Oggetto del Consiglio n. 3334 del 21 febbraio 2008 - Resoconto
OGGETTO N. 3334/XII - Interpellanza: "Interventi per favorire la manutenzione e conservazione delle aree agricole".
Interpellanza
Premesso che la natura e le dimensioni del territorio regionale non consentono di prefigurare un'agricoltura con grosse prospettive di rilancio e di sviluppo;
Atteso che comunque il settore primario valdostano ha registrato, negli ultimi 10-15 anni, una sostanziale uniformità di risultati economici, a fronte di una netta diminuzione del territorio coltivato (i dati Istat segnalano un aumento di circa il 40% di terreni abbandonati nel censimento 2001), di una costante diminuzione delle aziende agricole e, segnatamente, di quelle zootecniche (circa 1.330 nel 2005), con progressiva diminuzione del parco bovini (-15% circa in 10 anni);
Osservato che, nell'ambito di questa generale diminuzione di imprese e di addetti, si è registrata una sorta di crollo verticale delle aziende agricole minori (oltre il 20% in meno dal 2003-2004 al 2004-2005 per le aziende con meno di 20 vacche), prevalentemente situate nei villaggi, precedentemente posti in condizioni totalmente a vocazione agricola;
Considerato inoltre che, secondo i dati forniti nel PSR 2007-2013, almeno il 90% delle aziende agricole non raggiunge la soglia minima europea di "autonomia economica" (19.200 € di reddito lordo standard);
Verificato che non sono estranee a questa evoluzione del settore le pressioni e le speculazioni immobiliari del fondo valle, la massiccia introduzione di mangimi per il bestiame, l'importazione di fieno fuori valle, la mancata manutenzione dei terreni e dei boschi, con conseguente aumento dei pericoli di incendio, di aumento della fragilità dei suoli e di costi non indifferenti per la collettività dovuti al ripristino dell'equilibrio dei suoli;
il sottoscritto Consigliere regionale
Interpella
l'Assessore competente per conoscere:
1) quali linee di conservazione e sviluppo del territorio si siano avviate o si intendano sostenere per contrastare il degrado, la pericolosità del territorio di fondo o di media valle, dovuti ad un rilevante abbandono della cura e della manutenzione dei campi e dei prati;
2) se nelle prospettive di sviluppo del nostro territorio si intende concentrare l'attività agricola in aziende sempre più grandi;
3) se non si ritiene una prospettiva possibile quella di promuovere, anche con significative forme di finanziamento, nuove linee di sviluppo di turismo, fondate su possibili sinergie tra le attività agricole e la ricezione, il benessere, la ricreazione e lo svago, intese come alternative al turismo tradizionalmente legato allo sci e alla stagione invernale;
4) se non ritiene di dover stanziare fondi e risorse per sensibilizzare e impegnare i proprietari di terreni incolti affinché prati, campi e boschi ricevano la necessaria cura, conservazione e manutenzione.
F.to: Bortot
Presidente - La parola al Consigliere Bortot.
Bortot (Arc-VA) - Sull'argomento "dove va l'agricoltura valdostana", volevamo quasi presentare una mozione, poi però la mozione a fine legislatura diventava troppo impegnativa e abbiamo optato per un'interpellanza.
Lo scopo dell'interpellanza è di sollevare una serie di problematiche, che non si possono risolvere con la bacchetta magica, e di capire, anche dalle risposte, dove va la nostra agricoltura. Mi riferisco in particolar modo al fatto che aumentano i terreni incolti, diminuiscono le piccole stalle, diminuisce il parco bovini. Di conseguenza, con l'aumento degli incolti, salvo la partita che in parte recuperiamo con i riordini fondiari, si tratta di capire come il Consiglio intenda intervenire, anche per incentivare quelle forme di attività agricole eventualmente meno legate all'allevamento degli animali, dei bovini, equini etc. Soprattutto occorre far arrivare nella scena delle attività agricole diversi giovani, che intervengono non solo sull'allevamento, ma con tutta una serie di attività che interagiscono con altri settori dell'economia, e mi riferisco all'agriturismo, alla coltivazione dei piccoli frutti e, sempre collegato all'agriturismo, all'allevamento di piccoli animali domestici.
Noi abbiamo dei dati: con il censimento del 2001 abbiamo un aumento dei terreni abbandonati; le aziende agricole sono diminuite del 30% e il parco dei bovini in 10 anni circa del 15%. Soprattutto c'è un fenomeno di concentrazione, che porta a far sì che l'azienda agricola sia sempre meno inserita nel territorio circostante.
Di conseguenza vediamo che c'è un aumento dell'importazione di fieno da parte delle aziende agricole, sempre meno reperito nel nostro territorio, e per un altro verso anche un aumento del consumo, anche se non del tutto ufficiale, di mangimi e di farine.
Con l'interpellanza vorremmo sapere in che direzione si sta muovendo la nostra agricoltura, sia per quanto riguarda il settore tradizionale legato all'allevamento dei bovini, sia per quanto riguarda anche la possibilità di recuperare i terreni incolti, magari istituendo forme vincolanti per il titolare, per coltivare o sanare o bonificare questi terreni, onde evitare che si creino rischi di incendio, ed eventualmente se con una campagna di sensibilizzazione non è possibile promuovere la sistemazione del fondo da parte del proprietario, trovando altre forme e mettendo a carico del titolare i costi o una parte di essi.
Presidente - La parola all'Assessore all'agricoltura e risorse naturali, Isabellon.
Isabellon (UV) - Le suggestioni e le questioni presentate dal collega Bortot nella premessa toccano un po' tutti i settori ad ampio respiro che riguardano le attività agricole, le attività di allevamento. Cercherò, dopo una premessa, di dare alcune risposte in merito.
Prima di rispondere all'interpellante sulle tante questioni che pone, è necessario ricordare brevemente la struttura del programma di sviluppo rurale (PSR) che arriverà definitivamente in Consiglio a breve, approvato dalla Commissione europea il 23 gennaio scorso, in quanto nella sequenza logica di predisposizione del documento sono già contenute alcune delle risposte.
Il primo passo è definito analisi del contesto; da tale analisi sono state stralciate alcune annotazioni nella premessa all'interpellanza, anche se con qualche approssimazione; per esempio la soglia minima indicata di autonomia economica delle aziende agricole non è di 19.200 euro di reddito lordo standard, ma di 9.600 euro. Le aziende autonome non sono il 10%, come riportato dall'interpellante, ma il 25% (PSR della Valle d'Aosta pagina 10, per riferimento).
Dopo l'analisi di contesto, il PSR riporta l'analisi della situazione in termini di punti di forza e punti di debolezza; per chi è interessato, ricordo che questi documenti sono disponibili anche sulla pagina "Web" della Regione nel settore agricoltura.
Esaminando il contesto socio-economico, la differenziazione delle aree rurali, la situazione demografica, la situazione economico-produttiva, e ancora il rendimento del settore agricolo, alimentare, forestale, la gestione dell'ambiente e del territorio; il successivo passo logico è la definizione delle strategie, scelte per affrontare i punti di forza e i punti di debolezza, li ricordo brevemente. L'obiettivo generale è mantenere vitale il tessuto agricolo valdostano, migliorandone le prestazioni ambientali e la qualità dei prodotti e i servizi offerti, in un rapporto di interconnessione con gli altri operatori del territorio; declinati a livello dei 3 assi - competitività, ambiente e qualità della vita - imposti da regolamenti comunitari di riferimento, questo obiettivo generale diventa: uno, accrescere la competitività del settore agricolo e forestale, sostenendo la ristrutturazione, lo sviluppo e l'innovazione; due, valorizzare l'ambiente e lo spazio naturale sostenendo la gestione del territorio; tre, migliorare la qualità della vita nelle aree rurali e promuovere la diversificazione delle attività economiche.
Seguono poi le venti misure specifiche che entrano nel concreto delle azioni e infine la tabella finanziaria, che per il settennio 2007-2013 chiude con la somma di spesa pubblica pari a 118 milioni di euro, cui vanno aggiunti 51 milioni di euro di spesa aggiuntiva regionale per l'asse ambientale. Questo in merito alle risorse.
Ricordo ancora che, per mantenere il livello di spesa del piano concentrato sull'asse ambientale, è stato necessario stralciare dal PSR le misure per gli investimenti, che sono state inserite, con finanziamento a carico del solo bilancio regionale nella legge finanziaria 2008, la legge n. 32/2007, in quello che abbiamo approvato come titolo terzo della finanziaria.
Il PSR e la legge sull'agricoltura, che è questa che ho citato adesso, forniscono insieme il quadro degli interventi per rispondere alle esigenze di mantenimento e di sviluppo del settore primario. Questo come premessa.
Cercherò ora di dare delle risposte in merito alle istanze contenute nell'interpellanza.
La prima: "quali linee di conservazione e sviluppo del territorio si siano avviate o si intendano sostenere per contrastare il degrado, la pericolosità del territorio di fondo o di media valle, dovuti ad un rilevante abbandono della cura e della manutenzione dei campi e dei prati"; qui è importante ricordare che il PSR interviene nella problematica esposta con gli aiuti a superficie, riconducibili all'indennità compensativa e alle misure agroambientali.
Senza entrare nei dettagli delle misure, bisogna sottolineare come queste 2 misure da sole assorbano quasi il 70% della dotazione finanziaria complessiva del PSR; l'argomento è fra i più convincenti circa l'attenzione che l'amministrazione assegna al problema. Qui basta confrontare con gli altri PSR delle altre Regioni, per vedere che abbiamo una grossa preponderanza dell'asse 2, che si rivolge espressamente alle attività legate alle superficie e alle coltivazioni.
A pagina 131 del PSR si legge come per l'indennità compensativa si sia chiesta ed ottenuta per il 2007-2013 una maggiorazione di premio per le superfici molto aclivi, questo è un discorso che già più volte si era affrontato in quest'aula, cioè perché non si cerca di incentivare le zone più difficili, soprattutto quelle della bassa valle, dove ci sono i terrazzamenti, dove bisogna mantenere il paesaggio coltivato, quindi questa è una novità del nuovo PSR e se n'è tenuto conto.
La maggior parte degli abbandoni è avvenuta in zone limitrofe, ad esempio, superfici confinanti con il bosco, e marginali, dove le operazioni di fienagione possono essere effettuate solo a mano, o con mezzi leggeri (falciatrici portate a mano) ed è evidente il perché. Un'altra parte di superfici prative, anche se non significativa, è stata sottratta per altri usi, abitativi, strade etc.
Nel primo caso si tratta di zone generalmente in pendenza e di difficile accesso, ma di sicuro interesse ambientale e paesaggistico; nel secondo caso si sta intervenendo con strumenti urbanistici, delimitazione delle zone agricole in conformità al PTP, per limitare ancora più l'erosione di terreni agricoli, soprattutto a carico delle superfici più facilmente coltivabili.
Per questi terreni molto aclivi, determinati in circa 2500 ettari, la maggiorazione del premio è di 100 euro ad ettaro, quindi è un incentivo che tende a contrastare l'abbandono, che è anche di natura fisiologica ed oggettiva.
Questa operazione, congiuntamente con quello che è l'esame attento dei piani regolatori che vengono sottoposti alla nostra attenzione (e credo che il Consigliere Bortot abbia già avuto modo di verificare, in particolare per dei Comuni che conosce molto bene) la si è fatta a prescindere da quelle che sono altre aspettative.
Due: "se nelle prospettive di sviluppo del nostro territorio si intende concentrare l'attività agricola in aziende sempre più grandi". Si può dire che tale prospettiva non viene neanche accennata nei documenti di programmazione: il problema affrontato non è quello della grandezza, concetto molto relativo in una realtà come la nostra, ma quello dell'equilibrio con il territorio e la corretta dotazione aziendale, ad iniziare da quella fondiaria.
Terzo punto: "se non si ritiene una prospettiva possibile quella di promuovere, anche con significative forme di finanziamento, nuove linee di sviluppo di turismo, fondate su possibili sinergie tra le attività agricole e la ricezione, il benessere, la ricreazione e lo svago, intese come alternative al turismo tradizionalmente legato allo sci e alla stagione invernale". Più che alternative, tali possibilità sono viste come complementari e integrative a quelle tradizionali citate. Gli strumenti in essere sono, oltre alla legge recentemente modificata dell'agriturismo, nel senso di andare ad ampliare le opportunità in questo settore, talune misure dell'asse 3 del PSR, come la misura 3.1.3. incentivazione di attività turistiche, o la misura 3.2.2. sviluppo e rinnovamento dei villaggi rurali, o la misura 3.2.3. tutela e riqualificazione del patrimonio rurale.
Da sottolineare come queste misure saranno attuate prevalentemente con il noto approccio "Leader, bottom up?", ossia con progetti e iniziative che scaturiranno direttamente dagli attori del territorio.
L'ultimo punto: "se non ritiene di dover stanziare fondi e risorse per sensibilizzare e impegnare i proprietari di terreni incolti affinché prati, campi e boschi ricevano la necessaria cura, conservazione e manutenzione?". Questa risposta è già contenuta in quella data alla prima domanda. Realisticamente lo sforzo è quello di non perdere altro terreno coltivato e ben coltivato, perché le misure agroambientali hanno delle regole ben precise, per cui non è solo il coltivato, ma è anche il coltivato con la massima attenzione anche sull'uso di tutti i prodotti che sono regolamentati appositamente per poter rientrare in questo ambito, e anche con il giusto equilibrio di rapporto numero di capi allevati con territori aziendali, attraverso le misure a superficie dell'asse 2 del PSR.
Presidente - La parola al Consigliere Bortot.
Bortot (Arc-VA) - Almeno, Assessore, sul piano teorico mi sembra, anzi la ritengo, una risposta esauriente, nel senso che il Piano di sviluppo rurale ci permette di effettuare tutti questi interventi. Bisogna capire, mettendo insieme tutti gli attori, se si riesce a rompere quella barriera psicologica, che è quella che dovrebbe portare o traghettare una buona parte della nostra agricoltura in una visione maggiormente legata al territorio, soprattutto legata alle nuove attività, ossia che, praticamente, utilizzando gli incentivi, non si faccia solo un'opera di bonifica fine a sé stessa, ma alla bonifica dovrebbe seguire la coltivazione.
Su questo terreno credo che i giovani che escono dall'"Institut agricole", i giovani che iniziano, e non parlo solo dal punto di vista delle incentivazioni, come "forma mentis", credo che ci siano, e d'altro canto anche per le attività agricole piccole, gestite soprattutto dagli agricoltori più anziani, questo rapporto corretto con il territorio c'è, è atavico, c'è sempre stato perché è quello che ha dato da mangiare in tutti questi secoli.
Mi sembra che sia più difficile intervenire sulla fascia intermedia, dove si possono collocare tutte quelle attività e quegli imprenditori che si orientano verso l'agriturismo.
Qui però dobbiamo stare attenti per quanto riguarda i riordini fondiari: la tendenza è di finanziare o individuare il riordino fondiario più come monocoltura (almeno fino a qualche anno fa ci era stato risposto in questo senso) che non come bonifica, un risanamento e un riordino in funzione della filiera. Cioè noi possiamo finanziare un riordino, un accorpamento o bonificare un pezzo di terreno partendo anche dal fatto della pericolosità che questo acquisisce dal punto di vista degli incendi, però dovremo potenziare quell'indirizzo che fa sì che dove interveniamo, possono esserci un misto di colture in funzione della filiera che sta a valle. Per essere chiari, se si crea un'azienda agrituristica perché parte dal presupposto che a monte ci sia un riordino, magari poi con i terreni non condotti dai proprietari, l'azienda agrituristica ha interesse ad insediare sul riordino molteplici attività agricole, dagli animali da cortile eventualmente ai bovini per la carne o per il latte, i derivati, o anche i caprini o gli ovini, o anche l'orticoltura.
Secondo me, se noi prestiamo maggiore attenzione a questi indirizzi, e si cerca di spingere o incentivare o comunque accogliere le domande di diversificazione delle attività produttive sul territorio...
(interruzione dell'Assessore Isabellon, fuori microfono)
... lo so che è possibile, però occorre trovare i canali di informazione perché si possa dire: "guardate, rispetto alla monocoltura della vite o del foraggio o delle mele, si può anche intervenire diversificando più attività produttive nel territorio, nel riordino che si è preso come riferimento".
Secondo me qui apriamo un'altra bella finestra di attività, per esempio il marchio che è stato definito per la carne valdostana va in questa direzione: non solo più il bovino come riproduzione o per la produzione di latte o di fontina e derivati, ma anche per mettere in rete la nostra carne.
Evidentemente subentrerà anche una questione di prezzo, ma nella misura in cui noi ci impegniamo a valorizzarla, a seguire la qualità (e qui faccio riferimento alle persone come me, che non sono agricoltori, che sul territorio sono sempre più attenti ai prodotti di prossimità, o per ideologia perché non vogliono far viaggiare migliaia di TIR e di camion per far arrivare chissà quali prodotti dal resto del mondo, o perché legati al proprio territorio, e non capiscono il perché dovrebbero andare nei supermercati a comprare il latte che arriva dalla Germania, o perché conoscono i conduttori dell'azienda, quindi sanno anche la qualità del prodotto) voglio dire che su questo terreno, dove non so se spetta al suo Assessorato intervenire o un "mix" fra sanità e agricoltura, è possibile incentivare un mercato che va oltre la nostra Regione.
Per esempio, in questi anni stanno nascendo tanti gruppi di acquisto solidali: è vero che sono precursori o un po' utopici, però sono persone che si mettono assieme e i parametri che hanno come riferimento per acquistare un prodotto piuttosto che un altro partono dall'incentivare l'agricoltura di prossimità, stare attenti alla qualità del prodotto e che i lavoratori dell'azienda siano pagati in modo dignitoso rispettando le regole. Questi gruppi di persone stanno crescendo in modo esponenziale, quindi se riusciamo a inventare o a dare delle informazioni o a mettere in rete (e noi lo stiamo già facendo a titolo personale) con questi gruppi e le aziende locali e valdostane, allora scopriamo il miele piuttosto che la carne, le mele piuttosto che i formaggi soprattutto i caprini. Abbiamo più difficoltà, ma troviamo anche la fontina di alpeggio! Abbiamo già un certo numero, embrionale, non dico significativo, di persone che sono già in rete con queste aziende.
La difficoltà dove sta? Sta nel programmare da parte nostra, come acquirenti, la produzione dell'azienda agricola: se voglio mangiare della carne buona, nel territorio, noi ce la dobbiamo prenotare adesso, per avere l'animale fra un anno, o otto mesi, quando sarà pronto. Quindi, in miniatura, noi abbiamo anche un rapporto di programmazione dell'attività agricola, che mette in allevamento o all'ingrasso o alla coltivazione una serie di prodotti, che sa già che saranno venduti. Allora lei capisce che cambia anche molto la modalità.
Secondo me, e non so se il piano di sviluppo rurale prevede di incentivare questi percorsi, ma sarebbe importante per la nostra dimensione promuovere anche questo tipo di rapporti e di approcci, non solo nella nostra Regione, ma anche all'esterno, con la rete di questi gruppi di acquisto che poi si stanno allargando e non è detto che questa modalità rimanga solo all'interno di questi gruppi, può andare a finire nelle reti commerciali tradizionali.
Volevo chiederle se può darmi la nota, così posso trascrivere...
Isabellon (fuori microfono) - ... avevo integrato...
Bortot (Arc-VA) - ... ah no... grazie.