Oggetto del Consiglio n. 252 del 2 dicembre 2008 - Resoconto
OBJET N° 252/XIII - Continuation et clôture de la discussion générale sur les lois de finance et de budget pour l'année 2009.
Presidente - Riprendiamo la discussione generale sulla legge finanziaria e sulla legge di bilancio.
La parola al Consigliere Rigo.
Rigo (PD) - Finalmente il Consiglio regionale è chiamato al confronto sul bilancio annuale e pluriennale dell'Amministrazione regionale. Ho detto finalmente perché già dalle prime settimane da Consigliere ho pensato, con preoccupazione, a questa discussione. Prima di tutto perché l'argomento è complesso anche per chi, come me, ha avuto esperienze amministrative. Non è però evidentemente la stessa cosa. E non si tratta solo delle risorse finanziarie non paragonabili, ma della complessità e dell'importanza che un documento di questo spessore comporta nella vita dell'intera regione. Complessità quindi che non è data solo (e non è di poco conto) dal numero di pagine, dei numeri, delle cifre, degli allegati ma che deriva, principalmente, dal fatto che questo documento contabile determinerà le azioni, i comportamenti, le speranze, il futuro. Sì il futuro, delle persone che vivono, lavorano, studiano in Valle d'Aosta. Finalmente perché si scoglie la tensione emotiva data dalla preoccupazione di essere utile al confronto di un dibattito politico che non sia però il "solito gioco delle parti". Una parte, a ragione, deve necessariamente giudicare positivamente il documento alla nostra attenzione, e, l'altra faccia del Consiglio, con la stessa ragione, quasi specchiandosi inevitabilmente lo deve valutare in modo negativo.
Queste sono le regole del gioco. Ed allora, chi è parte dell'opposizione, per essere incisivo e credibile, deve cercare, in questa occasione, di dare il massimo. Parlare, presentare emendamenti, risoluzioni per offrire di sé, all'esterno dell'aula, ai cittadini elettori, l'immagine di Consigliere combattivo. Sarà, anzi è senz'altro così. Ma io non posso cambiare la mia cultura politica, il mio modo di essere, di interpretare il ruolo di amministratore. Questo poi non è il tempo delle promesse o della demagogia, è invece il tempo degli impegni, delle proposte, del concreto contributo che ognuno di noi può dare per immaginare e disegnare un futuro di speranza e non di paura. Questo atteggiamento è la mia idea di come deve essere la società - come si dice - il filo rosso delle mie idee politiche. La sfida di armonizzare ciò che destra e sinistra tradizionalmente tendono a divaricare: produzione di ricchezza e qualità sociale. La mia storia politica ha puntato ad unirle: se non c'è ricchezza c'è maggiore povertà, chi paga immediatamente il prezzo più alto e aspro sono le persone più deboli come tutte le crisi economiche, a partire da quella del 1929, hanno evidenziato.
Guardiamo il tema della condizione dei bambini. I bambini sono il futuro del mondo che può essere di luci o di ombre a partire proprio dall'impegno nei confronti dei bambini, dei ragazzi di oggi. Pensiamo agli spazi loro sottratti: spazi urbani come spazi di tempo. Non c'è più il meraviglioso tempo della noia, del gioco. C'era l'atmosfera in cui si diceva mi annoio e si accendeva la nostra fantasia. Ecco perché io, insieme a tanti, auspico un paese diverso: non un astratto modello alternativo o utopico, ma una società dove ci possa essere lo spazio, il tempo, le occasioni per tutti. Non possiamo infatti misurare i successi del paese solo sulla base del prodotto interno lordo (PIL). Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria, la pubblicità dei super alcolici e le ambulanze per sgombrare le nostre strade dalle carneficine dei fine settimana. Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le porte di casa e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti per il gioco dei nostri bambini. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende le bellezze della nostra produzione culturale o la solidità dei nostri valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Il PIL non misura né la nostra arguzia, né il nostro coraggio, né la nostra saggezza, né la nostra conoscenza, né la nostra compassione. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.
Quale atteggiamento tenere quindi come Consigliere regionale di opposizione su un documento particolarmente importante per la nostra regione? Io cerco, da sempre, di essere attento a tutti gli interventi, le proposte che a livello locale e nazionale vengono prodotti dal mondo sindacale. Le organizzazioni dei lavoratori sono per me uno degli attori principali di una società che dovrebbe fare della concertazione la via maestra per il buon governo della cosa pubblica. In questo senso prendo atto delle osservazioni al bilancio regionale 2009 e triennale 2009-2011 elaborato unitariamente dalle organizzazioni sindacali valdostane dove vengono evidenziati alcuni obiettivi fondamentali (edilizia scolastica, aiuti al mondo della produzione industriale, ammortizzatori sociali) sollecitando la Regione ad intervenire con efficacia. Le osservazioni prodotte e l'audizione dei rappresentanti sindacali in II Commissione mi sembra di poter dire che sviluppano un giudizio sostanzialmente problematico all'impianto contabile. Successivamente, il segretario regionale della CGIL, in una intervista al quotidiano La Stampa, ha criticato più il metodo che i contenuti del documento finanziario. Insomma non mi sembra ci sia a livello regionale, da parte delle forze sociali, quella forte contrapposizione presente invece nei confronti dei provvedimenti del Governo Berlusconi. Prendo atto ancora del parere espresso dal Consiglio Permanente degli Enti Locali sulla finanziaria regionale. "La nostra Assemblea - ha detto il presidente Elso Gerandin, intervistato dal quotidiano La Stampa - ha valutato in modo positivo il metodo adottato dalla Giunta regionale nella determinazione delle risorse di finanza locale e nelle modalità di ripartizione". È una posizione chiara ma opposta a quella dell'ANCI nazionale nei confronti della manovra finanziaria preparata dal Governo Berlusconi, come ha giustamente ricordato ieri sera l'Assessore al bilancio, Claudio Lavoyer. Il Comitato direttivo dell'ANCI nazionale ha infatti stabilito che "la situazione finanziaria ed economica dei bilanci dei Comuni è insostenibile ed i Comuni non procederanno nella presentazione dei bilanci di previsione per l'anno 2009 entro la data del 31 dicembre, in attesa che siano rivisti i contenuti della manovra". È una posizione estrema, di rilevante portata istituzionale. È una disperata richiesta di aiuto al Parlamento: i tagli ai servizi sociali, ai trasporti, alle scuole d'infanzia imposti dal Governo sono insopportabili per un tessuto economico e sociale frutto della crisi, per il quale i Comuni sono il primo, spesso l'unico, certamente il più rapido e flessibile soccorso.
Ho voluto ricordare in quest'aula le osservazioni ed il parere sulla finanziaria regionale di due attori importanti nella vita economica e sociale della Valle d'Aosta perché non posso non tenerne conto nelle mie valutazioni. Un altro elemento oggettivo che devo considerare è quello relativo alla attuale situazione economico-finanziaria. Una valanga, qualcosa di piccolo che cresce con l'avanzare. E cresce in fretta. Questo in sintesi l'allarme lanciato dal segretario generale della CGIL, Gugliemo Epifani. La crisi finanziaria non è più solo questo, è crisi dell'economia reale cioè della produzione, dell'occupazione, dei consumi. La valanga ha il volto di almeno 400 mila lavoratori a termine e a progetto - solo nel settore privato - che rischiano di perdere il posto e rimanere senza tutele giusto per fine d'anno. L'anello debole di una catena che sta andando in pezzi, tra crisi internazionale ed endemica. La metafora dell'anello debole vale anche per le imprese: le più piccole, quelle che non possono permettersi di contrarre troppo i margini e che sono più fragili rispetto ad un sistema bancario che, pure quello in difficoltà, sta rivedendo al ribasso l'offerta del credito, le imprese che lavorano nell'indotto e i subfornitori, sono le prime ad accusare. Non le uniche, peraltro: sono già 153 milioni le ore di cassa integrazione guadagni erogate nel 2008, il 12 percento in più rispetto ad un anno fa. Tutto ciò premesso e ritornando al nostro bilancio 2009 e ai documenti allegati presentati dalla Giunta regionale vorrei fare delle considerazioni.
Prima di tutto credo, ma ho l'impressione che lo pensino anche altri Consiglieri, credo che il rito che ogni anno si consuma su questo provvedimento sia da innovare profondamente e questo disagio lo ha manifestato anche il relatore. La II Commissione è stata impegnata, giorni e giorni, in una discussione interessante, formativa e informativa, ma fine a sé stessa perché il bilancio non si tocca. Occorre avere il coraggio di ripensare il rapporto, la collaborazione tra il Consiglio e la Giunta regionale su un provvedimento strategico per il buon governo della Valle d'Aosta. Ringrazio il Presidente Andrea Rosset che ha fatto il possibile per organizzare al meglio i lavori della Commissione, ma se è il sistema che non funziona non basta la buona volontà per ottenere un risultato positivo. Ed allora, in punta di piedi, sapendo bene di essere l'ultimo arrivato, provo ad indicare un percorso utile a discutere - come auspicato da molti - in modo più proficuo e produttivo le politiche e le linee guida del futuro bilancio 2010.
La società moderna anche quella valdostana ha bisogno di un grande cambiamento culturale. Dobbiamo spezzare l'ideologia del guscio, l'illusione che il mio luogo sia al riparo, e possa astrarsi dal luogo di tutti, l'illusione che la mia vita sia separabile da quella degli altri, l'idea in sostanza di una società socialmente egoista, con il fiato corto. Insomma un piccolo orticello che devo difendere e preservare. No, non è così. Proprio per questo, perché il bilancio è la summa ed il coordinamento delle politiche e delle scelte di governo che vanno ad incidere profondamente sulle articolazioni della società, occorre che almeno la sua cornice sia concertata. Questo significa preparare una bozza di documento politico-programmatico a metà dell'anno ed aprire su di esso un largo confronto che potrebbe essere incentrato su una giornata seminariale tra la Giunta regionale e le forze sociali, sindacali, economiche. Documento costituito da linee di indirizzo sui temi del funzionamento della macchina amministrativa, sui grandi temi sociali, sull'economia, sulle scelte ambientali, sulla valorizzazione del merito e del talento, sulla situazione finanziaria. Insomma per una Valle d'Aosta più moderna, più equa, più sicura.
Documento che, alla fine di un percorso breve ma partecipato, sarà portato all'attenzione della II Commissione consiliare e sarà poi affidato alla Giunta che, in collaborazione con i dirigenti, preparerà la finanziaria regionale. Finanziaria che verrà esaminata e discussa, Assessorato per Assessorato, dalle competenti Commissioni e con la presenza dell'Assessore di riferimento e che sarà infine valutata per competenza dalla II Commissione. Una proposta per rendere operative due funzioni: quella di un coinvolgimento della società civile nella indicazione delle linee di indirizzo, senza far perdere tempo prezioso alla gestione ordinaria dell'amministrazione e quella di una piena assunzione di responsabilità del Consiglio regionale attraverso le Commissioni di lavoro. Una proposta che nasce dalla convinzione che c'è bisogno dell'apporto, del pensiero di tutti; c'è bisogno di chiedere ad ogni attore di fare la sua parte. Ognuno insomma deve far valere e rivendicare la sua particolarità. Ma quale è oggi quella del Consiglio regionale?
Ahimè, è rimasta quella della legge n. 66 del 7 dicembre 1979 "Attribuzioni e competenze del Consiglio regionale, del Presidente del Consiglio, della Giunta regionale e del Presidente della Giunta". Una legge di trenta anni fa.
Il mondo è cambiato, sono crollati i muri e le barriere doganali, siamo entrati nell'euro e nel nuovo secolo e il regolatore dell'attività del parlamento valdostano è rimasto fermo al 1979. È ora di ripensare alle attribuzioni e alle competenze, di individuare oggi i compiti e le funzioni che devono vedere il Consiglio regionale perno del sistema politico-istituzionale della Valle d'Aosta. Per far capire meglio il mio pensiero voglio fare un solo piccolo esempio di come l'attuale modo di procedere sia anomalo.
Il capitolo n. 59900 del bilancio 2009 "Trasferimento all'Unità Sanitaria Locale per il finanziamento delle spese correnti" euro 250 milioni. In sedici righe nell'allegato al bilancio di previsione vengono liquidate le attività e le prestazioni nel campo della salute. L'assegnazione del finanziamento, gli indirizzi e gli obiettivi di salute e di funzionamento dei servizi vengono poi definiti attraverso un accordo di programma tra la Giunta regionale e l'azienda USL della Valle d'Aosta sulla base della legge regionale n. 5 del 25 gennaio 2000 e con il parere del Consiglio Permanente degli Enti Locali. Orbene, mi chiedo come sia possibile che il Consiglio regionale non abbia titolo per essere parte della programmazione degli interventi in un settore particolarmente delicato ed importante quale è quello della salute e del benessere delle persone? Evidenzio questo fatto perché in altri settori (le politiche del lavoro, le politiche abitative, le politiche per la prima infanzia) è stato definito che il piano programmatico, le linee di intervento, in una parola la programmazione, sia soggetta alla discussione, al confronto con il Consiglio. Vedete, occorre ripensare nei vari campi di azione una metodologia di intervento che possa valere per tutti i settori, con la stessa prassi procedurale, quei settori in particolare che hanno diretta incidenza, ricaduta con la vita delle persone.
Il Presidente della Regione, Augusto Rollandin, nel corso del dibattito sulla Fondazione Grand Paradis ha auspicato un maggiore, proficuo collegamento tra Consiglieri e Giunta. D'accordo; allora incarichiamo ad esempio la Conferenza dei Capigruppo a individuare indirizzi e linee operative per superare una legge ormai datata che regola ancora oggi il rapporto tra Consiglio e Giunta regionale. Il bilancio di previsione per l'anno 2009, è un bilancio ricco in risorse finanziarie e in interventi. Non possiamo non essere soddisfatti di questo. Non ci sono infatti le tensioni che invece nazionalmente stanno accompagnando altri documenti finanziari. Ne prendo atto. È però un bilancio troppo ordinario in una Valle d'Aosta preoccupata per l'oggi e per il domani. A questo bilancio manca un'anima: una robusta, solida, bella impalcatura di una casa che diventerà poi accogliente, sicura, affidabile per ospitare la famiglia valdostana. Si tratta in sostanza di passare dall'intervento, capitolo per capitolo, inteso come riparatore di un danno, di una disfunzione, di una mancanza ma anche di un'innovazione, certamente, ad un intervento che si legge come un libro, pagina per pagina, perché sviluppa un'azione sinergica intesa come promozione di uno sviluppo, di un avanzamento, di un progresso civile e sociale. E l'anima non c'è, caro Presidente, glielo dico con simpatia. Non c'è quel filo che unisce i diversi capitoli del bilancio perché le audizioni degli Assessori in Commissione lo hanno messo in luce. I responsabili dell'Esecutivo che abbiamo audito non erano componenti di una squadra, di un team affiatato, che aveva ben chiaro un obiettivo comune (l'anima cioè). Ogni Assessore, con la propria personalità, ha messo in luce il suo dicastero senza far emergere chiaramente le linee di fondo che sostenevano anche gli interventi previsti nei diversi settori. Non sono risultate visibili le scelte di campo pensate, disegnate per la Valle d'Aosta, non è emerso chiaramente la direzione di marcia del governo regionale. Insomma la cornice entro cui definire gli interventi specifici.
Provo a spiegare più in concreto ciò che voglio dire. Cominciamo dalla salute. Ho già detto che il Consiglio regionale in questo campo è espropriato della sua competenza, ma al di là di alcune indicazioni e al di là dell'impegno concreto e purtroppo non ancora chiaro dell'ospedale del futuro, non si riesce a capire quale è la filosofia che permea il settore della salute. Basta un presidio ospedaliero di eccellenza se poi a valle del ricovero non è programmata la necessaria disponibilità di strutture e di servizi di assistenza? Se la sanità -dico spesso - salva la vita, ma non riesce poi ad aiutare a vivere, rischia di mancare al suo mandato. Ecco quindi la necessità di progettare insieme alla struttura ospedaliera e al piano di riclassificazione delle strutture residenziali per anziani ed inabili, il sistema sanitario, la presa in carico e la continuità dell'assistenza. Il sistema salute e benessere sociale presuppone infatti il concreto rovesciamento della piramide dall'ospedale al territorio. La continuità dell'assistenza presuppone che ogni persona sia seguita da un operatore responsabile della sua presa in carico, che consenta un rapporto personalizzato e flessibile con il sistema delle prestazioni e dei servizi sanitari e sociali. Ma questa, purtroppo, non è la filosofia della sanità in Valle d'Aosta. Provate a chiederlo agli enti gestori delle microcomunità o alla famiglia, a cui abbiano appena detto che il papà anziano e non autosufficiente verrà dimesso domani. Panico, preoccupazione: perché la famiglia non dispone subito di quel che serve, soprattutto perché la famiglia non è supportata nella immediatezza dall'insieme delle attività distrettuali e di comunità montana che precedentemente non sono state allertate, anche se ci sono. Le famose dimissioni non protette che mettono in crisi i servizi sociali e le famiglie. Questo piccolo esempio per dimostrare che c'è bisogno di una forte volontà dell'Amministrazione regionale (lo stanno chiedendo da tempo gli enti locali) per definire chiaramente, una volta per tutte, che la strada dell'integrazione deve essere la strada di tutti, azienda USL della Valle d'Aosta in primis. L'integrazione delle politiche, dei servizi, degli interventi è una sfida cruciale, ma difficile, perché le nostre politiche sono sempre settoriali, le nostre istituzioni sono organizzate settorialmente, le nostre misure assistenziali sono categoriali e spesso tali sono anche le nostre organizzazioni sociali. È un limite cronico del nostro sistema, rafforzato anche dalla paura diffusa ad uscire in un campo di confronto più vasto, ma è un limite che va attaccato per superarlo. E può esserlo solo se ogni organizzazione, se ogni istituzione, e lo ripeto, a partire proprio dall'azienda USL, fa i conti con tale esigenza al suo interno, fra le sue articolazioni e se le relazioni interistituzionali assumono forme via via più integrate. Integrate rispetto al cittadino, alla famiglia, ai disagi e ai problemi che li coinvolgono, alla loro trattazione e gestione. Integrazione fra politiche ed interventi, integrazione fra soggetti. Da qui nasce l'importanza della programmazione intercomunale a livello di piano di zona (di cui non ho trovato riferimento alcuno nei documenti che accompagnano il bilancio). Piano di zona costruito a livello di ambito e di distretto che deve crescere per diventare livello di governo di tutte le politiche e di tutte le risorse dei Comuni. Continuiamo con l'immigrazione, altro tema a mio parere cruciale per le forme di convivenza per l'oggi e per il domani. A parte gli spiccioli stanziati, dalla lettura del bilancio non si capisce quale ipotesi di società si vuole affermare: aperta o chiusa sul piano dei diritti e della democrazia. L'immigrazione, care colleghe e cari colleghi, è un fatto ineluttabile, bisogna attrezzarci per governarlo. Nella fase attuale l'immigrazione esprime bisogni sociali diversificati ed articolati che richiedono una maggiore complessità nello sviluppo di risposte, non intese in termini di erogazione di prestazioni, ma di costruzione di percorsi di orientamento e di accompagnamento all'inserimento. In questa logica la mancanza di una legge regionale di indirizzo e di integrazione sociale dei cittadini stranieri e la mancanza di indicazioni programmatiche nella finanziaria regionale è per, la Valle d'Aosta, una grossa lacuna.
C'è invece un tema all'attenzione, a parole, della politica: la famiglia grande priorità. Scusate, ma questa grande attenzione non sono proprio riuscito a vederla nel bilancio di previsione, non volendo prendere in considerazione il capitolo n. 61314 "Provvidenze a favore della famiglia" che passa da un assestato di 8 milioni 780 mila a 214 mila 145 euro di competenza.
Mettere al centro la famiglia significa scegliere politiche orientate al sostegno della normalità e della quotidianità della vita delle persone; che valorizzino i legami e le relazioni tra le persone; che promuovano il sostegno alle capacità delle persone. In una parola: mettere al centro la solidarietà tra generazioni. Sì, ci sono le risorse finanziarie spalmate su diversi capitoli (dalle politiche sociali a quelle abitative e, sembra ma non è chiaro, dal fondo straordinario, molto esiguo per la verità rispetto alla crisi in atto). Dicevo che l'utilizzazione di questo fondo non è chiara perché esponenti della maggioranza, nelle interviste rilasciate al TG regionale, hanno fatto riferimento ad indirizzi diversi per questo fondo. Staremo a vedere.
Non mi convince questo modo di intervenire. La promozione ed il sostegno della famiglia non possono essere fatti sporadici e non possono essere affidati solo ad interventi settoriali. Essi, per diventare effettivi, concreti e significativi, devono orientare l'insieme delle scelte di politica economica, sociale, sanitaria, di uso del territorio e della mobilità. Una politica orientata a perseguire obiettivi precisi: sostenere la maternità e la paternità, promuovere i diritti dell'infanzia, sostenere il costo economico dei figli, favorire la conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare, sostenere le famiglie più povere e con fragilità. Un mix di strumenti: assegni monetari, detrazioni mirate nelle quote per le prestazioni, rete dei servizi, congedi parentali. Si, perché, per esempio, non pensiamo ad introdurre disposizioni in materia di pubblico impiego che riconoscano l'attività di cura prestata per i familiari non autosufficienti per età o grave invalidità? E perché allora non introdurre un "parametro famiglie" definito da precisi indicatori di benessere o malessere delle famiglie, peraltro già operativo in sede europea, e l'obbligo per la Giunta regionale di presentare, in concomitanza con il bilancio di previsione annuale, un piano di azione per la promozione e il sostegno finanziario alle responsabilità familiari? Uno strumento di programmazione e di indirizzo che individua, di volta in volta, nell'ambito delle competenze dei singoli Assessorati, la misura, i provvedimenti e le risorse che rendono concreti questi indirizzi. Non è utopia, è capacità di programmare e nello stesso tempo di valutare la ricaduta degli interventi stessi.
Le politiche giovanili: in Valle d'Aosta, a pochi giorni uno dall'altro sono nati due bambini: uno è figlio di genitori entrambi laureati, l'altro è figlio di genitori con diploma. Il primo ha sette volte le probabilità del secondo di laurearsi: un abisso di dispari opportunità, una immobilità sociale che è causa non ultima dello scarso dinamismo economico. L'insieme degli obiettivi per cui noi amministratori dobbiamo tenacemente adoperarci, per quanto di nostra competenza, potrebbe dunque riassumersi in uno solo: noi vogliamo contribuire affinché, al più presto, entro dieci anni, in Valle d'Aosta, questo divario di opportunità - di vita, di successo e di felicità - si riduca, facendo ripartire quella mobilità sociale che, forte dai primi anni '60 fino alla metà degli anni '70, ha progressivamente frenato, fino ad arrestarsi del tutto. Questo significa che la nostra società è immobile e a pagarne il prezzo più alto sono i ragazzi che prima dei venticinque/trenta anni non entrano a tempo pieno nel mondo del lavoro e che non possono più contare su quella sequenza certa - studio, lavoro, pensione - che abbiamo conosciuto noi. È come se oggi la vita dei giovani fosse scandita da un orologio sociale ormai sfasato, messo a punto per un tempo che non c'è più. Spetta alla comunità, anche alla comunità e quindi a tutti noi amministratori, rendere certo l'incerto. La preoccupazione del capogruppo Louvin è anche la mia, la preoccupazione per il futuro di una generazione. I giovani entrano tardi nel mondo del lavoro, molte volte con un lavoro precario, vivono in famiglia, si sposano tardi, comunque spesso dipendono sempre un po' dai genitori. Senza genitori molti non riescono a trovare la necessaria tranquillità: a causa del lavoro precario, della casa che costa troppo e non hanno la possibilità, anche volendo, di fare figli. In questo modo si impedisce ad una generazione intera di crescere, di maturare, di diventare il futuro di questa società. E allora è grave che il bilancio regionale non faccia riferimento a questa grande potenziale ricchezza, a volte nascosta, in termini di "capacità sociale" rappresentata dalle nostre ragazze e dai nostri ragazzi. La nostra Regione, in questi anni, ha promosso idee, suggerimenti sulle politiche giovanili. È stata una stagione fatta di confronti, di incontri che avrebbero dovuto trovare riferimento nel documento politico per eccellenza. Così non è stato. Ne prendiamo atto, sperando che sia solo frutto della disattenzione e non di una volontà contraria.
Nel campo delle politiche del lavoro e di quelle abitative in questi mesi il Consiglio e le forze sociali si confronteranno per tracciare le linee operative di una azione combinata e congiunta. Dobbiamo avere il coraggio di innovare profondamente due settori, il lavoro e la casa, fondamentali per lo sviluppo e la serenità dei valdostani. Nel bilancio sono evidenziati due capitoli contenitori: il n. 26010 e il n. 50850. Scelta corretta quando le risorse sono poi finalizzate, voce per voce, in un piano di azione specifico. In questo caso i due piani non sono ancora operativi per le ragioni dette nella precedente seduta del Consiglio regionale. Scelta discutibile quella di accorpare, invece, in un solo capitolo diversi interventi, come nel caso delle politiche sociali al capitolo n. 61310, quando non si è in presenza di specifici programmi operativi che, successivamente, l'Assessorato competente predisporrà attraverso il bilancio di gestione.
Per quanto riguarda i due interventi sul lavoro e sulla casa io credo che le risorse di competenza siano insufficienti sia in rapporto alla profondità della crisi economica e alla necessità di rilanciare, anche attraverso una saggia politica abitativa, gli investimenti in questo importante settore per l'economia valdostana. Edilizia, che potrebbe anche essere una opportunità di sviluppo sostenibile con misure legate all'energia e alla sfida ambientale: riqualificazione energetica degli edifici, "ecoincentivi" nel campo dell'illuminazione e degli elettrodomestici, istallazione di pannelli solari termici. Spiace che allo sviluppo sostenibile sia destinato in questo bilancio lo zero virgola qualcosa. Ci sarà modo e tempo per ritornare sull'argomento e spero ci verrà data l'opportunità di indicare, suggerire eventuali variazioni di bilancio nel momento in cui saranno prodotti i relativi piani triennali.
Le risorse: tema delicato ma importante, è possibile recuperare risorse finanziarie da destinare a settori in crisi? Sì, io credo di sì. Ma dove? Sarebbe facile e semplice dire i costi della politica. Sì, ma cosa vuol dire, cosa significa realmente? Diminuire gli stipendi dei Consiglieri regionali e dei numerosi consigli di amministrazione di società, enti e via elencando. Sì, d'accordo questo è un argomento che è visto con favore dai cittadini ma non basta; sono ben altri per me i costi abnormi e gonfiati della pubblica amministrazione.
Il mio stipendio da Consigliere regionale si aggira intorno a 6 mila euro al mese ma, al pari dei colleghi Carmela e Raimondo, verso ogni mese 2 mila e 100 euro al Partito Democratico. Come gruppo regionale abbiamo un rimborso spese di 4 mila e 500 euro il cui bilancio è reso pubblico attraverso la pubblicazione dello stesso sul sito del partito. Quindi più di tanto il mio stipendio netto al mese non potrà cambiare anche se saranno ridotti gli emolumenti dei Consiglieri. Il problema per me non è qui. Il vero nodo, la vera riforma deve avvenire altrove, in altre direzioni. Provo ad indicarne tre. La prima, è quella riferita agli orpelli, a quelle piccole spese che sommate possono essere dedicate invece ad interventi specifici nel campo della cultura o della qualità della vita. I tanti, troppi libri, raccolte, volumi prodotti direttamente o indirettamente dalla Regione. In questi giorni i Consiglieri, grazie ad una iniziativa del Presidente del Consiglio, hanno potuto toccare con mano cosa questo significhi. E allora cominciamo a tagliare. Così come non vedo la necessità di organizzare, dopo ogni piccola o grande conferenza, dibattito, presentazione un rinfresco per le persone che sono quasi sempre le stesse. Così come l'organizzazione o il contributo di tante, troppe iniziative che molte volte si accavallano le une sulle altre negli stessi giorni e nelle stesse ore.
Piccole cose? Forse, cominciamo però a chiederci tutti, come avviene in famiglia, da dove cominciano a ridurre le spese non necessarie. La seconda direzione sono le spese enormi del funzionamento della macchina regionale. Ho provato a capire nel bilancio 2009 quante sono le diverse sedi, grandi e piccole, degli uffici dell'amministrazione regionale. Forse più di 150.
Quante sono le sedi, i magazzini, i garages in affitto? Quanti i soldi spesi per il riscaldamento, le spese ordinarie, la luce, il telefono. Quante le spese per le manutenzioni ordinarie e straordinarie, milioni e milioni di euro. E so che sono in corso trattative per affittare altre sedi perché i diversi servizi hanno bisogno di ulteriori locali. Leggo a pagina 15 dell'allegato "Le previsioni di spesa per il funzionamento e la gestione di beni e servizi crescono, (di 3,6 milioni) in particolare per l'adeguamento dei costi di manutenzione e gestione all'inflazione e all'incremento del numero di stabili". A pagina 20 "L'incremento delle spese di investimento in tale settore (altri 2,4 milioni) riguarda l'acquisto di arredi e la sistemazione e manutenzione straordinaria negli immobili adibiti ad uffici ai fini dello loro messa a norma".
L'Assessore al bilancio nella sua relazione ha parlato di attenzione alla sicurezza sociale, ciò significa un incremento del fondo per le politiche sociali di 2,6 milioni. Lascio a voi il paragone con le cifre sopra richiamate.
Le spese vive sono tante, ma lascio immaginare ancora a tutti voi colleghe e colleghi quante possono essere le spese indirette per la posta interna, gli uscieri, i disservizi dovuti alla dislocazione dei vari uffici dello stesso dicastero. La mobilità del personale e del pubblico, l'uso improprio delle macchine. Insomma da un vero piano di razionalizzazione della struttura regionale non solo potremmo risparmiare e lavorare con più efficacia ed efficienza, ma potremmo incidere in modo positivo sull'uso del territorio e sulla qualità ambientale della stessa città di Aosta. La terza direzione riguarda la gestione dei servizi dell'amministrazione regionale. La Regione è una struttura pesante e con grossi problemi di coordinamento e di funzionalità. Avrebbe bisogno, al pari di una persona obesa, non solo di diminuire di peso ma di diventare più mobile, più flessibile. Il problema deve diventare centrale nella agenda della politica. E il dibattito potrebbe cominciare, anzi riprendere, perché è messo lì in attesa, dalle competenze e dalle funzioni da assegnare alle Comunità montane e ai Comuni e, nello stesso tempo, cercando di dare attuazione alla sussidiarietà orizzontale. Tema che potrebbe portarci ad analizzare il possibile superamento delle gare di appalto per l'affidamento dei servizi alla persona. Nella logica partecipativa di integrazione tra risorse, che dovrebbero caratterizzare la rete dei servizi e degli interventi, la concessione per esempio si presta a realizzare le indicazioni contenute in tal senso dalla legge nazionale 328 del 2000. Le imprese sociali potrebbero così esprimere pienamente le proprie prerogative e sfuggire al ruolo spesso surrettiziamente ad esse affidato di meri fornitori di mano d'opera. Il concessionario gestisce un pubblico servizio in nome proprio assumendo tutti i relativi rischi imprenditoriali.
È solo un esempio per affermare che dobbiamo insieme approfondire il tema per dare alla pubblica amministrazione un nuovo, moderno, innovativo ruolo. Volevo ancora dire due parole su Aosta, la mia città, dove sono nato. Volevo ricordare un po' di storia politica, del rapporto tra Aosta e la Regione, tra Aosta e i 73 Comuni; degli interessi e delle scelte della politica. Un'analisi attenta ai dati di fatto, utile alla politica, alla città e non fine a se stessa o peggio ancora per piccole rivincite di corte. Sarà per un'altra volta. Grazie.
Presidente - La parola al Consigliere Salzone.
Salzone (SA-UdC-VdA) - Grazie, Presidente. Avendo visto un attimo fa entrare il Presidente Caveri, mi ha fatto venire in mente che negli anni passati in questi appuntamenti sul bilancio avevo l'abitudine di raccontare una storiella. Ricordo che lo facevo di anno in anno. Un anno raccontai la storia di una coppia di anziani che andava a fare la spesa, un'altra volta quella di una famiglia numerosa che non sbarcava il lunario, un'altra volta ancora di una ragazza madre che aveva il peso della famiglia e del lavoro tutta sulle sue spalle e poi quella del cassa integrato della bassa valle etc. In quelle occasioni ricordo che molto benevolmente qualche sorrisino arrivava dai banchi, non sarcastico peraltro, perché con il Presidente Caveri abbiamo avuto modo di parlarne di queste "piccole cose". I sorrisi derivavano dal fatto che avevo questo approccio al bilancio poco usuale, per cui faceva sorridere. Certo, pensando a come impostavo i miei dibattiti sui bilanci del passato, oggi mi sono chiesto quale storiella avrei potuto raccontare. Onestamente storielle non ce ne sono più da raccontare, anche perché non sono più delle novità. La situazione è quella che è. Dagli interventi anche di stamani pur con le diverse sensibilità, si è capito che la crisi è una cosa seria, una crisi che investe tutti i paesi della economia mondiale, per cui prendere atto della situazione è già una cosa che ci permette di affrontare queste argomentazioni con una certa serenità ma anche con sensibilità diverse; per esempio il modo con cui si affronta il problema della crisi mondiale ha delle sensibilità diverse. Mi viene in mente l'intervento di Caveri stamani, così come quello di Lattanzi e di tanti altri, c'è chi fa rilevare che questo è un momento di grave recessione e chi invece dice che c'è una grande crisi e che va affrontata con razionalità e metodo. Sicuramente tutti argomenti molto apprezzabili, l'importante è che si capisca in quale momento siamo. Quindi trovandoci a discutere del documento finanziario più importante dell'anno, ci siamo chiesti con quale stato d'animo avremmo potuto affrontare il 2009 ma anche gli anni a venire, il 2010, il 2011 e speriamo non altri ancora con questa crisi.
Esaminando quindi il bilancio previsionale, non solo sotto il profilo contabile, possiamo ragionevolmente constatarne la solidità strutturale permettendoci di affrontare il futuro con un cauto ottimismo o meglio, come ha già affermato sia il Presidente Rollandin, con "un cauto ottimismo della ragione"- fra l'altro una frase che rievoco sovente quando ne ho l'occasione perché sono frasi che Ugo La Malfa, Giovanni Spadolini usavano costantemente -, così da permetterci di contrastare la grave crisi economica internazionale che sta investendo tutti i paesi occidentali. Oggi peraltro non è più una sensazione; parlare genericamente di crisi economica mondiale non è più possibile. Anche i più grandi economisti asseriscono universalmente che la situazione presenta caratteristiche di assoluta gravità. Certo la crisi dei mutui subprime e di conseguenza quella delle banche e del sistema creditizio non sono che la punta dell'iceberg di un sistema malato già da tempo che non ha saputo governare l'avvento così complesso della globalizzazione. Oggi abbiamo tutti la necessità di comprendere dove stiamo andando e perché ci troviamo in questa situazione. Quello che ormai spaventa gli operatori e ha portato al tracollo le borse mondiali è quella parola che sui mercati finanziari nessuno vorrebbe mai pronunciare o che gli economisti non vorrebbero mai scrivere: recessione.
È pur vero che le amministrazioni internazionali degli Stati Uniti e dell'Europa, con l'immissione di sostanziose fonti di denaro a sostegno delle banche in difficoltà hanno concesso una boccata d'ossigeno e hanno momentaneamente restituito un pochino di fiducia ai mercati, ma non possiamo certo sperare che la ripresa sia dietro l'angolo, basta osservare il Dow Jones che solo ieri ha perso quasi l'8 percento. Le borse scontano anche un altro elemento: il blocco pressoché totale dei mercati finanziari, e si può ben capire che se si chiude il rubinetto del credito alle imprese e ai consumatori la recessione diventa ancora più profonda. È così che scatta il panico tra gli investitori, le vendite sono ormai indifferenziate, i fondamentali delle società non costituiscono alcuna garanzia di tranquillità, non c'è più correlazione fra gli utili previsti dalle aziende e le loro quotazioni. Si può ben capire, come con questo panorama le previsioni siano le più cupe.
Arrivando a casa nostra, se da una parte possiamo affermare che il sistema bancario essendo più rigido, dà in qualche maniera maggior tranquillità, dall'altra dobbiamo osservare che l'economia italiana nel 2009 non resterà ferma come prevedevano finora i più pessimisti, ma arretrerà dello 0,2 percento. Entrerà insomma, tecnicamente, in recessione. Ciò vuol dire che la crisi ha ormai azzannato l'economia reale. E questo vuol dire che i risparmi vanno in fumo, i consumi calano vertiginosamente, gli utili societari precipitano, i posti di lavoro si riducono e gli investimenti si fermano. È quindi recessione. I consumi delle famiglie diminuiscono inesorabilmente. Appaiono ormai evidenti i segni del calo dei posti di lavoro. Le imprese trovano sempre più difficile ottenere credito. E nessuno può dire quando ci sarà la ripresa. La Banca d'Italia non fa previsioni proprie, la Confindustria la rinvia al 2010. Cercare di vedere nel futuro è più difficile del solito e gli auspici non sono buoni. Ancora in questi giorni su stampa e telegiornali molti economisti di fama mondiale sottolineavano che la recessione può durare tre, quattro anni ancora e che le difficoltà rispetto agli USA, sono maggiori perché in Europa ogni Stato viaggia per conto proprio (era quello che diceva Lattanzi stamattina). Secondo gli ultimi dati, Banca d'Italia avverte che tra le persone in cerca di occupazione è in forte aumento il numero di coloro che hanno perso recentemente il posto di lavoro. Nell'industria, ma anche nell'edilizia e anche in Valle d'Aosta lo tocchiamo con mano costantemente, il calo è già in atto, e si stima che tra quest'anno e il prossimo scompariranno due impieghi su cento. Tutti gli indicatori danno segno negativo: i consumi diminuiscono e l'indebitamento delle famiglie cresce, gli investimenti delle imprese si riducono e il credito delle banche si irrigidisce. In questo quadro che non nasconde un fondo particolarmente ombroso, si evince il rischio povertà per 15 milioni di persone.
Parliamo di 15 milioni solo nel 2008. La Caritas lancia per l'ennesima volta l'allarme-povertà: da 10 anni le misure prese in Italia sono le meno efficaci in Europa. Almeno 8 milioni di persone, più del 13 percento della popolazione, sono sotto la soglia di povertà, costrette a sopravvivere con meno di 500-600 euro al mese. Ma altrettanti sono i quasi poveri, cioè quelli che sono appena sopra la soglia, la categoria di persone a cui lo stesso Louvin oggi faceva richiamo, complessivamente quindi rientrano nelle due categorie di indigenti 15 milioni di persone (da noi si parla di non meno di 10.000 individui).
Abbiamo già ricordato in più occasioni come in Valle d'Aosta il problema non sia da sottovalutare, anzi i dati sottoposti dall'ISTAT ci hanno già fatto rilevare che nel centro-nord subiamo una delle situazioni peggiori, con una forbice tra ricchezza e povertà che si allarga sempre più. Chiediamo, ancora una volta, che si prenda atto che c'è un'emergenza-povertà anche in casa nostra, e che l'aumento costante della povertà in fase di recessione è la bestia più brutta per un paese o per una comunità. In questo quadro a tinte fosche, è indispensabile fare delle scelte chiare partendo da alcuni valori che per noi sono irrinunciabili, come la centralità della persona e la famiglia. È da qui che bisogna partire, bisogna dare risposte su salari, stipendi e pensioni ma anche a industrie e attività commerciali in difficoltà. Si tratta di trovare meccanismi che ridiano fiducia alle imprese ed alle famiglie, che reinvestano su di esse in quanto risorse della società e dell'economia, deburocratizzando gli apparati pubblici, inventando nuove forme di investimento come il micro-credito, individuando modalità che favoriscano l'abbassamento del costo della vita come la riduzione dei costi delle bollette elettriche, il sostegno alle locazioni o il buono-energia.
Pare di poter dire che la Giunta regionale e il Consiglio Valle possano concretizzare una convergenza sulle scelte urgenti da attuare anche attraverso il bilancio regionale che a nostro avviso lancia messaggi e novità importanti. Un bilancio regionale, come sappiamo, che pareggia su una cifra importante 2,5 miliardi anche se le risorse disponibili sono pari a 1 miliardo 675 milioni e questo importo è classificabile come vero contante che proviene principalmente dalle tasse che versano i valdostani. È con queste entrate che pensiamo di contrastare il momento difficile impegnando quasi 250 milioni a sostegno dello sviluppo economico con particolare attenzione al settore edile pesantemente anche esso investito dalla crisi. Altro intervento che merita menzione è senza dubbio il settore sanità e politiche sociali investendo 257 milioni di euro, senza contare i 12 milioni necessari per l'ampliamento dell'ospedale regionale. Solo nell'ambito delle politiche sociali poi, è previsto un aumento di 2 milioni, qui ho trovato molto strano l'intervento del collega Rigo, che ha dato poca rilevanza a un fatto che a nostro avviso è primario in questo bilancio.
Particolare attenzione si è voluta dare agli enti locali a cui vanno offerte certezze di risorse stanziando il 95 percento del gettito IRPEF pari a 227 milioni di euro con un incremento di 16 milioni rispetto al 2008. A tale proposito, pur riconoscendo una equa distribuzione delle risorse e tenendo ben conto delle difficoltà in cui versano tutti i Comuni della Valle, riteniamo che per il capoluogo sia necessario riapprofondire tutta una serie di argomentazioni tali da consentire maggiore dinamicità e tranquillità economica che oggi ancora il Comune di Aosta non ha. C'è da dire che il Patto di stabilità di fatto impedisce l'utilizzo di tutte le disponibilità finanziarie di cui disponiamo, per cui alcuni settori della nostra economia rallentano la ripresa. Per questo motivo è stata autorizzata l'istituzione di un fondo per accogliere i risparmi derivanti dal rispetto del Patto di stabilità concordato con lo Stato per destinare gli stessi a specifici interventi. Anche questo ci pare un passaggio molto importante del bilancio. Per questi motivi rivolgiamo una particolare attenzione alle reali esigenze del mondo del lavoro anche se dobbiamo essere consapevoli che molto gira intorno alla crisi dell'industria, del commercio e del turismo e i mugugni di Confindustria e sindacati sono comprensibili; commentavamo in Commissione l'acidità del Presidente di Confindustria nell'ultima audizione, che, evidentemente, era palese per il momento che stiamo attraversando. Non si può negare però che alcuni ammortizzatori sociali, come le disposizioni previste a bilancio in materia di anticipazioni dei trattamenti di cassa integrazione e di integrazione salariale vengano regolarmente adottati e prorogati. Come si può ben comprendere quindi, nella stesura della finanziaria e del bilancio, tutto è stato costruito con l'intento di gestire questo difficile e particolare momento economico, tant'è che la battaglia contro la crisi è ben evidenziata nel bilancio stesso. Lo dimostra con un provvedimento tecnico-politico chiaro, da tre milioni di euro, che potrà in futuro essere aumentato (per lo meno ce lo auguriamo), mirato ad attuare le prime misure di contrasto agli effetti sull'economia regionale derivanti dalla crisi finanziaria internazionale. Ma si è fatto di più, si sono aperti più tavoli di lavoro, ai quali non presterei una attenzione secondaria. In particolare un tavolo tecnico che dopo aver monitorato la situazione e individuato i settori di maggiore sofferenza, proporrà come attuare interventi concreti, i quali potranno eventualmente integrarsi anche con altri provvedimenti provenienti dallo Stato o dalla Comunità Europea. Non siamo fermi, insomma.
Un altro tavolo è rappresentato dal rinnovato consiglio delle politiche del lavoro, il quale vede l'autorevole presenza di quattro Presidenti di Commissioni regionali, quattro rappresentanti delle organizzazioni dei lavoratori, altrettanti dei datori di lavoro e uno indicato dalle associazioni dei disabili. Crediamo che questo tavolo oltre a rappresentare una opportunità di lavoro concreto e operativo, possa diventare una occasione di saggezza politica senza divisioni ideologiche, nel pieno rispetto di quello che è il nostro mandato. In questo contesto rimangono alcune note dolenti, che ritengo di dover sottolineare, come la continua perdita d'incassi e di ingressi al Casinò di Saint-Vincent, segno che neanche il nuovo marketing produce risultati soddisfacenti e, anche se è pur vero che siamo ancora in attesa di valutare il nuovo piano strategico, rimaniamo poco convinti sulla celerità di una ripresa che peraltro altri Casinò manifestano.
Occorre poi fare una seria riflessione sul futuro dei nostri giovani, qualcuno lo ha accennato anche stamani, perché per troppo tempo li abbiamo diseducati a cercarsi un posto di lavoro sicuro in Regione o al Casinò. È oggi più che mai indispensabile cambiare rotta e questo significa innanzitutto ragionare sulla loro formazione culturale e professionale e, parallelamente, su future opportunità occupazionali. L'università della Valle d'Aosta deve in proposito raggiungere alta qualità e specializzazione. Non sempre in questi anni, si è seguita questa direzione, in modo particolare nella costituzione dei vari corsi di laurea. Oggi, è bene dirlo con chiarezza, produciamo laureati sapendo già che non troveranno opportunità lavorative (almeno non tutti). Crediamo sia indispensabile fare un ragionamento sereno con tutte le autorità competenti per rilanciare in modo adeguato il nostro ateneo, facendo in modo che diventi punto di attrazione per studenti di fuori Valle. A conclusione, pare di poter dire che la Giunta regionale e il Consiglio Valle possano, in questo particolare momento di crisi, trovare la giusta convergenza sulle scelte urgenti da attuare. Abbiamo l'impressione che la soluzione della crisi non sia dietro l'angolo e ci sia la necessità di ritrovarci su metodi e tempi, considerando che la proposta di istituire un tavolo politico allargato costituisca un confronto preventivo con il più ampio coinvolgimento possibile prima dell'avvio dell'iter dei provvedimenti che dovranno essere approvati dal Consiglio.
Non possiamo abbassare la guardia quindi, e dobbiamo essere consapevoli senza esagerati allarmismi che possono attenderci periodi ancora più difficili. Sta a noi tutti cercare di migliorare, se possibile, i meccanismi di concertazione e di dialogo. Sta sempre a noi saper fare autocritica degli errori del passato per metterci nelle condizioni di veicolare e migliorare il futuro della nostra comunità.
Presidente - La parola alla Consigliera Patrizia Morelli.
Morelli (VdAV-R) - Merci, M. le Président. Chers collègues, pour la première fois au cours de cette législature nous sommes confrontés au budget. Un moment fondamental pour cette assemblée aussi pour la participation massive au débat et un moment fondamental pour la communauté valdôtaine qui attend des réponses de la politique. Un moment d'autant plus important pour les Conseillers élus pour la première fois et qui, je vous le rappelle, sont très nombreux dans ce Conseil. Et, en tant que Conseillère récemment élue, je tiens à exprimer quelques propos et, honnêtement, je dois avouer une certaine déception. D'abord le fait que l'on ait décidé de convoquer deux Conseils consécutivement à distance de seulement trois jours l'un de l'autre, du vendredi au lundi, avec en plus une convocation de Commission sur un argument important, en connaissant l'engagement exigé par l'analyse du budget, me paraît un manque de considération et de respect vis à vis du budget même et vis-à-vis des Conseillers qui désirent approfondir les contenus de la loi de finance et du budget. Cela vaut principalement pour les Conseillers néo-élus, et en particulier pour les Conseillers de minorité, qui sont supposés exercer leurs fonctions d'inspection et de contrôle, mais une certaine difficulté a été soulevée et soulignée même hier par le Conseiller Rosset à l'intérieur du groupe de la majorité. Je crois qu'il faudra en tenir compte à l'avenir. D'ailleurs les suggestions du Conseiller Rigo je les évalue positivement et il faudra en tenir compte.
Les auditions auxquelles j'ai pu assister, à mon avis excessivement concentrées dans une seule journée, à part l'audition de l'Assesseur Zublena, n'ont pas suffi à éclaircir mes perplexités, à cause du temps très réduit mais aussi à cause de la méthode d'analyse adoptée, car la plupart des Assesseurs s'exprimait sur la base de documents (bilancio di gestione) dont les Conseillers ne disposaient pas et qui ne trouvaient pas une correspondance immédiate avec les données dont au contraire les commissaires disposaient. Donc, force nous est de constater un manque de clarté et de transparence vis-à-vis des Conseillers surtout de ceux qui ont été élus pour la première fois. Je crois qu'il aurait fallu tenir en compte la complexité de la matière et fournir au Conseil le temps et les instruments nécessaires à une analyse correcte et approfondie. D'ailleurs, le manque d'expérience n'est pas la prérogative des seuls Conseillers, j'ai pu remarquer même parmi les néo-Assesseurs lors des auditions une certaine incertitude et même de l'approximation, tout en étant les Assesseurs épaulés et côtoyés par des dirigeants expérimentés. Je m'attendais de la part de la majorité à une réflexion politique mûre, plus profonde, découlant de la connaissance approfondie de la réalité valdôtaine et des problèmes qui l'affligent, une réflexion qui doit parvenir à la fin à un projet qui donne les instruments économiques à notre Région de se confronter solidement aux enjeux futurs. Mais, je dois constater que pour la plupart l'on ne donne la parole qu'aux chiffres.
Les relations que nous avons pu écouter hier soit de la part du Conseiller Rosset que de l'Assesseur Lavoyer et que nous avons pu relire avec attention, au fond ne font que répéter en les synthétisant les chiffres et les données techniques dont nous disposions déjà, sans ajouter des véritables éléments politiques à la discussion. Les chiffres à plusieurs zéro y sont débitées avec une satisfaction presque goulue, "nous avons 2.460.000.000", sauf préciser que sans "le partite di giro le risorse sono pari a 1.675.000.000 di euro", mais, en attendant, le message que l'on adresse aux valdôtains est lancé "ne craignez rien, nous sommes encore riches, nous pouvons encore vivre de nos rentes, au moins pour l'année prochaine...".
En effet 13.000 et quelque euro par personne c'est bien un budget de riches et pourtant juste hier un journal local dédiait deux pages à l'allarme povertà , dont on a déjà parlé à plusieurs reprises. Notre région a le plus haut budget par habitant et pourtant, il y a un mois environ, à la fête du bénévolat, à la présence de l'Assesseur Lanièce, Emanuele Ranci Ortigosa du centre italien de recherche sociale lançait un cri d'alarme quant au fait que la Vallée d'Aoste est la région qui a le plus haut pourcentage de pauvres parmi les régions du nord de l'Italie. Il y a quelque chose qui cloche là dessus. Probablement le fait d'allouer de grosses sommes d'argent ne suffit pas...
Cela dit, l'idée générale que j'ai pu concevoir au sujet de ce budget 2009 c'est qu'il ne soit pas représentatif des aspects soi-disant novateurs qui auraient dû caractériser - cher Président - cette législature d'après le programme que vous aviez présenté lors de la première séance. "Prendre ses responsabilités", disiez-vous, ça signifie aujourd'hui jeter les bases d'un travail aussi sérieux et fructueux que possible au sein de cette assemblée, afin que cette dernière sache non seulement interpréter les véritables exigences de la population, mais y répondre rapidement et concrètement. Est-ce que ce budget répond rapidement et concrètement aux exigences de la population? Apparemment oui. Est-ce que ce Gouvernement prend ses responsabilité? D'après moi substantiellement non. Tous les secteurs ont droit à une tranche plus ou moins grande du gâteau, mais le critère me parait plutôt celui de ne déplaire à personne et peut-être même de rembourser quelques dettes électorales. On s'est débrouillés en faisant des retouches par ci par là au budget de l'année précédente, ça devait être la législature des décisions fortes et du pragmatisme, pour le moment ça se révèle la législature de l'entretien du système. Les choix stratégiques pour le futur de la Vallée sont encore renvoyés, pour le moment on se limite à gérer le présent. Les trois millions prévus pour faire face à la crise financière je crains qu'ils ne soient qu'une panacée. En réalité la crise de l'économie réelle n'est pas commencée avec la faillite de Lehman Brothers, ça remonte plus loin.
J'avoue que de ma part j'ai un peu de mal à me familiariser avec les millions et les milliers de millions, mais quand même les trois millions pour l'émergence financière me paraissent peu de chose face par exemple aux trois millions et demi réservés au Fort de Bard; est-ce un gouffre où l'argent disparaît, pour le moment sans produire de véritables retombées économiques, culturelles et touristiques sur le reste de la Vallée (j'espère pour le futur). De même que les trois millions et demi environ destinés à la publicité touristique pour l'année 2009 me semblent nettement insuffisants pour une région qui a un besoin désespéré de se faire connaître, non seulement dans le monde, mais carrément en Italie et chez nos plus proches voisins.
Dans le domaine de l'école l'Assesseur Laurent Viérin en Commission nous a détaillé les dépenses qui atteignent un montant de 183.000.000 d'euro, un chiffre en faible augmentation par rapport à 2008, un signal positif. Toutefois, pour la formation des enseignants il nous a signalé un bien modeste financement de 200.000 euro. Cela me paraît peu de choses pour un secteur qui est censé améliorer la qualité de l'enseignement et qui voit la riche Vallée d'Aoste se placer en tête du classement international pour l'abandon scolaire.
On a parfois la sensation que l'on préfère donner la priorité à l'augmentation du nombre des enseignants et du personnel scolaire plutôt qu'à l'amélioration de la qualité.
Mais je veux conclure cette modeste intervention sur une note positive en désavouant l'axiome qui veut que l'opposition soit toujours critique et contraire, et j'apprécie toujours pour ce qui est du ressort de l'Assesseur Viérin, la timide augmentation des chapitres destinés aux bibliothèques. Cela me fait bien espérer pour le système bibliothécaire valdôtain et pour les novations qu'il attend depuis trop longtemps.
Je vous remercie.
Presidente - Preannuncio il deposito presso la presidenza di un ordine del giorno firmato dai componenti del gruppo Vallée d'Aoste Vive-Renouveau.
La parola al Consigliere Crétaz.
Crétaz (UV) - Grazie, Presidente. Sono da poco presente in questo Consiglio e affronto per la prima volta una discussione sul bilancio regionale. Per ognuno di noi come cittadino, prima ancora che come amministratore, la prima cosa che desta preoccupazione è che ci sia la certezza delle risorse da destinare al governo della regione. Questo bilancio ha già conseguito un primo traguardo, aumentando addirittura una crescita del 3 percento rispetto alla previsione del 2008. Il relatore Rosset e l'Assessore Lavoyer hanno già fornito molti dati relativamente alle entrate ed agli interventi nei vari settori, credo che basti rileggere le loro relazioni per poter dare un giudizio positivo su questo bilancio. Ma io vorrei fissare l'attenzione su alcune considerazioni di altro genere. In primo luogo bisogna prendere atto della tenuta del bilancio 2009 rispetto alle previsioni 2008, ciò consente di dare risposte adeguate alla comunità valdostana nel rispetto dei nostri principi di autogoverno e del programma di legislatura presentato qui nel luglio 2008. Questo bilancio è il primo della nuova legislatura ed è la conseguenza di una applicazione del programma di legislatura e degli impegni che la maggioranza ha preso con i cittadini. Certamente dobbiamo fare le opportune valutazioni e dobbiamo considerare che una parte importante del bilancio viene impegnata in alcuni macrosettori: si pensi al costo del personale regionale, al costo del personale delle scuole, il cui pagamento qui è assicurato dalla Regione e non dallo Stato. Nel campo della sanità sono assai importanti i trasferimenti dalla Regione all'USL, senza peraltro il trasferimento di situazioni debitorie complesse della sanità pubblica, come quelle presenti in altre regioni. Sono giunto in questo Consiglio solo quest'anno e potete immaginare che non mi sono dimenticato del mio passato da sindaco, sottolineo quindi con piacere che anche quest'anno è stata assicurata la certezza delle risorse economiche ai nostri Comuni e che anzi queste del 2009 saranno superiori rispetto a quelle del 2008.
Infine desidero introdurre una breve considerazione in relazione allo stato di difficoltà venutosi a creare nel mondo, in Europa, in Italia e di conseguenza in Valle d'Aosta. Non sappiamo ancora dire né immaginare quali tempi ci aspetteranno nei mesi a venire, sottolineo però con forza il fatto che nel bilancio si trovano segnali importanti relativi alla volontà di affrontare lo stato di difficoltà di tutto il tessuto economico sociale. Aver mantenuto, ed in molti casi aumentato, la disponibilità dell'anno scorso, l'aver cercato di ridurre con successo, malgrado le difficoltà, le spese correnti, è stato un segnale forte e serio. Inoltre, aver previsto una posta di 3 milioni di euro per affrontare la crisi è un fatto assai importante e, al di là della cifra, sottolinea una volontà operativa forte, che se necessario disporrà su altri eventuali fabbisogni allo scopo durante le fasi di assestamento di bilancio. Anche nei vari settori economici e produttivi si trovano significative scelte, che indicano la volontà di operare per il mantenimento dei livelli di competitività e di operatività nel sistema economico territoriale.
Concludo questo breve intervento sottolineando il fatto che se oggi siamo qui, come in passato, a discutere di bilanci e del sistema di governo di questa Regione, ciò avviene perché abbiamo una grande fortuna, quella di vivere in una realtà che ha la facoltà e l'opportunità di autogovernarsi, grazie alle sue condizioni di Regione a Statuto speciale. Di questo dobbiamo essere grati a coloro che hanno lottato per conseguire tutto questo. A noi resta il dovere di onorare i sacrifici di coloro che ci hanno lasciato questa eredità, a noi anche il dovere nei confronti dei valdostani, del nostro popolo, di onorare il mandato che ci hanno dato, lavorando con serietà e rigore. Ritengo in questo senso che questo bilancio, anche alla luce dei tempi difficili che ci apprestiamo ad affrontare, fornisca risposte importanti, induca tutti noi a riflessioni serie e ad ulteriore attenzione e responsabilità in scelte, metodi e fini e proponga alla popolazione,ai nostri cittadini, alla Valle d'Aosta risposte serie e concrete. Grazie.
Presidente - La parola al Vicepresidente Chatrian.
Chatrian (VdAV-R) - Grazie, Presidente. Colleghi, è già stato detto molto in questa mattinata e anche in questo pomeriggio; ci troviamo ad affrontare e a vivere un momento politicamente fondamentale, questo è il primo bilancio del nostro quinquennio, di questa nuova legislatura. Ripenso con un po' di nostalgia agli anni passati, in cui avevo l'onore e l'onere di mettere testa e gambe al piccolo bilancio comunale di Torgnon. Cercavamo di dare risposte alla quotidianità da una parte, ma dall'altra cercavamo soprattutto, e ricordo le sfide stimolanti nel definire obiettivi e strategie, di dare un indirizzo soprattutto politico per il domani, in un'ottica programmatoria per il lungo termine. Indubbiamente altri numeri, altre risorse, grandi numeri, complessità maggiore, risorse importanti, ruolo diverso: ma la determinazione è la stessa e anche l'entusiasmo.
Oggi abbiamo sentito tante cifre, anche ieri sera dal Presidente della II Commissione Rosset e dall'Assessore al bilancio abbiamo sentito cifre importanti, e senza farvi perdere troppo tempo, qualche dato voglio condividerlo con voi.
Finanza locale: è stato detto ampiamente, più di 250 milioni di euro; sicurezza sociale: 324 milioni di euro; sviluppo economico: 249 che comprendono tutta una serie di grandi risorse destinate alle spese correnti; totale spesa del personale fra quella regionale e le scuole: quasi 300 milioni di euro, è stato detto dalla collega Patrizia Morelli istruzione e cultura vicino a 200 milioni di euro; e poi espropri, manutenzione stabili, cioè spese correnti per il funzionamento della macchina, quasi 50 milioni di euro. Condivido, anche se oggi non è presente, il passaggio annunciato dal collega Caveri, relativo alla necessità di smarcarci, in quanto eletti, dal ruolo prettamente ragionieristico per riappropriarci del ruolo di pianificatori rispetto alle molteplici esigenze della società valdostana.
Iniziamo a discutere principalmente di regole nuove, da un lato la finanziaria, definendo lo stato dell'arte e facendo la fotografia dell'oggi, della nostra società, del nostro sistema ampiamente citati oggi, per poi cercare di programmare il domani. Ma la proiezione è indubbiamente la vostra in quanto maggioranza in Consiglio; siamo consci di essere alla opposizione, ma consapevoli di avere un ruolo importante. Permettetemi qualche considerazione sottolineando che i tempi per analizzare questi documenti, che evidenziano solo grandi capitoli, sono stati troppo limitati per consentire la riuscita di un lavoro almeno soddisfacente. Forse sarebbe opportuno rivedere alcune modalità, è stato detto sia dal collega Rosset che dalla collega Morelli, "per agevolare la comprensione di chi non è stato titolato a redigere questo documento così rilevante" che ci troviamo oggi ad analizzare. Un coordinatore durante le audizioni disse: mi dispiace che sulle singole voci non abbiate il bilancio di gestione, ma di fatto l'illustrazione dell'Assessore segue gli obiettivi gestionali. Penso che questo riassuma tutto, detto da un alto funzionario - il funzionario della dott.ssa Zublena - nelle audizioni fatte.
Per la politica penso e credo sia il momento più bello questo, il più emozionante e forse il più forte, momento che deve essere caratterizzato da nuove idee, da sogni che potrebbero concretizzarsi; si possono creare veramente le condizioni per far crescere la Valle d'Aosta dall'imminente domani in maniera equilibrata, dando a tutti la stessa base di partenza. Nel programma di governo presentatoci il 1° luglio 2008 dall'allora candidato presidente tantissimi sono stati gli aggettivi utilizzati, me lo ricordo bene, come si ricorda il primo giorno di scuola e ricordo molto bene anche i tanti aggettivi e nomi utilizzati dal presidente candidato. Con una marcata frequenza si parlava di efficacia, di efficienza di risposte, di costi della politica, di tempi, ma si parlava soprattutto di rilancio, quindi immaginavamo una non continuità perché quando si parla di rilancio vuol dire che da una parte si fa il punto della situazione, dall'altra si deve dare quell' "élan" di pragmatismo, di riorganizzazione, di semplificazione. Tantissime parole, me le ricordo; ebbene, di tutto questo si vede ben poco, Presidente!
È evidente la mancanza di iniziativa, di pianificazione, questo bilancio è poco proiettato, come servirebbe, nel futuro e non risponde alle reali e grandi necessità di questa società, della evoluzione, dei cambiamenti di questa società. L'impressione è che questa Valle d'Aosta si sia arenata e gestisca in modo puntuale e determinato l'urgenza giorno dopo giorno, probabilmente anche in modo perfetto. Molti settori scricchiolano, come l'agricoltura, che sta attraversando un periodo di forte crisi, il turismo anch'esso in difficoltà; qualche idea? Nessuna novità, se non unire al momento le AIAT in un unico soggetto, senza apportare però quel nuovo slancio, ma cercando di mantenere assolutamente all'interno dell'amministrazione regionale tutta la promozione e tutta la pubblicità. La grande eccezione, l'ha esplicitato molto bene l'Assessore Lavoyer ieri, è il fondo di 3 milioni di euro per affrontare la crisi economica. Non ci si interroga sul ruolo del pubblico in economia e le valenze o le possibilità delle società controllate e partecipate...
Vorrei soffermarmi con voi sulle conclusioni, sulla relazione del collega Rosset sulle certezze, sei punti di certezze; la prima sull'incremento dei 16 milioni di trasferimenti alle comunità locali, penso che sia semplicemente dovuto all'incremento dell'IRPEF, blindata in legge, quindi è una conseguenza, nessun aumento, o meglio un aumento consequenziale; una particolare attenzione alla sanità, è stato detto, 2,6 milioni del fondo regionale in più per quanto riguarda le politiche sociali e 2,7 milioni in più per le politiche del lavoro. E poi un anticipo di 10 milioni che conoscevamo già, un anticipo, non un rilancio, in attesa dello sblocco delle risorse a ciò destinate dallo Stato e dall'U.E. Purtroppo non ho potuto essere presente al momento in cui è stata audita l'Assessore Zublena e mi spiace, Presidente; di questo Assessorato mi chiedo quali siano le intenzioni, qual è il suo lavoro, quali sono i suoi indirizzi, qual è la sua struttura, qual è la sua funzione. Sicuramente non si valuta un Assessorato solo con le poste di bilancio, ma vi assicuro che immaginavo qualcos'altro, immaginavamo delle poste di bilancio diverse, ma soprattutto una possibilità di slancio diverso. Un totale di intervento dell'Assessorato di circa 19,250 milioni di cui più di 18 milioni sono già blindati uno per il trasferimento all'ARPA che conosciamo, di 5,65 milioni, l'altro di gestione e funzionamento di 1,2 milioni, un altro ancora di 6,5 milioni per le attività di gestione dei rifiuti, impegni prevalentemente già assunti o comunque contabili, e infine, l'ultimo di 4,8 milioni, intervento per la tutela, il recupero e la valorizzazione dell'ambiente, il tutto viene già esplicitato in quanto questo importo è già interamente destinato perché va a finanziare i progetti approvati dalla precedente legislatura. Quindi una blindatura totale vicina al 100 percento.
Proviamo ad interrogarci sulla opportunità eventuale di pensare ad una società unica di impianti di risalita, l'economia in questo momento ha una crescita che tende allo zero, non credo che questa realtà fra un decennio possa ancora stare in piedi, che futuro può ancora avere questo sistema?
Siamo preoccupati per le ingenti risorse inserite nel triennale per il nuovo aeroporto, Presidente. Abbiamo tanti dubbi e ci auguriamo che i prossimi Consigli regionali non debbano ogni anno risanare le grandi o piccole perdite, dovute alle scelte errate, magari un po' sovradimensionate o poco oculate; dovremmo ricordarci che sono soldi di tutti e non dimenticare della concorrenza spietata che il pubblico fa ancora al già poco privato che esiste. Notiamo una piccola o grande continuità, ma poco coraggio e poca chiarezza su cosa si vuole fare di diverso, di nuovo, di innovativo, di solido, di equilibrato, di virtuoso e di performante; si danno piccole ed immediate risposte quotidiane molto puntuali, si gestisce di gran carriera il giorno per giorno e poi? E poi lo vedremo.
Analizzata la situazione, pensavo francamente che oggi saremmo andati oltre; ci aspettavamo quasi una rivoluzione che riuscisse a banalizzare le difficoltà di questo sistema attuale e ad individuare percorsi nuovi; ci aspettavamo un'analisi più puntuale dello stato dell'arte per poi proiettare il tutto. Come accennavo all'inizio, gli agricoltori sono in difficoltà, i conti non tornano, i prodotti hanno poco slancio, tutto è reso difficile dalla mancanza di una rete di marketing. Le materie prime di trasformazione sono poco redditizie, le conoscerete: i costi di gestione delle varie aziende sono sempre più alti e la filiera della produzione di vendita è quasi ingessata, ci sembra che ci sia poca strategia. Constatiamo poche risorse per il settore turistico, non riusciamo a capire se questa maggioranza crede nel rilancio di un sistema turistico valdostano vero e l'imprenditoria sovente è soffocata dal pubblico, quasi come se il mercato ne fosse drogato. Ci saranno i tempi per dare risposte e sicuramente ancora una volta con l'emergenza, perché conviene e rafforza il vero decisionismo. Ebbene, non ci siamo tanto a nostro avviso, Presidente aspettavamo altro veramente, rimarchiamo le poche idee, le poche prospettive, ma soprattutto il debole rilancio, quasi la parte più delicata. Visto che siete stati legittimati, Lei in particolar modo, immaginavamo che avreste osato di più, che avreste affrontato le sfide per il futuro con maggiore dinamicità ed incisività. Notiamo Presidente una grande staticità, normalità in questo bilancio da voi proposto, quasi come se questo strumento non fosse degno dell'importanza che realmente deve e dovrebbe avere.
Noi ci permetteremo, come già annunciato dal nostro capogruppo, di fare qualche piccola proposta, che sarà chiara e sincera.
Presidente - La parola alla Consigliera Hélène Impérial.
Impérial (UV) - M. le Président, chers collègues, permettez-moi de partager avec vous quelques réflexions sincères que j'ai faites pendant la discussion sur le budget prévisionnel 2009 de notre Région pendant les travaux en II Commission. Réflexions concernant deux thèmes qui me tiennent particulièrement à cœur: la santé et l'éducation.
La gestion de la santé valdôtaine est touchée du point de vue de l'organisation par deux problèmes fondamentaux. Il s'agit avant toute chose d'organiser des services sanitaires en montagne, nous l'avons dit plusieurs fois, où les coûts pour assurer une assistance de qualité sont supérieurs de 25 percento par rapport aux régions de plaine. Ensuite le bassin des usagers relativement à la population valdôtaine est très réduit et tel en théorie à ne pas justifier du point de vue économique de prestations de qualité et bien souvent d'excellence qui apparaissent comme une offre surdimensionnée par rapport à la demande. En dépit de ces prémisses la Région Vallée d'Aoste avec une dépense sanitaire courante de 255,5 millions de euros pour l'année 2009 a voulu confirmer et renforcer un service sanitaire de qualité pour satisfaire l'un des besoins principaux de sa population, en essayant d'attirer aussi des patients des régions limitrophes et de remédier, comme cela est d'ailleurs déjà arrivé dans ces dernières années, à la fuite des patients vers les agences sanitaires locales d'autres régions. La faible démographie et notre géographie particulière, nous amènent tout de même à devoir assurer à nos citoyens un service sanitaire qui doit offrir des prestations efficaces avec un rayon d'action à 360°. En effet, à part de très rares cas, nous ne pouvons pas nous appuyer sur des structures hospitalières limitrophes et nous ne pouvons pas partager certaines fonctions avec d'autres centres sanitaires dans les environs. Nous vivons dans un pays de montagne où atteindre les malades dans leurs habitations est plus difficile et économiquement plus engageant qu'ailleurs. Malgré tout cela, nous avons le devoir de poursuivre, selon les lignes directrices qui ont déjà guidé la politique sanitaire de notre région dans la précédente législature, vers la décentralisation des services sur le territoire, avec le développement des dispensaires se trouvant dans notre région. Je pense par exemple au dispensaire de Châtillon et au futur dispensaire de Nus. En agissant ainsi, l'hôpital Umberto Parini, qui dans les prochaines années sera finalement agrandi, dans la continuité de ce qui a été délibéré par le gouvernement régional dans la précédente législature et en tenant compte du résultat du référendum de novembre 2007, sera enfin décongestionné et pourra bénéficier d'une réorganisation des départements allant de concert avec une rationalisation des ressources humaines et économiques, et devra assumer l'exclusivité de la gestion des pathologies aigues.
Je donne un double jugement favorable au sujet de la santé à cette loi des finances, le premier pour l'effort économique réalisé afin de maintenir intact, parfois en le développant, ce qui est à contre-courant de ce qui se passe en Italie, les fameux LEA (livelli essenziali di assistenza) à travers un transfert à l'agence sanitaire locale de 230 millions d'euros environ.
Si l'on veut aller dans le spécifique et donner un exemple, dans notre région nous continuerons à fournir gratuitement le vaccin contre le papillomavirus, un virus responsable d'une bonne partie des tumeurs du col de l'utérus pour les filles de 12 et 16 ans, alors qu'en Italie cette vaccination n'est fournie uniquement qu'aux filles de 12 ans. Le second jugement favorable est pour avoir prévu cette année aussi des considérables financements, environ 1,6 millions d'euros, pour la formation des valdôtains qui veulent s'approcher aux parcours sanitaires, cours pour devenir infirmier, technicien en radiologie, obstétricien, technicien de laboratoire biomédical etc; des valdôtains qui une fois formés mettent leur professionnalisme acquis à disposition de toute la communauté valdôtaine.
Permettez-moi encore quelques réflexions en matière d'éducation. Former un étudiant est évidemment le but principal du système scolaire et par formation on entend l'apport à l'étudiant des connaissances et des capacités de base afin d'acquérir un sens critique fondamental pour mener une vie active dans la société. Mais aujourd'hui nous sommes en train d'assister à des processus de réforme scolaire qui, influencés par des choix politiques d'économie et par les exigences du marché de l'emploi, risquent parfois de négliger ce genre de formation. L'école, étant le lieu où se rencontrent des tensions et des dynamiques qui ont une origine complexe dans notre système social, y compris le phénomène de ce qu'on appelle en italien le bullismo, représente une ressource fondamentale. L'école est l'institution prédestinée à maintenir un contact constant et éthiquement structuré avec les jeunes et les familles. Je cite le Président de la République Napolitano: "La scuola non deve separarsi dalla società e deve far crescere le giovani generazioni nella passione dello studio e della conoscenza, nella capacità di costruirsi un futuro di lavoro e di vita familiare e al tempo stesso deve fare crescere nel senso civico, nella coscienza dei diritti e dei doveri scolpiti nella Costituzione italiana". Cela dit, il devient indispensable de soutenir et de valoriser le rôle des enseignants, des chefs d'établissement et de tout le personnel technique et auxiliaire qui au quotidien et dans l'ombre effectue une action méritoire et très absorbante pour la réalisation de la fonction éducative, que chaque institution scolaire autonome est appelée à accomplir dans le tissu social. Ce sont là les convictions que je partage totalement et qui ont conduit l'administration régionale à croire en l'opportunité de rendre stable en 2008 l'emploi de 130 enseignants précaires, de croire en la promotion de cours de formation pour les enseignants avec une augmentation conséquente des coûts du personnel travaillant dans les écoles. Je suis en effet convaincue que dans le monde de l'école le but de contenir les dépenses ne peut pas prévaloir comme dans d'autres secteurs. Il faut plutôt s'interroger sur la nécessité de valoriser ce secteur, en ne négligeant toutefois pas de s'efforcer de produire des actions visant à une politique d'économie et de rationalisation, la dépense ayant pour objectif le maintien de la qualité, de la quantité des services scolaires offerts à nos jeunes. Je pense par exemple aux écoles à orientation musicale ou à la valorisation des activités sportives en général et en particulier comme instrument permettant de toucher les jeunes handicapés. Cette dépense pourrait apparaître a priori comme une dépense courante que l'administration soutient seulement en vertu des disponibilités financières plus élevées par rapport aux autres régions italiennes sans aucun esprit critique. Je me permets de ne pas être d'accord avec cette vision. Faire des investissements considérables signifie aussi poser des attentions spécifiques au processus de planification et de contrôle des retombées de l'investissement lui-même. J'ai apprécié par exemple comment cette année pour la première fois l'Assessorat a voulu adhérer au système d'évaluation OCSE Pisa.
Pour ce qui est de l'abandon scolaire, je tiens à préciser que d'après les données de la surintendance le taux d'abandon scolaire en Vallée d'Aoste dans le parcours scolaire obligatoire - jusqu'à 16 ans donc - touche à peu près le 0 pour cent. Je ne répète pas, quelqu'un les a déjà soulignés, les efforts que l'administration a fait pour augmenter par rapport aux années précédentes les dotations pour l'université et pour la fondation Institut Musical et pour maintenir les contributions aux étudiants universitaires relatives au droit à l'étude, sans appliquer les paramètres de l'ISEE ou de l'ISPEU, qui ne tiennent pas compte d'une série de facteurs économiques qui sont liés au tissu social de notre région.
Je voudrais enfin rassurer Mme Fontana, je crois que nous ne vivons aucun allarmismo pour ce qui concerne la sécurité dans les établissements scolaires de notre Vallée. Cela a paru sur La Stampa du 23 novembre: "I genitori degli studenti valdostani in questo ambito possono dormire sonni tranquilli, perché la Valle si pone a livelli di assoluta eccellenza sotto il profilo dell' edilizia scolastica ed è fra le quattro regioni italiane dove tutti gli edifici 100 percento hanno il certificato di agibilità statica". Mais non seulement, vous avez sûrement pu remarquer que les bâtiments scolaires ont fait l'objet d'un important plan d'investissement et de remarquable dotation du budget prévisionnel 2009. Donc nombreux sont les défis que notre école devra relever pour continuer à s'améliorer et s'acquitter de mieux en mieux du devoir d'éducation et de formation qui lui est confié. Ce sont des défis ambitieux que notre administration doit affronter avec la volonté et le sérieux qui la caractérisent depuis toujours. L'école valdôtaine n'a pas peur d'être confrontée à la société complexe dans laquelle nous vivons, car elle est forte du soutien d'une longue tradition d'autonomie et de la solidité de ses racines dans le tissu culturel et civil de notre territoire.
En cette époque, qui tend à l'uniformisation, nous voulons maintenir l'identité et le particularisme propre à notre système scolaire, qui découle de la spécificité linguistique valdôtaine. De là naissent les efforts économiques pour promouvoir l'enseignement du français, du patois, de l'allemand Walser dans la vallée du Lys, mais l'enseignement de l'anglais aussi. Notre école ne craint pas de se placer dans la perspective d'un grand projet novateur ouvert sur l'Europe et sur le monde, tout en étant profondément ancrée dans la civilisation valdôtaine, car cette dernière constitue depuis longtemps l'une des raisons de son essor et l'une des voies parcourues par le biais des instruments que notre Statut spécial nous a donnés.
Presidente - La parola al Consigliere Donzel.
Donzel (PD) - Egregio Presidente, care colleghe e cari colleghi, anch'io mi cimento per la prima volta con l'impegnativa prova del bilancio regionale. Ho seguito con attenzione ed interesse il dibattito che si è sviluppato nella giornata, cercando di trarre insegnamento da tutti gli interventi, e la prima considerazione, condividendo io pienamente gli interventi dei miei colleghi del PD, quindi intervenendo alla fine con una piccola integrazione più politica che tecnica, è finalizzata a fare chiarezza su un tema che è stato trattato da tutti ma che credo meriti una puntualizzazione. Innanzitutto la caratterizzazione della crisi. Perché voglio tornare su questa cosa che sembra banale a questo punto della discussione? Perché gli atti che abbiamo avuto a disposizione, la relazione del relatore e il documento dell'Assessore, fanno dei brevissimi passaggi su questo tema, cioè il relatore accenna soltanto alla difficile situazione economica in un breve passaggio, senza approfondire più di tanto.
Già il collega Rigo aveva citato ampiamente i dati della CGIL, allora mi sono preso qualche dato della CISL tanto per far vedere che insomma, non citiamo solo quelli della CGIL...Ebbene la CISL parla i 900.000 posti di lavoro a rischio in Italia, la crisi ha già colpito 179.552 dipendenti e nella lista ci sono aziende che si chiamano FIAT, Alitalia, Guzzi, Lucchini, la Riello di Lecco, la Ratti di Como, l'Elettrolux, Antonio Merloni, Pinifarina, Carrozzerie Bertone, Granarolo, Campari, Unilever, Natuzzi. E in cattive acque sono interi distretti economici che erano il fiore all'occhiello nel nostro paese: la lana a Prato e Biella, la seta a Como, il calzaturiero nelle Marche, il mobile in Puglia e Basilicata, l'orafo ad Arezzo. Allora la sensazione è che non sia falso allarmismo, voglia di seminare terrore e paura fra le persone dire che c'è una profonda crisi in atto nel nostro paese e che tocca profondamente il sistema industriale. E purtroppo la crisi non ha solo un risvolto di tipo economico, ha un grave risvolto sociale, e quello che mi preoccupa di più è che non è legato direttamente alla crisi economico finanziaria, è una crisi che viene da lontano, una crisi sociale che permea il nostro paese da tempo.
Questo non lo dico io, lo dice il rapporto sulla povertà e l'esclusione sociale in Italia della Caritas. Si parla di oltre 15 milioni di persone in Italia che ogni giorno devono fronteggiare pesanti difficoltà economiche con un reddito inferiore a 500 euro al mese. E ancora sono in aumento, dice la Caritas, più di 200 mila, i frequentatori delle mense Caritas, le categorie a più alto rischio di povertà sono le famiglie con anziani, soprattutto se non autosufficienti e quelle con tre o più figli. Sempre la Caritas (sono parole di Monsignor Vittorio Nozza che ha seguito il rapporto) invita la politica a riallocare le risorse passando da un approccio per categorie a un approccio basato sulla persona, la sua effettiva condizione, i suoi bisogni di protezione e promozione sociale. Dice sempre Monsignor Vittorio Nozza: la politica quella vera e non serva del Dio denaro deve fare la sua parte, riaffermando il bene comune, il bene comune è il primato della persona umana sui mercati. A dire che c'è una grave crisi in atto che è ulteriormente aggravata dalla crisi del mercato internazionale sono in tanti soggetti, allora la domanda che ci dobbiamo porre è: ma questa cosa tocca la Valle d'Aosta? La crisi si ferma a Pont-Saint-Martin o entra anche nella Valle? Ci diciamo che siamo seminatori di paura fra la popolazione?
Credo, e poi spiegherò perché bisogna essere ottimisti, che si debba fare una fotografia reale della nostra regione, bisogna stare attenti a minimizzare, sarebbe profondamente sbagliato. Infatti ho molto condiviso la prima parte dell'intervento del capogruppo della Stella Alpina, cioè il fatto che bisogna tener conto che anche qui, seppure in maniera non così grave come altrove, si sente fortemente la pressione della crisi. Gli altri intervenuti nella mattinata hanno riconosciuto la gravità, al di là poi dell'atteggiamento da tenere rispetto alla crisi, della situazione. Diceva l'On. Caveri: le ralentissement existe, ce n'est pas seulement une crise économique, c'est aussi une crise politique, e poi su questo concetto voglio tornare perché per noi valdostani è ancora più importante.
Quindi si tratta di scattare la fotografia della Valle d'Aosta e qui certo non vediamo schiere di poveri per la strada, che chiedono l'elemosina, vediamo delle belle abitazioni, vediamo dei villaggi in cui si interviene con importanti ristrutturazioni, strade che vengono ammodernate, modernissime stazioni sciistiche, c'è il casinò, i campi da golf, abbiamo tantissimi servizi (va riconosciuto), asili nido, le scuole sono soprattutto quelle dei comuni, le scuole sotto le comunità montane e anche alcune scuole superiori sono ottimi istituti, c'è una condizione oggettiva che si può percepire che è positiva, possiamo addirittura arrivare a dire che in Valle d'Aosta perfino i cacciatori sono degli accaniti ambientalisti, insomma siamo nell'isola felice. Ma anche qui in Valle d'Aosta, e non lo dico io, lo dice il rapporto della Caritas, i poveri sono in aumento, i disoccupati ci sono, i cassaintegrati ci sono e sono in aumento, e poi ci sono anche gli operai, mi dispiace dirlo, che vengono messi in ferie, adesso, in questa stagione, perché non ci sono le commesse. Non risulta nelle statistiche, ma un certo numero di impiegati è invitato ad andare in ferie in attesa che il mercato riprenda. Ci sono gli sfrattati, ci sono giovani precari, certo qualche intervento c'è, lo abbiamo sentito prima dalla collega Impérial, nella scuola ci sono interventi importanti, però il precariato esiste eccome anche in Valle d'Aosta, ma soprattutto esiste una fascia di giovani, e questo - lo ricordava bene il collega Rigo - è forse il punto più delicato, ci sono tanti giovani senza un vero progetto di vita e questo è un grosso interrogativo per la politica. Poi ci sono le difficoltà dei pensionati, quelli - per dirla con un'espressione gergale - che con la pensione minima faticano ad arrivare a fine mese. Questa è una realtà. Va riconosciuto che, usando l'espressione già usata stamani, il sistema valdostano ha consentito di rendere meno grave la situazione, di questo va dato atto, però mi permetto di dire che non dobbiamo sottovalutare la situazione attuale. Qui penso che non sia sufficiente un bilancio a decidere di questo, sono convinto che la crisi della Valle d'Aosta venga da più lontano che da questi ultimi due mesi. Noi non dobbiamo curare un problema che è legato alla crisi finanziaria, dobbiamo curare un problema che viene da più lontano: la crisi della casa da gioco di Saint-Vincent, la crisi della industria in Valle d'Aosta non è imputabile all'azione di questi sei mesi, ma sono dei problemi che hanno tempi più lunghi e per certi versi sono anche più gravi. È possibile che scelte locali possano dare risposte a questi problemi? Secondo me hanno fatto bene molti ad evocare un ruolo maggiore dell'U.E. e dello Stato italiano, perché qui bisogna intervenire decisamente sulle pensioni, sui salari, sulla macroeconomia. Eppure noi abbiamo il dovere con queste risorse di non sciuparle e di sfruttarle al massimo, perché in questa situazione che si viene a creare sicuramente c'è una riallocazione del benessere; come in un grande gioco economico il benessere viene riallocato e se in passato chi ha governato questa regione è riuscito a mettere a disposizione di questa regione importanti risorse, non è detto che questo sia per sempre. Fanno bene quelli che sono attenti a legare la questione economica alla questione politica, il modello valdostano esiste davvero, va difeso e per difenderlo bisogna guardare avanti su due fronti: quello di una politica istituzionale e quello di una politica economica. Quando parlo di politica istituzionale, parlo di essere attenti e vigilanti sulla questione del federalismo fiscale, perché lì si giocherà una grossa importante partita. Dobbiamo decidere se lì saremo attori di primo piano, se sapremo valorizzare ancora una volta quella che è la nostra autonomia o se ci limiteremo a difendere il difendibile. E poi una strategia di politica economica. Occorre guardare avanti e guardare con coraggio e in questo senso la critica della situazione attuale, che non è adducibile a una situazione contingente, merita di guardare ad alcune linee strategiche importanti che sono già state evocate e che voglio ricordare.
La prima, la più importante è il settore della istruzione. Non condivido quello che diceva qualcuno stamani, che qui in Valle non esiste l'eccellenza. Il problema non è l'eccellenza, recentemente ho conosciuto un ragazzo valdostano che ha studiato in Valle d'Aosta, fa l'ingegnere in Cina, ci sono dei ricercatori in Australia o a Londra, in Spagna, ma il problema è di alzare il livello medio di istruzione e quindi c'è già un indirizzo dell'amministrazione a lavorare sulla formazione professionale e sulla istruzione tecnica, ma certo lì ci vuole un impegno a fondo e crederci a questo sollevare il livello medio di istruzione della Valle d'Aosta. Quello è strategico, perché come dirò meglio dopo non è un costo l'istruzione, è un investimento, è la possibilità di creare sviluppo per il futuro.
L'altro asse strategico è la questione dell'università. L'università è un volano di sviluppo economico e il rilancio della città di Aosta; fra le tante idee che sono venute meno per il ruolo della città di Aosta penso che l'università possa davvero essere quella grande spinta, dobbiamo crederci fino in fondo. Se qualcuno pensa che bisogna cambiare strategia rispetto alle scelte della università, dobbiamo parlarne e decidere insieme quale sia la scelta migliore, ma crederci. In alcune città europee l'università è diventato il motore non solo culturale di quelle città, ma anche economico per la capacità di attrazione che ha avuto di creare sistema attorno a sé.
L'altra questione è il sostegno alle imprese, perché qui è già fragile e debole il sistema, quindi per forza dobbiamo fare l'impossibile per sostenerla, ma favorendo anche la cooperazione, questa è anche parte della nostra storia. In una realtà piccola bisogna unire le energie per riuscire a superare le difficoltà e io credo che in questo campo bisogna avere il coraggio di una scelta strategica forte. In questo senso credo si esplichi la funzione della opposizione costruttiva anche nel portare delle linee forti di proposta. Credo che bisogna fare forti investimenti nella energia pulita; già si fanno investimenti nel settore idroelettrico, ma penso che il settore pubblico, la regione debba investire fortemente nella energia eolica. Ci sono dei paesi che in questo campo hanno fatto tantissimo in pochissimi anni, l'esempio della Spagna è il caso più clamoroso in Europa, e questo consentirebbe alla nostra regione di avere risorse sue proprie, di costruirsi un potenziale energetico. Sarebbe sì investimento industriale, ma un investimento industriale in energia pulita ben si lega all'altro tema fondamentale della nostra regione che è quello del turismo.
Sul turismo l'unica scelta strategica che dobbiamo percorrere fino in fondo è quella della qualità del sistema, un sistema che punti non più su alcune stagioni ma punti ad essere veramente un fenomeno che riesce a costruirsi sull'intero arco dell'anno. E solo la qualità può garantire questa possibilità. L'altro elemento che è stato evocato e che condivido è quello di un forte ruolo in questa fase da attribuire agli enti locali. È da lì che parte l'amore per il territorio, il desiderio di renderlo produttivo e vitale, di attivarsi come comunità.
Infine come ultima questione fondamentale la questione sociale. Credo che non sia un costo investire nella integrazione sui nuovi immigrati, avere una società più coesa vuol dire avere una società che è in grado anche di essere più efficiente dal punto di vista economico. Non è un costo investire in sostegno alle famiglie: poter sgravare una famiglia attraverso una serie di servizi quali asili nido, sostegno agli anziani etc., consente alle persone di essere più produttive e quindi di svolgere un lavoro e di interagire nella comunità. Quindi questi non sono costi ma sono da concepirsi come investimenti. Una società che sia più giusta, più equa, più solidale è una società in cui si vive meglio, è una società che è anche in grado di produrre di più, quindi una società che non sia solo per pochi ricchi e benestanti. Qui vengo anche al fatto che abbiamo presentato degli emendamenti. Ne abbiamo presentati non una infinità perché il nostro desiderio non era quello di fare dell'ostruzionismo, esiste una filosofia dietro l'arida stesura di questi emendamenti. È la volontà di agire su alcuni temi, cioè secondo noi l'indirizzo anche per il futuro sarà di tentare di ridurre il più possibile il prelievo fiscale sulle famiglie, sarebbe stato interessate (non ci siamo riusciti) realizzare una riduzione per esempio dell'IRAP per le nuove imprese, quelle che nate nel 2007 si trovano di colpo a fronteggiare una durissima crisi economica.
L'altra questione è di allocare più risorse e attenzione alle famiglie, più formazione, più investimenti per le energie pulite. Quindi i nostri emendamenti vanno esattamente nella linea di quanto abbiamo enunciato rispetto alle azioni strategiche che avrebbe dovuto compiere l'amministrazione. Dice bene la collega Rini, quando dice: on n'a pas de baguette magique, ma su questo punto vorrei leggere (e non per pedanteria ma perché giudico importantissimo visto che viene sempre citato) un passo di Keynes scritto nel 1933 rispetto al fatto che c'è un certo timore nel toccare i bilanci, nello spostare le cifre. Chi scrive queste cose è un liberale che è convinto che sia possibile agire con la politica economica per trasformare la società: "In quegli anni ogni manifestazione vitale fu trasformata in una sorta di parodia dell'incubo del contabile. Invece di utilizzare l'immenso incremento delle risorse materiali e tecniche per costruire la città delle meraviglie, si crearono i bassifondi e si pensò che fosse giusto e ragionevole farlo perché questi, secondo il criterio della impresa privata, fruttavano mentre la città delle meraviglie sarebbe stata (si pensava) un atto di follia che avrebbe, nell'imbecille linguaggio di stile finanziario, ipotecato il futuro. Ma nessuno può credere oggi che la edificazione di opere grandi e belle possa impoverire il futuro, a meno che non sia ossessionato da false analogie tratte da una astratta mentalità contabile".
Cioè noi dobbiamo avere il coraggio di usare il bilancio per fare delle cose importanti e perché mi rivolgo all'amministrazione regionale? Perché per essermi confrontato anche con degli economisti, in Valle d'Aosta è tecnicamente, oggi, impossibile rilanciare l'economia senza una iniziativa pilota dell'amministrazione regionale. È talmente importante il ruolo dell'amministrazione regionale nell'economia, che si è creato un paradosso: se anche vogliamo più impresa, abbiamo bisogno di una Regione che creda in questo fatto e investa lei per prima per creare condizioni di sviluppo.
Ritengo che per il momento 3 milioni di euro messi a disposizione di questa possibilità di investimento siano né pochi né tanti, bisognerà capire bene come li utilizziamo. In questo momento di fronte alle cose che ho detto prima verrebbe da dire sono pochi, però l'importante è cominciare a investirli bene e poi verificare, nella prima variazione di bilancio, se, investiti bene questi 3 milioni, riusciamo a creare condizioni per mettere altre risorse a disposizione.
Un dato che giudico positivo è quello accennato dal relatore Andrea Rosset: la necessità di una riforma della finanza pubblica a livello regionale. Il Consigliere faceva soprattutto riferimento alla necessità di maggiore trasparenza ma io penso anche, come lo ha accennato bene il collega Rigo, alla necessità di mettere mano a come viene costruito il bilancio e quindi a dare a tutti la possibilità di dare un contributo di idee propositivo nella stesura di questo bilancio, nel rispetto ognuno della parte che gli compete.
Presidente - La parola al Consigliere Prola.
Prola (UV) - Grazie, Presidente. Anch'io per la prima volta mi accingo ad esaminare in dettaglio il bilancio regionale e confermo la mia titubanza ad intervenire a fondo della discussione generale, dove una serie di concetti sono stati espressi, però il ruolo che attualmente ricopro mi stimola a fare alcune considerazioni di ordine generale. Anche io faccio un cenno alla crisi, mi sembra che sia un momento importante. Qualcuno vede il crollo dei mercati finanziari di questi ultimi tempi come il più traumatico evento politico dopo la caduta del muro berlinese. Non so se è così, però dall'autunno di quest'anno il mondo non è più come quello di prima. Per anni ci siamo sentiti dire dagli economisti ultraliberisti che il modello attuale avrebbe portato sicuramente dei miglioramenti e avrebbe comunque e sempre portato dei benefici; così non è, le statistiche lo confermano. Il tenore vita soprattutto della classe media (concordo con quanto diceva Louvin stamani) è fermo, la voragine fra ricchi e poveri è aumentata perfino nei paesi economicamente più sviluppati. Anche in Valle iniziamo a sentirne i contraccolpi, soprattutto nei confronti economici dei settori più fragili, agricoltura, commercio e industria. A onor del vero devo dire che sono convinto che le politiche regionali adottate nel tempo hanno saputo sempre dare delle risposte chiare, pronte ed efficaci sia nel settore ambientale che nelle infrastrutture, nel sistema della istruzione e nelle politiche del lavoro, nelle politiche agricole, nella sanità e nelle politiche sociali. L'amministrazione regionale in tutti questi anni è intervenuta in maniera importante nei vari comparti economici, la holding regionale - come qualcuno sarcasticamente l'ha chiamata in quest'aula - ha comunque contribuito sostanzialmente a dare lavoro, creare indotto e mantenere un livello di qualità della vita soddisfacente. Ora questo modello costruito necessita un tempo e uno sforzo ancora maggiore. È necessario attenuare il fattore di disuguaglianza e aiutare le persone che in questo momento perdono il lavoro. Dobbiamo entrare in una fase di particolare attenzione ai lavoratori che saranno colpiti dall'arrivo della crisi che appartengono a quella crescente fascia di lavoratori che già oggi hanno una retribuzione inferiore alla media e non hanno conferme del lavoro stesso, ai lavoratori che rimangono disoccupati, che hanno limiti di età avanzati per il mondo del lavoro stesso.
Attenzione alla definizione delle priorità per le politiche di sostegno alle famiglie, che è il vero fulcro della nostra società e agli indirizzi da adottare nella edilizia pubblica residenziale, alle difficoltà nel settore industriale che toglierà funzionalità ai sistemi sociali, provocando tensioni a causa di processi economici, sociali e di immigrazione non sempre regolati. Attenzione sì agli investimenti infrastrutturali importanti che vengono attuati, ma l'ottica di analisi deve essere allargata e non può essere solo ridotta a semplici calcoli numerici. Cosa creano gli importanti interventi regionali in termini di occupazione, stabilità sociale e indotto economico?
Sicuramente i nostri progetti devono essere adeguati alle nostre condizioni specifiche e alla potenzialità del nostro ambiente naturale, alle risorse latenti, alla fragilità del nostro ecosistema, la frammentazione degli insediamenti rende particolarmente costosa l'organizzazione dei servizi. Abbiamo l'obbligo di implementare politiche di ricerca, di innovazione e di formazione professionale in forte connessione con la produzione in tutti i settori: turismo, artigianato, agricoltura non devono essere in competizione fra loro, ma devono trovare una integrazione effettiva complementare per rispondere alle sfide del mercato globale.
Passando all'esame del bilancio, un aspetto degno di nota che vorrei sottolineare è il rispetto del patto del stabilità, che mi pare ormai sia diventato un sistema perverso che attraverso un meccanismo contabile estremamente rigido, non ci permette di utilizzare appieno le risorse che abbiamo, incrementando l'avanzo di amministrazione. E ogni anno che passa ci troviamo sempre più bloccati nel realizzare gli obiettivi di bilancio e utilizzare le risorse a disposizione.
Viste le rigidità e i vincoli posti a tutti i livelli, mi pare ormai inderogabile una forte azione politica a livello statale per rivedere i meccanismi del patto di stabilità, ma anche a livello europeo per far capire l'importanza di una politica di coesione territoriale specifica per la montagna. Sarebbe ora che l'impostazione della politica economica europea sulla montagna sia oggetto di discussione politica e non in mano a dei custodi ortodossi inflessibili dei trattati.
Entrando nel dettaglio, il bilancio si può sicuramente definire reale e concreto e risponde alle varie problematiche sopra esposte e fa scelte importanti. Visto il periodo economico poco felice, considerato che nessuno possiede la sfera di cristallo, non sapendo quanti e quali saranno i risvolti della crisi economica, non credo che questo bilancio debba farci sognare, ma deve essere, com'è, un bilancio attento, solido e prudente.
Vorrei evidenziare alcuni aspetti positivi. Le entrate, abbiamo già detto, sono in continua crescita, costituiscono l'84 percento dell'ammontare e io sicuramente ne sono stupito di questo numero. Le spese correnti migliorano di 1,42 percento, sono 16 milioni di euro a fronte di aumenti degli acquisti di beni e servizi per 3,6 milioni, a fronte dell'aumento della finanza locale, a fronte dell'aumento dei costi di personale, a fronte dell'aumento del costo per la promozione sociale. Negli investimenti troviamo tutti quegli elementi che confermano la continuità del sistema in cui noi finora abbiamo investito, in quel modello valdostano che è ed è stata la garanzia per i cittadini. La finanza locale ha un impegno importante, 250 milioni, è stato detto; la finanza locale per i cittadini è quella che viene percepita dai cittadini in maniera più importante perché sono soldi che vengono direttamente spesi sul territorio, sono soldi con i quali i cittadini possono controllare l'organizzazione dell'ente locale, possono controllare l'erogazione, la qualità dei servizi, possono controllare la qualità e la tempistica degli investimenti. Vorrei soffermarmi ed aprire una finestra sull'agricoltura, qualcuno l'ha citato, che soffre ormai da diverso tempo una congiuntura estremamente difficile. Enormi sono gli aumenti dei costi di produzione delle materie prime, solo nell'ultimo anno siamo arrivati al 30-40 percento, il costo di produzione di un quintale di latte è mediamente superiore del 50 percento rispetto al territorio nazionale, le difficoltà commerciali del comparto dei formaggi è un settore che da diversi anni conosce una crisi forte. Mi piace sottolineare, verificando i dati, che nell'ultimo anno il prezzo della fontina è aumentato, passando da 8,75 €/kg a 9,25 €/kg, significa che comunque una azione di marketing è stata fatta. Questo lo dico perché il comparto dei formaggi ha subito un calo di vendite del 2 percento, il comparto dei formaggi più titolati come il grana e il formaggio padano hanno subito un calo dei prezzi che va da 7,3 a 9 percento, mentre la fontina, ripeto, ha ottenuto un aumento del 7,3 percento.
La stessa cosa per la carne, i consumi subiscono dei rallentamenti del 2 percento, le macellazioni subiscono dei rallentamenti dell'8,4 percento, i prezzi sono stagnanti. Questo è un quadro generale, ma credo che l'amministrazione con il PSR, integrato dal POR competitività e dal POR occupazione, e con la legge 32/2007, abbia definito strategie, priorità e obiettivi da perseguire nel 2007-2013, quattro assi e 29 azioni o misure. Tematiche prioritarie contenute nei documenti sono l'ambiente, l'ammodernamento delle aziende agricole, la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti, i processi di qualità dei prodotti, le infrastrutture, il ricambio generazionale, i servizi di assistenza, la conservazione ambientale e tutela del territorio, i servizi e la diversificazione della qualità della vita.
Nel bilancio troviamo delle poste, 1,35 milioni di euro per il funzionamento dell'AREA, che è un elemento chiave di raccordo con l'AGEA, che ha permesso gli anticipi dei quali solo i nostri agricoltori hanno goduto in tutto il territorio nazionale. Troviamo importanti risorse per l'acquisto di macchine e attrezzature, per aumentare le capacità lavorative e la sicurezza sul lavoro. Troviamo delle poste di 2,25 milioni di euro per migliorare uno dei fattori di produzione fondamentali qual è l'animale, migliorarne la performance, la redditività dell'azienda, quindi un investimento sulla selezione degli animali; interventi di tipo sanitario per migliorare la garanzia e la salubrità dei prodotti, cogliendo un duplice obiettivo, il miglioramento delle performance degli animali e l'aspettativa dei consumatori.
Alcune riflessioni vanno fatte: la revisione della PAC porterà all'annullamento delle quote di produzione del latte nel 2015, questo è un elemento negativo per i nostri allevatori e sul quale dovremo riflettere. Ma la stessa PAC in questo momento credo che l'Assessore stia discutendo dei premi per quanto riguarda la qualità dei prodotti.
Nel bilancio troviamo un investimento importante per le rassegne e concorsi, che sono momenti fondamentali per la promozione commerciale degli animali, del confronto tecnico per il processo di selezione. Troviamo 9 milioni di euro per gli interventi di miglioramento delle aziende cercando di razionalizzare il management delle stalle e degli alpeggi, cogliendo qui tre aspetti: il miglioramento dei processi produttivi, il miglioramento del benessere animale e il miglioramento della qualità della vita degli operatori. Altri importanti investimenti per quanto riguarda i miglioramenti fondiari, le opere irrigue, la viabilità rurale, la sistemazione dei terreni, i riordini fondiari, questo per dare solidità alle aziende cercando di dotarle di infrastrutture necessarie a far aumentare la loro capacità di produrre, eliminando la parcellizzazione spinta che è la debolezza strutturale del settore. Troviamo 17,8 milioni per il PSR, e qui conosciamo tutti l'importanza delle compensazioni presenti all'interno del PSR, che sono interventi decisivi per la sopravvivenza delle nostre aziende, mentre purtroppo in questo momento dobbiamo ancora procedere con anticipi. Anche qui ci attendono appuntamenti importanti nel 2009 e nel 2010, la revisione intermedia del PSR. Sappiamo cosa pensano a Bruxelles dei nostri premi e delle nostre indennità, visto che i nostri premi sono i più alti d'Europa, quindi avremo una discussione importante anche qui.
Abbiamo 5,4 milioni per interventi a favore del settore della trasformazione, un sostegno importante per le strutture, gli impianti, le attrezzature produttive. Anche qui cerchiamo di migliorare i processi produttivi sia in termini qualitativi che quantitativi a garanzia della tipicità e della qualità organolettica. Sono risorse messe a disposizione, che non sono sicuramente la risoluzione di tutti i problemi ma sono una risposta importante e concreta per mantenere vitale il tessuto agricolo valdostano, cercando di migliorare la prestazione ambientale e la qualità dei prodotti e dei servizi attraverso un rapporto integrato con gli operatori del territorio. Sono finanziate tutte le misure importanti con strumenti normativi diversi, che con regole e modalità applicative differenti perseguono gli stessi obiettivi ed evitano di disperdere risorse cercando di dare maggiore significatività ed efficacia alle misure stesse. Quindi il bilancio anche in questo settore risponde in maniera completa alle strategie, e qui le strategie e gli obiettivi sono definiti e chiari, le priorità sono chiare, e anche per questo settore il giudizio è sicuramente positivo.
Presidente - La parola al Consigliere Agostino.
Agostino (UV) - Grazie, Presidente. Intervenire adesso dopo questa valanga di interventi sia della opposizione sia della maggioranza non è facile, perché tutto è stato masticato, rimasticato, ridetto gli uni a favore gli altri contro. Voglio intervenire a favore di questo documento, che sicuramente centra tutti gli obiettivi, non per niente tutti gli enti locali si trovano d'accordo. Ho dato un'occhiata soprattutto perché ci sono degli interventi che vanno a favore del Comune di Aosta, cosa che mi fa molto piacere. Volevo sottolinearlo questo, diciamo che innanzitutto il Comune partecipa a un riparto della finanza locale come qualsiasi altro Comune dell'aumento dell'8 percento in più rispetto all'anno scorso, il che sono quasi 16 milioni di euro, quindi il Comune partecipa in proporzione anche a quella ripartizione in più rispetto allo scorso anno. Fra questi interventi a favore del Comune di Aosta, c'è la ristrutturazione della caserma Testafochi, dell'ospedale regionale, il Comune di Aosta stanzia, per la riqualificazione della città ai sensi della legge regionale 3/1992, 6 milioni di euro nel 2009, altrettanti nel 2010 e oltre 8 milioni per il 2011. A questi fondi si aggiunge il finanziamento straordinario di altri 4,5 milioni di euro approvati nel 2008 con la legge n. 13, sull'assestamento di bilancio; il che non è poco perché permette alla città di Aosta di trovare dei fondi per una strada cara soprattutto ai DS, la famosa via fra via Berthet e via Col du Mont, cioè quella strada che va a lambire l'arena e quindi taglia fuori l'intero villaggio, pertanto i cittadini saranno sicuramente contenti. Oltretutto partecipa anche al ripristino e all'asfaltatura di molte strade con quasi 700 mila euro. La città di Aosta da oggi al 2011 può attivare investimenti di riqualificazione per oltre 24 milioni di euro, questo mi fa piacere, dall'altra parte sento il Consigliere Louvin che ha detto che è l'unica Regione d'Europa che può permettersi un terzo della ricchezza prodotta da questa regione. Ma ben venga, ce ne fosse di più! Sembra quasi una disgrazia, da come lo dice lei, sembra che sia una disgrazia essere una Regione ricca! Non capisco come mai questo dovrebbe essere una disgrazia, ha detto bene La Torre: i valdostani hanno votato questo modello di governo, cioè quello che c'è da tantissimi anni in Regione, quindi bisogna difendere questo modello di governo. Altri probabilmente non vedono l'ora che questa Regione si impoverisca per poter dire: avete visto? Praticamente impoverendosi vuol dire che questo modello di governo non va più bene compresi i partiti che la governano da tantissimi anni, cioè questi Autonomisti, vengono messi in discussione e potrebbero perdere consenso. Quindi si fa avanti un'altra parte dei partiti, quasi a godere che la Regione si impoverisca. Questo mi sembra assurdo!
Questo bilancio va a toccare, oltre che c'è un aumento del 3 percento, sicuramente non andremo a diminuire risorse nei vari Assessorati, sperando che quello del turismo possa essere propositivo, che possa dare una piccola svolta a questa Regione.
Nella cultura spero che l'Assessore Viérin possa in continuazione aprire castelli al pubblico, questo non farebbe altro che arricchire questa Regione.
Questo modello addirittura che sento criticare, ma in tutte le altre Regioni non solo italiane ce lo invidiano perché vedono la Regione e Aosta primeggiare un po' su tutto, quindi non vedo che tutto va male, come dice spesso Stévenin, tutto va male Madama la marchesa, la sento ripetere tantissime volte questa frase, non capisco come fa...
Ho sentito dal Consigliere Lattanzi che il commercio ad Aosta è ammazzato, non esiste più; ma non è tutta colpa degli amministratori che cercano di fare il possibile, ma lo sanno tutti che non si può tener testa ai grossi centri commerciali, sono loro in primis che ammazzano tutto il commercio. Anzi il Comune di Aosta ha cercato e cerca di fare tantissimo per salvaguardare quei piccoli negozietti nel centro storico, aiutandoli e facendo un regolamento e delle leggi apposite per loro. Ma non si può anche pagargli l'affitto, collega Lattanzi, un pochettino dovrebbero fare anche loro, perché se non entra nessuno nel negozio, anche se il Comune di Aosta gli paga l'affitto, va malissimo lo stesso!
Sicuramente mi trovo a favore, anzi favorevolissimo a questo documento che va a toccare tutti i punti e non ne penalizza neanche uno. Quindi non ho neanche bisogno di dirlo, il mio voto sarà favorevole.
Presidente - La parola al Consigliere Empereur.
Empereur (UV) - Presidenti, colleghi. Dopo tanti bilanci comunali, il mio primo bilancio regionale e la mia prima finanziaria ed essendo probabilmente l'ultimo ad intervenire in questa discussione generale, mi sono accorto nel tempo di non essere l'unico. Credo superfluo in questa circostanza sottolineare l'importanza del momento per un neoconsigliere, per le forze politiche di maggioranza, per le forze di opposizione, per il Consiglio Valle come istituzione che svolge appieno la sua funzione previsionale e programmatoria, per le attese della popolazione che vuole risposte concrete alle sue necessità, ai suoi bisogni, qualcuno direbbe ai suoi sogni. Vivo questo mio noviziato con una certa emozione, una certa curiosità, ma anche con un certo scetticismo nei confronti della cerimonia di quello che qualcuno in questo Consiglio ha definito il rito, la cerimonia. E sono qui ad interrogarmi da questa mattina se sono ancora un concreto amministratore o già un, sia pure in forma assolutamente acerba, un uomo politico. Certamente vivo questa esperienza con una prospettiva diversa, probabilmente più completa ma contemporaneamente più complessa.
La struttura del bilancio regionale che ci accingiamo a votare è molto diversa, anche questa più complessa e per noi che proveniamo dal mondo dei Comuni e che abbiamo maturato in questi anni percorsi di contabilità analitica, di piani esecutivi di gestione, di controllo di gestione, appare certamente superata, un po' troppo articolata, forse anche poco trasparente. A quanti ho sentito dire: ma è davvero difficile leggere un bilancio! Ben venga dunque la riforma annunciata dal governo regionale e già ricordata da alcuni colleghi.
È un bilancio dai grandi numeri, che ho definito con convinzione, reale, attento alle necessità della nostra Regione, molto concreto, con certezza di risorse. È un bilancio che ha per struttura forti elementi di continuità, quindi direi "naturalmente" senza cambiamenti radicali.
È un bilancio - permettete di ricordarlo - che tiene conto del programma di legislatura che le forze di maggioranza non troppi mesi or sono, hanno sottoposto alla popolazione valdostana e che ha avuto un importante consenso da parte degli elettori. Credo che tutti abbiano delle idee, e non solo qualcuno, collega Louvin: le migliori ottengono il consenso della gente e attraverso le leve del consenso possono poi tradursi in azioni, in progetti, in risposte concrete alle attese.
È un bilancio che, a mio modo di vedere, mette in risalto parecchie eccellenze. È proprio convinta, collega Fontana, che non ci sia nulla di utile e soprattutto nulla di importante? E a questo proposito vorrei portare alla vostra attenzione, stimati colleghi, alcune considerazioni che mi stanno particolarmente a cuore. Prima però, permettetemi di ringraziare gli uffici per la collaborazione, i colleghi, tutti i colleghi per la mitezza dei toni, e se me lo permettete il gruppo dell'Union Valdôtaine per il prezioso contributo al dibattito.
La Valle d'Aosta, con le sue specificità territoriali, la sua dimensione, le sue caratteristiche storiche e culturali, rappresenta un sistema complesso ed articolato, nei suoi profili antropici, culturali, ambientali ed economici, al pari di ogni territorio montano. Può porsi altresì come possibile luogo e modello di organizzazione istituzionale, sociale, economica, dei servizi, come luogo di sperimentazione ed innovazione, come modello di sviluppo, pur nei limiti delle sue dimensioni. Le politiche regionali di bilancio ed economiche devono cercare di cogliere le peculiarità di questo sistema, accompagnarne e favorirne lo sviluppo, soddisfarne i bisogni e far fronte alle difficoltà che contraddistinguono l'ambiente montano. In particolare tre elementi mi pare di poter sottolineare in questo momento, due che rappresentano degli obiettivi fondamentali, direi strategici, della nostra azione di governo, ed il terzo di metodo, ma non per questo meno importante.
Il primo, la persona, la famiglia, la collettività quali obiettivi centrali dell'azione politica; il secondo, il territorio e l'ambiente; il terzo la capacità delle istituzioni valdostane di fare sistema. Tre elementi che ritengo ancora più importanti in una fase di congiuntura economica estremamente grave e delicata come quella che stiamo vivendo. Una congiuntura economica negativa, che investe l'intero pianeta, è stato ricordato, una crisi di dimensioni importanti, che coinvolge tutti i settori della nostra società, che crea difficoltà per le imprese, disoccupazione, difficoltà per le famiglie e gli individui, che vede aumentare la povertà.
Rispetto a questi tre elementi vorrei sottolineare, ovviamente senza dimenticare gli altri numerosi settori di intervento e le linee strategiche che il bilancio e la legge finanziaria contengono, già analizzati e ampiamente discussi da questo Consiglio, vorrei sottolineare, dicevo,come il bilancio che stiamo discutendo e che approveremo contenga numerosi elementi di positività e consenta di fornire risposte adeguate sia ai bisogni delle persone sia alle prospettive di sviluppo del nostro territorio. Certo, è sempre possibile fare meglio o pensare che si possa fare di più, tuttavia credo non possa non essere evidenziato quanto i disegni di legge di finanziaria e di bilancio contengono. Gli individui, le famiglie hanno sempre maggiori difficoltà a soddisfare i propri bisogni, anche solo quelli primari, ricordavo che i casi di povertà aumentano e anche nella nostra regione, seppur in misura minore rispetto alla realtà nazionale, e anche nella nostra regione si richiede un livello di attenzione adeguato. In questo senso non si possono non evidenziare le importanti risorse che il bilancio destina nel triennio a finalità sociali, sia attraverso interventi a valere direttamente sul bilancio regionale, sia attraverso il trasferimento di fondi con finalità specifiche agli enti locali. Tali risorse consentiranno di fornire aiuto ai soggetti più deboli e in difficoltà, di erogare servizi indispensabili ai cittadini e alle famiglie. Il fondo per le politiche sociali si attesta a circa 30 milioni di euro. Crescono di quasi 1,56 milioni le risorse destinate alle provvidenze economiche per gli invalidi, i ciechi e i sordomuti, altra misura importante a sostegno di soggetti socialmente più deboli. Importanti misure sono inoltre contenute negli interventi inerenti la finanza locale a favore dei servizi per anziani e della prima infanzia erogati dagli enti locali, intervento cui sono complessivamente destinati quasi 28 milioni di euro.
Non bisogna dimenticare gli investimenti in strutture socio-assistenziali, uno dei fiori all'occhiello del sistema Valle d'Aosta - ricordato dai colleghi La Torre e Prola - che ammontano a 27,5 milioni nel triennio, di cui circa 7 milioni nel 2009.
L'attenzione alla persona passa sicuramente attraverso il territorio in cui vive. Il territorio è una risorsa fondamentale per la nostra regione, quindi conservare ed investire nell'ambiente e nelle risorse naturali è una linea perseguita anche da questa programmazione. Ma il territorio può rappresentare un volano per lo sviluppo economico, la crescita economica può assolutamente transitare attraverso uno sviluppo attento e sostenibile delle nostre risorse. Gli investimenti sulle nostre risorse naturali possono anche rappresentare un'occasione di rilancio delle imprese e di stimolo dell'economia valdostana.
Scorrendo il bilancio oggi in discussione si potrebbero elencare numerosi interventi previsti in materia di assetto del territorio ed in parte è già stato fatto e bene da alcuni amici. Vorrei ricordare che il settore di intervento assorbe oltre 138 milioni di euro nel solo 2009, con una crescita non indifferente, pari al 37,7 percento. Mi preme però sottolineare una serie di interventi assolutamente necessari ed urgenti per la nostra collettività, un esempio che ritengo illuminante anche nel metodo di azione, che prima sottolineavo e che sarà oggetto dell'ultima parte di questo mio breve intervento. Il bilancio, nel triennio, finanzia una prima fase, importante, del programma pluriennale di interventi per la realizzazione di infrastrutture idriche, al fine di assicurare l'attuazione delle azioni di tutela delle qualità delle risorse idriche, di razionalizzazione degli usi nel settore civile e al fine di consentire la riorganizzazione dei servizi idrici. Vorrei ricordare che il programma prevede complessivamente investimenti per 180 milioni di euro, di cui 120 milioni a carico del bilancio regionale e 60 milioni a valere su fondi di finanza locale. Con questo documento di bilancio si stanziano quindi 43 milioni di euro nel 2009 e complessivamente oltre 80 milioni nel triennio al fine di dar corpo ad una serie di interventi importanti.
Mi sorge spontanea una domanda: questa non è pianificazione? Non è questa una scelta strategica? Credo di si. Un esempio, dicevo, assolutamente apprezzabile nel metodo perché rappresenta un esempio di creare sistema, che la Regione e gli enti locali hanno saputo mettere in atto e che caratterizza i rapporti tra i due livelli di governo ormai da un decennio. La prossima settimana infatti ricorrerà il decimo anniversario di una norma fondamentale del sistema delle autonomie locali e di un modo di intendere il sistema istituzionale Valle d'Aosta: due livelli di governo, Regione e Comuni, che basandosi sui principi di pari dignità istituzionale e leale collaborazione operano per lo sviluppo della collettività valdostana, dando attuazione concreta al principio di sussidiarietà.
E qui vengo al terzo elemento fondamentale che prima sottolineavo. Le risposte alla crisi devono arrivare attraverso un'azione corale delle istituzioni valdostane, quindi non solo la Regione, ma anche gli enti locali e naturalmente, come ha ben ricordato il collega Caveri stamani, dalla società valdostana nella sua interezza. Le collettività locali, nell'applicazione del principio di sussidiarietà, possono avere un ruolo fondamentale: esse infatti sono le istituzioni più vicine ai cittadini, che meglio conoscono i loro bisogni e le loro difficoltà, che meglio sono in grado di individuare gli ambiti di intervento, che a volte, direi spesso sono più rapidi nell'azione amministrativa e operativa, che possono con l'erogazione di servizi fondamentali - e vorrei sottolineare che sono servizi anche di eccellenza - essere un punto di riferimento per i cittadini. Sono proprio gli enti locali che esercitano con competenza quella democrazia di prossimità che spesso mi piace ricordare. È quindi con soddisfazione che sottolineo anch'io l'incremento che questo bilancio destina a favore della finanza locale. Sono risorse che vanno a sostenere importanti specifici settori di intervento, ma anche interventi di messa in sicurezza del territorio, importanti servizi a favore delle imprese e del mondo produttivo, o ancora importanti interventi di modernizzazione e innovazione. Uno stanziamento particolare è poi previsto per il Fondo per speciali programmi di investimento, meglio conosciuto come FOSPI, a sostegno degli interventi degli enti locali, per oltre 42 milioni di euro, anche in tal caso con un incremento rispetto alle previsioni iniziali del 2008, di oltre 4 milioni di euro. Qualcuno nel suo intervento sottolineava che questa Regione, questo bilancio non prevede forme di investimento; da un conto molto sommario gli enti locali nel 2009 potranno fare investimenti per 105 milioni di euro e devo dire che in loro è anche ben radicata la cultura della manutenzione. Sono risorse che consentiranno agli enti locali, nella completa autonomia, di rispondere alle richieste ed ai bisogni delle loro comunità. Veniva ricordato come unica voce entusiasta delle audizioni la voce del Presidente del CPEL e veniva anche sottolineato questo aspetto, naturalmente entusiastico perché quello è un soggetto di spesa! No, non è un soggetto di spesa! È un soggetto che eroga servizi importanti sul territorio ed è un soggetto che fa degli importanti investimenti sul territorio che sono una buona risposta ai bisogni della gente che sul territorio vive. Il bilancio vede infatti crescere le risorse attribuite alle collettività locali senza vincolo di destinazione, confermando una scelta di autonomia e di responsabilizzazione degli enti locali effettuata ormai da diversi anni, anticipando di molto i tempi rispetto agli attuali processi a livello nazionale in materia di federalismo fiscale. Le autonomie locali hanno conseguito infatti da anni consapevolezza del ruolo, naturalmente una certa serenità in merito alle risorse attribuite, che consente loro di programmare e pianificare i servizi e gli interventi, e allo stesso tempo sono maggiormente responsabilizzate nell'utilizzo dei fondi. La responsabilizzazione condivisa e ramificata sul territorio attraverso gli enti locali, come espressione della democrazia locale del principio di sussidiarietà sono e restano un caposaldo. Circostanza per nulla banale visto che in Italia continua "l'effetto ghigliottina" sulla finanza locale. Questo è un principio politico di cui riaffermiamo la validità: il federalismo in Valle d'Aosta non è uno slogan, ma un impegno concretizzato e reiterato nel corso di questi anni. Mi auguro e ritengo che questa capacità di fare sistema da parte della Regione e degli enti locali, di operare nel rispetto e nella fiducia reciproci, si riveli un atout in grado di consentire di superare i momenti difficili e di progredire nel percorso di valorizzazione delle nostre peculiarità. Il nostro obiettivo è chiaro e dichiarato: vogliamo difendere e far crescere l'autonomia speciale della nostra Regione e, riprendo un passo del collega Rosset che ieri ha utilizzato nella sua relazione e che ringrazio, "difendere e far crescere l'autonomia speciale della nostra Regione che ci è stata data in eredità dai nostri padri e di cui dobbiamo essere fieri interpreti per il bene della nostra Valle e per il futuro del suo popolo". Grazie.
Si dà atto che dalle ore 18,27 presiede il Presidente Alberto Cerise.
Président - D'autres qui veulent intervenir?
Je ferme la discussion générale.
La parole à l'Assesseur au budget, aux finances et au patrimoine, Lavoyer.
Lavoyer (FA) - Confesso che non è facile il compito di questo mio intervento così a caldo, dopo una giornata di dibattito di alto profilo. Questo per me è il ventunesimo bilancio al quale partecipo come Consigliere e devo dire che raramente vi è stato un livello di interventi di così alto profilo. Penso che a ciò abbia contribuito anche il grosso senso di responsabilità che tutti noi abbiamo trovandoci di fronte a un momento difficile dal punto di vista economico. La mia replica si baserà prevalentemente sulla sottolineatura degli spunti più importanti e dei suggerimenti che sono venuti dai colleghi che oggi sono intervenuti, quindi andrò per ordine di interventi, iniziando dal collega Lattanzi. Parto dalle cose che condivido. Condividiamo che l'industria, il turismo, l'artigianato e l'agricoltura in Valle debbano costituire e dobbiamo tutti lavorare affinché costituiscano una unica filiera, cioè che ci sia un rafforzamento di questo nostro modello di sviluppo che peraltro si basa sull'unica grande vocazione che dal punto di vista economico la nostra Regione, che è quella turistica. Quindi l'agricoltura, al di là dell'importanza del settore a se stante, deve essere prevalentemente legata al mantenimento del paesaggio, l'industria deve essere piccola, poco inquinante, l'artigianato deve essere un altro elemento insieme agli aspetti culturali di completamento della nostra offerta turistica. Da questo punto di vista condivido in toto questo suggerimento. Devo anche sottolineare che l'analisi del collega Lattanzi è stata molto puntuale sulla situazione della crisi socioeconomica a livello nazionale, per certi versi ci rincuora - guardando in negativo il suo intervento - sulla bontà (con i suoi limiti) di questo modello di sviluppo della Valle d'Aosta che è stato da molti richiamato. Dove sono meno d'accordo è su alcune analisi legate a statistiche sulla scuola e sulla sanità, peraltro qui rischierei di essere meno bravo di quanto ha fatto la collega Impérial, perché sono i due temi che lei con precisione ha toccato, esprimendo un approfondimento positivo sul bilancio. Ha sottolineato con competenza perché la sanità costa di più rispetto ad altre realtà, la sanità di montagna ha detto che costa il 25 percento in più rispetto alla sanità di pianura. Diventa difficile se non andiamo ad analizzare con attenzione il modello di sviluppo, che definiamo quello della montagna viva, mantenere e presidiare, non c'è un'altra realtà dove il presidio sul territorio sia così diffuso in tutto l'arco alpino e non possiamo fare una statistica legata solo ai numeri. Quindi l'analisi fatta sulla sanità e la scuola e sulla critica di risorse troppo importanti su questi settori non la posso condividere e sposo in toto quanto ha sottolineato la collega Impérial. Devo anche sottolineare che se l'analisi va fatta procapite, anche in caso di federalismo fiscale, che darà alle Regioni il compito di suddividersi il debito pubblico, la Valle d'Aosta dovrà avere anche qui una analisi di tipo procapite. Comunque ritengo che in generale le analisi e le suggestioni del collega Lattanzi vadano nella direzione molto positiva di indicare una via di uscita in questo momento di grossa difficoltà.
Sull'intervento della collega Fontana, certamente condividiamo la sua attenzione - che poi fa parte della sua esperienza personale, lavorativa - al sociale che per certi versi in questo bilancio è molto rilevante, almeno dal punto di vista delle cifre. Certamente tutto si può migliorare, probabilmente i contenuti quantitativi non sempre rispondono a contenuti qualitativi, ma ritengo che l'aspetto di un bilancio che sia fortemente equilibrato - poi lo stesso argomento lo hanno toccato Rigo e Donzel, l'impegno sullo sviluppo economico ma anche una grande attenzione sul sociale - sia una cosa di cui dobbiamo tutti tener conto perché l'equilibrio di sviluppo deve essere il più equo possibile.
Sull'intervento del collega Caveri c'è poco da commentare: è un intervento di alto profilo, preciso, lucido. La sua è una analisi che condividiamo, rischierei di ripetere male cose dette bene. Condivido soprattutto la chiusura del suo intervento, che va nella direzione di lanciare un messaggio: que puis-je faire? cosa possiamo fare? Quindi una reazione di affrontare il momento di difficoltà con dei progetti e con una domanda che ci proietta nel futuro.
Il collega Louvin anche lui ha fatto una analisi lucida, lui come il collega Caveri conosce molto bene la macchina della amministrazione regionale, la realtà socio-economica di questa nostra Regione, quindi l'analisi della situazione esistente è una analisi che possiamo condividere. L'invecchiamento della popolazione, il saldo negativo migratorio, la spirale negativa dei prezzi, delle tariffe, dei mutui, che fanno aumentare le difficoltà delle famiglie ad arrivare alla terza settimana del mese. L'altro dato inquietante che condividiamo è che la sofferenza economica non riguarda più solo le famiglie più deboli, ma comincia ad interessare anche la classe media dei valdostani. Ed è vero anche che c'è una frattura generazionale e su questa analisi c'è la condivisione totale, condivido meno la critica sul fatto che questo strumento contabile non affronti questo tipo di problematiche. Non possiamo condividere le affermazioni che questo bilancio esprime una debole guida politica, che attori di peso come la Finaosta e la Chambre siano silenti su questo strumento urbanistico, perché c'è stata una forte concertazione con queste strutture economico produttive. Non condividiamo neanche la critica sul non coinvolgimento in Commissione delle parti sociali, ci può essere stato un disguido di convocazione, ma abbiamo rispettato nella tempistica procedure che, prendiamo anche atto dei suggerimenti di Rigo, potranno essere migliorate e dovremo trovare degli strumenti di confronto e di coinvolgimento maggiori, ma in attesa di una riforma della struttura contabile e a seguito della abrogazione del PREFIN, riteniamo che in questa situazione abbiamo rispettato la tempistica, le procedure e il coinvolgimento, tenuto conto che nel momento in cui abbiamo iniziato a costruire il bilancio di previsione per il 2009, la crisi che adesso tutti avvertiamo non era ancora così percepita. Quindi abbiamo dovuto, anche in fase di predisposizione, porre dei correttivi, che vanno ben oltre i 3 milioni di euro (questo è un richiamo che è stato fatto da molti) che abbiamo previsto nei fondi globali. Quella è stata una azione immediata per dare un segnale di attenzione, ci rendiamo conto che come hanno detto molti, possono essere tanti o pochi ma è un segnale di attenzione sul quale potremo attingere quei primi provvedimenti, che speriamo siano condivisi dal tavolo dei capigruppo che abbiamo costruito. A breve presenteremo una proposta di interventi e quello sarà il primo atto concreto, dove potremo andare con provvedimenti legislativi ad attingere, ma tutto il bilancio nel suo complesso crea delle opportunità di intervento e delle possibilità di intervento nei vari settori economici, che andranno a sostenere gli eventuali provvedimenti che vorremo insieme costruire.
Vi sono poi degli interventi a sostegno dell'economia che non necessariamente devono essere identificati con precisione nel documento contabile, ma sono strumenti di tipo operativo, tipo le Confidi o la possibilità di utilizzare la finanziaria regionale come ente fideiussore ed eventuale proroga di rate di mutuo. Ma questi sono temi aperti che dobbiamo ancora definire e condividere tutti insieme, nel rispetto anche delle normative europee.
Apprezziamo anche noi la nota positiva, sottolineata dal collega Louvin, sulla posizione degli enti locali. La posizione del CELVA non è certo una posizione di maniera ma è una posizione di sostanza, perché al di là dei contenuti che sono sotto gli occhi di tutti, basta uscire dalla nostra regione e mi diceva il Presidente del Consiglio del Comune di Aosta, che ha partecipato alla riunione dei sindaci a livello nazionale, che per quanto attiene gli enti locali c'è l'impressione di vivere in un'altra realtà. Avere la certezza delle risorse per il 2009 che sono ancora più importanti rispetto a quelle dell'anno precedente e avere la certezza delle risorse anche per il 2010, questo lo possiamo già affermare perché il 95 percento dell'IRPEF che viene trasferito agli enti locali fa riferimento, per il bilancio 2009, alla rendicontazione del 2007 e per il 2010 farà riferimento alle entrate del 2008. Da una analisi che è stata fatta dagli uffici, non solo queste entrate hanno un trend di mantenimento, ma hanno addirittura un trend positivo, e questo è un altro elemento molto importante per questo modello di sviluppo. Non so più se Lattanzi o chi altro ha detto: dovremo cominciare a verificare la possibilità di ridurre i Comuni; quello non è un problema sul quale possiamo fare un parallelismo tipo le province, perché proprio su questo modello di sviluppo si è fondata l'economia della nostra regione, condivisibile o meno. Il fatto di avere 74 Comuni ci rendiamo conto anche noi che alcuni hanno solo 80 abitanti, prendiamo sempre l'esempio di Rhêmes-Notre-Dame che se lo metti in un condominio di Aosta certamente costa meno all'ente pubblico, ma lì veniamo meno alla strutturazione di un modello, di mantenere il presidio del territorio, certamente costoso perché si devono dare servizi e mantenere viabilità, scuole, eccetera. È un dibattito aperto.
Per quanto attiene l'intervento molto articolato del collega Louvin, direi che al di là di questi aspetti legati alla non ricezione nello strumento finanziario dell'analisi e delle proposte che condividiamo, possiamo però condividere l'intervento. Non siamo d'accordo sul fatto che questo bilancio non abbia le poste per dare delle risposte precise a quanto è evidenziato come necessità. È ovvio che - lo sa bene il collega Louvin per i ruoli che a ricoperto nel governo regionale - non è possibile costruire un bilancio con una virata a 90°, essendo pur questo il primo bilancio di legislatura, contiene delle grosse novità che vanno nella direzione di recepire il programma di legislatura, che dovrà compiersi nell'arco dei cinque anni. Molti degli interventi previsti in questo bilancio sono interventi che sono decollati in anni precedenti e che hanno impegni pluriennali.
La collega Rini dà un giudizio positivo sul sostegno alle attività economiche, il suo intervento è molto centrato perché va nella direzione di enfatizzare il settore economico trainante che è quello del turismo e dello sport. Altrettanto condivisibile anche se settoriale l'intervento del collega Bieler, che ha centrato il suo intervento sul ruolo dell'agricoltura, non solo in quanto settore economico a se stante, ma in quanto settore economico che bene si interseca con il turismo e con le altre attività economiche della nostra regione.
Collega Rigo, noi terremo conto dei suggerimenti e cercheremo di verificare la possibilità di costruire negli anni successivi un percorso più condiviso di confronto soprattutto con il Consiglio regionale nella predisposizione del bilancio, questo senza uscire dalla concretezza e dalle difficoltà oggettive perché il bilancio non si può costruire mettendo insieme riunioni su riunioni, 35 Consiglieri regionali, ma è uno strumento che ha tutta una serie di aspetti di tipo tecnico, facciamo tesoro dei suggerimenti, che vanno nella direzione di cercare di coinvolgere maggiormente tutti gli attori e le parti sociali che poi contribuiscono al funzionamento e all'utilizzo della economia della nostra Regione. Sui fondi di 3 milioni ho già detto: è un fondo indicativo, soffermarsi in questo momento a dire se sono pochi o tanti, è una discussione che non ci porta molto avanti.
Il collega Salzone ha fatto un intervento molto centrato quando dice che questo è un bilancio che possiamo definire di cauto ottimismo, della ragione. È vero, questo è l'approccio, e mi riferisco a coloro che hanno criticato la relazione, non troppo corposa: l'approccio è di un momento di difficoltà dove anche nelle cose formali bisogna lanciare messaggi di ottimismo da un lato, ma anche di molto senso di responsabilità della situazione di difficoltà che stiamo vivendo. Le novità sottolineate dal collega Salzone sono: un bilancio che sa contrastare questo momento difficile, un bilancio che ha una grossa attenzione al settore edile e dei grandi interventi perché lo riteniamo un motore positivo per l'economia, attenzione alla sanità e politiche sociali, la certezza delle risorse per gli enti locali e una grossa attenzione ad Aosta capoluogo. Quindi non possiamo che condividere i suggerimenti e anche le preoccupazioni del collega Salzone sul settore dei giovani e delle categorie più deboli.
La collega Morelli ha cercato di sottolineare i contenuti della relazione prevalentemente legati all'importanza delle risorse. Non vi era nessuna intenzione di sottolineare con trionfalismo l'importanza, perché la cifra di pareggio del bilancio è una cifra importante come importanti sono alcune cifre nei vari settori. Le posso assicurare che non erano questi i toni che volevamo trasmettere, nessun trionfalismo ma certamente volevamo dare contezza e sottolineare con precisione in questo momento di difficoltà che al di là delle parole ci sono delle situazioni oggettive positive. Apprezziamo la sottolineatura che il bilancio ha molta attenzione al settore della cultura per l'aumento delle risorse a favore delle biblioteche.
Collega Crétaz, bilancio che dà risposte importanti; anche qui si sottolinea giustamente che i 3 milioni di euro messi nei fondi globali potranno essere integrati in sede di assestamento di bilancio.
Condividiamo un po' meno l'ironia del collega Chatrian, quando parla di un governo regionale che si era presentato con la volontà di essere efficace, di dare risposte, con la volontà di rilanciare alcuni settori in difficoltà. Penso che fra queste dichiarazioni di principio, l'assoluta mancanza di iniziative, di pianificazione, di cambiamenti come ha sottolineato nel suo intervento, ci sia una via di mezzo, ci sia una volontà di dare delle risposte che peraltro penso sia condivisa da tutto il Consiglio perché i contenuti degli interventi vanno in quella direzione. Anche dai colleghi della opposizione bisogna sottolineare che il taglio degli interventi è un taglio costruttivo e non ostruzionistico, quindi guardiamolo come un documento che non raggiunge tutti gli obiettivi prefissati anche perché siamo al primo bilancio di legislatura, ma c'è una volontà di incidere pesantemente nei settori economici e lo sforzo che è stato fatto nella riduzione delle spese correnti a favore delle spese di investimento è un primo segnale concreto. La conclusione sua, cioè che possiamo definire un bilancio di normalità in un momento di così grande difficoltà, il fatto di considerare un bilancio normale potrebbe anche essere un successo. Molto preciso e per certi versi dà risposte anche al collega Lattanzi l'intervento della collega Impérial, che ha affrontato due aspetti importanti del bilancio, quelli della sanità e della educazione. L'analisi è stata fatta molto bene dalla collega, non riprendo altro che il fatto che la sanità in una regione di montagna costa il 25 percento in più rispetto...
(interruzione di un Consigliere, fuori microfono)
...ho saltato il collega La Torre... no, adesso arriva, arriva!
Allora riprendo subito il collega La Torre. Non posso che essere d'accordo con il mio capogruppo; il suo intervento che è stato ripreso da molti colleghi va nella direzione di sottolineare che questo modello di sviluppo valdostano è un modello che in questo momento dà garanzie a tutti quanti, soprattutto da un punto di vista economico. Dal punto di vista politico anche il capogruppo dell'Union ha sottolineato il risultato elettorale che questa maggioranza e le forze autonomiste che sostengono questo modello economico, hanno avuto nelle ultime elezioni regionali.
Il collega Zucchi ha detto quanto ho ripreso io: le buone idee non devono essere condizionate dalla parte politica che le sostiene. Positivo l'atteggiamento: senza i giochini e i teatrini della politica, quindi riteniamo che molti dei suggerimenti del collega Zucchi siano suggerimenti che la maggioranza cercherà di analizzare soprattutto sul tema dei costi della politica, non analizzati solo con il semplicistico e propagandistico approccio della riduzione degli emolumenti dei Consiglieri regionali, ma con una visione a 360° della problematica.
Collega Rigo, il suo intervento è definito sulla produzione della ricchezza di destra e qualità sociale di sinistra, io penso che questo bilancio sia una via di mezzo, che sia un bilancio che si colloca in una scelta che tiene conto del sostegno alla economia con una grossa attenzione al sociale.
Il collega Donzel ha descritto in maniera puntuale la crisi nazionale toccando i settori più importanti, la FIAT e l'Alitalia. Proprio per questo direi guardiamo senza egoismo alla realtà valdostana che è una realtà positiva, se la confrontiamo con il quadro molto preoccupante che lui ha descritto. Certamente non siamo così sprovveduti da affermare che tutto va bene. Siamo consci delle difficoltà che abbiamo davanti e con questo atteggiamento cercheremo di dare gambe a questo strumento finanziario. Mi pare che più o meno ho ripreso gli interventi di tutti.
Concludo con il collega Agostino che con il suo intervento ha voluto porre l'accento sull'attenzione che il governo regionale ha per il capoluogo, proprio per la sua esperienza di ex Consigliere e Assessore comunale ha centrato molto bene, cercando nelle pieghe del bilancio di estrapolare tutti gli interventi che vanno nella direzione di sostenere con interventi e non solo il Comune di Aosta.
Chiudo con il collega Empereur che ha fatto un'analisi precisa sul modello di sviluppo della Valle d'Aosta. D'altro canto per la sua esperienza di Sindaco e di Presidente del CELVA chi meglio di lui può conoscere questo modello di sviluppo, rappresentato da un ruolo centrale che diamo agli enti locali? In conclusione ringrazio tutti i colleghi che con i loro qualificati interventi hanno dato prestigio ai lavori di questo Consiglio, nel dibattito annualmente più importante soprattutto per le enormi ricadute che il bilancio ha su questa regione. Una piccola regione di montagna che saprà anche in questa fase difficile superare questo momento, lavorando un po' tutti insieme.
Président - La parole au Président de la Région, Rollandin.
Rollandin (UV) - Merci, M. le Président. Merci au rapporteur, merci à l'Assesseur qui a déjà donné des réponses ponctuelles pour toutes les interventions très riches que nous avons écoutées dans cette journée de débat sur le budget. Merci pour les suggestions que nous avons écoutées, qui nous permettront d'améliorer l'action de gouvernement.
Permettez-moi quand même quelques réflexions sur le budget, qui est un document important pour ce qui est de l'activité d'une majorité et du Conseil dans son ensemble et donc comme adresse politique. Le budget a été analysé dans les détails et nous pouvons dire que c'est un document équilibré, solide, responsable, doué d'un âme sensible aux plus faibles et démunis sans différence d'âge, axé et organisé sur un système lié aux collectivités locales, avec une limite importante: le pacte de stabilité. C'est un document sur lequel se sont greffés la crise politique et le débat sur le fédéralisme fiscal. J'ai dit équilibré et les interventions faites nous portent à dire qu'il n'y a pas de doute sur le fait qu'il n'y a pas eu des interventions qui ne soient pas liées à tous les secteurs économiques et culturels de notre région et en particulier dans le domaine social.
Solide pour le fait que les chiffres nous donnent des garanties de succès de l'action politique pour l'année prochaine et les années à venir, pour ce qui est une partie des recettes; responsable dans le sens qu'il reprend les thèmes qui sont les points de repère de l'action de la majorité de gouvernement. Ame sensible aux plus faibles et démunis, je disais; j'ai voulu remarquer cet aspect, car c'est dans ce sens qu'il y a eu une intervention toute particulière dans ce budget, pour nous donner tout de suite des réponses importantes au problème soit des jeunes que des plus âgés, en n'oubliant pas les démunis, c'est-à-dire les expulsés du domaine du travail. Axé et organisé sur la liaison étroite avec les collectivités locales. D'autres ont déjà très bien dit à ce propos, je voudrais souligner que lors que nous avons intention de parler d'économie, en Vallée d'Aoste l'économie ça n'est pas en réduisant ou en limitant la possibilité de travail des collectivités locales, même de la plus petite Commune, qui est la cellule de repère de la collectivité locale pour maintenir ce que nous reconnaissons comme une richesse, c'est-à-dire l'environnement. Sans ces petites communes, il n'y aurait pas de possibilité d'avoir quelqu'un qui est à même d'intervenir dans le plus bref délai le cas où il y a même des urgences. On partage ce qui a été dit à propos des provinces, mais heureusement dans notre système nous n'avons pas l'organisation au niveau provençal, et nous n'avons que la Commune et la Région, en plus des Communautés de montagne qui sont un système d'organisation entre les Communes. Donc je crois que le système est partagé dans un sens fédéraliste des compétences au niveau local.
Je disais limité par le pacte de stabilité. Là a été très bien dit de la part de plusieurs collègues, en particulier par le collègue Caveri pour ce qui est des limites de ce système, qui est en train de faire objet d'un débat sérieux au niveau de l'U.E. Là c'est un point qui doit être analysé, dans ce moment il y a la possibilité de le voir avec des facettes un peu différentes que celles d'il y a quelque temps.
Lorsque nous étions en train de préparer le budget, la crise n'était pas encore un objet de débat et même le fédéralisme était encore nuancé, c'était pendant l'été, M. Calderoli était en train de prévoir une série de débats pour voir s'il était possible de présenter un projet de fédéralisme fiscal. Les mois de septembre et octobre nous avons eu un projet de fédéralisme fiscal et justement on a cru bon de débattre avec intensité le problème concernant le fédéralisme fiscal, qui a fait aussi l'objet d'un débat d'il y a quelques jours. Sur ce thème et sur le budget comme toujours on est préoccupé d'avoir avant tout des recettes suffisantes pour prévoir par la suite de façon raisonnable leur distribution à travers des investissements dans les différents secteurs.
Quando si è parlato di investimenti si è fatto molto bene a far riferimento a quali sono i punti di riferimento degli investimenti oggi: fonti proprie, tributi. Nel bilancio abbiamo con correttezza messo un accenno, che poi è uno degli argomenti di novità del 42bis, cioè come poter attivare un modo nuovo di utilizzare quello che viene impropriamente chiamato avanzo di amministrazione, perché su questo noi dobbiamo far chiarezza, perché in effetti non è un avanzo di amministrazione, perché quei fondi sono fondi che non abbiamo potuto spendere e c'è una differenza sostanziale: non averli potuti spendere non vuol dire aver avuto un fondo in più o non utilizzato, perché se io ho un avanzo di amministrazione nel sistema classico, vuol dire che non ho speso nel modo giusto, invece non è così. Questo è un dato inequivocabile, e ringrazio i colleghi, Lattanzi in primis che ha precisato che su questo c'è un dibattito aperto, c'è un emendamento presentato in Parlamento che va nella direzione di utilizzare nel modo corretto per gli investimenti questi fondi. E in tal senso siamo lieti che ci sia una attività parlamentare forte, che possa andare nella direzione di capire qual è l'importanza di utilizzare questi fondi. Utilizzarli, ripeto, per investimenti, anche se oggi devono essere degli investimenti mirati, che potranno essere in alcuni settori che potranno avere ricadute anche sulla minore spesa a livello dello Stato. Parlo per quanto riguarda soprattutto le caserme, e lì c'è un intervento anche a favore dello Stato, parlo per investimenti nell'ambito della università dove c'è un vantaggio duplice, o per altre iniziative che sono strettamente collegate. Quindi su questo credo sia una novità assoluta su cui poter parlare anche nella direzione che è stata sollecitata da molti. Dice: ma quali sono gli investimenti? Sicuramente c'è l'esigenza di investimenti soprattutto in un momento di crisi, ma gli investimenti vanno prima di tutto nella direzione di investimenti classici - le grandi opere, le manutenzioni, ho sentito rivalutare il concetto di manutenzione straordinaria - che sono necessari e che comportano degli investimenti non secondari, soprattutto tenendo conto dell'intervento a livello regionale. Ma vorrei anche sottolineare come nell'ambito degli investimenti oggi si parla molto di investimento riconosciuto come tale, l'investimento nella persona; quindi tutto quello che è formazione, anche qui si sta cercando di escludere a livello di indirizzo l'investimento sulla persona da quello che è il riconoscimento di questo limite del patto di stabilità.
Credo che sia giusto fare un accenno in modo particolare ai fondi comunitari, ai FAS e al Fondo sociale europeo. Sul FAS dobbiamo dire che c'è un pericolo; in questo momento di difficoltà noi come Regione abbiamo fatto un piano già approvato, ma per altri si tolgono questi fondi perché è stato chiaro il governo, ha detto: dove non si spende utilizziamo i fondi non spesi o in questa fase 40 milioni di euro, che sono previsti nella manovra finanziaria per la crisi a livello nazionale, vengono presi dai FAS. Noi abbiamo chiesto che in questa analisi ci sia una attenzione a cosa succede regione per regione, per non tagliare solo i fondi tagliando a tutti qualcosa. E questo concetto è passato.
L'altra questione dobbiamo dire che sicuramente è un punto critico, perché come qualcuno ha detto il casinò non dà più quelle entrate che erano una volta. Dobbiamo tener conto che questa è una realtà difficile su cui si sta investendo, ma il recupero delle entrate non sarà così facile perché stiamo limitando le difficoltà attuali del sistema gioco, senza contare che si va verso una liberalizzazione delle case da gioco. Prima o poi arriva; a parte la corte costituzionale che ha detto: dovete legiferare in merito, noi ci auguriamo che si vada nella direzione della proposta che è stata presentata dai due parlamentari, nel senso di avere il buon senso di avere delle regole nel rispetto di questo. Sotto questo profilo siamo molto attenti.
Una piccola nota: qualcuno ha detto perché in questo momento non prendete i soldi alle partecipate? Se noi prendessimo i soldi alle partecipate, questo andrebbe solo ad aumentare il fondo di avanzo di amministrazione e andrebbe ad aumentare quel fondo, che oggi è 160 milioni di euro e che salirebbe a 200. Quindi una operazione assolutamente inutile, mentre a livello di partecipate c'è la possibilità di investire e di investire direttamente, quindi by-passare quel concetto che abbiamo appena detto.
L'altra questione delle spese: credo che sia giusto che tutti abbiano sottolineato il rigore degli interventi nella spesa. Sicuramente ci sono stati - lo riconosciamo per primi - errori, ci stiamo attivando affinché in ogni settore ci sia il massimo controllo, in modo che non succedano più quelle che oggi abbiamo visto essere alcune difficoltà. Non abbiamo nascosto che su queste ci sono delle difficoltà, perché come amministrazione ci rendiamo conto che questi investimenti hanno avuto un effetto negativo, non hanno avuto l'effetto voluto e su questo non siamo dell'idea che si debba nascondere nulla. Siamo per risparmiare, a livello amministrativo, su una serie di spese e Rigo ha detto bene, ha fatto una serie di elenchi su cui stiamo riflettendo per alcune spese che sono da eliminare progressivamente. Adesso con tutto il rispetto non penso che sia il rinfresco fatto alla fine di un seminario che ci sballi il bilancio regionale, ma capisco lo spirito con cui è stato detto, di fare attenzione un po' a tutto. Il discorso di acquisti vari che sono stati fatti, sicuramente nel tempo con una larghezza non tanto di vedute ma di spesa, che tutti noi dobbiamo rivedere credo che sia in tutti noi una riflessione da fare e la stiamo facendo sicuramente. Faremo un confronto anche qui sulle sedi regionali, condivido molto di quello che è stato detto sulle sedi regionali, Rigo ha detto sono 150, invece sono molte di più e credo che il discorso si ponga in termini molto urgenti, anche per i problemi che potete capire. Stiamo mettendo adesso i badge per controllare l'attività del personale, un controllo che è giusto in modo da evitare che ci si debba domandare dov'è la gente. Anche questo serve per quei controlli che ci siamo detti all'inizio di legislatura, vanno nella direzione giusta, una revisione delle modalità di approccio all'aspetto burocratico, dando come obiettivo principale ai coordinatori di ridurre il più possibile le procedure, perché riducendo le procedure, riduciamo i tempi e aumentiamo la disponibilità della banca dati.
Sul problema della crisi, che è stato un punto di riferimento per tutti gli interventi, credo che con correttezza chi è intervenuto ha detto tre milioni di euro sono pochi, condivido. Noi abbiamo messo questi tre milioni di euro all'inizio della preparazione del documento del bilancio, perché ci fosse l'idea che siamo pronti a mettere dei fondi a disposizione. Chiaramente oggi il problema non solo si è allargato, ma si è chiarito nell'ambito della sua gravità. Come ha detto qualcuno, siamo in stato di recessione checché se ne dica.
Allora credo che nel metodo ci sia stata la correttezza di coinvolgere tutte le forze, e intendiamo portare quanto prima, quindi prima di Natale intendiamo portare all'attenzione della Commissione competente le risultanze di tutto quello che è emerso dalle consultazioni che abbiamo fatto, del tavolo tecnico, in modo da avere da subito una evidenziazione delle misure da adottare. Prima di Natale portiamo questo alla Commissione competente, in modo da avere questa disponibilità. Credo che ci sia, sotto questo profilo, una evidenza che va nella direzione di dire: se vanno bene gli investimenti, va bene il sostegno delle attività produttive, sicuramente uno sforzo particolare va fatto per la famiglia.
Il sostegno alla famiglia lo abbiamo visto, sono stati letti dei dati, sono circa 15mila in Valle d'Aosta i nuovi poveri, e quello che è chiarissimo è che non esiste più la classe media, non esiste più a livello nazionale e ancor meno a livello locale e questo fatto porta ad avere delle difficoltà molto più gravi nell'ambito di quello che è l'approccio, perché poi nella classe media c'è una povertà che non viene nemmeno vista o non vuole evidenziarsi, perché non c'è l'approccio per andare a chiedere. Perchè chi era già indigente o in uno stato difficile, quello purtroppo è già abituato ad avere un sostegno, ma per questi non c'è neppure la motivazione per andare a chiedere, quindi è un problema importante ma su questo si è investito molto perché nel settore della famiglia c'è il 10 percento in più nel sociale e quando analizzeremo nel dettaglio vedremo meglio. Sottolineo che ogni Assessore nell'ambito del dibattito che ci sarà, avrà modo di rispondere, se richiesto, ad una serie di quesiti, ma sulla famiglia c'è un intervento importante e quando dico la famiglia intendo il sostegno ai giovani, per i quali si sta cercando di attivare un meccanismo che li possa coinvolgere. Il fatto di creare le premesse perché la città dei giovani di Aosta non sia solo una questione di Aosta, ma che sia di tutta la regione, il fatto che ci sia il sostegno di tutte le associazioni che si stanno attivando per fare qualcosa per i giovani, va in questa direzione.
Credo che per le persone anziane ci sia un sistema che migliore non si può, che è l'eccellenza perché un sistema distribuito come in Valle non esiste da nessuna parte, non voglio spendere una parola perché qui il discorso è troppo chiaro. C'è nella famiglia il problema oggi di chi lavora, perché il fatto della cassa integrazione, per la quale oggi abbiamo dei dati che ci portano a 7-800 cassa integrati, ma domani sono 1000-1200, parlo di quella ordinaria, poi abbiamo la cassa integrazione straordinaria, vedi il caso della Tecdis che è l'ultima chance. Quindi c'è una problematica tutta particolare su cui sono da attivare anche dei meccanismi che vadano nella direzione di poter prevedere che nell'ambito di questi settori ci sia una fascia di protezione regionale, che dia la possibilità per chi aspetta, dopo uno o due anni, la pensione, di ottenere una forma di lavoro che gli permetta di arrivare a questo obiettivo.
Due parole sul federalismo fiscale. È un dibattito politico molto interessante, alcuni hanno fatto degli accenni molto efficaci sul dibattito a suo tempo fatto, la scuola di federalismo che era stata a suo tempo efficace, aveva creato delle premesse su questo tema che allora era poco sentito, mentre oggi tutti ne parlano ma non so con quale competenza perché non sempre è facile esprimersi sul federalismo. Poi anche sul federalismo fiscale bisogna capire con quale aggettivo lo decliniamo perché c'è chi dice federalismo fiscale solidale e basta, c'è chi dice federalismo fiscale competitivo. Se così è, come sarà, il discorso cambia perché il federalismo fiscale competitivo parte da un discorso che va nella direzione di acuire le reali disponibilità regione per regione, cosa succede e come si possono gestire le entrate? Questa è la vera sfida del domani. Qualcuno ha detto che nel bilancio di quest'anno non c'è traccia; evidentemente non c'è traccia perché non ci sono ad oggi le condizioni, ma questo dibattito è molto importante. Ora, se qualcuno va nella direzione di federalismo fiscale, capisco meno come in una regione con un federalismo fiscale come sarà per tutte le regioni, sia compatibile il concetto del federalismo con il reddito garantito per ogni valdostano. Il discorso del reddito garantito per ogni valdostano va in una direzione che con il federalismo non ha niente a che vedere, perché può essere un atteggiamento legato a un impegno perché ognuno abbia un reddito, ma non che sia un reddito garantito da parte della Regione, cioè che la Regione garantisce a ogni valdostano un reddito, perché allora sì che andiamo in una posizione esattamente all'opposto del discorso che si sta cercando di fare!
Si dice: cerchiamo di fare in modo che i giovani si diano da fare per non essere degli assistiti, ho sentito dire giustamente che l'ambizione dei giovani non dovrà essere solo quella di lavorare in Regione o al casinò. Ma se vogliamo andare in questa direzione (che è patrimonio comune, questa è una osservazione che tutti facevamo, cioè purtroppo molti giovani non sono interessati a buttarsi in esperienze nuove, lavoro autonomo, ad essere collegati con aziende private, diciamo tutti che ci sono anche qui aziende che fanno ricorso agli immigrati perché i nostri non vogliono più fare certi lavori, che è anche un'altra realtà), permettetemi di dire che il federalismo con il reddito minimo garantito ci sta stretto. Può essere una filosofia, forse non ho capito con quale spirito sia stato detto, ma voglio sottolineare che il discorso merita tutta l'attenzione necessaria. Credo che sia estremamente corretto nel dibattito pubblico sul federalismo quello che è stato detto sul debito pubblico, perché è un punto che apre un capitolo molto importante per la valutazione con cui si andrà a tener conto del sistema di previdenza, fatto salvo un discorso del sistema di previdenza, perché quello che manda in tilt il sistema di previdenza non sono le pensioni, ma sono tutti gli altri interventi per le casse straordinarie etc. che in un momento di crisi apriranno un'altra voragine nel sistema. Credo che questo sia altrettanto importante dirlo. Credo che sia da seguire con la massima attenzione il dibattito sul federalismo fiscale per riuscire, come è stato fatto finora, a dimostrare che qualora i conti siano a posto, cioè quando sono dimostrate le competenze che ci sono, noi quest'anno - come si vede dal bilancio - assumeremo nuove competenze in due punti importanti come la motorizzazione e il catasto - c'è già la legge sul catasto, è stata fatta, non si è ancora raggiunto l'accordo con il Ministero per quel che riguarda i costi del trasferimento del personale - e questo va nella direzione di un sano federalismo dove diciamo: bene assumiamo i fondi, tenendo conto dei fondi riconosciuti per le spese che dovrà sostenere in meno lo Stato. Poi sul federalismo avremo tanti altri modi per intervenire.
Ultima annotazione sul fatto che forse la risposta con questo bilancio non sia entusiastica, per molti non è traumatica, non è rivoluzionaria. È una risposta che tiene conto di un aspetto: che la struttura regionale ha iniziato a funzionare a settembre e in questi mesi alcuni punti sono stati messi all'ordine del giorno e hanno fatto oggetto di una discussione importante. Penso all'accordo Testafochi, credo che sia un aspetto da non dimenticare. Ma c'è in particolare da sottolineare che questa volontà di cambiamento va nell'ambito della possibilità di attivare nel modo migliore una serie di procedure, che oggi - come molti hanno riconosciuto - sono sonnolenti.
Una serie di proposte che sono state fatte, che hanno già fatto oggetto di discussione in Consiglio, vanno nella direzione che è stata affrontata da tutti.
Infine la disponibilità al confronto: l'abbiamo dimostrata su punti importanti, le Commissioni competenti stanno lavorando bene, a dimostrazione che la scelta di avere anche dei Presidenti che non fanno parte della maggioranza è stata una scelta giusta. Adesso per le politiche del lavoro, altro punto molto importante per l'utilizzo dei fondi che abbiamo messo, altrimenti se non c'è questa disponibilità strategica che si andrà a costruire assieme in questi primi mesi, credo che sia un'altra apertura importante, la presenza dei Presidenti di Commissione a questo tavolo, come è stato sottolineato giustamente, va nella direzione di dare peso e responsabilità a uno strumento che caratterizza e qualifica la politica strategica della nostra Regione.
Queste brevi note solo per dire che facciamo tesoro degli stimoli e delle osservazioni importanti dei colleghi, che abbiamo particolarmente apprezzato; sicuramente faremo il possibile discutendone in quest'aula il più possibile per analizzare anche degli strumenti strategici. Fra poco arriverà il piano strategico per il casinò, arriveranno altri temi importanti che saranno portati in discussione in Consiglio, che daranno sempre più conto della volontà credo condivisa da tutto il Consiglio, di andare nella direzione di rendere sempre più efficace la macchina amministrativa in accordo con i Comuni. Grazie.
Président - Je vous rappelle que la Conférence des Chefs de groupe avait prévu un plan de travail...
La parole au Conseiller Louvin.
Louvin (VdAV-R) - Merci, M. le Président. Est-ce qu'il serait possible d'avoir une très courte suspension pour une réunion des Chefs de groupe, quant à l'organisation des travaux et la suite du débat? Merci.
Président - Le Conseil est suspendu et la conférence des Chefs de groupe est convoquée à la salle ici tout près.
La séance est suspendue de 19 heures 30 jusqu'à 19 heures 39.
Presidente - Riprendiamo i lavori. La Conferenza dei Capigruppo che si è adesso riunita, ha fatto una verifica sul lavoro che c'è ancora da fare. Abbiamo da discutere gli articoli della legge finanziaria, 54 articoli, 21 emendamenti, 9 articoli per quanto riguarda la legge sul bilancio e 4 emendamenti, e ci sono - che è il lavoro più laborioso - le 336 pagine dell'allegato A. Sono emerse alcune considerazioni: la prima è che in sede di Commissione sono stati fatti degli approfondimenti, ha detto il Presidente della giunta che il fatto che ci siano due Commissioni dove esiste la Presidenza in mano alla opposizione ha consentito di approfondire meglio il bilancio nel suo insieme.
Per quanto riguarda gli emendamenti, si ritrovano piuttosto spalmati nell'ambito dell'articolato e questo consente di fluidificare la discussione; per di più si tratta di emendamenti che sono tra di loro abbastanza susseguenti, questo consente di sviluppare meglio il dibattito.
La proposta che è emersa è questa: per evitare di perdere tutto quel tempo nella lettura delle pagine citando quella cantilena, la numerazione che è uno stress, e poi fermarsi quando c'è qualche capitolo che interessa, adesso i vari gruppi individuano le pagine dove ci sono dei capitoli di loro interesse e domani mattina alla ripresa dei lavori abbiamo, come Presidenza, queste pagine, evitiamo l'elencazione monotona delle varie pagine e ci possiamo fermare dove ci sono richieste di approfondimento.
L'impegno è di dare il massimo tempo possibile alla discussione, quindi perderci meno in queste forme logorroiche di analisi del bilancio, consentire un'ampia discussione e concludere i lavori di approvazione del bilancio entro domani sera. Siamo d'accordo? Ci vediamo domattina alle 9.
La seduta è tolta.
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La seduta termina alle ore 19,42.