Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 251 del 2 dicembre 2008 - Resoconto

OBJET N° 251/XIII - Début de la discussion générale des lois de finance et de budget pour l'année 2009.

Presidente - Riprendiamo i lavori di questa seduta del Consiglio regionale.

Vorrei ricordare con voi le procedure per affrontare questa discussione. Ricordo che gli emendamenti dovranno essere presentati entro le ore 12 di oggi. Subito dopo questo mio intervento si aprirà la discussione generale, nella quale tutti possono intervenire per un primo intervento della durata di 45 minuti ed un secondo intervento della durata di 20 minuti.

Chiusa la discussione generale ci sarà la replica eventualmente del relatore, dell'Assessore Lavoyer, di assessori che possono essere stati chiamati in causa in sede di discussione generale e del Presidente della giunta. I rappresentanti della giunta avranno un tempo massimo di 30 minuti.

Finita la replica, si passa all'esame dell'allegato A che è il bilancio annuale, pagina per pagina. È vero che per consuetudine nell'esaminare l'allegato A, se ci fossero dei richiami al triennale, siccome la pagina è la stessa, possono essere fatte delle richieste di approfondimento o di delucidazioni sul triennale. Finito l'esame degli allegati, si passa all'esame articolo per articolo prima del disegno di legge 14 (finanziaria), sugli articoli ogni Consigliere può intervenire per 10 minuti e si discuteranno anche gli emendamenti. Al termine dell'esame articolo per articolo del disegno di legge 14, si procederà alle dichiarazioni di voto; la dichiarazione di voto riguarderà sia il disegno di legge 14 che il disegno di legge 15, che è la legge di bilancio, e si passa all'esame articolo per articolo della legge sul bilancio.

Vi ricordo che nel discutere il disegno di legge 15, all'articolo 1 si approvano gli allegati, per cui se ci fossero degli emendamenti che vanno a modificare gli allegati, questi devono essere discussi in sede di discussione dell'articolo 1. È tutto chiaro? E poi via via si discute articolo per articolo del disegno di legge 15 e il voto finale sul disegno di legge 15.

La discussione generale è aperta. La parola al Consigliere Lattanzi.

Lattanzi (PdL) - Grazie, Presidente. Approcciamo quella che per me è la decima discussione di un bilancio di previsione; devo dire che qualche novità l'abbiamo rilevata, intanto nella forma del bilancio abbiamo...

Presidente - ...undicesima, collega...

Lattanzi (PdL) - ...no, decima, ho già pensato a questo; Presidente "mi consenta"...

Dicevo che qualche novità su questo bilancio sono state annunciate, nel senso che in commissione abbiamo avuto modo di apprendere, come ha sottolineato il Presidente della II Commissione, Rosset, sotto l'aspetto della forma sono state anticipate alcune modifiche, che però potremo vedere solo dalla prossima presentazione del bilancio. Tuttavia devo ringraziare gli uffici per aver voluto in maniera sperimentale predisporre come sarebbe il futuro bilancio, anche utilizzando i dati contenuti in questo, e ciò ha dato l'opportunità di vedere una situazione di schematicità, di investimenti, costi e spese correnti per settore che è stata molto utile in fase di discussione.

L'altra novità è rappresentata dalla sintesi della relazione dell'Assessore che, a parte la copertina che è accattivante, all'interno poche paginette ci raccontano come la Regione deciderà di spendere per i prossimi tre anni circa 1,6 miliardi di euro all'anno, e questa sì è un'altra novità: la sintesi con la quale l'Assessore si propone, che potrebbe essere anche prospettiva di efficienza e di concentrazione.

Ho il sospetto, leggendo i contenuti e partendo da alcune inesattezze che ci sono già nella parte preliminare, dove si parla di una situazione molto difficile che deve tener conto dei prezzi delle materie prime che sono molto alti, con nuove tensioni inflazionistiche, quando stiamo vivendo in questi ultimi mesi evoluzioni e cambiamenti economico finanziari molto repentini, ma al di là di queste che sono questioni di forma e non di contenuto, io per la decima volta o per l'undicesima (se ha più piacere il Presidente del Consiglio) approccio questo bilancio mettendomi dalla parte di chi lo deve gestire, mettendomi nelle condizioni di dire cosa avremmo fatto noi se fossimo stati al governo.

Devo dire quello che abbiamo già anticipato: purtroppo non abbiamo visto, ma forse i tempi non sono stati sufficientemente lunghi, cinque mesi di questo governo preso da mille problematiche come quelle che ci sono state ad agosto, settembre, ottobre. Noi non vogliamo non riconoscere che siamo in una situazione di un cambio di guida al governo regionale, in un contesto molto difficile, altrimenti non saremmo intellettualmente corretti, però aprendo il bilancio ci saremmo aspettati decisamente qualche spunto più concreto di cambiamento. Al momento questi spunti noi non li vediamo, ma non vogliamo essere demagogici o per una opposizione da teatrino della politica; vorremmo come sempre dare una visione diversa, dicendo quello che avremmo fatto noi rispetto all'utilizzo di questo bilancio.

Partiamo dal presupposto che questo bilancio deve affrontare alcuni grandi temi. Il primo grande tema è quello dell'urgenza nel breve tempo, che è l'attuale crisi finanziaria che è diventata economica e che sta attanagliando tutti i bilanci di tutti gli organismi istituzionali, a cominciare da quello europeo. A questo proposito sul Sole 24Ore di stamani si leggeva anche lì della pochezza di idee, nel senso che anche il bilancio europeo parte dal presupposto di investire circa 200 miliardi di euro, di cui il 70 percento a carico degli stati, il 30 percento a carico della Comunità Europea. Si leggeva della perplessità legata a queste decisioni che Barroso avrebbe preso con la sua commissione, di poca iniziativa, di un'arrendevolezza dovuta al fatto che l'Europa politica ancora non esiste, mentre esiste un'Europa istituzionale che è ancora governata da quelle quattro o cinque grandi economie europee che certo non hanno lasciato a Barroso la leadership politica. Così come la Merkel, anche Sarkozy e lo stesso Berlusconi hanno fatto pressione sulla Comunità Europea, per mantenere le decisioni politiche ancora a sé legate, per non parlare dell'Inghilterra. Il bilancio europeo presenta una continuità che mal si accosta alla crisi urgente economica che è in atto.

A questo grande tema invece credo che il ministro Tremonti, con tutti i suoi limiti, abbia tentato di dare risposta, magari facendo delle scelte poco condivise: l'ultima polemica in queste ore è quella (credo marginale) di 170 milioni di IVA che gli abbonati di Sky dovrebbero pagare in più. Ma fra queste scelte ce ne sono state molte altre che hanno dato il senso di voler intervenire in maniera urgente su un problema che è urgente!

Per quanto riguarda il bilancio regionale, la prima preoccupazione nostra è quella di andare a ricercare in termini di importanza e di urgenza quale sia stato il cambiamento di rotta che l'attuale giunta abbia dato a questo bilancio, per affrontare l'urgenza economico finanziaria di questa regione. E qui l'unica voce che fa riferimento a queste decisioni è quella dei famosi 3 milioni di cui si è parlato in questi giorni. So che ieri c'è stato (a mio avviso in maniera tardiva) un incontro con le parti economiche e sociali di questa regione, per capire cosa fare: credo che sotto questo aspetto il bilancio non ci dia la soluzione, una serie di soluzioni concrete e condivise. Infatti la crisi in questo bilancio, a parte l'accantonamento dei 3 milioni che a mio avviso sono un po' pochini, se pensiamo che con questa cifra dovremmo dare una mano importante all'economia, alle famiglie, alle piccole imprese, al commercio, al turismo che in questo momento forse si aspettavano delle decisioni più concrete. Fra l'altro ho avuto modo - ma credo che abbiate avuto modo anche voi - di leggere il documento delle Regioni e delle Province autonome, che è stato sottoscritto anche dalla nostra Giunta, alla conferenza unificata straordinaria sulle problematiche relative alla crisi economico finanziaria. Oltre alla premessa di tutte le condivisioni delle visioni che le Regioni a statuto speciale e le Province autonome hanno voluto mettere in questa relazione, c'è un interessante elenco di decisioni che le Regioni hanno preso che vi invito a leggere, fra l'altro firmate il 20 novembre 2008, dieci giorni fa. Decisioni che le Regioni avevano messo in atto prima di incontrarsi in questa straordinaria riunione e una conferma che il nostro bilancio non affronta con tempestività, ma neanche con energia la problematica della urgenza di breve della crisi economica della nostra regione, la si ha proprio confrontandoci con le decisioni che le altre Regioni hanno preso, Regioni anche storicamente a noi note come Regioni burocratiche, lente, in attesa sempre che lo stato decida i trasferimenti... Invece con mia sorpresa ho visto che pur nella pochezza delle loro risorse, rispetto alle disponibilità che abbiamo, Regioni come Lazio, Puglia, oltre a quelle classiche come Piemonte, Lombardia e Veneto, si sono presentate già con delle decisioni prese. Leggo quello della regione Piemonte: linee di azioni prioritarie condivise dal comitato anticrisi, potenziale sistema dei fidi bancari, provvedimenti per l'utilizzo delle risorse della banca europea per gli investimenti, avviare con urgenza insieme al sistema bancario un monitoraggio della situazione, attivare per i mutui provvedimenti che riducano i tempi di pagamento degli enti regionali, quindi si sono posti loro il problema di come far arrivare le risorse che devono le Regioni ai cittadini, addirittura anche mettendo in conto gli anticipi che le Regioni a nome dello Stato possono fare per quanto riguarda le attività di recupero dei crediti, riunioni con le fondazioni bancarie per misure a sostegno del reddito. Adesso non vado nello specifico, ma sono azioni molto concrete e significative. Lo stesso dicasi per la Sardegna che ha messo subito un sostegno alla liquidità per le imprese, incremento degli investimenti pubblici in infrastrutture, cioè decisi piani di investimenti infrastrutturali nell'arco di 20 giorni, che diano l'idea della disponibilità di risorse e di investimento in quella regione, sostegno al disagio socioeconomico. E poi regione Toscana... guardate, potreste leggere di tutti i colori politici, ma tutte hanno preso decisioni importanti con significativa tempestività e stanziamento di risorse importanti con gli esigui bilanci che loro hanno.

Quando arriviamo alla Valle d'Aosta ci sono tre righe: la Regione ha stanziato un fondo specifico ammontante a 3 milioni di euro, destinato alla adozione di misure per contrastare la crisi socioeconomica e finanziaria, sarà costituita una forma di garanzia sul capitale maturato a favore degli iscritti alle forme di previdenza integrativa nei settori pubblico privato. Per quanto riguarda lo specifico, ci saranno delle riunioni. Eravamo il 20 novembre, la nostra Regione aveva immediatamente stanziato una risibile cifra di 3 milioni - pensate al bilancio da 1600 milioni di euro - per affrontare la crisi, e non solo sono poco ma anche senza grandi idee, a nostro avviso. Le idee dovrebbero venir fuori dalla concertazione, dall'ascolto del sistema economico valdostano, che non ha fatto altro (ieri vi siete incontrati) che ripetere cose che stiamo ascoltando con la nausea ormai da anni: la difficoltà del credito, la necessità di intervenire in termini importanti per gli investimenti a favore della piccola e media impresa... Cioè cose che non ci voleva la riunione di ieri per conoscerle, perché questo governo che è la continuità di quello precedente, che è la continuità di quelli precedenti, conosce perfettamente. Anche perché in questa regione quello che non manca sono i tavoli di confronto, fra il patto per lo sviluppo, la Confindustria, i sindacati che si riuniscono praticamente tutte le settimane, Centro sviluppo, Finaosta che dovrebbe essere l'ente di monitoraggio della economia e della finanza valdostana, cioè non avevamo bisogno della riunione di ieri per scoprire quali avrebbero potuto essere interventi importanti e con cifre diverse, quelle che almeno noi ci aspettavamo per affrontare quella che consideriamo una crisi che va affrontata con tempestività e risorse importanti, non risibili come quelle che abbiamo visto lì, e naturalmente con innovazione.

Se c'è una cosa che ci ha sorpreso in questo bilancio è la scarsa innovazione, perché al di là delle annunciate innovazioni della forma che vedremo nei prossimi anni, sotto l'aspetto della innovazione agli investimenti abbiamo sentito una serie di posizioni espresse anche dall'Assessore al bilancio. Rispetto a queste posizioni, non c'è nulla di personale se non di dire che ci aspettavamo la venuta in commissione, la presentazione di una serie di iniziative importanti, urgenti, concrete che a nostro avviso in questo bilancio non ci sono: non sto dicendo che non si è fatto nulla, perché poi avremo modo, entrando nei singoli settori, di evidenziare tutta una logica.

Questo per quanto riguarda il primo grande tema, che non vediamo risolto e ci preoccupa in questo senso, cioè l'approccio al momento contestuale urgente. Una motivazione abbiamo provato a darcela. In realtà questa Regione, per tutto il resto del bilancio, dà una certa continuità di sostegno a tutta una serie di argomenti ritenuti da questa maggioranza nel suo programma e nei programmi precedenti assolutamente prioritari. Il grosso delle risorse viene speso nell'assistenza sociale e sanitaria, nella scuola e nella pianificazione del sistema scolastico, e tutto il resto viene suddiviso nei comparti storici: industria, turismo, commercio, artigianato. In questo bilancio c'è chiara la volontà - legittima - di mantenere forte una qualità del servizio sociale, sanitario e scolastico molto forte sul territorio, quello che voi chiamate l'attenzione alla persona. A nostro avviso questa attenzione che divora decisamente tante risorse per scelta politica intanto non è all'altezza delle risorse che investiamo in questi settori. È sufficiente andare a leggere le tabelle comparative che ormai tutte le società di consulenza, da Nomisma al CGEIA di Mestre, fanno quando comparano la spesa pubblica delle varie regioni destinando nei vari comparti le cifre pro abitante. Noi siamo ai vertici di tutte le classifiche di spesa per abitante, così come siamo ai vertici dello sforzo che l'amministrazione pubblica fa in questa regione rispetto al numero degli abitanti. È sufficiente ricordare che il personale pubblico per ogni 1000 abitanti della Regione Valle d'Aosta è di 76 persone per 1000 abitanti, contro una media italiana di 55. Le regioni più a noi vicine sono Trento, anch'essa Regione autonoma - guarda caso - 71, Bolzano 71, poi si scende a Friuli Venezia Giulia 69, Sicilia 60, Sardegna 65. Come vedete, tutte le Regioni autonome hanno una maggior presenza di apparato pubblico rispetto alle Regioni a statuto ordinario che sono più distanti da noi. La spesa pubblica primaria in percentuale sul PIL per quanto ci riguarda è del 62,8, per le regioni ordinarie è del 42,9.

Qualcuno mi verrà a dire: ma noi abbiamo all'interno di questi dati anche le competenze che le altre non hanno; no, sono state scorporate, percentualmente ricalcolate come ha fatto questo studio del CGEIA di Mestre, che ha fatto un lavoro molto puntuale. La quota di risorse regionali devolute dallo Stato sul totale, per quanto riguarda i cittadini valdostani è di 79 punti, contro gli 86 di Trento, 85 di Bolzano, 71 Friuli Venezia Giulia, uguale a noi la Sicilia e superiore a noi la Sardegna. La media contro il nostro 79,4 dei cittadini italiani per devoluzione di risorse finanziarie dallo Stato, ai cittadini della singola provincia e regione è di 49 nelle regioni ordinarie contro i nostri 79, e quasi tutti molto alti quelli delle Regioni autonome.

Spesa sanitaria: il nostro Assessore sa che ogni volta che si incontra con gli altri assessori della sanità delle altre Regioni è privilegiato in questo senso, perché contro i 1.989 euro, quasi 2.000 euro, pro abitante di spesa sanitaria che abbiamo, le altre Regioni a statuto ordinario hanno 1.700 euro di spesa sanitaria. La spesa pubblica per l'istruzione: anche qui l'Assessore sa di confrontarsi senza confronto rispetto agli altri assessori all'istruzione, arrivando fino a 1.392 euro per abitante, contro i 934 euro degli altri. Questi sono dati che conosciamo, sappiamo di avere una maggiore disponibilità di risorse e di spendere di più per quanto riguarda l'apparato pubblico pro capite per abitante, per quanto riguarda la spesa sanitaria pro capite per abitante, per quanto riguarda la spesa scolastica pro capite per abitante, rispetto a quelle ordinarie, ma certo fra le più alte in Italia.

La riflessione che ogni anno facciamo è: ma rispetto a questo ingente investimento che è del 30-40 percento in più rispetto a tutti gli altri, abbiamo questa eccellenza? Credo che qui il dibattito sia aperto, con il nuovo Assessore e con l'Assessore alla istruzione, che è giovane ma già di seconda esperienza, abbiamo aperto un confronto sulla qualità e sull'eccellenza di questi sistemi, perché è evidente che se abbiamo delle spese procapite così alte, quello che vogliamo aspettarci è una eccellenza che sia diversa rispetto alle altre. Se confrontiamo la nostra sanità rispetto agli altri modelli di eccellenza, che spendono meno di noi, certamente abbiamo ampi spazi di miglioramento, così come abbiamo potuto accertare e condividere anche con l'Assessore alla cultura che, nonostante il nostro ingente investimento che è anche giustificato dal nostro sistema di montagna che è più costoso di altri sistemi di pianura, la qualità dei diplomati e dei laureati della regione Valle d'Aosta non ci permette di guardare al futuro con grande serenità, perché non pronunciamo delle eccellenze qualificate in termini di produzione formativa. Sappiamo quanto la cultura sia determinante per il futuro, quanto la sanità sia determinante per la percezione della presenza e del ritorno del pagamento delle tasse da parte dei cittadini, perché se c'è una cosa che un cittadino rileva nel confronto fra soldi versati in tasse e servizi ricevuti dall'ente pubblico, il pronto soccorso è uno di quei centri sensibili dove il cittadino misura la sua soddisfazione rispetto alle tante tasse che paga e rispetto al servizio che gli viene reso.

Tutto questo ragionamento tenendo presente che possiamo far fronte a questo procapite di spesa molto alto, alla luce di un bilancio che nella parte entrate si compone... non parlo in termini di cifre, perché i miei colleghi entreranno nel dettaglio delle cifre, ma faccio un ragionamento economico finanziario di comparazione con il resto del mondo. Quando si parla di modello di società valdostana ogni tanto qualcuno esce sui giornali dicendo: noi abbiamo un modello di autonomia che potrebbe essere esportato in tutto il mondo. Io continuo a sostenere che il nostro modello di autonomia è irreplicabile, perché se replicassimo questo modello di autonomia per venti regioni, lo stato italiano sarebbe già fallito, saremmo forse già dipendenti di Gheddafi; se poi volessimo esternalizzare questo concetto di autonomia in tutte le regioni d'Europa, saremmo conquistati dalla Cina tempo due ore, il tempo di controllare i bilanci che sarebbero in rosso!

Perché dico questo? Perché non dobbiamo dimenticare che se oggi abbiamo un bilancio da 1,6 miliardi di euro, che entrano nelle casse della Regione - quest'anno aumenta l'incasso delle entrate del 3 percento: così ci ha detto l'Assessore dandoci i dati di aumento del bilancio - per effetto del versamento delle tasse che i cittadini valdostani e le imprese che risiedono in Valle d'Aosta hanno versato nelle casse dello stato prima stornate per nove decimi alla Regione, non dobbiamo dimenticare che siamo di fronte a un'opportunità di tassazione sul territorio che è la sesta tassazione al mondo. Nell'altro Consiglio discutevamo con il collega Donzel, che ricordava che siamo... no, io ricordavo che eravamo il sesto paese su 180 al mondo misurati per livello di tassazione, perché superiamo abbondantemente il 43 percento di qualunque tipo di reddito medio, rispetto a un quarantesimo posto sempre su 180 più misurati del mondo in termini di competitività, cioè siamo competitivi come l'Uganda, ma spendiamo come le più alte democrazie del mondo; siamo il sesto paese per tassazione e il quarantesimo per competitività. È evidente che questo crea al paese Italia una certa difficoltà, perché se poi con il 43 percento di tassazione che è sesta tassazione al mondo, non riesce a far fronte a tutte le spese e non ha le risorse a livello Italia per fare gli investimenti, significa che Berlusconi ha un grosso problema e Tremonti ne ha uno ancor più grosso, quello da una parte di non indebitarsi di più, perché siamo il terzo paese indebitato del mondo, dall'altra parte necessita di investimenti, ma per gli investimenti non avanzano soldi, perché la spesa per l'apparato pubblico, dice Brunetta, è fuori controllo.

Ma veniamo a noi, che invece apparentemente abbiamo una situazione diversa e addirittura parliamo di avanzi di bilancio. L'Assessore correttamente - e questa è un'altra innovazione di cui devo dargli merito - ha messo a bilancio l'avanzo di 160 milioni, perché non abbiamo speso tutti i soldi che avevamo nel 2008. Allora, se colleghiamo queste riflessioni, siamo il sesto paese al mondo per tassazione (ricordo che la tassazione non la decide la nostra Regione, la decide Roma), quarantesimo posto per competitività, non ci sono soldi...

(interruzione di un Consigliere, fuori microfono)

...bisogna far pagare le tasse, ma chi ci ha provato sa quanto è difficile. Adesso Tremonti dice: deleghiamo alle Province, Comuni e Regioni l'accertamento dell'evasione, perché chi meglio degli enti sul territorio possono conoscere se Lattanzi gira con l'Audi e se la può permettere, piuttosto di uno che gira con il Ferrari e dichiara 7.000 euro di reddito? Voi sapete che in questi giorni si sta riformando tutto l'apparato dell'Agenzia delle entrate a livello statale per creare delle agenzie più vicine al territorio e più efficienti per l'accertamento della evasione, ma sappiamo che questa è una lotta che nei prossimi 3-5 anni porterà i suoi frutti in prospettiva. Al momento abbiamo un livello di tassazione che strangola cittadini e imprese, perché quando si parla di non arrivare a fine mese è perché si prende la busta paga e si scopre che la metà va in tasse e con la metà che resta in tasca non si arriva a fine mese, come dipendente privato e pubblico. Se poi andiamo ai cittadini che ieri hanno pagato l'F24, cioè tutti i lavoratori autonomi, le imprese e le aziende che ieri hanno pagato l'anticipo delle tasse per il 2009, sappiamo che molti sono andati in banca ieri mattina a chiedere un prestito per far fronte alle tasse che avevano da pagare, per le quali non avevano i soldi! Perché l'economia è difficile, i pagamenti arrivano in ritardo, nonostante Tremonti abbia annunciato di pagare l'IVA solo a fattura incassata: è una piccola boccata di ossigeno, ma non è risolutiva di un sistema economico che è schiantato!

La Valle d'Aosta oggi nel suo bilancio, capitolo I entrate, può beneficiare di una tassazione senza precedenti, che immagino non possa mantenersi, perché se continuiamo ad essere il sesto paese per tassazione, credo che l'Italia non esisterà più fra dieci anni, perché non avrà le risorse per poter investire. Occorre abbassare le tasse e questo lo si può fare solo diminuendo la spesa pubblica, e allora tutti i Brunetta e tutte le Gelmini che ristrutturano e tutti i ministeri che a Roma stanno cercando di ristrutturare, vanno nella direzione di creare le condizioni perché, appena ci sarà un minimo di risorse, si possano fare gli investimenti e facendo gli investimenti si possa aumentare il PIL, aumentando il PIL far entrare risorse finanziarie aggiuntive che permettano di abbassare le percentuali di tassazione dal 43 al 42, da 42 a 41, da 41 a 40 per arrivare - come dice Berlusconi - alla fine del quinquennio al di sotto del 40 percento. Certo, è un desiderata, ma perché c'è una situazione straordinaria, una crisi economica senza precedenti, con uno stato fortemente indebitato, con una alta tassazione e una scarsa competitività.

Nei prossimi 24 mesi in Italia si darà vita al federalismo fiscale. In questo bilancio non c'è traccia di questa consapevolezza, del fatto cioè che il federalismo fiscale - che sia nei prossimi 24 mesi, che sia nei prossimi 36 mesi, ma certamente all'interno di questa legislatura - cambierà radicalmente le condizioni di bilancio della nostra regione. Questa consapevolezza a noi non pare essere compresa. Non so voi come immaginate il federalismo fiscale. Abbiamo avuto una serie di incontri nel nostro partito: quello che ascoltiamo ci dice che il federalismo fiscale è una compartecipazione di tutte le Regioni a un unico bilancio statale, una devoluzione dei poteri e delle fiscalità alle Regioni che però devono tener conto, al di là della solidarietà di cui tanto si parla, che le Regioni maggiormente ricche dovranno nei loro avanzi di bilancio aiutare quelle più in difficoltà, perché c'è una parte del paese che si è mangiata quarant'anni di risorse senza un minimo di capacità di reagire, per cui adesso abbiamo due scelte, o mettiamo un muro da Bologna in giù, oppure investiamo ancora (come dice qualcuno) oppure (come dicono tutti) cerchiamo di salvare una parte del paese che non è un peso, ma può diventare una risorsa, perché il sud non ha solo una potenzialità turistica e commerciale, ma ha anche tante risorse (gas e petrolio) che stanno diventando importanti anche per il nostro paese. Quindi, se abbiamo la necessità di costruire quello che la sinistra chiama un federalismo solidale, dovremmo anche ricordarci quello che dice anche la destra, cioè che federalismo significa che la famiglia si riunisce e dice: signori, da oggi ognuno per sé e Dio per tutti, ognuno vive di quello che produce, tutti però mettiamo a cassa comune una quota di solidarietà per aiutare i fratelli che fanno più fatica. Bene, però abbiamo due capitoli di spesa che non è che possiamo dire che rimangono allo Stato: il debito pubblico e l'INPS. Non sento parlare di questa cosa e mi preoccupo, perché sembra che non ci sia consapevolezza che il federalismo significa dividere gli utili (cioè ognuno lavori con quello che produce, faccia fronte alle sue esigenze del territorio con la sua capacità di creare sviluppo), ma anche che il debito pubblico dello Stato che è di 2,5 milioni di miliardi delle vecchie lire, che produce interessi pari a due finanziarie ogni anno, quel debito pubblico quando si dovranno dividere le torte qualcuno se lo dovrà prendere. O pensate che rimane il cerino in mano a chi rimane a Roma, chiunque esso sia, Berlusconi oggi e Veltroni domani? Se lo Stato diventa federale, si dividono le competenze, si vive delle risorse del territorio, si partecipa ad aiutare le regioni più deboli, ma si dividono anche i debiti, perché il debito pubblico e l'INPS lo hanno "puppato" anche i valdostani, o no?

Ho assistito ad un convegno dove Tremonti fece vedere come nacque il debito pubblico in Italia dal 1973 in avanti: l'esplosione dopo le rivendicazioni sindacali degli anni '68-69-70-71, la prevalenza dei diritti, il cedimento della DC, il patto scellerato del pentapartito, la comunione di intenti fra la maggioranza DC e l'opposizione comunista che si mettevano d'accordo per spartirsi qualunque cosa, banche, finanza, regioni, mezzogiorno e che si sono mangiati tutto. Quel debito è stato in gran parte costruito attraverso la gente che andava in pensione a 40 anni, questo era solo sette anni fa, ma c'è ancora qualcuno che va in pensione con gli stessi anni in qualche settore particolare. Poi gli interessi sul debito: siccome i soldi lo Stato non li aveva per far fronte a questi costi esponenziali in queste voragini di bilancio, dove non c'era l'Europa che controllava, si stampava carta che i cittadini prendevano, versavano i loro risparmi allo Stato, con BOT, CCT, BTP, a tassi di 8, 9, 10 percento reali. Mia mamma, senza essere un consulente finanziario, dava i soldi allo Stato e si portava il 10 percento netto senza fare nessuna fatica; dico mia mamma per dire le famiglie italiane. Pertanto i cittadini italiani hanno incassato centinaia di miliardi di interessi a sconto del debito pubblico, che è diventato esplosivo!

Oggi quando andiamo a dire federalismo delle Regioni, qualcuno parla di federalismo del debito? Ho sentito in questi giorni, quando si parlava lunedì nell'incontro organizzato dalla Presidenza del Consiglio, dell'Italia federale, qualcuno che ricordava sommessamente che la Valle d'Aosta versa circa il 70 percento delle risorse INPS, necessarie al pagamento del 100 percento dei 37.000 pensionati che prendono mediamente 700 euro anche in Valle d'Aosta e producono un ammontare insufficiente al pagamento delle pensioni stesse: fra i contributi incassati e le pensioni pagate c'è uno sbilancio di 160-170 milioni di euro l'anno! Non so se a Roma diranno con quell'1 percento "facciamo tutto noi": gli esteri, la difesa, le pensioni, il debito pubblico (chiunque governi). Quando faremo il federalismo in Italia, lasciamo stare la parola fiscale, ma federalismo vuol dire condividere un paese con responsabilità territoriali, un territorio che si governa in termini frazionati, che per molte competenze si accomuna, ma ha la responsabilità della gestione del territorio come abbiamo noi come Regione, poi che siano speciali o ordinarie alla fine è "tu vivi di quello che crei nel tuo territorio": se ce la fai bene, se fai plusvalenza partecipi a quelli che non ce la fanno, se non ce la fai lo Stato ti darà una mano ma sarà un aiuto limitato. Certo il sud si deve scordare trasferimenti a pioggia senza vincolo, perché le Regioni più virtuose diranno: ti do i soldi, ma cara Roma dimmi dove vanno a finire, cosa producono e in quanto tempo. È evidente che federalismo è uguale a responsabilità e qualche classe politica dirigente di qualunque longitudine deve affrontare il concetto della responsabilità, perché non si può sperperare denaro e dire che poi ci pensa Pantalone.

Sommessamente, guardando il triennale, dico: nel 2009 mettiamo a bilancio 160 milioni di avanzo; c'è scritto nella relazione che prudenzialmente non mettiamo i prossimi avanzi; sappiamo che in queste ore i nostri parlamentari, Nicco e Fosson, sono impegnati a fare in modo che la nostra Regione non debba lasciare vincolati gli avanzi di amministrazione, sia per i progetti finanziati con la Comunità Europea, sia per gli investimenti strutturali che la Regione potrebbe fare, perché al momento gli avanzi di bilancio li dobbiamo tenere congelati per compensare i disavanzi di bilancio di altre Regioni che hanno disavanzi, e questo per rispettare il patto di Bruxelles. In queste ore la battaglia è importantissima: con il Presidente della Giunta siamo impegnati, affinché si possa pensare di portare a casa, dopo l'emendamento Nicco, anche un emendamento al Senato che modifichi la finanziaria. È una partita difficilissima: speriamo di riuscire a vincerla, ma qui stiamo parlando di avanzi di bilancio che per i prossimi anni, in forza del patto di stabilità, non vengono messi a bilancio.

Ma quello che non vediamo - e qui vengo al dunque di questa manovra finanziaria - è che noi per 10 anni abbiamo sostenuto che in questa regione non si investiva abbastanza, o meglio, questa Regione, quando parla di investimenti, l'investimento più grosso che fa è nelle opere pubbliche per il riassetto idrogeologico del nostro territorio. È vero che mettere a posto frane, mettere paravalanghe, costruire strade, crea nel breve una certa economia; è una operazione keynesiana: tu fai lavorare le imprese, cementifichi la regione, giri lavoro. Ricordo quando ci fu l'alluvione del 2000: per qualche bilancio i soldi hanno dato impulso all'economia. I PIL di quei due anni erano importanti, perché arrivando risorse dallo Stato (c'era il governo Berlusconi) con una serie di finanziamenti straordinari per affrontare l'alluvione, il denaro circolava, le imprese lavoravano e tirando su muri, mettendo a posti strade e acquedotti, alla fine i soldi giravano. Ma se oggi dovessimo chiederci: quelle infrastrutture, quegli interventi, al di là della economia di breve in prospettiva, quanto PIL stanno creando oggi? È zero! Anzi, la manutenzione di quelle opere rappresenta un costo.

Quindi quando si parla di investimenti infrastrutturali, uno immagina l'aeroporto (e ci siamo), immagina il trenino di Cogne, poi altre strutture che siano pensate per produrre economia?

(interruzione del Consigliere Agostino, fuori microfono)

...cosa vuol dire? Agostino, fammi l'elenco delle opere infrastrutturali che abbiano creato una condizione, oltre alle rotonde che abbiamo fatto e che faremo con il contributo dell'ANAS. Ricordo che la settimana scorsa l'ANAS ha stanziato dei 240 milioni a livello nazionale, 120 milioni solo per la Valle d'Aosta: il vituperato Stato italiano che non ci guarda mai, ma metà del bilancio ANAS 2009 è stanziato per la Valle d'Aosta... Dicevo, quando si parla di investimenti, si parla di opere che hanno la prospettiva di dare un impulso alla economia di questa regione. Prendiamo atto che per investimenti in questa regione si parla di tenere il nostro territorio in sicurezza, certo, ma se tutti gli investimenti della Regione sono finalizzati solo a quello, noi solleviamo una perplessità legata al fatto che quelle opere, al di là di una operazione di economia di breve, non creano impulsi di medio-lungo termine. Spero che l'Assessore mi contraddica su questo aspetto, perché avrei riflessioni diverse da quello che ho nel cervello, alla luce delle analisi che abbiamo fatto in questi anni.

Gli altri temi come vengono affrontati su questo bilancio? Adesso non voglio più stancare i colleghi, pertanto chiudo le riflessioni che erano di premessa su alcuni aspetti. In questo bilancio si dovrebbe affrontare industria, turismo, commercio, artigianato e agricoltura in una unica filiera, che permetta di avere una idea di sistema Valle d'Aosta di tipo economico. Oggi abbiamo una industria che è sganciata dal resto della situazione, in grave crisi: possiamo ufficializzare - Presidente - che gli ultimi venticinque anni di investimenti in bassa valle sono stati un fallimento? È ufficiale. Qualcuno aveva avuto vent'anni fa l'intuizione di pensare alla bassa valle come a un polo di sviluppo tecnologico; io avevo visto con perplessità gli accordi con Olivetti, perché De Benedetti non mi piaceva, mi dava (e mi dà) l'impressione di un finanziere più che di un industriale (non gli ho mai visto fare grandi operazioni economiche, ma grandi operazioni di finanza), ma quando ci fu l'accordo che la Regione investiva in una serie di aziende che sviluppavano ricerca e tecnologia, dissi da cittadino (all'epoca ero fuori dalla politica): mi pare una bella idea. Oggi credo che siamo l'unica regione al mondo che, avendo puntato in tempi non sospetti sullo sviluppo tecnologico, sull'informatica, sul digitale, sia stata spazzata dal mercato! In bassa valle, l'Aosta Valley (come la Silicon Valley) non è decollata e qui bisognerebbe fare un dossier per ricostruire almeno la verità storica e anche politica di chi ha fatto quelle scelte scegliendo quelle aziende, di chi ha fatto andare in malora una opportunità che oggi può essere per la bassa valle l'unica occasione di sviluppo! E infatti è talmente vero, che oggi stiamo ridiscutendo della opportunità di investire in aziende che portino ricerca e tecnologia in bassa valle. Si è persa in vent'anni una occasione pazzesca, ma prima o poi ci ricorderemo anche i soldi che abbiamo messo lì? Si parla di 2-300 milioni di euro solo per far partire le start up, che la Regione ha dilapidato!

Chi ha sbagliato? Finaosta che faceva le valutazioni o i dirigenti della Regione che dicevano che i progetti erano buoni, gli imprenditori che erano dei delinquenti che venivano qui con buchi a casa, si facevano finanziare e con quei soldi coprivano i buchi che avevano altrove e non sviluppavano, che promettevano di mantenere l'occupazione, la ricerca e lo sviluppo ma poi licenziavano, e i sindacati che per garantire l'occupazione costringevano la Regione a continuare a versare... Qui ci sono una serie di responsabilità condivise che prima o poi sarà opportuno analizzare, ma sulla'industria oggi guardo il bilancio: abbiamo delle briciole a detta anche di Confindustria, abbiamo dei capitoli di spesa per investimenti nella ricerca, ma che sono marginali se pensiamo che possano creare le condizioni per attrarre aziende per mettere in valle la loro attività, la loro sede fiscale e avere dei benefici da parte di Finaosta.

Sul turismo è stata annunciata una mezza rivoluzione: al momento siamo a uno studio da 150.000 euro, l'ennesimo studio che ci dirà esattamente... Assessore Marguerettaz, se dava a me 1.500 euro andavamo una sera a mangiare a Chamonix io e lei, e io assieme a Cleto Benin le raccontavamo tutto quello che sta per arrivare nello studio che lei sta pagando 156.000 euro, perché tanto saranno le stesse identiche criticità e difficoltà che il turismo ha in valle da vent'anni! Niente di nuovo sotto il sole, non si faccia illusioni, avrà uno studio in più e potrà dire: ho fatto uno studio in più proprio del 2008, ma che sarà uguale a quello del 2007, del 2005, quello del 2003 che l'amico Tibaldi ha ricordato l'altro Consiglio, cioè sempre le stesse cose! C'è una bellissima rappresentazione che gira nella Regione, perché bene la rappresenta: quando c'è un problema in questa regione, si fa un tavolo di studio.

Sul commercio abbiamo incontrati i rappresentanti del commercio: ho visto una rappresentanza stanca, il commercio in Valle d'Aosta è schiantato, oppresso dalla competizione, ma soprattutto dai grandi magazzini e da una incapacità a rigenerarsi. Certamente il Comune di Aosta non ha aiutato e su questo fra un anno e mezzo ci saranno le elezioni, vi giudicheranno gli elettori.

Sull'artigianato hanno preso atto che gli stanziamenti dei bilanci precedenti sono stati riconfermati; anche lì ho visto poche idee ben confuse e credo sia dovere dell'amministrazione dare degli input molto importanti. Dobbiamo anche risvegliare una classe imprenditoriale, industriale, artigianale e commerciale che è schiantata da quindici anni di assistenzialismo: su questo ce lo vogliamo dire.

Mi terrò altre considerazioni che aggiungerò nel corso del dibattito. Ringrazio i colleghi per avermi ascoltato, so anche di averli tediati ma sono convinto che queste riflessioni possano essere utili non tanto per questo bilancio, sul quale annuncio non andremo a presentare duecento emendamenti, perché siamo consapevoli che come Tremonti tiene il bilancio blindato, anche questo bilancio è blindato, non faremo ostruzionismo quindi in emendamenti, ma faremo delle proposte che speriamo possano essere accettate.

Président - La parole à la Conseillère Carmela Fontana.

Fontana (PD) - Visto che ci va un po' di coraggio, mi faccio coraggio!

Signor Presidente, care colleghe e cari colleghi, questo primo bilancio della legislatura è particolarmente importante, perché dovrebbe realizzare i punti più rilevanti del programma del governo regionale costituitosi dopo le elezioni. Ci si aspetta in questi casi un bilancio coraggioso, che affronta i problemi più importanti ed avvia le riforme più difficili e le infrastrutture più complesse. È evidente invece che il bilancio presentato da questa maggioranza è una sbiadita fotocopia dei bilanci precedenti delle giunte Caveri e Perrin. Nulla di nuovo, nulla di rilevante, nulla di utile per aiutare la Valle d'Aosta a riprendere il cammino dello sviluppo e per aiutare le famiglie valdostane in difficoltà a causa della recessione, parola nemmeno citata dalla relazione dell'Assessore alle finanze. Eppure la recessione c'è in Valle d'Aosta come nel resto d'Italia. Ci sono le industrie che chiudono e che utilizzano la cassa integrazione, come l'Olivetti, c'è la difficoltà quotidiana dei pensionati, degli invalidi, delle famiglie a basso reddito, la povertà avanza anche in Valle d'Aosta come nel resto d'Italia. Le preoccupazioni maggiori, dice l'Assessore, sono la crisi finanziaria e il tipo di federalismo fiscale che la forte maggioranza di centro destra nazionale potrebbe partorire nei prossimi mesi.

Del primo punto ho già detto: la Giunta regionale farebbe bene a tenere in conto che non siamo in presenza solo di una crisi finanziaria, ma di una grave recessione economica dalle conseguenze non facilmente prevedibili, ma certamente pesanti. Sappiamo bene cosa significa che le vendite di auto in Italia siano calate del 29,5 percento, uno dei dati peggiori degli ultimi venticinque anni.

Del secondo punto, il federalismo fiscale evidenzia come questa maggioranza e la squadra che governa pensi sempre e soltanto in modo assistenzialistico, alla vecchia maniera. Ci toglieranno delle entrate e ci obbligheranno a rinunciare ai fondi dell'IVA di importazione per solidarietà con le regioni del sud: queste sono le vostre preoccupazioni. Dovreste invece preoccuparvi di fare investimenti, di potenziare le nostre infrastrutture, di finanziare la scuola e la ricerca, di sostenere i nostri imprenditori, perché lo sviluppo della regione riparta su basi solide, legate dalla economia reale, e non su incerti finanziamenti di uno Stato gravemente indebitato e con una credibilità finanziaria in rapido declino. Questo si dovrebbe fare e invece, con la faccia più ingenua del mondo, ci presentate un bilancio con un avanzo di amministrazione di 160 milioni di euro, cioè voi dite senza vergogna che ci sono in bilancio 160 milioni di euro e non sapete cosa farne.

Vi do qualche idea. Con 160 milioni di euro si raddoppia e si elettrifica la ferrovia fino a Ivrea e così molti più turisti potranno venire ad Aosta in tempi ragionevoli, molti più studenti potranno frequentare la nostra università, molte più materie prime potranno arrivare ai nostri industriali con costi minori, rendendoli più competitivi. E a tutti i valdostani permetterebbe di risparmiare quando devono andare a Torino o a Milano, perché potranno usare il treno e non l'auto, che è anche più ecologico. Con 160 milioni di euro si può fare un bell'ospedale nuovo, un'urgenza sanitaria, perché non è accettabile la vostra scelta di continuare un pezzo qui un altro là, o modificare, ampliare e complicare l'ospedale di viale Ginevra che ormai ha dato quello che doveva dare, dopo 66 anni di onorato servizio. Pazienti e operatori vivono da quindici anni in un cantiere, di cui nemmeno voi siete in grado di capirne l'evoluzione. Con 160 milioni di euro si può diventare proprietari delle autostrade valdostane e del traforo del Monte Bianco, non con quote di minoranza come adesso, ma con quote di maggioranza, che ci permettono di abbattere i costi per i residenti, di aprire il tratto Aosta est - Aosta ovest come tangenziale gratuita del capoluogo regionale, di prevedere tariffe agevolate transfrontaliere per sviluppare commerci e scambi economici con le comunità francesi e svizzere confinanti.

Quante cose si potrebbero fare con 160 milioni di euro! Ci potrebbero essere anche di più, se si chiudesse definitivamente quel buco nero che è il trenino di Pila, per cui prevedete di buttare via nei prossimi anni altri 11 milioni di euro, pur sapendo dalla dettagliata indagine conoscitiva da voi stessi richiesta, che il trenino di Pila non ha alcun futuro, perché era un progetto già debole venticinque anni fa, perché è stato realizzato malissimo, perché non ci sono i margini di sicurezza richiesti attualmente, perché non ci sono margini economici che consentono di prevedere anche solo perdite contenute nella sua gestione.

I soldi del trenino di Pila potrebbero essere spesi molto meglio. Abbiamo una emergenza povertà, soprattutto gli anziani e gli invalidi. Abbiamo chiesto già nella scorsa legislatura un aumento di 700 euro mensili di contributo per il minimo vitale: ci sembra un livello appena accettabile per la dignità dei nostri concittadini. Ribadiamo oggi questa richiesta: trovate le risorse per assicurare a tutti i valdostani che non raggiungono questo reddito mensile l'integrazione fino a 700 euro, o almeno garantitela a persone con più di sessant'anni, che difficilmente possono migliorare con un lavoro la propria posizione, e agli invalidi per cui è prevista l'assunzione obbligatoria, visto che malgrado le leggi in oltre 400 non trovano un lavoro.

I soldi del trenino di Cogne basterebbero e ne avanzerebbero ancora. Utilizzando meglio i soldi del bilancio regionale si potrebbe migliorare le condizioni di concessione dei mutui per la prima casa; oggi con 70.000 euro del mutuo Finaosta una famiglia non arriva neanche a metà del costo di un alloggio medio e così è costretta ad aggiungere un mutuo bancario ordinario con tutti i costi e i problemi che ben si conoscono. Dovete trovare le risorse per portare a 120.000 euro il finanziamento regionale per la prima casa e non solo per i mutui futuri, ma anche per tutti quelli in essere, in modo da alleggerire le famiglie di buona parte dei mutui ordinari che hanno dovuto accendere. A questo proposito segnalo che il regolamento regionale deve essere totalmente rivisto, perché la situazione è profondamente cambiata e una serie di regole vigenti non corrispondono più alla realtà delle famiglie e della società e sono troppo burocratiche, allungando i tempi dell'erogazione del finanziamento, specie nel caso di costruzione.

Investiamo nelle scuole e negli edifici: se prendiamo le scuole medie superiori vediamo carenze quantitative (mancano aule, palestre e laboratori), sia qualitative (ci sono edifici vecchi e non sempre a norma, e soprattutto dispersi nella città di Aosta). Sarebbe importante trovare il modo di realizzare due o tre edifici nuovi dedicati alle scuole superiori, dotati degli spazi necessari alle lezioni, ma anche a tutta l'attività complementare dall'informatica alla musica, dalle attività sportive alle attività creative.

Investiamo nell'università, che è una bella realtà della nostra regione: anno dopo anno gli iscritti aumentano, aumenta l'attività di ricerca e cominciano ad uscire i primi laureati. Questa è una grande ricchezza per la nostra comunità. Qualcuno si è chiesto ultimamente quale sbocco lavorativo ci può essere per gli studenti valdostani che frequentano la nostra università. È una domanda senza senso. Innanzitutto l'università valdostana è frequentata da molte persone che già lavorano e che attraverso una laurea triennale vogliono migliorare la propria formazione e la propria posizione all'interno della situazione lavorativa in cui operano. Grazie.

Président - La parole au Conseiller Caveri.

Caveri (UV) - Le débat sur le budget régional est le débat politique le plus important de l'année, parce que c'est un peu l'ensemble des activités et de l'action: d'un côté l'action administrative, de l'autre l'action politique.

J'étais toujours curieux dans le passé quand je n'avais pas la possibilité d'être dans le Conseil de la Vallée et que j'avais d'autres responsabilités, du fait que les hommes politiques valdôtains étaient très attachés au fait d'être des administrateurs; parfois je trouvais que cette affirmation était un peu secondaire, dans le sens que premièrement il faudrait être des hommes politiques. Avec l'expérience que j'ai fait en Région, je dois dire que c'est une couple qui est importante parce que d'un côté l'administration nous permet chaque jour d'avoir une action directe, une connaissance des évènements et des faits, de l'autre côté la politique nous permet d'alimenter l'administration de façon positive, en évitant d'être des froids exécuteurs, des espèces de dirigeants de la Région, car parfois il y a ce danger, que les hommes politiques puissent se transformer dans des super dirigeants qui s'occupent de l'ensemble de la politique et de l'administration.

Nous nous trouvons face à un budget qui doit tenir compte d'une crise économique importante, qui intervient sur le monde et sur la Vallée d'Aoste aussi. On avait déjà vu dans les mois passés qu'il y avait quelque chose qui était en train de se passer, une crise annoncée par une série de spéculations dans des différents secteurs. Les denrées alimentaires, par exemple: on a beaucoup discuté en Italie sur le prix de la pâte, en France sur le prix de la baguette, justement on avait eu qu'autour du blé il y avait une spéculation des banques d'affaires qui aujourd'hui sont en crise. On en a discuté en tenant compte des difficultés des pays du tiers monde, de la croissance du prix du riz, avec une polémique parallèle avec les biocarburants. On a vérifié, la Cogne d'Aoste aussi, une augmentation du prix des métaux, de la ferraille, et bien sûr hauts et bas du prix du pétrole, le baril, qui démontre le paradoxe d'une situation internationale, là où on a décidé de baisser le prix car il y avait eu un commencement de baisse de la consommation du carburant, donc ceux qui avaient spéculé sur l'augmentation, ils ont dû réduire le prix du baril.

La même logique spéculative, dans le passé avait touché dans les années 2000 le secteur d'Internet, la soi-disant nouvelle économie; s'il y a eu un changement dans la crise des années 2000 jusqu'à la crise actuelle, c'est que de plus en plus l'économie mondiale s'est bancarisée, un rôle capital des banques. Le secteur bancaire, en partant des Etats Unis à travers le Royaume Uni et puis partout dans le monde, a été touché par la crise des subprime, l'immobilier américain et son financement ont amorcé une chute des valeurs boursières avec le danger de faillite, il y a eu des faillites et nous avons vu que même une certaine capacité de retrouver dans les bourses mondiales un équilibre, ceci a été nié à aujourd'hui avec l'énième contrecoup d'une crise importante.

Voilà que tout le monde et nous aussi à travers l'action qui a été faite de concertation de la part du gouvernement régional, nous nous trouvons face à une crise économique avec un danger de chômage. La situation de la basse vallée a été évoquée: nous savons qu'il y a des secteurs qui seront lourdement touchés par la crise de l'automobile, il y a aussi un recours en Italie à la cassa integrazione, il y a un danger de tension sociale, de perte de pouvoir d'achat et là tout le monde est en train de regarder s'il y aura ou non une réduction de la consommation en général à la veille des fêtes de Noël.

On parle d'un côté de forme légère de récession, de l'autre (les plus pessimistes) d'une véritable dépression. Il n'y a pas de doute que tout démontre que pour le moment ce ralentissement existe, il y a une diminution de la croissance du PIB dans le monde entier, avec les retombées que tout le monde connaît. Ce n'est pas seulement une crise économique, la campagne électorale américaine a démontré que c'est une crise politique, parce que si d'un côté il y a encore des économistes marxistes qui pensent de se trouver devant à la fin irréversible du capitalisme, il faut dire que, de l'autre côté de l'échiquier, les ultralibéraux, doivent reconnaître que transformer le marché dans une espèce d'idole n'a pas fonctionné. Donc il y a un juste milieu qui passe à travers le fait que le public doit exercer les contrôles nécessaires sur le marché et s'il y a quelque chose qui n'a pas fonctionné dans l'ensemble de cette crise, c'est que l'Etat et les grandes institutions internationales ont cédé facilement au pouvoir des lobby qui parfois ont spéculé, profité de l'ensemble. Et ce n'est pas seulement une question bancaire ou des grandes sociétés, car aujourd'hui on voit qu'est-ce que ça signifie sur les retraites privés, sur le système des assurances: c'est un drame et il faudra de plus en plus réagir.

Ce qui n'a pas fonctionné c'est que dans le système actuel en général les contrôleurs sont salariés par le contrôlés et c'est exactement le mécanisme qu'il faudra revoir autour de Basilé II, c'est-à-dire cet ensemble de règles européennes qui gère les emprunts pour les petites et moyennes entreprises, qui se trouvent dans la nécessité d'avoir un rating, et ça est désormais ridicule puisqu'on a vu que les grandes sociétés qui contrôlent le rating étaient étroitement liées aux sociétés elles-mêmes qui aujourd'hui sont dans la crise.

J'ai vu avec beaucoup d'attention une intervention sur l'avenir de l'Union Européenne du ministre belge Guy Verhofstadt, qui dit justement: la crise financière sera immanquablement liée à une crise économique générale, les économies occidentales devront nécessairement apporter des modifications drastiques sur le plan économique, assez paradoxalement une augmentation de la régulation au niveau financier devra s'accompagner d'une plus grande libéralisation dans le domaine de la politique économique générale. Ce n'est pas un paradoxe: d'un côté le marché doit faire le marché, de l'autre le public doit exercer les contrôles et de ce point de vue je pense que le groupe de l'Union Valdôtaine, la majorité qui dit d'être fédéraliste, peut être tranquille car quand nous regardons l'ensemble de la pensée fédéraliste, nous retrouvons exactement les raisons d'une attitude politico-financière d'une certaine attention vis-à-vis du danger de l'idole marché, dont je parlais auparavant.

Qualcuno ha citato in quest'aula in discussioni passate il pensiero politico di Proudhon, personaggio bizzarro, misogino, razzista, ma anche attentissimo alla nascente economia, il quale indicava già allora quei rischi che oggi vediamo con maggior chiarezza. E un altro dei pensatori federalisti, Alexandre Marc, proponeva un sistema economico federale, la matrice di unità autonome dei gruppi di lavoro alle intere industrie che realizzino liberi ed equi scambi nel mercato e che siano parte di un grande sistema sociale organizzato per ottenere libertà e giustizia. Sembra di leggere in queste parole di chi è stato, come i federalisti personalisti, equidistanti nella critica delle grandi dittature del Novecento (che fosse l'illusione comunista o il dramma delle dittature fascista e nazista), una visione non ideologica, che ritiene fra l'altro, in un principio di sussidiarietà, che di fronte a fenomeni economici non ci deve essere esclusivamente lo Stato nazione a dirimere le grandi questioni e non ci devono essere solo le grandi istituzioni internazionali, ma ci deve essere anche il governo locale, in una logica di principi di sussidiarietà. L'intervento al Comitato delle regioni della settimana scorsa del Presidente della Commissione Barroso ha per la prima volta dimostrato un interesse del governo europeo, che è sintetizzato dalla Commissione assieme al Consiglio, rispetto a un ruolo capitale in questa crisi del sistema locale di democrazia, perché sappiamo che là dove avremo delle difficoltà per il credito, per le industrie, per una riduzione dei consumi, per qualunque cosa si verifichi in un territorio regionale come potrà essere la Valle d'Aosta, opportunamente i cittadini - e questa è una delle chiavi di lettura dell'autonomia speciale - si rivolgono alla Regione, ritenendola protagonista principale di quello sviluppo economico che deve essere garantito anche in caso di grave difficoltà. E purtroppo non siamo qui a dipingere degli scenari pessimistici: bisogna avere un crudo realismo e non farsi delle grandi illusioni, perché non è che siamo di fronte a scenari che vengono dipinti per giungere a degli elementi di drammatizzazione, ma la situazione è grave, tant'è che tutti i colleghi credo abbiano avuto la stessa sensazione che ha avuto il sottoscritto nelle settimane scorse, che la verità non sia ancora stata detta e che nei prossimi mesi avremo una piena contezza.

Da questo punto di vista credo che il bilancio che è stato presentato - credo di poter dire, in un segno di continuità rispetto alle azioni amministrative precedenti; poi è chiaro che ogni governo può, rispetto a singoli punti, assumere delle decisioni differenti, anche alternative o diverse - fa sì che ci troviamo di fronte a una situazione attuale di evidente solidità del sistema regionale. È una solidità che ci deve da un lato rassicurare e dall'altra rendere vigili, perché oggi come oggi il livello di benessere e di servizi a cui i valdostani sono stati abituati è un livello molto elevato e sappiamo perfettamente di come un livello elevato prefiguri nell'opinione pubblica una sorta di attesa che tutto ciò non possa diminuire o cambiare di contenuti.

Credo che sia stato molto interessante da parte del governo regionale fornirci già per una chiave di lettura più semplice come il bilancio pluriennale 2009-2011 potrà essere maggiormente leggibile in una logica di riforma del bilancio: funzione obiettivo, aree omogenee, unità previsionali di base. Abbiamo già qui l'insieme delle spese più evidenti ed è chiaro che in futuro dovremo sempre più vigilare sull'insieme dei grandi centri di spesa, alcuni dei quali sono anche frutto dell'assunzione di responsabilità attraverso l'autonomia speciale. Qualcuno avrà sentito giorni fa l'intervento del prof. Piero Giarda sul federalismo fiscale, quando ha ricordato una grande astuzia da parte del Tirolo del Sud, quando sono riusciti ad assumere la scuola come competenza propria, facendosi anche trasferire i fondi, ed è una situazione diversa dalla norma di attuazione del 1975, che fa sì che il nostro settore scolastico sia sì autonomo ma interamente finanziato dalla Regione. Lo stesso vale per settori cardine come quello degli enti locali o come quello della sanità, che sono oggi, guardando il bilancio regionale, dei capitoli di spesa molto onerosi, i quali, senza privare i cittadini dei servizi alla persona e senza pensare a qualunque cosa, nei prossimi anni dovranno essere oggetto di particolare attenzione.

Particolare attenzione per capire quale sarà la Valle d'Aosta che verrà e da questo punto di vista la crisi attuale pone dei problemi molto seri, problemi che verranno affrontati dal Presidente della Regione nelle repliche e che ineriscono a una serie di questioni cardine che, affrontate in un modo o in un altro su spinta del governo nazionale e delle istanze comunitarie, consentiranno di uscire più in fretta o più lentamente dalla crisi. Mi riferisco alla questione capitale del patto di stabilità. Che il patto di stabilità nella sua visione di inizio anni 2000 fosse un vestito troppo stretto per l'economia europea, è un fatto che si discute da tempo, tant'è che le persone più attente potranno ritrovare una determinazione assunta dalla Commissione europea all'epoca della presidenza Prodi nel 2005, che rendeva più flessibile il patto di stabilità. Un patto sacrosanto, nel senso che quel patto aveva deciso di mettere le mutande di ferro alla spesa pubblica, per evitare che in tutti i paesi europei ci fosse un aumento della spesa pubblica che ridondasse su un indebitamento terrificante dei paesi europei, che si trasformava in una autentica zavorra per l'Uunione Europea. Oggi finalmente si torna sulla decisione Prodi con una visione più moderna, ma non ancora soddisfacente. Proprio oggi a Bruxelles i ministri dell'Ecofin da un lato danno il via a un piano di rilancio della economia europea, che passa attraverso una serie di infrastrutture importanti, ma dall'altra le dichiarazioni del Commissario europeo Almunia - che si occupa della finanza pubblica europea - preoccupano, perché si parla di un temporale e limitatissimo allentamento del patto di stabilità. Ora, la grande novità sul patto di stabilità è stata la decisione del governo tedesco di accedere a una revisione del patto, quando sembrava che questo fosse impossibile, e credo che per noi questa questione sia capitale, perché abbiamo questi accantonamenti di cifre: il Presidente ci dirà che abbiamo dei crediti da vantare nei confronti dello Stato, che oggi andrebbero a finire in una specie di stanza vuota...

(interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)

...sì, fondi vincolati che sono vincolati, perché il paradosso attuale del patto di stabilità per noi e per le altre province autonome sta nel fatto che noi introitiamo del denaro che non possiamo spendere, perché quel patto ci pone delle limitazioni che per la Ragioneria dello Stato e il Ministero della economia nell'accedere a quell'accordo che deve essere stipulato ogni anno fra il Ministro della economia e il Presidente della Regione, hanno una tendenza sempre più stringente. È chiaro che questi soldi vanno spesi, devono poter essere spesi. Ieri il Consigliere Donzel parlava della politica keynesiana, questa idea delle opere pubbliche come elemento per contrastare la disoccupazione; credo che questa sarà la partita da giocare con lo Stato nei prossimi anni, cioè per poter garantire un livello di spesa pubblica il patto di stabilità va allentato sulle grandi infrastrutture.

Non è un tema nuovo: quante volte il governo italiano ha spiegato all'Unione Europea che la realizzazione del traforo ferroviario Torino-Lione avrebbe pesato sui bilanci di entrambi gli Stati, che avrebbero così sforato il patto di stabilità? Quindi è chiaro che il governo dovrà proporre al Consiglio un insieme di opere pubbliche che siano immediatamente cantierabili, perché anche questo è un altro presupposto sul quale si sta discutendo. Se sono opere pubbliche molto spostate eccessivamente nel tempo, potrebbero non avere quell'impatto, allora bisogna capire quali infrastrutture e io mi permetto di indicare nelle nuove tecnologie - ADSL, tivù digitale, l'insieme delle nuove tecnologie che sono ormai una strutturazione del territorio simile agli acquedotti - uno dei temi sui quali si potrebbe fissare un obiettivo immediato.

Ma questo non basta. C'è nel dibattito europeo una grande assenza, che sarà una assenza particolare quando il governo regionale, come annunciato dal Presidente, passerà da una fase di approfondimento, molto importante perché non si può agire senza conoscere le ricadute della crisi, ad elementi concreti, perché allora ci troveremo in una difficoltà data dall'applicazione delle norme di concorrenza e di limiti agli aiuti di Stato. È ovvio che la politica degli aiuti di Stato è un fatto fondamentale, che dovrà essere elemento di riflessione per il governo Berlusconi, avendo deciso una serie di agevolazioni per famiglie e imprese, perché questa è una politica ancora più rigida della politica del patto di stabilità. Di fronte alla crisi bisogna fare in modo che i soldi pubblici possano essere stanziati a sostegno delle imprese e delle famiglie e molto spesso quando si aiutano le famiglie, si passa attraverso le famiglie per dare un sostegno alle imprese. Questo è un tema capitale, poi nel medio termine ci sono altre questioni che ci interessano non sapendo quale sarà la durata della crisi.

La prima questione è il federalismo fiscale: è un tema importante che avrà una ripercussione al di là del triennio attuale di bilancio - sarà il 2012 o il 2013 - ed è un tema sul quale non spreco minuti, ma la cui portata è evidentissima. Così come ritengo che sia capitale capire in questa fase quale sarà la logica dei fondi strutturali dopo il 2013 e quale sarà la ricaduta della nuova politica agricola comunitaria a partire dal 2013.

Il federalismo fiscale se male interpretato nelle norme di attuazione che dovranno arrivare, rischia di essere il cavallo di Troia all'interno della cittadella dell'autonomia, perché potremmo avere l'autonomia più bella del mondo, ma se non si hanno le risorse finanziarie, si fanno le nozze con i fichi secchi, come sanno bene i Consigli Valle dal 1945 fino alla stabilizzazione del riparto fiscale, perché in quegli anni grandi discussioni sui bilanci regionali non si facevano, perché le risorse erano striminzite e con la decade del casinò si realizzavano quelle due o tre scuole l'anno, che servivano per dare delle strutture ai valdostani.

Ci sono altri due temi con i quali concludo. Il primo è la questione dell'uso dei fondi comunitari. Questo è un argomento importante, presente nella finanziaria con dovizia di particolari. Abbiamo già discusso alcune questioni importanti come i progetti FAS e altre come i progetti cardine; sapendo che i fondi comunitari sono sottoposti a una ghigliottina che si chiama enne più due, cioè il fatto che questi fondi devono essere spesi obbligatoriamente entro due anni dall'inizio dei lavori, altrimenti si perdono i soldi che vanno a chi in maniera più virtuosa li spende. Il Presidente ha illustrato, parlando del mercato del lavoro, come noi si abbia nel periodo di programmazione un ammontare cospicuo del fondo sociale europeo: a questo proposito un tema che abbiamo condiviso nella Giunta precedente, anche con il collega Marguerettaz, era la questione del computer in famiglia, cioè usare il fondo sociale europeo a beneficio delle famiglie è in questo momento di crisi una delle chiavi di lettura. Sarebbe incomprensibile se negli anni a venire, come è capitato in passato, usassimo a pioggia i finanziamenti dell'FSE per la realizzazione di centinaia di corsi di formazione: oggi questi fondi vanno usati come un cannone puntando a beneficio delle famiglie, per sparare 80-90 milioni di euro a beneficio delle famiglie valdostane.

Poi nel lungo periodo - e con questo concludo - abbiamo dei temi cruciali che impegneranno questo Consiglio da qui alla fine della legislatura, ma sono questioni che travalicano questi anni e si spingono in maggior profondità. La prima è il federalismo nella sua accezione più forte, che dovrà essere sempre più una chiave di lettura. Se nel settore del commercio valdostano fossimo stati più federalisti in passato e avessimo ricopiato alcune modellistiche della Provincia di Trento in materia di cooperazione, forse non avremmo la desertificazione del piccolo commercio che si è creata nei comuni valdostani. Il tema delle cooperative legato al federalismo è molto ampio, il tema della partecipazione dei lavoratori all'azionariato delle imprese, insomma ci sono una serie di argomenti - lo dico al collega La Torre che sta studiando in particolare il federalismo - molto importanti, così come è molto importante ragionare su un tema, che è una delle poche chiavi di lettura che avremo nel prossimo periodo di programmazione, cioè la coesione territoriale, la particolarità dei territori di montagna, perché questa è in prospettiva una delle poche interazioni che potremmo avere per avere delle eccezioni su quelle politiche che dicevo prima, come la politica di concorrenza.

Je termine avec une phrase écrite par un des pères du fédéralisme, Denis de Rougemont, un homme extraordinaire: je conseille ces lectures à M. La Torre, c'était un homme un peu bizarre, mais qui avait compris avant les autres l'importance d'envisager une Europe des régions contrecarrée à une vision étatique de l'Union Européenne. Denis de Rougemont disait: "La décadence d'une société commence quand un homme se demande: que va-t-il arriver? Au lieu de se demander: que puis-je faire?" Je pense que là c'est une clé de lecture de la crise économique. Aujourd'hui il n'y aurait rien de pire d'imaginer une société valdôtaine (je pense aux entrepreneurs comme aux travailleurs), qui soit en attente exclusivement des décisions politico-administratives de la Région, pour la gestion de la crise. Donc cette question "que puis-je faire?" c'est un peu la clé de lecture d'une société valdôtaine que de plus en plus doit marquer son existence, celle que dans le XIX siècle l'on appelait l'opinion publique avec la naissance de la société moderne. Aujourd'hui nous sommes là donc pour donner des réponses, pour soutenir l'action du gouvernement, mais aussi pour demander à la société valdôtaine qu'il y ait face à cette crise une réaction forte qui ne soit pas seulement assumée par le Conseil régional.

Président - La parole au Conseiller Louvin.

Louvin (VdAV-R) - Signori Presidenti, Assessore, Colleghi, speriamo che le poche considerazioni che anche il nostro gruppo porta in questo inizio di discussione del bilancio, non facciano scendere il livello molto alto della qualità del dibattito che i colleghi che sono intervenuti finora hanno voluto impostare. Siamo convinti quanto loro della difficoltà di coniugare serietà amministrativa e grande visione, soprattutto in un momento come questo. Come ricordava molti anni fa Renato Chabod "gouvernar non es asfaltar": bisogna cercare di asfaltare quando è necessario, ma anche avere visione di governo, tanto più necessaria quanto i tempi che stiamo vivendo impongono uno sguardo che possa andare oltre le nebbie del momento, le difficoltà che risentono singoli, famiglie, comunità, intere parti della nostra regione e crescendo fino a orizzonti molto larghi che i colleghi hanno già abbracciato con analisi economiche e politiche molto pertinenti. È un peccato che di questo dibattito, che vola in alto mi pare, non ci sia stata traccia nella discussione che c'è stata in questi giorni in commissione, incatenata intorno a un documento dai prevalenti aspetti contabili e di continuità con il recente passato.

Pensiamo che la crisi sia dolorosa, sofferta in questo momento, ma anche portatrice di alcune grandi opportunità (o forse addirittura necessità) di ripensamento, che dobbiamo affrontare insieme in questo momento e per questo ci auguriamo che le nostre riflessioni non siano considerate come uno sterile esercizio, ma possano influenzare, se non nel breve almeno nel medio-lungo periodo le decisioni che verranno, perché viviamo insieme la fine di un ciclo finanziario, gli ultimi bagliori di un ciclo finanziario crescente, partito agli inizi degli anni '80, con una ricchezza crescente che ha diffuso benessere nella nostra regione, che abbiamo come valdostani cercato di consolidare e di trasformare in sistema economico sano, e siamo oggi a dover fare i conti con quanto è rimasto di questi investimenti, con quanto è stato utilmente speso e con quanto invece non sia stato piuttosto consacrato a un uso a breve periodo, a un consumo rapido e senza futuro.

Intanto non possiamo nasconderci che siamo in presenza di un paradosso, quello di essere una delle poche e forse l'unica fra le regioni in Europa, che può permettersi di guardare con convinzione all'uso di risorse pari a un terzo del prodotto interno del proprio territorio. Credo che in nessun altra regione l'incidenza, il peso della scelta pubblica sia in questo momento pari alla responsabilità che esercitiamo distribuendo queste risorse, che sono un terzo della ricchezza generale che viene prodotta nella nostra valle. E lo facciamo purtroppo su un terreno che constatiamo essere arido in questo momento, arido per abbandono scolastico ancora elevato, scarso rendimento degli studi, forte invecchiamento della popolazione e saldo pesantemente negativo della bilancia migratoria. Iniettiamo risorse in quantità rilevantissime su un terreno che, come a volte succede nei vasi di fiori, ha difficoltà a riceverne oltre una certa quantità. Se questo assorbimento è già difficile di per sé, le cose si complicano con la spirale complessa che sta avvolgendo tutta la nostra economia, la spirale dei prezzi, delle tariffe, della tassazione, dei mutui che sempre più opprimono le condizioni di gestione individuale e familiare nella nostra valle. Una valle nella quale è stato giustamente ricordato l'ampliarsi del fenomeno della povertà. Ci aggiungerei anche un dato inquietante che è di questi ultimissimi tempi ed è la grande sofferenza della classe media valdostana, non solo di chi era già nella condizione di povertà o in sua prossimità, ma la condizione media del valdostano abituato a fare conto sulle risorse derivategli dal proprio lavoro e dal proprio stipendio, dall'utilizzo del proprio fondo rurale, dall'allevamento, dalla piccola attività commerciale o turistica: tutta questa fascia si sta drammaticamente impoverendo e ne sta facendo i conti ogni sera. Con un'inquietudine poi ulteriore - preferisco metterle in avanti subito, perché siano chiare - e che mi pare non essere ancora sufficientemente presente, ed è l'inquietudine per i giovani.

Qualche settimana fa era presente a Courmayeur, purtroppo inascoltato per l'assenza di molti di noi, un ottimo economista che risponde al nome di Tito Boeri, che ha scritto in un libro recentissimo, "Contro i giovani", del dramma di politiche complessivamente messe in opera negli ultimi trenta anni, che hanno sensibilmente ridotto le aspettative di successo o anche solo di stabilità dei giovani nel prossimo futuro. Quella della frattura generazionale è una delle inquietudini meno avvertite e meno fronteggiate in questo momento, ne siamo tutti colpevoli, per il fatto di continuare ad orientare costantemente il nostro sguardo verso soluzioni che vadano incontro a problemi di età medie o più avanzate, senza gettare le basi di un riequilibrio fra le generazioni. Un riequilibrio che non sarà possibile conseguire solo allargando l'ombrello della funzione pubblica e delle sue propaggini. Oggi il tamponamento di questa situazione di emergenza della classe giovanile avviene soprattutto con il lavoro precario, fortemente moltiplicato anche da iniziative e da enti di cui noi stessi come regione siamo promotori, ma questa prospettiva purtroppo rischia di rivelarsi molto fragile negli anni a venire. Per questo abbiamo ritenuto insufficiente l'approccio di questo bilancio che, nel momento in cui gira l'angolo la legislatura, parte e dovrebbe avere un avvio nuovo, si limita a fotocopiare l'esistente e a riprodurne a grandi linee gli orizzonti.

Ritenevamo questo momento doppiamente favorevole a scelte innovative per il cambio di legislatura e per la situazione di crisi che avrebbe fatto capire sicuramente anche a buona parte della popolazione scelte più coraggiose. Ma d'altra parte, colleghi, questa manovra finanziaria di quest'anno è stata preparata purtroppo in splendido isolamento. Non ritorno polemicamente sulle situazioni alquanto grottesche che abbiamo vissuto in commissione, quando le parti sociali ci hanno manifestato profondo disagio per non aver neppure avuto ancora informazione dei suoi contenuti: ma che fine ha fatto quell'apertura, quello spirito di giugno delle grandi aperture e delle grandi disponibilità, Presidente Rollandin, ad un confronto per affrontare insieme le sfide? Lo ricordo, perché è giusto che in questa sede ripensiamo a come siamo partiti pochi mesi fa, con una forte aspettativa da parte di molti per una apertura di credito per ricercare insieme soluzioni diverse, non all'insegna di anomali accordi, ma all'insegna di una discussione franca sui grandi obiettivi che avrebbero dovuto contraddistinguere questo momento; ebbene non l'abbiamo avvertita in questo momento, non ne abbiamo avuto la sensazione, non ci siamo sottratti. È stata preferita la soppressione tout court di quello che avrebbero potuto essere un momento preliminare di discussione, il PREFIN, ma non è stato sostituito in nessun modo da momenti di dialogo e di confronto. Un bilancio che si è presentato a noi nella forma diligente e compiuta di un lavoro ragionieristico, attentamente predisposto da servizi e puntualmente illustrato dall'Assessore, ma la sensazione è che la guida politica sia stata debole su questo bilancio, che quella che anche la stampa definisce una presidenza imperiale abbia poco tempo da spendere per una costruzione di lungo periodo, molto più assorbita da una retorica del fare presto, del dare risposte concrete e meno propensa ad una riflessione collettiva, perché credo che sarebbe presuntuoso chi in questa sala dicesse di avere la soluzione pronta per il nostro futuro.

Ma rileviamo con preoccupazione anche altri silenzi in questo momento di difficoltà, i silenzi di attori di grande peso come la Finaosta, come la Chambre, che non hanno ritenuto di dover portare indicazioni e suggerimenti all'azione della Regione. Abbiamo rilevato frustrazione nelle parti sociali, oggi con l'acqua alla gola a chiedere di far presto, ma sicuramente sfibrate e non in grado di esprimere quel concorso, quell'aiuto collettivo che ci dobbiamo dare per un colpo d'ala.

È curioso come in questa situazione l'unica nota di entusiasmo sia venuta dagli enti locali, giustamente sostenuti nella diffusione della autonomia finanziaria sul territorio in linea con scelte fatte e volute nel tempo, ma è curioso che l'unica voce convintamente entusiasta venga da un soggetto che è soggetto di spesa. È un dato che avvertiamo, lo vogliamo condividere con voi, perché riteniamo che in questo momento ci sia da fare un ripensamento complessivo su come ci collochiamo di fronte alla distribuzione di queste risorse.

Le risorse si è detto, colleghi, sono sostanzialmente invariate, si è parlato di evidente solidità. Sarei più cauto, saremmo più prudenti nell'indicare questa evidente solidità. Abbiamo rilevato anche noi le stime accolte con piena soddisfazione dall'Assessore Lavoyer della Standard & Poor's qualche settimana fa; approfondirei con maggiore attenzione altri aspetti che riguardano però l'analisi di questo valutatore, per quanto le analisi di questi valutatori di questi tempi non godano di grande stampa. Ma è una analisi pur sempre che indica come il margine corrente (cito) della nostra Regione, pur rimanendo consistente fra il 26 e il 30 percento delle entrate correnti, sia soggetto a riduzione. Una riduzione che non troviamo nel nostro bilancio. Ho avuto modo di discuterne anche con chi è incaricato delle stime, sono convinto che siano stime attendibili sotto il profilo puramente contabile, nondimeno stime che ci rendono particolarmente preoccupati perché pensare che la frenata economica, che una recessione generale non abbia conseguenze nel breve e neppure nel medio, perché questa frenata non è registrata neanche nel bilancio triennale della Regione, è elemento che desta alcune perplessità. Ma all'interno di queste risorse scaviamo un attimo, alziamo il velo per osservare come siano calati sensibilmente i nostri tributi propri. Un 10 percento in meno non è una cifra sulla quale scherzare, sono gli effetti in prevalenza della caduta degli introiti della casa da gioco. Quella che permetteva di costruire scuole negli anni di crescita della regione, addirittura arrivava a fornirci quanto bastava per pagare l'intero settore dell'istruzione (e non stiamo parlando dell'anteguerra, stiamo parlando di quindici anni fa), è oggi trasformata in un problema pesante, in un'area di grande sofferenza.

Oltre a questo continuando a scavare in questo bilancio di grande solidità, come si è detto, non possiamo tacere che altre voci di grande rilevanza sono comunque delle voci sulle quali possiamo non contare a tempo indeterminato. Non credo che sia indifferente il fatto che della quota spendibile della regione, l'8 percento derivi da solo dalle accise della birra, non credo che sia da persone caute non pensare che un singolo cespite, che rappresenta una quota così rilevante, in tempi nei quali le delocalizzazioni di impresa e le crisi industriali sono all'ordine del giorno, possa essere considerato di tutta tranquillità. Noi riteniamo che si debba tener conto di questo nell'analizzare il nostro bilancio e anche nell'etichettarlo in termini di assoluta tranquillità. Comprendo in particolare da parte dell'Assessore alle finanze, questo è il ruolo di chi è al governo: il rassicurare. Comprenderei meno da parte nostra non essere aperti a prospettive che possono anche non rivelarsi tutte così intensamente positive, tanto più che la nostra regione, qui cerco di guardare ai suoi riflessi, al suo modo complessivo di reagire e in questo momento alla crisi, è una regione ancora dai riflessi molto lenti.

Le svolte tecnologiche che sono state anche ripercorse ed evocate, sono svolte tecnologiche che la Valle d'Aosta ha sempre saputo fare in tempi molto lunghi. In alcuni casi fra gli annunci - penso al digitale terrestre, penso alle fibre ottiche - dal momento dell'annuncio al momento della realizzazione trascorrono tempi molto lunghi. Se in passato - ci ricordiamo le vicende della deindustrializzazione della bassa valle, della crisi dell'ILLSA-Viola, della formidabile diminuzione di impiego presso la Cogne di Aosta - abbiamo saputo far ripartire la macchina in tempi molto rapidi, non abbiamo visto soluzioni di ricambio in questi anni per i 1000 posti persi nella industria per esempio nell'ultimo triennio, se non attraverso quella precarizzazione dell'impiego o la pubblicizzazione dell'impiego, che non possono essere una coperta che si estende all'infinito. È del presidente degli industriali della Valle d'Aosta una espressione che non credo sia voce dal sen fuggita nel dire: viaggiamo alla cieca: si riferiva sicuramente alle difficoltà che incontra tutto l'apparato industriale della nostra regione, ma penso che guardasse anche alle difficoltà che ha la Regione oggi ad esprimere una sua linea compiuta.

Ci sono risorse anche in questo bilancio per lo sviluppo economico, ma pesantemente gravate di spesa corrente. Ci sono ritardi già registrati nel riadattare le politiche del lavoro alle nuove esigenze: i tre anni di ritardo sono stati richiamati ieri dal Presidente della Regione quando ci ha sottoposto il suo rapporto sulle politiche del lavoro. Siamo alle code di investimenti del passato, come nel caso del recupero dell'area Cogne, ma manchiamo di carte nuove: su questo avremmo dovuto aprire la discussione, sulla riprogettazione del nostro sistema di istruzione tecnico professionale. Bene fa l'Assessore a delegare ad un gruppo di lavoro l'individuazione delle prime linee, ma perché non allargare il confronto anche a chi, come alcuni ottimi colleghi che mi hanno preceduto, è in grado di sviluppare analisi di largo periodo?

Siamo alla guida di una macchina molto pesante in questo momento, una macchina che non è in grado di evidenziarci i costi occulti della sua azione, costi di lentezza, costi di lunghezza nell'erogazione dei fondi, costi di complessità burocratica a cui dobbiamo dare risposte, ma siamo - e spiace che questo non sia visto dal Consiglio come una priorità - siamo in assenza di un soggetto che valuti la gestione delle nostre politiche. Abbiamo sollevato la questione qualche settimana fa: il Presidente della Regione si è girato verso il Presidente del Consiglio dicendo che era onere della presidenza dare attuazione a una legge che ormai data di tre anni; nessun soggetto sta valutando con attenzione come spendiamo questi soldi, con quanti margini di efficienza o di inefficienza. Certo, noi se misuriamo solo su quanto investiamo, non possiamo che dire di avere un welfare confortevole e lauti investimenti in molti settori, ma il rapporto fra quanto è investito e quanto si raccoglie non siamo in grado di valutarlo.

Abbiamo detto degli Enti locali, ma c'è un altro settore che è ampiamente soddisfatto da questo bilancio regionale ed è il settore del patrimonio e delle controllate, in assoluto il settore che risente della maggior crescita. In un momento in cui, a nostro modo di vedere, il denaro dovrebbe circolare rapidamente, l'investimento dovrebbe entrare subito in circolo, su patrimonializzazione e controllate abbiamo quasi 50 milioni di euro, un aumento di un terzo rispetto all'investimento effettuato l'anno scorso. Una Regione che continua a patrimonializzare, continua ad ampliare la propria area allargata e fino a quanto questo possa avvenire ce lo dovrebbero dire degli studi più specializzati. Noi sappiamo solo che la forzatura, giusta e necessaria in questo momento rispetto al patto di stabilità, rispetto ai vincoli, forse anche rispetto agli stessi aiuti di stato, potrà servire, ma non deve diventare un pretesto per avere briglia sciolta in questa direzione, perché se lasceremo ancora aumentare le possibilità di intervento azionario e patrimoniale della Regione nei vari settori, credo che fra poco di economia di mercato, collega Lattanzi, in questa regione non sarà più tecnicamente possibile parlare.

Abbiamo l'assoluta convinzione che ci dovrebbe essere oggi un ripensamento per la utilizzazione dei fondi di cui disponiamo anche nella direzione industriale. Il nervo scoperto della bassa valle ormai è in sofferenza altissima. Abbiamo dimostrato lentezza e incertezze; uso la prima persona plurale benché non siano imputabili al nostro gruppo decisioni in questa materia e in queste situazioni, ma la gestione di crisi come quella della Tecdis hanno dimostrato grande lentezza nel far ripartire il nostro tessuto industriale. Si pensa invece ancora intensamente che la soluzione venga dalle grandi opere. Sui grandi investimenti noi esprimiamo un giudizio complessivamente preoccupato. Intanto perché non aiutano ad uscire dalla crisi nel breve periodo: si tratta di progetti che richiedono tempi molto lunghi di attuazione, ma soprattutto hanno concezione non in linea con la nostra idea di sviluppo della valle.

Le indicazioni critiche sull'ampliamento dell'ospedale sono già state espresse: lo riteniamo problematico non solo per l'impatto negativo che avrà su questa città, ma perché farà dell'ospedale di Aosta un nodo gordiano di difficilissima soluzione. Ma sull'aeroporto - e abbiamo già avuto modo di esprimere il nostro punto di vista; non ci tornerò - sull'inceneritore, tutte scelte sulle quali sarebbe stato interessante avere quel ripensamento che sembrava di leggere negli indirizzi di giugno. Non così è stato.

Noi crediamo che si debba pensare a una trasformazione della valle che non affidi alla crescita quantitativa tutte le proprie speranze. Gli economisti più attenti indicano come inevitabile per l'Europa una trasformazione in decrescita, che non vuol dire recessione, ma vuol dire trasformazione del modo in cui utilizziamo le nostre risorse e credo che dovremmo porci questo problema intelligentemente nel prossimo futuro, alla luce delle criticità della nostra regione, senza affidarci ottimisticamente "a magnifiche sorti e progressive". La Valle d'Aosta deve continuare la sua trasformazione, ma non deve diventare solo un cantiere permanente, deve essere luogo di vita qualitativamente elevato, se vogliamo mantenere un livello turistico e di buon vivere per l'intera comunità valdostana. Di tutto questo nel bilancio regionale, che non è ingessato, perché ormai potremmo dirlo mummificato, perché l'ingessatura è durata troppo tempo, non abbiamo trovato ancora le tracce.

Avremmo fatto qualcosa di diverso noi? Questo è giusto chiedersi, perché la posizione di pura critica non ha una sua legittimità, sarebbe sterile, non sarebbe capita. Cosa immaginiamo in questo frangente di crisi come possibile svolta? Diremmo innanzitutto di rivalutare la vita sociale di questa regione, la sua qualità in termini di altruismo, mettendo risorse sul profitto sociale che generano modi di vivere comunitari più stretti, non solo aumentare erogazione di servizio pubblico, ma creare l'autogestione dei servizi di assistenza reciproca, di solidità, di solidarietà, di costruzione anche intellettuale e culturale. Crediamo nel ridimensionamento - lo diciamo tranquillamente - degli obiettivi troppo elevati che si è data la nostra valle e che non riesce più con il proprio invecchiamento e con le proprie risorse a sostenere. L'aumento delle seconde case in questa regione è una problematica che non ha trovato discussione da parte della politica; è un non detto di questa politica regionale, e noi crediamo che si debba ridimensionare fortemente l'obiettivo anche di crescita quantitativa di determinate località turistiche a beneficio di una miglior qualità del loro essere.

Pensiamo alla ristrutturazione profonda dell'apparato produttivo, dei servizi e della produzione, nella misura in cui questo risulti sostenibile dal nostro territorio; crediamo di dover ridistribuire il prelievo del territorio, stiamo ancora prelevando risorse in quantità superiore a quante non siamo in grado di restituirne. Il bilancio ambientale della nostra regione continua ad essere fortemente negativo e sarebbe auspicabile che vicino a questo bilancio, che ha una sua legittimità e necessità contabile, ci fosse anche il bilancio di quanto terreno portiamo via alla regione, di quanto sottraiamo in termini di qualità dell'aria e dell'acqua, di quanto incidiamo come attività complessive su questo territorio senza rigenerarlo opportunamente. Crediamo a un tentativo di rilocalizzazione progressiva della nostra regione, cresciuta disordinatamente nella sua espansione urbanistica del fondovalle. Prendiamoci il tempo ciascuno di noi di salire a 800-1000 metri intorno ad Aosta e di vedere, di abbracciare con lo sguardo come abbiamo trasformato questo fondovalle, e chiediamoci se non abbiamo la possibilità di invertire la tendenza, invece di mettere l'occhio solo sulle ultime aree disponibili.

Crediamo di dover ridurre il nostro impatto, di ridurre anche una tempistica troppo accelerata nella nostra vita, individuando indicatori nuovi per la qualità della nostra esistenza. Crediamo nel riutilizzo delle risorse, nello sconfiggere la logica dell'usa e getta, cosa che possiamo fare mettendo qualche soldino su politiche di miglior qualità, che evitino trasporti di lunga gittata di beni all'interno della regione. Crediamo quindi in una logica di riciclo, di riutilizzo, del non bruciare come invece sarà, se andranno avanti le grandi opere di questa Regione. Sono delle "erre", casualmente tutte cominciano per erre queste indicazioni, che dovrebbero essere care a chi ha tradition et renouveau nella propria concezione. Ci auguriamo che se non nell'immediato, perché bloccato è il bilancio nella sua scelta da parte delle forze politiche, questa possa essere una indicazione di futuro, che speriamo possa dare qualche aiuto alle tasche di Giuseppe, di Maria, di Michel, di Chantal, di Mohamed, di chiunque altro in questa regione oggi si sente fortemente in difficoltà e ha soprattutto grande difficoltà a vedere come si uniscono i grandi discorsi che facciamo in questa sala con il suo chiudere il bilancio a fine mese.

Ma se c'è una indicazione strategica che è mancata finora pur nella soddisfazione che è stata manifestata da alcuni per il pensiero federalista che si vedrebbe riflesso in questa politica valdostana, è quella di non aver capito che la grande rivoluzione federalista integrale, quella che insegnavano in questa valle i Denis de Rougemont - ebbi il piacere di ascoltare le sue lezioni - Alexandre Marc ed altri, non ha avuto la capacità ancora di individuare una soluzione di reddito minimo garantito per tutti i cittadini valdostani. Non è un'indicazione demagogica: noi frazioniamo gli interventi, continuiamo a tamponare varie falle, ma perdiamo di vista la necessità... guardate che altre regioni e altri paesi stanno già guardando in questa direzione, di poter dare un reddito minimo garantito ad ogni cittadino valdostano.

Oggi la Valle d'Aosta è spaccata in due, fra chi ha stipendio e reddito garantito, e chi vive nel precariato e nell'incertezza. Noi questa spaccatura la dobbiamo ricomporre. Non è un discorso populistico, è un discorso di prospettiva che ci dice come non potremo vivere con una parte della popolazione al caldo e un'altra al freddo. Dobbiamo fare in modo che l'essere dipendente regionale o pararegionale non sia condizione di salvezza e l'essere abbandonato all'economia privata, alla sua alea, sia una condizione deteriore.

Questo è federalismo, collega Caveri, questo è federalismo integrale e credo che se riprendiamo il pensiero federalista fino in fondo, se riprendiamo l'insegnamento di quel Denis de Rougemont che individuava ne l'esclavage de la voiture, nel suo "L'amour et l'occident" uno dei nodi principali, se abbiamo la capacità di indicare che l'avvenire è notre affaire, non come affare di un ceto politico, ma di responsabilità collettiva, allora forse potremmo dirci federalisti, se avremo saputo fare nostra una cultura della manutenzione. È questo l'altro grande aspetto carente in questa svolta mancata di inizio legislatura. È stato accennato in termini più economici che altro, con i riflessi benefici che avrebbe portato sulla congiuntura attuale, dal sen. Bassanini la possibilità di spostare risorse sulle manutenzioni, risorse delle grandi opere sulle manutenzioni, perché vadano in circolo subito. Perché intervenire con cento piccoli interventi che tengono bene il nostro patrimonio scolastico, sanitario, sociale, di trasporto, è molto più fruttuoso che fare cinque grandi opere, dà molto più lavoro alla piccola impresa che è quella che oggi tribola di più. Ma questa svolta non l'abbiamo vista, questa spendibilità immediata non ci sarà nel bilancio regionale, che continuerà a generare anche l'anno prossimo nella propria pancia un avanzo di amministrazione molto cospicuo.

Avremmo tentato di guardare a commesse regionali di più piccolo taglio, possibilmente collegate a buone pratiche ambientali nella ristorazione, nel trasporto, le nostre scelte vincenti; nell'incoraggiamento alla libera professione, grande assente del dibattito, che oggi vive una fase delicata di trasformazione del proprio modo di prestare il servizio, e andrà incontro a una razionalizzazione molto difficile.

Sono tanti i temi sui quali dovremmo avventurarci. Mi limito a richiamarne due che penso potrebbero essere ispirazione di un bilancio diverso e scusate se abbiamo dedicato una parte del nostro intervento non a questo bilancio, ma all'altro bilancio, quello che avremmo desiderato poter sottoporre al Consiglio.

Il primo è nell'idea di ricreare luoghi di nuova socialità per la nostra regione. Negli anni '70 ci fu una grande intuizione di Maria Ida Viglino, di aprire le menti della valle attraverso la politica delle biblioteche, per quanto negletta questa scelta (a noi peraltro molto cara) fu una scelta di grandissima civiltà, che fece della nostra la regione più dotata in Europa di sedi di pubblica lettura rispetto al proprio territorio. Credo che dovremmo ripensare non solo costruzioni, ma luoghi di nuova società in valle, per evitare questo sfaldamento della nostra comunità, questo ripiegamento in se stessa, questo impoverimento umano legato al ripiegarsi di ciascuno nella propria casa e nel proprio particolare.

Il secondo aspetto è quello di puntare di nuovo lo sguardo verso il territorio e le sue ricchezze, non con sguardo predatorio, ma pensando che abbiamo nel patrimonio boschivo in particolare di questa regione una grande risorsa da rimettere in moto, per la quale non mi pare siano stati individuati momenti di grande forza. Qualche anno fa intelligentemente un assessore si pose il problema di far ripartire quel grande settore della nostra regione, molto dimenticato, che è quello delle consorterie. Non sono solo un reperto archeologico del passato queste strutture che amministrano un sesto del nostro patrimonio boschivo regionale, ma sono una grande risorsa che, unita a quelle di proprietà di privati o di enti pubblici, può dare di nuovo prospettive, lavoro e ancoraggio territoriale a una parte della nostra comunità. È rimasto nei cassetti questo progetto, non è stato considerato un terreno da coltivare: peccato. Peccato, ma siamo qui comunque per provare insieme a voi, colleghi, con molta umiltà e senza la convinzione di avere la verità in tasca, a far evolvere anche mentalità economiche oltre che sociali rinnovate. Noi qualche idea l'abbiamo, voi avete le leve, voi a nostro modo di vedere non le state usando nel modo corretto.

Chiudo, ho abusato della vostra pazienza e mi riprometto, salvo incidenti, di non farlo fino alla discussione degli articoli della legge finanziaria, ma chiudo dicendo che oggi la mamma sta bene, sta al caldo e ci capiamo tutti quando diciamo la mamma, la mamma comune, la mamma Regione. I figli a nostro modo di vedere o almeno una parte di essi, forse una parte non marginale, hanno freddo e soprattutto non sanno ancora cosa faranno da grandi. Grazie.

Président - La parole au Conseiller La Torre.

La Torre (FA) - Grazie, Presidente. Mi viene subito da dire che se la mamma è buona e amorosa, avrà cura di tutti i figli, quindi non credo che il problema che lei sottolinea sia un problema che potrà essere condizionante, al limite sarà di stimolo ad essere buona mamma per tutti i figli.

Vorrei iniziare con una sottolineatura doverosa, di riconoscenza nei confronti del lavoro della Giunta, del Presidente, dell'Assessore Lavoyer, che in questi mesi hanno operato e fin qui hanno operato bene. Credo sia doveroso un riconoscimento alla relazione molto precisa e chiara del collega Rosset.

Mi permetto di intervenire in questo dibattito non tanto per fare delle considerazioni tecniche, quando per cercare di evidenziare alcune ragioni politiche che devono essere a monte e a valle di un bilancio regionale. Delle riflessioni politiche che per essere realistiche devono avere un percorso, una visione che deve avere dei contenuti storici e culturali, e in questa visione identifico questo famoso modello valdostano. Modello valdostano che ho cercato di sintetizzare in una frase: cosa intendo cioè per modello valdostano? Intendo la partecipazione diretta del popolo valdostano alla gestione della vita culturale, politica, sociale ed economica della nostra regione, e credo che questo in Valle d'Aosta avvenga, sia facilitato dai nostri piccoli numeri e anche da una catena corta che c'è fra la politica e la gente.

È un esempio questo, semplice, su cui occorre che si rifletta. Molte volte uno pensa ad altre regioni: ma quando mai capita in Piemonte, magari di andare in un bar e incontrare l'assessore regionale? A me questo stupiva molto quando ero assessore: che invece io da cittadino qualunque e da assessore regionale potevo entrare in un bar e avevo i contatti con le persone. E questa è una catena corta fra la politica e la gente, che sottolinea il modello valdostano, cioè la capacità di avere un ascolto continuo sul territorio in tempi reali. Allora se quel che dico è vero, in qualche modo il modello valdostano vuol dire non tanto parlarsi fra di noi, quanto - più importante - parlare ai valdostani.

Se esiste un bilancio dell'amministrazione, esiste anche un bilancio della politica, e qual è il bilancio della politica? Il bilancio della politica è il momento elettorale e non è che c'è dal momento elettorale ad adesso una così grande distanza di tempo: il bilancio della politica è stato fatto nelle elezioni regionali del mese di maggio di quest'anno e i cittadini in questa catena corta fra politica e realtà hanno con chiarezza espresso la loro volontà e hanno votato compatti le forze regionaliste, e all'interno delle forze regionaliste hanno votato compatti le forze regionaliste di governo. Credo che questo abbia un profondo significato: se l'80 percento dei cittadini valdostani vota le forze regionaliste e all'interno di queste (si potrebbero poi fare dei chiarimenti su questo) vota le forze di governo, credo che si abbia una percezione da parte del popolo valdostano che il modello valdostano esiste, funziona ed è una garanzia rispetto a un sistema di crisi che in questo momento attanaglia il paese, l'Europa e il mondo. Se questo sistema esiste e funziona, ciò non vuol dire che non debba essere tutelato e garantito rispetto a questi momenti, su cui hanno rivolto l'attenzione, quindi la crisi economico finanziaria e una crisi anche di ideali per questo neo-capitalismo che avanza.

Qual è il compito della politica? Intanto è quello di tranquillizzare le persone che sono spaventate e anche disorientate, ma è anche quello di indurre a un cambiamento: la parola è stata usata ed è una parola giusta. Ma questi cambiamenti, proprio nei momenti di grande difficoltà, con quale impatto devono essere portati sulle persone? Credo in un modo progressivo, altrimenti il rischio è quello di andare a creare ulteriore confusione. D'altronde lo vediamo, perché il problema dello Stato è un problema che si fatica a spiegare e a risolvere, tant'è che la situazione a livello nazionale ed europeo è quella di una percezione, con un grande pessimismo, di instabilità, una percezione di una compressione sì della classe media a vantaggio (come diceva qualcuno) di queste grandi lobby che diventano sempre più potenti e ricche. Credo che a questo noi possiamo contrapporre il modello valdostano.

Anche per richiamare gli interventi dei colleghi, che ho apprezzato moltissimo per la pacatezza, non eravamo abituati a bilanci in questi toni che erano molto più caldi nelle precedenti legislature, però su alcune cose non sono d'accordo. Faccio riferimento ad alcune osservazioni sia di Massimo quando cita la Valle d'Aosta in negativo, nel momento in cui dice che la spesa procapite è molto alta o quando dice che i servizi per i cittadini sono sovradimensionati; in realtà esistono delle strutture che nel momento stesso in cui le dai, che tu le dia per centomila persone o per ciquecentomila, la struttura che tu costruisci ha una sua necessità di funzionamento ed in questo si giustificano certi numeri. Ma questi numeri sono la dimostrazione di come una regione pur piccola si voglia far carico di tutti quei servizi nei confronti dei cittadini, non lasciando niente di incompiuto o di incompleto, ma garantendo quei servizi ai cittadini pur per i piccoli numeri e con dei costi molto alti. E la spesa procapite alta riferita ai cittadini - lui mi sembra che avesse citato la spesa per la cultura - credo che sia un qualcosa di qualificante. Se provi ad immaginare la spesa procapite del Burundi, sarà molto bassa; è evidente che una spesa procapite alta significa anche di questo investimento che una regione fa sulla propria realtà.

Pertanto non credo che sia banale e neanche qualunquista affermare che noi cerchiamo di portare avanti in valle un regionalismo possibile, che vuole mettere al centro della sua azione la persona, il valdostano e lo fa applicando i suoi principi di autonomia, di partecipazione, di cooperazione, di autogestione per qualche verso, e credo che sia la strada che ci continuerà a garantire il nostro benessere. E non trovo curioso che gli Enti locali plaudano al bilancio, perché gli Enti locali diventano il luogo dove la politica si incontra con il cittadino, quando il cittadino ha necessità di servizi. Allora è evidente che questo bilancio è un bilancio significativo, perché va e crede profondamente in questo tipo di impostazione, del federalismo possibile, e investe là dove il cittadino trae beneficio cioè sull'Ente locale e sul territorio, perché è lì che il cittadino vede la differenza: non è nelle nostre parole, lo vede nei servizi che gli vengono offerti dal Comune. E le tasse, è lì che sarà la grande sfida per il futuro del federalismo fiscale: sarà quella di non fare in modo che le tasse che toglie lo Stato vadano a finire a livello locale sui cittadini nei Comuni. Ma questo può avvenire solo attraverso un bilancio di questo tipo, che vada a dare quelle risorse certe ai Comuni, che gli permettano di creare dei bilanci, essi stessi, che diano garanzie ai cittadini in questo senso.

Per questo non sono d'accordo e trovavo una contraddizione quando parlava Carmela, che faceva riferimento all'avanzo di bilancio, senza dire che l'avanzo di bilancio è generato da questo patto di stabilità, che non tiene conto - e poi capisco nell'ottica di Prodi o di chi c'era all'epoca - delle realtà come la nostra, dove il patto di stabilità diventa un cappio al collo della nostra capacità di spesa, perché è evidente che la capacità di spesa viene condizionata da questo se già oggi dobbiamo andare a dire ai nostri funzionari di non spendere, perché devono mettere via 160 e quanti sono nella previsione, non me lo ricordo! Ma questa è una cosa aberrante, inaccettabile a mio avviso! Mi rendo conto che con lo Stato ci dobbiamo dialogare, ma è su questo che dovremo andare a riaffermare alcuni principi, che sono anche di differenza rispetto ad altre realtà, differenze culturali, storiche, geografiche, cose che devono essere affermate.

Quindi credo che la nostra regione, nelle proprie intenzioni politiche - perché un bilancio è un atto amministrativo, ma è animato da una visione politica -, debba dimostrare di essere diversa da altre regioni italiane e, se volete, anche lontana da quello che è il conflitto che è statalista fra destra e sinistra e che sta inchiodando il paese. Diciamocelo chiaro: in Italia non c'è questo fair play all'americana dove chi vince viene riconosciuto da chi ha perso e immediatamente c'è una sorta di chiamata alla disponibilità, per far sì che il progetto del paese possa avere esiti positivi. No, qua in Italia esiste un meccanismo tutto italiano dove chi vince è cattivo, chi perde è bravo, ma nello stesso tempo ha delle idee migliori di chi vince. È un problema italiano, non è certo un problema della Valle d'Aosta, ma è significativo di una mentalità, di un approccio a un bilancio in un momento anche di crisi. Qui devo riconoscere che oggi è stato fatto al confronto con grande pacatezza e ho trovato anche dei punti in comune con i suoi interventi, collega Louvin, e devo dire che secondo me lei ha cambiato un po' rotta, perché oggi ha introdotto anche un concetto di opposizione costruttiva in questo senso. È evidente che se rilancia una serie di idee che sono la tutela dell'ambiente, la cooperazione, la distribuzione delle risorse, lei sta dicendo delle cose che diciamo anche noi. Certamente che queste sue osservazioni contribuiscono a fare una opposizione costruttiva e io assolutamente lo rilevo come un fatto positivo, ma dice delle cose che diciamo anche noi; quindi di fatto non ci sta facendo opposizione e in questo ho notato un cambiamento di comportamento, perché trovo che lei abbia dimostrato una maturità, perché sostiene alcune delle cose che sosteniamo anche noi. Apprezzo questo passaggio...

(interruzione del Consigliere Louvin, fuori microfono)

...lui si dissocia...

Credo che abbiamo questo dovere, dicevo, di esercitare attraverso il bilancio questa nostra capacità politica e amministrativa di gestire un federalismo possibile, pertanto questo bilancio diventa lo strumento, l'occasione per noi di affermare questo nostro modello valdostano. Allora è chiaro che il bilancio diventa, come qualcuno ha sottolineato, fondamentale in momenti di crisi, per rinforzare le basi della nostra identità. Però l'elemento centrale è proprio quello di introdurre dei cambiamenti in modo progressivo, per continuare a dare quelle certezze di tranquillità e di serenità di vita ai nostri cittadini, perché negli interventi che avete fatto una delle osservazioni che mi venivano spontanee era quella che mi davate la sensazione - con una critica in qualche passaggio anche pessimistica - come di voler dire che in questa regione tutto sommato rispetto a un contesto nazionale non si viva bene o ci siano delle problematiche di tipo grave. Ritengo opportuno suonare dei campanelli di allarme e credo sia corretto andare a fare delle sottolineature su delle criticità, ma dobbiamo anche riconoscere che in questa regione fino ad oggi si è vissuto con un sistema di vita di qualità, con dei servizi di qualità che garantiscono ai valdostani una differenza rispetto a una situazione nazionale e internazionale: il modello valdostano ha retto! Adesso il problema sarà di non essere forse troppo statici, sarà quello di avere una capacità più dinamica rispetto alle cose che cambiano, ma questo modello ha retto e trovo profondamente ingeneroso andare a dire che in questa regione le cose vanno male.

Quindi credo che vadano respinte le accuse di chi dice che il modello valdostano per qualche verso è troppo ingerente rispetto al funzionamento della Regione. C'è stato un periodo in cui anch'io ho pensato questo, ma vivendo dall'interno la realtà di questa Regione e conoscendo meglio i dinamismi di questa regione, credo che il modello valdostano sia proprio questo: sia una capacità della Regione di essere partecipe in maniera importante all'interno del tessuto regionale, in un equilibrio fra pubblico e privato. È chiaro che, poi, sostenere qual è il punto di equilibrio perfetto, su questo è evidente che non è semplice. Infatti non ero d'accordo con il collega Chatrian, che qualche tempo fa aveva fatto un intervento sui giornali dicendo che la Regione era troppo invasiva; no, non lo ritengo. Anzi, ritengo che questo modello debba vedere ancora "di più" la Regione essere partecipe e attenta sul territorio di tutta una serie di interventi e di opportunità che devono essere create, anche perché è stato richiamato forse proprio da Louvin che dobbiamo fare attenzione che il profitto che viene generato in Valle d'Aosta resti in Valle d'Aosta, a vantaggio dei valdostani.

Dobbiamo fare attenzione a quello che può essere un "colonialismo" finanziario, dobbiamo garantirci della nostra capacità di generare da una parte un benessere e che questo benessere abbia una ricaduta il più possibile al nostro interno. Credo che il governo delle sole forze regionaliste non possa che operare in questa direzione e che questo bilancio dia una profondità intanto storica, perché un bilancio non è mai un momento fine a se stesso, ma è una continuità di azioni che si riportano anche da altri bilanci e vanno verso delle altre direzioni, quindi c'è una continuità storica rispetto a un passato, che non può essere né negata né ingenerosamente critica perché ha dato dei frutti. C'è una presa d'atto, una coscienza precisa del momento che sta vivendo la nostra realtà europea, italiana e regionale, ma c'è anche un senso di marcia e un percorso politico che è quello di un federalismo possibile, che va al di là di un federalismo fiscale. Il federalismo fiscale ha sì una serie di riflessioni su cui dovremo confrontarci, ma è un aspetto marginale del federalismo, o meglio, è l'aspetto che forse ci interessa di meno del federalismo. A noi interessa un federalismo che è quello che richiamava lei, che erano i suoi attuali valori, ma anche i valori storici del suo movimento che erano tradizione e progresso.

Quindi credo che sia quello il percorso che dobbiamo traguardare e sia quello il percorso che questo bilancio cerca di portare avanti con cambiamento, ma un cambiamento progressivo, che deve avvenire attraverso fatti comprensibili dalla popolazione, fatti che la popolazione possa interpretare come segnali e non come preoccupazioni, rispetto a una situazione complessa e confusa, rispetto a quello che possono leggere dai giornali. E quindi anche una stabilità - consentitemi - che deve garantire in una prospettiva anche temporale la tranquillità di portare avanti un progetto che non si risolve con questo bilancio e nemmeno si risolverà con i prossimi due o tre bilanci, perché ci rendiamo conto come una situazione di questo tipo avrà effetti più lunghi.

Tutto ciò comporterà anche una capacità di essere più dialoganti, meno autocentrici, perché il segnale che rilevo come più importante è che questa regione deve avere una capacità, pur nel suo modello valdostano che deve tutelare e su cui deve consolidare le basi, di aprire un rapporto diverso rispetto non solo allo Stato, ma a tutte le altre forze di minoranza, linguistiche e non, che esistono non solo in Italia, ma anche nel resto d'Europa e con cui sarebbe opportuno cominciare a costruire un percorso. Io dico: perché no? La Valle d'Aosta potrebbe essere la sede di un parlamento delle minoranze europee o delle minoranze italiane, in cui andare a creare con continuità una piattaforma che permetta alla nostra regione, che ha storia e cultura da vendere su questo terreno, insieme ad altri, di essere portavoce dei cambiamenti reali che questa Europa e questa Italia devono fare per andare verso un federalismo possibile.

Ecco che allora è un bilancio che mantiene le sue potenzialità: c'è un 3 percento di crescita ed è un segnale positivo che va rilevato. Non è un segnale su cui dobbiamo crogiolarci, ma credo che ci siano delle certezze che derivano dalla propria consapevolezza di autonomia, dalla propria volontà di gestire questa autonomia, che non ci devono mettere in contrapposizione con le altre regioni: siamo consapevoli che diventa difficile per chi ha poche risorse dare delle risposte e della tranquillità sociale alle proprie popolazioni, per cui non vogliamo essere in contrapposizione con le altre regioni. Però crediamo che il nostro sia un modello di cui farsi forti e quindi questo modello politicamente lo vogliamo trasportare all'interno del nostro bilancio. Un bilancio che - tornando al mio discorso iniziale - vuol essere un bilancio di una partecipazione diretta dei valdostani alla vita culturale, sociale ed economica di questa regione.

Evidentemente - come è stato sottolineato da lei, quando all'inizio parlava della mamma - l'auspicio è che tutti i valdostani, possano beneficiare di questa visione del modello valdostano; questo è un impegno ed è quello che dicevo prima. Ma credo che una mamma, come l'ha definita lei, in quanto già per definizione di mamma, non può essere disattenta, ma nel suo cuore l'amore non può che essere uguale per tutti i figli ed è questo l'auspicio che all'inizio facevo.

Sostanzialmente credo che non si possa che sottolineare il buon lavoro che è stato fatto e, nel contempo, anche apprezzare gli interventi che voi avete finora svolto, perché sono stati interventi corretti, che ho apprezzato per molte idee che sono state portate e anche per suggerimenti che possono essere tenuti da conto. Non credo che sia dividendoci noi all'interno di quest'aula che possiamo rendere un servizio alla nostra regione, non credo che sia necessario arrivare a uno scontro sulle politiche di fondo di questa Regione. Il confronto e il dialogo possono essere utili.

Ho apprezzato anche alcuni intervento come quello dell'amico Massimo, quando facevano riferimento a delle aperture che ci devono essere dallo Stato rispetto alla nostra Regione, perché non può essere solo questa Regione che si confronta con lo Stato, ma è anche lo Stato che deve prendere consapevolezza della nostra Regione e dei suoi obiettivi. Mi riservo un ulteriore intervento nella fase successiva. Grazie.

Président - Je vous informe qu'ont été déposés les amendements pour ce qui est du point 9, le projet de loi n° 14: nous avons un amendement de l'Assesseur Marguerettaz, 11 amendements Vallée d'Aoste Vive-Renouveau, 3 amendements Vallée d'Aoste Vive-Renouveau avec le Parti Démocratique et 6 amendements Parti Démocratique.

Pour ce qui est de l'objet n° 10, projet de loi n° 15, nous avons: 3 amendements Vallée d'Aoste Vive-Renouveau, 1 amendement Vallée d'Aoste Vive-Renouveau avec Parti Démocratique.

Les amendements seront distribués dès qu'ils auront l'avis du dirigeant responsable du budget: je pense que cela arrivera au commencement des travaux de l'après-midi.

La parole au Conseiller Zucchi.

Zucchi (PdL) - Grazie, Presidente. A differenza del mio collega Lattanzi, mi accingo a discutere il bilancio per la prima volta in quest'aula. In analoghe circostanze mi sono visto nel Comune di Aosta dove, anche lì, per dieci anni sono stato e ho avuto l'occasione di analizzare a fondo il bilancio della città capoluogo. Qui come lì ho notato che ci si trova di fronte a un bilancio blindato, ingessato dall'enormità delle spese correnti che si sono succedute negli anni e che rendono difficile le possibili soluzioni per gli interventi strutturali in conto capitale. Lì amavo dire - mi sento di dirlo qui per la prima volta - che si trattava, per fare un esempio, come di una macchina obsoleta che consumava molto senza fare tanta strada, e anche in questo caso di fronte alla enormità delle spese correnti non possiamo dire che altrettanto, evidenziando le misure dimensionate in misura maggiore rispetto al comune capoluogo.

Vede, Presidente, all'inizio di questa legislatura le abbiamo concesso un credito che è in fase di chiusura, almeno dal punto di vista terminale, facendo un atto di fiducia che andasse nel senso di una certa discontinuità. Era proprio nel senso della discontinuità che avevamo dato questo segnale, sperando che le vicissitudini del passato non si ripetessero nel futuro, anche e a maggior ragione con gli avvenimenti che sono accaduti dopo e che tutti a varie riprese hanno ricordato, riferendosi alla crisi mondiale che non ha lasciato immune la Valle d'Aosta. In questo senso ci preoccupa non poco il continuo accenno al discorso della continuità, che è cominciato dalla relazione del Presidente Rosset e, a seguire, dalle relazioni degli assessori, perché bisogna dirci chiaramente che siamo molto preoccupati che si vada nel segno della continuità. Se dobbiamo andare nel segno della continuità, infatti, ci rendiamo conto che andiamo nel senso sbagliato e credo che anche voi che siete nei banchi della giunta... Mi rivolgo anche all'ex Presidente Caveri, che in questo momento non c'è, collega con il quale ho avuto anche aspri scontri prima di arrivare in quest'aula che poi si sono rivelati mitigati dal punto di vista della conoscenza personale; quindi nulla di personale nei confronti di coloro che hanno preceduto questa legislatura. Mi riferisco anche a coloro che sono dall'altra parte della barricata, sempre all'opposizione, ma che hanno avuto negli anni delle responsabilità di governo a varie riprese. Dicevo, dobbiamo avere un'onestà intellettuale nel dire che nel passato queste grandi risorse di un periodo che si suol dire di "vacche grasse", non sono state ben utilizzate (almeno non tutte). Bisogna avere il coraggio di dirlo: gli esempi non li cito, li conoscete bene anche voi, sono lì a testimoniarlo.

Quindi, Presidente e Colleghi, è proprio nel segno della discontinuità che speravamo che ci fosse un segnale diverso, segnale che non è venuto. Beninteso non possiamo pretendere che una macchina che consuma tanto possa diventare subito una Euro 4 o 5, cioè diventare moderna; ci rendiamo conto che le situazioni che si sono perpetrate in questi ultimi vent'anni non possono essere cancellate con un colpo di spugna. Ci sono delle attività che possono essere fatte gradualmente e che devono essere fatte, a maggior ragione in questo periodo di grande crisi, qualcuno ha detto non tanto di recessione quanto di potenziale depressione, che incombe su tutti noi.

Allora come fare per dare una inversione di rotta a questo bilancio, per dare delle risposte ai nostri cittadini, che oggi più che mai si sentono in difficoltà e che stanno - soprattutto in riferimento a coloro che sono portatori di partita IVA - soffrendo le pene dell'inferno? Dobbiamo dare un esempio noi per primi, quindi voglio affrontare in questa sede un argomento che non è stato citato, per chiarire il nostro pensiero su quello che è stato da tutti tanto declamato nei mesi scorsi, attinente al discorso dei costi della politica. Vorrei essere molto chiaro su questo punto: come si può fare per cercare di diminuire queste spese e dare risposte maggiori ai nostri cittadini, e per dare sia un esempio sia risposte concrete? Non certo facendo una opera populistica, strumentale e demagogica, che vede in noi 35 i soggetti unici del costo della politica.

Credo che se vogliamo affrontare questo discorso del costo della politica dobbiamo dare una risposta seria. In Italia come in Valle d'Aosta ci sono enormi sprechi, sono fra coloro che a livello italiano sostengono che i patti devono essere rispettati e chi si presenta in campagna elettorale sostenendo che è necessario abolire le province, poi lo deve fare. In questo caso sono io stesso critico della parte politica che rappresento: credo che a livello nazionale si debba andare in una direzione di mantenimento degli impegni, che vanno nell'ottica della riduzione delle grandi spese, riferite a questi carrozzoni enormi come le province. Quindi è sulle grandi cifre (sono stati calcolati 19 miliardi di euro) che bisognerebbe agire, non soltanto sulle cose piccole, ma sulle cose grandi. Cose grandi da cui la nostra Regione non è certo immune, perché se vogliamo parlare di fare delle riforme strutturali e affrontare seriamente per dare l'esempio ai nostri concittadini, in questo momento difficile sul contenimento delle spese politiche, sono tanti gli esempi che posso fare.

Alcuni esempi sono definiti dall'enormità dei Comuni. Bisogna avere il coraggio di dirlo: quanto ci costano i Comuni? Enormità dei Comuni che abbiamo sul nostro territorio: fino a che punto è lecito mantenerli in questa situazione? Sono 73 Comuni più Aosta, ci sono delle valli come la Valle d'Ayas, Challand, Brusson e sarebbe forse più utile e di esempio... Non ho detto soltanto il caso della Valle d'Ayas, perché il Presidente è della Valle d'Ayas; potrei citare Gressoney che è ancora peggio!

Ma per fare un esempio, i costi della politica passano anche attraverso - se vogliamo affrontare questo tema in maniera seria e non soltanto in maniera demagogica dicendo che dobbiamo ridurre del 2 percento o del 10 percento l'emolumento dei consiglieri regionali - delle iniziative che sono più incisive. Penso, oltre al discorso dei Comuni, ad altri discorsi che sono legati a quella miriade di incarichi che sono conferiti nelle numerose società partecipate e controllate dalla Regione, per cui a non tutti è noto quali sono i loro emolumenti. Ci sono dei premi di produzione che anche in questo momento di crisi urlano vendetta, dalla casa da gioco ad altre società controllate e partecipate dalla Regione: questi riflettori non si accendono mai, ma sarebbe curioso vedere quali sono gli emolumenti di questi signori che alla fine dell'anno fanno ricapitalizzare a piè di lista le perdite che generano con il loro agire.

Questi come altri esempi, che mi fanno sentire di non parlare su un discorso della continuità, sono esempi che vanno nella direzione della sobrietà, del risparmio, dell'esempio. Non è il caso, francamente, in questo contesto di andare a comprare una sede a Parigi: forse anche 2,5 milioni nell'acquisto di una sede a Parigi, che sono frutto di un'iniziativa oltre tutto molto controversa che va in contrasto alle leggi dello Stato (la legge finanziaria non del governo Berlusconi, ma del governo Prodi), non sono opportuni né dal punto di vista legislativo né dal punto di vista dell'opportunità. Infatti noi dobbiamo sempre avere in mente che di fronte abbiamo i nostri cittadini, che sono in questo momento più che mai preoccupati. La Valle d'Aosta - lo hanno ricordato coloro che sono intervenuti prima - ha sicuramente garantito negli anni un benessere diffuso, ma credo che a tutti voi non passi inosservato che anche qui ci sono fasce crescenti di povertà, a cui deve essere rivolta la nostra attenzione. Penso, Assessore Lanièce, anche al settore di sua competenza, penso al settore dell'accesso alle microcomunità, dove molto è stato fatto, ma con la situazione attuale molto resta da fare, e deve essere fatto con uno spirito di attenzione nei confronti di quei soggetti (sempre di più) che si trovano in forte difficoltà nell'affrontare delle spese riferite a dei servizi che non possono non considerarsi essenziali.

Parto proprio da questo punto parlando del bilancio, per dire che di fronte a un esempio nella riduzione dei costi dovremmo riservare e dare ancora più risorse a quei settori dei nostri cittadini già in difficoltà prima, che ora sono ancor più in difficoltà, per passare poi a un altro argomento di origine produttiva, dove i soldi che sono destinati, soprattutto rapportati ad altre regioni di indole turistica come la nostra, non sono sufficienti. Penso alle iniziative nel settore turistico, dove le risorse impiegate sono insufficienti, ma sono legate alla rigidità di bilancio a cui accennavo prima, che rendono la nostra regione deficitaria nella competizione con le altre regioni, prima fra tutte il Trentino Alto Adige, e altre regioni dell'arco alpino.

Non credo che sia necessario utilizzare tutti i minuti che sono destinati per gli interventi, perché ognuno in questa fase si assume la responsabilità - la maggioranza da un lato e l'opposizione dall'altro - di esercitare il proprio ruolo: noi siamo consapevoli di esercitare il nostro come voi eserciterete il vostro. Non abbiamo presentato degli emendamenti in consapevolezza di questo nostro ruolo e facendo le premesse che abbiamo fatto, per cui ci attendiamo, esaurito questo rito del bilancio, da parte dell'esecutivo una attenzione sui problemi che abbiamo posto prima di questa seduta di bilancio, che proporremo dopo, sperando che le buone idee non siano viste a seconda della parte politica da cui provengono, ma siano considerate in quanto tali, a cominciare dal momento essenziale su cui tutti noi dobbiamo porre la nostra attenzione, cioè la crisi in atto che riguarda i nostri concittadini. Questo perché ci sia non solo nelle parole, ma anche nei fatti la possibilità di recepire concretamente le proposte che porteremo a questo tavolo, nella speranza che queste vengano accolte senza i giochini e i riti del teatrino della politica, e in questo senso guardiamo con fiducia pensando anche che se ci deve essere un nuovo corso in questa legislatura, si metta in opera dal 4 dicembre in poi e sperando anche che ci sia veramente un segnale di discontinuità in questo senso.

Signor Presidente, non abbiamo presentato degli emendamenti, perché non ci piace fare la politica delle contrapposizioni, né ci piace fare le omelie tanto per recitare un rito che di per sé può essere considerato asfittico. Guarderemo i fatti a cominciare dal 5 dicembre, aspettandoci che lei mantenga il suo impegno nel coinvolgere tutto il Consiglio, o quanto meno i consiglieri che hanno delle buone idee da proporre, a cominciare da questo momento della crisi.

Président - La parole à la Conseillère Secrétaire Emily Rini.

Rini (UV) - Merci, M. le Président. Six mois seulement sont écoulés à partir du jour où les valdôtains nous ont donné leur confiance. Confiance accordée sur la base d'un projet administratif soumis à leur attention et pour lequel nous travaillerons tous ensemble au cours de la législature.

Le programme électoral a été fidèlement repris dans le programme du gouvernement approuvé au moment où le Conseil de la Vallée a accordé la confiance à cet exécutif. Pendant ces jours nous sommes là pour évaluer si ce document de programmation très important reflète les propositions faites à cette assemblée et avant tout et surtout faites aux citoyens.

Je suis quand même certaine que ce document centre les objectifs et qu'ils vont dans la bonne direction, selon les souhaits de toute la communauté valdôtaine. Je crois qu'à partir des dispositions prévues dans ce premier budget, les valdôtains pourront avoir des réponses positives à leurs problématiques et avoir la possibilité de croissance et de développement, même si - comme on l'a déjà dit plusieurs fois aujourd'hui - nous sommes dans une période de crise économique internationale, qui touche malheureusement notre communauté aussi. Une communauté qui a toujours su surmonter tous les défis même les plus difficiles, avec persévérance, fierté, dignité et surtout avec beaucoup de travail. Certes, il n'y a pas de baguette magique, il ne faut pas penser de pouvoir réaliser dans une période de six mois tout ce qui a été prévu dans un programme de 5 ans, c'est sûr ça, mais c'est sûr aussi que dans ce document nous trouvons les bases qui nous donnent la certitude de sa réalisation.

Siamo di fronte a un documento contabile programmatorio che, partendo da una quantificazione prudente e realistica delle risorse disponibili, le indirizza quanto più possibile verso settori economici che possono creare ricchezza, risparmiando sulle spese comprimibili a favore di quelle di investimento. Non possiamo non evidenziare, come d'altronde è già stato fatto da alcuni colleghi, la volontà di questo governo di trasferire agli Enti locali le risorse sufficienti ed in aumento rispetto agli anni precedenti, in modo che gli stessi possano garantire tutti i servizi diretti ai cittadini, nell'ottica di assicurare sempre maggiore autonomia agli enti stessi e far sì che questi possano agevolmente predisporre i propri bilanci. Come d'altronde non possiamo non evidenziare l'aumento delle risorse da destinare alle politiche sociali, alla sicurezza sociale, alla sanità, all'istruzione, alle attività culturali e scientifiche. Quasi il 12 percento del bilancio che stiamo esaminando è destinato all'istruzione e alla cultura per un importo pari a quasi 200 milioni di euro. Per quanto riguarda la valorizzazione dei beni culturali, dopo anni di investimento per la tutela e il restauro dei beni stessi e dei diversi siti di alto interesse culturale, ora finalmente si sta passando alla fruizione degli stessi con la conseguente riapertura di diversi castelli ed altri siti storici, così da poter potenziare l'importante settore del turismo culturale.

Dopo queste considerazioni di carattere generale, vorrei soffermarmi proprio su questa ultima tematica, quella del turismo, un settore che ritengo vitale per la nostra regione. La nostra valle è sempre stata una regione a vocazione turistica e credo che in questo bilancio ci sia una grande attenzione a questo settore, in modo diretto e in modo indiretto; mi spiego meglio. Modo indiretto in quanto ritengo che gli ingenti investimenti compiuti in settori quali l'agricoltura, il commercio, la cultura, lo sport, l'ambiente e il territorio concorrano a proporre un'immagine migliore alla nostra bella Valle d'Aosta e che possano far sì che un numero maggiore di turisti ci venga a far visita. Per quanto riguarda le iniziative di marketing e le iniziative a carattere promozionale previste, esse garantiranno la definizione di un piano di marketing strategico turistico mirato a tracciare le linee strategiche di lungo respiro, basate sull'identificazione dei trend del mercato internazionale del turismo, dei mercati potenziali con le loro peculiarità e dei club di prodotto della regione, per definire un modello di sviluppo sostenibile. Garantiranno inoltre un presidio internazionale a fiere e azioni di visibilità su media tradizionali e web, la realizzazione di iniziative di co-marketing strategico, l'intensificazione di manifestazioni, di spettacoli ed eventi di richiamo e di natura internazionale. Ancora, l'organizzazione di eventi in piazza e nelle principali città target, coinvolgendo in maniera fattiva i consorzi, la rivisitazione e/o sostituzione della segnaletica stradale turistica in autostrada ed in altre, garantiranno altresì interventi a sostegno di organizzazioni turistiche locali, come le AIAT e i consorzi.

Vorrei spendere ancora due parole sulle tematiche legate allo sport. Sicuramente il ruolo dello sport è fondamentale all'interno della società, poiché da sempre è il fulcro di crescita delle nuove generazioni e attrazione per tutta la popolazione. Il bilancio sottolinea come il governo regionale aveva mantenuto l'impegno che aveva preso proprio sulle tematiche che riguardano lo sport. Gli stanziamenti per le infrastrutture e attività e manifestazioni sportive garantiranno il finanziamento di eventi e di iniziative sportive di interesse turistico promozionale e ad enti privati che organizzino manifestazioni o spedizioni anche extraeuropee; garantiranno inoltre l'attuazione di interventi nel settore dello sport, il potenziamento del patrimonio alpinistico ed escursionistico, adeguamenti e concorso nelle spese di gestione di infrastrutture ricreativo-sportive regionali; garantiranno inoltre sostegno alla realizzazione di infrastrutture e contributi alla programmazione, attuazione e manutenzione di iniziative per la pratica del golf. Certamente poi si porrà il problema del mantenimento delle suddette infrastrutture e degli impianti sportivi; in merito a ciò in futuro dovrà esserci maggiore sinergia e collaborazione fra la Regione, gli Enti locali e le società di gestione.

In conclusione, ritengo che in un momento di crisi generale come quello che stiamo attraversando da questo bilancio, che giudico realistico, serio (sottolineo serio), prudente ed equilibrato, i cittadini potranno trovare risposte esaustive e che la nostra Valle potrà affrontare e superare questo delicato momento storico.

Président - La parole au Conseiller Bieler.

Bieler (UV) - Un saluto ai Colleghi e un augurio di buon lavoro a tutti. Il bilancio di previsione per il prossimo anno e per i successivi credo sia rispondente alle necessità dei valdostani e anche alle necessità del nostro territorio, che mi sta particolarmente a cuore. Perciò mi soffermo un attimo sugli stanziamenti previsti per il dipartimento delle risorse naturali del corpo forestale.

In particolare per il settore della sentieristica, l'intervento per la valorizzazione e il recupero del patrimonio storico, architettonico e agro-silvo-pastorale della Conca di Cheney nel comune di Valtournenche, ritengo che sia uno stanziamento importante per la valorizzazione dei posti belli che abbiamo nelle nostre valli; di posti come Cheney, che penso tutti quanti conosciate ne abbiamo in tutte le valli, ma talvolta sono talmente belli che diventa difficile andarli a ristrutturare. Al momento la legge regionale 4/2003 sta lavorando per questo posto particolarmente bello. Vi è allo stato attuale con l'Amministrazione regionale una ipotesi di accordo di programma con l'Amministrazione comunale per la sistemazione di detto posto.

Vi sono poi interventi per la gestione e la valorizzazione della rete sentieristica ed escursionistica: in particolare mi riferisco alla valorizzazione e conservazione del percorso naturalistico del Ru Courthoud, che parte nell'alta Valle di Ayas e va fino alla collina di Saint-Vincent. Credo che lo stanziamento di 500.000 euro sia a testimoniare quanto riteniamo importanti questi interventi, anche per le ricadute sul lato turistico quando saranno terminati. Abbiamo un primo lotto per un importo pari a 945.000 euro per il triennio 2007-2009.

Sempre per quanto riguarda la sentieristica, a sostegno del piano di sviluppo rurale vi sono dei contributi agli enti pubblici e ai consorzi di miglioramento fondiario per interventi di recupero e ripristino delle infrastrutture e della viabilità interna e di collegamento fra i villaggi: anche qui 500.000 euro mi pare siano un importante investimento. Vi sono poi i contributi agli enti pubblici e ai privati per gli interventi di riqualificazione della rete sentieristica ed escursionistica; qui abbiamo uno stanziamento importante di 700.000 euro.

Ciò che trovo sia ancora più importante, perché è anche un'attività sociale, sono gli interventi per il miglioramento dei sentieri e delle alte vie, mediante i cantieri forestali gestiti in amministrazione diretta. Forse è perché fin da ragazzino frequentavo queste squadre che lavoravano sui sentieri che sono rimasto affezionato a loro, ma penso che diano un servizio là dove con i macchinari non si può arrivare. Invece con le nostre squadre riusciamo a rimettere a posto, a risistemare i sentieri o costruirne dei nuovi, che poi hanno una importante valenza turistica nella stagione estiva. Ma non solo, perché questi sentieri permettono, come nella mia valle, di rendere agevole il lavoro a chi sta in alpeggio per più di tre mesi. Mi raccontava l'alpigiano che, in accordo con il capo squadra, aveva fatto notare dove vi erano degli scalini troppo alti per il mulo, degli alberi in cui le sacche toccavano, o dei massi che impedivano la salita e la discesa in modo agevole.

Un altro importante settore è quello delle sistemazioni montane. I contributi per gli interventi di sistemazione idraulico-forestale ai Comuni e ai consorzi di miglioramento fondiario hanno avuto uno stanziamento di 400.000 euro; non voglio riferirmi a ciò che è stato detto prima, ma penso che certi interventi non sono sempre volti a cementificare o a rendere brutta la nostra valle. Questi lavori vengono fatti con delle terre armate e intervenendo con delle briglie che non deturpano la nostra bella valle. Anche qui abbiamo la realizzazione in amministrazione diretta e abbiamo una somma ingente di 2,9 milioni di euro, per cui mi pare che si debba riconoscere come ci sia una grande responsabilità da parte del governo verso le risorse naturali.

Per quanto riguarda il settore della flora, della fauna, della caccia e della pesca, direi che il programma faunistico è ciò che serve per la gestione del patrimonio degli animali selvatici. Io che sono cacciatore so quanto sia importante la mano dell'uomo, per non far sì che quello che è un patrimonio possa diventare qualcosa di difficile da gestire. Qui vorrei inserirmi con l'attività venatoria, i censimenti, i piani di controllo; in sostanza non si deve pensare alla caccia come a un qualcosa o ai cacciatori come a qualcuno che va solo a prendere gli animali senza curarsi di ciò che sta facendo, solo per puro divertimento. Ormai il cacciatore non è più quello di una volta: si va a caccia sentendo la necessità di selezionare gli animali e penso che potrebbe essere in futuro anche una fonte di reddito, come avviene in Austria o nei paesi germanofoni. A mio modo di vedere, filmare un esemplare di stambecco durante il passaggio a miglior vita non è così importante come potrebbe essere il suo prelievo, per far sì che in inverni come quello che sembra si stia profilando per il prossimo anno, magari vada a togliere l'erba e la fonte di nutrizione per animali più giovani.

Ci sono in questo settore interventi per il recupero e il ripristino ambientale, l'insediamento e la cura del verde pubblico: c'è qui uno stanziamento di 916.000 euro addirittura; abbiamo la sistemazione del castello di Sarre, per il quale l'anno prossimo non abbiamo nulla, ma per gli anni successivi abbiamo 1,47 milioni di euro. Abbiamo il restauro e il ripristino del parco del castello di Aymavilles, previsto per la sistemazione del verde adiacente al castello. Abbiamo attività di manutenzione delle aree verdi, abbiamo manutenzione e ristrutturazione delle casermette forestali per un importo di 850.000 euro.

Per il settore delle aree protette, importanti contributi vengono dall'Amministrazione regionale per la fondazione Grand Paradis: avremo 300.00 euro per il 2009; abbiamo importanti somme anche per l'area naturale del Mont Mars, 100.000 euro, e del Mont Avic. Si sistemerà l'area verde del Marais di Morgex, su Morgex e La Salle; c'è un intervento importante per il museo regionale di scienze naturali di Saint-Pierre; l'attività di ripristino e pulizia delle aree naturali del castel Savoia; ci sono contributi importanti anche per i giardini alpini Saussurea e Chanousia.

Ora aggiungo il settore delle foreste. Non so se ora c'è, ma con il collega Louvin forse abbiamo lo stesso pensiero: anche io ritengo che il settore delle foreste sia un settore importantissimo. Infatti non è perché lo ritengo io, ma perché lo ritengono i dirigenti regionali, in accordo con il governo, che per quanto riguarda la viabilità forestale ci sarà per il 2009 uno stanziamento di 1,4 milioni di euro ed è in atto una predisposizione di legge che disciplina gli aiuti regionali in materia di foreste a favore dei proprietari, sia in forma individuale che associata, interventi di selvicoltura, imboschimenti, pianificazione e infrastrutture forestali per 1,2 milioni di euro. Secondo me sono importanti.

Si sta predisponendo un disegno di legge per gli interventi in materia di termovalorizzatore collegato al settore dell'utilizzo delle biomasse legnose, del teleriscaldamento con l'obiettivo di incrementare la redditività del materiale legnoso e l'utilizzo di fonti rinnovabili per la produzione di energia, fondi globali per 300.000 euro. Quindi mi fa piacere che abbiamo lo stesso punto di vista che si ritrova nel governo.

Ci sono attività di selvicoltura, tagli fitosanitari, cure colturali, mediante i cantieri forestali gestiti in amministrazione diretta.

Sempre dal nostro punto di vista - forse ho interpretato male io - sempre il collega Louvin prima diceva che c'è un ipersfruttamento delle acque. Ritengo che avere un depressore in fondo a un acquedotto non crei nessun problema, anzi, c'è dappertutto: abbiamo il beneficio di avere la pressione diminuita e la produzione di energia elettrica, quindi senza alcun mutamento delle qualità dell'acqua.

Per concludere solo due parole sul corpo forestale. Abbiamo la fortuna di avere un corpo forestale regionale che ci è invidiato da tutte le altre regioni. È stato lungimirante chi ha voluto che il corpo forestale diventasse regionale. Abbiamo 132 unità che dovranno a pieno regime arrivare a 160, quindi ci sono ancora dei posti liberi per i giovani: si sta studiando come fare il bando di concorso, si sta pensando se farlo con il titolo di studio per la terza media o per la media superiore. Comunque c'è anche qui un importante contributo e attenzione per l'attività di tutto il corpo forestale.

Sono stato a leggere le cose che mi sono più balzate agli occhi; non è stato un intervento a parlare di Morgan Stanley o di chissà cosa, ma penso che sia importantissimo il contributo, il bilancio che è dato al dipartimento risorse naturali da parte del governo. Grazie.

Président - Je crois qu'avec ça nous pouvons conclure ici les travaux de la matinée. Le Conseil est convoqué à 15 heures 30.

La séance est levée.

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La séance se termine à 12 heures 53.