Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 153 del 22 ottobre 2008 - Resoconto

OGGETTO N. 153/XIII - Interrogazione e interpellanza: "Controlli sanitari effettuati nelle aziende di allevamento bovino della Regione".

Interrogazione

Premesso che

- recenti controlli sanitari - eseguiti come veri e propri blitz polizieschi - al bestiame in alpeggio avrebbero causato, in periodo di demonticazione, non pochi disagi agli allevatori interessati;

- normalmente i controlli sanitari vengono effettuati in stalla, dopo la demonticazione;

- la Giunta regionale ha recentemente approvato il programma regionale di bonifica sanitaria 2008/2009 per la profilassi e il risanamento degli allevamenti bovini e ovi-caprini in relazione alla tubercolosi, alla brucellosi e alla leucosi bovina enzotica;

i sottoscritti Consiglieri regionali

Interrogano

il Presidente della Regione e/o l'Assessore delegato per sapere:

1) di quale tipologia di controlli si tratta, chi li ha effettuati e quali ragioni ne hanno motivato l'effettuazione sui capi in alpeggio;

2) quanti capi sono stati sottoposti ai controlli di cui in Premessa, quali alpeggi hanno interessato e quali risultanze sanitarie sono emerse;

3) se tali controlli rientrano nell'ambito del programma regionale di bonifica sanitaria 2008/2009.

F.to: Tibaldi - Lattanzi

Interpellanza

Appreso dei ripetuti e sistematici controlli dei NAS nelle aziende agricole di allevamento bovino della nostra Regione, al fine di accertare la presenza di capi infetti da tubercolosi bovina;

Tenuto conto che in linea con tutto il territorio nazionale, e con gran dispendio di mezzi e di uomini, la Regione Autonoma Valle d'Aosta, tramite il Servizio Veterinario dell'USL ha attuato un rigoroso piano di profilassi della Tubercolosi e della brucellosi bovina e ovicaprina.

Evidenziato che appare anomala l'alta percentuale di controlli in questo settore da parte dei NAS, di cui per altro è nota l'efficienza e l'importanza nel tutelare la salute dei cittadini;

Sottolineato che l'individuazione di capi positivi ai test della prova tubercolinica, ora anche sotto forma di esame sierologico, determina la sospensione e, in caso di conferma della positività dopo esame di laboratorio, il blocco della lavorazione del latte e della commercializzazione dei prodotti lattiero caseari e degli stessi animali, mettendo in difficoltà le aziende, creando situazioni di forte indebitamento o addirittura di fallimento;

il sottoscritto Consigliere regionale

Interpella

gli Assessori competenti per sapere:

1) quali siano le ragioni di questo sistematico controllo da parte dei NAS e se vi sia una emergenza sanitaria nella popolazione locale o una crescita del numero delle infezioni legate all'allevamento dei bovini;

2) se i riscontri dell'analisi di laboratorio facciano presupporre qualche lacuna nel sistema di profilassi locale;

3) se riscontrato che l'azione preventiva di abbattimento dei capi non aveva fondamento si provveda al risarcimento completo del danno arrecato alle aziende, tenuto conto che i risarcimenti attuali sono standardizzati e non tengono conto delle peculiarità del mercato locale;

4) se in ogni caso non si debba prevedere un più adeguato risarcimento dei danni alle aziende sottoposte a sospensione o blocco dell'attività, al fine di salvaguardare l'esistenza dell'azienda che non sia incorsa in irregolarità.

F.to: Donzel

Président - La parole au Conseiller Donzel.

Donzel (PD) - Ho accettato volentieri che questo punto fosse trattato insieme, perché l'interrogazione del collega Tibaldi poneva una serie di interrogativi che sono necessari anche per dare risposta all'interpellanza. È chiaro che la mia intenzione era non limitarsi a valutare esclusivamente la questione sanitaria che certo è prioritaria, ma che non può essere disgiunta dalla questione economico-sociale e culturale del mondo agricolo, per la stretta connessione fra l'una e l'altra. Viviamo una realtà che vede un calo costante del numero delle aziende di allevatori in Valle, un trend che colpisce soprattutto le piccole aziende e sta creando seri problemi rispetto alla media montagna che viene completamente abbandonata.

Vorrei partire da un'immagine, prima di fare alcune considerazioni più di carattere tecnico, e scusate se uso un'immagine, ma la politica non la intendiamo solo come una disciplina astratta, quanto come piuttosto la capacità di leggere una realtà concreta. L'immagine è quella di uomini che hanno 50 lacrime, umiliati davanti alle proprie famiglie e trattati alla stregua di pericolosi criminali da Forze dell'ordine che svolgono il loro lavoro, sono indispensabili, nessuno mette in dubbio la necessità e il ruolo dei NAS, però questo è quello che sta accadendo; così come in lacrime troviamo giovani agricoltori che si sono visti esclusi dalla possibilità di partecipare al combat final, e sappiamo cosa significhi per le nuove generazioni la possibilità di essere presente all'evento più importante per quelli che fanno gli allevatori della razza castana valdostana. E così credo anche più di mille parole raccontano la drammaticità della situazione le recenti fotografie del Presidente dell'Associazione Amis des batailles des reines, che danno l'idea della preoccupazione che c'è in questo settore; non è dunque una normale routine quello che sta accadendo in alcune stalle della Valle d'Aosta.

Vediamo di esporre il nostro ragionamento in merito. Partiamo dalla realtà: sappiamo che - e questo lo conosce bene l'Amministrazione regionale, glielo abbiamo sentito ripetere in tutti i convegni e le situazioni - l'allevamento della Valle d'Aosta è affatto diverso da quello di altre Regioni, qui è raro che si pratichi una stabulazione fissa, ma c'è la monticazione su pascoli che si spiegano oltre 2000 metri in condizioni climatiche talvolta proibitive. Come dicevamo per altri animali, riferendoci a capre e ovini, in III Commissione, per questi animali ammalarsi è più facile quando si esce da un ricovero caldo e fuori, alle volte, la temperatura è vicino allo zero. Gli allevamenti poi sono di piccole dimensioni, si fondono assieme per sfruttare i grandi pascoli alpini e questo rende più difficile che in altre realtà tenere sotto controllo la situazione per la forte promiscuità degli allevamenti, che alle volte giungono anche a contatto con animali selvatici, cervi, caprioli. Al di là di questa situazione locale, dunque, che ha già previsto sistematici, puntuali ed efficienti controlli da parte del Servizio veterinario locale, l'intervento eccezionale da parte dei NAS potrebbe essere giustificato solo da gravi violazioni di norme, da un'emergenza sanitaria, cioè dalla constatazione che c'è un pericolo anche per la componente sociale, per gli uomini. Dai primi dati che sembrano emergere, abbiamo una sostanziale garanzia del lavoro svolto dal Servizio veterinario fino ad oggi. È chiaro che non ho dati ufficiali, li aspetto dall'Assessore, ma su 61 capi abbattuti che si sono rilevati positivi alla prova del gamma interferone, solo 2 hanno mostrato lesioni visibili al macello; adesso bisogna aspettare gli esami istologici. Per capirci, lo scorso anno il 77,6% dei capi abbattuti a seguito dei controlli svolti dal Servizio veterinario locale risultavano perfettamente sani. Le lacrime erano dunque lacrime di persone ferite nella loro dignità personale e credo anche nella loro condizione esistenziale più che economica. Molti vedono messo in discussione il loro essere, oggi, allevatori.

Ora... che dire a quegli allevatori che correttamente hanno abbattuto capi sani e che comunque saranno sottoposti a vincoli sanitari restrittivi, fino a gennaio? Per inciso, in molte aziende valdostane dicembre e gennaio sono i mesi più produttivi. I capi abbattuti sono compensati con circa 700 euro più quello che si può ricavare dalla vendita della carne, circa 300 euro, quindi se si può vendere la carne vuol dire che si tratta di animali sani, hanno spesso un valore, e... tralascio quello affettivo, molto più alto! Alcuni capi sappiamo che hanno delle quotazioni che possono arrivare anche a 10mila euro e per arrivare ad ottenere animali di quel genere non bastano 10-20 anni di lavoro, generazioni di lavoro, di passione!

Infine, c'è pure il caso di allevatori che a seguito degli esami di laboratorio vedranno riconosciuta l'effettività della malattia di un capo sui magari 70-80 capi che hanno in azienda. Tenuto conto della peculiarità dell'allevamento regionale che dicevamo prima e che tali dati sono in linea con i controlli effettuati regolarmente dal Servizio veterinario, appurato che in alcuni casi si tratta di aziende che magari da 10-15 anni avevano la qualifica di azienda completamente indenne dalla TBC, quello che preme a noi è capire come si intende operare per consentire la sopravvivenza di questa azienda. Come dirò dopo in altre interpellanze, dobbiamo avere a cuore l'economia reale, le aziende, le industrie, l'artigianato e anche gli allevatori, cioè bisogna fare l'impossibile perché la gente possa lavorare, possa fare impresa e produrre ricchezza. È chiaro che le norme sanitarie sono molto restrittive, si può arrivare a un blocco totale della commercializzazione della carne e del latte per oltre 15 mesi e le misure oggi in atto non consentono che in modo marginale di attenuare questo danno. Non è dunque in questione la volontà degli allevatori di sottoporsi a tutti i controlli necessari, magari... ecco, senza che vengano considerati come dei pericolosi coltivatori di malattie nelle loro aziende, ma con la consapevolezza che tali controlli, come la prova del gamma interferone che viene usata, hanno l'obiettivo di una profilassi intensa che è in assoluto contrasto con il nostro sistema e che rischia di mettere in crisi tutte le aziende, perché si va a un abbattimento di tutti i capi sospetti. L'allevatore non ha alcuna esitazione ad abbattere animali che siano malati o che abbiano difetti genetici particolari, tant'è che ha selezionato una razza particolarmente forte e resistente, ma chiede una maggiore garanzia ed efficacia da parte delle analisi. Inoltre bisogna che sia riconosciuta la dignità di chi lavora, di chi produce ricchezza, preserva e presidia un territorio che rischia di essere abbandonato.

Noi, oltre alle risposte tecniche sui numeri che sono indispensabili, alcune purtroppo dovremo aspettare ancora per averle, ci aspettiamo misure concrete perché la prioritaria garanzia della salute pubblica non entri in contrasto con la sopravvivenza delle aziende degli allevatori.

Président - La parole à l'Assesseur technique à la santé, au bien-être et aux politiques sociales, Albert Lanièce.

Lanièce A. - Grazie, Presidente. Si tratta di un problema che indubbiamente ha suscitato non poche preoccupazioni, e non solo, incomprensioni e confusione nell'ambiente degli allevatori. Il taglio del mio intervento sarà un po' diverso rispetto a quello del collega Donzel, più caloroso, ma proprio perché si è creata un po' di confusione; bisogna cercare di dare alcuni dati e soprattutto fare alcune piccole considerazioni anche molto brevi dal punto di vista scientifico.

Anzitutto, premesso che i Carabinieri del NAS operano in assoluta autonomia e devo dire che queste azioni sono effettuate esclusivamente dal Comando di Torino e non coinvolgono il Comando locale. Parto dunque con i punti che sono stati presentati dalla Casa delle Libertà, quindi quale tipologia di controlli, chi li effettua, quali ragioni hanno motivato l'effettuazione sui capi in alpeggio. Questi controlli consistono quindi in verifiche anagrafiche dei bovini presenti in alpeggio e in test sugli allevamenti per la TBC con l'uso della PPD associata al gamma interferone a tappeto, quindi PPD più gamma interferone a tappeto su tutto l'effettivo dell'alpeggio e più di recente anche nelle stalle invernali. Permettetemi una parentesi dovuta: la PPD è il test intradermico che è lo standard internazionale per effettuare la diagnosi di TBC, è un test di screening per eccellenza, e il gamma interferone è invece un test ancillare, cioè che viene o dovrebbe essere fatto in un secondo momento, quando appunto vengono individuati dei focolai. È un test in vitro su sangue, dovuto all'individuazione di questa sostanza che viene rilasciata ai linfociti stimolati dalla presenza del batterio della tubercolosi. Detto questo, i criteri che guidano l'azione dei NAS non sono noti, per cui non siamo in grado di indicare quali ragioni hanno motivato l'effettuazione dei controlli sui capi in alpeggio, né come sono stati individuati gli alpeggi da ispezionare. I controlli continuano secondo una programmazione definita dal Comando dei NAS e viene comunicata ai servizi veterinari di giorno in giorno. Per quanto riguarda i dati sui controlli, essendoci un'inchiesta in corso, chiaramente sono dati che non si possono fornire, se non che sono state ispezionate 11 aziende di piano e 10 alpeggi, quindi 21 aziende a fine settembre.

Per quanto riguarda le risultanze sanitarie, seconda domanda, non siamo ancora in grado di avere dei dati certi, perché ci sono casi in cui bisogna aspettare i 60 giorni dell'esame colturale prima di avere i risultati.

Per quanto riguarda la terza domanda: "se tali controlli rientrano nell'ambito del programma regionale di bonifica sanitaria", questi controlli dei NAS non rientrano ovviamente nei programmi di risanamento, sono due cose distinte. Il problema del risanamento è iniziato parallelamente con inconvenienti di tipo organizzativo anche notevoli, tant'è che quando ci sono i controlli dei NAS il personale veterinario deve essere messo a disposizione dei NAS quindi con evidenti interruzioni nella campagna di risanamento. In questo senso devo sottolineare che in data 6 ottobre ho inviato una lettera al Comando dei Carabinieri dei NAS di Torino, dove si evidenziavano due aspetti:

1) che questa incursione a tappeto negli allevamenti andava a sovrapporsi alle attività di risanamento, quindi con difficoltà di gestione per il fatto che vengono richiesti di volta in volta anche i veterinari dell'ASL;

2) che forse uno dei motivi che ha creato più confusione nel mondo degli allevatori è stato l'utilizzo del gamma interferone, che dovrebbe essere utilizzato solo in casi particolari per andare ad approfondire focolai già evidenziati dalla PPD, mentre in questo caso vengono usati a tappeto insieme sia il gamma interferone che la PPD.

Ho quindi sottolineato il fatto che il Ministero stesso dice che è da utilizzare di routine solo la prova intradermica e da riservare a situazioni particolari, previa valutazione di caso a caso da parte del collegio tecnico con l'Osservatorio epidemiologico, l'uso del gamma interferone e poi per il fatto che il gamma interferone lo paghiamo noi.

Per quanto riguarda la seconda interpellanza, "quali siano le ragioni"... La situazione di fatto nella popolazione locale della tubercolosi, la situazione sanitaria ha registrato un aumento dei casi di TBC nel 2007, rientrata in modo importante nel 2008. Abbiamo avuto 7 casi nel 2005, 5 casi nel 2006, 15 nel 2007 e 6 nel 2008, però c'è da tener conto che non si tratta di casi in correlazione con la TBC bovina. Questi casi sono legati ad immigrazione, sono legati al fatto che aumentano sempre più le persone anziane e gli ammalati cronici, quindi sono tutte categorie immunodepresse, che facilmente possono contrarre il batterio della TBC. La situazione sanitaria degli allevamenti è migliorata per quanto riguarda la gravità delle lesioni, ma sicuramente abbiamo sempre una prevalenza intorno al 2,9-3%, quindi l'impegno per ridurre ulteriormente questa prevalenza è totale.

Per quanto riguarda il programma di bonifica della campagna 2008-2009 è stato oltretutto visionato dal Centro di referenza nazionale per la tubercolosi bovina di Brescia e dai componenti degli organi del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, di cui abbiamo ricevuto la visita a fine settembre. Il sistema di profilassi è basato sulla normativa nazionale comunitaria e ogni anno viene fatto secondo protocolli scientifici ben precisi e adattato a situazioni epidemiologiche locali; in particolare, da quest'anno sono stati adottati dei tempi di riacquisizione delle qualifiche ufficialmente indenni che sono previsti da uno specifico decreto, che deve essere applicato quando è necessario abbassare drasticamente la prevalenza della malattia, i famosi 15 mesi. Questi 15 mesi sono stati una condizione, non dico che c'è stata imposta dal Ministero, ma altamente caldeggiata. Pur coscienti del fatto che i disagi per le stalle coinvolte saranno notevoli, questo inasprimento delle misure cautelari, blocco delle movimentazioni, nei confronti degli allevamenti riconosciuti infetti mira a proteggere gli allevamenti sani dal contagio - ci teniamo a sottolineare questo fatto, che sono tantissime le aziende sane, quindi abbiamo l'obbligo di proteggere le aziende che sono indenni - che si può realizzare mediante i contatti fra animali sani e animali nei quali la malattia non può essere esclusa con sufficiente certezza.

Solo una considerazione finale e poi passo la parola al collega Isabellon, per sottolineare che la tubercolosi bovina è un'antropozoonosi, quindi può essere trasmessa all'uomo, e non vi dico le ricadute economiche nel caso in cui emerga un caso di tubercolosi umana correlata alla tubercolosi bovina! Abbiamo quindi l'obbligo di vigilare molto, molto attentamente. Ritengo che non debba esserci spazio per la demagogia o per falsi profeti che, nel caso di propositi al di fuori dell'evidenza scientifica e dei protocolli previsti, dovranno assumersi le proprie responsabilità fino in fondo.

Président - La parole à l'Assesseur à l'agriculture et aux ressources naturelles, Isabellon.

Isabellon (UV) - Grazie, Presidente. Mi inserisco, in quanto l'interpellanza comporta una parte che è di competenza dell'Assessorato dell'agricoltura e, in particolare, la parte che si riferisce ai risarcimenti agli allevatori con abbattimento di capi e con vincoli sanitari imposti agli allevamenti; questo non era inserito nell'interrogazione, ma faceva parte di un paio di punti relativi all'interpellanza. In merito c'è da distinguere fra quella che è un'azione di indennizzo prevista dall'Assessorato della sanità, indennizzo dei capi, e una parte invece di riconoscimento di danni indiretti, che vi andrò ad illustrare per quanto riguarda la nostra competenza.

Bisogna premettere che, per quel che riguarda la parte legata al riconoscimento degli indennizzi, il capo dichiarato inguaribile viene indennizzato secondo quanto previsto da una deliberazione di Giunta, la n. 1067/2002; l'indennità è fissata nella misura del 50% della differenza fra il valore zootecnico dell'animale stabilito con una deliberazione della Giunta regionale n. 4034/2003 sulla base dei valori di mercato ed il totale dell'importo risultante dalla somma dell'indennità di abbattimento determinata ai sensi della normativa nazionale, l'eventuale valore di recupero delle carni. Evidentemente qui non viene riconosciuto quello che può essere quel valore che fra l'altro è molto difficilmente valutabile dal punto di vista oggettivo, legato al valore affettivo e di passione derivanti dalle attività legate ai combats de reines, perché sarebbe di difficile valutazione, in quanto molto spesso questi valori dipendono molto da valori che possono essere modificabili e modificati da un combat all'altro. Addentrarsi in queste valutazioni credo sia ben difficile, evidentemente qui ci si è basati su valori di tipo oggettivo e valori riconosciuti: questo per quel che riguarda l'intervento dell'Assessorato della sanità, quindi indennizzo dei capi.

Per quel che riguarda invece le attività legate al riconoscimento di danni di tipo indiretto da risanamento, bisogna dire che fino al 15 novembre 2007 questi sono stati gestiti nell'ambito del programma assicurativo AREV e ne beneficiavano gli allevatori che aderivano a questo programma assicurativo, poi c'è stato un momento di scadenza del contratto e in quel momento (fine 2007) si è determinata l'esigenza di andare a rivedere la politica assicurativa che l'AREV fino a quel momento aveva svolto; per quel che riguarda i danni indiretti, con deliberazione di Giunta n. 3731/2007 sono stati stabiliti i criteri per il rimborso dei danni per la campagna 2007-2008 che rispecchiavano i meccanismi adottati dalla compagnia assicuratrice, ma erano direttamente gestiti dall'Assessorato, quindi non attraverso l'AREV. Successivamente, a seguito di valutazioni su casi diversi, quindi su applicazioni in campo, alcune organizzazioni professionali agricole hanno richiesto la revisione degli stessi, in quanto non si contemplavano alcune casistiche, e contemporaneamente alcuni parametri si ritenevano inadeguati anche in funzione dell'aumento dei costi, ad esempio, del latte in polvere e dei mangimi per i vitelli. Con deliberazione n. 2334/2008 si è provveduto a recepire le richieste. In sostanza, i danni contemplati riguardano essenzialmente la mancata produzione dei capi abbattuti, la diminuzione del valore del latte nel caso dell'obbligo del trattamento termico, questo nel momento in cui l'utilizzo del latte è condizionato da problemi sanitari, il rimborso per mancata commercializzazione dei vitelli, capretti e agnelli che rimangono in azienda e vanno ad accrescere il numero dei capi presenti e con necessità di alimentazione - questo è il motivo per cui si parla di latte in polvere e di mangimi - e poi la mancata monticazione nel caso in cui questo si verifichi.

A titolo di informazione posso dire che siamo alla fine dell'applicazione di questa campagna; al 31 agosto 2008, in applicazione a questa campagna 2007-2008, risulta la seguente situazione: abbiamo una giacenza di domande di allevatori con revoca o sospensione, come ha ricordato prima il collega Lanièce possiamo avere situazioni di revoca o sospensione di qualifica per TBC o BRC, di 130 domande, di cui gli uffici stanno verificando i calcoli definitivi. All'incirca abbiamo un ammontare di circa 900mila euro di danni indiretti che dovranno essere regolati sulla base di questa deliberazione con la sua modifica agli allevamenti interessati. Lo dico perché nelle chiacchiere del tutto di più molto spesso si dice che gli allevatori sono abbandonati a loro stessi, che non vengono riconosciute le situazioni di difficoltà; evidentemente queste possono essere riconosciute sulla base di elementi quantificabili oggettivi e verificabili, perché questo è quanto ci impone il nostro ruolo: non possiamo permetterci di andare a sensazioni o a passione, perché le passioni a volte hanno degli aspetti dal punto di vista monetizzabile di difficile valutazione.

Per concludere, si può affermare che insieme allo sforzo di prevedere un rafforzamento delle forme di risarcimento dei danni per aziende con problemi sanitari potrebbe risultare utile incentivare le aziende ufficialmente indenni, affinché mettano in atto tutte quelle precauzioni che vanno sotto il nome di biosicurezza, quindi ancora possono essere fatte valutazioni, però sempre con massimo rigore e massima attenzione, come ricordato dal collega Lanièce, perché qui si devono sempre seguire delle linee percorribili, atte a limitare il rischio di far penetrare l'infezione tubercolare e anche tutte le altre malattie degli animali nei propri allevamenti. Sono pratiche che comportano a volte notevoli cambiamenti di abitudine, con conseguente necessità di operare uno sforzo organizzativo nella conduzione dell'azienda e che possono portare risultati in termini di prevenzione delle malattie animali. Su questo siamo sicuramente disponibili a valutare anche queste possibilità di azione; però, al momento, era importante dire che i nostri allevatori non sono sicuramente lasciati alla mercè di quello che succede.

Président - La parole au Conseiller Secrétaire Tibaldi.

Tibaldi (PdL) - Assessore Lanièce, tre domande semplici, tre risposte chiare sulle quali non abbiamo obiezioni, perché l'interrogazione poneva dei quesiti molto chiari. C'è il segreto istruttorio, lo comprendiamo, di conseguenza di più non poteva dirci.

Ci permettiamo alcune considerazioni: la prima è che la salute della zootecnia valdostana ci sta a cuore, si tratta di un fattore culturale e socioeconomico come è stato detto, e altrettanto ci sta a cuore la salute dell'uomo che si nutre di prodotti che derivano dalla zootecnia valdostana. Dobbiamo naturalmente fare in modo che queste due esigenze fondamentali riescano a convivere.

Abbiamo posto questa interrogazione... perché? Perché da più allevatori ci è stata segnalata un'azione che abbiamo definito "poliziesca in alpeggio", che è una novità in senso assoluto, perché fare un'azione di questo tipo in prossimità della demonticazione, momento in cui le mucche sono in montagna per cui il fenomeno della promiscuità è ai massimi livelli, ci sembra paradossale. Sarebbe stato più comprensibile se questa operazione fosse stata fatta prima della demonticazione, ma oltre a questo sono le modalità di azione dei NAS di Torino - come abbiamo appreso poc'anzi - che hanno considerato queste persone che sono state oggetto di indagine come dei criminali. Qualcuno magari avrà commesso anche azioni fraudolente e noi non vogliamo assolutamente metterci in mezzo al legittimo operato della Magistratura, ma qualcun altro si è sempre comportato correttamente, tanto che ci è giunta informazione che la maggior parte delle mucche che sono state macellate non hanno evidenziato presenza di TBC (permettete questo linguaggio elementare). Pertanto vanno bene l'indagine e i massimi controlli, d'altronde azioni fraudolente - leggo le risposte che diede a suo tempo l'Assessore Fosson - erano state segnalate. Infatti, nel marzo 2007, diceva: "Abbiamo segnalato delle anomalie nell'andamento della malattia nella campagna di risanamento 2005-2006 e la campagna 2006-2007 ha evidenziato dei casi sospetti"... quindi il problema c'era già prima. Adesso, nel 2008, c'è questo fattore NAS che crea un attimo di sconvolgimento, primo, per il disagio che crea alle persone che sempre onestamente e correttamente hanno svolto la loro attività di allevatori e che si trovano, oggi, le stalle bloccate da provvedimenti cautelativi che impediscono la prosecuzione dell'attività dell'allevamento e distruggono l'azienda. Per colpa di qualcuno pagano in tanti e il NAS qui spara nel mucchio, ma... come mai spara nel mucchio, nonostante le campagne di prevenzione e di risanamento fatte dalla Regione? Spara nel mucchio anche umiliando l'operato professionale dei veterinari locali... mi corregga, Assessore, se sbaglio!

Allora qui ci sono delle contraddizioni che devono emergere, perché non possono pagare sempre e solo i più deboli, quindi gli allevatori onesti, per colpa di qualcuno che ha commesso azioni fraudolente, e magari per la responsabilità di un'azione di campagna di risanamento che non è stata governata secondo quei crismi che l'Assessorato si era preposto. Tra l'altro abbiamo scoperto anche, parlando con qualcuno di questi allevatori, una totale assenza del sindacato di categoria, l'AREV, che al di là di una percezione di contributi annuale e forse di un'autocelebrazione di qualche suo personaggio di spicco, non ci pare così presente nella tutela di molti di questi allevatori! Poi questi sono ragionamenti che farete voi, che siete più competenti di noi nell'affrontare questa materia, visto che da anni l'affrontate, ma un esame di coscienza deve essere fatto anche a livello di Assessorato... non so se l'Assessore Isabellon sta captando, ma un esame di coscienza deve essere fatto su come si deve condurre, da qui in avanti, la campagna di bonifica sanitaria per ottenere quella qualifica di "ufficialmente indenne" che dovrà vedere la Val d'Aosta di nuovo come zona adatta a commercializzare i prodotti della zootecnia locale.

Adesso prendiamo atto delle risposte, Assessore Lanièce; abbiamo sentito anche la risposta dell'Assessore Isabellon che parla di risarcimenti agli allevatori; gli allevatori... attendono ancora il "verde agricolo" del 2007, Assessore Isabellon! Sono ancora lì che attendono il pagamento di questo emolumento, perché mantengono i prati e i pascoli! Ci sembra ridicolo e risibile intervenire a posteriori, come dire: "non preoccupatevi, risarciremo"! Conduciamo invece sin dall'inizio, a monte delle campagne, come si deve e poi, Assessore Lanièce, io penso che qualche piccola informazione in più si possa sapere anche tramite gli uffici veterinari e magari collaborare in senso meno penalizzante per gli allevatori onesti con il NAS, ma in senso meno penalizzante per chi si è comportato finora sempre bene!

Président - La parole au Conseiller Donzel.

Donzel (PD) - Intanto ringrazio gli Assessori per le risposte e intendo mettere l'accento su alcune questioni che, secondo me, sono fondamentali.

Intanto può darsi che ci abituiamo normalmente a uno stato di Polizia in questo Paese, perché abbiamo l'esercito che deve presidiare le strade, abbiamo la Polizia che picchia gli studenti, magari non fa neppure più effetto che qualche Carabiniere entri a controllare le stalle... Io francamente rientro sempre nella logica che le persone debbano essere considerate sempre oneste e innocenti a priori, poi qualcuno, qui, oggi - non io - ha fatto riferimento ad eventuali situazioni che potrebbero essere non chiare, a persone che hanno commesso... Si perseguano i reati, ma non si metta mai nello stesso calderone tutti... per la maggior parte ho la sensazione che si tratti di persone assolutamente oneste.

Un'altra considerazione è doverosa: questa è la sede titolata per parlare dei problemi più importanti che accadono in Val d'Aosta; penso che occuparsi della tutela delle aziende sia una priorità assoluta, lo abbiamo visto prima per un'azienda industriale, vale anche per il settore dell'allevamento. Nessuna demagogia, perché lei può riscontrare nel mio intervento che per tre volte ho ripetuto che prioritaria è la salute umana, per tre volte ho ripetuto che nessun allevatore normale intende non sottoporsi ai più rigidi controlli.

Quanto ai "falsi profeti", nessuno ha raccolto firme, nessuno ha rilasciato avventate dichiarazioni. Abbiamo chiesto delucidazioni, informazioni per poter parlare. Abbiamo chiesto, questo sì, con energia, che in una situazione di incertezza si possano prevedere delle misure eccezionali. Condivido quanto dice l'Assessore Isabellon:, si può vedere di rafforzare le aziende indenni, premiare gli allevatori che hanno comportamenti ottimali. L'importante è che arrivi un messaggio a queste persone; non ho mai detto che sono stati abbandonati o che non ci sono misure... però ci sono situazioni di crisi percepita, serve un messaggio forte, un messaggio che non sono da soli, che c'è qualcuno che si occupa di loro... probabilmente questa cosa, in questo momento, non c'era.

Ben venga che da questo Consiglio regionale lei abbia detto che vi attiverete per valutare delle misure, perché non è una situazione ordinaria; quindi la preoccupazione più grossa e che avrebbe richiesto magari una risposta più puntuale, immediata... scusi, Assessore Lanièce, poi lei è appena arrivato nel suo ruolo... era quella che ai NAS di Torino potevano essere mandati dei dossier del lavoro svolto dal Servizio veterinario locale, dell'impegno che qui è stato messo, a meno che non sia oggetto lo stesso Servizio veterinario di controllo, ma questo non siamo tenuti a saperlo, lo scopriremo più avanti. È però chiaro che questa cosa non può che lasciare perplessi, visti anche gli investimenti che sono stati fatti, giustamente, per tutelare la salute da parte dell'Amministrazione regionale.

Dal nostro punto di vista questo è un sollecito a valutare, adesso capisco anche che si sommano due misure, il controllo normale... sarà un momento delicatissimo, è importante che arrivi qualche segnale che crei le condizioni per cui il controllo normale non venga visto come un accanimento nei confronti di chi fa questo lavoro. Dobbiamo avere il coraggio di parlare e di rasserenare le persone che sono sottoposte a questi controlli e dare loro la sensazione che in situazioni di difficoltà, giustamente con limitazioni durissime come i 15 mesi, si possa immaginare qualche intervento...

(interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)

...lo so che è legge, Presidente! Sto dicendo che va bene, quella è legge, però possiamo immaginare un qualcosa se quell'allevatore è un allevatore che assolutamente per 15-20 anni non ha avuto un animale malato, gli capita l'animale malato perché per caso era in alpeggio con un altro che aveva l'animale malato, questo per 15 mesi ha delle misure che ad oggi sono insufficienti per consentirgli di tenere in piedi un'azienda!

Questa è una realtà oggettiva che c'è...

(nuova interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)

...lo so...

Presidente - ...non facciamo discussioni...

Donzel (PD) - ...l'ho capito, ma quello che chiedo è valutare se è possibile un intervento di sostegno aggiuntivo.

Président - Sur cette intervention nous arrêtons les travaux qui reprendront, demain matin, à 9 heures.

La séance est levée.

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La séance se termine à 19 heures 58.