Trascrizione informale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 51 del 9 febbraio 1973 - Resoconto

OGGETTO N. 51/73 - Proposta di legge recante: "Provvedimenti per l'edilizia economica e popolare". (Rinvio alla Commissione).

Montesano (P.S.D.I.) - Anche per questa legge io rilevo appunto la mancanza della copertura per le norme finanziarie e do la parola a uno dei proponenti che è il Consigliere Dolchi.

Dolchi (P.C.I.) - Colleghi Consiglieri, mi si dirà che forse il Consiglio non è preparato alla discussione articolo per articolo di questa legge; io ricordo al Consiglio che la legge è del 26 marzo 1971 e che ha avuto, come quella del collega Manganone di cui si discuteva or ora, un esame da parte della Commissione Affari Generali e Finanze.

Premetto subito che anche per questa legge non c'è stato un parere conclusivo, ci sono state delle opinioni che sono state espresse dai vari Commissari.

L'approvazione dell'articolo 21 del Regolamento, cioè la modifica dell'articolo 21, porta oggi questa legge all'esame del Consiglio e, quindi, dà ai vari Gruppi consiliari la possibilità di pronunciarsi.

Io non intendo tediare il Consiglio e i colleghi Consiglieri con la lettura della relazione scritta che accompagna la proposta di legge e che mi auguro sia stata letta; vorrei fare solamente una considerazione, ricordare cioè al Consiglio che il 30 novembre 1965, con legge n. 24, il Consiglio regionale aveva affrontato il problema dell'edilizia economa e popolare, con un provvedimento che veniva incontro a proprietari di alloggi che intendevano ammodernare, trasformare le proprie abitazioni, che veniva incontro a lavoratori dipendenti in un primo tempo e poi ci sono state delle modificazioni che intendevano contrarre un mutuo agevolato, i cui interessi erano pagati dall'Amministrazione regionale, per la costruzione di alloggi e, infine, per lavoratori dipendenti che intendevano acquistare alloggi.

Siamo perfettamente concordi sulla validità che questa legge, che in un primo tempo era quinquennale e che poi è stata prorogata, venga ulteriormente prorogata anche a seguito delle osservazioni, delle considerazioni, dei consigli che sono stati più volte formulati in questa Assemblea, ma diciamo che questa legge copre un settore di richieste e copre il settore riguardante proprietari e persone che intendono servirsi di questa legge e ricordo, per inciso, che negli anni che sono trascorsi dal 1965 a oggi, più di 1.300 famiglie hanno utilizzato questa legge in tutta la Regione; dicevo, copre il settore di quanti intendono acquisire in proprio un alloggio o, essendo già proprietari, vogliono trasformare questo alloggio.

La nostra proposta di legge tende a coprire quel settore che è rimasto scoperto e cioè del lavoratore dipendente o del coltivatore diretto o del piccolo artigiano che non intende seguire questa strada ed essendo il locatario, la famiglia che tende ad avere un alloggio in affitto tende ad averlo a prezzi accessibili e comunque contenuti.

Ecco perché noi riteniamo che la Regione possa e debba intervenire con un suo finanziamento diretto per la quota capitale mantenendo a proprio carico, come già fa in base all'originaria legge 24 del 1965, gli interessi e la legge, nei suoi nove articoli, direi che esemplifica questo intervento dando dei fondi all'Istituto Autonomo delle Case Popolari come stazione appaltante perché, per conto della Regione, costruisca alloggi e incassi gli affitti che possono poi servire per successivi investimenti, senza avere l'onere dell'interesse. Direi, questo è il concetto fondamentale della proposta di legge sulla quale non mi dilungo oltre e mi riservo, semmai, di intervenire nuovamente nel corso del dibattito.

E dicevo prima che questa proposta di legge è stata esaminata senza che si giungesse a una conclusione ma è stata esaminata dalla Commissione Affari Generali e Finanze e, in questa Commissione, in questo dibattito che c'è stato, abbiamo anche sentito l'opinione della Giunta; direi, non ditemi che sono oltremodo diligente però, anche senza la stanza, il tavolo e la sedia che ho invano invocato per poter lavorare fino a oggi, ho conservato il documento che allora, in sede di Commissione, ci era stato distribuito e il parere della Giunta che, notiamo a pagina 3 di quel documento e cioè, per quanto riguarda i provvedimenti per l'edilizia economica e popolare (la legge cioè da noi proposta), iniziava: "La casa intesa come servizio sociale costituisce uno dei tanti temi all'ordine del giorno del dibattito politico sociale italiano e, proprio in questi giorni, il Parlamento sta esaminando un apposito progetto di legge", era poi la legge 865 che è stata poi successivamente approvata, e la posizione della Giunta continuava dicendo: "La proposta di legge in parola tende a realizzare 1800 stanze circa, cioè 600 alloggi, di cui 1260 in Aosta e 540 nel resto della Valle, da concedere in locazione a un affitto contenuto" cioè la Giunta prendeva atto e recepiva l'iniziativa, per lo meno i presupposti, il fondamento dell'iniziativa del Gruppo comunista e diceva testualmente: "I presupposti sono da considerare senz'altro positivi perché si propongono di costituire un'alternativa al libero mercato degli affitti che è in continuo aumento".

Mi sembra che, a due anni di distanza, questa affermazione della Giunta che ci era stata portata dall'Assessore Milanesio nella riunione della Commissione sia tutt'ora più che valida, cioè i presupposti positivi perché si costituisca un'alternativa al libero mercato e si dia la possibilità al lavoratore a reddito fisso e con minime entrate di accedere, con un affitto contenuto, alla possibilità di avere un alloggio.

Tralascio tutte le altre considerazioni che sono di carattere statistico e tipico e ricordo al Consiglio le conclusioni a cui era pervenuta la Giunta: "Tutto ciò premesso, si ritiene che il progetto di legge in parola potrebbe essere discusso a condizione che venga epurato dai rigidi limiti di operatività in esso contenuti e cioè l'indicazione del 70% della spesa per Aosta e il 30% per il resto della Valle e venga conformato in modo tale che, a seguito della conclusione degli studi sulla programmazione e sulla pianificazione regionale, i fondi non ancora utilizzati siano spesi secondo le indicazioni degli studi stessi".

Possiamo concordare nella sostanza sulle osservazioni e sulla posizione che allora aveva assunto la Giunta a proposito di questo provvedimento e ricordando che, comunque, pure nei due anni trascorsi, la conclusione degli studi della programmazione non è avvenuta e che quindi la validità della legge è ancora attuale.

Ecco, non vorrei dilungarmi di più, colleghi Consiglieri, ci saranno forse delle osservazioni di principio, ci saranno forse delle riserve sulla forma; noi riteniamo comunque che i presupposti contenuti negli articoli della legge siano ancora validi, che, ovviamente, debba o si possa rapidamente ovviare alle carenze dell'articolo 8 e cioè alla imputazione della spesa e che il progetto possa essere non solamente di scusso ma approvato oggi dal Consiglio regionale.

Caveri (U.V.) - Voglio fare una osservazione, per il momento una sola osservazione, e cioè nell'articolo 2 di questa legge vi è una norma che è contraria a ogni principio di giustizia e di equità perché io mi stupisco che si sia avuto il coraggio di presentare una proposta di legge con una norma del genere, una norma che vado a spiegare e cioè si dice: "Tale somma", la somma prevista nel primo comma dell'articolo 2, "Tale somma avrà una ripartizione complessiva del 70% per opere da eseguirsi nella città di Aosta e nei comuni confinanti e del 30% per opere negli altri comuni della Valle".

Una norma di questo genere sarebbe evidentemente ingiusta e iniqua, se si ha presente, se non altro, il rapporto della popolazione tra la città e gli altri 73 comuni della Valle; noi, di questo problema, di questo rapporto tra le somme da spendersi nella città di Aosta e le somme da spendersi negli altri 73 comuni, avevamo discusso nella cosiddetta Giunta del Leone, dal 1963 al 1966, quando si era varata la legge per le case dei lavoratori, già allora si era proposto, c'era la tendenza a voler stabilire il 70% per la città e il 30% per gli altri comuni della Valle e noi amministratori dell'Union Valdôtaine siamo insorti contro questo capovolgimento irrazionale ed ingiusto di proporzione e abbiamo chiesto e abbiamo ottenuto dalla Giunta di allora, che io presiedevo, che invece il rapporto fosse esattamente il contrario.

Quindi, a parte altre considerazioni che si possono fare su questa legge, io chiedo che quanto meno venga esattamente stabilito un rapporto in senso contrario cioè che si dica: "Tale somma avrà una ripartizione complessiva del 30% per opere da eseguire nella città di Aosta e nei comuni confinanti e del 70% negli altri comuni della Valle"; solo così si stabilisce di nuovo il senso delle proporzioni, della giustizia e dell'equità.

Ramera (D.C.) - Volevo fare una semplice considerazione, non starò a ripetere quello che ha detto Dolchi sul problema della casa, per carità però, facendo dei conti brevemente con questo provvedimento, noi costruiamo 600 alloggi in cinque anni, 500? Ancora meno? E allora ho ancora più ragione; va beh, facciamo 600 in cinque anni, dei quali i lavoratori che ne beneficeranno però non saranno padroni, saranno affittuari. Se noi la stessa cifra, e io qui mi riallaccio a una discussione già fatta almeno un anno fa, un anno e mezzo fa, quando io chiedevo che i mutui attualmente in corso venissero aggiornati ai prezzi di mercato per dare modo ai lavoratori di poter veramente usufruire della legge perché se gli si dà cinque milioni oggi, qual è quel lavoratore che può comprare un alloggio? Nessuno direi; ora, dicevo, se noi questo miliardo lo aggiungessimo a quelli che diamo per mutuo e il mutuo anziché di cinque milioni fosse portato a dieci milioni, con cinque miliardi noi facciamo 500 alloggi di dieci milioni l'uno, il cui beneficiario non è più un affittuario ma diventa proprietario del proprio alloggio, per cui credo che l'iniziativa sarebbe ancora meglio.

Io chiedo ai proponenti, questo l'ho fatto così adesso al volo quindi non è che sia entrato nei particolari ma credo che l'iniziativa avrebbe maggior peso per venire incontro alle classi a cui noi vogliamo venire incontro, perché una cosa è essere in affitto e una cosa è essere proprietario però, naturalmente, bisogna dare i mezzi idonei perché il beneficiario possa effettivamente acquistare il bene.

Dujany (D.P.) - Vorrei risponder a Ramera che la Giunta ha già esaminato la legge del 1965 proprio nella prospettiva di aumentare l'importo del contributo a favore di coloro che rifanno le vecchie case o si costituiscono in Cooperativa o costruiscono la casa monofamiliare, portando il precedente importo dei cinque milioni a sette milioni e non a dieci per delle ragioni che poi spiegheremo e lasciando a cinque milioni l'importo destinato all'acquisto di appartamenti in condominio; questo allo scopo di disincentivare la costruzione dei condomini e di incentivare la costruzione di case in Cooperativa o di case monofamiliari e unifamiliari.

Mi pare che la legge è già pervenuta alla Presidenza del Consiglio e dovrebbe essere oggetto di esame di Commissione per essere approvata, spero, con la fine, col Consiglio della fine di febbraio.

Ma mi pare che la preoccupazione del proponente sia stata di un altro tipo, cioè la preoccupazione di poter dare la casa a coloro che non sono in condizioni di anticipare nulla né utilizzare questo mutuo, pur aggiornato dei cinque o dei sette milioni o otto milioni dati dalla Regione, e quindi mi pare che soluzioni diverse non ce ne possano essere; in questo senso siamo d'accordo anche noi come Giunta che il problema della casa è un problema che dobbiamo affrontare e mi pare che qui il Consiglio sia unanime su questo aspetto.

Mi pare che è il modo che è un po' discutibile, perché? Il lanciare sul commercio, in questo momento, a fianco degli altri interventi questo importo destinato così alla costruzione di una certa quantità di alloggi, senza avere davanti a noi dei presupposti sul fabbisogno di abitazione, che è una conseguenza anche di una scelta socio-economica che dobbiamo fare un piano più ampio, rischiamo, naturalmente, di costruire una certa quantità di abitazioni in una zona in cui, sul piano della programmazione o dello sviluppo socio-economico, riteniamo di indebolire; cito, a esempio, abbiamo interesse di spingere le costruzioni ad Aosta o abbiamo interesse di spingerle in una zona viciniore, in altro comune o in altri comuni? Questo in quale prospettiva, in quale orientamento?

Ecco, mi pare che a monte di un problema di questo genere, ci dovrebbe essere l'altra scelta molto più generale.

Poi vorrei fare una seconda osservazione pratica: l'Istituto Case Popolari, mi han riferito, che hanno a disposizione progetti e finanziamenti per una costruzione di circa 80 alloggi, scusatemi la cifra da 70 a 90 alloggi, non ho capito esattamente, però non possono procedere in quanto non hanno aree; con la legge 865, chi deve provvedere alle aree non è più l'Istituto Case Popolari ma sono i comuni quindi io, adesso, faccio un po' il pragmatista, faccio un ragionamento così, pragmatico, dico: se vogliamo far sì che l'Istituto Case Popolari, che è l'Istituto ad hoc almeno finché non lo cambiamo e non ne prevediamo un altro, possa dare il via nei tempi più brevi possibili a questo programma che ha già progettato e di cui pare abbia già i finanziamenti dello Stato, almeno in buona parte, perché non interveniamo presso il Comune di Aosta o presso altri comuni, se queste case sono previste in altri comuni, attraverso un intervento finanziario, in modo da chiedere al Comune di iniziare trattative per acquisire quelle aree incluse nella 167 per poter dare esecuzione concreta e a tempi relativamente rapidi a questo primo programma di lavori, che già ha in studio l'Istituto Case Popolari?

Ecco, scusatemi questa osservazione così pragmatica ma credo che questo ci permetterebbe, in tempi brevi, in attesa di rivedere, naturalmente, quello che è il contenuto della legge, ma ci permetterebbe un intervento concreto, attraverso una delibera del Consiglio su richiesta del Comune di Aosta o di altri comuni, se queste case dovessero sorgere in altre zone, per l'intervento, per l'acquisto dei terreni e della successiva realizzazione di queste opere.

Mi pare che, come primo intervento, potremmo intervenire in questo modo concreto.

Dayné (U.V) - Mi permetto di fare alcune considerazioni sul contenuto della presente legge.

Prima di tutto, all'articolo 2: concordo perfettamente con quanto detto dall'Avvocato Caveri sulla illogicità di questa percentuale di assegnazione, cioè il 30% in tutta la Valle e il 70% solo ad Aosta; allora qui è tutto uno studio da farsi, vedere le necessità e non campare percentuali così, a vanvera.

Inoltre, un'altra domanda da porsi è pure quella già accennata dal Presidente della Giunta e cioè: "Saranno disponibili i terreni per queste costruzioni?". È un conto far progetti ma poi vedere se la disponibilità dei terreni esiste, con quale sistema si vuole addivenire alla disposizione di questi terreni? Perché se bisogna venirci con l'esproprio, non sarei troppo consenziente.

Però, l'articolo che mi trova più dissenziente è l'articolo 4 che prevede che all'amministrazione, alla costruzione di queste case sia demandato l'Istituto Autonomo Case Popolari; ora, secondo il mio punto di vista, l'Istituto Autonomo Case Popolari è una istituzione governativa che non ha nulla a che vedere con la Regione, quindi mi sembra che i fondi della Regione siano Enti regionali che debbano amministrarli.

Ramera (D.C.) - Io conoscevo così, incidentalmente, naturalmente, quello che ha detto il Presidente però non ho capito il perché non si possa accogliere questa mia proposta; vorrei sapere: per l'edilizia popolare mi sembra che in bilancio sia stato passato un miliardo, no? Due, adesso non ricordo, ma io ribadisco: perché non va bene, Presidente, il passare questa eventuale somma che si vorrebbe far passare in questa legge, in quell'altra che voi state per portare in Aula? E dare maggior possibilità alle classi che lo richiedono, di divenire proprietari? Sulla ubicazione siamo d'accordo, molto probabilmente Aosta ormai sta scoppiando quindi, a un certo momento, si può anche vedere l'ubicazione delle aree edilizie, però io ribadisco, proprio per i conti fatti, ma se con cinque miliardi si costruiscono 500 alloggi da dare in affitto e con la stessa cifra, dando dieci milioni di mutuo, perché anche oggi 10 milioni di mutuo non sono poi mica troppi perché voi pensate a sette milioni ma nella città di Aosta con sette milioni si comprano due camerette!

Dujany (D.P.) - Come fanno le classi economicamente modeste a restituire questo ammortamento annuo? Dieci milioni vuol dire un affitto di 50.000 lire al mese.

Ramera (D.C.) - In vent'anni.

Dujany (D.P.) - Come fanno le classi modeste?

Ramera (D.C.) - Bisognerà trovare un sistema allora, magari studiarlo.

Chantel (P.S.I.) - Fino a un dato limite, la restituzione ha un dato prezzo accettabile, oltre un dato limite non è più accettabile.

Ramera (D.C.) - Ma allora è un provvedimento che, insomma, o il provvedimento lo facciamo...

Montesano (P.S.D.I.) - Lascia finire, Chantel!

Ramera (D.C.) - Cosa allora? Io dico: o io li ho già i soldi, o favoriamo la gente che li ha già questi quattrini o altrimenti non è un provvedimento di carattere sociale, proprio per niente, è inutile fare. Ora, quello che ha detto il Presidente è accettabile e lo possiamo studiare, quello che sta dicendo invece l'Assessore Chantel è proprio fuori posto e mi stupisce che venga dal Partito Socialista!

Chantel (P.S.I.) - Ma no, fa finta di non capire.

Ramera (D.C.) - No, no io non faccio finta niente! Io non ho versato mai il cervello a nessuno.

Chantel (P.S.I.) - Chiedo la parola.

Montesano (P.S.D.I.) - Va bene, quando l'avrai, allora risponderai.

Ramera (D.C.) - Allora ho capito tutto!

Chantel (P.S.I.) - Ti spiego io il latino e non fare il furbo!

Ramera (D.C.) - Io sto dicendo che un provvedimento di carattere sociale, e lo ripeto, deve permettere a chiunque lavori di poter venire in possesso di un alloggio; ora, ci sarà da studiare, come diceva il Presidente giustamente, questa parte ma altrimenti, continuando con l'attuale indirizzo si favorisce semplicemente chi i quattrini li ha perché se un alloggio mi costa 10 o 12 milioni e oggi sulla piazza di Aosta non si prende molto con 10 o 12 milioni...

Chantel (P.S.I.) - Dall'impresario.

Ramera (D.C.) - Per carità, da chi devo andare a prenderlo? Dal salumiere, per caso, gli alloggi? Ma roba da matti! Dico, a un certo momento, uno, una determinata quota di milioni li deve avere altrimenti non può usufruire di questi mutui e allora ne usufruisce chi? Chi li ha già i quattrini, per cui si permette di dire: mi faccio dare i quattrini dalla Regione, tanto gli interessi non li pago perché sono minimi, mi sembra l'1%, non so cosa sia, l'1%? Quindi, a un dato momento, è qui che vorrei vedere un attimo, cosa, l'8%? Ma al beneficiario quanto paga di interessi, Presidente?

Montesano (P.S.D.I.) - Risponderà dopo, lei faccia.

Ramera (D.C.) - Ma mi scusi, faccio una domanda interlocutoria, almeno è più facile andare avanti.

Montesano (P.S.D.I.) - Ma è pericoloso.

Ramera (D.C.) - Ma pericoloso, e va beh allora mi spieghi.

Montesano (P.S.D.I.) - Allora la parola all'Assessore Chantel.

Chantel (P.S.I.) - È stata presentata alla Commissione Affari Generali la nuova legge, la modifica della vecchia legge che esisteva già da quattro o cinque anni, con delle modificazioni in cui ci sono tutte le osservazioni immaginabili e possibili del perché ci si è fermati ai sette milioni, favorevoli solo per le Cooperative, per la costruzione di case unifamiliari o monofamiliari, come meglio credete e per la ricostruzione.

Però io credo che, quando uno ha presentato una legge e la legge viene ridiscussa anche a fine mese e la Commissione non l'ha ancora vista, è inutile che incominciamo oggi a fare una discussione di una legge che è stata presentata e che sarà discussa al momento opportuno con tutta la relazione che c'è; la legge dovreste conoscerla perché è cinque anni che è in funzione, è due anni che la votiamo, sapete benissimo che ci sono delle restrizioni sul reddito, perciò favorire chi ha molti quattrini in tasca è un assurdo tirato fuori da Ramera, tanto è vero che noi, quest'anno, abbiamo dovuto, nella nuova legge, aumentare il reddito perché era talmente poco che più nessuno poteva concorrere, va bene?

Allora, quando uno ha una limitazione, ha 1.800.000 all'anno e prima era ancora meno, non viene a dirmi che si favorisce chi ha dei quattrini; lasci finire, la verità è che quest'anno abbiamo dovuto aumentare il reddito e lo vedrete quando discutiamo la legge e non credo sia il caso oggi di discutere la legge sull'edilizia popolare, quella che è andata in vigore per cinque anni, perché è stata depositata in Consiglio, passerà alla Commissione, ve la vedrete, ve la leggerete, ne discuteremo quando sarà il momento opportuno, probabilmente nella seduta di fine di questo mese perché, se oggi cominciamo a discutere una legge presentata e a mescolarla con l'altra, una legge che non ha niente a che vedere come tipo di legge, come disposizioni, con questa, mi sembra che siamo fuori strada.

Perciò vogliamo aspettare di discutere quella legge dell'edilizia popolare che prevede dei mutui e perciò non prevede l'emissione di capitali in contanti, prevede dalla Valle un impegno, l'avete votata, c'è un bilancio, di quei 40 o 80 milioni all'anno, secondo se è un miliardo o due miliardi da investire, in 20 anni, il bilancio l'avete letto tutti perciò lasciamo da parte quella legge ed, eventualmente, rientriamo dolo in questa discussione; quella ce la vedremo a fine mese e io credo che sia la cosa più giusta e più logica da fare, e lì vedrete le percentuali, vedrete cosa viene a costare, diciamo così, mensilmente quello che deve pagare, ecc. e se allora il Consiglio, nonostante tutto, crederà di aumentare, non avrà che da farlo, le leggi non è che perché le presenta la Giunta, sono lì, rigide e decise e bisogna farle così, è ancora da passare in discussione, avete tutti gli elementi, questo ve lo dico io, e perciò ne discuteremo quando si presenta la legge all'esame.

Montesano (P.S.D.I.) - La parola all'Assessore Lustrissy.

Lustrissy (D.P.) - Ma io, così, a titolo di contributo alla discussione e a titolo personale come Consigliere, vorrei fare alcune osservazioni a questa legge.

D'accordo sul principio, nei paesi più progrediti ormai questo provvedimento esiste da tempo, anche nel nostro paese, se pur attuato in modo discutibile da molti anni, da quando l'Istituto Autonomo Case Popolari è stato creato un tipo di intervento del genere è stato messo in atto da parte dell'Amministrazione pubblica e, come concetto, è abbastanza valido perché, in definitiva, è forse preferibile ricorrere a questi sistemi in previsione di ammortizzare rapidamente questi edifici e di ricostruirli come fanno in altri paesi, ho visto una esperienza interessantissima in Danimarca dove, a un certo punto, di stabilisce anche il limite, cioè al termine degli ammortamenti, gli edifici vengono demoliti e vengono ricostruiti secondo le nuove tecniche edilizie del momento; invece con la tecnica del riscatto, cioè affidando l'alloggio a riscatto, succede che questi, e l'abbiamo anche presente nella nostra realtà regionale perché questi edifici invecchiano rapidamente, a parte la discutibilità dei metodi utilizzati, del materiale, delle rifiniture, di tutte queste cose, il fatto è che deperiscono rapidamente e coloro che hanno la sfortuna, io dico in questo caso, di avere quell'alloggio a riscatto, se lo devono tenere vita natural durante in quelle condizioni lì mentre mi sembra molto più opportuno... (manca la voce) ...gli alloggi siano inseriti nel contesto di un piano urbanistico cittadino che permetta a tutti di avere le stesse opportunità, senza applicare: questo è il quartiere delle case popolari e questo è il quartiere residenziale e questo è quell'altro quartiere.

Ora, su questi concetti credo che si sia tutti d'accordo, probabilmente ognuno di noi ha delle valutazioni diverse da fare sul modo dell'intervento, a parte la considerazione che è già stata fatta, che forse sarà necessario riesaminare la percentuale di intervento stabilita in rapporto al Comune di Aosta nei confronti dei rimanenti comuni della Regione, sia pure che il Comune di Aosta non sia isolato ma con quei comuni limitrofi ancora da definire.

Bisognerà rivedere un momento queste percentuali poi, ecco, io sarei abbastanza dissenziente sull'articolo 3 per quanto riguarda l'assegnazione dei fondi all'Istituto Autonomo Case Popolari per molti motivi, non li voglio neanche elencare perché noi, da molti anni, conosciamo l'attività dell'Istituto e vediamo un po' cosa succede in quell'ambito, anche in campo nazionale.

Sarei più favorevole invece, in base a una statistica, diciamo così, attendibile, di assegnare direttamente i fondi ai comuni, in base al criterio di ripartizione, affinché provvedano direttamente all'appalto e alla costruzione di alloggi di questo tipo perché, in definitiva, nella legge - non so se sono riuscito a leggere io o è una mia distrazione - non vengono indicati esattamente i destinatari degli alloggi cioè i soggetti. Il soggetto della legge, chi è? Si parla di assegnazione di alloggi popolari però non sono riuscito a individuare il soggetto, se il soggetto è il lavoratore dipendente o se pure l'alloggio è assegnato a chi ne faccia richiesta e viene compilata una graduatoria, in base a dei criteri diversi.

Forse mi è sfuggito ma gli alloggi saranno assegnati sulla base delle graduatorie comunali, in base alle procedure e ai punteggi stabiliti con apposito regolamento da approvarsi dal Consiglio; però la legge chiaramente deve indicare, nella sua impostazione, il soggetto perché altrimenti facciamo una legge che manca di qualcosa, è monca, la legge deve indicare il destinatario, non si può, secondo me, rinviare a un regolamento successivo la scelta del destinatario, almeno per questa parte la legge dovrebbe essere chiara e indicare già fin d'ora quale deve essere il destinatario della legge perché mi pare che sia una procedura corretta, lo richiede.

Pertanto dicevo, io manifesto alcune perplessità in ordine al rilievo già sollevato sulla distribuzione percentuale in ordine all'assegnazione dei fondi all'Istituto Autonomo Case Popolari, a meno che non ci siano dei motivi calidi e i motivi validi potrebbero essere quelli già richiamati, mi pare, dal Presidente della Giunta cioè, in definitiva, l'Istituto ha già dei progetti fattibili, dei progetti esecutivi di un certo numero di alloggi per i quali manca il finanziamento, potrebbe essere una ragione pratica però io ritorno a dire che, per impostazione dell'intervento tradizionale dell'edilizia popolare, sarei contrario ai quartieri, sarei contrario a un intervento più originale che permetta il reperimento di aree con le procedure da stabilire perché, in definitiva, quella legge 167 non credo sia mai stata resa operante in nessun comune d'Italia o in pochi comuni d'Italia; quelle aree con le revisioni continue dei piani regolatori, mi pare che anche il Comune di Aosta stia rivedendo il paino regolatore, non so ancora se esistano o se siano - cioè quel primo reperimento che era stato fatto nel tempo, credo che oggi non ci sia più - sia tutto da rivedere, anche il problema delle aree relativo alla legge 167.

Cioè io sarei più favorevole di assegnare i fondi direttamente ai comuni in base a un criterio statistico cioè che è sempre rapportato al soggetto, cioè al destinatario della legge, se il destinatario della legge è il lavoratore dipendente o, se i destinatari della legge sono molti, in rapporto a questi destinatari, comune per comune, in base alla presenza numerica dei singoli beneficiari o eventuali beneficiari della legge, stabilire un criterio di ripartizione, però affidare i fondi direttamente all'Amministrazione comunale affinché provveda direttamente alla costruzione delle opere, reperendo le aree necessarie con quei criteri che i comuni hanno a disposizione dalle leggi nazionali in fatto di urbanistica perché è anche necessario che tutto questo passi attraverso, diciamo, il discorso urbanistico comunale. Noi sappiamo che, attualmente, i comuni o hanno già approntato o stanno approntando il piano urbanistico comunale ed è in forza di una legge di questo genere, che demanda loro certe competenze, che potrebbero specificare meglio del piano urbanistico comunale quale è il territorio, la parte del territorio, da adibire a questa utilizzazione. Ecco, a me sembrerebbe opportuno fare queste cose; pertanto, a parte il problema tecnico-finanziario, non entro nel merito del problema tecnico-finanziario perché mi pare che il bilancio regionale possa e abbia già previsto certe cose.

Queste sono le cose che io avevo da dire.

Personnettaz (D.P.) - Chi prende la parola? Ragioniere Dolchi.

Dolchi (P.C.I.) - Ma mi sembra che dopo alcune circonstanziate osservazioni alla legge valga la spesa dire alcune cose che non ho detto nella relazione introduttiva e che forse possono servire a meglio comprendere quelle che sono state le intenzioni del Gruppo comunista.

Ecco, io quando sento parlare di "studio da farsi", di "definiamo l'orientamento", di "approfondiamo meglio quello che vogliamo fare", ecco, dopo che la legge è da due anni presentata, ho delle grosse perplessità che "continuare lo studio", che "ricercare e definire l'orientamento", che "rivedere altre soluzioni" non siano altro che un tentativo di rinviare un problema che, invece, secondo noi, anche se finora si è cercato di sfuggire a questo confronto, a questo dibattito, è invece un problema drammatico.

E tratterei subito quindi la considerazione che viene e che è stata sollevata da alcuni colleghi sulla percentuale: dice il collega Dayné che bisognerebbe fare uno studio ma le nostre percentuali sono frutto di uno studio, 740 domande alle Case Popolari di Aosta e neanche 200 per richieste analoghe in tutti i comuni della Valle d'Aosta ci hanno fatto abbondare nei confronti dei comuni della Valle con il 30%.

Ma questo è chiaro, è una considerazione che non discende solamente da quella che potrebbe da quella che potrebbe essere una battuta nei confronti del Partito Comunista che ha i suoi voti ad Aosta e tende a preferire la città di Aosta, no, noi non tendiamo affatto a preferire, da un punto di vista elettoralistico, la città di Aosta. Perché? Perché l'ho detto nella mia relazione, noi intendiamo coprire un settore di domande che non è quello della maggioranza, non è quello della maggioranza dei valdostani che abitano nei comuni della Valle, i quali sono proprietari di una propria casa unifamiliare o sono co-proprietari e non hanno nessuna voglia di abbandonare la propria abitazione per andare ad abitare nel proprio comune o in un comune vicino, in una casa dell'Istituto Autonomo delle Case Popolari; ecco, quindi se noi partiamo dal presupposto che intendiamo coprire un settore, cioè quello delle famiglie che vogliono essere non proprietarie ma locatarei e non vogliono essere proprietarie per tutte le considerazioni che sono state fatte, d'altra parte non siamo qui per incentivare la proliferazione della proprietà né condominiale né singola, quando intendiamo intervenire in un settore specifico, un servizio sociale come è quello dell'alloggio, se partiamo da questi presupposti, è chiaro che - e ce lo dice la Giunta in quel famoso documento - l'esempio tipico è rappresentato dal Comune di Aosta, in continua crescita, nel quale il mercato degli affitti quindi lo troviamo laddove c'è questa crescita e c'è questa richiesta; il mercato degli affitti come conseguenza di una domanda sostenuta di alloggi, tende continuamente al rialzo.

Ma a La Magdeleine, a Torgnon, c'è questa domanda di alloggi dovuta a una immigrazione anche interna a livello regionale che ha Aosta e i comuni confinanti, come prevede l'articolo 2 della legge che appunto tendeva a venire incontro alle preoccupazioni che ci sono state già anche palesate dal Presidente della Giunta; quindi noi intendiamo sostenere questa percentuale proprio perché è aderente alla realtà e ci sembra, scusatemi l'espressione, abbastanza demagogico il voler capovolgere le percentuali perché noi destineremo dei fondi che, se destinati in questa direzione cioè per la costruzione di case di tipo popolare, per quella domanda ad affitti contenuti, non avrebbe utilizzazione; ecco, vi vedete a La Magdeleine, a Valtournanche, a Valsavaranche, a Valgrisanche e a Cogne, dove c'è un esempio di casa popolare dove non è neanche stata completata l'utilizzazione degli alloggi? Ecco, dobbiamo partire dal presupposto, perché? Perché c'è l'altra legge che è quella del 1965 che soddisfa in particolar modo alla richiesta che può venire dai comuni della Valle per la trasformazione, per l'acquisto, per la costruzione degli alloggi là dove l'abitante del comune della Valle è, in genere, anche proprietario di un appezzamento di terreno, piccolo o grande, ma su cui può costruire la sua casa unifamiliare.

Ecco perché non voglio fare polemica con l'Avvocato Caveri ma trovo strano quando ci ricorda oggi che l'Union Valdôtaine è insorta in quel momento contro la percentuale; ma è insorta contro chi? Il presentatore di quella legge era il Presidente della Giunta pro-tempore Avvocato Caveri, è lui che ha fatto la proposta di legge!

Caveri (U.V.) - Cosciente dichiarazione, sono insorto in seno alla Giunta, siccome in seno alla Giunta c'era la tendenza di queste stesse percentuali e io, invece, ho fatto adottare le percentuali, l'inversione delle percentuali, così come chiedo oggi perché non credo che solo gli immigrati abbiamo diritto alle case in Valle d'Aosta ma che anche i valdostani abbiamo diritto alle case.

Dolchi (P.C.I.) - Infatti noi siamo perfettamente d'accordo ma la destinazione dell'intervento non può prescindere dalla domanda e, se la domanda è ad Aosta e in certi comuni di particolare densità di popolazione, noi dobbiamo tener conto di questa situazione se vogliamo quell'intervento a carattere sociale a cui si appellavano sia Ramera che Lustrissy.

Ecco, io ritengo che se noi partiamo da questi presupposti non possiamo fare altro che prendere in considerazione la percentuale che noi abbiamo proposto perché tende proprio a risolvere il problema là dove il problema esiste; altre percentuali farebbero in modo di affrontare un problema puramente teorico perché tenderebbero a risolverlo laddove il problema non esiste.

Da bilancio abbiamo 899 milioni, ma li vogliamo utilizzare? Ci sono 800 milioni per interventi per l'edilizia popolare, beh, ecco, questa è una iniziativa che si inserisce anche nella volontà espressa con gli stanziamenti di bilancio.

Mi si dice: "I terreni non ci sono, come saranno acquisiti?". Abbiamo tante preoccupazioni da applicare la 865? Dovevamo, entro il mese di gennaio, trovarci in quella benedetta Commissione per approvare le integrazioni alla legge 865 oppure per predisporre quegli interventi finanziari della 865: non si è ancora fatto. Ebbene colleghi Consiglieri, abbiamo comprato per centinaia di milioni dei terreni per utilizzarli per la costruzione della caserma dei Carabinieri, troviamo le altrettante centinaia di milioni, se non vogliamo applicare la legge 865, per comperare a libero mercato i terreni necessari per la costruzione di case popolari; mi sembra che sia una proposta concreta che vada incontro alla soluzione di questo problema su cui tutti, in linea di principio, ho sentito ripetere parecchie volte questa frase, in linea di principio, sono tutti d'accordo ma quanto poi si tratta di prendere dei provvedimenti concreti, nessuno più è d'accordo, tutti vogliono studiare, cercare orientamenti definitivi, risalire a monte, all'origine del problema.

L'Istituto Autonomo delle Case Popolari ha dei progetti, ha dei finanziamenti e non ha i terreni, il Comune di Aosta non ha i soldi per dargli i terreni, noi facciamo delle resistenze, diciamolo pure, tutti assieme, all'applicazione integrale draconiana della legge 865, ci sono dei fondi a disposizione per queste iniziative, utilizziamoli, compriamo i terreni a mercato libero con la rapidità con cui abbiamo comprato i terreni per fare la caserma dei Carabinieri, non ci abbiamo mica messo molto. L'Assessore Chantel ha dimostrato molta iniziativa da quanto ha concluso, cioè ha trovato la conclusione del problema accettando i prezzi che venivano formulati dai proprietari; accettiamo anche qui i prezzi che vengono formulati dai proprietari, se non vogliamo fare procedura di esproprio, e arriviamo a delle soluzioni.

Non voglio dilungarmi colleghi Consiglieri, noi non facciamo qui della polemica, il 20 marzo del 1972 la Ville d'Aoste si illuminava sulla posizione dell'Union Valdôtaine su questo problema che abbiamo risentito questa mattina dall'Onorevole Caveri, Presidente del movimento; ci diceva allora: "L'Union Valdôtaine par son opposition ferme a réussi, pour le moment, à bloquer ces deux lois" e questa è quella che discuteremo al punto successivo: "C'est une démonstration... que seulement l'Union Valdôtaine défend les intérêts des valdôtains et une démonstration de ce qu'arriverait en Vallée d'Aoste si l'Union Valdôtaine n'était pas suffisamment forte".

Ecco, questa era l'obiezione che faceva l'Union Valdôtaine sulle proposte di legge.

Io non so se sia suffisamment forte pour éviter" che questa legge vada avanti, se alla posizione dell'Union Valdôtaine si accomuneranno, non dico si accoderanno, le altre forze politiche del Consiglio regionale; noi, con la nostra proposta di legge, abbiamo inteso sollevare un problema, abbiamo inteso farlo dibattere dal Consiglio regionale, non intendiamo però che questa proposta sia rinviata alla Commissione per un ulteriore studio che sarebbe il suo assoluto insabbiamento, intendiamo che, forti delle proprie posizioni, ciascuno si pronunci.

Pronunciatevi a maggioranza contro questa proposta di legge: amici come prima però noi intendiamo, su questo problema, avere un pronunciamento chiaro perché noi siamo stati chiari sia nella nostra proposta sia nelle nostre posizioni in questo Consiglio regionale, conseguenti in tutte le manifestazioni, anche in quelle nei confronti del bilancio regionale, quando lo abbiamo votato.

Chantel (P.S.I.) - Io volevo ribadire che non è possibile pensare di dare i soldi ai comuni, in quanto, in quel momento preciso, le case diventerebbero comunali e non vedo che differenza ci sarebbe che le case siano comunali o regionali o qualcosa del genere.

Ritengo però che il problema della costruzione di case popolari a fitto ridotto, che in Francia sono state fatte 15 anni fa, vero, esattamente 15 anni fa le HLM, vero, fatte naturalmente con l'intervento dello Stato, delle Amministrazioni perché è logico che, a un dato momento, c'è della gente che non è in grado di pagare l'affitto.

Ramera (D.C.) - Fanfani ha fatto anche...

Chantel (P.S.I.) - Lasciami finire, Fanfani ha fatto stampare le colombe, le colombe, lascia perdere e ha voluto fare ad Aosta un gruppo di case tutte aggruppate assieme per metterci la colomba in un posto che era meglio non farle! E che sono costate all'Amministrazione comunale, regionale, anche 200 milioni! Lascia perdere, sono già lì... (voce del Consigliere Ramera) ...Mi riferisco alla mia seduta del Comune e c'è ancora la relazione! Ecco, bravo, e allora vede le cose a modo suo, tu a modo tuo, io a modo mio... (voce di Ramera) ...No, sono quelle già lì con la colomba, tira a campare, ora io sono d'accordo che il problema va affrontato e va affrontato in un modo particolare dove il problema è urgente e immediato. Aosta ha un problema, Aosta e limitrofi perché non intendo di fermarmi ad Aosta ma, appunto perché abbiamo la Commissione dei trasporti, la quale sta studiando il metodo di dare finalmente un trasporto pubblico efficiente a un prezzo onesto a tutti, vero, e c'è una Commissione apposta che sta facendo questo lavoro, trovo altrettanto logico che non si debba fare nessuna differenza tra Aosta, Saint Christophe, Gressan, Jovençan, ecc. Quando ci sia un mezzo di trasporto pubblico efficiente, con giusti orari, efficienti e con prezzi onesti, il fabbricare ad Aosta non è una necessità perché, per conto mio, ad Aosta di case ce ne sono già troppe, bisognerebbe buttarne giù una parte per lasciare del verde, va bene.

Ora, dico, però il problema va affrontato e non è questione di parlare in un caso simile degli altri comuni perché quando io ero un membro della Commissione appunto, delle Case popolari, è capitato questo: che in un primo tempo quella costruita a Châtillon è rimasta un mucchio di tempo vuota, altre case costruite in altri posti non sono state occupate e già allora la Commissione, all'unanimità, aveva deciso di fare un unico comprensorio e non più il comprensorio a settori; in un primo tempo si è data allora, perché c'era la necessità, la preferenza a Pont-Saint-Martin per la costruzione di case popolari non potendo, con il quantitativo di mezzi limitati dati dallo Stato, in un colpo solo risolvere tutti i problemi anche perché poi, tra tutto il resto, io faccio una osservazione: c'è poi anche un problema amministrativo. Il giorno che costruisco delle case per i lavoratori, ogni casa deve avere una adatta dimensione per forza, altrimenti la parte amministrativa grava in modo tale che diventa molto pesante, non basta più il 4% di amministrazione se io facessi tutte villette o tutte casette; però io sono d'accordo che il problema va risolto non tenendo presente il comprensorio o i diritti della Valle, va risolto dove ce n'è una necessità. Se ad Aosta città e limitrofi e parlo di Gressan, Jovençan, Pollein, ecc. c'è una richiesta effettiva e negli altri posti non c'è, allarghiamo la seconda legge sull'edilizia popolare portando la quota che meglio crederete giusta quando avrete visto cosa costa il riscatto, di modo da favorire in altro modo la periferia, cioè facciamo delle leggi ognuna delle quali serve per quel che deve servire.

Il problema di mancanza di case per lavoratori è più sentito ad Aosta che in altri posti, allora vogliamo portare delle leggi chiare, invece di parlare di percentuali? Vogliamo portare per l'edilizia popolare il maggior gettito per costruire le case nelle frazioni? Vogliamo portare un maggior numero di quattrini per costruire le case dei contadini?

D'accordo, e tenete presente che allora la legge prevedrà una fideiussione da parte della Valle perché un'ipoteca su una casa inesistente non la mette nessuno, questo tanto per preannunciare la posizione legale e la possibilità di una legge, perciò lì dovremo già prevedere una fideiussione da parete della Valle altrimenti non ci sarà nessuna banca e nessun mutuo che tirerà fuori i quattrini, questo è positivo, tanto lo vedremo in Commissione.

In ogni modo, io parto dal principio che questo problema, dove è maggiormente sentito, bisogna risolverlo e, se bisogna risolverlo, tanto vale che lo risolviamo subito; è inutile che continuiamo ad aspettare perché l'Istituto delle Case Popolari ha i quattrini e non ha i terreni, ha i quattrini per fare le case e non ha i terreni, i casi sono due: o noi andiamo avanti con questa legge o, se non andiamo avanti con questa legge, compriamo i terreni all'Istituto Case Popolari, non ci sono vie di scampo, le case devono essere fatte perciò la soluzione non è quella di rimandare, la soluzione è quella di vedere in che nodo possiamo farle e al più presto possibile; questa è la posizione esatta.

Vediamola fra tutti assieme, il problema c'è, è qui, per il resto porteremo le altre leggi che sono già pronte, per quel che riguarda il resto della Valle; la situazione non è uguale dappertutto, la situazione è diversa nei centri cosiddetti industriali, Pont-Saint-Martin anche compreso, Donnas, Châtillon e Aosta, ed è diversa da quelli che sono i centri agrari, se dobbiamo definire la Valle in questo senso, anche perché, nei centri agrari, quando noi avessimo fatto fare le case popolari ai municipi, poi a chi li affitta?

Invece è meglio in quel caso lì intervenire con un aiuto a chi vuol ricostruire o mettersi una casa che non si più una catapecchia ma che abbia quel minimo di necessità moderne, quali i servizi igienici, l'acqua, la luce e tutto il resto, questo lo possiamo fare.

Allargheremo e discuteremo la legge sull'edilizia popolare dove ci sono altri due miliardi da adoperare, vero, largamente e abbondantemente; d'altronde lo studio è già stato fatto perché, avendo lasciato a cinque milioni l'acquisto di alloggi già fabbricati, abbiamo già fatto in modo abbastanza chiaro e poi ci sarà ancora da decidere le percentuali, in quel caso lì faremo al rovescio cioè aumenteremo le percentuali a favore del resto della Valle e ne diminuiremo localmente, questo avrà un senso e questo lo deciderà il Consiglio, non io.

Chincheré (P.C.I.) - Come è giusto, in questo Consiglio si parla sovente di riforme però poi, quando si passa dalla formulazione al fatto che sul principio siamo tutti d'accordo, si passa al come fare le riforme, il discorso si sfilaccia estremamente e si corre il rischio poi di non credere più alle riforme e di non riuscire più a farle.

La politica delle riforme è valida nella misura in cui ogni giorno, con azioni concrete, si riesce a dimostrare e dimostriamo che è possibile costruire in positivo una società come viene indicata dalle lotte della classe operaia e dei lavoratori e delle masse popolari. Breve parentesi: non dimentichiamoci che la presentazione di questa legge è stata il frutto di una lotta che gli abitanti del centro storico hanno portato nelle assemblee elettive e perciò non viene, non scende dall'alto, ha una sua nascita precisa ben individuata.

Dobbiamo tenere anche ben presente che le riforme, casa, scuola, sanità, trasporti non vanno viste a compartimenti stagni, a sé stanti, ma con uno stretto intreccio di problemi la cui soluzione è interdipendente anche se singolarmente hanno bisogno di interventi specifici particolari.

Ne viene fuori che le riforme non sono un fatto tecnico, come qualche volta si vuol contrabbandare, non sono una razionalizzazione del sistema ma sono un fatto politico intorno al quale si scontrano, in definitiva, le forze del progresso, di chi vuole andare avanti e le forze della conservazione.

Ad esempio, parlare della riforma della casa non significa solo fare più case, come qualche volta viene detto; dare la casa a tutti significa esigere per la nostra città, per i nostri centri urbani - ecco la limitatezza della nostra legge - voluta nel senso che è una legge che tende a intervenire soltanto nei centri urbani, rendendosi conto che la casa ai contadini merita un intervento diverso, più articolato e altrettanto importante, dicevo, significa dare alla nostra città, ai nostri centri urbani un nuovo assetto territoriale secondo le esigenze dei lavoratori e non secondo quelle del profitto capitalista. Chantel, hai detto un mucchio di sciocchezze, tu dici che io sono del parere che ad Aosta bisogna demolire le case, non farle; la realtà è che i privati, i profittatori le case le fanno, le fanno in fretta e le assemblee elettive, l'Amministrazione regionale, paga le spese di infrastrutture, allora è chiaro che, se le fanno loro le case, possiamo e dobbiamo farle anche noi e non proiettarci in avanti, fare le fughe in avanti, dire demoliamo, no, costruiamo in termini...

(voce dell'Assessore Chantel) ...costruire in termini diversi per assolvere a scopi diversi.

Infatti guardiamo quali sono le cause che hanno prodotto l'attuale situazione in fatto di edilizia abitativa: la prima causa è costituita dal tipo di espansione economica che si è verificata nel nostro Paese che ha incontrollatamente esasperato tutti i termini degli squilibri tradizionali tra nord e sud, tra città e campagna; un solo dato: tra il 1950 e il 1967, 17 milioni di persone cioè un terzo della popolazione del nostro Paese, ha cambiato comune di residenza, ci si può rendere conto di quali grandiosi problemi abbia posto questo grande fenomeno emigratorio in termini di assetto del territorio delle città e delle condizioni di vita dei lavoratori stessi che, all'interno delle città, oggi si trovano a condurre; dico, è pur vero che il fenomeno più macroscopico è a Torino ma anche ad Aosta questo fenomeno si è fatto sentire e oggi ne abbiamo tutti le conseguenze.

La seconda causa è costituita dalla situazione interna nel settore dell'edilizia e della struttura proprietaria dei suoli urbani che contrassegna e non ha risolto il problema della eliminazione della rendita parassitaria sulle aree fabbricabili, si ha così la continua integrazione fra rendita e prodotto, ossia fra proprietà delle aree e imprese costruttrici.

Da questa situazione, gli aspetti più vistosi sono gli alti fitti e le carenze di alloggi popolari ma ve ne sono altri non meno gravi, quali le carenze e, qualche volta, l'assenza totale di servizi sociali.

Terza causa è costituita dalla funzione subordinata svolta in questo campo dall'intervento pubblico e dagli Enti che sono stati preposti, nel tempo all'edilizia popolare per i lavoratori e dalla totale assenza di una qualsiasi efficace regolamentazione pubblica del regime proprietario dei suoli urbani che garantisse l'esproprio e della pratica inefficienza di strumenti urbanistici che prevedessero una crescita organica della città.

Siamo all'assurdo che l'intervento pubblico in edilizia sia contrae tanto più quanto si espande il livello degli investimenti; alcuni dati: nel 1951 l'intervento pubblico assommava al 25,3% di tutti gli investimenti nell'industria edilizia, nel 1954 scendeva al 15%, nel 1962 scendeva al 6%, nel 1963 al 4% e poi risaliva fino al 7%, in compenso le Amministrazioni pubbliche hanno speso 2.100 miliardi per opere di urbanizzazione.

Riassumendo per linee generali le cause principali dell'attuale situazione urbanistica, riscontriamo primo l'emigrazione interna, secondo la mancanza di una chiara legislazione sull'esproprio e di strumenti urbanistici validi, la terza causa: il non intervento, se non in termini estremamente limitati, del settore pubblico. Situazione questa che si è verificata anche in Valle d'Aosta, pur se dobbiamo tenere conto di due elementi che caratterizzano, che dovrebbero caratterizzare tutto il nostro intervento: il primo la rendita fondiaria è estremamente spezzata e, conseguentemente, difficile da colpire fino in fondo ma altrettanto grave perché ugualmente negative ne sono le ripercussioni, il secondo dato: nella nostra Regione è particolarmente evidente il fenomeno dell'operaio-contadino, dove il contadino sta per prima attività se non sul piano del reddito, sul piano della collocazione sociale, che ci costringe ad interventi particolari nell'affrontare il problema della casa ai contadini; ciò non toglie che realmente è possibile intervenire subito, soprattutto in alcune situazioni classiche, che definirei classiche. Come Aosta e alcuni altri centri industriali della Valle centrale: Saint-Vincent, Châtillon, Verrès, Pont-Saint-Martin e altri pochissimi posti; nella nostra azione - e siamo già abbastanza in ritardo direi - dobbiamo tenere presenti questi fattori: primo una politica per la casa deve significare una politica per un nuovo assetto del territorio; secondo costruire case a basso affitto attraverso gli Enti pubblici (Istituto Autonomo Case Popolari e la Regione), non solo per dare un tetto a chi non ce l'ha, sarebbe un'azione puramente moralistica direi, anche se valida, ma per calmierare e far crollare gli affitti che credo sia questo il nostro scopo principale. Alcuni dati per chiarirvi la situazione: ad Aosta ci sono 172 alloggi considerati anti-igienici e sono statistiche vecchie, hanno almeno un anno e mezzo, un numero decisamente inferiore alla realtà se si pensa che queste dichiarazioni vengono fatte soltanto su richiesta dell'inquilino, probabilmente oggi questi alloggi anti-igienici sono molti di più.

Secondo: per un concorso dell'Istituto Autonomo Case Popolari vi sono state 750 domande; ne viene fuori che non è azzardato ipotizzare per Aosta - e parlo sempre di un anno fa - l'esigenza di almeno 1000/1100 alloggi popolari; per la Valle necessitano, secondo statistiche fornite dall'Amministrazione regionale tramite le sue pagine de "L'Administration régionale", appartamenti 1460, necessitano 2450 per ammodernamenti e una decina di case-alberghi, per un totale di 41 miliardi. Ecco, io credo che la nostra legge deve essere vista in questa situazione, in questo quadro. E noi questa legge l'abbiamo presentata il 25 marzo del 1971, sottolineiamo la data non per spirito polemico nei confronti delle Commissioni o cose di questo genere ma perché sono apparse nuove leggi che danno nuovi strumenti per la soluzione del problema della casa, intesa come servizio sociale; quando noi diciamo che diamo i solti all'Istituto Autonomo Case Popolari con questa legge, io faccio presente un'altra cosa: l'articolo 6 della 865 dice che, entro un anno dalla sua promulgazione, il Consiglio di Amministrazione dell'Istituto Autonomo Case Popolari deve essere ristrutturato; ecco, io chiedo perché non è stato ristrutturato e chiedo cosa ha fatto la Giunta affinché questo Istituto... (voce dell'Assessore Chantel) ...ecco, ma io voglio sapere, mentre in altre Regioni il Consiglio di Amministrazione è stato ristrutturato e la legge 865, pur con le giuste integrazioni, è stata applicata.

Noi sappiamo che con questa legge sono quattro le persone giuridiche che possono costruire case e sono l'Istituto Autonomo Case Popolari, sono la Regione, sono le Cooperative a proprietà divisa e sono le Cooperative a proprietà indivisa; ecco che noi, con questa legge, proponiamo uno strumento chiaro per costruire delle case sulla quale chiediamo che la Giunta e il Consiglio si pronuncino in modo altrettanto chiaro e inequivocabile, pensando e sperando che questa legge passi e finalmente diamo un valore a quei famosi 800 milioni che abbiamo sul bilancio perché altrimenti corriamo il rischio che anche quest'anno non vengano spesi e, soprattutto, si sia veramente inizio a quella politica per una nuova, ecco per avere veramente un nuovo modo di intendere l'urbanistica e l'urbanizzazione della nostra Regione.

Montesano (P.S.D.I.) - Altri che chiedono la parola?

Io desidererei che ci fosse... allora diamo la parola al Consigliere Manganoni e poi, per concludere un po' la discussione sulla legge.

Manganoni (P.C.I.) - Sugli alloggi anti-igienici beh, noi non ci dobbiamo riferire solamente ad Aosta perché se è vero che ad Aosta ci sono degli alloggi che non hanno il riscaldamento centrale, non hanno il bagno, non hanno il gabinetto nelle scale, ecc., se noi diamo una occhiata nelle campagne, troviamo delle situazioni peggiori, indubbiamente molto peggiori e nel mio intervento sul piano urbanistico regionale e ieri sul piano dei lavori pubblici, queste cose le ho citate; dei dati e dei fatti che non voglio ripetere.

Ora, è naturale che la questione dell'edilizia popolare però va suddivisa in due modi: quella dei centri industriali e quella delle campagne perché noi non possiamo assolutamente pensare di costruire nelle campagne dei condomini come è successo a Matera ove, con i fondi della Cassa del Mezzogiorno, hanno costruito dei condomini di tre o quattro piani e hanno dovuto prendere con la forza, la polizia, quella povera gente che abitava nelle caverne che però aveva con sé l'asino, la capra, i conigli ecc. i quali hanno detto: "Noi non vogliamo andare ad abitare al terzo piano del condominio perché non sappiamo dove mettere l'asino, la capra perché nel bagno non ci stanno l'asino e la capra, va bene?".

Ora, penso che il buon senso che vige in Valle d'Aosta non ci porterà certamente a quel punto, al livello di Matera e allora dobbiamo prevedere i finanziamenti delle case, non dei condomini, da costruirsi nei centri industriali ma non nelle campagne, ma delle case uni e bi-familiari, in modo che l'operaio in Valle d'Aosta mantenga le sue caratteristiche, quello nelle campagne di operaio-contadino che svolge diverse attività e che, pur facendo l'operaio, o l'artigiano o svolgendo altre attività in connessione con quella agricola, possa mantenersi non so, il bestiame, ecc. o anche le galline, quello che crede di tenere, di mantenere.

Ora, forse ci si poteva dire: avremmo dovuto oggi esaminare e approvare contemporaneamente le due leggi, questo è vero; comunque, se noi continuiamo ad aspettare e non approviamo né l'una né l'altra, ebbene, noi non concludiamo mai niente.

Oggi c'è una proposta che può risolvere un problema, cioè quello dei centri industriali, no? E incominciamo a fare questo passo; naturalmente bisognerà che al più presto - e qui Chantel dice che la legge è già in esame, ecc. questo mi fa piacere - per i centri agricoli, per i comuni di campagna, in modo che si possa approvare anche questa seconda legge quanto prima, in modo che tutti i lavoratori, sia dei centri industriali, sia dei comuni ci campagna, vero, possano avvalersi di queste agevolazioni per sistemare la loro casa.

Comunque io penso che incominciando ad approvarne una, nulla impedisce che si possa presentare anche subito al più presto l'altra per risolvere il problema della campagna; però rimandando una in attesa dell'altra, noi non risolviamo niente, noi non facciamo altro che menare il can per l'aia e non risolvere nessun problema.

Montesano (P.S.D.I.) - Nessun altro chiede la parola?

Allora, siccome il Consigliere Dolchi ha chiesto la discussione della legge e l'ha messa ai voti, io devo invitare nuovamente il Consigliere Dolchi e richiamare l'attenzione dell'Assessore alle Finanze per la formulazione precisa dell'articolo 8, beh, in ogni modo mi devi dare la tua risposta come Assessore alle Finanze, articolo 8 che dice: "Alle spese per il primo anno di applicazione della presente legge, si provvede mediante l'accensione di un mutuo di lire un miliardo con corrispondente aumento del capitolo... che deve essere indicato dalla Parte Entrata; è istituito con la previsione di lire un miliardo il nuovo capitolo... che deve essere indicato, dalla Parte Spesa, con la denominazione "Spese per l'edilizia economica e popolare".

Comprende bene, Ragioniere Dolchi, che se non ci sono le indicazioni precise di questo articolo 8, la legge è monca e non può essere portata alla sua conclusione.

Comunque sia, io ho letto la formulazione dell'articolo, la formulazione dell'articolo deve essere completata, su questa formulazione di spesa può esserci l'intervento dell'Assessore alle Finanze e, per intanto, il Presidente della Giunta ha chiesto la parola e quindi la parola al Presidente della Giunta.

Dujany (D.P.) - Io vorrei ancora pregare i presentatori della legge, sebbene sia vecchia di due anni, di voler chiedere di non insistere sulla votazione di questa legge in questo momento perché mi pare che è emersa dalla discussione consiliare una serie di osservazioni che non sono manifestazione di una mancanza di volontà di affrontare il problema nella sostanza ma c'è una serie di osservazioni di merito che dovrebbero essere oggetto, mi pare di maggior puntualizzazione per poter essere inseriti in una proposta del genere.

E, in secondo luogo, non dimentichiamo che un tipo di proposta di legge del genere rischia di essere inoperante sul piano pratico se non affrontiamo il problema delle aree e dei terreni e il problema delle aree non lo possiamo affrontare con questa legge perché non è di competenza né della Regione né è di competenza dell'Istituto Popolare; in base alla legge 865, chi deve fornire aree all'Istituto Case Popolari per costruire alloggi, nel caso che il comune non lo volesse fare in proprio o la Regione non volesse fare in proprio, devono essere i comuni.

Quindi mi parrebbe, se è una proposta di questo tipo che non ha lo scopo dilatorio, almeno per quanto mi concerne, mi pare non è emersa, da parte di nessun Gruppo consiliare, questa intenzione che ha il solo scopo di esaminare meglio quella serie di osservazioni che sono state fatte e di prendere contatti col Comune di Aosta o con altri comuni per verificare l'esecuzione di lavori anche di quegli altri alloggi i cui progetti sono pronti, il cui finanziamo è pronto, per cercare di dare il via a una certa quantità di opere sul piano concreto.

Montesano (P.S.D.I.) - Chi chiede la parola?

Consigliere Dolchi.

Dolchi (P.C.I.) - Colleghi Consiglieri, ecco, verrebbe veramente voglia, se non fossimo abituati alla vita delle assemblee elettive, di dire: noi chiediamo il voto su questa legge, c'era due anni di tempo per studiare, se avessimo degli uffici con i quali poter lavorare e mantenere dei contatti con l'Assessorato alle Finanze, avremmo anche modificato l'articolo 8, come vuole la procedura, ci saremmo avvalsi, come abbiamo il diritto di avvalerci, dei funzionari regionali per concretizzare le iniziative di legge a cui abbiamo diritto, ecco perché, se è valida l'iniziativa consiliare, non si deve poi dire che la legge è impresentabile, Assessore Chantel, perché i tuoi uffici non collaborano o noi non siamo in condizione, noi non siamo in condizione di collaborare perché non abbiamo neanche un posto dove sedere, dove parlare con un funzionario della Regione perché in questo Consiglio regionale non si vogliono affrontare le leggi, non si vogliono affrontare i problemi in modo organico; quando c'è l'iniziativa consiliare e quando si arriva, dopo la modifica di un regolamento, a un dibattito consiliare di una legge, si arriva nel modo con cui si è arrivati per queste quattro leggi con l'impreparazione di tutti i Consiglieri, con l'improvvisazione e con la richiesta: "rimandiamo in Commissione, andiamo a studiare, rivediamo gli orientamenti", questa è una realtà del Consiglio regionale della Valle d'Aosta!

Ecco, dicevo, se fossimo solamente spinti da quella che può essere la reazione immediata, noi chiederemmo il voto, si pronunci chi vuole, anche per l'improponibilità di una legge che manca nell'articolo 8 della possibilità di finanziamento ma siamo ancora sufficientemente calmi e in condizione di ragionare, per cui non vogliamo una affermazione di principio, non vogliamo poter scrivere sul "Travail" a cinque colonne che i Democratici Popolari, che l'Union Valdôtaine, che la D.C. votano contro la costruzione di case popolari, vogliamo invece la costruzione di case popolari, laddove è possibile, con la collaborazione di tutte le forze politiche.

Ecco perché, se c'è questa volontà, e mi sembra di intravederla anche se molto tiepida, nelle parole del Presidente della Giunta, a nome del Gruppo Comunista io dichiaro che siamo disposti al rinvio a condizione che, come per la legge di ieri, si segua la stessa procedura e cioè che con procedura d'urgenza sia passata alla Commissione Affari Generali e che se la Commissione Affari Generali non conclude niente o se da parte della Giunta non ci fossero modifiche a questa legge o a un'altra legge che vada nel senso da noi indicato, cioè coprire quel settore di domanda e siamo disposti anche a togliere le tre righe della percentuale perché siamo sufficientemente convinti, tagliato il 70% di Aosta e il 30% fuori, se preoccupa tanto perché siamo anche convinti che la ragione prevalga e che si facciano le case attraverso l'Istituto Case Popolari o attraverso altri istituti regionali laddove c'è domanda, laddove c'è la necessità, e non dove i cittadini non domandano alloggi a prezzo contenuto.

Ecco quindi noi, Signor Presidente del Consiglio, rinunciamo a chiedere la votazione oggi se con la procedura adottata ieri, che non sto più a ripetere nel dettaglio, anche questa legge ritorna con procedura di urgenza alla Commissione Affari Generali e Finanze e, se quindi, in seguito a mancato accordo, ritornerà con l'impegno del Presidente del Consiglio nella prima quindicina di marzo all'esame consiliare. Grazie.

Montesano (P.S.D.I.) - Allora chiuso l'argomento con l'impegno da parte del Consigliere Dolchi. Il Consiglio è d'accordo, prima di tutto su questa richiesta del Consigliere Dolchi? La Giunta è d'accordo su questa richiesta?

Allora il Consiglio unanimemente è d'accordo¸ il Presidente del Consiglio invierà per la procedura d'urgenza al riesame della Commissione Affari Generali dopo di ché, con le scadenze che si possono confutare, rientrerà in Consiglio, in Aula, alla prima seduta di marzo cioè nella prima quindicina di marzo.