Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 300 del 14 gennaio 2009 - Resoconto

OGGETTO N. 300/XIII - Interpellanza: "Motivi del mancato rinnovo della convenzione tra l'Azienda USL e la Casa di riposo J.B. Festaz per la gestione del centro diurno per i malati di Alzheimer".

Interpellanza

Appreso che non è stata rinnovata, per l'anno 2009, la convenzione tra l'Azienda USL della Valle d'Aosta e la Casa di riposo J.B. Festaz per la gestione del centro diurno destinato alle persone affette dal morbo di Alzheimer;

Appreso inoltre che la convenzione è stata prorogata di pochi mesi per permettere un accompagnamento ad altri servizi di assistenza agli utenti del centro diurno;

Ricordato che l'attivazione del centro diurno e, successivamente, del nucleo residenziale destinati alla assistenza dei malati affetti dal morbo di Alzheimer è stata conquistata grazie all'impegno e alla tenacia dell'Associazione Alzheimer Valle d'Aosta;

Ricordato inoltre che il centro diurno e il nucleo residenziale sono servizi socio-sanitari alla persona capaci di rispondere efficacemente alle esigenze dei malati e dei loro familiari;

Constatato che l'aumento dell'età media ha come conseguenza diretta un aumento delle persone che si ammalano e che sono affette da patologie croniche;

i sottoscritti Consiglieri regionali

Interpellano

l'Assessore competente per conoscere:

1) i motivi che hanno portato alla chiusura del centro diurno per malati affetti dal morbo di Alzheimer collocato nella Casa di riposo J.B. Festaz;

2) le azioni e le iniziative atte a rispondere, nei prossimi anni, in maniera efficace alla linea della cronicità.

F.to: Rigo - Carmela Fontana

Presidente - La parola al Consigliere Rigo.

Rigo (PD) - Grazie, Presidente. Mi preme subito premettere che non contestiamo astrattamente la decisione di chiudere il centro diurno per malati affetti dal morbo di Alzheimer o di non rinnovare la convenzione in atto, contestiamo invece con forza e stigmatizziamo il metodo, la forma scelta ed adoperata. Ancora una volta la pubblica amministrazione, in questo caso l'USL, non ha saputo coinvolgere e accompagnare gli utenti e le loro famiglie in una decisione che poteva essere concertata e non subita. In questa società dell'immagine non riusciamo più ad avere rapporti normali fra le persone e i servizi: questo significa dialogo, confronto, guardandosi negli occhi e non attraverso burocratiche lettere, carte o il video dei computer.

Il centro diurno è collocato all'interno della casa di riposo Festaz ed è in grado di ospitare contemporaneamente dieci persone malate di Alzheimer e sindromi correlate. Un servizio alla persona inaugurato nel 2007 che è stato in grado, e per la verità lo è ancora, di rispondere attraverso un'assistenza professionale di qualità alle esigenze dei malati e dei loro familiari.

Non mi sembrava allora per la verità una proposta coordinata rispetto ai programmi e ai servizi messi in campo dagli enti gestori delle strutture residenziali e semiresidenziali, cioè le comunità montane: corretta, perché la programmazione degli orari di apertura e chiusura del centro ed i servizi offerti non erano simili a quelli dei centri diurni operanti sul territorio; non coordinata, perché il centro Festaz era a mio avviso un pezzo a sé stante del sistema socioassistenziale presente nella nostra regione. Oggi è una esperienza che forse si chiude, purtroppo male, quando invece c'era tutta la possibilità per decidere in modo più professionale, anche se mi dicono che ci sarà una proroga di tre mesi per valutare ancora più approfonditamente questa attività. Però non possiamo più andare avanti a tentoni, come quando si gioca da ragazzi a mosca cieca.

Questa vicenda mi dà l'opportunità di offrire a tutti voi uno spunto di riflessione. Oggi la popolazione valdostana si aggira intorno ai 125.000 abitanti e grazie al saldo migratorio esterno possiamo registrare un piccolo incremento; la speranza di vita si allunga sempre più e l'indice di vecchiaia, il rapporto percentuale fra la popolazione di 65 anni e più e la popolazione di età 0-14 è di 156,2, mentre l'indice di dipendenza anziani, il rapporto percentuale fra la popolazione di 65 anni e più e la popolazione di età 15-64 è di 30,8. Un dato su tutti: oggi le persone che hanno più di 90 anni sono quasi mille, nel 2050 saranno oltre quattromila: per quella data raddoppierà l'indice di vecchiaia e salirà di molti punti l'indice di dipendenza strutturale, il rapporto percentuale fra la somma della popolazione di età 0-14 anni e di 65 anni e oltre sulla popolazione di età 15-64 anni, il rapporto cioè fra i potenziali occupati 15-64enni e chi invece non può produrre reddito, 0-14 e 65 anni e oltre. In questa regione i grandi anziani, coloro che hanno una età di oltre 75 anni, sono oltre 11.000 e più di 1000 (8-9 percento) sono ospiti in strutture residenziali, un buon rapporto. Immaginate per un momento come si presenterà la nostra regione nel 2030-2050: immaginando che il rapporto rimanga costante nel tempo fra anziani e posti in struttura, dovremmo raddoppiare l'attuale disponibilità, con una spesa pubblica conseguente che già oggi si aggira sopra i 30 milioni di euro.

Invecchiare non è una malattia, ma ci sono le conseguenze. La politica allora, prima ancora delle medicine, deve dare delle risposte. Deve dare risposte all'aumentata incidenza e prevalenza delle malattie cronico degenerative e delle disabilità, conseguenze dirette del sensibile aumento della aspettative media di vita. È proprio questo fenomeno che metterà in crisi il modello assistenziale tradizionale. Leggo velocemente un passo della relazione del professore universitario, già presidente della commissione igiene e sanità del senato, Ignazio Marino, relazione presentata ad un convegno promosso da italiani ed europei sul sistema salute, indicazioni che molto bene conoscono il dr. Lanièce e la collega Impérial. "In particolare - leggo - si è assistito alla crescita rapidissima di un nuovo gruppo di pazienti di età avanzata o molto avanzata con comorbidità, polifarmacoterapia ed una o più condizioni disabilitanti quali la compromissione della funzione fisica e/o cognitiva, le incontinenze sfinteriche, i deficit nutrizionali, le anemie, la sarcopenia, la osteoporosi, con il conseguente rischio di cadute e fratture, fenomeni di depressione, problematiche di tipo socioeconomico quali soprattutto solitudine e povertà. Caratteristica di questi pazienti è l'estrema vulnerabilità per l'incapacità di reagire efficacemente ad eventi che turbano la loro precaria omeostasi, quali ad esempio una importante variazione della temperatura ambientale, vedi l'emergenza anziani durante i mesi estivi, il riacutizzarsi di una malattia cronica, l'instaurarsi di una malattia acuta, anche se di modesta entità, un evento traumatico sia di natura fisica che psichica, quale la perdita del coniuge, così come un semplice procedimento diagnostico o un comune intervento terapeutico".

Si tratta di una realtà dal forte impatto sul servizio sociosanitario e socio assistenziale e sulle nostre qualifiche di welfare. Vedete, la nostra organizzazione con affanno riesce a rispondere, in questo caso male e in ritardo, alla chiusura di un centro diurno di poche persone: come pensiamo allora di garantire a migliaia di anziani fragili una qualità di vita adeguata? Occorre rinnovare e qualificare i nostri interventi, e i punti nodali sono quattro: strutturale, organizzativo, finanziario e, non ultimo, quello di nuove figure professionali. Sollecito quindi il governo regionale ad attivare e coordinare al più presto un lavoro sul nuovo piano della salute, con una particolare attenzione al fenomeno sopradescritto, a quei pazienti cioè definiti anziani fragili, cioè a quella Valle d'Aosta che si presenterà da qui a pochi anni. In questi pazienti le uniche possibilità di garantire una qualità di vita adeguata sono affidate non solo alla medicina geriatrica, ma anche alla presenza di una rete integrata di strutture e servizi, anche perché fatalmente dovremo ridurre l'ospedalizzazione e/o l'istituzionalizzazione, migliorando la qualità dell'assistenza in toto.

Presidente - La parola all'Assessore alla sanità, salute e politiche sociali, Albert Lanièce.

Lanièce A. - Grazie, Presidente. Condivido le preoccupazioni del collega Rigo: è un po' la sfida del futuro della sanità.

La risposta è in due parti, la prima sulla chiusura del centro diurno Alzheimer e la seconda su quali sono le iniziative a riguardo della cronicità. I requisiti organizzativi per l'esercizio dell'attività socio-sanitaria nell'ambito delle strutture pubbliche e private, residenziali, semiresidenziali e residenziali destinate alla cura delle persone affette dal morbo di Alzheimer e persone con sindromi demenziali complicate da disturbi comportamentali, sono state approvate con delibera di Giunta 2419/2006 e 1030/2007. In Valle d'Aosta sono attualmente attive due tipologie di strutture per la cura del morbo di Alzheimer, presso la casa di riposo Festaz di Aosta, nucleo residenziale, e la casa di riposo Domus Pacis di Donnas, residenza a ciclo continuativo e diurno. Entrambe le strutture sono gestite sulla base di una convenzione stipulata con l'Azienda USL della Valle d'Aosta: i servizi resi sono sottoposti alla disciplina nazionale e regionale, che regola l'autorizzazione all'esercizio delle strutture sanitarie e socio-sanitarie pubbliche e private che erogano prestazioni sul territorio regionale e costituisce il presupposto amministrativo per la concessione dell'accreditamento, che è il procedimento amministrativo mediante il quale è attribuito alle strutture pubbliche e private già autorizzate che ne facciano richiesta e ne possiedano i requisiti, lo stato giuridico di soggetti idonei ad erogare prestazioni sanitarie, socio-sanitarie, socio-assistenziali, socio-educative per conto dell'Azienda sanitaria nazionale. Esso implica l'accertamento delle capacità di soddisfare determinati livelli di assistenza, la garanzia della qualità della offerta, dell'appropriatezza dell'uso delle risorse, della modalità di accesso di strutture e di professionisti nella organizzazione del servizio sanitario pubblico, nonché la sicurezza del permettere nel tempo i presupposti di cui trattasi.

Ciò premesso, il 24 ottobre è scaduto l'accreditamento presso la struttura Festaz, relativo al centro diurno per malati affetti da morbo di Alzheimer e l'ente non ha rinnovato la richiesta di accreditamento, provocando la decadenza della convenzione con l'Azienda USL. La motivazione alla base della mancata richiesta del centro diurno è stata la non sostenibilità dal punto di vista economico dell'erogazione di tale servizio, a causa del troppo basso numero di utenti che vi afferiscono; in questo momento sono tre a fronte di dieci posti disponibili, con un trend in diminuzione. Il tutto è iniziato dalla richiesta della casa di riposo di non convenzionarsi più: una lettera firmata dal Presidente del Festaz che è il Vescovo, il 25 novembre 2008, dove si dice che i costi sono troppo alti a fronte di una diminuzione (erano 7-8 utenti lo scorso anno in media, quest'anno sono tre), e poi vi dirò i motivi per cui si è avuta questa diminuzione. Alla luce di quanto sopra, si è avviato un confronto fra le parti interessate e l'Associazione Alzheimer - infatti ho convocato la Presidente per sapere cosa ne pensava - e preso atto della situazione si è proposta la soluzione di avviare un percorso di accompagnamento verso altri servizi di assistenza per gli utenti che utilizzano il centro diurno, in considerazione del loro numero esiguo. Sull'ultima proposta sia l'Assessorato che l'Azienda e l'Associazione Alzheimer hanno condiviso questa strategia; in questo senso è stata prorogata di tre mesi la convenzione per permettere l'ottimale collocazione dei pazienti. Io ho comunicato al Presidente della associazione che se non si trovano nel frattempo delle soluzioni, i pazienti saranno seguiti ancora nella struttura.

Ho chiesto una relazione al dr. Coccovilli che è responsabile del centro Alzheimer e lui stesso mi ricordava come i centri diurni rivelano criticità per la presenza contemporanea di malati con disturbi comportamentali in diverse fasi di sviluppo: questo fatto porta a fenomeni di rispecchiamento da parte di pazienti meno gravi, con conseguente peggioramento delle condizioni e addirittura un rifiuto della convivenza. Negli ultimi tempi si è visto un maggior riscontro delle famiglie all'assistenza da badanti, che consente al malato di restare al proprio domicilio, alternativa preferibile in tutti i casi in cui è attuabile. Alcuni malati hanno optato per l'inserimento nei nuclei residenziali di Donnas e Aosta, e questa è una delle cause principali per cui, quando è nato il nucleo residenziale al Festaz, le famiglie hanno preferito che i pazienti fossero dirottati verso il nucleo residenziale che permette uno sgravio sulla famiglia per la gestione dei loro cari. Altre criticità: sicuramente sono nati quest'anno dei nuovi farmaci antipsicotici che controllano i momenti di agitazione psicomotoria e questo permette un miglior controllo a domicilio. C'è una maggiore sensibilizzazione e migliore formazione degli operatori di base (OSS e ADEST) nelle strutture non specifiche (assistenza domiciliare e microcomunità), attraverso corsi di formazione tali per cui nelle microcomunità della valle ci sono pazienti Alzheimer che sono gestiti in regime diurno, senza alcun problema particolare.

Ribadisco: in questi tre mesi, i pochi pazienti potranno con l'aiuto dell'azienda e degli assistenti sociali, trovare una collocazione adeguata al loro quadro clinico. Per quanto riguarda le iniziative atte a rispondere nei prossimi anni in maniera efficace alla linea della cronicità, penso alla casa di riposo Festaz, dove resta attivo il nucleo residenziale attivato secondo quanto previsto dall'obiettivo 11 del piano regionale per la salute e il benessere 2006-2008, e alla casa di Donnas Domus Pacis, con la residenza a ciclo continuo attivo e diurno.

Esperienze nazionali e internazionali indicano che il centro diurno non è la risposta ottimale delle esigenze di questa tipologia di pazienti e le azioni e le iniziative, per rispondere in maniera efficace alle esigenze di coloro che sono affetti dal morbo di Alzheimer e delle loro famiglie, sono orientate a:

- sostenere e promuovere l'attività dei centri residenziali attualmente presenti sul territorio, che rendono disponibili 26 posti letto aumentabili in caso di richiesta e che non registrano liste di attesa;

- garantire nel prosieguo quanto stabilito dall'obiettivo 11 del piano regionale, altre forme di sostegno alle famiglie grazie al potenziamento dei servizi di assistenza domiciliare (l'assistenza domiciliare integrata è stata estesa a tutto il territorio) e semi residenziali come i centri diurni. L'Amministrazione regionale interviene inoltre al fine di promuovere la domiciliarità e sostenere le famiglie di coloro che sono affetti da patologie croniche, con l'erogazione di contributi economici a favore di coloro che sostengono costi per l'assistenza domiciliare privata, fornita con regolare rapporto di lavoro (la famosa legge 22 per la quale ci sono ulteriori facilitazioni in sede di calcolo IRSEE per le famiglie).

Nell'ambito delle azioni intraprese è importante sottolineare che, in considerazione dell'incremento delle patologie croniche degenerative nelle persone anziane, si sta provvedendo a rivedere l'organizzazione e la destinazione delle strutture socio-assistenziali presenti sul territorio regionale, al fine di renderle funzionali a rispondere a nuove patologie. Con deliberazione di giunta 2282/2007 sono stati stabiliti i requisiti minimi strutturali e organizzativi dei servizi socio-assistenziali e residenziali per anziani pubblici e privati in valle, colmando un vuoto normativo e rendendo possibile, grazie alla delega alla gestione delle Comunità Montane, la riorganizzazione delle strutture in tre livelli di assistenza socio-sanitaria, che reputo molto importanti: struttura di primo livello a prevalente accoglienza alberghiera, bassa intensità assistenziale, a media complessità organizzativa, idonea ad ospitare persone anziane autosufficienti o parzialmente autosufficienti in base all'applicazione congiunta dei criteri di valutazione geriatrici; struttura di secondo livello a media intensità assistenziale ed elevata complessità organizzativa, idonea ad ospitare persone anziane parzialmente non autosufficienti; struttura di terzo livello ad elevata intensità assistenziale e complessità organizzativa, idonea ad ospitare persone anziane gravemente non autosufficienti che, in base all'applicazione congiunta dei criteri di valutazione, hanno un determinato punteggio e questi sono i pazienti classificati N3 (N2 i primi, N1 quelli autosufficienti).

A seguito del lavoro svolto dai quattro gruppi interdisciplinari, a livello del subambito distrettuale della Regione in collaborazione con il CPEL, è stata approvata una prima classificazione delle strutture socio-assistenziali e residenziali per anziani pubbliche e private. Anche al fine di attivare un programma di interventi condiviso per l'adeguamento strutturale degli stessi edifici standard per ogni singola struttura presente sul territorio regionale, tenendo conto dell'ambito distrettuale e quello di ogni singola comunità montana, è stato approvato per ciascuna struttura pubblica e privata, un piano di programmazione pluriennale di posti disponibili e una loro prima ripartizione secondo i tre livelli strutturali previsti, con particolare attenzione a quello con elevata intensità assistenziale e complessità organizzativa.

Ricordo che sul territorio c'è l'azione dei medici di famiglia, che possono assistere i pazienti che non possono recarsi nelle strutture ambulatoriali in regime di assistenza domiciliare programmata (non propriamente l'ADI), per ricettazione e visite. Ci sono le RSA: è previsto quando un paziente arriva ricoverato in ospedale e ci si accorge che si tratta di un caso sociale, il paziente è preso in carico dal servizio socio-assistenziale e, finché non viene trovata una idonea soluzione sociale, il paziente non viene dimesso. Questo ritengo sia un importante filtro che garantisce a tutti una minima assistenza decorosa di tipo socio-assistenziale.

Per terminare, visto che sulla linea della cronicità riteniamo di aver messo in campo tanti progetti, che sono stati attuati e che si stanno sviluppando, ci sono tre strutture per disabili, i CEA che nasceranno a Hône, a Morgex e a Gressan, e poi le strutture per psichiatrici e a fine mese ne inaugureremo una ad Aosta.

Presidente - La parola al Consigliere Rigo.

Rigo (PD) - Lo abbiamo detto prima: non entriamo nel merito delle indicazioni, venute anche dagli specialisti, rispetto alla non opportunità di rinnovare la convenzione in atto con il centro diurno per malati di Alzheimer. Ma sarebbe stato più opportuno avere una maggiore considerazione delle famiglie coinvolte, anche se poche, quatto o cinque, avere con loro un rapporto più efficace, perché in queste ultime settimane sono state interessate da informazioni diverse e contrastanti; la lettera apparsa su un settimanale in questi giorni ne è una esplicita testimonianza. Occorre avere la capacità, quando si assumono delle decisioni, di confrontarsi con i diretti interessati e vedere come ottenere un risultato positivo. Credo che parlarsi sia il primo obiettivo che si deve porre una pubblica amministrazione, specialmente nei confronti di chi vive situazioni di disagio.

Mi auguro che su questo tema epocale per il vivere quotidiano della Valle d'Aosta del domani, la Regione si doti di un piano specifico per la cronicità. L'Assessore ci ha elencato una serie corretta e giusta di interventi che sono stati fatti in questi ultimi anni, dell'impegno non solo finanziario ma anche professionale che la Regione sta mettendo in campo con tutti gli attori, Comuni e Comunità montane, operatori, ASL, in un campo molto importante per le famiglie e le persone che vivono e lavorano in valle. Credo che ci sia comunque la necessità di un piano specifico per la cronicità, accompagnato da un'ipotesi di risorse finanziarie, di come poter recuperare risorse finanziarie che oggi non ci sono.