Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 229 del 26 novembre 2008 - Resoconto

OGGETTO N. 229/XIII - Interpellanza: "Intendimenti in merito all'eventuale creazione di nuovi invasi di medie dimensioni per la realizzazione di centrali idroelettriche".

Interpellanza

Venuto a conoscenza nei giorni scorsi, a seguito di dichiarazioni rilasciate dal Direttore generale e responsabile dell'Area Sviluppo grandi progetti della CVA (Compagnia Valdostana delle Acque), dell'interesse e dell'estrema utilità che la società ravvisa nella costruzione di "qualche nuovo sbarramento di dimensioni medie", sul tipo di quelli del Gabiet o di Cignana;

Visto che gli stessi dirigenti hanno espressamente precisato di avere "proposto un'idea" e che compito dei politici è di dare sviluppo alla stessa;

i sottoscritti Consiglieri regionali

Interpellano

la Giunta regionale per sapere:

1) se condivide le valutazioni espresse in proposito dai vertici tecnici della CVA;

2) se intende dare corso, e in quali località, a progetti di creazione di nuovi importanti invasi.

F.to: Bertin - Louvin - Cerise Giuseppe - Chatrian

Président - La parole au Conseiller Bertin.

Bertin (VdAV-R) - Abbiamo appreso dalla rivista dell'Assessorato all'ambiente e territorio e, in seguito, dalle dichiarazioni riportate sui giornali locali che i massimi dirigenti della CVA reputano interessante, se non indispensabile, per lo sviluppo futuro della produzione di energia elettrica in valle, la costruzione di nuovi sbarramenti, di nuove dighe.

Sono più di 40 anni che in valle non si costruiscono sbarramenti a scopo idroelettrico. Le ultime grandi opere, se non mi sbaglio, sono quelle in Valgrisenche del Beauregard. In generale credo che, dalla tragedia del Vajont, sui grandi invasi si è proceduto con molta cautela e prudenza.

I dirigenti di CVA suggeriscono, a dire il vero, la costruzione di sbarramenti per bacini di medie dimensioni. Evidentemente, premesso che non saremmo d'accordo alla costruzione di sbarramenti di grandi dimensioni, alle dichiarazioni sopraccitate non si può in termini assoluti né essere favorevoli né contrari, anche se personalmente ho delle perplessità sulla concreta praticabilità di questi progetti. Quindi è intenzione di questa interpellanza chiedere alla Giunta regionale se condivide le valutazioni espresse in proposito dagli attuali dirigenti di CVA e se intende dare corso e in che località al progetto di creazione di nuovi invasi. Gli stessi dirigenti peraltro hanno precisato di aver proposto un'idea, perché compito dei politici è dare sviluppo alla stessa. Ci rendiamo conto che è un po' ridicolo e paradossale chiedere a chi è stato senza soluzioni di continuità prima politico di lungo corso, poi dirigente CVA, e per finire di nuovo politico, ma tant'è....

Président - La parole au Président de la Région, Rollandin.

Rollandin (UV) - La problematica che è stata posta con questa interpellanza credo che sia importante, in quanto pone due problemi sostanziali. Il primo è il problema dello sviluppo di produzione di energia, il secondo le modalità con cui arrivarci, in particolare attraverso la costruzione di invasi, per capire quali possono essere le intenzioni in tal senso. Le dichiarazioni a cui credo fa riferimento l'interpellanza sono quelle di due dirigenti, il direttore generale e l'ing. Ballatore, che sono responsabili della sicurezza degli invasi di CVA, e che come articolo - apparso su "Environnement" - sono state poi riprese a mo' di intervista da un quotidiano.

La questione dell'energia e del soddisfacimento della relativa richiesta è un problema che non si esaurisce oggi, anzi credo che sia in particolare in questo momento un punto importante di riflessione, sia perché da un punto di vista nazionale si sta facendo ricorso nuovamente a un tipo di energia che era stata oggetto di un referendum che puntava, dopo i tragici fatti che conosciamo, alla sicurezza legata alla produzione di energia nucleare e che aveva come punto di riferimento un aspetto che ancora oggi è all'attenzione di tutti: è il fatto del nucleare sicuro, nucleare di quarta generazione oggi - allora no - ma soprattutto sul fatto che l'Italia non ha centrali nucleari. Oggi il problema è stato riaperto con una azione condivisa da tutti e tenendo in considerazione che è una delle potenze economiche che non produce, ma consuma energia nucleare che importa da Francia, Svizzera, Slovenia, quindi contribuendo al programma a livello internazionale di costruzione di nuove centrali nucleari.

Dico questo perché il problema che è stato posto è legato a un fatto ambientale e a un fatto di sicurezza. Gli articoli pubblicati sulla stampa nazionale e regionale portavano l'attenzione su bacini, per dire qual è lo stato di sicurezza di questi invasi. Credo sia giusto partire di lì per fare alcune riflessioni. Comunque credo che la questione energia, al di là delle energie alternative su cui anche a livello nazionale si sta facendo un ragionamento importante sia sull'eolico che sul fotovoltaico, anche se sull'eolico le problematiche ambientali sono diverse, perché le valutazioni su questo tema sull'impatto ambientale sono parecchie e non tutti condividono il fatto di avere questa impostazione. Venendo alla energia idroelettrica, credo che la richiesta di energia oggi ha delle fortissime fluttuazioni nel corso della giornata e nella stagione, mentre l'energia non si può accumulare, ma deve essere immessa in rete, mantenendo un preciso e continuo equilibrio tra consumo e fornitura. Se viene meno questo equilibrio la rete di trasmissione va in crisi, e ne sappiamo qualcosa con i fenomeni di black out, che non sono per mancanza di energia, ma per una sovrapposizione che si è creata in alcune situazioni particolari. Poi c'è il valore economico dell'energia, in conseguenza, delle grandi variazioni sul mercato. Fornire energia "pregiata", cioè pulita, oggi è un problema a cui tutti fanno riferimento ed è molto più remunerativo che fornirla con un andamento costante nel tempo.

Ho fatto queste tre riflessioni, perché l'unico sistema per produrre energia con queste caratteristiche è quello di avere degli invasi. La nostra regione può contare su una produzione acqua fluente, ma ha questa grande risorsa di avere i bacini importanti che non sto a enumerare e che hanno costituito da sempre una delle fonti più importanti, con la sua produzione globale che si avvicina a 3 miliardi di kilowatt che danno alla Valle d'Aosta il primato a livello di regioni per la produzione di energia idroelettrica, non solo, ma che ha costituito il punto di riferimento per lo sviluppo di tutto il nord del paese, cosa che spesso si dimentica.

L'altro punto che non deve essere sottaciuto, riguardo al problema degli invasi, è l'utilizzo degli invasi per la laminazione, cioè per la regolamentazione delle acque in casi ed evenienze particolari. Quando c'è stata l'alluvione del 2000, se non ci fossero stati gli invasi, in alcune zone ci sarebbe stato un disastro ben superiore a quello che abbiamo conosciuto. Questi dati sono testimoniati in modo chiaro: in particolare la diga del Beauregard, oggetto di contestazione, è quella che ha salvato gran parte della zona interessata, grazie a questa possibilità di tenere in considerazione le portate eccezionali delle dighe (non parliamo di Place Moulin). Questo ha costituito un sistema collaudato in assoluta sicurezza. L'unica diga in valle che è stata oggetto di una particolare attenzione è la diga di Beauregard, su cui si sta ancora discutendo attraverso la commissione specifica nominata con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, che sta lavorando su questo tema, per venire incontro a una esigenza di soluzione definitiva, rapportata alla possibilità di definire le portate reali della diga di Beauregard.

Ho fatto queste riflessioni per non appesantire il discorso, che andrebbe da un punto di vista ambientale legato ai certificati verdi e alla minore produzione di CO2, che rappresenta oggi nell'ambito generale... uno dei famosi programmi che ho sentito evocare in questa sede, sui 20-20-20 cioè la riduzione di emissione di CO2, eccetera. L'unico sistema per ridurre CO2 è ancora la produzione di energia idroelettrica, legata agli invasi e ai bacini.

C'è poi la costruzione di mini invasi, collegati alla programmazione della neve programmata, là dove sappiamo che nelle valli si è intervenuti per prevedere dei bacini di media dimensione per accumulare l'acqua, perché durante l'inverno ci sia la garanzia di avere acqua sufficiente per l'utilizzo durante il periodo invernale.

Per quanto riguarda le domande nello specifico, "se condivide le valutazioni espresse in proposito dai vertici tecnici della CVA", credo che le valutazioni nel merito della valenza delle centrali non possano che essere condivise, perché è un dato di fatto che ci sia questa esigenza. Fra l'altro là dove è possibile, non solo a livello nazionale ma internazionale, c'è una corsa all'idroelettrico, anche nella costruzione di bacini molto importanti anche in paesi vicini ai nostri.

Per quanto riguarda la domanda "se intende dare corso, e in quali località, a progetti di creazione di nuovi importanti invasi", teniamo conto che in Valle sotto questo profilo le iniziative sono ridotte, e comunque sono iniziative che vanno al di sotto della regimazione dei 100mila metri cubi, quindi sotto un livello di portata che non sia comunque collegabile con una esigenza di controllo, come oggi c'è per i grandi bacini, cioè un controllo a livello nazionale, il che comporta dei regimi di sicurezza particolari. Al di sotto dei 100mila metri cubi, come sapete, il discorso è di piccoli invasi che possono essere importanti in alcune valli, utilizzati non solo per scopo idroelettrico. Ci sono dei progetti in atto che potranno essere valutati al momento in cui diventeranno oggetto di approfondimento reale per tutte le implicazioni condivise con i Comuni interessati, che vanno nella direzione di intervenire sia per evitare le condizioni che abbiamo detto di black out in alcune zone, sia per intervenire come punto di laminazione, sia soprattutto per uno sviluppo anche turistico. Oggi i piccoli bacini hanno una grande importanza e, infatti, ci sono progetti molto importanti che utilizzano il bacino di Place Moulin, per il quale esiste un progetto specifico che porta a un utilizzo graduale sotto il profilo turistico, dove c'è una grande richiesta. A questo riguardo ci sono già esempi di bacini artificiali in Emilia, che sono stati utilizzati con questo scopo.

Questo per dire - e spero di aver risposto alle due domande - che per quanto riguarda la Giunta, valuteremo nel momento in cui ci saranno le proposte definitive (non sono tante, ce ne saranno un paio a livello regionale che potranno essere presentate) quali sono i benefici, in accordo con le comunità locali, e l'impatto che questo può dare tenendo conto di tutte le considerazioni che i bacini implicano a livello di costruzione, sempre ricordando che non si tratta di grandi opere, ma di opere che vanno nella dimensione che è disposta con i poteri che la Regione ha. Credo che su questo, quando sarà il momento giusto, ci sarà la valutazione da portare all'attenzione non solo della Giunta ma anche del Consiglio.

Président - La parole au Conseiller Bertin.

Bertin (VdAV-R) - Grazie, Presidente, per la risposta. Sospettavamo che le due opinioni coincidessero: quelle sue e quelle di CVA. Ci auguriamo che, comunque, non si prendano in considerazione dei grandi bacini: a quanto pare non è il caso. Per i piccoli bacini ci auguriamo che il coinvolgimento delle comunità locali sia presente e che il Consiglio possa dire la sua.

Président - La parole au Conseiller Louvin.

Louvin (VdAV-R) - Se posso aggiungere solo qualche parola alle considerazioni del collega, naturalmente per esprimere sempre grande ammirazione per l'abilità del Presidente, che ha ben inquadrato la problematica generale e ha lasciato scivolare alla fine "se intende dar corso a progetti". Dice: un paio e valuterà...

Naturalmente non sono questioni che si decidono in quattro e quattr'otto, ma nel momento in cui i massimi dirigenti di una azienda del calibro di CVA mettono sul tavolo le premesse per una svolta importante - e sappiamo che le svolte grandi di solito avvengono in silenzio - a noi fa piacere che si sollevi il velo e si discuta tranquillamente, per quanto ci riguarda laicamente, della questione anche degli invasi, non di quelli di grandi dimensioni, ma delle medie stazioni di accumulo. Sappiamo e ringraziamo per la ricostruzione puntuale dal punto di vista tecnico sulle migliori modalità di produzione che avvengono in questo modo, ma ci preme che il triangolo sicurezza, produttività e ambiente, sia un triangolo nel quale ci ritroviamo tutti.

L'ultima tornata di discussione almeno embrionale di un progetto di accumulo importante risale a oltre 10 anni fa e riguardava la confluenza delle valli del parco, con un grande bacino sotterraneo che era all'epoca in progettazione. Da allora il tema è stato in ombra e non è più tornato in discussione. Siamo stati incuriositi quindi da questa sollecitazione e anche da un passaggio che faceva capire come questo fosse, se non un ballon d'essai, un lanciare avanti una idea. Noi le idee siamo pronti a discuterle, ma vorremmo che fossero discusse non sotto l'onda delle emozioni del momento: nucleare, non nucleare. Seguiamo con attenzione quanto stanno facendo i colleghi svizzeri: nel Canton Vallese ci sono in questo periodo alcune iniziative di rilievo che stanno andando avanti. Ma sapere per tempo dove si sta mettendo gli occhi è per noi della più alta importanza, quindi vogliamo dire alla Giunta che non è per noi un sentire l'argomento in seconda battuta. Gradiamo essere parte, cercheremo di esserlo a livello informativo e conoscitivo, ma gradiremmo che questa svolta fosse una svolta condivisa.

È la prima volta nella storia che la Valle d'Aosta può avere la possibilità di dire una parola anche su realizzazioni di grandi dimensioni come queste, diversamente dai i grandi invasi del passato, alcuni dei quali hanno dato grandi benefici e altri come Valgrisenche hanno lasciato anche delle ferite molto importanti sul nostro territorio. Gradiremmo che per questa prima occasione anche la Regione fosse consapevolmente coinvolta nella decisione e potesse condividere, e semmai esprimere le proprie opinioni non necessariamente coincidenti, in modo pacifico, in modo anticipato, documentato e consapevole.