Oggetto del Consiglio n. 3335 del 21 febbraio 2008 - Resoconto
OGGETTO N. 3335/XII - Interpellanza: "Incremento delle spese per consulenze e collaborazioni esterne nel triennio 2006-2008".
Interpellanza
Visti i dati apparsi recentemente sul Sole 24 ore Nord Ovest, relativi alle spese che le Regioni Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta hanno sostenuto negli anni 2006 e 2007 e che intendono sostenere per il 2008, per consulenze e collaborazioni;
Verificato che mentre le regioni Piemonte e Liguria hanno fatto registrare una flessione in questa tipologia di spesa, la regione Valle d'Aosta ha visto incrementare di oltre un milione di euro all'anno il budget destinato a consulenze e collaborazioni (€ 3.273.600 per il 2006; € 4.353.800 per il 2007 e € 5.8884.500);
Atteso che nel frattempo è continuata la girandola di dirigenti e di dipendenti, assegnati ogni volta ad uffici diversi con la motivazione di rendere più efficiente il servizio;
Dato che nonostante l'aumento di consulenti e lo spostamento di dirigenti e dipendenti non si è registrato un aumento del livello di qualità dell'azione amministrativa;
la sottoscritta Consigliera regionale
Interpella
il Presidente della Regione per sapere:
1) quali sono le motivazioni che hanno visto lievitare in modo così massiccio le spese regionali per le consulenze e le collaborazioni;
2) quali sono i criteri con cui viene deciso il ricorso a personale esterno all'amministrazione;
3) quale procedura viene seguita per la ricerca di risorse interne (comunicati, appel de candidature), quante risposte sono pervenute dal personale interno e in quali ambiti (e quando) si è deciso di utilizzare competenze interne;
4) se si intende intervenire per rendere più trasparente l'assegnazione di incarichi e consulenze, specie nella fase dell'informazione e non solo nella fase posteriore all'incarico.
F.to: Squarzino Secondina
Presidente - La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (Arc-VA) - Ci rendiamo conto che con questa iniziativa forse affrontiamo un argomento molto ampio, che può apparire anche per certi aspetti generico, ma crediamo che ogni tanto vada fatto il punto sulla questione degli incarichi e delle consulenze, perché è un problema su cui non c'è sufficiente attenzione da parte di questa amministrazione. Ogni tanto proprio il confronto con i dati di altre Regioni ci fa capire qual è la nostra specificità. Tutti noi abbiamo visto recentemente su "Il Sole 24Ore", inserto del nord-ovest, l'inchiesta in cui vengono analizzate le cifre riguardanti la spesa per consulenze e collaborazioni, incarichi vari negli anni 2006-2007 (e per certi aspetti il 2008 come previsione per la Valle d'Aosta), spese che sono sostenute in Valle d'Aosta, ma anche in Piemonte e in Liguria. Da questi dati emerge chiaramente l'enorme diversità, non tanto a livello di cifre perché questo lo possiamo anche capire, ma a livello di percentuale, soprattutto a livello di tendenze.
Si constata una tendenza all'aumento delle consulenze e delle collaborazioni abbastanza significativo! I dati penso che siano esatti: avevo cercato di avere una serie di dati puntuali e poi di fare le somme, ma è stato un lavoro molto lungo, difficile, mentre qui ho trovato il lavoro già fatto, quindi mi chiedevo se questi sono i dati, che qui sono presentati come dati ufficiali dell'Assessorato regionale al bilancio, quindi penso che i dati siano corretti.
Di quali dati parliamo? Nel 2006 abbiamo una spesa, in Val d'Aosta, per consulenze e collaborazioni che assomma a 3.273.600 euro; nel 2007 c'è un aumento di più di un terzo di questa spesa. Le previsioni per il 2008 sono in aumento di circa 1/3 rispetto alla spesa del 2007, ma se confrontiamo la spesa del 2006 e le previsioni del 2008, che si attestano su 5.884.500 euro, vediamo che c'è un aumento di quasi i 2/3, il 60%.
Allora ci si chiede - io credo che seriamente una Giunta valuti il proprio operato anche considerandolo sui dati precedenti - quali sono le motivazioni che hanno visto lievitare in modo così massiccio le spese regionali per le consulenze e le collaborazioni. Credo che questa spiegazione vada data non solo ai Consiglieri dell'opposizione, ma anche all'opinione pubblica, che deve sapere come sono spesi i suoi soldi.
Mi sono posta anche un problema, cioè se esiste un rapporto fra il ricorso sempre più frequente alle consulenze e, contemporaneamente, un ricorso sempre più frequente allo spostamento di dipendenti da un ufficio all'altro.
Siamo consapevoli che c'è una professionalità che i dirigenti ma anche il personale che opera in un ufficio ben preciso acquisisce nel tempo; ci si chiede se queste persone sono continuamente spostate da un settore all'altro, dove va a finire questa professionalità e se proprio a questo punto l'arrivo di persone non professionali in un settore costringa chi deve portare avanti un lavoro a ricorrere a consulenze e a incarichi. Quindi mi chiedevo se era stata fatta questa correlazione: può darsi che sia solo un'intuizione che, alla prova dei fatti, risulta errata, ne sarei ben contenta, ma sarebbe interessante che questa osservazione fosse fatta.
Ritorno poi su un punto che mi sembra molto delicato ed è l'attuazione di quanto prevede la legge sugli incarichi, la n. 18/1998, all'articolo 2, che dice: quando c'è un'esigenza per affrontare un argomento, gli uffici fanno una verifica se quelle competenze sono reperibili all'interno dell'Amministrazione regionale. Infatti ogni deliberazione che presenta un incarico, dice chiaramente: preso atto di tutto questo, considerato che queste risorse non sono reperibili all'interno dell'Amministrazione regionale come previsto dall'articolo 2, della legge n. 18/1998, e si va avanti così. Reperibile... come viene verificata questa reperibilità, all'interno del proprio ufficio o dell'Amministrazione regionale in complesso, nel suo insieme?
Quindi, come viene effettuata questa procedura? Non so se c'è un ufficio centralizzato, che si preoccupa di monitorare il ricorso a consulenze e a collaborazioni, se c'è un monitoraggio di quante volte, a fronte di progetti, progetti obiettivo, ben precisi, si sia richiesto al personale interno di operare in quel senso, senza ricorrere a procedure esterne.
Capisco che è una domanda molto generica, a cui forse si può rispondere solo se si è fatto precedentemente questo lavoro di monitoraggio e di presidio della questione.
Infine c'è un punto, anche questo molto delicato, che riguarda l'informazione all'esterno della volontà da parte della pubblica amministrazione di ricorrere a una consulenza o a un incarico per quel determinato lavoro. Faccio i soliti esempi (anche se altre volte ho portato questo argomento all'attenzione e ho sempre avuto delle risposte negative rispetto a questo, ma credo che bisogna fare assolutamente un passo avanti) perché ci troviamo sempre una serie di deliberazioni - ne ho qui alcune, ma ce ne possono essere centinaia - in cui la prassi è quella di dire: verificato che c'è un problema, verificato che non sono reperibili all'interno dell'Amministrazione regionale queste competenze, preso atto che all'interno dell'ufficio esiste un curriculum della tal persona, riteniamo questa persona adatta a svolgere quell'incarico perché ha i requisiti necessari, quindi affidiamo a lei o a lui l'incarico stesso.
Allora io mi chiedo: ma questi giovani come possono fare per essere informati che esistono queste possibilità? Cosa devono fare? Devono andare da ogni Assessore, da ogni dirigente, ogni giorno a chiedere: ma avete qualcosa?, così... oppure non è possibile rendere trasparenti queste procedure?
Questo è un problema che poniamo.
Presidente - La parola al Presidente della Regione, Caveri.
Caveri (UV) - I confronti giornalistici sono basati su dei parametri che talvolta sono di difficile comparazione. Devo dire anzi che, in talune occasioni, quando si scava nella metodologia, emergono elementi imbarazzanti della professionalità di alcuni miei colleghi. Questa storia delle classifiche è assolutamente grottesca e risibile, perché talvolta verifichiamo che in determinati settori si cambia di graduatoria a seconda delle metodologie adoperate, che non sempre sono all'insegna della chiarezza e della trasparenza.
In relazione all'interpellanza, ritengo opportuno all'inizio fare una precisazione in merito alla presunta girandola di dirigenti e di dipendenti. La mobilità interna del personale regionale non è un capriccio, ma è utilizzata esclusivamente in applicazione delle norme di legge (legge n. 45) e delle norme regolamentari (regolamento regionale n. 6/1996).
La coordinata attuazione dei processi di mobilità e di reclutamento del personale è uno dei principi fondamentali dell'organizzazione, ai sensi della già citata legge n. 45/1995.
Devo dire che ciò avviene in un clima di crescente complessità dell'amministrazione. Credo che sarebbe interessante, nella giornata di domani, quando celebreremo in gran pompa il 60° anniversario in quest'aula (lo rifaremo poi domenica al Cinema "Giacosa", con un film sulla storia dell'autonomia) avere una tabella nella quale si veda, comparativamente, quanto sia mutata la macchina dal 1945 in poi (cito il '45 perché è la data di soppressione della provincia e della nascita di quella forma autonomistica preliminare alla nascita della Regione autonoma) e quanto ancora negli ultimi anni siano state scientemente, cioè con norme di attuazione o sulla base di decisioni unilaterali dello Stato, scaricate su di noi funzioni e competenze. Per cui (questo è il grande tema del precariato) ci siamo trovati di fronte alla necessità di fare macchina indietro, cioè siamo di fronte a degli obblighi non di stabilizzazione del personale, ma di riduzione numerica del personale. Ricordo che, nel 2008, nell'Amministrazione regionale verranno assunte, o saranno soggette a mobilità da altre pubbliche amministrazioni, 33 persone! Questo dà il senso di un'operazione di cui vado particolarmente fiero, e non solo per gli obblighi del Patto di stabilità, ossia la sostanziale riduzione del comparto pubblico.
La collega Squarzino dice: "nonostante l'aumento di consulenti e lo spostamento di dirigenti dipendenti, non si è registrato un aumento del livello di qualità nell'azione amministrativa".
Io non condivido questa affermazione, la ritengo un po' negativa nei confronti dei dipendenti regionali e in particolare poco rispettosa di un lavoro che è stato condotto da molti dirigenti, che hanno portato a termine con successo razionalizzazione e miglioramenti proprio nel livello qualitativo dell'azione amministrativa. Ho qui delle buone pratiche, penso alla Sovrintendenza agli Studi, che ha aperto "on line" le borse di studio da parte degli studenti universitari; penso al Bilancio, dove è stata aperta la pratica positiva del mandato elettronico, penso alla Sanità, dove a favore dei neuropatici cronici trapiantati, a vantaggio degli handicappati, degli invalidi civili, ci sono procedure che sono state rese più facili ed efficaci; penso alla gestione elettronica dei documenti nel settore della Sovrintendenza per la tutela dei beni paesaggistici, mi riferisco all'utilizzo di strumenti più efficaci nel settore dei trasporti (trasporto disabili, trasporti eccezionali, concessione degli impianti a fune): insomma, ci sono una serie di buone pratiche che miglioreranno la qualità dell'amministrazione.
Vorrei rispondere un po' saltabeccando nelle sue domande perché questo mi consente di avere una visione più di insieme.
Per quanto riguarda il terzo quesito, quando parla delle candidature, mi pare più collegato alla questione della girandola di dirigenti che alle consulenze, mi pare di capire che ci siano 2 elementi...
(interruzione della Consigliera Squarzino Secondina, fuori microfono)
... no? Leggendola mi sembrava così. Ora se lei si riferisce alla dichiarazione di interesse del personale appartenente alla qualifica unica dirigenziale, concernente le cosiddette "procedure di pubblicità dei posti vacanti disponibili", devo dire che tale procedura non attiene a un processo di mobilità, bensì al conferimento di incarichi in relazione alle posizioni dirigenziali vacanti.
Per il secondo punto dell'interpellanza è opportuno chiarire che l'amministrazione ricorre al personale esterno laddove le singole strutture dirigenziali ne riscontrino la necessità, in funzione di puntuali e specifiche esigenze.
La scelta del consulente o del collaboratore è effettuata dal dirigente interessato, che di volta in volta individua il soggetto in possesso dei requisiti che meglio consentono di raggiungere l'obiettivo, in conformità della legge n. 18/1998, che dice che il conferimento di incarichi da parte della Regione può avvenire solo nell'ambito delle sue finalità istituzionali e gli incarichi (articolo 2, comma 2) sono finalizzati a soddisfare particolari esigenze eccedenti le normali competenze del personale dipendente, ovvero in assenza di personale in possesso dei requisiti e delle professionalità necessarie o quando il medesimo non possa essere distolto dalle normali attività di servizio. Gli incarichi devono consentire, oltre al raggiungimento degli specifici obiettivi individuati nei relativi atti deliberativi, anche un apporto qualificato alle capacità professionali e alle conoscenze del personale regionale. E ancora: articolo 3, comma 1: gli incarichi possono essere di natura professionale, avere per oggetto consulenze, studi e indagini, collaborazioni tecniche di alta qualificazione, e infine gli incarichi sono conferiti con motivato provvedimento della Giunta regionale a soggetti dotati di specifica e comprovata competenza in materia, che forniscono adeguate garanzie sullo svolgimento dei compiti da affidare.
Questo per dire che esiste una tipologia che non è frutto di invenzione, ma è l'applicazione della legge.
Pare chiaro - mi riferisco al primo quesito - come l'importo delle spese per le consulenze e le collaborazioni sia la diretta conseguenza della sommatoria algebrica delle spese sostenute o previste, nel caso del bilancio 2008, dalle singole strutture dirigenziali, che di anno in anno formano le richieste necessarie a garantire il regolare svolgimento dell'attività amministrativa.
La variazione degli importi complessivi ha, in realtà, una serie di motivazioni diverse ed eterogenee, tuttavia, sempre fondate sulla necessità di soddisfare specifiche esigenze amministrative e l'individuazione delle risorse esterne è sempre effettuata dal responsabile di struttura.
Essendo gli incarichi affidati con deliberazioni di Giunta, che sono a disposizione di tutti, ogni valdostano può verificare, nelle singole deliberazioni e nei disciplinari allegati, sia le motivazioni che hanno portato alla adozione dell'atto, sia la specifica attività da svolgersi da parte dell'incaricato, nonché la durata e l'importo della consulenza o della collaborazione.
La cosa che le voglio dire è - potrebbero essere buoni testimoni non solo i dirigenti dell'amministrazione ma i singoli Assessori - che quando effettuiamo la ripartizione dei fondi, nella lunga discussione politica che precede l'approvazione del bilancio, questo tema delle consulenze è uno dei temi di fronte al quale ci troviamo con maggiore drammaticità, dovendo le consulenze rientrare nell'alveo di quei costi dell'amministrazione che devono essere collegati alle necessità di essere austeri rispetto al Patto di stabilità.
Le vorrei fare qualche esempio. Quando noi, nel Dipartimento politiche per l'impiego, notiamo un forte incremento nelle consulenze, si dice: ma come, questi sono matti?, poi, nello specifico, si vede che c'è tutto un problema di operatività dei servizi per l'impiego dovuto al conferimento delle competenze statali in materia; quando vediamo che c'è un incremento nel Dipartimento Sovrintendenza agli studi, andando a vedere cosa è successo, si trova un nuovo servizio dirigenziale sull'edilizia scolastica e universitaria, con tutta una problematica legata all'handicap, ci sono questioni che riguardano la predisposizione del conto annuale richiesto dalla Ragioneria dello Stato, ci sono i controlli sull'ISEE...
Quando vedo crescere, nel Dipartimento affari europei, che mi compete, il capitolo delle consulenze, mi accorgo che ci sono delle questioni oggettive: siamo capofila delle Regioni sul tema della montagna, ho assunto la presidenza della Consulta Stato-Regioni dell'arco alpino, abbiamo aperto nuovi servizi fra cui "Europe direct", siamo stati capofila per sei mesi dell'"Euroregione Alpmed".
Potrei moltiplicarle all'infinito le ragioni per le quali non cediamo ai capricci... quante volte in Giunta una deliberazione, con cui viene immaginata una consulenza, viene discussa e approfondita, perché deve convincere tutti noi sulle ragioni per le quali questa consulenza si dimostra necessaria!
Quarto quesito: prendo atto del riconoscimento della trasparenza della fase posteriore all'incarico, che dà atto di un aumento della trasparenza stessa. Per quanto riguarda l'applicazione dei criteri di trasparenza e di pubblicità in una fase preventiva all'affidamento, vorrei dire che, in moltissimi casi, si usa il cosiddetto "elenco aperto", che è un elenco di soggetti esterni candidati ad assistere alla Regione nelle attività connesse ai programmi comunitari e statali, che viene gestito dall'Agenzia del lavoro e di cui il Dipartimento affari europei e politiche strutturali - ma anche altre strutture - si avvale regolarmente.
Per altre tipologie di incarico può non risultare agevole una generalizzazione di tale metodo, soprattutto per quanto riguarda l'affidamento di attività molto specifiche o connotate da caratteri di particolare urgenza.
Devo dirle con franchezza che trovo che, effettivamente, qualche meccanismo in prospettiva dovrebbe essere studiato. Abbiamo grandissime difficoltà a trovare dei giovani consulenti, e penso alla questione degli affari europei; adesso avevo una possibilità, fino al 2013, per un giovane valdostano che viene distaccato presso il Segretariato di Italia-Francia a Mentone. Non voglio dire che molti giovani valdostani siano come i bamboccioni di Padoa Schioppa (e credo che non gli abbia portato bene), ma abbiamo delle situazioni di difficoltà di corrispondenza. Talvolta i miei uffici aprono al reperimento di "curricula": se va a vedere l'elenco aperto, le viene da piangere, perché il numero di giovani valdostani che sembrano avere determinate caratteristiche per determinati posti è non sempre corrispondente alla realtà.
Credo che ci sia un processo di corrispondenza fra i profili che dobbiamo creare in prospettiva e le esigenze dell'amministrazione. Pochi giorni fa ho incontrato il nuovo Presidente dell'Ordine degli Avvocati, Paolo Caveri, segno dell'occupazione perpetua dei Caveri dei posti chiave in Valle d'Aosta! Peraltro, un Caveri che non è esattamente sulle mie posizioni politiche, anche se molto distante dalle vostre... direi che è più vicino a 2 colleghi che sto guardando in questo momento e non alla sedia vuota! Devo dire che oggi abbiamo 155 avvocati in Regione, ma bisogna trovare una modalità perché questi avvocati possano lavorare per la pubblica amministrazione senza perdere l'iscrizione nell'albo libero professionale.
Sono dei temi che sono alla nostra attenzione e l'esperienza accumulata in questi anni mi conferma il fatto che abbiamo bisogno di avere una migliore corrispondenza, anche nel settore delle consulenze, fra domanda e offerta.
Presidente - La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (Arc-VA) - Il collega Salzone mi suggerisce la risposta, cioè mi dice che dovrei dichiarare che sono soddisfatta.
Voglio ringraziare il Presidente per le informazioni e devo dire che rispetto a 2 osservazioni che ha fatto, il Presidente ha ragione: quella girandola mi è scappata, è vero, non volevo assolutamente criticare i meccanismi di mobilità interna che consente al personale di cambiare e di avanzare o di fare anche esperienze diverse.
La mia impressione, e per questo le chiedevo eventualmente se riusciste a fare una verifica, a parte di grandi settori che lei mi ha indicato, è che occorrerebbe verificare se anche i piccoli incarichi, che ci sono e sono centinaia e centinaia, non potrebbero essere evitati con una gestione più attenta del personale. Non sto a rifare gli esempi che ho già fatto, quindi quando dico questo, credo il Presidente sappia di alcuni casi, ma non è su questo che voglio intervenire, è proprio complessivamente.
Quando parlava della qualità dell'azione amministrativa, non volevo mettere in luce il fatto che esistano delle buone prassi, ci sono, per fortuna; ma penso al cittadino che, molte volte, ci telefona per dire quella pratica non va avanti: come mai? Penso a questa pesantezza normale della macchina amministrativa, per cui ben vengano i progetti (vivaddio in qualche punto dell'amministrazione c'è un'intelligenza di fronte a un problema reale e si va avanti) ma come prassi normale il cittadino non ha questa impressione di velocità di risposte e soprattutto di un'amministrazione le cui regole di funzionamento sono ancora pensate con l'ottica del dirigente e del funzionario, e non con l'ottica del cittadino utente. Quindi c'è ancora questa cultura diffusa e ben vengano allora i progetti che fanno fare dei passi avanti.
Concordo, rispetto al fatto che le classifiche a volte non siano veritiere, perché la classifica dipende dalle metodologie usate, ma il mio interesse non era tanto sottolineare il rapporto fra noi e le altre Regioni, quanto la crescita della nostra Regione e questo è un dato di fatto, che non dipende da criteri che sono stati utilizzati o da metodologie diverse: è sempre la stessa metodologia. E lei ha indicato i motivi per cui questo avviene. Sicuramente ci sono molti esempi, lei li ha fatti, soprattutto quando c'è un processo innovativo, c'è un'esigenza nuova che va studiata, non sempre si hanno al proprio interno tutte le risorse per poterlo fare, quindi ben venga una consulenza.
Ma quello che mi sembra che stia prendendo una certa piega, su cui bisogna riflettere (poi può darsi che in prospettiva sia quella la scelta da fare, non lo so) è la domanda: una volta che i vari uffici e i vari sportelli sono attivati e si vede che funzionano, perché non trasformarli in qualcosa più di organico, perché affidarli sempre a consulenti, come se fosse un'area che non ha il tempo neanche di professionalizzarsi? Perché, come si professionalizza, l'incarico cambia, cambia il Presidente della Regione, cambia l'Assessore e cambia anche il consulente! Lei sa benissimo, Presidente, che ci sono dei giovani che non vogliono andare a Mentone o in Francia, ma sono disposti a stare a Bruxelles anche quando non hanno più avuto l'incarico della Regione, quindi il loro obiettivo non è tornare in Valle. A volte è proprio cambiando l'Assessore o il Presidente che cambiano anche i consulenti; non è che gli altri siano più o meno bravi, ma hanno una diversa etichetta politica e questo non va assolutamente bene. Anche se lei presenta la scelta di consulenti molto preparati e via dicendo, ma la gente sa e si chiede: se queste persone sono ugualmente competenti, perché la scelta cade sempre su quello che è diverso dagli altri, non per competenza ma per appartenenza politica?
Questo è un problema serio ed è per questo che ho messo l'accento sul momento dell'individuazione, perché lei ha elencato la procedura e la procedura è chiara. Ma tutto si gioca su quell'"individua"! Il dirigente, quando ha bisogno, cerca all'interno, non trova, e allora "individua" il soggetto che può svolgere quel ruolo. È questo che non è chiaro.
Quali sono i criteri in base ai quali individua? Come fa a individuare? Mica tira a sorte, avrà qualche criterio, avrà almeno una rosa di nomi, mi verrebbe da dire che opera all'interno di una rosa di nomi.
Perché allora non rendere pubblica l'esigenza di nominare un consulente, chiedere chi è disposto? Ci sarà una rosa di nomi, poi all'interno si individua, certo, ma intanto c'è la possibilità per alcuni di presentarsi in modo trasparente e non attraverso canali solo clientelari. È questo che non va bene. Lei lo sa benissimo, anche i suoi Assessori lo sanno, la gente lo sa questo; allora perché non intervenire in modo chiaro? Perché vogliamo confondere l'appartenenza politica, importante, perché uno condivide un progetto di sviluppo di questa Regione, con l'accesso al lavoro? Sono cose totalmente diverse e andrebbero tenute distinte, altrimenti non c'è il rispetto per le persone, per i giovani, per chi si affaccia al mondo del lavoro.
E poi sono convinta che ogni consulenza non sia cedere a dei capricci, mi rendo conto che ci sono cose molto grosse. Ci sono però anche delle cose molto piccole: quando vedo che è sufficiente avere dieci persone in possesso di diploma di scuola superiore, perché prendo quelle dieci persone ben precise, individuate, e tutte le altre che hanno... ma quanti hanno un diploma di scuola media superiore? Non diciamoci che è una competenza così difficile da trovare? E perché di fronte a questo solo 10 persone, proprio quelle lì a non altre, sono state individuate?
Concludendo, secondo me, non c'è un capriccio nel cercare un consulente perché c'è bisogno, quindi non si tratta solo di individuare il singolo, ma secondo me varrebbe la pena fare una valutazione globale delle cose e chiedersi quale direzione vogliamo dare. Vogliamo mettere l'Amministrazione regionale in condizioni di essere sempre più preparata, formata, con persone competenti in grado anche di svolgere questo ruolo oppure vogliamo mantenere nell'amministrazione una base fissa, che fa il lavoro quotidiano, e poi diamo all'esterno l'intelligenza, il pensiero? Non sono per questa seconda ipotesi, però credo che bisogna riflettere su questa differente impostazione di visione della pubblica amministrazione e capire come, all'interno di queste differenti posizioni, si colloca la questione delle consulenze e delle collaborazioni.