Oggetto del Consiglio n. 179 del 12 novembre 2008 - Resoconto
OGGETTO N. 179/XIII - Interpellanza: "Intendimenti in materia di energia e cambiamenti climatici in attuazione degli obiettivi posti dall'Unione europea".
Interpellanza
Considerato che i cambiamenti climatici sono una delle maggiori sfide della nostra epoca e che il riscaldamento globale rappresenta una delle maggiori minacce per il nostro pianeta;
Ricordato che l'Unione Europea ha proposto un intervento integrato in materia di energia e cambiamenti climatici che fissa nuovi ambiziosi obiettivi per il 2020, il cosiddetto pacchetto clima conosciuto anche come 20-20-20;
Tenuto conto dell'importante ruolo che possono e devono svolgere le regioni in questo fondamentale settore;
Visto anche il ruolo centrale che molte regioni intendono assumere, come dimostrato dal Vertice Mondiale delle Regioni sul cambiamento climatico organizzato dalla Regione Bretagna il 29 e 30 ottobre scorsi a Saint-Malo;
il sottoscritto Consigliere regionale
Interpella
l'Assessore competente per sapere:
1) quali sono i livelli attuali di emissioni di CO2 in Valle d'Aosta;
2) quali politiche la Giunta regionale intende adottare nella prospettiva indicata dagli obiettivi dall'Unione europea;
3) se ritiene raggiungibile l'obiettivo fissato dell'Unione Europea da parte della Regione Valle d'Aosta ed entro quale termine.
F.to: Bertin
Président - La parole au Conseiller Bertin.
Bertin (VdAV-R) - I cambiamenti climatici sono una delle maggiori sfide della nostra epoca, il riscaldamento globale rappresenta una delle maggiori minacce per il nostro pianeta. Dalla rivoluzione industriale ad oggi, le emissioni di CO2 sono cresciute in modo esponenziale con conseguenze sempre più dirette sul clima, che possiamo anche vedere tutti i giorni. Si pensi che solo nel XX secolo le temperature globali sono cresciute seconda delle fonti, ci sono diverse ipotesi: dallo 0,7 all'1% in media. Il dibattito internazionale sui cambiamenti climatici, che ha visto fra l'altro il contributo di autorevoli esponenti, tipo Al Gore, il quale ha avuto il premio Nobel insieme al Comitato intergovernativo per i mutamenti climatici dell'ONU, invita a ragionare con una maggiore consapevolezza alla nuova situazione e al futuro dell'ambiente.
In questi anni si è sviluppata a tutti i livelli una maggiore sensibilità in questo settore. La prima vera presa di coscienza mondiale sul problema del clima fu la Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo del 1992 a Rio de Janeiro che si concluse con la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. In particolare, l'obiettivo principale della convenzione era quello di stabilizzare le concentrazioni in atmosfera di gas ad effetto serra ad un livello tale da impedire pericolose interferenze di origine umana con il sistema climatico, interferenze come: l'impatto sui suoli, la vegetazione, il regime delle acque, i ghiacciai... sono evidenti. A partire dal 1994, anno della entrata in vigore del Trattato di Rio, si sono succedute con scadenza annuale le cosiddette "Conferenze delle parti", aventi lo scopo di adeguare e di rendere operativi i principi ispiratori della Convenzione quadro delle Nazioni Unite. La più famosa di queste conferenze è senza dubbio quella del 1997 svoltasi a Kyoto, dove per la prima volta molte Nazioni industrializzate concordarono nel ridursi, con vincolo legale, l'emissione di gas serra: in media l'accordo prevedeva una riduzione fra il 6 e l'8% entro il 2012. Per quanto riguarda l'Italia - che ha sottoscritto l'accordo di Kyoto - una riduzione del 6,5 entro il 2012; al 2007 sembrerebbe che non solo l'Italia non ha ridotto del 6,5 le emissioni di gas ad effetto serra, ma sono aumentate del 13% (almeno questi i dati che si trovano più facilmente).
Anche l'UE sta premendo in questo senso per una definizione di un nuovo accordo internazionale, volto ad arrestare il cambiamento climatico, in particolare limitare gli aumenti delle temperature medie a un limite che non superi il 2%, che generalmente è ritenuto la soglia oltre la quale il cambiamento climatico potrebbe scatenare sul livello planetario dei fenomeni catastrofici. Sempre l'UE ha promosso un intervento integrato in materia di energia e cambiamenti climatici che fissa degli ambizioni obiettivi entro il 2020, il cosiddetto "pacchetto clima energia", anche conosciuto come "20-20-20". Si prevede un 20% di riduzione di gas ad effetto serra, promuovere le energie rinnovabili che raggiungano globalmente il 20% del totale prodotto e migliorare l'efficienza energetica con una riduzione dei consumi del 20%.
Un importante ruolo devono svolgerlo le Regioni, e molte Regioni hanno deciso di svolgerlo; significativo è il fatto che il 29-30 ottobre la Regione Bretagna ha organizzato un vertice mondiale delle Regioni sul cambiamento climatico, organizzato a Saint-Malo: per questo volevamo sapere quali erano le intenzioni e le politiche dell'Amministrazione regionale in questa direzione, quali erano i livelli attuali di emissioni di CO2, se si ritiene che la Regione possa raggiungere questi obiettivi e entro quali termini.
Président - La parole à l'Assesseur au territoire et à l'environnement, Zublena Manuela.
Zublena (UV) - Merci, M. le Président.
Grazie per l'interpellanza, che pone in effetti il tema dei cambiamenti climatici all'attenzione di questo consesso, un argomento che si riferisce a una dinamica che passa a scala globale, ma i cui effetti sono stati e saranno purtroppo particolarmente evidenti in un territorio vulnerabile e sensibile come il nostro, che è un territorio di alta montagna.
Venendo ai quesiti, il primo: "quali sono i livelli attuali di emissioni di CO2 in Valle d'Aosta", i dati che riporto sono quelli elaborati nell'ambito dell'inventario regionale delle emissioni, curato da ARPA Valle d'Aosta, dati che sono pubblicati nella relazione "stato ambiente", la quarta, che è stata recentemente presentata: si tratta dell'indicatore 4.8. Le quantità di CO2 emesse in Valle d'Aosta, riferite al 2006, sono 647.474 tonnellate all'anno. Come sono ripartite e a cosa sono dovute? Sono dovute principalmente a trasporti e riscaldamento che se la giocano più o meno alla pari con 330mila circa, i trasporti, e 350mila, il riscaldamento domestico... tonnellate annue di CO2. Viene poi l'industria, il teleriscaldamento, le discariche con quantità più contenute. C'è una quota che va dedotta dalla produzione di CO2 da parte delle fonti artificiali, che è la quota che deriva dall'assorbimento della CO2 attuata dall'attività vegetativa di boschi, prati, vegetazione, suoli... che è di circa 100mila tonnellate... 95.195 per la precisione. Sommando questi diversi contributi, si arriva alla quantità che ho indicato prima. È interessante capire anche quanto noi emettiamo per persona; abbiamo una produzione pro capite di 5 tonnellate di CO2 annue nel 2006; questo dato va riferito a una produzione pro capite per l'Italia di 14 tonnellate, siamo circa a 1/3 della produzione italiana e, rispetto all'UE, siamo a metà, in quanto l'UE afferma di produrre circa 11 tonnellate di CO2 annue per abitante. Nell'ultima finanziaria è prevista la ripartizione fra le Regioni delle quote di riduzione, da definire in maniera concordata secondo un percorso condiviso Stato-Regioni e il principio del cosiddettoburden sharing - suddivisione degli oneri - e in quella sede immagino si potrà far valere il fatto che, ad oggi, siamo ben al di sotto della media nazionale ed europea di produzione pro capite di CO2 all'anno.
Per quanto riguarda le politiche che la Giunta intende adottare nella prospettiva degli obiettivi indicati dall'UE, il documento principale a cui fare riferimento è il Piano energetico ambientale, cosiddetto PEAR, approvato dal Consiglio nel 2003, documento di programmazione fino al 2010. Prevede una serie di interventi per ridurre i consumi energetici regionali e soprattutto per attivare l'interconnessione fra le catene energetiche termiche ed elettriche. Infatti l'assetto del bilancio energetico a livello regionale è caratterizzato, da un lato, da un'elevata produzione di energia idroelettrica, circa 3.000 gigaw/h annue e, dall'altro, da una quasi completa separazione fra le diverse catene energetiche. Le differenti azioni previste dal piano sono volte, da un lato, al risparmio energetico, ma anche all'utilizzo delle fonti rinnovabili, e soprattutto nella direzione di un uso razionale delle energie, con la riqualificazione anche dei combustibili gassosi, per ottenere una migliore interconnessione fra i flussi termici e i flussi elettrici. Infatti, il PEAR prevede una riduzione del carico combustivo di circa l'8% passando da 2.164 gigaw/h anno del 1990 a 1.867 gigaw/h anno nel 2010; quindi il ricorso, da un lato, alla cogenerazione insieme allo sviluppo delle altre fonti rinnovabili, in particolare solare, biomassa, idroelettrico, minidroelettrico e, dall'altro, l'incentivazione dei sistemi a pompa di calore, consente di ridurre complessivamente il fabbisogno energetico che - sempre secondo le previsioni del PEAR - passerebbe da 3.116 gigaw/h anno del 1990 a 2.916 gigaw/h anno nel 2010: questo consente di ridurre le emissioni di CO2 di 104mila circa tonn/anno nel 2010 rispetto al 1990, che corrisponde ad una percentuale del 15,95%.
Va osservato che il PEAR è limitato alle sole catene energetiche stazionarie, quindi esclude altri ambiti che peraltro comportano ricadute dal punto di vista energetico e delle emissioni di CO2 - mi riferisco in particolare al traffico, ai rifiuti - e inoltre va tenuto conto che il PEAR ha una valenza temporale fino al 2010, ma è in corso di revisione da parte dell'Assessorato competente e la predisposizione del nuovo Piano energetico ambientale. Vanno tenute in conto poi altre riduzioni che saranno certamente ottenute a seguito anche dell'applicazione della recente legge approvata da questo Consiglio ad aprile, la n. 21/2008, che riguarda il rendimento energetico degli edifici. Ad oggi la quantificazione di questa riduzione è ancora troppo incerta, ma sarà possibile prevedere questa stima non appena disponibili alcuni elementi e informazioni aggiuntive. Si osserva poi che c'è un'ulteriore - ancorché forse percentualmente un po' modesta - riduzione delle emissioni di CO2 che è stimata nell'ordine dell'1%, però riferita al 2004 e ottenuta in tre anni, che deriva dalle azioni del Piano aria, benché questo strumento sia finalizzato alla riduzione delle emissioni di concentrazioni in atmosfera di altri inquinanti, tutti quelli che sono normati per la qualità dell'aria in ambiente di vita. Qui forse vale la pena di ricordare come l'inquinamento atmosferico sia, da un punto di vista fisico e normativo, trattato in due ambiti distinti: da un lato, c'è la qualità dell'aria in ambiente di vita, cioè nell'aria in cui viviamo, ed è qui che si inserisce il Piano aria. È chiaro che riducendo inquinanti dovuti alla combustione di combustibili fossili complessivamente si ottiene anche una riduzione di CO2; però questo va distinto dalle azioni che riguardano le emissioni di gas clima-alteranti, che sono 4 fra cui la CO2, che invece sono quei gas che intervengono a scala globale, tanto che la CO2 non è normata come standard di qualità dell'aria-ambiente, ma solo perché interviene nelle climatiche dei cambiamenti climatici e quindi a scala globale.
Circa il punto 3, a conclusione quindi di queste considerazioni, visti gli obiettivi del Piano energetico ambientale regionale del 2003, valido fino al 2010, si può ipotizzare il raggiungimento degli obiettivi europei già nella seconda metà del prossimo decennio. La definizione dei livelli raggiungibili e degli ulteriori interventi attuabili dovrà essere oggetto della rielaborazione del piano che è in corso da parte degli uffici dell'Assessorato competente, ponendo particolare attenzione al collegamento e all'integrazione con tutti gli altri strumenti di pianificazione territoriale.
Président - La parole au Conseiller Bertin.
Bertin (VdAV-R) - Ringrazio l'Assessore per la risposta. Mi auguro che nella rielaborazione del Piano energetico si vada in questa direzione, si vada in modo convinto e ancora più veloce, non solo per la responsabilità che abbiamo rispetto al nostro territorio e rispetto al pianeta, ma perché credo che tutto sommato ci convenga. Forse è meglio investire in questo tipo di promozione anche come ricadute turistiche, piuttosto che certe campagne che poi vengono ritirate dall'Amministrazione regionale!