Oggetto del Consiglio n. 3317 del 20 febbraio 2008 - Resoconto
OGGETTO N. 3317/XII - Approvazione di risoluzione: "Impegno per la risoluzione delle problematiche inerenti il Parco nazionale del Gran Paradiso."
Risoluzione
Considerato che la III Commissione consiliare permanente "Assetto del territorio" ha esaminato la proposta di legge statale n. 4, di iniziativa dei Consiglieri regionali Giovanni Sandri e Alessandro Bortot, recante: "Modificazione alla legge 27 dicembre 2002, n. 289 (legge finanziaria 2003)";
Rilevato che la Commissione stessa ha approfondito la tematica in questione in numerose riunioni nel corso delle quali sono stati sentiti i soggetti interessati ed il Presidente della Regione, il quale ha svolto una relazione;
Visto che nella riunione del 31 ottobre 2007, presenti i Consiglieri Borre, Fey, Lanièce, Teresa Charles, Ferraris e Stacchetti, la Commissione ha approvato all'unanimità una bozza di risoluzione, richiedendone l'iscrizione all'ordine del giorno del Consiglio;
Si sottopone la seguente proposta di risoluzione all'esame del Consiglio regionale;
Risoluzione
Il Consiglio regionale
Impegna la Giunta regionale:
1) ad avviare la negoziazione e approvazione di una specifica norma di attuazione ex art. 48 bis dello Statuto speciale della Valle d'Aosta, che tenga conto di poteri e competenze della nostra Regione, comprendendo anche l'esclusione del territorio valdostano del Parco Nazionale del Gran Paradiso dall'applicazione dell'articolo 12, comma 7, e dell'articolo 13 della legge 6 dicembre 1991, n. 394, e prevedendo che nel predetto territorio il nulla osta di cui al citato articolo 13 sia sostituito dall'obbligo - per il Comune competente al rilascio dei titoli abilitativi all'esecuzione di opere edilizie - di comunicazione all'Ente Parco che, entro i trenta giorni successivi, potrà controdedurre in merito al rispetto del Piano del Parco;
2) nelle more dell'approvazione della norma sub 1, ad operare affinché nel Regolamento del Parco, per determinati interventi, impianti e opere nel fondovalle abitato della Valsavarenche, sia prevista la possibilità di presentare, in luogo della richiesta di nulla osta, la denuncia di inizio attività con meccanismo di silenzio-assenso e negoziare con la Direzione del Parco - anche nell'ambito dell'Accordo di Programma-quadro di cui al successivo punto 5 - l'effettiva e completa delega alla sede amministrativa di Aosta di tutte le funzioni autorizzative concernenti opere localizzate nel territorio valdostano;
3) a proporre all'approvazione del Consiglio l'interpretazione autentica dell'articolo 38 delle norme di attuazione del Piano territoriale paesistico, approvato con l.r. 10 aprile 1998, n 13, da cui risulti che il divieto di nuova edificazione ai sensi del citato articolo si applica solo a quelle limitate porzioni di territorio del Parco individuate nelle cartografie del PTP quali "siti di specifico interesse naturalistico" e non all'intero territorio del Parco medesimo;
4) ad operare affinché sia approvato nel più breve tempo possibile il decreto ministeriale di approvazione delle modifiche dei confini del Parco nei territori di Aymavilles, Cogne, Introd e Champorcher, concordate dall'Ente Parco e dalle amministrazioni locali in esito ai negoziati avviati all'interno della Comunità del Parco;
5) a promuovere la sottoscrizione dell'Accordo di Programma-quadro (APQ) per lo sviluppo socio-economico dei territori interessati dal Parco, tra Regioni Valle d'Aosta e Piemonte, Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Ente Parco, il quale:
- verifichi le ipotesi d'intervento, definisca costi e specificazioni puntuali dei relativi progetti ed espliciti gli impegni finanziari dei sottoscrittori;
- sia governato da apposito Tavolo di coordinamento interistituzionale e partenariale, che associ le comunità locali valdostane, la Regione Piemonte e il Parco della Vanoise e che diventi, così, la sede per la definizione degli interventi specifici da inserire in APQ, prevedendo un ruolo centrale di coordinamento per la Fondation Grand-Paradis, per quanto riguarda il versante valdostano;
- preveda esplicitamente l'impegno dell'Ente Parco a insediare nella sede amministrativa di Aosta e nelle sedi operative tutte le funzioni gestionali dell'Ente, in modo da consentirgli di operare in legame più stretto con i territori dei due versanti, mantenendo temporaneamente nella sede legale di Torino solo funzioni residuali connesse ad attività che, oggi non possono nel breve localizzarsi nelle sedi territoriali;
6) a operare affinché il contributo dell'Ente Parco, in qualità di socio della Fondazione Gran Paradiso, sia sempre più incisivo;
7) a concordare tutte le azioni utili e necessarie per il futuro del Parco di intesa con la Regione Piemonte.
F.to: Borre - Fey - Lanièce - Charles Teresa - Ferraris - Stacchetti
Presidente - La parola al Consigliere Borre.
Borre (UV) - Penso che finalmente arriva in discussione nell'aula e ho rischiato anche oggi di non discuterla perché ho preso freddo, ma vedo che in aula abbiamo 24 gradi, quindi se non ci pensate anche voi alla vostra salute... al di là del risparmio energetico!
Per venire a tale risoluzione, ringrazio chi ha permesso di portarla al primo punto, altrimenti non l'avremmo discussa in questa tornata. La III Commissione ha esaminato la proposta di legge n. 4, presentata dai colleghi Sandri e Bortot, una proposta che riguarda la sede legale ed amministrativa del Parco nazionale Grand Paradis. L'esame del provvedimento è stato fatto con numerose riunioni e audizioni dei vari soggetti interessati, si sono auditi il Presidente della Regione Valle d'Aosta, la Comunità del Parco, il Presidente e il Direttore del Parco, i delegati sindacali e i dipendenti del Parco, i rappresentanti della Comunità montana Valli Orco e Soana. L'analisi e le audizioni hanno riportato in primo piano una serie di problematiche di grande importanza, questioni che concernono i rapporti fra il Parco e le Amministrazioni regionali e locali sul cui territorio il parco insiste, questioni che si possono riassumere in: delimitazione dei confini del parco e le conseguenti tematiche relative all'applicazione della normativa per la realizzazione di interventi edilizi nelle zone urbanistiche; possibilità di concludere un accordo fra Regione Piemonte, Valle d'Aosta, Ministero ed Ente Parco per i finanziamenti del piano socio-economico, previsto nel piano del Parco; modalità di partecipazione dell'Ente Parco alla Fondazione "Grand Paradis" e più in generale adeguatezza della dotazione finanziaria dell'Ente Parco, problema in gran parte risolto visto il finanziamento straordinario concesso all'Ente; determinazione in merito alla localizzazione delle diverse sedi dell'Ente Parco, punto questo che, se è condivisa la risoluzione, dovrebbe far sì che la "proposta di legge Sandri-Bortot" possa essere ritirata.
Lascerò poi al Presidente Caveri illustrare al Consiglio in modo più approfondito le varie tematiche, mentre io illustro brevemente la risoluzione che la III Commissione ha ritenuto presentare al Consiglio, dopo aver audito la relazione del Presidente Caveri, la relazione è riportata in sintesi nelle premesse. Vorrei chiedere se viene distribuita la nuova risoluzione, perché si è ritenuto opportuno mettere anche nelle premesse quanto è relazionato in Commissione in maniera che a futura memoria chi leggerà la risoluzione avrà anche nelle premesse la motivazione della stessa. Con questa risoluzione si vogliono evidenziare 7 punti con i quali a larga maggioranza la III Commissione ritiene si possano dare risposte alle problematiche evidenziate nella relazione del Presidente, allo stesso tempo rispondere con pragmatiche prese di posizione alla proposta di legge statale n. 4 dei Consiglieri Sandri e Bortot, augurandomi così il ritiro della proposta stessa. In sintesi i 7 punti: negoziazione e approvazione di una specifica norma di attuazione che risolva i problemi legati ai confini e che riconosca le nostre competenze in materia urbanistica, anche all'interno del Parco, credo sia doveroso ricordare che siamo dotati di piani regolatori, di legge urbanistica, di Piano territoriale paesaggistico, di norme di tutela paesaggistica, di norme della Sovrintendenza, abbiamo un Parco regionale (Mont Avic) che, seppur giovane, dimostra grande qualità nella gestione e un buon futuro, non possiamo accettare che il piano del Parco si sostituisca alle nostre norme, sarebbe invece auspicabile un forte coordinamento fra il piano del Parco e gli altri strumenti di pianificazione comunale e regionale vigenti; in attesa della negoziazione, chiediamo che nel regolamento del Parco, al posto del nulla-osta, possa essere presentata la denuncia di inizio lavori (DIA) con meccanismo di silenzio-assenso e che queste pratiche vengano effettuate ad Aosta, anziché a Torino; proposta al Consiglio regionale dell'interpretazione autentica del comma 4 dell'articolo 38 del Piano territoriale paesistico, non possiamo accettare l'interpretazione che il divieto di ogni nuova edificazione sia esteso su tutto il territorio del parco perché considerato "sito di interesse naturalistico"; approvazione del decreto per la modifica dei confini del parco, come da accordi già formalizzati fra Comuni, Regione ed Ente Parco, sembra che il Ministro stia esaminando la pratica della riperimetrazione dei confini, pratica inviatagli dal Parco alcuni mesi fa; si chiede un accordo fra Ministro, Ente Parco e Regioni, affinché il piano socio-economico abbia i dovuti finanziamenti; si chiede un tavolo di coordinamento interistituzionale di cui facciano parte la Regione Valle d'Aosta, la Regione Piemonte, comunità locali, Parco e Ministero, a questo tavolo deve essere portato l'impegno che preveda esplicitamente l'insediamento nella sede amministrativa di Aosta e nelle sedi operative di Ceresole Valsavarenche di tutte le funzioni gestionali; mantenere nella sede legale di Torino solo funzioni residuali che possano nel breve essere localizzate nelle sedi territoriali; operare affinché la partecipazione alla Fondazione dell'Ente Parco e quindi il contributo di progetti, azioni ed economico diventi sempre più incisivo; una forte collaborazione fra le 2 Regioni per un Parco incisivo nella realtà socio-economica dei territori piemontesi e valdostani dello stesso.
Presidente - Vi è stato già consegnato il nuovo testo emendativo della risoluzione; ne do lettura:
Risoluzione
Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta
Considerato che la III Commissione consiliare permanente "Assetto del territorio" ha esaminato la proposta di legge statale n. 4, di iniziativa dei Consiglieri regionali Giovanni Sandri e Alessandro Bortot, recante: "Modificazione alla legge 27 dicembre 2002, n. 289 (legge finanziaria 2003)", modificativa, in particolare, dell'articolo 80, comma 25, concernente la sede legale e la sede amministrativa del Parco nazionale Gran Paradiso;
Rilevato che la Commissione stessa ha approfondito la tematica in questione in numerose riunioni nel corso delle quali sono stati sentiti i soggetti interessati ed il Presidente della Regione, il quale ha svolto una relazione;
Preso atto, a seguito della relazione del Presidente della Regione, che nel mese di gennaio 2006 l'Ente Parco Nazionale Gran Paradiso ha trasmesso alla Regione le bozze del Piano per il Parco, del Piano pluriennale economico e sociale e del Regolamento del Parco e che la predisposizione e l'analisi dei predetti documenti hanno riportato in primo piano una serie di problematiche di grande importanza, che concernono i rapporti tra il Parco e le Amministrazioni regionali e locali sul cui territorio esso insiste;
Atteso che, a seguito degli approfondimenti e su proposta del Presidente della Regione, la III Commissione ha ritenuto di affrontare le diverse problematiche inerenti ai rapporti con l'ente Parco e non esclusivamente la tematica della sede;
Visto che, nella riunione del 31 ottobre 2007, presenti i Consiglieri Borre, Fey, Lanièce, Teresa Charles, Ferraris e Stacchetti, la Commissione ha approvato all'unanimità una bozza di risoluzione, richiedendone l'iscrizione all'ordine del giorno del Consiglio;
Considerato che gli argomenti di maggior rilievo, emersi dai recenti contatti tra le Amministrazioni a vario titolo interessate dal Parco nazionale Gran Paradiso, sono in particolare i seguenti:
1. delimitazione dei confini del Parco e connesse problematiche relative all'applicazione della normativa per la realizzazione di interventi edilizi nelle zone urbanizzate;
2. possibilità di concludere un Accordo di programma-quadro tra Regioni Valle d'Aosta, Piemonte, Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Ente Parco, che contenga i presupposti finanziari per l'azione finalizzata a garantire lo sviluppo socio-economico dei territori interessati dal Parco;
3. modalità di partecipazione dell'Ente Parco alla Fondazione Grand Paradis e, più in generale, adeguatezza della dotazione finanziaria dell'Ente Parco;
4. determinazioni in merito alla localizzazione delle diverse sedi dell'Ente Parco.
Ritenuto quanto segue in ordine a ciascuna delle predette problematiche, sulla base di quanto relazionato dal Presidente della Regione:
Delimitazione dei confini del Parco e connesse problematiche relative all'applicazione della normativa per la realizzazione di interventi edilizi nelle zone urbanizzate
Gli interventi edilizi da realizzare nel territorio del Parco sono assoggettati a una serie di vincoli di tutela e ai conseguenti obblighi di acquisire, tra le altre, le seguenti autorizzazioni: nulla-osta dell'Ente Parco, valutazione di incidenza per i Siti di interesse comunitario (SIC) e per le Zone di Protezione Speciale (ZPS), divieto di nuova edificazione ai sensi dell'articolo 38 delle norme di attuazione del Piano Territoriale Paesistico (PTP) della Regione, autorizzazione ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004 (codice dei beni culturali e del paesaggio).
Di conseguenza il problema dei confini assume rilievo, in quanto nelle zone urbanizzate che fanno parte del Parco gli interventi edilizi, anche di modestissimo rilievo, sono assoggettati alle procedure sopra indicate.
A conclusione di complessi negoziati intercorsi nell'ambito della Comunità del Parco e positivamente conclusi, si provvederà alla precisazione dei confini del Parco nei Comuni valdostani di Aymavilles, Cogne, Introd e Champorcher mediante decreto ministeriale, previa intesa con la Regione, sulla base delle richieste già formalizzate dai Comuni e condivise dall'Ente Parco.
Per quanto concerne, invece, il Comune di Valsavarenche, attesa la non praticabilità del sistema delle "compensazioni territoriali" sulla cui base sono stati raggiunti gli accordi che interessano gli altri Comuni sopra menzionati, nell'immediato si profilano due soluzioni alternative, da praticare in via transitoria, nelle more della terza e definitiva soluzione, secondo quanto illustrato successivamente.
Occorre, preliminarmente, rammentare l'evoluzione che la presenza del Parco nazionale ha avuto nel territorio valdostano, soprattutto con riferimento all'esercizio delle competenze in materia di tutela del territorio.
Se in origine il Parco - nato dalla trasformazione della Riserva di caccia reale istituita nella seconda metà del 1800 - ha rappresentato un motivo di orgoglio per la popolazione locale, successivamente, a partire dal regio decreto n. 1867 del 1923 e fino al decreto del Ministro dell'Agricoltura dell'11 maggio 1977, la legislazione statale ha introdotto rilevanti limitazioni all'esercizio delle competenze regionali e comunali.
Il conflitto si è acuito al punto che la Regione, con legge regionale n. 15 del 1976, ha riaffermato la propria competenza legislativa primaria in materia di definizione dei confini del Parco, di divieto di caccia, di pianificazione territoriale.
La Corte Costituzionale si è pronunciata due volte in merito, a conclusione di un lunghissimo procedimento, nel 1987 e nel 1988, annullando la legge regionale 15/1976 e ritenendo legittimo il decreto ministeriale del 1977, ma, nel contempo, sancendo il principio che l'intervento legislativo statale sia frutto della "... cooperazione e integrazione tra Stato e Regione nel segno dei grandi interessi unitari della Nazione...".
Da quanto sopra emerge con evidenza la difficoltà di coordinamento tra l'esigenza di tutela su base nazionale del patrimonio ambientale e l'esercizio delle potestà legislative primarie della Regione in materia di agricoltura e foreste, flora e fauna, urbanistica, tutela del paesaggio. Per risolvere tali difficoltà, la Corte Costituzionale si è sempre espressa (da ultimo nel 1994, dichiarando l'illegittimità costituzionale dell'articolo 4 della legge n. 10 del 1994, che non prevedeva il predetto obbligo di intesa) affermando la necessità che le disposizioni in ordine al Parco fossero il frutto della concertazione tra Stato e Regione.
Sulla base di tale orientamento, la legge quadro sulle aree protette n. 394 del 1991, nel prevedere, all'articolo 35, l'adeguamento della normativa sul Parco nazionale del Gran Paradiso, ha stabilito che detto adeguamento avvenisse previa intesa con le Regioni Piemonte e Valle d'Aosta. L'intesa è stata, quindi, sottoscritta da Ministero dell'Ambiente e Regioni Valle d'Aosta e Piemonte nel 1997, attuando il principio sopra menzionato di cooperazione e integrazione. Tuttavia, essa contiene evidenti lacune in tema, tra l'altro, di sedi e di perimetrazione del Parco.
Di conseguenza, ed è questa la terza soluzione cui sopra accennato, la problematica della definizione dei confini del Parco nella Valsavarenche potrebbe essere efficacemente risolta attraverso l'approvazione di una norma di attuazione, ai sensi dell'articolo 48 bis dello Statuto speciale, che stabilisca l'inapplicabilità al territorio valdostano dell'art. 12 e dell'art. 13 della legge n. 394/1991. La prima disposizione prevede, infatti, al comma 7, che il Piano del Parco sostituisca ad ogni effetto i piani paesistici e urbanistici regionali e comunali e la seconda istituisce l'obbligo di acquisizione del nulla-osta da parte dell'Ente Parco, ai fini del rilascio di concessioni o autorizzazioni edilizie.
Questa soluzione presenta il duplice vantaggio, da una parte, di porsi nel solco delle pronunce della Corte Costituzionale che, nella sostanza, hanno ritenuto legittima l'individuazione, da parte dello Stato, dei confini del Parco e, dall'altra, di evitare che la normativa di tutela del Parco si traduca in un'indebita compressione delle potestà regionali e comunali in materia di pianificazione territoriale.
Nelle more dell'approvazione della norma di attuazione, possono esperirsi le seguenti soluzioni alternative:
- inserire, nel Regolamento del Parco, una procedura che consenta di considerare acquisito il prescritto nulla-osta per determinati interventi, impianti e opere, nella predetta zona, se conformi a "linee-guida" previamente definite dall'Ente Parco, di concerto con i competenti Servizi regionali e comunali; integrare, con apposita norma regionale, la composizione della Commissione edilizia del Comune di Valsavarenche con un componente designato dall'Ente Parco;
- prevedere, nel Regolamento del Parco, per determinati interventi, impianti e opere, nella predetta zona, la possibilità di presentare, in luogo della richiesta di nulla-osta, la denuncia di inizio attività con meccanismo di silenzio-assenso e negoziare con la Direzione del Parco l'effettiva e completa delega alla sede operativa di Aosta di tutte le funzioni autorizzative concernenti opere localizzate nel territorio valdostano.
Per quanto concerne il divieto di nuova edificazione ai sensi dell'art. 38 delle norme di attuazione del PTP, gli approfondimenti tecnici condotti dai competenti uffici regionali hanno consentito di appurare che esso si applica solo a quelle limitate porzioni di territorio del Parco individuate nelle cartografie del PTP quali "siti di specifico interesse naturalistico" e non all'intero territorio del Parco medesimo ed è pertanto opportuno formalizzare tale interpretazione.
Per quanto concerne, infine, la gestione del Parco in quanto ZPS e SIC la legge regionale 21 maggio 2007, n. 8 "comunitaria 2007", definisce le modalità di elaborazione e approvazione dei Piani di gestione di tali zone. In applicazione di tale norma, con deliberazione di Giunta regionale sarà approvato il Piano di gestione in argomento, la cui predisposizione è stata curata dai tecnici incaricati della redazione del Piano del Parco, sulla base delle indicazioni fornite dai tecnici regionali competenti. L'Ente Parco assicurerà la gestione del Parco, anche in quanto ZPS e SIC.
Il predetto Piano di gestione sarà inserito quale allegato al Piano del Parco, allorquando quest'ultimo sarà approvato dalle Regioni.
Possibilità di concludere un Accordo di Programma-Quadro (APQ) tra Regioni Valle d'Aosta, Piemonte, Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Ente Parco, che contenga i presupposti finanziari per l'azione finalizzata a garantire lo sviluppo socio-economico dei territori interessati dal Parco
La bozza di Piano pluriennale economico e sociale prevede cinque progetti strategici per lo sviluppo economico e sociale della Comunità del Parco. Di conseguenza, la nuova Intesa Istituzionale di Programma, da stipularsi tra lo Stato e la Regione per il periodo 2007/13, dovrà prevedere l'Accordo di Programma-Quadro (APQ) con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con l'opportuno coinvolgimento della Regione Piemonte (ed eventualmente del limitrofo Parco francese della Vanoise).
Il Piano pluriennale economico e sociale risulta, altresì, caratterizzato da:
- una definizione di "tipologie" di interventi (come avviene, di norma, per i piani e programmi), ma non di "specifici" interventi rispetto ai quali effettuare, da parte della Regione, valutazioni preliminari all'inserimento in APQ. L'Accordo di programma dovrà, dunque, verificare le ipotesi d'intervento e definire costi e specificazioni puntuali dei relativi progetti. A questo proposito si sono già tenute le prime riunioni a livello tecnico tra i rappresentanti delle competenti strutture regionali, dei Comuni della Comunità del Parco e della Fondation Grand Paradis;
- una regia, da parte dell'Ente Parco, per l'attivazione dei progetti, mediante la creazione di un apposito ufficio di assistenza tecnica. In proposito, sembra preferibile che la regia sia assicurata da apposito Tavolo di coordinamento interistituzionale e partenariale, che associ le comunità locali valdostane, la Regione Piemonte e il Parco della Vanoise e che diventi, così, la sede per la definizione degli interventi specifici da inserire in APQ. In tale contesto la Fondation Grand Paradis potrebbe assumere un ruolo centrale di coordinamento per il versante valdostano;
- una mancanza di quantificazione dei costi per i progetti strategici, il cui fabbisogno finanziario è, presumibilmente, molto significativo. A questo proposito, l'APQ è la sede idonea per esplicitare gli impegni finanziari dei sottoscrittori (Ministero dell'ambiente, Regioni). In tale ambito, potrebbe anche essere valutata la possibilità di integrare l'APQ con risorse recate da ulteriori strumenti (altri programmi comunitari interessanti la VdA e, in particolare, il programma di cooperazione transfrontaliera Italia-Francia, essendo il Parco del Gran Paradiso contiguo a quello della Vanoise). L'Ente Parco potrebbe anche essere sollecitato, ed eventualmente supportato, nella promozione di progetti a valere sui programmi tematici a gestione diretta comunitaria (in particolare, in materia di ambiente e di ricerca).
Modalità di partecipazione dell'Ente Parco alla Fondazione Grand Paradis e, più in generale, adeguatezza della dotazione finanziaria dell'Ente Parco
La Fondazione Gran Paradiso-Grand Paradis, istituita con legge regionale n. 14/2004, annovera quali soci la Regione, la Comunità montana Grand Paradis, i Comuni territorialmente interessati dal Parco, l'Ente Parco, il Museo minerario regionale e l'Associazione professionale Guide del Parco.
L'Ente Parco ha aderito alla Fondazione e, in qualità di socio, partecipa alla gestione con una quota annua, stabilita dal consiglio di amministrazione, di circa 6.500 euro. Partecipa, poi, alla gestione dei centri visitatori con una quota pari al 50% delle spese previste sulla base del piano di apertura annuale dei centri. Ciò nondimeno, a partire dal 2006, ha comunicato difficoltà a garantire la copertura dei costi previsti a suo carico per la gestione dei centri.
Alla luce del ruolo che può svolgere la Fondazione nell'ambito della valorizzazione territoriale, delle ricadute dirette sul comprensorio e dell'importanza di una partecipazione attiva del Parco alle attività della Fondazione, è fondamentale che l'Ente Parco possa disporre di adeguate risorse finanziarie per questo tipo di attività.
Determinazioni in merito alla localizzazione delle diverse sedi dell'Ente Parco
Ai sensi dell'art. 80, comma 25, della legge n. 289/2002, il Parco Nazionale Gran Paradiso ha sede legale a Torino e sede amministrativa ad Aosta, in deroga al principio di carattere generale esplicitato dall'articolo 9, comma 1, della legge quadro sulle aree protette. Lo Statuto dell'Ente, in applicazione dell'Intesa sancita il 12 marzo 1997 dalle Regioni Piemonte, Valle d'Aosta e dal Ministero dell'ambiente, prevede sedi operative e di coordinamento nei Comuni di Valsavarenche (già allestita e che ospita il servizio veterinario del Parco) e di Ceresole Reale.
In proposito è emersa l'opportunità di insediare nella sede amministrativa e nelle sedi operative tutte le funzioni gestionali dell'Ente, in modo da consentirgli di operare in legame più stretto con i territori dei due versanti, mantenendo temporaneamente nella sede legale di Torino solo funzioni residuali connesse ad attività che oggi non possono, nel breve, utilmente localizzarsi nelle sedi territoriali. Tale approccio induce a contrastare qualsiasi intervento mirante al radicamento di attività e al potenziamento della logistica nella sede legale di Torino.
Tutto ciò premesso
Il Consiglio regionale
Impegna
la Giunta regionale:
1) ad avviare la negoziazione e approvazione di una specifica norma di attuazione ex art. 48 bis dello Statuto speciale della Valle d'Aosta, che tenga conto di poteri e competenze della nostra Regione, comprendendo anche l'esclusione del territorio valdostano del Parco Nazionale del Gran Paradiso dall'applicazione dell'articolo 12, e dell'articolo 13 della legge 6 dicembre 1991, n. 394, e prevedendo che nel predetto territorio il nulla-osta di cui al citato articolo 13 sia sostituito dall'obbligo - per il Comune competente al rilascio dei titoli abilitativi all'esecuzione di opere edilizie - di comunicazione all'Ente Parco che, entro i trenta giorni successivi, potrà esprimere il proprio parere in merito al rispetto del Piano del Parco;
2) nelle more dell'approvazione della norma sub 1, ad operare affinché nel Regolamento del Parco, per determinati interventi, impianti e opere nel fondovalle abitato della Valsavarenche, sia prevista la possibilità di presentare, in luogo della richiesta di nulla-osta, la denuncia di inizio attività con meccanismo di silenzio-assenso e negoziare con la Direzione del Parco - anche nell'ambito dell'Accordo di Programma-Quadro di cui al successivo punto 5 - l'effettiva e completa delega alla sede amministrativa di Aosta di tutte le funzioni autorizzative concernenti opere localizzate nel territorio valdostano;
3) a proporre all'approvazione del Consiglio l'interpretazione autentica dell'articolo 38 delle norme di attuazione del Piano territoriale paesistico, approvato con l.r. 10 aprile 1998, n. 13, da cui risulti che il divieto di nuova edificazione ai sensi del citato articolo si applica solo a quelle limitate porzioni di territorio del Parco individuate nelle cartografie del PTP quali "siti di specifico interesse naturalistico" e non all'intero territorio del Parco medesimo;
4) ad operare affinché sia approvato nel più breve tempo possibile il decreto ministeriale di approvazione delle modifiche dei confini del Parco nei territori di Aymavilles, Cogne, Introd e Champorcher, concordate dall'Ente Parco e dalle amministrazioni locali in esito ai negoziati avviati all'interno della Comunità del Parco;
5) a promuovere la sottoscrizione dell'Accordo di Programma-Quadro (APQ) per lo sviluppo socio-economico dei territori interessati dal Parco, tra Regioni Valle d'Aosta e Piemonte, Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Ente Parco, il quale:
- verifichi le ipotesi d'intervento, definisca costi e specificazioni puntuali dei relativi progetti ed espliciti gli impegni finanziari dei sottoscrittori;
- sia governato da apposito Tavolo di coordinamento interistituzionale e partenariale, che associ le comunità locali valdostane, la Regione Piemonte e il Parco della Vanoise e che diventi, così, la sede per la definizione degli interventi specifici da inserire in APQ, prevedendo un ruolo centrale di coordinamento per la Fondation Grand Paradis, per quanto riguarda il versante valdostano;
- preveda esplicitamente l'impegno dell'Ente Parco a insediare nella sede amministrativa di Aosta e nelle sedi operative tutte le funzioni gestionali dell'Ente, in modo da consentirgli di operare in legame più stretto con i territori dei due versanti, mantenendo temporaneamente nella sede legale di Torino solo funzioni residuali connesse ad attività che oggi non possono, nel breve, localizzarsi nelle sedi territoriali;
6) a operare affinché il contributo dell'Ente Parco, in qualità di socio della Fondazione Gran Paradiso, sia sempre più incisivo;
7) a concordare tutte le azioni utili e necessarie per il futuro del Parco di intesa con la Regione Piemonte.
F.to: Borre - Stacchetti - Fey - Lanièce - Ferraris - Sandri
La parola al Consigliere Segretario Venturella, per mozione d'ordine.
Venturella (Arc-VA) - Per mozione d'ordine. Questo testo è completamente diverso, ha tutto un altro spessore anche dal punto di vista dei contenuti, vorrei sapere quando è stato elaborato, perché in Commissione di questo testo non ne abbiamo mai parlato, noi avevamo un testo diverso.
Presidente - ... è l'emendamento presentato, la parte dispositiva è identica...
Venturella (Arc-VA) - ... non sono d'accordo, Presidente, questo non è un emendamento, perché il contenuto... non so, Presidente, se lei ha il vecchio testo rispetto a questo... poi questo testo non è quello che si era votato in Commissione. Vorrei avere lumi in proposito.
Presidente - La parola al Consigliere Borre.
Borre (UV) - In Commissione è stata votata la risoluzione che voi avete nella parte risolutiva; mi è stato detto dagli uffici giustamente: "se non mettiamo nelle premesse quanto è stato relazionato all'interno della Commissione da parte del Presidente, non oggi, ma a futura memoria, se uno prende la risoluzione, non capisce il perché si è arrivati a quella risoluzione". È stata aggiunta tutta la parte che il Presidente aveva fatto come relazione, quindi è il testo che vi trovate in Commissione con le premesse fatte dal Presidente Caveri. Non andiamo a votare le premesse del Presidente Caveri, ma la nostra risoluzione, che rimane uguale.
Presidente - La parola al Consigliere Sandri.
Sandri (PD) - Per mozione d'ordine, se è possibile un'interruzione di 5 minuti per valutare insieme al collega Bortot la gestione anche della nostra proposta di legge.
Presidente - La sospensione è accordata. I lavori consiliari sono sospesi per 10 minuti.
Si dà atto che la seduta è sospesa dalle ore 10,41 alle ore 10,53.
Presidente - Riprendiamo i lavori.
La parola al Consigliere Segretario Venturella, per mozione d'ordine.
Venturella (Arc-VA) - Abbiamo risolto il problema con il collega Sandri, perché il collega Sandri con il collega Bortot era per la proposta di legge n. 4, invece chiediamo una sospensione per la riunione della Conferenza dei Capigruppo e dell'Ufficio di Presidenza per discutere le modalità di presentazione di questo testo.
Presidente - Faccio presente che è stato presentato un emendamento, quindi non si può adesso discutere sulla possibilità di presentare degli emendamenti da parte del primo firmatario. Si può fare una sospensione di tutto il Consiglio, ma non per la riunione dell'Ufficio di Presidenza...
Venturella (Arc-VA) - ... le firme della risoluzione originaria non sono le firme... non è la III Commissione...
Presidente - ... ma questa cosa è partita dalla III Commissione che ha presentato un emendamento...
(Intervento fuori microfono di un Consigliere)
Presidente - ... se c'è una sospensione di tutto il Consiglio, va bene, ma non una riunione dell'Ufficio di Presidenza che non ha senso, perché è lecito da parte di tutti presentare un emendamento e questo il collega Borre lo ha spiegato.
Presidente - La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (Arc-VA) - Credo, proprio per non dibattere qui in aula, che fare una riflessione su come si costruisce un atto che arriva in Consiglio sia importante. Ogni volta... perché la risposta che ha dato il collega Borre era: "la Commissione ha discusso a lungo e in questa risoluzione sono presentate le considerazioni che sono emerse in Commissione, quindi questa è la conclusione". In genere, quando una Commissione lavora su un argomento, fa 2 operazioni distinte: prima una relazione su come si sono svolti i lavori e sui vari contenuti che sono emersi, poi a parte fa una - se ritiene importante tradurre questo lavoro in un impegno politico - risoluzione, però distinguendo chiaramente le 2 cose. Se queste pagine - pagine 2, 3, 4 e metà della 5 - sono la traduzione di lavori che sono avvenuti in Commissione, si presenta formalmente una relazione in cui si dice: "tanti incontri, tante problematiche, tante persone audite", questo metodo lo abbiamo seguito per tanti argomenti di cui non sto adesso a fare l'elenco, dopodiché si traduce con un atto che è diverso. Quello che invece qui non capisco - per quello chiedevo un momento di verifica - è perché si vogliono mescolare le 2 cose e perché questo atto non è ripassato in Commissione; dal 22 novembre la Commissione si è riunita tante volte: novembre, dicembre, gennaio, febbraio e in 4 mesi, se il problema era che bisognava motivare questo giudizio, bisognava portare le conclusioni della Commissione, allora la Commissione riprendeva il problema e lo definiva in modo chiaro. Questo, a nostro avviso, è un modo non corretto dal punto di vista sostanziale, perché non si è mai visto che in una risoluzione del Consiglio si mettano tutte le audizioni che sono state fatte per giungere a quelle conclusioni, ma da quando in qua? È questo il motivo del contendere, ossia non formalmente, né sostanzialmente corretto. Posso capire che bisognava dare una motivazione di contenuti; in genere quando ci sono delle risoluzioni in Consiglio...
Caveri (fuori microfono) - ... non l'avete firmata, collega Squarzino!
Squarzino (Arc-VA) - ... ma sto ponendo un problema di metodo, ho cominciato prima subito con questa affermazione, Presidente! Se lei non mi ascolta, va bene, lo sappiamo già! Chiedo solo che, dal punto di vista formale, ma anche sostanziale, ci si riunisca e si decida come riformulare questo atto, perché, a nostro avviso, non è conforme alla prassi normale e instaura una prassi che è veramente preoccupante, perché a tale punto ogni risoluzione che viene presentata o da singoli Consiglieri, o dalla Commissione deve mettere in tutte le premesse tutti i punti del lavoro fatto in Commissione: è questo che non capisco! Se dal punto di vista regolamentare e della prassi mi si dimostra che questo è un modo corretto di fare, che rispetta il lavoro fatto in Commissione e rispetta le decisioni prese nella stessa, ci sto, ma spiegatemelo! Perché quando una Commissione lavora su un argomento, lei sa benissimo, Presidente Borre, che quando si fa la sintesi, come si lavora "limando" ogni parola, perché la sintesi del lavoro della Commissione deve essere tale in cui tutti si riconoscono o chi non si riconosce vota contro e questo è già successo. È chiaro però che quello è il lavoro della Commissione, la Commissione è intervenuta, ha lavorato, ha visto una serie di documenti, ha sentito il Presidente Caveri che ha detto tutte quelle cose, punto e basta, dopodiché decide, sulla base di questo lavoro... presenta al Consiglio una mozione, ma questa è una cosa a parte. In tale senso chiedo di fare una riunione da Regolamento, come volete voi, dei Capigruppo, dell'Ufficio di Presidenza per chiarire questa prassi, forse è una prassi innovativa però lo si dica e allora a tale punto lei capisce che si stravolge tutto il modo finora adottato per le risoluzioni. Una prassi innovativa... va bene, innoviamola, ma vorrei che fosse anche precisato nel Regolamento che questo va bene e vorrei che tutto il Regolamento "accettasse" tale modo di fare, perché qui di fatto approviamo tutto, anche le parole della citazione, perché, quando si approva una risoluzione, l'azione è nell'impegnativa, ma si dà un "okay" politico e un avallo politico a tutto il resto che va tutto bene! Non so se questa è la finalità della Commissione e del Presidente della stessa, vorrei che questo si chiarisse e, dato che non voglio far perdere tempo, ma vorrei che questo fosse chiarito... allora si pone la domanda, l'altro risponde, in un momento di pausa del Consiglio credo sia più facile e più produttivo, per questo avevo chiesto un momento di sospensione.
Presidente - La parola al Consigliere Borre.
Borre (UV) - Non entro in merito sulla richiesta di sospensione, vorrei solo precisare una cosa. Ci sono 6 firme di Commissari, quindi vuol dire la Commissione, perché il Commissario Venturella ha detto: "io non firmo questa risoluzione", abbiamo chiesto la firma ai proponenti la proposta di legge, il collega Sandri ha detto: "firmo volentieri", il collega Bortot ha detto: "non ho delega per firmare perché è il Consigliere Venturella che si occupa di queste cose", quindi abbiamo fatto leggere tale testo. Il testo che avete a vostre mani non ripete altro che le problematiche che poi hanno portato alla risoluzione, quindi il tema non è per niente diverso. Si dice: "abbiamo bisogno di trattare certi argomenti, quindi invitiamo il Consiglio che prenda atto di questi argomenti" e li elenca i 7 momenti che dobbiamo andare a trattare. Non trovo nessun problema di sostanza, anzi sarebbe andare a rimandare il vero problema della sostanza. Quanto al metodo, forse è la prima volta che succede, ma non è innovativo, collega, perché fra 2 mesi non ci sarò più, quindi non ho voglia di innovare niente, non si innova la prassi del Consiglio. Beh, forse qualcosa di nuovo c'è, infatti poche volte le Commissioni hanno portato qualcosa all'interno del Consiglio, un argomento sui cui c'è stato un grosso dibattito ed è un problema che ha valori di sostanza più che di metodo, poi se nel metodo, vista la riunione dei Capigruppo, ritenete che non sia stato corretto, me ne scuso, ma chiederei di andare avanti e votare nel complesso la risoluzione.
Presidente - La parola al Presidente della Regione, Caveri.
Caveri (UV) - Sono abbastanza incuriosito dall'idea che la collega Squarzino voglia ridurre gli spazi di libertà dei Consiglieri regionali, perché trovo sia un elemento abbastanza nuovo nel dibattito in questo Consiglio. C'era un documento, tale documento è stato emendato da un numero cospicuo di membri della Commissione, è un documento che ricalca "in toto" il documento preesistente nelle parti conclusive e prevede solo delle integrazioni. Mi domando quale tipo di scandalo e quale tipo di allarme si debba suonare, quale tromba si debba suonare in quest'aula per una cosa che è del tutto normale e che capita normalmente nell'ambito della possibilità da parte dei Consiglieri di emendare. Sono stupefatto di questa novità di essere scandalizzati per quello che rientra assolutamente e in maniera del tutto chiara sulla base del Regolamento e della prassi di quest'aula!
Presidente - Procediamo con l'esame del testo, ripeto che si tratta di un testo emendativo della risoluzione...
(interruzione della Consigliera Squarzino Secondina, fuori microfono)
... non c'è nessun motivo per convocare la Commissione del Regolamento, né i Capigruppo, né l'Ufficio di Presidenza, perché quello che richiede lei è una cosa assurda: qui si tratta della possibilità di qualsiasi Consigliere di emendare un testo! Fra l'altro, questo testo non è mai stato analizzato, si è sempre iscritto e mai discusso; oggi i firmatari del loro testo hanno presentato un emendamento e sull'emendamento si discute. Se si vuole fare una sospensione per discutere eventuali modifiche del testo, è una cosa, ma non si può fare una sospensione per la sua procedura, perché la procedura è corretta. Chiunque di voi può presentare un emendamento a qualsiasi atto che viene in Consiglio regionale e lo fa in un momento di discussione generale, dove tutti possono intervenire. Il Regolamento quindi è applicato all'ennesima potenza, non c'è nessun problema dal punto di vista della forma; poi sul contenuto se volete fare una sospensione per concordare eventuali modifiche, si fa una richiesta di sospensione per discutere eventuali modifiche al testo, punto e basta...
(interruzione del Consigliere Segretario Venturella, fuori microfono)
... siamo solo alla discussione sulla mozione d'ordine, per questo adesso, se siamo a posto, si continua con la discussione e l'illustrazione, il Presidente Borre ha già parlato.
La parola al Presidente della Regione, Caveri.
Caveri (UV) - Finalement cette discussion arrive à l'Assemblée, mais il faut reconnaître - et je voudrais en remercier M. Borre - que nous avons déployé beaucoup d'énergie en Commission pour discuter de cet argument, qui reste dans l'histoire de notre Région un argument important, peut-être un peu négligé dans la dernière période, mais il faut reconnaître que nous avons eu toute une série de rencontres importantes soit avec les membres valdôtains du Parc du Grand Paradis, soit avec la "Fondation Grand Paradis", la Communauté de montagne et l'ensemble des élus des Vallées du Parc du Grand Paradis. On m'a demandé d'illustrer les raisons de fond de ce document, qui nous engage sur une série de points. Moi je voudrais partir avec un texte écrit en 1923 par Emile Chanoux, on était à une année de la naissance officielle du Parc national et M. Chanoux, toujours à même d'écrire des choses dans celle époque qui reviennent utiles dans le débat actuel, écrivait:
"Suivant la méthode stupidement centralisatrice niveleuse, la Commission..." - qui à l'époque devait se charger de s'occuper du Parc - "... fut presque toute composée d'étrangers à notre Vallée. Les grands hommes de Rome et de Turin, qui n'ont vu le Grand Paradis que sur les cartes géographiques et les bouquetins sur les cartes illustrées et les photographies, crurent pouvoir réussir à la besogne..." - aujourd'hui on pourrait écrire les mêmes choses des fonctionnaires du Ministère de l'environnement - "... qu'on se rappelle que sans le concours de la population locale, le Parc national du Grand Paradis ne se fera pas. Qu'on se rappelle que si grand et noble est le devoir de conserver un animal si rare..." - le bouquetin - "... bien plus grand et plus noble est le devoir de lutter pour le bien-être de plusieurs milliers de pauvres travailleurs", il se référait aux montagnards des Vallées du Parc du Grand Paradis.
Chanoux torna successivamente e ci torna una decina di anni dopo con un testo questa volta in italiano, un dato interessante è che era proprio una memoria sull'Ente Parco nazionale Gran Paradiso, in cui Chanoux dice questo:
"Sorse una prima corrente rigidamente conservatrice tendente a conservare materialmente tutto ciò che esisteva nel Parco. Quindi non solo gli stambecchi ed i camosci che furono oggetto della Riserva reale, ma tutti gli animali rari di qualunque specie esistenti nel Parco; non solo gli esemplari della fauna, ma anche della flora, ma anche le bellezze e particolarità naturali, tutto doveva essere oggetto di una conservazione gelosa. Quindi bando alle strade, bando a tutto ciò che significasse vita e rumore moderno, creazione di una zona vergine ove tutte le forze della natura potessero esplicarsi naturalmente, ove fra qualche decennio potesse ammirarsi il risultante sublime del cozzo delle diverse forze naturali non domate né guidate dall'uomo.
Sorse una seconda teoria che vedeva, invece, nel Parco una zona privilegiata ove si rifugiassero per diletto e cultura dell'uomo moderno tutte le ricchezze dell'alpe e della montagna in genere, un qualcosa, ma in grande, ma relativo a tutti i rami della scienza naturale, che è la Chanousia per la flora del Piccolo San Bernardo. Corrente questa che, invece della formidabile verginità della natura, voleva dare al visitatore del Parco la ricchezza meravigliosa di una zona contenente tutto ciò che di bello e di interessante ha l'alpe. Vuole questa corrente di idee, alle specie di animali e di piante che già esistono nella zona aggiungerne altre, dare poi sviluppo alle strade, agli alberghi, affinché la zona diventi turisticamente una delle prime d'Italia.
Concezione di scienziati contemplativi la prima. Concezione di uomini di azione e diciamo pure di affari la seconda...".
Conclude Chanoux - con questo ho concluso la citazione -: "... fra le due tendenze cui accennavamo in principio... è prevalsa quella conservatrice. Fino ad oggi, benché siano state tentate delle altre iniziative... il Parco è rimasto unicamente quel monastero... di cui si parlava al suo inizio... favorire la costruzione di alberghi e rifugi... perché le bellezze del Parco siano conosciute ovunque... in tal modo il Parco nazionale non sarà più un'opera passiva che grava sulle finanze dello Stato e che vive..." - guardate l'attualità, caro Consigliere Venturella! - "... di vita stentata, limitata finanziariamente al magro sussidio statale..." - se Chanoux apparisse oggi, scoprirebbe che i bilanci del Parco del Gran Paradiso sono talmente magri che il concorso dopo decenni di 2 guardaparco viene considerato, come si legge oggi su "La Stampa", pagina del Canavese, un miracolo - "... ciò non significa urbanizzare la regione, coprirla di grand hôtel e di dancing, lasciarla invadere dalle folle che popolano certi luoghi di villeggiatura cosiddetti di prim'ordine..." - ricorderà, il Consigliere Venturella, che Chanoux scrisse delle pagine di fuoco contro Breuil Cervinia - "... ma il Parco non deve essere fine a sé stesso; deve avere oltre che una funzione scientifica, una funzione sociale, deve essere un richiamo per le folle per una vita sana e naturale, deve essere una sorgente di vita per le popolazioni delle montagne su cui è costituito...".
Trovo queste parole di Chanoux di un'incredibile attualità nel dibattito attuale, ritengo che tale breve lettura finisca per spiegare le ragioni che hanno portato a questa discussione e all'approvazione in Commissione di un testo nel quale si ricordano e si fissano a beneficio della prossima legislatura e anche dell'interlocuzione con il prossimo Governo... Devo dire che speravamo di più dopo un incontro con il Ministro Pecoraro Scanio, che forse era preso da altre emergenze nell'ambito del suo Ministero, in particolare i rifiuti della sua amata Campania, per cui immagino che il Parco del Gran Paradiso fosse diventato nella sua agenda politica un elemento marginale, ci aveva promesso, a me e al dott. Malfa, di svolgere una visita nel Parco del Gran Paradiso, purtroppo non è venuto e ne sono sinceramente dispiaciuto perché credo sia sempre bene - come ha fatto il Ministro Matteoli suo predecessore e altri Ministri nel tempo - venire a visitare il parco per rendersi conto, lato valdostano, ma soprattutto lato piemontese, delle difficoltà crescenti che ci sono e del fatto che il Parco purtroppo, come ben ammoniva nel 1923 Emile Chanoux, rischia di essere un mausoleo per gli stambecchi, mentre il fenomeno dello spopolamento è un fenomeno ancora drammaticamente ben presente.
Quali sono le considerazioni di fronte alle quali ci troviamo? Direi che, dovendo proprio rifarci ai temi che vengono sintetizzati in maniera più esaustiva nell'ultimo testo presentato all'attenzione dell'aula, per cui potrò evitare di riprenderli in maniera troppo specifica, esiste da un lato la necessità di avere una norma di attuazione dello Statuto. Questa non è una nostra invenzione, questa è una sentenza della Corte costituzionale che, alla fine degli anni '80, diceva esplicitamente che nel bocciare la regionalizzazione del Parco, che a suo tempo fu provocatoriamente presentata dalla "Giunta Andrione", riteneva che comunque le tematiche dovessero essere all'attenzione della Commissione paritetica nata con l'articolo 48bis. Riteniamo quindi che oggi, dopo che quella norma di attuazione nel tempo si era arenata, sia il momento di mettere assieme una serie di questioni che ribadiscano, come ha detto il giudice delle leggi che spesso apprezzate quando vi dà parzialmente ragione, come nel caso dei professori universitari, parzialmente perché la questione più importante era la questione del rettore, ovviamente... e speriamo di non aver frustrato i poveri professori universitari che volessero candidarsi alle elezioni, non so quanti saranno, penso pochi, forse uno... dicevo, sia il momento di ribadire che effettivamente la questione delle norme di attuazione è una questione capitale.
Vi è poi la questione di trovare la regolamentazione più intelligente delle norme urbanistiche del cosiddetto "budello", vi è una norma applicativa e chiarificatrice del PTP, vi è la questione dei confini che devono essere modificati come concordato fra Parco e i Comuni valdostani, ma questo è avvenuto anche sul lato piemontese, vi è poi il finanziamento della "Fondation Grand Paradis", un'intesa da avere in maniera logica con la Regione Piemonte, con cui abbiamo la cointestazione e sapete che la Presidente Bresso è giunta fino a concordare con il sottoscritto sull'ipotesi che, se risposte dallo Stato non verranno, rilanceremo l'ipotesi della regionalizzazione del Parco del Gran Paradiso. Devo dire, visto che lei bofonchia sui parchi regionali, che sa perfettamente che la Regione Piemonte mette più soldi nei parchi regionali di quanto lo Stato metta sui parchi nazionali del proprio territorio.
Infine riteniamo che tutto ciò debba far parte di un accordo di programma quadro, perché siamo stufi della "politica del rubinetto": mentre il Ministro Pecoraro Scanio distribuisce a piene mani milioni di euro ai parchi del sud della sua zona, è stranamente sparagnino nei confronti del Parco del Gran Paradiso. Che ci siano delle motivazioni clientelari? Questo è un dubbio che è venuto a tutti quelli che hanno dei parchi nel nord, che si trovano ogni anno a dover fare i conti con risorse molto limitate, mentre alcuni parchi del sud possono spendere come vogliono. La speranza è che un accordo di programma quadro crei una delimitazione certa e soprattutto dia delle risorse finanziarie sicure.
Presidente - La parola al Consigliere Bortot.
Bortot (Arc-VA) - Paradossalmente sono d'accordo con le citazioni fatte dal Presidente riguardo a Emile Chanoux, ma le sue conclusioni ci dividono ed è il modello di sviluppo che vogliamo proporre in montagna. Un modello di sviluppo obsoleto, dove in pochi decenni distruggiamo il territorio per egoismo o speculazioni immobiliari, o un modello di turismo e di economia che tuteli le persone che vi lavorano e tuteli il patrimonio per le generazioni future? Di quello stiamo discutendo, Presidente!
Conosco un po' la Valsavarenche, nei primi anni '70 frequentavo anche il Parco de la Vanoise, all'entrata di quel Parco c'era una scritta enorme che ricordo a memoria: "Parc National de la Vanoise, prétexte pour massacrer tout le reste", ossia il Parco serviva a salvare la coscienza di tutto un modo di operare dell'uomo sul resto della natura, nel senso che all'interno del parco non si poteva fare nulla e fuori dal parco si poteva distruggere tutto. Parafrasando quella frase, siamo arrivati al punto che fuori abbiamo massacrato tutto e adesso vorremmo andare a massacrare quel che siamo riusciti a tutelare fino adesso. Dico questo perché non stiamo parlando di sopravvivenza degli abitanti all'interno del parco, dove le attività sono tutelate, sono migliorate, il tenore di vita si è alzato: stiamo parlando di appetiti sul Parco da parte delle comunità locali e mi piacerebbe sentire cosa avrebbe da dire Emile Chanoux sull'argomento! Stiamo parlando di appetiti locali di imprenditori, speculatori, finanzieri delle comunità locali, perché guardate non ci sono solo le multinazionali finanziarie, ci sono tante persone che hanno fatto tanti soldi nella nostra Regione e vorrebbero investirli da qualche parte.
Adesso spiego perché conosco Valsavarenche. Nel 1972 con dei miei compagni sessantottini francesi abbiamo comprato una baita in quel di Payel, la baita è sempre lì, originaria, non è diventata né uno "chalet", né una villa e in quel villaggio di Payel ci abitano, quando ci vanno, il sottoscritto con i loro amici più un'altra persona di Genova che ha aggiustato una piccola casa. Due anni fa ci siamo trovati ad impugnare un provvedimento di costruzione di una strada mai richiesta dagli unici abitanti di quel villaggio, che erano i sottoscritti più quel Signore, insieme abbiamo impugnato il provvedimento dicendo: "ma come, il Comune vuole costruire con i soldi della Regione una strada all'interno del parco per andare al villaggio di Payel, il villaggio di Payel è servito da un sentiero che va benissimo, è servito, quando sono state aggiustate le case, da una teleferica che poi è stata smantellata, si può capire per quale motivo e a chi interessa costruire questa strada?". Alla fine il Comune, il Parco e la Regione hanno fatta marcia indietro. Capite adesso cosa intendo per appetiti che poco hanno a che fare? Perché è sacrosanto il diritto degli abitanti nel parco di tutelare le loro attività economiche, di vivere dignitosamente, ma dove è scritto che l'uomo non possa vivere in equilibrio con la natura? Abbiamo millenni di civiltà che sono cresciute in equilibrio con le risorse della natura e del mondo e noi in 3-4 secoli abbiamo distrutto e vogliamo andare a distruggere non solo il nostro mondo, ma anche il resto e non sto parlando di filosofia, sto parlando di fatti concreti: la foresta amazzonica, le risorse per le generazioni future, le attività minerarie... Siamo per mantenere la nostra capacità onnivora di non averne mai abbastanza nei consumi e nel concetto di potere e di proprietà che stiamo massacrando il resto del mondo? Il meccanismo che si è messo in moto, penso anche da parte di molti Consiglieri in buona fede, è un meccanismo che fa il pari con questa voracità dell'uomo di inserirsi a tutti i costi con un modello di sviluppo che è superato e distruttivo! Un modello che abbiamo visto quello che ha fatto in 2 secoli e negli ultimi decenni nel resto del mondo, noi vogliamo riprodurlo all'interno del parco! Ecco perché non ci stiamo, di questo si tratta, non si tratta della possibilità della persona che lavora all'interno del parco di intervenire, aggiustarsi la casa, avere un'attività, perché quello si può fare! Nel ritirare la mia firma sulla proposta di legge statale n. 4 ho voluto significare che, laddove la risoluzione che abbiamo approvato nell'ultimo Consiglio regionale sui rapporti di cooperazione con i Comuni limitrofi del Piemonte, Valli Orco e Soana dice che le Comunità locali con la Regione Valle d'Aosta e la Regione Piemonte definiscono progetti di cooperazione e di conseguenza come intervenire all'interno del parco, vuol dire che viene demandato a questo tipo di progettazione e di comunità le modalità per decidere se deve essere trasferita e con quali modalità la sede del Parco, ma non all'interno di Aosta, ma in uno dei Paesi poveri e spopolati delle Valli Orco e Soana. Con quella risoluzione - qui dissento dal collega Sandri, per quello ritiro la mia firma - a mio parere viene superata quella idea di intervenire sul trasferimento un po' forzoso della sede del Parco per andare incontro a delle esigenze di alcuni Comuni di quelle 2 vallate, trasferendo lì la sede e portando un po' di economia. Con la risoluzione che abbiamo approvato lasciamo alle autonomie reciproche di intervenire su come avviare un processo di cooperazione per migliorare la vita degli abitanti, in questo caso soprattutto nelle Valli Orco e Soana e nella Valchiusella, che ho visitato 15 giorni fa.
In sostanza, richiamo l'attenzione del Consiglio sul provvedimento che andrete a deliberare, perché noi siamo contrari, perché la sua finalità è di riproporre un modello di sviluppo che tutti riteniamo superato e dannoso! Ecco perché non sono assolutamente in conflitto con le affermazioni fatte più di mezzo secolo fa da Chanoux, perché mirava da un lato ad impedire l'ingerenza statale e autoritaria proveniente dall'esterno, nel contempo a dare autonomia ai residenti del luogo che avevano in testa un modello di sviluppo che non è quello che stiamo proponendo noi, che non è la strada per Payel. Perché la strada per Payel era una strada che dava lavoro a dei professionisti, a qualche impresa, ma nulla ha a che spartire con gli interessi delle persone che abitano in quel villaggio, né con gli interessi delle popolazioni, per cui il Parco deve non andare avanti per vivere in rapporto con un turismo che si "esplicita" sempre più e molto con interessi di un modello che denunciamo qui è superato!
Presidente - La parola al Consigliere Frassy.
Frassy (CdL) - È difficile pensare di poter affrontare le problematiche del Parco, che si trascinano da quasi un secolo, nei 10 minuti di intervento che sono concessi dal Regolamento sulla risoluzione e riteniamo poco credibile che i problemi del Parco su questo finire di legislatura possano trovare delle soluzioni reali. I problemi del Parco li conosciamo, li abbiamo a più riprese denunciati e abbiamo anche proposto soluzioni che poi non si sono mai concretizzate. Questa risoluzione nel nuovo testo è una risoluzione che fa impressione, in quanto sono 6 pagine fitte fitte, pagine che mi sembra di poter definire come un compitino che alla fine qualcuno non dico ha copiato, ma si è fatto fare. Infatti "Il Corsivo" delle pagine centrali riporta immagino la verbalizzazione dell'intervento del Presidente Caveri in Commissione. Qual è il paradosso e la contraddizione della risoluzione? È che ci troviamo di fronte ad una problematica che sappiamo non poter difendere dalla volontà politica dell'Amministrazione regionale, perché la problematica del Parco si innesca su competenze finite anche davanti alla Corte costituzionale, competenze dello Stato, della Regione Valle d'Aosta e della Regione Piemonte; di conseguenza, l'interlocutore principale della risoluzione è lo Stato nell'organismo istituzionale che lo governa: il Governo. Ci troviamo pertanto in questa situazione curiosa, per cui a fine legislatura con una risoluzione molto articolata, impegniamo una Giunta - che fra 4 mesi non sarà più questa - a promuovere azioni nei confronti di un Governo che ormai è sfiduciato e che rimane in carica per le funzioni correnti. In sostanza la problematica, collega Borre, del Parco è una questione squisitamente politica, non è solo una questione ambientale o tecnica rispetto ai problemi dell'edilizia, perché le risposte che devono essere date alla "vicenda Parco" - e purtroppo sono quasi 100 anni che se ne parla - non sono mai state date, perché non c'è mai stata la volontà politica di dare quelle risposte, risposte che solo con il buon senso potevano essere già date, ma la volontà politica è quella che è venuta meno.
Apprezziamo allora tutto lo sforzo che ha fatto la III Commissione su questa materia, ma tale risoluzione è insufficiente soprattutto per i modi e i tempi in cui viene portata al dibattito del Consiglio, ossia la domanda che ci viene spontanea, stando dalla parte di chi ha un ruolo istituzionale di opposizione, è: ma cosa avete fatto nei 5 anni di legislatura regionale? Se questo è un problema datato quasi 100 anni, non è credibile che in 5 anni di legislatura non siate stati in grado di incidere in maniera politicamente significativa e questo va annoverato fra i risultati di tale Giunta, in particolare di tale maggioranza. Questo è un bel documento, poco credibile perché è un documento fatto sotto dettatura, in quanto si celebra il verbo del Presidente Caveri, che ha capacità dialettica e oratoria e anche conoscenza nella materia per le battaglie che ha fatto da Parlamentare, ma alla fine si impegna la Giunta a fare tutta una serie di cose. Sappiamo quali sono i percorsi delle norme di attuazione e sulla norma di attuazione si incentra il nodo più importante della problematica del Parco, ovvero l'esclusione dal territorio del parco di tutti quei Comuni, esclusa Valsavarenche, per gli ambiti antropizzati. Si ipotizza un meccanismo che è facile da ipotizzare, ma più difficile da concretizzare del nulla-osta con il meccanismo del silenzio assenso per quanto riguarda il Comune di Valsavarenche, anziché la procedura che deve essere fatta delle autorizzazioni amministrative. Vi è l'interpretazione autentica, ma vorrei capire l'interpretazione autentica dell'articolo 38 di una legge regionale (PTP) del 1998 per quale motivo deve essere proposta con una risoluzione a fine legislatura... e non è stata oggetto di un ragionamento serio in corso di legislatura? Tanto più che è l'unico aspetto concreto sul quale questo Consiglio potrebbe incidere e non so se da qui a fine legislatura ci saranno le corsie preferenziali per arrivare all'interpretazione autentica, che deve essere fatta con una norma di legge, non può essere fatta con una risoluzione, perché la risoluzione lascia il tempo che trova, precedenti legislativi dimostrano con norme dello Stato che l'interpretazione autentica è stata fatta con legge.
Non capisco se il punto n. 4 faccia riferimento ad un decreto già scritto, in quanto si fa riferimento "... affinché sia approvato nel più breve tempo il decreto ministeriale...", o se faccia riferimento alla necessità che quanto indicato nel punto n. 4 venga riassunto da un decreto, ossia non si capisce se il decreto sia già definito e debba fare il solito vaglio per la registrazione o se la materia, che è stata "sgrossata" dagli incontri che ci sono stati, sia stata codificata...
(interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)
... è già decreto, è in giro, cerca le firme, cerca la registrazione della Corte dei Conti.
Per quanto riguarda l'accordo di programma quadro, che è l'elemento politico qualificante, dubito che questo povero Presidente di Regione, che dovrà preoccuparsi anche della sua campagna elettorale - salvo che abbia una squadra che gli faccia campagna elettorale -, possa preoccuparsi di promuovere una sottoscrizione con quale Governo... con il "Governo Prodi"? No! Il fatto perciò che voi in maniera forse ingenua, ma qui stiamo facendo un atto che ha una rilevanza politica, impegnate questo povero Presidente - a fine mandato - a promuovere la sottoscrizione non di una fesseria, ma di un accordo di programma quadro con un Governo nazionale che non c'è più... scusate, vi dico: per non farci ridere dietro da chi volesse commentare in maniera seria la risoluzione, va modificato il deliberato. Perché il Presidente Caveri penso non abbia difficoltà a dire: "vi ringrazio per le citazioni nelle premesse, per la fiducia espressa nell'impegnativa, ma non posso fare i miracoli e andare contro il calendario degli eventi". Il punto n. 5 pertanto è un punto che non è realizzabile in questa situazione politica, regionale e nazionale, per cui tale punto non ha senso. Non so con quali strumenti la Giunta e il Presidente riescano ad "acchiappare" il Ministro di turno per firmare il decreto, forse qualcuno ha le conoscenze necessarie, non so come si possa ipotizzare di operare affinché l'Ente Parco disponga di quelle risorse che oggi non ha visto che sono problematiche legate al bilancio dello Stato e che in questa fase manca l'interlocutore.
È finito il tempo, devo finire il mio intervento, anche se questo è stato un "flash" sommario delle problematiche da affrontare, politicamente non siamo soddisfatti di come vengono gestite le problematiche degli abitanti i Comuni inclusi nel Parco del Gran Paradiso. Abbiamo sempre detto che l'ambientalismo è una bella cosa, ma deve essere a servizio non soltanto della natura, ma anche dell'uomo; di conseguenza, siamo sempre stati consapevoli che certe rigidità, che forse avevano senso agli inizi del '900, non possono più essere mantenute nel terzo millennio. Ciò premesso, non è questa la strada, quanto meno la strada credibile per incidere significativamente sull'argomento. Questa è una bella risoluzione che si andrà ad aggiungere alle infinite risoluzioni che hanno prodotto carta, bei dibattiti, ma non hanno concluso niente. Auspichiamo che la prossima legislatura, sia quella regionale, sia quella statale, possa avere fra le priorità quella del Parco, che è problema noto a tutti e sul quale forse bisognerebbe pensare fin da subito.
Presidente - La parola al Consigliere Segretario Venturella.
Venturella (Arc-VA) - Consideriamo questa iniziativa improvvida, fuori tempo massimo e fuori tema, perché frutto di una mal celata voglia di conflitto, condita secondo noi anche da una certa dose di protagonismo del nostro Presidente della Regione. Infatti questa iniziativa si inserisce sconsideratamente in un percorso tracciato da lungo tempo, ecco una prima osservazione che vorrei fare al Presidente della III Commissione, il percorso di condivisione era stato tracciato da tempo fra Ente Parco e comunità locali, percorso fra l'altro ricco di spunti, di riflessioni e di articolati dibattiti fra il Parco e le comunità locali, che con diversi gradi e tempi di condivisione stava per essere concluso in modo onorevole e soddisfacente per tutti. Questo nuovo documento crediamo affronti in modo disarticolato e parziale alcune questioni: la prima, quella dei confini, non posso esimermi dal citare il contenuto di un documento ufficiale del Consiglio direttivo del Parco nazionale del Gran Paradiso; ricordo anche al Presidente Caveri che forse lo ha dimenticato che all'interno del Consiglio direttivo del Parco nazionale del Gran Paradiso siedono 4 rappresentanti delle comunità locali e 4 rappresentanti nominati dalle Regioni: 2 Piemonte e 2 Valle d'Aosta. Sorvolo sulla nomina dei 2 rappresentanti delle sessioni ambientaliste, nominati dall'allora Ministro Matteoli che è stato citato, che mi dicono frequentino poco la sede del Parco, forse ne hanno perso l'indirizzo. Cito quello che è stato scritto dal Consiglio direttivo del Parco:
"Il Consiglio direttivo del Parco nazionale del Gran Paradiso ha approvato nei giorni scorsi un documento tecnico, che acquisisce le proposte di modifica dei confini pervenute dai Comuni del Parco, l'atto è il frutto condiviso di una lunga fase di concertazione con gli enti locali. Nel clima più disteso e collaborativo di oggi si è trovato un accordo fra enti locali e Parco nazionale. La decisione assunta all'unanimità dal Consiglio costituisce un momento storico ed è il primo atto di un procedimento tecnico-amministrativo che prevede l'attivazione di un tavolo tecnico con il Ministero dell'ambiente, le Regioni, Comune ed Ente Parco", ossia il percorso era già stato tracciato.
Credo che la denominazione "atto storico" utilizzata per definire il documento tecnico del Consiglio direttivo sia stata ed è più che mai calzante, perché frutto di una lunga fase di concertazione che il Presidente Caveri si è dimenticato di citare. Infatti il ridisegnare i confini dell'area protetta o, meglio, il rimodellarli, intendendoli non come semplici linee segnate sulle carte topografiche, ma in funzione della morfologia, dell'orografia e della presenza di centri abitati e di infrastrutturazioni sul territorio, era stato proposto ai Comuni del Parco e inserito nel contesto più ampio delle compensazioni territoriali. Atto che ricordo è stato votato all'unanimità il 27 luglio 2007; durante la predisposizione nulla era stato eccepito su questo atto di modifica dei confini, anzi vi era stata ampia ed unanime convergenza. Vi è di più: è agli atti una deliberazione della Comunità del Parco del 14 settembre 2007; ricordo che la Comunità del Parco raggruppa tutti gli enti locali, i cui territori sono ricompresi all'interno del confine del Parco, il cui contenuto è inequivocabile: si esprime all'unanimità parere favorevole alla modifica dei confini, quasi a suggellare definitivamente il patto condiviso fra l'Ente Parco e le comunità locali. Ecco perché sul tema dei confini questa risoluzione non solo è intempestiva, ma anzi vuole aprire una "querelle" per scopi non certo nobili, che ha molti sostenitori in questo Consiglio, ma un unico suggeritore, che, fra l'altro, vuole riaprire vecchie ferite, ampliare conflitti che la riflessione e la ragionevolezza avevano sanato e ridimensionato. Difatti se dal 1979 con il "decreto Marcora" con cui si ripristinavano i confini legali e si approvava il cosiddetto "allargamento" il clima era di grande tensione, ora invece il clima è più disteso e quindi i rapporti fra Parco ed enti locali di reciproca collaborazione, ce lo dice l'unanimità dei consensi all'interno della Comunità del Parco, devono per forza guastarsi per qualcuno, per rincorrere scopi di tipo elettoralistico. La dice lunga, infatti, il riferimento nella relazione del Presidente Caveri alla questione del nulla-osta, questione che dice il Presidente Caveri non è stata volutamente risolta dall'Ente Parco. Qui le cose non sono andate così: la questione del nulla-osta era già stata posta all'attenzione in Consiglio e in Commissione. Il Parco stesso aveva proposto agli uffici legislativi regionali una bozza tecnica di regolamento, che per chi vorrà trarne conoscenza è sul sito del Parco - ne ho qui una copia per il Presidente - ; ora non so quali motivi abbiano spinto il gruppo misto di lavoro Parco-Regione a non dar seguito alle proposte di modifica o quanto meno a proporre soluzioni regolamentari al problema del nulla-osta. L'intesa c'era stata fra funzionari del Parco e funzionari regionali, è stata bloccata, da chi? Da qualcuno che siede in questo Consiglio, perché sul nulla-osta del Parco vi era l'articolo 82 che diceva: "il nulla-osta dell'Ente Parco è espresso alternativamente mediante apposito provvedimento relativo al singolo progetto, mediante l'assenso per gli aspetti attinenti alle funzioni dell'Ente Parco manifestato dal direttore, mediante l'assenso di cui alla precedente lettera b) che parlava di attività edilizia libera, mediante l'assenso di cui alla lettera b)", ossia tutto ciò che è scritto qui era scritto sul regolamento, che qualcuno in questo Consiglio ha voluto far bloccare! Il tentativo di scaricare su altri le responsabilità dei ritardi e dell'eccesso di burocrazia che qualcuno qui tende sempre a ripetere come una vecchia filastrocca è facilmente smentito dall'analisi dei tempi e delle risposte dell'Ente stesso. Quando il Presidente Caveri parla di assoluta incapacità dell'Ente Parco di rispondere nei tempi dovuti alle diverse pratiche... citiamo dei documenti ufficiali e non chiacchiere, non pinzillacchere! Nel 2006 le 50 domande di nulla-osta alla realizzazione di interventi inviati dalla Valsavarenche all'Ente Parco sono state evase in 32 giorni, che erano 41 nel 2005; negli ultimi 3 anni su un totale di 151 progetti presentati sono stati solo 2 i pareri negativi (1,3%). Veniamo ora al problema sollevato dai colleghi sulla sede del Parco e sul presunto spostamento del baricentro dell'area protetta a Torino. Non vorrei ripetere ciò che abbiamo udito in Commissione, ma penso sia necessario fare un poco di chiarezza...
Caveri (fuori microfono) - ... è finito il tempo...
Venturella (Arc-VA) - ... anche per lei era finito il tempo e ha parlato per ben 12,5 minuti. Il Parco nazionale Gran Paradiso da lungo tempo mantiene un importante presidio di personale sul territorio, nonostante esso sia ripartito su 5 valli fra loro non comunicanti, se non per sentieri. I 57 guardaparco svolgono un importante ruolo di sorveglianza e contatto, e lo abbiamo sentito in Commissione e riferimento per turisti e comunità locali proprio perché il corpo di sorveglianza è interamente dislocato sul territorio. Dal punto di vista legislativo, ricordo che nel 2002, riconfermando con legge la sede legale di Torino e quella amministrativa di Aosta, lo Stato ha recepito l'accordo firmato nel 1996 fra l'allora Ministro dell'ambiente, la Regione Piemonte e la Regione Valle d'Aosta, Presidente della Giunta Dino Viérin, che prevedeva 2 sedi operative: una a Ceresole Reale e una in Valsavarenche. L'intenzione era quella di tradurre nella realtà l'esigenza di decentramento e di legame più stretto fra i 2 versanti, già in parte attuata con gli 8 centri visitatori e il giardino alpino "Paradisia", cose che il Presidente si dimentica di citare. La sede operativa di Valsavarenche è stata inaugurata il 26 settembre 2006 e in realtà è una sede non solo operativa, ma è polifunzionale; infatti ad oggi Valsavarenche è sede del servizio sanitario e della ricerca scientifica del Parco, un servizio importantissimo perché si occupa di ecologia alpina, a stretto contatto con l'Università. A Dégioz abbiamo anche l'Ufficio di Valle del Servizio di sorveglianza e quello dell'Ispettore, che ricordo qualche tempo fa era a Torino, senza dimenticare che nella Valle di Cogne ha sede il giardino botanico "Paradisia". Infine è proprio dall'attenta lettura della pianta organica e della sua effettiva dislocazione sul territorio che si può serenamente affermare che il processo di decentramento, avviato da pochi anni dall'Ente Parco, ha raggiunto la quasi totalità dei suoi obiettivi, infatti su 80 persone il 75% sono dislocate sul territorio. In conclusione l'iniziativa consiliare presentata oggi appare mal posta e non rispondente alla realtà sia dal punto di vista formale che sostanziale; esprimiamo quindi il nostro convinto dissenso. Finendo, se lei cita, Presidente, Chanoux dicendo che qualcuno a Roma vede il Parco solo sulle carte e gli stambecchi solo sulle cartoline, sicuramente non è diverso da chi lo stambecco lo vede solo dall'elicottero.
Presidente - La parola al Consigliere Sandri.
Sandri (PD) - Ringrazio la maggioranza, perché non c'è il numero legale, così saremo meno disturbati nel parlare di questo argomento.
La risoluzione che è stata presentata e che abbiamo condiviso è una risoluzione importante per 2 motivazioni: la prima è che finalmente in questa legislatura parliamo di Parco nazionale del Gran Paradiso, perché un argomento di cui si è poco approfondito il tema e non abbiamo avuto molte occasioni di riflettere; la seconda motivazione perché per la prima volta credo da parecchio tempo non solo in quest'aula, ma in tutta la Regione si sta affrontando il tema in un modo un poco articolato, cercando di affrontare i vari problemi: questo mi fa piacere perché nasce da un'iniziativa che avevamo preso insieme al collega Bortot, che era quella di una provocazione, ossia evidenziare come fosse negativo che il Parco del Gran Paradiso cominciasse a pensare a trasferirsi in una cascina ai confini di San Mauro Torinese nel Comune di Torino, piuttosto che riflettere sulla necessità di tornare ad agire in modo concreto e determinato sul territorio del parco. Grazie a questa proposta di legge, siamo arrivati dopo un ampio lavoro a tale risultato, che trovo positivo innanzitutto perché si mette - spero - la parola fine al progetto di andare a San Mauro.
Volevo ricordare agli amici del gruppo "Arcobaleno" come il Ministero dell'ambiente si lamentasse nel 2006 del canone pesante di locazione della sede del Parco in Torino; secondo me, questo è il segnale che quella sede è non consona, ma questo non dal punto di vista solo pratico, perché obbliga gli abitanti della Val Soana, della Valle dell'Orco, della Valsavarenche di recarsi a Torino anche per cose di poco conto, ma perché avalla una mentalità che vogliamo combattere e la mentalità è quella dei lor Signori sui "letti di lana" che se ne stanno a Torino quando ci sono stambecchi, ma anche montanari che devono vivere una realtà difficile. Se si vuole intervenire su quei temi come amministratori del Parco, bisogna andare nel parco; quando si esce dalla riunione del Consiglio di amministrazione non trovarsi nel traffico di Corso V. Emanuele, ma trovarsi a Valsavarenche, piuttosto che a Locana e trovarsi la gente di fronte che dice: "ah, Presidente, direttore qui e là", invece il Presidente e il Direttore se ne stanno ben lontani dai nostri montanari!
Credo che la situazione sia in allarme esattamente per le motivazioni opposte di quelle addotte dal collega Bortot, nel senso che negli ultimi 30 anni i montanari dei Comuni delle Valli del Parco si sono ridotti di circa 40-50%, mentre gli stambecchi sono quadruplicati; allora qui è un problema di limitare l'intervento devastatore dell'uomo, oppure di trovare delle forme per cui l'uomo possa sopravvivere in quelle condizioni? Evidentemente bisogna prendere atto che il Parco, per motivazioni varie, in tutti questi anni si è comportato come un freno alla presenza umana in questi territori e lo dico particolarmente della Valsavarenche, perché in Valsavarenche - unico Comune interamente compreso nel Parco del Gran Paradiso - le persone hanno avuto enormi difficoltà. Già quindi devi lottare perché sei in una regione piccola e di montagna, perché all'interno di questa Regione sei in un piccolo Comune, ancora ti ci trovi con questa autorità che sta vicino a Corso V. Emanuele a Torino che non dà risposte o le dà quando vuole, blocca i progetti... Ovviamente anche loro fanno "lobby" e abbiamo qui un rappresentante della "lobby" del Direttore e del Presidente del Parco del Gran Paradiso: questo però non significa fare l'interesse dei Valdostani e neanche dei Valsoanini e degli abitanti della Valle dell'Orco. Bisogna tener conto che questa situazione rischia di danneggiare gli animali e il bosco, per tutto quello che abbiamo ritrovato come patrimonio che ci è arrivato da Vittorio Emanuele III... lo abbiamo, ma è un equilibrio nato dall'interazione fra uomo e natura, dove la natura è stata preservata, certo, ma perché c'erano delle persone che andavano lì a coltivare i campi, a tenere il bosco e una serie di attività che andavano bene per tutti. Dobbiamo ritrovare tale tipo di equilibrio, ma per fare questo bisogna riprendere in mano il problema in modo serio. Da tale punto di vista, do un apprezzamento positivo sul ragionamento dei confini, ritengo che si debba avere una tutela paesaggistica, ambientale... ma a parità di condizioni, per cui se i Comuni che fanno parte del parco devono essere vincolati per le parti non abitate, come avviene a Noasca, Locana, Aymavilles, Cogne... non si capisce perché non lo possa essere a Campiglia che è una frazione della Valle dell'Orco compresa totalmente nel parco o per Valsavarenche che è del tutto nel parco. Credo che la parte umanizzata di Valsavarenche debba essere estrapolata dal parco, avere dei vincoli ovviamente, ma essere trattata in pari misura degli altri Comuni facenti parte del parco.
Queste sono delle iniziali riflessioni su cui andare avanti, a queste ne aggiungo un'altra: abbiamo fatto un buon passo nell'impedire l'avvio della procedura della cascina di San Mauro Torinese, ma non ci dobbiamo fermare lì. Bisogna che il periodo intervallare per cui alcune funzioni residuano dalle parti di Corso Vittorio, che a questo punto avrebbero dei costi di affitto impressionanti, siano ricondotte sul territorio, arrivando ad avere una sede del Parco sul versante piemontese del Gran Paradiso anche per tranquillizzare gli amici delle Valli Orco e Soana, una sede legale che sia a Locana o da quelle parti, in modo che si ritorni nel dettato della legge n. 394/1991, ossia come tutti gli altri parchi che la sede legale sia all'interno del Parco. Questa è una necessità non solo perché darebbe un poco di posti di lavoro e presenza economica su quel territorio che è già in difficoltà, ma è un significato politico, perché vuol dire che chi amministra quel territorio sta nel territorio e non da un'altra parte, altrimenti dalle parole degli amici del gruppo "Arcobaleno" veniva fuori un'idea come dire: "il duca che aveva dei territori in montagna e che nel suo castello a distanza di 100 chilometri ogni tanto mandava degli editti, dicendo: "ce ne occupiamo in questa maniera...""
Squarzino (fuori microfono) - ... un principe...
Sandri (PD) - ... un principe, ma non machiavellico... Dobbiamo però renderci conto che se siamo conseguenti su questi, lo siamo anche per la nostra Regione, per cui credo che la sede di Aosta che stia qui in Via Losanna non sia una cosa positiva. Abbiamo tutto l'interesse di trovare una sede più idonea - ad esempio ad Introd -, in modo che si ricostituisca questa divaricazione fra amministrati e amministratori. È un passaggio molto importante, perché diventa poi la garanzia di una buona e positiva convivenza; quello che è attualmente un clima sereno credo sia solo una tregua in armi che non serve a garantirci per il nostro futuro.
Presidente - La parola al Consigliere Borre.
Borre (UV) - Parto dalle ultime parole del collega Sandri. Anche per il sottoscritto il fatto che la sede di Aosta trovi collocazione nei Comuni che fanno parte del parco è un sogno, non più un obiettivo, viste tutte le difficoltà a cui va incontro. Concordo sul discorso che, è vero, rispettiamo stambecchi, aquile, camosci, ma soprattutto cerchiamo di porre attenzione sull'esistenza dell'uomo sul territorio. Non concordo con la visione che l'uomo distrugga tutto; girate tranquillamente, Valsavarenche e Cogne non hanno distrutto proprio niente, né nel Parco, né sul restante territorio valdostano.
(interruzione del Consigliere Segretario Venturella, fuori microfono)
... giro a piedi, un po' meno adesso ma... Non vorrei che questa risoluzione fosse presa come un atto di guerra al Parco, ne è ben lontana! Qui vogliamo richiamare l'attenzione del Ministero sul discorso del Parco e porre un'attenzione da parte delle Regioni, affinché si arrivi ad avere quel territorio del Parco della parte valdostana e della parte piemontese... in modo che siano un corpo integrato e condiviso all'interno di queste Regioni, non siano al contrario un qualcosa visto come un corpo estraneo. Nessuno si è detto contrario ai confini; è vero, i confini sono stati un momento di grosso confronto fra i Comuni, hanno trovato la quadra e adesso si aspettava... qui diciamo "ad operare affinché sia approvato nel più breve tempo possibile...", non diciamo nient'altro. Diciamo che il Ministro dopo mesi e mesi vada a siglare il documento perché sono 3 mesi che sono stati "inviati" gli atti dal Parco al Ministero sul discorso della compensazione dei confini. Ribadisco che non stiamo facendo una guerra al Parco, ma chiediamo che si lavori tutti in funzione del Parco, che sia un territorio condiviso con gli abitanti e con la Regione.
Il discorso di tutti gli altri punti non trova niente in contrario; c'è il nulla-osta, ma noi diciamo il nulla-osta non deve essere un qualcosa che va ancora ad aumentare le incombenze del cittadino che abita in quei luoghi. È verissimo che ci sono 32 casi con la risposta di 40 giorni e ci sono casi a cui la Regione deve dare ancora risposta dopo 2 mesi. Nessuno lo mette in dubbio, ma diciamo che come principio deve esserci un'organizzazione che permetta al cittadino di avere una risposta, non essere soggetto di un vincolo, anziché essere soggetto di un beneficio appartenere al Parco. Per quanto riguarda i finanziamenti, si chiedono i finanziamenti all'Ente Parco, perché possa dare risvolto alle sue incombenze; sono stati dati 300mila euro in conto capitale come "una tantum", adesso speriamo che questo venga strutturalmente dato come finanziamento al Parco.
Condivido, collega Frassy, il fatto che dovevamo far prima, ma questa risoluzione è di novembre... e nessuno pensava che a febbraio cadesse il Governo. Al di là di questo, collega Frassy, può essere un elemento importante per una campagna elettorale di tutte le forze politiche, per quello che il dibattito è arrivato in Consiglio: per essere condiviso da tutti. Può essere uno strumento che ognuno di noi utilizza nella sua campagna elettorale: il Parco deve essere di nuovo un momento di attenzione da parte delle forze politiche con tutte le sue richieste di intervento, quindi non mi preoccupa il fatto che sia arrivato a fine mandato. Il discorso che avevamo 5 anni per lavorarci su: è vero, ma in questi 5 anni c'è stato un grosso dialogo per il piano del Parco, piano che mi auguro vada in approvazione in tempi brevi, per riuscire a trovare la quadra fra tutti i Comuni del Parco. Per l'accordo del programma quadro era necessario sollecitarlo perché dalla parte valdostana la Comunità del Parco ha trovato i suoi obiettivi e sta portandoli avanti, si sta ancora aspettando da parte della Comunità montana Soana e Val dell'Orco il programma per poterlo condividere insieme.
Presidente - La parola al Consigliere Bortot.
Bortot (Arc-VA) - Solo per informare il Consiglio che ho formalizzato alla Presidenza un emendamento, ritiro la mia firma sulla proposta di legge n. 4 concernente la sede legale e la sede amministrativa del Parco Gran Paradiso.
Presidente - L'emendamento verrà distribuito.
La parola al Consigliere Segretario Venturella.
Venturella (Arc-VA) - Solo per una precisazione. Vorrei citare, dato che sono stato "preso per i folti capelli che non ho" e che sono stato definito un "lobbysta" sia dal Presidente Caveri, sia dal collega Sandri, una dichiarazione di un mio collega che appoggia la "lobby" del Parco Gran Paradiso, che si chiama Osvaldo Naudin, primo cittadino di Introd, sulla questione dei confini, del nulla-osta, del rapporto fra Ente Parco e comunità locali dice -cito -:
"Abbiamo potuto finalmente trovare una soluzione effettiva e soddisfacente ad una situazione che da tempo andava affrontata. È stato svolto un buon lavoro d'intesa con gli enti locali e possiamo ritenerci soddisfatti sia a livello comunale che a livello di salvaguardia dell'area protetta. Di fatto con il meccanismo della compensazione e della ripartizione dei territori, che ha caratterizzato le trattative, il Parco non ha subito delle perdite, ma solo una sostanziale riorganizzazione più vicina alle esigenze di tutte le realtà in essa coinvolte".
È il primo cittadino di Introd, noto "lobbysta" che svolge attività per il Parco Gran Paradiso. Ogni commento è superfluo alle accuse che mi vengono rivolte.
Presidente - Se non vi sono altri interventi, chiudo la discussione generale. Si voterà il testo emendativo con l'emendamento del Consigliere Bortot.
La parola al Consigliere Sandri, per mozione d'ordine.
Sandri (PD) - Per mozione d'ordine, vorrei fare solo una verifica che vi sia il numero legale, perché ho l'impressione... vi sono 17 Consiglieri di maggioranza...
Presidente - Vuole fare la richiesta?
(interruzione del Consigliere Sandri, fuori microfono)
Presidente - La parola al Consigliere Segretario Venturella, per dichiarazione di voto.
Venturella (Arc-VA) - Nella dichiarazione di voto vorrei portare all'attenzione del Consiglio 2 piccole osservazioni: prima osservazione, non è vero che serve l'accordo di programma quadro, non è vero che serve una norma di attuazione, perché tutto questo si inserisce in un percorso che era stato tracciato con la proposta di pianificazione, condivisa dalle comunità locali e dai Comuni non solo per problemi di lentezze burocratiche del Ministero, ma anche per lentezze burocratiche dell'Amministrazione regionale, perché qui lo studio del piano del Parco data 1999, l'ultimo, e 1989 il primo! Si era nella direzione giusta, si stava condividendo tutto con le comunità locali, infatti mi pare che le dichiarazioni di tutti i sindaci delle comunità - io ho quelle valdostane - erano in quella direzione. Adesso per esigenze che non sono quelle delle comunità... perché ha ragione il collega Frassy quando dice: a questo punto quali ricadute positive può avere un documento del genere se non quelle prese 2 mesi prima delle elezioni regionali, se non l'affermazione del Presidente della Regione Caveri: "Non vi preoccupate, i vostri problemi li risolvo io".
Il discorso sulla pianificazione era sulla strada giusta... tra l'altro, ricordo - e cito sempre il mio collega "lobbysta", Sindaco di Introd, Presidente della Comunità del Parco - che in Valsavarenche, poiché vi erano dei problemi di compensazione dei confini, in quanto Valsavarenche è tutto in territorio protetto... diceva - e con lui il Consigliere Jeantet -: "il primo obiettivo delle comunità del Parco era quello di definire la questione dei confini e su questo è stato fatto uno sforzo e i risultati sono soddisfacenti". Aggiungevano che un grande sforzo era stato fatto non solo dal Parco, ma dal Ministero e da tutti per far sì che nel Comune di Valsavarenche venissero impiantate delle sedi importantissime per lo sviluppo del Comune stesso, perché se si comincia ad inserire in un territorio comunale, e quindi senza clamori a spostare tutte le sedi, a vedere sempre questi del Ministero che sono quelli che viaggiano in giacca e cravatta... ma se cominci a spostare in Comune di Valsavarenche la sede operativa, luglio 2006, e tutto ciò che consegue dal punto di vista infrastrutturale, strutturale e di personale del Progetto "Lontra"... faccio un esempio: il Progetto "Lontra" ha un investimento di quasi 4 milioni di euro all'anno...
(interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)
... lei, come al solito, cita delle voci che non conosce e dal 2009 questi soldi sono mezzo milione di euro all'anno e questo è nel bilancio, che il Presidente Caveri in qualche caso si rifiuta di leggere. È presente come investimento sia nel bilancio, come uscita dello Stato, sia come entrata certa per il Parco Gran Paradiso. Sono questi gli interventi che servono per "dare ossigeno" da parte del Parco, naturalmente, perché un altro conto sono le attività imprenditoriali che i cittadini devono mettere in campo. Erano queste compensazioni, dato che non si poteva agire sui confini, perché impossibilitati dal punto di vista della morfologia.
Sulla faccenda del nulla-osta, vorrei ribadire, Presidente Borre - so che lei è una persona ragionevole e riflessiva - che il problema del nulla-osta era stato, con delle nostre iniziative di richiamo, già condiviso fra Regione e Ente Parco, dicendo che per quegli interventi che rientravano nei regolamenti edilizi o nelle norme tecniche di attuazione dei piani regolatori non c'era bisogno di nulla-osta! Il nulla-osta era solo per quegli interventi che dal punto di vista urbanistico impattanti, ma questo lo abbiamo anche in altri territori, non è solo il Comune di Valsavarenche che ha tale incombenza! Se poi qualcuno in quest'aula dice che è stata bloccata l'attività edilizia, so che lei, Presidente Borre, a differenza del Presidente Caveri, frequenta la Valsavarenche e sa benissimo che gli scheletri di strutture sia di civile abitazione che alberghiere, sa a cosa mi riferisco, Presidente, non sono state bloccate, non sono lì metà finite e metà ancora con solo la struttura in cemento armato da anni, non sono state bloccate dal Parco, ma sono state bloccate per altri motivi di carattere economico-finanziario, da società che poi spariscono, anzi sono state autorizzate dall'Ente Parco. Sono altri i problemi, credo che il modo di affrontare non suo, Presidente Borre, non la ritengo responsabile se non per questo aver voluto all'interno della risoluzione farne un inno alle dichiarazioni del Presidente Caveri nelle audizioni della Commissione, dimenticando però che il materiale era anche altro. C'erano state le dichiarazioni delle comunità, dei dirigenti dell'Ente Parco, dei sindacati, che avevano espresso parere sfavorevole; eppure questa nuova risoluzione è un inno alle dichiarazioni, in alcuni casi fuorvianti, del nostro Presidente della Regione. Non era questo il metodo: il metodo era invece quello di andare al più presto all'approvazione del piano del Parco, all'approvazione del regolamento, all'approvazione del provvedimento di compensazione dei confini. Abbiamo delle responsabilità come Regione, come ce le hanno la Regione Piemonte, l'Ente Parco e i Comuni, perché tutto questo lavoro di concertazione s'inseriva in un ambiente che era di grande tensione, ma la soluzione era stata già tracciata, con tale risoluzione riapriamo il conflitto: questo non è un comportamento corretto e non va nella direzione giusta.
Presidente - La parola al Presidente della Regione, Caveri.
Caveri (UV) - Questo documento è frutto di un lavoro molto lungo, soprattutto condiviso con la Comunità valdostana del Parco, è frutto di profonde riflessioni e dell'aiuto sistematico del Segretario generale della Regione, dott. Malfa, che ha un metodo cartesiano nell'affrontare le questioni. Vede, Consigliere Segretario Venturella, ognuno è libero di fare l'ufficio stampa a chi vuole, a rischio di apparire ridicolo nella sua difesa di un Parco difficile da difendere, la sua è una difesa d'ufficio, mi rendo conto che lei appartiene ad un movimento politico che ha fatto dei parchi nazionali la propria bandiera. Lei ha sotteso tutto uno sfottò, purtroppo per lei conosco bene il territorio del parco, caro Consigliere Segretario Venturella; vada a leggersi le lettere di Renzo Videsott, primo Direttore del Parco e vedrà quale ruolo hanno avuto per la salvaguardia del Parco mio zio Severino e mio padre Sandro, le regalerò il libro del quale ho avuto l'onere di fare l'introduzione. Videsott aveva un gran rispetto dei montanari, anche se ebbe degli scontri feroci per la questione del "budello", per quel "cancro del budello", perché perfino Mussolini aveva deciso, dopo la nascita del Parco nel 1922, di tenere il "budello" fuori dal territorio palinato del Parco. Abbiamo dovuto aspettare il "decreto Marcora" per fare in modo che questo territorio rientrasse e con esso la brutalità di un intero paese all'interno di un Parco, con tutte le conseguenze sociali che sono ben note. Credo che il movimento politico a cui appartengo non accetti lezioni sull'ambiente da parte di nessuno, basta leggere la storia degli anni '60 per ricordarsi quando, su iniziativa della "Giunta del Leone", si decise di trasformare l'intero territorio valdostano in un territorio tutelato e questa cosa fu rigettata da una sentenza storica in negativo della Corte costituzionale. Lezioni quindi non ne piglio e non ne piglio, caro Consigliere Segretario Venturella, perché il Parco nazionale è un retaggio di una concezione colonialista dello Stato centralista che ritiene gli abitanti di una certa località incapaci di gestire i propri beni naturali e paesistici. La logica è quella: "questi Valdostani hanno l'osso nel naso e la sveglia al collo, non sono capaci di gestire le loro bellezze", quindi nel 1922, in stretta connessione con l'avvento del Fascismo, nasce il Parco nazionale e si trascina nei decenni con il tentativo continuo da parte della Regione di porre delle norme giuridiche di attuazione che chiarissero gli ambiti della nostra autonomia speciale. Dico "nostra", perché l'autonomia speciale dovrebbe essere, a 60 anni di distanza, un patrimonio comune, ma non è così malgrado tutte le affermazioni retoriche! C'è chi ritiene che il Sig. X o il Sig. Z da Torino o da Roma abbiano maggiore capacità dei Valdostani di gestire il territorio che storicamente ci appartiene: questa è la tristissima realtà di fronte alla quale ci troviamo dal punto di vista politico-culturale.
Il Parco nazionale è nella sua evoluzione storica una ricchezza che nessuno mette più in discussione, neanche nell'unitarietà fra Piemonte e Valle d'Aosta, ma quando la Presidente Bresso che, fino a prova contraria è stata votata dalla sua forza politica, ha, al Castello Sarriod de la Tour, affermato pubblicamente, di fronte alle Giunte di Piemonte e Valle d'Aosta e di fronte ai giornalisti, che il tempo è venuto nel quale o lo Stato italiano dimostri una reale attenzione per il Parco del Gran Paradiso, trasferendogli delle risorse che siano necessarie non per la sopravvivenza, ma per una reale incidenza del Parco sul contesto socio-culturale... perché se il Parco fosse stato da solo in assenza di un'autonomia speciale, le Vallate valdostane sarebbero ridotte al lumicino della presenza dell'umanità, come è capitato nelle Vallate piemontesi! Le Vallate piemontesi sono spopolate, in Val Soana non c'è più una mucca! Questa è la logica della desertificazione, perché l'ambiguità è che voi avete esportato il modello dei parchi americani anche in Italia, dicendo che l'uomo è negativo! Nella legge quadro sui parchi c'è questo termine che fa raccapriccio: antropizzazione. Orrore, l'antropizzazione! Questo essere umano che minaccia lo stambecco, minaccia il camoscio, fa paura all'aquila, impedisce al gipeto di tornare... Vi rendete conto che fino al limitare dei ghiacciai questo è un terreno coltivato dai montanari nei secoli e oggi la logica dovrebbe essere quella di un funzionario che da Roma decide 1 milione in più, 2 milioni in meno ai parchi nazionali, sulla base di criteri ripartitori che - come dimostrato - è una logica clientelare che va a vantaggio dei parchi meno storici? Meno storico, ma magari più vicini al collegio elettorale di un Ministro.
Credo che tale risoluzione sia una presa di assunzione di responsabilità di questo Consiglio, che da tempo non trattava tale argomento. Va quindi serenamente affrontato il tema, votando questa risoluzione, che è una risoluzione a futura memoria per alcuni suoi contenuti, è caduto il Governo, non potevamo prevederlo quando discutemmo dell'argomento, la Commissione paritetica è caduta. Credo che da parte nostra non vi sia oggi contrapposizione nei confronti del Parco, riteniamo le persone che sono nel Parco degli interlocutori, ci mettiamo attorno ad un tavolo, ma attenzione alla nascita di fenomeni nuovi di protesta nelle nostre Vallate, perché questo può avvenire di fronte alla cecità dei problemi. Lei ha detto: "ma sono veloci a fare le pratiche", certo la maggior parte sono tubature sotterranee, perché devono chiedere l'autorizzazione per le tubature sotterranee; se fai un muricciolo alto così, devi chiedere l'autorizzazione del Parco. Consigliere Bortot non mi parli di speculazione, mi dimostri che in Valle d'Aosta in presenza di piani regolatori seri, come quelli che hanno i Comuni valdostani che sono nel Parco, di un piano territoriale paesistico che è la vostra icona da alcuni decenni. Mi dimostri che, oggi come oggi, vi è la possibilità da parte di qualcuno di fare delle speculazioni mostruose: costruzioni di piste nel parco, impianti di risalita, lottizzazioni... Qui si tratta di dare un minimo di decenza alle persone che vivono nel parco, perché alcuni di quei Comuni - Valsavarenche in particolare - è a rischio di scomparsa demografica e lo si deve al fatto che quelli sono dei cittadini di serie B, dovendo rispondere a delle persone che non sono in grado di capire i loro problemi. C'è un solo bambino all'asilo di Valsavarenche, questa è una cosa alla quale tutti dobbiamo accorrere, trovando delle motivazioni che ci aiutino a rilanciare tali comunità.
Presidente - La parola al Consigliere Bortot.
Bortot (Arc-VA) - Ovviamente non siamo d'accordo su questo provvedimento. Alcune osservazioni alle dichiarazioni del Presidente. Di solito sono io che adopero i toni alti, per fare demagogia no, ma per "prendere per il sedere" i Valdostani sì, lo sta facendo lei! Lo spopolamento è un problema di qualità dei servizi, chi è che sta attirando tutti a diventare dipendenti della Regione? Il modello che voi avete distribuito in questa Valle per quanto riguarda la cultura agricola che modello è? E se il settore agricolo è in crisi, perché non sono sufficienti i contributi come vengono erogati, non è un modello del nostro gruppo, ma è un modello vostro! La qualità dei servizi, l'accentramento di tutte le attività in fondo Valle: di chi è la responsabilità? Le grandi opere che sono state fatte per il "Movimento terra" - non per il movimento dell'"Union Valdôtaine" - che sta avendo la supremazia all'interno dell'"Union Valdôtaine"... si fanno le opere non per le collettività locali. Chi è che non ha voluto il decentramento e le scuole di paese? Chi, rispetto ad un'Europa che privatizza non si oppone sulle norme che colpiscono tutti i servizi improduttivi, perché quelli devono rendere profitti altrimenti vengono tagliati? Chi si sta opponendo a questo? Noi. Non certo tale maggioranza! Sugli abitanti della Valsavarenche o dei Valdostani in generale non è con la demagogia, scagliandosi contro il Parco... secondo voi il Parco è il pericolo numero uno? Certo, sono d'accordo che va burocratizzato, che le persone devono vivere sul proprio territorio, accedere alle proprie risorse e sono l'ABC della nostra politica, ma da lì a dire che la sopravvivenza, il lavoro dignitoso, la civiltà e una cultura ne abbia come conseguenza di questi tempi la speculazione, gli interventi immobiliari... vogliamo parlare di quello che è stato autorizzato a Pré-Saint-Didier prima di arrivare a Courmayeur sulla destra? Vogliamo parlare delle risorse idriche che mancano a Saint-Vincent perché al Col di Joux è stato fatto un insediamento immobiliare che fa paura? È questa la cultura, la civiltà, la storia dei Valdostani facendo scempi e permettendo lo scempio del territorio e l'espulsione delle attività agricole dai centri storici? Il lavoro che è stato fatto dalla III Commissione che è meglio che non arrivi in quest'aula, perché dovreste vedere cosa succederebbe, se venisse approvato quel provvedimento, della nostra civiltà. Adesso che abbiamo prerogative primarie sulla veterinaria, vogliamo poi stabilire quali sono le regole con cui si deve decidere se un'attività agricola deve essere aperta o deve essere chiusa, perché permettiamo insediamenti che nulla hanno a che vedere con la nostra cultura? Chi spopola le montagne... è un modello di sviluppo, Presidente Caveri, che voi avete approvato, condiviso e finanziato...
(interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)
... no, in Lombardia non avevano abbastanza soldi, ma il risultato per noi è ancora più grave, perché, nonostante i soldi e i finanziamenti, siamo di fronte allo spopolamento della montagna e non mi dica che quelli di Valsavarenche la responsabilità è del Parco. Perché vogliamo parlare di Saint-Nicolas? Vogliamo parlare di Doues? Vogliamo parlare di altri villaggi della nostra Regione? E lì non c'è il Parco così oppressivo, onnivoro, che non permette alla gente di uscire di casa, che ha impedito il non spopolamento della montagna! Evidentemente va fatta un'autocritica. Può darsi che oggi pomeriggio se ne parli, ma se arriva lo "studio Ambrosetti", se solo avrete il coraggio di applicarlo, quando arriverà in aula, vedremo quale modello di strategie di sviluppo indicano per la nostra Regione e scoprirete come "fa a pugni" con il modello che voi avete perseguito finora! Che era il modello della rendita finanziaria, che era quello dell'alienazione di terreni, che era quello del passaggio dei terreni da agricoli a edificabili, perché questo ha riempito le nostre tasche! Questo è il modello che mette in crisi una civiltà e la storia della nostra Regione, non il Parco! Detto poi da me, non sono tanto tenero con il Parco, dico solo che tutte le volte che ho parlato ho trovato persone ragionevoli, disponibili e, guarda caso, che la polemica sul Parco esce ogni 30 anni; mi ricordo Valsavarenche contro il Direttore del Parco di allora Framarin, il Parco ha fatto un piccolo passo indietro, qualcuno - se volete, faccio nomi e cognomi - si è fatto gli affari propri e non nell'interesse della popolazione locale, ma nel proprio interesse! Guarda caso è finito un ciclo, guarda caso improvvisamente c'è una ribellione da parte delle popolazioni del Parco perché si amplino le "corde" del Parco. Le popolazioni del resto della Valle, nei villaggi dove non abita più nessuno, con chi se la devono prendere? Lo chiedo al Presidente Caveri: con chi se la devono prendere le persone valdostane che non possono più vivere nei propri villaggi? Non hanno come controparte il Parco! E allora ce la prendiamo con il Parco che non c'è o con un modello di sviluppo che abbiamo perpetuato noi, che ci ha riempito le tasche, abbiamo un sacco di soldi, ma abbiamo un peggioramento della qualità della vita e abbiamo fatto "a pugni" con la nostra civiltà? Fra l'altro, non sono di quelli che la vuole "imbalsamata". Presidente Caveri, faccia un passo indietro, ci riflettiamo tutti assieme, ma non è presentando a 2 mesi dalle elezioni un provvedimento, per correre dietro alla demagogia di qualche imprenditore locale che si è fatto eleggere nei Consigli comunali, che bisogna arrivare in fretta e furia con un provvedimento del genere. Vi invito alla riflessione!
Presidente - La parola al Consigliere Frassy.
Frassy (CdL) - Non voteremo questo documento, ma per motivazioni diametralmente opposte rispetto a quelle riassunte dall'intervento del collega Bortot. Se, anziché questo documento, si trattasse di votare l'intervento del Presidente Caveri, potremmo votarlo, perché il Presidente ha fatto un bell'intervento che non è riassunto dal documento in votazione. Ci saremmo aspettati che lei, Presidente, in maniera onesta avesse declinato l'invito a fare le cose impossibili; lei ritiene di poterle fare, ma sarebbe sufficiente fare le cose possibili per risolvere i problemi del Parco. Non vediamo, collega Bortot, il problema degli speculatori come centrale nella vicenda del Parco; la vicenda del Parco almeno dalla metà del secolo scorso era già nota quando i problemi che lei ha denunciato non erano problemi di attualità e sono comunque problemi marginali rispetto ai problemi della gente che vive nel parco. Abbiamo una riserva indiana che è costituita da quei Comuni sventurati che hanno un bellissimo contesto paesaggistico, ma sono nell'impossibilità di essere resi competitivi rispetto a quella competizione che sempre più va connotando i nostri tempi. Perché non votiamo questo documento? Lo abbiamo detto prima, collega Borre: non lo votiamo perché questo documento è da campagna elettorale, non ci interessa fare la campagna elettorale sul Parco, ci interessa contribuire alla risoluzione dei problemi del Parco. Questo documento, purtroppo, è un enunciato di principi che possono anche essere scritti in un programma elettorale proprio perché il programma elettorale è quel documento con il quale ci si presenta all'attenzione dei cittadini dicendo: "faremo quelle cose". Qui siamo nella sede in cui quelle cose vanno fatte e queste cose non le avete fatte! E non si può dire che è da novembre che state parlando e pensando al Parco, perché il novembre a cui lei fa riferimento è il novembre 2007. Ricordo a chi lo avesse dimenticato che questa legislatura è iniziata 5 anni fa. Questo è un documento che riteniamo insufficiente, per certi versi, demagogico perché è un documento di dichiarata e manifestata impotenza politico-amministrativa. Sicuramente c'erano degli strumenti per concretizzare se non la totalità, una parte di questi enunciati; prendiamo atto che l'"Union Valdôtaine", che non sarà più partito di maggioranza assoluta, ma di maggioranza - ci auguriamo - molto relativa, possa applicarsi in maniera concreta sin dall'inizio legislatura sulle tematiche del Parco. Quello che possiamo dire è che a livello nazionale nella prossima legislatura, che auspichiamo avere connotazione politica diversa da quella uscente, ci sarà un'attenzione da parte del Governo che auspichiamo essere di Centro-Destra rispetto non a queste tematiche, ma rispetto a tale argomento, perché ogni Parco ha la sua storia, le sue "lobby" e i suoi protettori. Il Parco del Gran Paradiso per un insieme di motivi strani della storia politica regionale e nazionale, nonostante sia intestato ad un'entità che è definita paradiso, non ha santi in paradiso e questa è la stranezza di tale Parco. Sarà opportuno che nelle prossime legislature, statale e regionale, qualcuno inizi a concretizzare gli enunciati di questo documento, sul quale ci asteniamo ritenendolo fuori tempo massimo e poco attendibile rispetto alla concretezza di un documento che promana da una sede, che ha la possibilità e il dovere di passare dalle parole ai fatti.
Presidente - La parola al Consigliere Vicquéry.
Vicquéry (UV) - Intervengo per esprimere il voto favorevole del gruppo dell'"Union Valdôtaine" a questa risoluzione, che è frutto di un lungo lavoro, serio, che ha messo attorno ad un tavolo coloro che credono fortemente nella bontà del sistema che è stato messo in piedi in questi anni. Nessuno di noi intende fare la guerra all'Ente Parco, collega Bortot, anzi; noi riteniamo che con l'Ente Parco vi sia una collaborazione proficua, che i rapporti siano improntati ad una reciproca collaborazione e che si debba lavorare in sinergia nell'ambito delle competenze specifiche di ognuno di noi. La nostra è la Regione che ha la più grande percentuale di parchi rispetto al territorio d'Italia, questo è merito di questa Amministrazione regionale, che ha voluto istituire gli enti parchi, ha voluto finanziarli e vuole continuare a finanziarli. Per cui questa filippica contro la Regione mi pare leggermente fuori luogo, non accettiamo da lei, caro Consigliere Bortot, lezioni di autonomia, né lezioni di protezione delle vallate laterali. Che l'"Arcobaleno" si faccia paladino della difesa dei piccoli villaggi mi pare un atteggiamento psicopatico perché o lei dimentica gli atti che ha firmato, o dimentica le mozioni che ha presentato, oppure qualcosa di strano c'è sotto il suo atteggiamento. Forse è la sua verve, la sua passione, ma non possiamo accettare lezioni da lei, che rappresenta l'"Arcobaleno", forza responsabile di aver sperperato miliardi di lire per aver bloccato l'autostrada per Courmayeur, responsabile di bloccare le centrali elettriche, le strade interpoderali, responsabile addirittura di bloccare i lavori di riordino, sistemazione dei terreni agricoli e di tante altre nefandezze in Valle! Non accettiamo lezioni da lei, perché, se vi è una certezza, è che quei pochi che resistono nelle Valli laterali, in maggior parte votano "Union Valdôtaine". Andate a cercare i voti in Valsavarenche, cercate i voti a Doues e, nel momento in cui vi voteranno, sarà la dimostrazione che portate avanti le loro istanze! Voi portate avanti le istanze dei grandi gruppi, fondamentalmente delle cooperative rosse; lei è stato responsabile di una cooperativa commerciale e viene ad insegnarci come difendere i piccoli commerci? Lei viene ad insegnare a noi come difendere i piccoli commerci quando noi abbiamo fatto delle leggi per la sussistenza dei piccoli commerci nelle vallate laterali? Lei non può permettersi di prenderci in giro! Può dire tali cose nei comizi, ma non si permetta di dirle in quest'aula, perché gli atti firmati dal suo partito dimostrano esattamente il contrario! Se vuole, le regalo il libro edito ultimamente scritto dal Direttore di "Esselunga", che dimostra quante siano le agevolazioni che i governi fanno alle cooperative rosse.
Presidente - La parola al Consigliere Bortot, per fatto personale.
Bortot (Arc-VA) - Fatto personale. Collega Vicquéry, se lei non ha cose da dire e si "arrampica sui vetri", devo precisarle che sono stato Presidente e fondatore della "Coinop", che ha raggiunto 11mila soci, ho fatto il Presidente nel 1979, per una questione di rotazione che approvo e dovrebbe essere applicata anche in questa sede, nel 1980 è stato eletto il Presidente Augusto Joly e via dicendo, la "Coinop" ha chiuso nel 1988, esattamente 10 anni dopo! Questo glielo devo per precisazione. Sul resto avete sposato un modello di sviluppo perché...
Presidente - ... scusi, per fatto personale basta quello che ha detto.
Presidente - La parola al Consigliere Sandri.
Sandri (PD) - Il nostro gruppo voterà favorevolmente questo documento, lo farà con la speranza sia un passaggio di un percorso che vada in avanti, perché riteniamo che la questione della sede del Parco, per cui ritirerò la mia proposta di legge in Commissione, è una battaglia che non è nell'arco dei mesi o di pochi anni, ma è una battaglia che dobbiamo vincere per le motivazioni che ho detto prima. Sbarriamo la strada alla cascina, bene, però poi proseguiamo su questo percorso importante e credo che questa risoluzione mi permetterà di tornare dagli amici delle Valli Orco e Soana a dire che sulle questioni del Parco la Regione è dalla loro parte, è perché vi sia un nuovo tipo di rapporto fra chi abita in quelle zone, l'ambiente e la gestione del Parco. Voto quindi favorevolmente con un minimo di rammarico l'appoggio del collega Bortot, che ha condiviso una parte di questo percorso, ma credo che motivazioni elettorali lo abbiano convinto a ricompattarsi rispetto al suo gruppo politico e capisco che sono motivazioni essenziali e comprensibili. Ritengo però che più che a questo innalzamento dei toni, come abbiamo sentito da parte di qualche collega nei confronti del gruppo "Arcobaleno", chi è convinto di tale percorso debba al gruppo "Arcobaleno" fare un invito alla riflessione, perché possiamo percepire dietro questa foga la volontà di difendere la natura e una serie di valori su cui tutti concordiamo. Probabilmente manca un minimo di presenza sul territorio di ragionamento e di riflessione per capire quali sono i problemi e torno al punto iniziale affrontato in discussione generale per dire un dato grossolano, ma utile: la popolazione umana si è ridotta del 40% in 20 anni, la popolazione degli animali è quadruplicata: questo è l'evidenza che qualcosa non sta funzionando, su cui dobbiamo intervenire. Mi permetto di richiamare gli amici "Arcobaleno" su un aspetto: pensare a speculazioni edilizie di fronte a questo provvedimento credo sia quanto meno fuori da ogni logica e da ogni tipo di constatazione reale. Credo che su questo tema forse tutti dobbiamo superare le acrimonie di questo dibattito ed impegnarci perché gli abitanti del Parco non aspettano noi, hanno bisogno di apporti molto forti. Infine un'ultima battuta al Presidente Caveri: se i 6 Comuni del Parco del versante piemontese fossero valdostani, forse parleremmo in un'ottica diversa e forse questo consentirebbe una maggiore solidarietà fra le popolazioni alpine e un Parco più nostro, che vivremmo in maniera più positiva.
Presidente - Passiamo a votare il nuovo testo della risoluzione comprensivo dell'emendamento del Consigliere Bortot, do lettura dell'emendamento:
Emendamento
Al primo paragrafo, abrogare le parole: "e Alessandro Bortot".
La parola al Consigliere Sandri, per mozione d'ordine.
Sandri (PD) - Secondo me l'emendamento non è ricevibile, nel senso che la firma la dovrebbe mandare per lettera...
Presidente - ... l'ha già mandata. Visto che è una questione formale, possiamo fare un'unica votazione? Pongo in votazione la risoluzione nel nuovo testo con "l'emendamento Bortot":
Consiglieri presenti: 31
Votanti: 27
Favorevoli: 24
Contrari: 3
Astenuti: 4 (Frassy, Lattanzi, Ottoz, Tibaldi)
Il Consiglio approva.
Presidente - Con tale punto dichiaro conclusi per questa mattinata i lavori dell'odierna seduta del Consiglio regionale. I lavori riprenderanno alle ore 15,30 con la discussione del punto n. 5 all'ordine del giorno.
La seduta è tolta.
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La seduta termina alle ore 13,04.