindi, anche una visione su tutto quello che può essere militare, ma il Presidente di Giunta, io non so, il Prefetto, avrei chiamato il Generale Mola di Larissé, o chi per esso e gli avrei detto: "corrono queste voci, o che cosa, si può venir fuori, ce lo volete dire"; bene è stato detto che questa materia è competenza di discussione alle due Camere, con il Ministro della Difesa, si faccia tutto quello che si ha da fare, ma che noi si debba arrivare qui, a dare un mandato, perché si vada a vedere questo.
Ognuno ha le sue idee, ognuno ha i suoi punti di vista, ognuno ha i suoi scopi, sottolineato, noi non ce li abbiamo.
Noi riteniamo che se effettivamente sono accadute queste cose che l'Unità ci segnala, questi militari che saranno messi sotto processo, già lo sono, avranno il loro avvocato, noi abbiamo ancora sempre fiducia in questo, perché adesso ce l'abbiamo ancora noi riteniamo che chi ha rubato la pasta o l'olio, se non è vero che non l'ha rubato, verrà mandato via da Gaeta, noi speriamo ancora e abbiamo fiducia che chi non ha fatto niente venga assolto, ma noi non possiamo associarci assolutamente a delle impostazioni di questo genere perché poi in modo particolare, nella vostra mozione, a parte le critiche in generale che avete fatto, nella vostra mozione che è quella che noi dobbiamo esaminare, qui in questo consiglio, mancava proprio tutto, perché dicevate "ne hanno messi tredici dentro, non sappiamo perché li hanno messi dentro"; allora andando a leggere l'Unità che forse sbaglia, perché non dico mica che sia infallibile, ma quando ti dice che i motivi sono quelli, noi non abbiamo altro da dire siamo convinti che la giustizia militare porterà avanti questo con quella obiettività che è giusto che ci sia, siamo convinti che nei reparti alpini ci sono ancora gli stessi ufficiali di prima e se qualche d'uno, o per motivi, perché poi se si vive in una associazione, in un conglomerato, un insieme di persone, ci sarà forse quello che è più pignolo e quello che è più "naione", si dice, ma io più di questo non vi posso dire, per cui a titolo personale, perché non accadano più delle divergenze, io vi dico che non mi posso associare a questo quindi io mi asterrò, naturalmente il Presidente della Giunta o Prefetto, assuma tutte le informazioni che deve assumere e i Parlamentari della Valle sono a Roma per questo, si diano da fare, e poi eventualmente pregheremo il Prefetto che ci venga a dire "avevate ragione, avevano ragione, quella mozione era così e così perché in questo ambiente ci sono delle cose che non vanno", ma per oggi, no.
Personnettaz (D.P.) - Data l'ora tarda, se il Consiglio è d'accordo si propone di rinviare la prosecuzione della discussione al pomeriggio.
Informo i componenti la Commissione dei Lavori pubblici che la Commissione stessa è convocata per oggi pomeriggio alle ore quindici per nomina del suo Presidente.
E il Consiglio è convocato per le ore sedici.
Dunque, la Commissione dei Lavori Pubblici è convocata per le 15,30 di oggi pomeriggio.
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La seduta è sospesa alle ore 13,12.