Oggetto del Consiglio n. 24 del 30 gennaio 1973 - Resoconto
OGGETTO N. 24/73 - Continuazione della discussione della bozza del piano urbanistico regionale. (Allegato già trasmesso per l'oggetto n. 20 dell'ordine del giorno dell'adunanza del 20 dicembre 1972 e gg. seguenti)
Montesano (P.S.D.I.) - Io non so come si voglia continuare questa discussione, se aprendo gli interventi da parte dei diversi Consiglieri oppure dando all'Assessore al Turismo il compito di un riassunto di quello che è stato detto nella seduta precedente - la parola all'Assessore Milanesio.
Milanesio (P.S.I.) - Non credo sia il caso di fare un riassunto di quello che è stato detto, sono intervenuti tre Consiglieri; io ritengo che debbano intervenire altri Consiglieri, la relazione che era stata fatta era ampia ed esauriente, sti interventi, se i Consiglieri lo riterranno opportuno per chiarimenti posso anche intervenire durante la discussione, però per il momento io non ritengo di dover dare dei chiarimenti.
Montesano (P.S.D.I.) - Allora chi chiede la parola? Si tratta della continuazione della discussione su un oggetto già discusso parzialmente il 20 dicembre; io penso che l'argomento non era stato completamente discusso e perciò il Consiglio decise di rimandarlo alla seduta di oggi e quindi io penso che vi saranno dei Consiglieri che dovranno o vorranno intervenire.
In questo silenzio il Presidente del Consiglio è spinto a dover prendere delle decisioni; io non c'ero nell'altra seduta perciò non ho assistito allo svolgimento della discussione e quindi non posso neanche stimolare questo seguito.
L'Assessore Milanesio ha detto che alla fine degli interventi darà le risposte che competono alla sua carica, ma siccome interventi non ce ne sono, però ce ne sono stati nell'adunanza del 20 dicembre, io penso che se altri interventi non ci sono l'Assessore Milanesio può dare le risposte agli interventi che sono stati effettuati in quella seduta.
Vedo il Consigliere Dolchi che alza la mano, chiede la parola, dopo di lui è concessa al Consigliere Manganoni.
Dolchi (P.C.I.) - Io vorrei fare alcune considerazioni di carattere generale su questo studio, su questa bozza di Piano Regolatore Regionale Urbanistico; ecco premettendo alcune cose; noi come forza politica siamo perfettamente d'accordo sulla necessità che la vita economica, sociale di una Regione come la nostra, in genere di ogni collettività locale, debba essere vista alla luce di una programmazione indispensabile per uno sviluppo organico e civile delle popolazioni interessate.
Si pone quindi un primo interrogativo, è questa bozza, questo studio completo e soddisfacente perché le forze politiche presenti in Consiglio regionale siano in grado di dare il loro contributo e quindi un indirizzo per delle decisioni che devono essere successivamente adottate; mi sembra che lo stesso schema, gli stessi studi, la stessa relazione fatta dall'Assessore all'inizio della discussione generale che è stata distribuita, escludano questa eventualità.
Si tratta di una serie di ipotesi, di proposte fatte da tecnici affinché il Consiglio regionale abbia elementi sufficienti per fare il punto, per esprimere alcune considerazioni e alcune opinioni e quindi per orientare eventualmente il prosieguo degli studi in base alle indicazioni che possono venire dalle forze politiche; mi sembra che questo è il quadro nel quale il Consiglio regionale deve muoversi se vuole da questa discussione, dall'esame di questo schema trarre degli elementi concreti il più possibile di indirizzo affinché non sia stata vana e la parte riguardante lo studio e la parte che noi facciamo in Consiglio regionale relativa alla discussione politica.
Io non entrerò nel dettaglio, il collega Manganoni farà a nome del Gruppo una serie di proposte e rilievi, quello che mi interessa sottolineare è che si è perso forse troppo tempo in questo studio perché i documenti che sono in nostro possesso come Consiglieri regionali ce ne danno conferma in quanto già nel 1971 l'impostazione di questo lavoro c'erano stati e semmai è mancato, come rileva lo stesso schema, rileva la stessa bozza, una partecipazione delle forze politiche, cioè un confronto fra quelli che potevano essere gli orientamenti politici e quelli che erano gli studi tecnici.
Ma è inutile piangere, come si dice, sul latte versato, abbiamo perso molto tempo da quella che era la prima proposta per l'impostazione delle ricerche del luglio del 1971 ai concetti espressi dall'Assessore Milanesio in una conferenza, in una dichiarazione, in una conferenza-stampa nel novembre del 1971, fino poi ad arrivare allo schema di Piano Regolatore reso pubblico nell'estate nel luglio-agosto del 1972 fino alla discussione consiliare nel dicembre, iniziata nel dicembre del 1972 con inserimento all'ordine del giorno.
Un altro rilievo che si può fare, sempre in linea generale, riguarda un certo slegame che si può notare anche se la relazione dell'Assessore Milanesio fa richiamo ad un determinato momento a elementi che sono forniti e che sono rilevabili dagli studi della programmazione, un certo slegame fra il lavoro intrapreso sulla cui validità dal punto di vista tecnico nessuno pone dubbi, o per lo meno dell'ampiezza della ricerca e elle ipotesi formulate, e dicevo gli studi della programmazione in quanto è chiaro ed indispensabile - e lo stesso schema molte volte ci richiama a questa necessità - che è indubbio un Piano Regolatore Urbanistico per la tutela del paesaggio non può prescindere da tutte le altre componenti socio-economiche che sono state e che sono oggetto di studio di proposte di soluzione da parte della programmazione.
Detto questo, scendiamo nei dettagli, come ho già detto, il collega Manganoni farà, a nome del Gruppo Comunista, dei rilievi di tipo particolare.
Per quanto riguarda una impostazione generale, questa è la nostra posizione, noi riteniamo che questa bozza presentata all'esame del Consiglio sia una base di discussione, sia una prima fotografia della situazione anche se corredata da ipotesi e proposte, sulla quale la Giunta potrà e dovrà continuare i suoi studi maggiormente collegati con quelli della programmazione, al fine di concretare in maggiori proposte, in maggiori elementi concreti quelli che possono essere gli orientamenti delle forze politiche, in modo che il vaglio e le decisioni non siano più solamente suffragate da ipotesi, come attualmente, ma già con scelte o con eventuali scelte alternative sul quale il Consiglio potrà essere chiamato a pronunciarsi, ecco quindi in poche parole, in linea generale, quella che è la nostra posizione sul documento presentato e sulla necessità di trasformare ipotesi e proposte con ulteriori studi in scelte alternative.
Manganoni (P.C.I.) - Ma voleva parlare Savioz prima.
Montesano (P.S.D.I.) - Allora facciamo parlare il Consigliere Savioz.
Savioz (P.C.I.) - ...sulle questioni di carattere tecnico, mentre lui entrerà nelle questioni particolari.
Montesano (P.S.D.I.) - Va bene, la parola al Consigliere Savioz.
Savioz (P.C.I.) - Molto brevemente; io penso che sulla necessità di un Piano Regionale di Urbanistica oramai non ci sia più bisogno di ritornare perché questo è un argomento che abbiamo già dibattuto negli anni scorsi e qualcuno l'ha covato per decenni e quindi penso che la cosa ormai sia accettata da tutti quanti, non solo, ma riconosciuta come un problema di enorme importanza, problema fondamentale per lo sviluppo in tutti i settori della nostra Regione.
Quindi io ribadisco ancora quanto ebbi a dire in questa sala e in altri lochi, altre località, e altri posti sulla necessità che questo Piano sia fatto con tutti i criteri più sani e saggi e quindi non credo ancora, malgrado che abbia letto attentamente l'uno e l'altro dei progetti sottoposti, o meglio delle bozze sottoposte, che si possa andare avanti in questo modo, io sono sempre di più convinto della necessità che il Consiglio regionale nomini una Commissione consiliare appositamente per lo studio di questo problema e che mandi avanti questo studio assieme ai tecnici competenti e assieme agli amministratori.
Questa, secondo me, è l'impostazione giusta che dobbiamo dare e dico subito il perché: il perché noi potremmo dare tutte le disposizioni immaginabili e possibili ma signori non si può chiedere al Consiglio regionale di dare delle utili informazioni su un lavoro che i tecnici ci mettono degli anni a studiare e noi qui in seduta, dopo aver preso rapidamente visione, pur avendo sentito diverse risposte, ecc. ecc., non potendo usufruire né di sopralluoghi né di studi approfonditi, come possiamo noi Consiglieri regionali dare un giudizio su un lavoro che non abbiamo seguito tempestivamente? Che è stato studiato al di fuori e al di sopra di noi stessi!
Ecco perché io sono sempre di più convinto della necessità che una Commissione venga nominata, gli si dia il termine, non le Commissioni che vanno avanti alle calende greche, no, che gli si dia il termine umano, giusto, però che debbano riferire in Consiglio il loro lavoro tempestivamente e progressivamente e non arrivare qui con dei malloppi tremendi che poi ognuno di noi, se è onesto, rimane molto perplesso per prendere delle posizioni.
Io francamente insisto su questo argomento, non entro nel merito del dettaglio perché questo lo farà il compagno Manganoni, ma proprio sulla impostazione, la necessità assoluta di renderci conto che questo problema è talmente importante per cui merita che il Consiglio se ne prenda la responsabilità, ma per potersela prendere deve andare con cognizione di causa dalla a alla zeta dello studio.
Manganoni (P.C.I.) - A me stupisce che negli altri settori di questo Consiglio si faccia scena muta su di un argomento che investe l'importanza di un Piano Regionale, che decide dell'avvenire economico, sociale, urbanistico di tutta la nostra Valle.
Comunque nella passata seduta del Consiglio c'è stata una relazione dell'Assessore che ha presentato la bozza del Piano Regolatore regionale sotto una angolazione eccessivamente ottimistica, mentre gli interventi di alcuni Consiglieri, sempre in quella seduta, hanno descritto questo Piano quasi si trattasse di una calamità per la Valle da combattere e da respingere in blocco.
Penso vi sia stato un partito preso, sia da parte dell'Assessore che dei Consiglieri, ho dedicato all'esame di questo Piano e delle relative tavole molto tempo per esaminarli e devo affermare che mentre non lo si può approvare dalla a alla zeta, come propone l'Assessore, non lo si può neanche respingere in blocco come hanno proposto i Consiglieri che hanno parlato nella passata seduta.
Sul tempo, hanno ricevuto l'incarico i tecnici che hanno elaborato questo Piano il 20 ottobre del 1971, quindi in circa un anno, poco più di un anno, hanno presentato in Consiglio questa bozza di studio corredato dalle tavole in un tempo ragionevole, e di queste gliene dobbiamo dare atto, hanno mandato una relazione non eccessivamente lunga, non sono quintali di carta, c'è stato, a mio giudizio, molto spirito pratico, molto realismo nell'esame della situazione economica e sociale e hanno fatto delle proposte concrete, molto empirismo e poco realismo nelle proposte di carattere urbanistico.
Penso che la prima parte del Piano sia stata studiata come conseguenza di una situazione di fatto esistente nella nostra Regione, cioè la situazione di squilibrio nel campo sociale ed economico esistente nella nostra Valle e si chiedono: cosa fare? Evitare nell'immediato quanto meno una accentuazione delle esistenti situazioni di squilibrio a pagina 4. E prosegue, sempre a pagina 4, "per evitare che la situazione esistente degeneri ulteriormente e diventi irrecuperabile si rende necessario lo sviluppo su tutto il territorio". Penso che meglio non si poteva sintetizzare la situazione reale di oggi della Valle d'Aosta.
Con questo non voglio attribuire ai compilatori della bozza del Piano il merito di avere fatto questa scoperta, queste cose sono state dette e ripetute in questo Consiglio e con particolare insistenza fin quasi a sfiorare la monotonia da parte dei Consiglieri del nostro Gruppo, ma non sono state recepite, questa bozza di Piano merita un riconoscimento per lo sforzo da parte dei compilatori per capire, per afferrare i problemi reali della nostra Valle; se è necessario ed urgente tutelare la natura, il paesaggio non si deve dimenticare che in questa natura vive che la mantiene, chi la cura, chi la coltiva, il montanaro, con le sue necessità ed i suoi diritti; se dovessimo ignorare, o peggio ancora calpestare questi diritti, mettere in condizione il montanaro di dover abbandonare la montagna, di dover abbandonare il suo ambiente, ebbene ricordiamocelo la montagna gli verrebbe dietro, la montagna abbandonata alle sue forze naturali e non più curata e protetta dall'uomo si trasformerebbe anche se lentamente in un deserto, straziata da nuove valanghe, da frane, da smottamenti del terreno, sarebbe vittima di uno sconvolgimento naturale.
Se il giudizio obiettivo su questo Piano mi ha portato ad esprimere dei positivi e meritati apprezzamenti, non risparmierò la critica, non demolitrice, ma costruttrice, accompagnata da proposte e suggerimenti che confrontati con quelli dei colleghi Consiglieri spero contribuiranno a migliorarlo, a completarlo, a farne uno strumento non solo nel campo urbanistico, ma in quello economico e sociale che impronti l'indirizzo futuro dell'Amministrazione regionale, che incida sulla sua azione correggendone le direttive e gli investimenti.
Dato come punto fermo, come acquisito, che l'agricoltura si potrà salvare solamente se integrata dal turismo e dall'industria, che è e continuerà ad essere l'attività primaria della nostra Regione, mi riferisco all'industria, voglio affrontare l'esame fatto dalla bozza sulle prospettive di sviluppo di queste tre componenti di base della nostra attività economica.
Industria. Nel campo dell'industrializzazione i mille nuovi posti di lavoro da crearsi, previsti dalla bozza, li giudico sufficienti, almeno in un avvenire prossimo, con priorità all'occupazione della mano d'opera femminile, va corretta a mio parere la dislocazione degli insediamenti industriali, che non vanno concentrati in poche zone, come previsto dalle tavole, bensì dislocate anche in altri punti del fondo Valle, vi si dovrà comprendere quella fascia che va da Chambave a Nus, cioè la media Valle, e la zona di St. Pierre e Villeneuve e Arvier, nell'alta Valle queste nuove industrie dovranno avere un carattere manifatturiero, assolutamente esenti da fattori inquinanti e con una dimensione limitata, di poche centinaia od anche di poche decine di posti di lavoro, evitando assolutamente i grandi complessi che comporterebbero emigrazione di mano d'opera con i gravi problemi che ne deriverebbero, proporzionati comunque alla disponibilità locale di mano d'opera.
Ciò allo scopo di evitare il pendolarismo ed il trasferimento dei lavoratori nei centri urbani; si eviterà così l'inurbamento e si manterrà all'operaio valdostano il suo carattere di operaio contadino, con evidenti vantaggi per la salute sua e della sua famiglia ponendo anche un limite allo spopolamento dei nostri villaggi.
E per concludere sulla voce industrializzazione, mi riferisco alle proposte da noi avanzate in sede di discussione del bilancio preventivo 1973, nella seduta del 20 dicembre scorso, che oggi non voglio ripetere, che allego nel mio intervento, e che chiedo risultino a verbale.
Turismo. In questo campo sono contenute le proposte innovatrici, con un contenuto che può apparire addirittura rivoluzionario, non per noi, che le abbiamo sempre sostenute, ma per quelle forze conservatrici che fino ad oggi hanno frenato lo sviluppo del turismo popolare.
La politica turistica prevista dalla bozza si può così riassumere: non vi devono più essere le aree privilegiate, i cosiddetti poli di sviluppo limitati a poche zone e le aree depresse, le aree degradate, il turismo va sviluppato in tutto il territorio della Regione - pagina 24-25, e prosegue a pagina 27 - è necessario privilegiare l'edilizia turistico-rurale anche per contenere l'esodo agricolo, vediamo - e ne ho accennato diverse volte in Consiglio - quanto è stato fatto in questo campo nella vicina Savoia con les gites ruraux, sarebbe un primo passo da compiere per correggere le esistenti situazioni di squilibrio e nello stesso tempo favorirebbe lo sviluppo del turismo popolare che non ha mai goduto di eccessiva simpatia da parte dei nostri amministratori, si eviterebbe l'auto soffocamento di alcuni centri turistici di primo piano che ormai hanno raggiunto la saturazione.
Agricoltura. Nel campo dell'agricoltura le osservazioni e i suggerimenti richiederebbero una lunga esposizione, non ripeto quanto già detto all'inizio, mi limito a proporre che le varie forme di contributo e sussidi esistenti vengano riesaminate e indirizzate particolarmente nel campo dell'allevamento e della viticoltura allo scopo di mantenere il verde nei nostri prati, dei pascoli e dei vigneti, che costituiscono una particolare caratteristica del nostro paesaggio.
L'agricoltura va considerato come un servizio sociale e la collettività se ne deve assumere gli oneri relativi.
E passiamo alle tavole che corredano la relazione.
Riconosco lo sforzo compiuto dai compilatori per facilitarne l'interpretazione.
Parti domenicali, d'accordo, si tratterà di rivedere l'ubicazione di alcuni di questi e concordarli con le Amministrazioni regionali, no con le Amministrazioni comunali.
Parchi regionali. Sono necessari, si tratta però di esaminare i vincoli che ne derivano, e su questo voglio attirare l'attenzione del Consiglio; il problema va riesaminato alla luce della legge nazionale in corso di approvazione a Roma, che regolamenta anche i parchi regionali, comunque dovranno essere concordati preventivamente con i Comuni interessati.
Voglio pormi un quesito: il futuro sviluppo edilizio, sia residenziale che turistico, dovrà essere concentrato in zone limitate per riservare a zona verde la superficie rimanente del territorio come previsto dalle tavole? Oppure si dovrà evitare l'affollamento in dette zone per estendere l'edificabilità in una zona più vasta, limitando però rigorosamente il volume degli edifici ed imponendo distanze tali da circondarli da una relativamente vasta estensione di verde; in altri termini, vogliamo prevedere delle grosse borgate, come prevedono le tavole, che riflettono anche se in proporzioni più ridotte gli inconvenienti del sovraffollamento delle città? Come già sta avvenendo in alcuni nostri Comuni? I poli di sviluppo, magari contornati da estese zone verdi, oppure prevedere zone edificabili più estese, con un susseguirsi di casette, di villette in mezzo al verde, con una dimensione umana, come si può vedere in certe colline sia svizzere che francesi?
Sono favorevole alla seconda soluzione.
Sistemi territoriali, a pagina 32 - si prospetta lo sviluppo di quelle zone sempre dimenticate, ignorate dall'Amministrazione Regionale, pur presentando una potenzialità di sviluppo turistico, pari ad altre zone privilegiate, costantemente favorite dai generosi interventi regionali.
In queste ultime zone, in questi villaggi considerati come i parenti poveri, come Cenerentole, non parliamo di attrezzature turistiche, mancano persino le infrastrutture le più elementari, i servizi, acquedotti, fognature, piazzali, perfino l'energia elettrica, ecco il primo passo da fare se non vogliamo accentuare le esistenti situazioni di squilibrio.
Condivido il principio dei sistemi territoriali, sorgono dubbi però sulla impostazione, d'altronde solo accennato nella bozza. Occorrerà uno studio più dettagliato ed approfondito dopo consultazioni con le amministrazioni comunali interessate, perché io ho l'impressione che questo Piano, questa bozza di Piano ignori completamente che in Valle d'Aosta vi sono 74 Comuni con 74 Amministrazioni Comunali.
Sono contrario comunque ai previsti collegamenti viabili, collegamenti viabili di alta montagna, per esempio fra le Valli di Champorcher, Cogne, Bosses-Morgex, Ayas-Valtournenche, Gressoney, ecc. e sono contrario perché? Primo, opere la cui costruzione è costosissima, secondo: rimarrebbero aperte quattro-cinque mesi all'anno, onerosi costi di manutenzione e sgombro valanghe in primavera, ma ciò che è più grave la strada porta la costruzione di case e di edifici; si contaminerebbero le montagne, le nostre magnifiche montagne con immondizie di ogni genere, scatolette, plastica, rifiuti e tutto quello che succede, sono contrario a quelle strade; sono favorevole agli impianti funiviari per collegare queste valli, perché altre alla questione di economia, di costi, sarebbero utilizzabili 12 mesi all'anno e non quattro.
Prosecuzione della strada fino a Sarre, dell'autostrada fino a Sarre; beh, io penso che qui è sufficiente esaminare le precedenti decisioni del Consiglio che si è opposto alla prosecuzione dell'autostrada, dichiarandosi però favorevole alla costruzione di una strada anche a quattro o sei corsie ma che non comporti i vincoli dell'autostrada.
Traforo ferroviario Aosta-Martigny - anche prescindendo dal costo, non ne vedo la necessità oggi, forse in un domani se l'umanità riuscirà a guarire dalla malattia dell'automobile. Riutilizzazione ferrovia Cogne-Acque Fredde: oltre al problema costo, ampliamento della sezione della galleria esistente e costruzione di un'altra parallela, se ne potrà parlare quando? Dopo la chiusura della miniera? Perché o si passa con le macchine o passa il minerale.
Io giudicherei comunque prioritario il tunnel Gaby-Pié di Cavallo, di un costo non molto più elevato di questa galleria, e con un apporto di vantaggi notevoli al turismo invernale, per tutta la Valle.
Le tavole non lo prevedono questo traforo Pié di Cavallo-Gaby.
Sui centri abitati, ed allora scusatemi, ma specialmente i Consiglieri della Bassa Valle questo l'avrebbero dovuto osservarlo e metterlo in rilievo qui in questo Consiglio Regionale, sui centri abitati da conservare e da ristrutturare, qui facciamo attenzione, non seguiamo la falsariga dei vincoli imposti dalla Sovraintendenza alle Antichità e Belle Arti, in molti casi eccessivi ed assurdi che anziché salvare il nostro patrimonio storico e urbanistico lo mandano in rovina; salviamo quanto si può salvare delle vecchie frazioni sì, ma con molto buon senso e spirito pratico ed ampliando le zone edificabili dei villaggi.
Alpeggi - gli alpeggi ed i mayens riportati sulle tavole, anche se in alcuni casi con molta approssimazione, sono stati suddivisi in diverse categorie senza maggiori precisazioni.
Penso che questo studio vada maggiormente approfondito e debba approdare ad una conclusione; non potendo salvare tutto per l'agricoltura salviamo il salvabile; la vicina Svizzera in questo campo ci può insegnare qualche cosa; questi villaggi e mayens dovrebbero essere compresi in un piano che preveda a) le zone su cui non è possibile mantenere le colture tradizionali che vanno abbandonate e rimboschite; b) le zone ove le colture attuali vanno mantenute.
Nella zona a), cioè da abbandonare, dovrebbero essere compresi i terreni già destinati a campi non irrigui e che ormai sono già abbandonati ed incolti; secondo, sempre nella zona b), gli alpeggi ed i mayens che presentano difficoltà per collegamenti stradali, per approvvigionamenti idrici o dislocati in zone rocciose con pericoli per il pascolo del bestiame, ecc.
Terzo, le frazioni ormai completamente abbandonate o soggette a valanghe, a frane e non suscettibili di sviluppo turistico.
Nelle zone b) i territori non compresi nella zona a) questo come divisione dei territori.
Voglio fare ancora una osservazione, leggo a pagina 63 che ogni progetto dovrà essere sottoposto, progetto come permesso edilizio, sottoposto all'approvazione dell'Ufficio del Piano Regionale e la stessa osservazione l'ho rilevata in diversi altri punti di questa bozza di Piano.
Si propone anche l'istituzione di una Commissione Urbanistica Regionale e di un osservatorio urbanistico - pagina 80-83-84, ed io qui non sono assolutamente d'accordo.
Oggi la compilazione e l'applicazione degli strumenti urbanistici, cioè dei piani regolatori, sono di competenza: 1) dei Comuni - vedi legge ponte; 2) delle Comunità montane - art. 8-14-16 del progetto di legge regionale sulle Comunità montane, dell'Ente Parco - progetto di legge - artt. 12-13-14 progetto di legge che è in discussione alla Camera ed al Senato; 4) della Regione; 5) della Sovraintendenza alle Belle Arti per i centri storici.
Quindi noi abbiamo già questi cinque organismi previsti dalla legge; a mio parere vi è già una sovrapposizione di competenze che provocherà attriti e conflitti in una materia tanto delicata quale è l'urbanistica, che coinvolge problemi economici e sociali di vitale importanza.
Dunque se vogliamo creare altri organismi, ai quali assegnare competenze urbanistiche come previsto da questa bozza di Piano, e cioè Ufficio del Piano Regolatore - pag. 63 - Commissione Urbanistica regionale - pag. 80 - Osservatorio Urbanistico - pag. 83-84 - avremo un totale di otto organismi, dico otto, con relative bardature burocratiche attraverso i quali dovrà peregrinare il derelitto cittadino al fine di essere autorizzato a costruire un modesto pollaio.
È vero che risolveremmo il problema della disoccupazione, perché buona parte dei nostri 110.000 cittadini - santi in paradiso aiutando - potrebbero essere assunti in detti organismi quali burocrati ed è anche vero che batteremmo tutti i record dell'elefantiasi burocratica, superando Catania che vanta 14.000 impiegati negli uffici del Comune e 14.000 impiegati negli uffici della Provincia, totale 28.000.
Ebbene noi vogliamo battere anche quelli in fatto di elefantiasi burocratica? È questo che vogliamo?
Noi comunisti: no.
Si vuole creare altre bardature burocratiche accentratrici sul tipo del Crou, forse qui c'è qualche Consigliere che se lo ricorda, di triste memoria questo Crou, che è arrivato al punto di imporre per i garages le serrande di legno anziché metalliche, questo famigerato Crou era arrivato a quell'estremo e per cui non si poteva costruire un pollaio in un qualsiasi punto della Valle senza il suo preventivo benestare perché l'autorizzazione del Comune non contava niente; era improntato ad un eccessivo spirito assolutistico, privo di senso pratico; l'indignazione dei cittadini esasperati è valso a sopprimerlo; non riassumiamolo, non riesumiamolo - è la dattilografa che ha battuto male ed io ho letto male?
Secondo: si ridurrebbe ulteriormente la già limitata autonomia dei Comuni; il Piano regionale dopo l'approvazione del Consiglio dovrà servire per il coordinamento dei Piani regolatori comunali e dovranno essere vincolanti sia per i Comuni che per la Regione; ho detto coordinare e non subordinare i Piani comunali a quello regionale, ripeto ho detto coordinare, perché qui si sta facendo l'opposto, quello che conta è il Piano Regionale i Piani dei Comuni non esistono, non contano, e questa è l'impressione mia che i Piani regionali vengono completamente ignorati, ma penso che non è l'impressione perché se voi sfogliate pagina 84 non si accenna ai Piani comunali.
Voglio ancora rivolgere un invito alla Giunta affinché i Piani regolatori comunali e i piani di fabbricazione che giacciono da anni negli uffici della Regione vengano rispolverati e mandati avanti. Qualsiasi atto conseguente, come le licenze edilizie per fare un esempio, devono essere di esclusiva competenza dei Comuni come prevede la legge, la Giunta ed il Consiglio regionale e nessun altro organismo di nuova creazione dovranno vigilare sulla loro attuazione. Comunque se assolutamente si dovesse rendere necessaria la creazione di un nuovo organismo regionale in campo urbanistico lo dovrà decidere il Consiglio dopo l'approvazione definitiva del piano, e vengo alle conclusioni.
Questa bozza di piano regolatore deve essere considerato come un documento aperto a tutti gli apporti critici a tutti i suggerimenti capaci di migliorarlo e di renderlo sempre più aderente ai problemi che intende affrontare, solo quando il Consiglio avrà fatto le sue scelte di fondo indicando anche le relative priorità si dovrà concretare il piano i precisi programmi che siano vincolanti per la Giunta - non intendo parlare di questa Giunta, per tutte le Giunte - per me il punto di partenza deve essere la realtà regionale, realtà regionale con i suoi aspetti positivi ma anche con le sue molte zone d'ombra e le sue contraddizioni, siamo fra le regioni dal più alto reddito per abitante e fra quelle dal più alto indice di motorizzazione ma questa medagli ha il suo rovescio: i livelli di occupazione industriale sono in pericolo ed è soprattutto la manodopera femminile ed i giovani diplomati che pagano questo prezzo; nel campo ospedaliero, non penso di esagerare, affermando che ci collochiamo agli ultimi livelli fra le Regioni italiane, chi vuole curarsi con la speranza di guarire oggi deve recarsi o a Torino o nella vicina Svizzera. Come giustificare questo inarrestabile accrescersi delle disfunzioni in un campo tanto delicato e tanto importante? La costruzione delle case a basso fitto costituisce ancora un pio desiderio per gli operai e così per gli asili-nido, nell'edilizia scolastica, anche se non dobbiamo lamentarci per i gravi inconvenienti che si verificano nelle altre Regioni, procediamo a tastoni senza una visione globale del problema, l'assetto del territorio regionale, l'ambiente urbanistico naturale, la tutela del paesaggio è prettamente condizionato dagli investimenti nelle varie attività economiche ed in particolare nel campo dell'agricoltura e del turismo, dell'agricoltura ove si continua la politica di piccolo cabotaggio degli innumerevoli ed... contributi cioè la politica del pannolino caldo e qui io non voglio fare una accusa all'attuale Giunta perché questi sistemi di contributi li ha ricevuti in eredità ma è un problema che dovrà pur essere affrontato perché questo serve a prolungare l'agonia di una attività economica che presenta una sola prospettiva l'estinzione a non lunga scadenza se non si affronterà il problema con coraggio e fermezza, destinando i mezzi necessari per salvare ciò che può essere salvato ed abbandonando ciò che non può essere mantenuto a coltura. Nel campo turistico ove si persiste in una politica errata destinando i rilevanti finanziamenti stanziati annualmente allo sviluppo di pochi centri già affermati e riservato al turismo di élite, di classe, trascurando completamente le altre zone della Valle suscettibili di sviluppo, troncando così la possibilità di incrementare il turismo popolare e rurale che contribuirebbe a frenare l'abbandono della montagna.
Le amministrazioni dei nostri 74 Comuni praticamente ignorate dovranno rappresentare la componente più importante fra gli organi decisionali. Queste le storture più gravi che vanno corrette con assoluta priorità.
Bancod (U.V.) - Dopo l'intervento degli altri Consiglieri voglio dire qualche parola su questo tema di piano regolatore. Lo schema di piano regolatore urbanistico e per la tutela del paesaggio oggetto dell'odierna discussione pur centrando meglio a mio avviso degli studi fatti in precedenza, gli obiettivi di diffusione dello sviluppo del piano stesso su tutto il territorio della Valle evitando nell'immediato quanto meno una accentuazione della esistente situazione di squilibrio, mi è doveroso far rilevare la carenza di studi approfonditi su determinati problemi e settori quasi a voler ignorare la realtà di certe situazioni, sappiamo purtroppo per esperienza che i piccoli Comuni e specie quelli di fondo Valle troppo spesso sono costretti a fornire beni e servizi a favore delle grandi comunità senza avere alcuna contropartita ma solo danni, svincoli ed in ultimo abbandonati su problemi come questo senza alcuna prospettiva e tutela del loro sviluppo per l'avvenire, ricordiamo a questo scopo le pesanti servitù dovute alla recente costruzione della autostrada elettrodotti, canali e altri ed è così che anche da queste aree avvengono le cosiddette fughe che mettono in crisi oltre al settore agricolo, altre attività e servizi necessari alla sopravvivenza di quelle popolazioni con grave danno anche per il turismo in genere, necessità quindi di concentrare gli interventi in questi settori per frenare nella misura del possibile i più evidenti squilibri utilizzando quelle risorse naturali che la Valle può offrire a tutti i livelli anche se di modeste apparenze.
A questo scopo è necessario incentivare le costruzioni e ricostruzioni di agglomerati agricoli limitando le complicazioni e svincoli dovuti a quei centri storici che spesso bloccano lo sviluppo di intere frazioni.
Circa i comprensori mi riferirò in particolare a quello n. 3 che abbraccia l'area della media valle compresa fra Nus e St.Vincent e più specificatamente su alcuni sistemi territoriali ove mi pare ci sia un po' di confusione con delle inesattezze troppo evidenti che vanno assolutamente corrette, come laddove dice che i sistemi territoriali di Verrayes, Rapi, del Lauson, Grand Villa, gravitano per servizi di più ampia scala sull'area di Nus, Fénis e più oltre si appoggia infine sempre sul fuoco di servizio di Nus Fénis, il sistema a monte di Chambave sviluppatosi attorno a Verrayes. Credo che l'estensore di questa relazione abbia poca conoscenza della zona poiché il Comune di Verrayes ha uno sbocco alla Champagne attraverso la collina di Nus ed assieme a St. Denis a mezzo della strada regionale a Chambave. Il suo commercio specialmente di marmi ha sempre gravitato sulla Champagne da Chambave, i servizi vari catasti, uffici del registro, del telefono tutto questo fa capo sempre a Châtillon, St. Vincent c'è una delimitazione fra Nus e Verrayes è una delimitazione chiara specialmente per il catasto quindi è una cosa che anche questa va presa in considerazione e seriamente corretta.
Sullo sviluppo turistico è attualmente in attuazione l'allargamento della strada regionale Chambave-Verrayes-St. Denis, per un completamento del transito sulla parte occidentale dei Comuni sarebbe necessario l'allargamento della strada della Champagne-Paié-Fraé mentre dalla parte di St. Denis al fine di incentivare e collegare il turismo estivo per St. Panthaléon e Torgnon, Semmon, Del, Castello di Cly, sarebbe di notevole importanza il completamento di una strada che dalla frazione Clappey del Comune di Chambave passi attraverso lo stesso castello completando un anello stradale di notevole importanza turistica, evitando contemporaneamente il pericolo di isolamento del Comune di St. Denis stesso a causa del continuo cedimento della attuale strada regionale che attraversa una zona soggetta a smottamento.
Altro problema di grande importanza per il Comune di Verrayes e St. Denis sia per lo sviluppo turistico che per necessità impellenti della popolazione è quello dell'approvvigionamento idrico e su questo credasi urgente l'intervento della Regione.
Altro problema accennato in maniera troppo vaga dalla bozza consiste nella ristrutturazione e nel potenziamento delle funzioni del sistema insediativo sulla destra della Dora in tutta la media Valle lungo il sistema viario che da Aymavilles raggiunge Ussel-Châtillon, anzi questo sistema viario è denominato strada dell'Envers che è stato dichiarato di interesse regionale, il suo completamento porterà incremento, un incremento notevole allo sviluppo turistico e commerciale delle zone attraversate.
Industrie: la mancanza di previsione circa l'insediamento di industrie nella zona che va da Châtillon a Nus è una grave carenza che castiga un numero elevato di pendolari oltre 200 costretti a percorrere giornalmente parecchi chilometri per recarsi al lavoro sia ad Aosta, Châtillon, Pont St. Martin, Verrès e perfino all'Olivetti di Ivrea, questa mancanza di lavoro in loco contribuisce in parte notevole allo spopolamento di queste zone già magre in agricoltura e con un assai modesto turismo, non mi dilungo di più mi riservo di intervenire se sarà necessario, in seguito.
Chincheré (P.C.I.) - Ma, per essere il più breve possibile purtroppo soffrirò, il mio intervento soffrirà un po' di schematismo e di questo mi voglio scusare prima dell'inizio con i Signori Consiglieri. Il piano, questa proposta di piano si può dividere in due parti, credo che si può dividere in due parti, credo che si può dividere in due parti: la prima parte contiene delle proposte, delle analisi per la soluzione di alcuni problemi che la nostra regione ha, che esistono che devono essere affrontati e devono essere risolti e su questo aspetto della bozza non interverrò assolutamente anche perché sono intervenuti in modo estremamente corretto e i compagni Manganoni e Dolchi e il Consigliere Bancod che ha sollevato alcuni problemi della sua zona che dimostrano un po' il come è stata affrontata la bozza, questa elaborazione di bozza. La seconda parte ed è quella intorno alla quale mi dilungherò di più e che io definirei la parte gestionale del piano, i vari uffici che vengono proposti, gli scopi i compiti che questi uffici dovrebbero affrontare e le varie competenze che a questi uffici dovrebbero essere demandate. Per capire; per spiegare meglio cosa noi pensiamo di questa seconda parte del paino credo che dobbiamo fare alcune premesse, non penso di inventare niente ma penso che sia necessario ribadirle per capire poi il perché verranno fatte, verranno espresse alcune preoccupazioni. Le premesse sono queste: noi viviamo in una Regione autonoma dove autonomia ha un significato molto preciso, autonomia deve significare, per noi significa difesa e soprattutto consolidamento delle particolarità che contraddistinguono la nostra Regione rispetto al resto del territorio nazionale e mi riferisco in particolare ai problemi che la Valle d'Aosta pone al riguardo della difesa della minoranza etnica, della minoranza etnico-linguistica della sua minoranza culturale. Per difendere questi principi la Valle d'Aosta si è battuta sotto il fascismo e non voglio ricordare se non "en passant" tutte le battaglie condotte dalla "Jeune Vallée d'Aoste"; si è battuta durante la lotta di liberazione e si è battuta dopo la guerra di liberazione per chiedere al potere centrale, a Roma, tutta una serie di strumenti legislativi, amministrativi, che gli consentissero di costruire nei fatti concretamente questa sua esigenza autonomistica però evidentemente questa è soltanto, era la prima battaglia che la Valle d'Aosta giustamente ha condotto nei confronti del potere nazionale, del potere accentratore nazionale. Ne resta da combattere un'altra, da formulare e da combattere e da vincere un'altra battaglia che è questa: la Valle d'Aosta dovrà favorire un processo di decentramento amministrativo nei confronti dei comuni della Valle, processo questo che è stato ipotizzato ma non è stato assolutamente concretizzato, non ha portato ad alcun risultato concreto. Dovremmo cioè andare verso una Valle d'Aosta dove tutte le assemblee elettive in modo particolare i Comuni, dovranno partecipare alla vita amministrativa politica della Regione, ecco ma partecipare significa primo che non soltanto i Comuni vengono consultati sui loro destini, partecipare significa che i Comuni dovranno individuare i problemi che loro hanno e dovranno avere gli strumenti per risolvere questi problemi che loro hanno individuato e evidentemente nell'ambito di uno sviluppo programmato di tutta la Regione. Ecco che allora i Comuni tornano ad avere quella funzione che noi tutti auspichiamo a parole ma che nei fatti stentiamo molto a dare loro. C'è anche un altro aspetto che è un po' in contrasto con questa bozza, è di questi giorni la proposta della Giunta Regionale di una legge sulle comunità montane la quale dice tutta una serie di cose estremamente interessanti e che su questa bozza è come se non ci fossero, ora io mi chiedo come è possibile far comparire alcune proposte gestionali di questa bozza senza tenere conto di questa nuova realtà che andiamo a costruire nella nostra regione, comunità montane che avranno proprio il compio di proiettare i problemi dei singoli comuni in termini di zona però resteranno sempre i Comuni lo strumento principale della individuazione della soluzione di questi problemi, noi non vogliamo assolutamente, non pensiamo assolutamente che sia possibile andare verso una Valle d'Aosta con Comuni sviliti, avviliti o destinati soltanto alla normalissima gestione dei fondi procurati attraverso le tasse o roba di questo genere, noi pensiamo che il Comune debba restare un centro di vita democratica principale e dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per valorizzare fino in fondo questa loro prerogativa. Ecco che allora io non voglio entrare già oggi nel problema delle comunità montane perché sarà una discussione di un prossimo Consiglio Regionale però non è possibile ipotizzare una bozza di piano urbanistico regionale senza tenere conto e dell'autonomia dei Comuni e del potenziamento di questa economia e di questo nuovo organismo democratico che andremo a costituire e che su questa bozza non esiste assolutamente.
Ecco che allora noi guardiamo con estrema preoccupazione questa seconda parte della bozza... sulla prima siamo pronti a riconoscere alcuni pregi e alcuni... affermazioni valide sulla seconda parte abbiamo tutta una serie di preoccupazioni proprio perché questa proposta questa simulazione come la chiamano i tecnici di piano regolatore regionale urbanistico non ha tenuto conto nella sua elaborazione e nella sua parte gestionale, di questi strumenti che in Valle d'Aosta restano gli strumenti principali, punti fondamentali della democrazia e dell'autonomia regionale senza i quali noi non possiamo ipotizzare assolutamente niente.
Pollicini (D.P.) - Mi pare opportuno, specialmente dopo gli interventi che sono stati fatti su questo argomento nella seduta precedente, vedere il significato di questo documento.
Riteniamo che il significato del documento della bozza corretta, come è scritto sul testo, sia quello della indicazione di una procedura che riteniamo fra l'altro molto valida e si è voluto - e non uso il termine simulazione sennò qui su questo termine poi si fa una lunga disquisizione dei vari significati, comunque solo di quello deteriore, allora uso un altro termine - si è voluto esemplificare una ipotesi di lavoro questo è il significato che volevano dare alla simulazione, una ipotesi di lavoro che deve essere verificata da questo Consiglio, quindi noi lo riteniamo un documento molto utile proprio per questo significato, per questi contenuti per gli scopi che vuole perseguire. La scelta della Giunta non poteva essere in questo documento per vari motivi, ma direi che uno fondamentale e di ordine democratico di rispetto del Consiglio, molte volte in questa aula ci si lamentava allorquando decisioni non erano prima di una certa importanza passate preventivamente al vaglio di questo Consiglio, questa volta prima di prendere una decisione prima di operare una scelta politica la Giunta ha ritenuto di passare al vaglio del Consiglio per presentare un documento tecnico scientifico con una certa linea politica però senza una scelta ma con il significato di dare al Consiglio un documento su cui operare delle scelte, costruire delle decisioni. La scelta della Giunta può essere invece quest'altra cioè di aver portato il documento all'esame del Consiglio e lasciare al Consiglio la indicazione, come giustamente dovrebbe essere, sulle scelte in ordine al piano urbanistico regionale, l'ha portato in Consiglio anche, diciamocelo chiaramente, per sensibilizzare il Consiglio su questo problema e per informare noi tutti Consiglieri sul lavoro svolto dall'équipe che ha elaborato questo documento. D'altra parte riteniamo doveroso che la Giunta prima di operare delle scelte debba sentire l'atteggiamento del Consiglio in ordine alle scelte sul nuovo piano urbanistico regionale, quindi riteniamo che siano senza significato tutte le polemiche che riguardano il contenuto di questa bozza di piano proprio perché bisogna tenere conto del significato di questo documento che è, dicevo prima, una ipotesi di lavoro che va verificata dal Consiglio quindi tenuto conto del contenuto del significato del documento, tutte le polemiche non hanno motivo di esistere, così come sono senza significato le accuse di alibi che vengono rivolte alla Giunta cioè si è voluto darlo al Consiglio per non prendere una responsabilità. No, bisogna essere coerenti quando si dice che è giusto che il Consiglio elabori la linea politica delle scelte amministrative della Regione.
Quindi non può certamente essere considerato questo documento come un documento programmatico, come una indicazione di scelta politica della Giunta, questo è, ripeto, una ipotesi di lavoro che si è voluto prospettare al Consiglio. Vediamo gli obiettivi che si proponevano gli estensori di questa bozza, in fondo diremo che l'obiettivo principale è la ottimizzazione di tutte le risorse esistenti in Valle d'Aosta, tutte le risorse naturali le risorse umane le risorse culturali proprio per diffondere lo sviluppo in tutto il territorio della Regione e esaminando lo studio dei tecnici notiamo che nel medio periodo come obiettivo da raggiungere è proprio quello di operare interventi atti a portare a un riequilibrio nella vita economico-sociale in Valle d'Aosta.
Abbiamo visto un altro obiettivo è di mantenere l'attuale peso economico dell'industria evitando la monospecializzazione; per quanto concerne l'agricoltura obiettivo degli estensori della bozza è di operare l'integrazione nell'ambito di un determinato territorio al fine di eliminare oltre a tutto anche l'effetto della pendolarità e si parla di vecchi villaggi ricostruiti, ricettività turistiche e altri grossi problemi che consentono il permanere della vita in loco.
Sul turismo mi paiono importantissime le scelte suggerite dall'estensore della bozza allorquando stanno mettendo in evidenza la necessità di un graduale sviluppo, proprio perché ciò può consentire la partecipazione dell'operatore economico locale, evitare quindi interventi che Manganoni ha amato definire stamattina coloniali tipo Pila, con molti gravi effetti sulla socialità dell'ambiente oltre a quelli di carattere economico cioè esportazione di redditi, spogliazione del contadino valdostano da cui si acquista solo il terreno dopodiché tutto il resto rimane annullato per quanto riguarda le sue prospettive future. Quindi mi pare che il discorso generale è che si voglia dare forza all'Ente Regione attraverso un piano urbanistico per guidare lo sviluppo attraverso l'unicità del momento di pianificazione, attraverso le direttrici economica, sociale e urbanistica, quindi l'obiettivo, specialmente sull'argomento turismo, è quello che la Valle d'Aosta deve diventare una terra di servizi e non un dormitorio dei signori milanesi, torinesi o di altre provenienze.
Quindi, secondo me, perlomeno questo documento serve per iniziare un discorso su cosa vuol dire pianificazione perché sono convinto che molti, e io non certamente sono, molto poco, non son fra quelli, sanno cosa vuol dire realmente pianificazione, cioè è un lodo per gettare le basi per lavorare in questa direzione, ecco il significato del documento, un modo nuovo di lavorare per il futuro della Valle d'Aosta.
Ramera (D.C.) - ...qui tanti appunti, visto che ci sono stati tanti pianisti che suonano sul tema originale mi sarà concesso di fare delle divagazioni sul tema, quindi un po' di appunti e trovo strano subito, e lo dico ogni volta, che trovo strano come si discute qui dentro, Dolchi trova normale che manca un Vice Presidente, non trova normale per esempio che mancano due Assessori uno addirittura è da sostituire, il Presidente praticamente fa ....di due Assessorati, ma è strano in questo problema che esiste una patata bollente, la Giunta questa patata bollente, che ha fatto cuocere dai tecnici a un dato momento, l'ha trovata scottante e l'ha scaraventata in aula al Consiglio, l'ha scaraventata in aula al Consiglio e senza pensare che noi non abbiamo né i mezzi, né gli strumenti per un esame e indicare soluzioni o variazioni così velocemente sì potremmo, come ha fatto Manganoni, dire questo, io lo vedrei così, insomma in un'aula di una seduta di Consiglio queste cose mi sembra che non abbiano una soluzione concreta. La patata l'abbiamo vista viaggiare dalla Giunta agli urbanisti, è tornata alla Giunta avrebbe dovuto andare alla programmazione perché noi qui stiamo discutendo sempre e lo vediamo nella bozza a piè sospinto che manca la programmazione. Come no? Presidente lo dice qui, non lo dico...
Dujany (D.P.) - ...è l'iter che mi pare strano.
Mappelli (D.C.) - Pare strano anche a noi.
Ramera (D.C.) - Pedrini la volta scorsa su un problema, mi sembra quello dei libri, trovava strano e qui sono le stranezze in questo Consiglio, che si discutesse al rovescio una cosa che si era discussa al diritto diciamo tre anni prima e noi qui siamo nella stessa situazione. Nel '70 noi abbiamo presentato un disegno di legge, la Giunta allora disse: ma, noi abbiamo i tecnici che già stanno studiando, poi attraverso la bozza vediamo che l'incarico è stato dato il 20 ottobre del '71 e non nel '70, ne discutiamo nel '73 e quindi non so che razza di sistema sia, non mi sembra serio, così come non mi sembra serio che non assistano alla seduta gli estensori di questa bozza. Milanesio non so se ricorderà ma i Sindaci, gli ex Sindaci di Aosta, ricordano che in Consiglio Comunale di Aosta quando si è discusso per esempio di piano regolatore erano i tecnici che potevano...sì, sì....
Milanesio (P.S.I.) - Intanto la discussione che noi dobbiamo fare in questa sede è una discussione di carattere essenzialmente politico intanto; va da sé che non abbiamo presentato il piano quindi l'intervento dei tecnici nell'aula consiliare, in questo momento lo ritenevo superfluo, secondo non è vero che i tecnici non assistono a questa seduta perché l'Architetto Bellone è presente sopra, evidentemente nella galleria dei giornalisti, e assiste alla seduta e prende nota di tutto quello che viene detto e non ho ritenuto in questa fase essendo un dibattito essenzialmente politico quello che dovevamo fare di fare partecipare i tecnici; del resto la presenza per esempio del Rag. Capo al bilancio è solo per dire all'Assessore che cosa significa quell'articolo che magari gli è sfuggito ma non è una presenza diciamo così politica è... sì se avessimo discusso a fondo la proposta di piano, cosa che non si è verificata negli aspetti tecnici se non in alcuni interventi.
Ramera (D.C.) - ...prima di tutto vorrei sapere i nomi dato che non li ho mai saputi. Gli estensori quanti sono?
Milanesio (P.S.I.) - ...al piano sono gli Ingegneri Secchi e Ceccarelli che hanno partecipato alla elaborazione tra le altre cose del piano intercomunale milanese a suo tempo, coordinati dall'Architetto Nebbia e dall'Architetto Bellone che sono valdostani entrambi.
Ramera (D.C.) - Va bè, io la penso in un altro modo però i tecnici mi servono invece adesso perché quando c'è da discutere al piano definitivo praticamente la scelta è fatta e io discuterei con il muro mentre invece io se non ci sono i tecnici con chi discuto? A chi presento i miei quesiti, i miei dubbi? A voi. Se già si parla di fare una Commissione io quasi quasi ritengo che sia stata inutile e sia inutile questa discussione in aula, dall'altra parte ci sono è vero i cartelli e lì si poteva e si può chiedere spiegazioni ai tecnici, ma se non partecipano al dibattito mi sembra una discussione un po' troppo personale perché molto probabilmente da una discussione generale sorgono quesiti ai quali il tecnico può rispondere.
Dalla bozza appare poi evidente, sempre parlando della famosa patata che è viaggiata, che non c'è stata alcuna collaborazione da parte della Giunta e della Programmazione e io mi pongo due domande: perché la Giunta non ha collaborato? Per colpa o per volontà precisa? Se per colpa me lo diranno ma se per volontà precisa vuol dire che la Giunta, e lo dicevo già in partenza, non ha voluto assumersi la responsabilità di un piano, ma passare il piano al Consiglio e così dovremmo decidere noi e decidere che cosa mi chiedo io, quando prima, e lo dicono gli estensori, avremmo dovuto discutere il piano di sviluppo. Che il piano urbanistico sia necessario, indispensabile, su questo nessuno ritengo possa mettere in dubbio, se lo abbiamo aspettato quelli che sono qui prima di me lo avranno aspettato anche loro, lo diceva Savioz sono anni e anni che aspettano però siamo ancora sempre a delle indicazioni vaghe e come potremmo deciderlo noi se non abbiamo i mezzi e gli strumenti per fare un piano urbanistico perché non credo che nessun Consigliere qui sia in grado di fare un piano urbanistico, lo potrà fare una Commissione assistita da tutti i tecnici che riterrà opportuno, ma qui noi dovremmo indicare delle scelte politiche, come dice Milanesio, ma anche su questo ho dei dubbi.
Io ho letto questa bozza parecchie volte, ci sono parecchie cose buone altre risapute da tempo, in alcune parti poi ricalca completamente il nostro disegno di legge, ma le perplessità degli estensori sono anche le nostre per cui occorrerebbe sapere se la famosa, che la famosa programmazione i programmatori che sono color che sanno tutto venissero qui a darci i loro lumi visto che non li hanno dati agli urbanisti, perché in mancanza della programmazione quali scelte possiamo fare noi? C'è un esame ad esempio delle attività produttive sulla bozza e ne ha parlato bene il Consigliere Manganoni, si parla di industria, di agricoltura, di turismo, cose già dette, lette, rilette, discusse, ridiscusse ma non si dice, e questo lo deve dire la programmazione, quali sono i limiti massimi per i singoli settori entro i quali si deve muovere l'economia futura della regione, non sappiamo poi se il piano urbanistico regionale deve armonizzarsi con i piani regolatori esistenti o se i piani regolatori esistenti o in discussione, in redazione, debbono armonizzarsi al piano urbanistico regionale che ancora non esiste e secondo quali disposizioni, manca del tutto poi in questa bozza, e mi stupisce, dati i tempi, la trattazione del problema ecologico a meno che l'aver tratteggiato in verde tutto ciò che non è zona edificabile oggi, edificata oggi, costituisca la trattazione e la soluzione del problema. Altrettanto non vedo trattato a sufficienza il problema forestale che se affrontato come è stato affrontato in Francia potrebbe essere un settore a cavallo tra l'agricoltura e il turismo e divenire, con le attività produttive che derivano da questo, impiegare direttamente o indirettamente attraverso queste attività un notevole numero di addetti e servirebbe d'altra parte a modificare l'assetto di quelle sponde spelacchiate della Valle che turbano il paesaggio.
Capisco che discutiamo una bozza, che non è bozza perché mancano i modi e i tempi, e soprattutto non si dice con quali mezzi si potrà realizzare il piano ed allora dico che il documento non ha credibilità perché si riduce ad esprimere delle speranze in avvenire e rimane, come sono sempre questi documenti, un bel libro dei sogni come Fanfani definiva la programmazione economica nazionale e del resto che si abbia a dubitare di certi progetti e di certi sogni avveniristici lo dimostra il piano di Aosta. Nel 1963, Sindaco il collega Dolchi, noi fummo chiamati a votare un piano di Città Europea. Anche lì i Consiglieri erano come adesso, come lo siamo noi qui, sprovvisti di mezzi e di strumenti, vennero i tecnici a spiegarci le strade a pioggia le chiamavano strade a pioggia no, mi sembra? A pettine, ecco strade a pettine quelle che avrebbero dovuto portare la gente che proveniva dalla statale 27 del Gran San Bernardo a entrare in città no, nel '63. Siamo nel '73 e vedremo poi subito dopo quello che hanno pensato nel nuovo piano regolatore. Si era bloccato il centro storico, non come tutela di certe preziosità ma perché politicamente, ecco le scelte politiche alle volte dei documenti, si diceva che bisognava costituire la piramide a rovescio perché il centro storico è già il centro degli affari quindi non è giusto che tutto vada a finire in centro dove esistono le famiglie ricche, basta vedere oggi chi abita nel centro storico, ma bisognava fare la piramide a rovescio.
Si sono fatte le zone verdi naturalmente, abbiamo visto che fine hanno fatto sulla collina di Aosta, non è stata addirittura fatto però con tutte queste zone verdi non è stato fatto un solo giardino e l'unico giardino che ha Aosta è ancora quello fatto, non so dai nostri nonni o se non prima, sulla via della Stazione. Si sono fatte delle strade ad Aosta su terreno vergine, queste sono cose che ho detto al Consiglio comunale di Aosta, ma perché ha attinenza con questo, su terreno vergine, cioè praticamente dove non esisteva niente, si sono fatte delle strade che al termine della costruzione delle strade c'era già il senso di posteggio vietato perché erano state fatte con una visione tale del futuro per cui erano già strette no? Poi sono stati bloccati non so quanti terreni per la 167, dopo nove anni sono ancora lì bloccati, non sono serviti a niente e vorrei sapere i cittadini che sono padroni di queste aree verdi come benedicano questa legge e come benedicano gli amministratori, noi che li abbiamo a quel tempo messi a disposizione.
Da quel piano ristretto che abbiamo visto siamo passati al Piano Sogno, il libro dei sogni...(Voce: non si sente) ...no, no, l'ho capito anch'io pronunciandolo, abbiamo addirittura i poli di sutura o di compensazione che si chiamino, per cui non si parla più di strade a pettine e mi stupisce perché si fanno le grandi vie di comunicazione a sud e a nord della città con svincoli arditi, però non mi si dice poi con questi svincoli come si farà a entrare nella città. In avvenire - allora è previsto - che con lo svincolo che avverrà sulla sud per entrare in città sarà bloccata tutta la attuale zona delle caserme che da piazza della Repubblica arriva fino in alto alla circonvallazione nord di via Parigi, ora io ho detto a uno di questi estensori che sarò morto, non solo io, ma saranno morti anche i suoi figli prima che si abbattano tutte quelle Caserme e lì possa divenire non solo il punto di congiuntura tra il centro storico e la nuova città, ma anche il collegamento tra il nord e il sud ella città quindi a un certo momento noi facciamo le grandi vie di comunicazione e non pensiamo a una sola strada che attraversi Aosta, una, che sia anche una soluzione transitoria ma una. Però si parla naturalmente di fare la ferrovia per Martigny, immaginiamo anche quella, io sarò morto da chissà quanti anni e a un certo momento vedo fare un centro turistico culturale, io pensavo che la cultura si facesse anche in centro per comodità, no si fa un centro turistico e culturale nei vigneti del Serraillon, può darsi che almeno prendano il sole se non altro. Hanno votato gli espropri della 865, forse sulla tesi che sostiene che la proprietà è un furto, ma io aggiungo che se questo fosse vero, che la proprietà è un furto, ebbene io affermo che chi beneficia di questo furto è perlomeno perseguibile del reato di ricettazione perché trattare i pochi terreni con la 865 e farne beneficiare in un certo modo solamente qualcuno, non so come possa definirsi. Così si fanno i piani regolatori e quindi anche i piani urbanistici io posso pensare perché sono sempre poi le stesse persone che circolano infischiandosene del singolo a favore della collettività e questo mentre la collettività poi non fa nulla per il singolo, lo vediamo quando si bloccano le zone verdi, non solo in città, ma quando si parla di fare parchi regionali, pre-parchi, i parchi domenicali, me li immagino questi parchi domenicali io agricoltore che ho messo tante speranze in quella legge che abbiamo votato poco tempo fa no? Quella legge che deve far stare gli agricoltori in campagna, sulla montagna e gli bloccano la zona a parco domenicale, quindi ne ha un primo danno perché gli viene bloccata e, secondo, la domenica si vedrà i suoi terreni invasi da quei bei turisti la cui educazione ricordava Manganoni, che abbandoneranno rifiuti e tutto e questa sarebbe la soluzione della zona verde, così come quando si bloccano le piste, vorrei ricordare anche quando si bloccano le piste. Io ho un mio amico, cugino, lo chiamo più amico che cugino, che è padrone di mezzo Breuil fino a metà del Cervino, quando si discuteva di queste cose al Breuil lui offre tutte le piste, offre tutte le piste ai turisti domenicali e credo che Cervinia viva sulle piste penso, no, eppure questo chiedeva "ma, io veramente potrei costruire qualche cosa? Ma che siamo pazzi! Ma io dò tutte le piste?" Eh, ma è un obbligo sociale quello di dare le piste perché devono vivere i maestri di sci, devono vivere gli albergatori, devono avvenire attraverso queste piste poi le speculazioni che hanno permesso al Breuil lo scandalo edilizio, ma lui che è padrone non può neanche costruire il pollaio, tanto è vero parlando di pollai, che quando ha dovuto costruire un piccolo gabbiotto per i biglietti per la sua seggiovia non gliela volevano neanche passare. Questa sarebbe la tutela del singolo.
Certe cose semplici, io non sono un tecnico ma sono un osservatore, certe cose in Svizzera le facevano almeno 15 anni fa, mi ricordo a Martigny certi quartieri, che oggi si vedono allineati, 15 anni fa non esistevano però avevano costruito già le strade per cui a un certo momento tutto avveniva con una certa regolarità, non parliamo dei villaggi turistici adesso che mi viene in mente perché dato che siamo qui vicini basta scendere a Liddes il secondo paese dopo Bourg St. Pierre, di fronte esiste un villaggio che adesso mi sfugge il nome ma che ho visitato, è stato fatto completamente a villaggio turistico già ammobiliato tutto, c'è solo più che da innestare la spina del telefono. Andiamolo a vedere e così impariamo come si fa un villaggio turistico. Qui invece si fanno le case un po' dappertutto poi bisogna fare le strade per andare a raggiungere queste case, non che prima si fanno le strade no, la gente costruisce poi si devono fare le strade per raggiungerle e vorrei sapere i piani a cosa servono appunto, poi le strade si spaccano per far passare le fognature, poi si rispaccano per fare passare l'Enel, poi si rispaccano una terza volta per fare passare le linee del telefono, questi sono i risultati di certi piani che si fanno da noi e tutto questo lo paga la collettività.
Io avrei detto anche, parlando del piano di Aosta, avrebbe dovuto avere un, almeno un piano comprensoriale visto che Aosta ormai si sposta verso Sarre da una parte e verso St. Christophe dall'altra, avrebbe dovuto avere almeno una visione di questi Comuni, però sono contento di una cosa, che sulla storia delle riserve di zone verdi o per evitare le speculazioni finalmente anche il Sindaco di Aosta, l'attuale Sindaco di Aosta, mi abbia dato ragione perché dice che bisogna conferire praticamente i terreni in maniera che tutti abbiano lo stesso valore in maniera che quando poi il Comune colpisce tutti, nessuno ci rimette; ad ogni modo questo lo vedremo anche come si potrà fare, io dicevo almeno che bisognerebbe restituire un fondo particolare per queste cose, per poter dire blocchiamo zone verdi, blocchiamo zone parco ecc... in fondo gli indennizzi li fa anche l'Ente nazionale del parco quindi non so perché non dovremmo farlo noi. Scusate ma ho solo qui degli appunti. Quindi io ritengo, per terminare, che bisogna che il Consiglio che non può dare all'Assessore Milanesio, che avrà fatto tutti gli sforzi possibili in quella sua relazione, consigli validi per proseguire il piano, quindi se si deve fare una Commissione si faccia ma in questa Commissione prima di tutto si abbia la rappresentanza della Giunta, perché sia responsabile anche la Giunta con il Consiglio, e possa avere i tecnici a sua disposizione in maniera che venga redatto veramente un piano positivo e concreto perché altrimenti la stessa Giunta se si lascia andare la mano con i tecnici succederanno le cose che ho denunciato ad Aosta perché l'Italia è un paese fatto così, l'Italia non ha materie prime e quindi l'Italia ha scoperto l'urbanistica come materia prima di speculazione, quindi stiamoci attenti perché i tecnici hanno doppio interesse, i tecnici hanno l'interesse di servire l'Amministrazione per la redazione del piano e poi l'avranno per conto loro. Qui abbiamo visto che è l'unica materia prima che ha l'Italia e la sta sfruttando molto bene, la sta sfruttando però noi dobbiamo dare credibilità con questo piano, dobbiamo dire praticamente dobbiamo confermare alla gente che abbiamo fatto uno strumento che serva per tutti e non serva per delle speculazioni, quindi deve anche nelle cose che possono toccare il singolo trovare le soluzioni che lo compensano perché altrimenti ognuno di noi avrà dei dubbi. E vorrei terminare proprio per dire la cosa più assurda ma che certamente potrebbe verificarsi in fatto di urbanistica dato che noi, l'Italia è il paese dei furbi, lo diceva già Malaparte, ha sprecato centinaia di pagine sui benedetti italiani per dire che l'Italia è il paese dei furbi. Io dico, faccio solo una considerazione assurda, se qui si facesse un piano urbanistico per dimostrare che non è valido quello che dicono i tecnici e io avessi una proprietà di un, non so 10 ettari, 20 ettari qui alle porte di Aosta e fossi determinante per le sorti del Governo Regionale io vorrei vedere come i tecnici si arrampicherebbero sugli specchi per dimostrare la validità al rovescio di aver spostato la zona verde da un'altra parte, per questo che io non credo sempre alla validità degli strumenti urbanistici che vengono studiati in un certo modo perché si prestano proprio a queste considerazioni alla fine, che io potrei domani, valendomi della posizione di Consigliere regionale o non so che cosa, condizionare il piano regolatore o il piano urbanistico, mentre invece se noi cercheremo di evitare, naturalmente la perfezione non è di questo mondo, se noi cercheremo di evitare che la gente possa pensare che abbiamo fatto lo strumento a danno di qualcuno e che se qualcuno ha un danno cercheremo di venire incontro, adesso la formula non la so ancora ma comunque la studieremo, di indennizzi sotto qualunque aspetto, allora saremo credibili altrimenti lasceremo sempre dei sospetti.
Montesano (P.S.D.I.) - Considerata l'ora io proporrei che la discussione prosegua nel pomeriggio o con nuovi interventi oppure con risposta dell'Assessore al Turismo. Il Consiglio è d'accordo? Allora la seduta è tolta. Il Consiglio è riunito alle ore 16,30.
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La seduta termina alle ore 12,25.