Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 3308 del 7 febbraio 2008 - Resoconto

OGGETTO N. 3308/XII - Approvazione di mozione: "Progetti di cooperazione transfrontaliera".

Mozione

Premesso che qualsiasi progetto di cooperazione comune tra popolazioni residenti in regioni o territori confinanti, sia a livello transfrontaliero e transnazionale, sia a livello interregionale, è pienamente condivisibile per sviluppare obiettivi di concreta collaborazione in settori importanti della vita economica e sociale della nostra Regione;

Preso atto del protocollo d'intesa sancito nello scorso luglio tra Valle d'Aosta, Piemonte, Liguria da parte italiana e Rhône-Alpes, Provence-Alpes-Côte d'Azur Paca per parte francese, per avviare un ambizioso progetto di cooperazione transfrontaliera, per "coordinare al meglio le politiche pubbliche e gli investimenti" in settori vitali di questa zona Comune, utilizzando "con razionalità e maggior efficacia i fondi strutturali europei";

Preso atto del comunicato stampa della Presidenza della Regione relativo alla riunione congiunta, il 31 ottobre u.s., dei Governi regionali della Valle Aosta e Piemonte, ed in particolare del punto dove si affronta il problema dell'annessione alla Valle d'Aosta dei Comuni di Noasca e Carema, e ove si esprimono la contrarietà delle Giunte regionali a modificare i rispettivi territori e l'impegno: "ad individuare percorsi condivisi che possano contribuire a sostenere e migliorare le condizioni delle popolazioni locali...";

Appreso che la Provincia Autonoma di Trento ha recentemente approvato un disegno di legge, concernente la ratifica dell'Intesa tra la Regione Veneto e la Provincia autonoma di Trento per favorire la cooperazione tra i loro territori confinanti e avviare rapporti di cooperazione che privilegiano la dimensione interregionale, valorizzando le risorse comuni, anche in un'ottica di accelerazione del processo di integrazione europea;

Considerato che le richieste di aggregazione alla Regione Valle d'Aosta portate avanti dai vicini comuni piemontesi (Carema, Noasca, ecc.), piuttosto che portatrici di incomprensibili attacchi all'autonomia della nostra Regione, possono costituire un'importante risorsa per favorire l'avvio di progetti integrati di sviluppo per quella parte di contesto territoriale a cavallo del Piemonte e della Valle d'Aosta;

Constatato inoltre che, in settori come l'agricoltura, la forestazione, il turismo, le acque e la cultura si possono già fin d'ora favorire finanziamenti concreti, proposti dalle diverse espressioni di queste realtà comuni e attraverso la loro diretta e concreta partecipazione, realizzando in tal modo l'integrazione attesa, senza ledere le prerogative costituzionali della nostra Regione ed anzi favorendo la reciproca comprensione delle proprie peculiarità;

Il Consiglio regionale

Impegna

la Giunta regionale:

1) ad avviare proficui contatti con le amministrazioni delle realtà territoriali piemontesi: Regione, Comunità montana, Comuni, confinanti con la Valle d'Aosta, sulla scorta di quanto è stato realizzato tra la Provincia autonoma di Trento e la Regione Veneto;

2) a costituire, nel breve periodo, attraverso organismi comuni a ciò predisposti e con la partecipazione degli enti locali, un protocollo d'intesa per disciplinare le funzioni amministrative riguardanti i territori confinanti delle Regione Valle d'Aosta e del Piemonte;

3) a programmare, sulla base di un accordo con tutte le popolazioni interessate, le linee guida di intervento comune nei settori prescelti, incentivando la condivisione di esperienze e di idee e sostenendo soluzioni alternative, capaci di superare le condizioni di svantaggio delle aree di confine.

F.to: Bortot - Squarzino Secondina - Venturella

Presidente - La parola al Consigliere Sandri, per mozione d'ordine.

Sandri (PD) - Vista l'importanza dell'argomento che abbiamo da poco iscritto all'ordine del giorno del Consiglio, chiedo se è possibile discuterlo immediatamente.

Presidente - Consigliere Sandri, abbiamo appena annunciato il punto n. 39, eventualmente il punto successivo... procediamo ora con il punto n. 39.

La parola al Consigliere Bortot.

Bortot (Arc-VA) - Brevemente la cronistoria, perché in quest'aula ne abbiamo discusso diverse volte. Si tratta di un provvedimento...

Venturella (fuori microfono) - ... l'Assessore Cerise non vuole votare e se ne va, abbandona l'aula...

Presidente - ... Assessore Cerise, lei è direttamente interessato a questa mozione...

Bortot (Arc-VA) - ... in sostanza, conoscete il problema. Sono stati effettuati dei referendum in diversi Comuni limitrofi alla nostra Regione: mi riferisco ai Comuni di Noasca e Carema per quanto riguarda l'annessione alla nostra Regione. Sapete che si è aperta tutta una fase di tipo istituzionale anche per quanto riguarda tali richieste di annessione, in questi Paesi sono stati effettuati dei referendum il cui esito si è rivelato favorevole all'annessione alla nostra Regione. Evidentemente la nostra Regione, anche per dichiarazioni del Presidente Caveri, ha rigettato queste istanze. Su tale questione di tipo istituzionale che si è aperta abbiamo sempre sostenuto che il problema non era tanto l'annessione o meno di questi Comuni limitrofi, con i quali ricordo abbiamo storia, cultura e civiltà in comune da secoli, non si trattava tanto di essere d'accordo o meno sull'annessione, ma, essendo Comuni di montagna, Comuni che subiscono un forte spopolamento, Comuni di per sé limitrofi alla Regione di appartenenza che è la Regione Piemonte, ben più grande della nostra, si è sempre fatto un discorso sia in I Commissione, sia in Consiglio di scegliere una strada che è stata trascritta nel provvedimento che sto illustrando: una strada di collaborazione con queste popolazioni. La mozione in oggetto va in questa direzione: recepisce in sostanza le istanze di tali popolazioni di non essere tanto abbandonate, apre una possibilità di definire di comune accordo su loro richiesta dei progetti di intervento per quanto riguarda settori di sviluppo economico, agricoltura, acque, piuttosto che il commercio. La cosa non si riferisce esclusivamente ai 2 Comuni che hanno svolto i referendum, ma si allarga anche agli altri Comuni della Valle dell'Orco e della Val Soana e ad eventuali richieste anche della Valchiusella. L'iniziativa, anche se non è esplicita, fa riferimento ad una legge approvata di comune accordo dalla Regione Veneto e dal Trentino Alto Adige, perché anche in quella macro-Regione vi sono state richieste di passare dalla Regione Veneto alle Regioni autonome. Il primo capofila di tutto questo discorso è il Comune di Lamon, al quale si è aggiunta Cortina d'Ampezzo.

Ripeto: siccome non è nostra intenzione perseguire la strada dei referendum e dell'annessione, che creano problemi non indifferenti di tipo istituzionale, geografico, economico-finanziario e culturale, si è scelta la mozione concordata nella I Commissione; di conseguenza, noi ritiriamo la mozione presentata inizialmente e chiediamo all'aula di approvare il testo predisposto in I Commissione.

Presidente - La parola al Consigliere Cesal.

Cesal (UV) - Intanto vorrei ringraziare il collega Bortot per la disponibilità che ha dimostrato in merito a tale dibattito; diciamo che questo è stato un dibattito di carattere generale che ha coinvolto l'opinione pubblica nel corso degli ultimi 2 anni. È iniziato, come diceva il Consigliere Bortot, con il Comune di Lamon, il Paese dei fagioli, che ha chiesto l'adesione al Trentino Alto Adige, seguito dal Comune di Cortina. Per quel che ci riguarda, abbiamo avute le richieste dei Comuni di Noasca e del Comune di Carema. Credo che le velleità di questi Comuni secessionisti, annessionisti abbiano poche possibilità di trovare soddisfazione anche in ordine alla legislazione vigente. Ricordo che era stato presentato al Parlamento un disegno di legge costituzionale che andava a modificare le procedure previste dall'articolo 132 della Costituzione per spostare i Comuni da una Regione all'altra. Dicevo, ho la convinzione che le velleità di questi Comuni, al di là di certe iniziative così estemporanee da parte di soggetti politici delle varie Regioni che le sostengono per motivazioni che potrei anche capire, ma che non condivido, abbiano poche possibilità di essere soddisfatte, almeno nel breve periodo, stante la legislazione esistente che è rigida.

Per quanto riguarda la nostra Regione, ricordo che i confini sono previsti dal nostro Statuto, che è legge costituzionale, quindi qualsiasi procedura per quanto riguarda la sua modificazione è lunga e complessa. Noi comunque abbiamo cercato di intervenire in questo dibattito, di farci parte attiva, di sentire le popolazioni interessate e i legittimi rappresentanti di tali popolazioni, per verificare con loro se vi era o meno la possibilità di trovare delle strade comuni, dei percorsi da seguire per arrivare alla definizione di progetti che potessero coinvolgere le Comunità confinanti con un'ottica del raggiungimento di obiettivi reciproci. Questo non significa che aiutare il Comune di Carema non possa anche portare delle positività ai Comuni viciniori o alla Valle in sé. Si tratta di andare a verificare quali sono queste varie possibilità, cercare di attivarle nel breve periodo. Abbiamo sentito come I Commissione il Sindaco di Carema, è stata un'audizione molto interessante: ci ha rappresentato le difficoltà del suo Comune, sappiamo tutti che Carema rispetto a Pont-Saint-Martin è tagliato non da un confine geografico, ma da una linea tirata su una carta, si trova in situazioni di estrema difficoltà, ha dei bilanci comunali di 5-6 volte inferiori di bilanci di Comuni similari in Valle d'Aosta. Difficoltà enormi di fare l'ordinaria amministrazione, senza considerare che il personale dipendente da questi Comuni è notevolmente inferiore con tutto quanto ne deriva. Va però detto che il Sindaco di Carema, nella difesa di quello che ritiene essere un diritto della Comunità che lui rappresenta, ha presentato una situazione molto corretta, ma soprattutto pacata e appassionata - dando prova di un approccio cosciente delle difficoltà che questo tipo di iniziativa rappresenta -, ha evidenziato le loro difficoltà e cercato di coinvolgere l'Amministrazione regionale, la I Commissione e il Consiglio regionale ad esaminare le loro richieste per cercare di ottenere delle soddisfazioni. Credo vi sia la possibilità di verificare se ci sono le caratteristiche per realizzare dei progetti comuni a vantaggio di tutti: penso al problema dell'energia idroelettrica, che coinvolge i 2 versanti - piemontese e valdostano -, penso al Parco del Gran Paradiso dove iniziative di questo genere possono essere messe in atto. Siamo in un momento particolare, siamo a fine legislatura, sappiamo che la nostra è una prospettiva alquanto limitata, abbiamo solo 2 mesi da qui al termine per cui con questo documento che abbiamo condiviso e presentato, firmato da tutti i componenti della I Commissione, ad eccezione del collega Sandri, si dà mandato alla Giunta di verificare e di relazionare al Consiglio i possibili filoni da approfondire. Teniamo conto del fatto che la nuova legge finanziaria dello Stato istituisce delle provvidenze a favore delle aree confinanti con le Regioni a statuto speciale, quindi, mettendo insieme queste provvidenze con le risorse non solo finanziarie, ma anche quelle presenti ai confini con la nostra Regione, c'è la possibilità di realizzare dei progetti. Con questo impegniamo la Giunta, in collaborazione con il Piemonte, ad individuare quali possono essere i possibili settori di cooperazione nell'interesse di tutti, ripeto, con progetti che possono avere delle ricadute non solo di tipo economico sugli enti locali, ma anche su tutti gli altri organismi territoriali interessati - cito a mo' di esempio il Parco nazionale del Gran Paradiso - e di riferire, anche se i tempi sono stretti, entro 2 mesi al Consiglio l'esito di questi accertamenti in maniera che se ne possa far carico prima della scadenza normale di tale legislatura. Ringrazio il collega Bortot e gli altri firmatari della prima mozione che era stata presentata per la disponibilità che hanno dimostrato, per aver voluto riportare il dibattito in questione in seno alla I Commissione e di aver aderito e sottoscritto un documento comune condiviso da tutti.

Presidente - La parola al Consigliere Sandri.

Sandri (PD) - Devo premettere che il nuovo testo della mozione, così come è firmato da quasi tutti i Capigruppo, è difficile da trovare negativo per qualche aspetto, se non vi fosse quella piccola premessa: "premesso che il territorio della Regione autonoma Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste, è definito dall'articolo 1 dello Statuto speciale, che recepisce il contenuto dell'articolo 1 del Dlgt n. 545/1945" e che si riferisce al punto n. 2: "esaminate le richieste di aggregazione alla Regione autonoma Valle d'Aosta...".

Sono 2 punti su cui merita fare un'ampia riflessione, perché è la prima volta da un anno e mezzo, da quando è stato posto il problema dal Comune di Noasca con il referendum, che abbiamo la possibilità in quest'aula di discutere tale problema. Vi sono stati 2 referendum che hanno promosso con un'ampia maggioranza, comunque superiore a quella richiesta dalla legge, le richieste di annessione alla Valle di 2 Comuni, in particolare Noasca e Carema in Provincia di Torino e in quest'aula non è mai avuto la possibilità di discuterne. L'unica volta che è stato posto il problema, nel settembre 2006, è stato detto: "adesso facciamo ricorso alla Corte costituzionale e poi ne parliamo". Bene, alla Corte costituzionale abbiamo perso e non c'è nessuno che ha avuto il coraggio di chiedersi cosa dovevamo fare, tutto nascosto, tutto sotto banco, tutto perché...

Caveri (fuori microfono) - ... caduto con la caduta del Governo, devono ricominciare daccapo...

Sandri (PD) - ... se non ci si interrompe, la cosa diventa più facile... credo sia vergognoso che un Presidente della Regione non abbia neanche il coraggio delle proprie azioni! Di venire in Consiglio a dire: "ragazzi, cosa facciamo a questo punto? Abbiamo perso il ricorso, io ero convinto, purtroppo non avevo visto giusto, i miei consulenti non erano così bravi, la Corte costituzionale non ci ha capiti, affrontiamo il problema", non è stato fatto. Abbiamo dovuto arrivarci surrettiziamente attraverso questa... che, fra l'altro, è buffa come titolo... era una collaborazione transfrontaliera; spero che nessuno pensi che quella linea tracciata fra la Valle d'Aosta e il Piemonte sia un confine, è un legame, lo è stato da sempre. Non è che il fatto che quelli di Noasca o quelli di Carema parlino francoprovenzale sia una casualità, nel senso che sono partiti da Saint-Nicolas e sono finiti per motivi religiosi in Sicilia e c'è quest'aria di francoprovenzale in Sicilia o nelle Puglie, no, è qui, perché? Perché le montagne fino a pochi anni fa non erano considerate dalle popolazioni un'interruzione, un confine, una divisione, perché i montanari, quando portavano le mucche agli alpeggi d'estate, si trovavano da una parte all'altra del colle, era più facile passare da una valle all'altra, piuttosto che scendere a fondovalle. Abbiamo quindi una rigidità di questa idea di Valle d'Aosta che deve essere salvaguardata etnicamente pura! Perché è questo il vero problema: l'etnia, la difesa dell'etnia! Vi è tale barriera ideologica attorno alla Valle d'Aosta, per cui essa deve essere mantenuta integra nella sua purezza etnica, perché questa è la garanzia del francese, è la garanzia dell'autonomia... non so per quale motivazione! Non c'è niente di più falso, perché le popolazioni delle Alpi hanno sempre vissuto insieme, non c'è differenza fra il partigiano che combatteva a Perloz e quello che combatteva sull'altro versante della montagna a Donato Biellese, perché si rifugiavano sulla stessa montagna! E la battaglia del Lys - qui c'è il collega Fey che è originario di quella zona e ne conosce bene la storia - è stata combattuta fianco a fianco da partigiani di Biella, di Ivrea e della bassa Valle d'Aosta! Noasca, Ceresole Reale, sono pieni di Chabod, non è un cognome che viene da San Giorgio Morgeto, o da Vercelli, o da Settimo Vittone, come può essere Sandri, Ferraris, eccetera, di Chabod ce ne sono tanti, perché? Mi sono andato a riprendere sul sito della Regione, quando si è iniziato il lavoro dell'Atlante dei "patois" valdostani, nel 1973 i ricercatori, tutti Valdostani e dotati di una formazione adeguata, hanno iniziato le inchieste nei 16 punti previsti, ai quali sono stati integrati 8 punti esterni, 2 Vallegiani (Liddes e Evolène), 2 Savoiardi (Les Contamines-Montjoie e Tignes) e 4 Piemontesi: Ribordone, Chialamberto, Balme e Carema, ripeto: Carema! Perché? Perché parlano francoprovenzale! Se si va sempre sul sito della Regione, si scopre che i corsi estivi di lingua e cultura provenzale sono tappezzati di iniziative, di lavori e di scritti fatti dai Valsoanini, per esempio, tanti, perché? Perché parlano franco-provenzale come noi, uguale, che differenza c'è! Perché il Parco del Gran Paradiso è in parte sul territorio della Valle d'Aosta e in parte del Piemonte? Perché il Parco del Gran Paradiso racchiude una Comunità che è tutta la stessa. Fra Valsavarenche e Ceresole non c'è differenza di cognomi, né di patois, né di modo di vivere, né di mentalità o di storia; il parroco di Cogne e di Piamprato spesso era lo stesso, perché un solo sacerdote faceva le 2 Valli, essendo più comodo che andasse da Piamprato che non salisse da Aymavilles con rischio di valanghe e altri problemi. Questa idea della difesa etnica della nostra Regione è una sciocchezza, noi dobbiamo confrontarci con tali richieste in modo aperto, andando a studiare con attenzione le storie e, se con Noasca i legami sono di tipo geografico: confina con noi, storico: l'anello di tutti i sentieri dei Savoia di caccia che portavano attorno al Gran Paradiso da Noasca arrivavano a Cogne o a Valsavarenche, sicuramente questi legami si sono indeboliti ultimamente, ma bisogna tener conto che quasi 200 Noaschini degli 800 che c'erano nel 1981 sono venuti in Valle, sarà stato un caso? Come mai? Forse perché si sono trovati bene con il "patois", con un modo di vivere.

La questione di Noasca comunque è più da approfondire, ma per Carema non ci sono problemi né storici, né pratici: Carema faceva parte della Valle d'Aosta dal punto di vista politico nel 1800. Il collegio elettorale di Verrès fino alla revisione del 1913 comprendeva i Comuni della bassa Valle da Montjovet in giù più Carema, Quincinetto e Settimo. Non solo, ma fino al 1929 quello che oggi è il territorio dei piani di Pont-Saint-Martin, tutto ciò che è al di là del Lys faceva parte del territorio di Carema; poi, come viene citato nello scritto che il Sindaco di Carema ha consegnato alla I Commissione, nel 1929 il Fascismo sottrasse a Carema alcune frazioni che furono aggregate d'imperio a Pont-Saint-Martin. Questo pasticcio, essendo stato fatto con lo stile tipico dei Fascisti, non è andato a modificare le cose concrete, ossia la vita, con il risultato che Prati Nuovi e Cappella Ferrata ancora oggi fanno parte della parrocchia di Carema, ma sono frazioni di Pont-Saint-Martin; ancora adesso tutto il consorzio irriguo roggia del Lys sponda sinistra, che è territorio della Valle d'Aosta, prevede l'adesione del Comune di Carema. Su questi temi il liquidare la questione con: "va bene, abbiamo capito, lasciamo intatti i confini perché abbiamo problemi di questa purezza etnica, altrimenti non possiamo far valere come "Union Valdôtaine" il nostro "imprinting" come unici difensori della valdostanità, però siamo generosi e qualche soldo a quelli di Carema e Noasca glielo vogliamo dare, siamo disponibili a fare l'elemosina, ci sono ultimamente una serie di iniziative a livello di Trentino, di Veneto, di norme statali per cui ne possiamo approfittare". Non è questo il problema ed è per questo che non voteremo la risoluzione, perché questo è un modo scorretto di affrontarlo. Fra l'altro, c'è una realtà ormai consolidata che secondo me deve essere affrontata: la stragrande maggioranza degli abitanti di Carema è valdostana, perché hanno preso la residenza a Pont-Saint-Martin, a Hône, a Donnas o quant'altro, non è un caso che l'attuale Sindaco di Donnas sia di Carema. Il Consigliere Praduroux, che è di zona, non so se me lo conferma... ma vedo che dai banchi della maggioranza vengono segni di affermazione. Se si va a vedere geograficamente com'è predisposto il territorio, ci rendiamo conto che fra Pont-Saint-Martin e Carema non c'è nessuna soluzione di discontinuità dal punto di vista del territorio, le costruzioni ormai da anni... ma se si vanno a vedere anche quelle storiche, le parti rustiche, sono in continuazione... dove c'è la cesura dal punto di vista dell'antropizzazione è fra Carema e Settimo, lì c'è un'ampia ansa della Dora che poi si richiude e lì finisce la Valle d'Aosta, al di là comincia il Piemonte, Carema è chiaramente territorio nostro. Questa è una mia osservazione, mi sono fatto una serie di riflessioni, sono andato a cercare qualche documentazione, ma su questi temi vogliamo "mettere la testa sotto la sabbia" o vogliamo "affrontarli a viso aperto"? Questo problema c'è e non si può esorcizzare dicendo che i nostri confini sono imperturbabili, perché non è così e non è così dalla storia. Ci sono sempre stati governanti arroganti che hanno definito i propri confini come confini nel marmo; andate a vedere gli atlanti geografici di 10 anni fa e vi metterete a ridere di quanti confini sono cambiati; se andate a prendere gli atlanti di 50 anni fa, avrete difficoltà a riconoscere alcuni confini, perché i confini sono una cosa che si muove con l'umanità, con la storia, con il progresso, non è possibile fermare niente! Dobbiamo allora essere capaci di interpretare la storia, di valutarla, di seguirla con attenzione, certamente nel rispetto dei nostri valori, perché l'autonomia della Valle d'Aosta è radicata su un profondo diritto storico, ma un diritto storico che non si basa sull'etnia, non si basa sulla lingua: si basa sulle ragioni storiche riconosciute della nostra autonomia, perché questa Comunità ha avuto il riconoscimento della propria autonomia centinaia di anni fa ed è quello che fa il nostro diritto! Domani poi potremmo parlare inglese, italiano, non importa, ma la nostra autonomia ci sarà sempre, perché sulle lingue non è possibile garantire per sempre un determinato idioma in un posto, perché le lingue seguono le persone, seguono la dimensione delle cose. Cinquanta anni fa pensare che si sarebbero studiate 4 lingue nelle scuole della Valle d'Aosta: italiano, francese, francoprovenzale, inglese, ma anche l'arabo, il tedesco sembrava una follia e sarà ancora così, ad esempio, Basilea era una città francofona fino a 40 anni fa, oggi con l'arrivo dell'economia tedesca ormai è diventata una città quasi germanofona. La nostra autonomia non ha bisogno di questo vincolo, perché potrebbe essere un peso; la nostra autonomia ce l'abbiamo perché storicamente è così, perché l'abbiamo avuta nel '500, nel '600 ed è questa la motivazione della nostra autonomia! Non la purezza etnica, non la lingua! Certo il francese presente in Valle è una nostra grande ricchezza che dobbiamo difendere con energia, così come il francoprovenzale e tutte le nostre caratteristiche, ma non sono le ragioni dell'autonomia. Queste cose dobbiamo difenderle come nostre specificità anche come garanzia della nostra specialità, perché la nostra non è un'autonomia normale, è un'autonomia che deve essere speciale, ma tutto questo non c'entra nulla né con quelli di Carema, né con quelli di Noasca.

Se andiamo a fare un ragionamento intelligente sulle prospettive, ci rendiamo conto che abbiamo tutto da guadagnare ad annetterci Ceresole, Locana e Noasca, prima di tutto perché il Parco del Gran Paradiso diventerebbe parco regionale, in quanto sarebbe tutto compreso all'interno della nostra regione e questo consentirebbe un'infinità di cose positive, che il collega Borre potrebbe immaginare, come non avere il problema sempre dei Torinesi a livello del parco, questo ci permetterebbe di avere un'enorme possibilità di sviluppare le potenzialità di tale struttura che invece è penalizzata dallo Stato e da uno scarso interesse della Regione Piemonte, ma avremmo un altro "atout" straordinario: le centrali idroelettriche della Val Soana e della Valle dell'Orco, sono impianti enormi che potrebbero alla Regione altrettanto benessere di quanto hanno portato quelli che abbiamo recuperato dall'"ENEL".

Anche le paure che ogni tanto sentivo dire in Commissione: "ma dovremmo dare i buoni benzina anche a quelli di Noasca", i buoni benzina di quelli di Noasca sono una cosa ridicola rispetto a problematiche più forti, ma questo non è solo un conto economico, è un conto di solidarietà e di gioco di squadra dei popoli alpini, facciamo sempre l'elegia dei popoli della montagna ma, quando siamo al momento di dare prova concreta di queste capacità, "cadiamo come delle pere cotte"! I popoli alpini sono per definizione più fragili dei popoli di pianura perché hanno a che fare con un territorio più complesso; se non sviluppano loro la solidarietà, la capacità di intrecciare le proprie risorse per un discorso complessivo, ci indeboliamo tutti, per cui l'occasione di tale mozione - sulla quale ci asterremo - non è quella di intralciare questo tipo di iniziative che comunque porteranno qualcosa di buono come il fatto che si studino delle forme di cooperazione, ma sono le premesse e il retropensiero e quello che ha portato a tale tipo di soluzione che non va bene! Non è detto che il Consiglio regionale debba condividere quello che ho esposto, però si deve capire che questi temi non possono essere più trascurati, ma devono essere affrontati in modo chiaro. C'era un'occasione: quella della Convenzione, in quella sede, sulla base della proposta della bozza del 14 gennaio, come "Partito Democratico" abbiamo presentato una serie di osservazioni sull'articolo 3, l'articolo che mette in fila i temi legati agli obiettivi e alle prerogative della nostra autonomia e abbiamo evidenziato come all'articolo 2 parlare di regime linguistico ci sembra limitativo della nostra autonomia. La nostra autonomia è nostra per diritto storico consolidato nei secoli; sulla difesa della lingua occorre una politica del tutto diversa ed è più facile difendere il francoprovenzale riunendo coloro che parlano francoprovenzale, quindi gli abitanti di Carema, di Noasca e degli altri Paesi che in Piemonte, nelle zone a noi adiacenti delle Valli dell'Orco e Soana parlano la stessa lingua.

Mi fermo qui. Mi auguro che vi sia da parte di tutti la voglia non dico in questa legislatura, ma nella successiva di affrontare la cosa serenamente, con la convinzione profonda che, se non lo faremo noi, sarà la storia che ce lo farà fare.

Presidente - La parola al Presidente della Regione, Caveri.

Caveri (UV) - Ho sentito talmente tante stranezze storiche e geografiche da lasciarmi stupito: una specie di minestrone incolore e insapore, per cui, fossi un Piemontese delle zone interessate, direi dopo l'arringa dell'Avvocato Sandri: "mi rimetto alla clemenza della corte", perché abbiamo sentito una contestazione della questione etnica per poi dire che invece la questione etnica conta perché parlano francoprovenzale. Delle due allora l'una: non si può usare una tesi contrapposta per dire la medesima cosa, visto, fra l'altro, che lei parla come un federalista, per il quale i confini non esistono e i cognomi, compreso il mio, che ci sono in quest'aula dimostrano quanto siamo inclusivi come Regione e, se ragionassimo sui cognomi, come fa lei, fra Valsavarenche e le Valli viciniore, potremmo annettere San Giorgio Morgeto o alcuni Paesi del Veneto visto che ci sono migliaia di Veneti in Valle.

Vorrei intanto sgombrare il campo dalla questione dei referendum di Noasca e Carema dandole una notizia triste, perché è come togliere una freccia dalla sua faretra: la questione di Noasca e Carema è morta con la caduta della legislatura repubblicana, di cui il Presidente della Repubblica ha segnato la fine con la firma del decreto di indizione delle elezioni per il 13 e 14 aprile, perché l'articolo 132 prevede la raccolta delle firme da parte dei Comuni interessati, che si conclude con la presentazione da parte del Governo nel caso della vicenda di Noasca e Carema con un disegno di legge costituzionale - il secondo dei quali è stato approvato dal Consiglio dei ministri in barba al rispetto della Valle d'Aosta il giorno dopo la trasmissione al Consiglio per l'espressione del proprio parere, quindi avevamo attaccato la Corte per tale mancanza di rispetto, dopo che la stessa aveva detto che il pronunciamento di questo Consiglio era da considerarsi solenne -, la legge è stata depositata e la legge muore con la legislatura. Noasca e Carema dovranno raccogliere le firme e rifare il referendum, quindi la questione è archiviata. Tutta la demagogia sulla questione si esaurisce con l'esaurirsi della legislatura, non lo dico io, lo dice l'articolo 132 della Costituzione e il diritto costituzionale non è un parere. Devo dire peraltro - glielo potranno confermare i 2 Parlamentari valdostani - che il Presidente Prodi, a cui spesso si fa riferimento in termini importanti in quest'aula, aveva detto esplicitamente alla delegazione valdostana, nel corso di un incontro avuto a Palazzo Chigi, che lui era ferocemente contrario ai cambiamenti di Regione e si era espresso negativamente sulla questione di Noasca e di Carema. E la stessa cosa, con buona pace sua, ha fatto la Regione Piemonte con una deliberazione di Consiglio regionale esemplare, che smonta pezzo per pezzo alcune baggianate che lei ha detto in aula sull'appartenenza al "Duché d'Aoste" di questi territori, che non si è verificata storicamente, se non in periodi determinati come quello della famigerata Provincia di Aosta nata per "annacquare" la valdostanità, o anche nell''800 (lei sa che l'Italia liberale non era un modello di rispetto del popolo valdostano).

Approfitto di questa occasione per "togliermi qualche sassolino dalla scarpa", perché non accetto lezioni morali sui Comuni al confine fra Valle d'Aosta e Piemonte. Sono andato in quelle località, come può testimoniare qualche Consigliere regionale qui presente che, avendo lavorato alla "Olivetti", ha grandi rapporti di amicizia, decine di volte ad affrontare delle tematiche a loro particolarmente care: la questione della montagna, perché quella è una montagna povera, rispetto alla quale non possiamo che avere un elemento di forte solidarietà e non siamo noi che abbiamo abbandonato la montagna piemontese, ma sono coloro che hanno governato il Piemonte e questo Stato, che deve rendersi conto che in zona alpina, dove non esistono le autonomie speciali, la montagna è morta e desertificata. Siamo poi stati decine e decine di volte per la questione dell'approvazione della legge sulle minoranze linguistiche storiche, la tutela dei francoprovenzali del Piemonte, che sono quelli delle Valli Orco e Soana e parte della Val di Susa, luogo fisico dove esiste il confine linguistico fra i francoprovenzali e gli occitani.

Devo dire che per pubblico riconoscimento quella legge, che è stata approvata quando ero Sottosegretario di Stato alle minoranze linguistiche, viene ascritta anche al sottoscritto assieme ad altri Parlamentari della I Commissione Affari costituzionali della Camera, che hanno lavorato per l'approvazione di questa legge, che vale anche per i Walser della Val Sesia, per cui immagino che la puntata successiva sia quella di annettere alla Valle d'Aosta tutti i Walser che ci sono in Europa: da quelli che si trovano in Alta Savoia fino a quelli che si trovano nel Liechtenstein, perché, se la logica è quella dell'aggregazione, penso che la Valle d'Aosta annetterà tutto il mondo, in una logica di visione in cui sembra che qualche Consigliere giochi con la palla come Charlie Chaplin nella famosa parodia del dittatore Hitler.

Tali argomenti di solidarietà sono proseguiti in questi anni, ricordo numerose riunioni che abbiamo avuto con la Comunità montana dell'Alto Canavese, con tutta la zona di Carema, ma anche dei Comuni viciniori, come Ivrea sulla ferrovia, ma anche moltissime altre occasioni, come l'incontro ufficiale solenne con la Giunta regionale del Piemonte, a mio modo di vedere la prima volta che le 2 Giunte regionali si sono ufficialmente incontrate su questo tema, parlando del Parco del Gran Paradiso, parlando dei progetti ferroviari, delle problematiche legate ai collegamenti autostradali che ineriscono la parte del Canavese a noi più vicina. Abbiamo quindi le carte in regola per accettare tale testo equilibrato, proposto dalla discussione in I Commissione (e per questo sono riconoscente al Presidente Cesal per aver riportato nell'alveo di una discussione di collaborazione con una Regione vicina). La Regione Piemonte non intende rinunciare a Noasca e Carema, per cui è evidente che l'unica soluzione è quella di trovare fra di noi il più autorevole dei generali per dichiarare guerra al Piemonte per l'annessione, perché il Governo ha detto che non avrebbe mai portato avanti il disegno di legge che ha dovuto presentare ai sensi del 132, poi, detto fra di noi, un disegno di legge costituzionale, con un doppio passaggio... per cui solo qualche illuso poteva andare dai Canavesani a dire: "questa volta è fatta"; dall'altra, dobbiamo dichiarare guerra al Piemonte quando il suo Consiglio regionale ha detto "no" a questo trasferimento dei Comuni? Diverso, impegnativo, importante, autorevole, condivisibile è il progetto di una collaborazione reciproca su diversi temi, perché siamo Regioni confinanti con degli interessi e oggi torneremo sulla discussione del Parco del Gran Paradiso, quando mi vedrò costretto a ricordare Emile Chanoux che aveva piena percezione dell'affinità fra i montanari, ma della differenza fra territorio storico della Valle d'Aosta e quello delle vicine Valli piemontesi, non c'è niente di male. Non bisogna vergognarsi delle proprie origini, come sembra fare talvolta il Sindaco di Carema, che però per legami politico-istituzionali è sempre stato molto attento a guardare a Torino, solo in questa occasione un po' strumentale si è ricordato dell'esistenza della ricca Valle d'Aosta. Ricordo un episodio che mi era stato raccontato da mio zio, Ulrico Masini, Capo partigiano in bassa Valle d'Aosta, dove è vero lavoravano e combattevano assieme partigiani canavesani e valdostani, ma fu Carema in una riunione a dire: "ma, noi alla Valle d'Aosta mai aderiremo perché sono poveri...", adesso forse la situazione è diversa.

Credo che la questione dell'annessione sia chiusa con questa legislatura, forse si riaprirà, si ricomincerà con un referendum e altri Comuni, ma oggi la questione è chiusa, quindi è giusto e legittimo che, al posto di "inseguire delle sirene", andiamo dietro a tali suggestioni che ci vengono dal Consiglio, ossia quelle di una collaborazione con il Piemonte su dei temi concreti, che potranno essere moltissimi e ci attiveremo con i colleghi della Regione Piemonte per poter lavorare con i Comuni limitrofi alla Valle d'Aosta.

Presidente - La parola al Consigliere Lattanzi.

Lattanzi (CdL) - Molto semplicemente per dire che abbiamo sottoscritto questo documento perché lo riteniamo la risposta più seria, più a breve termine, più concreta che si possa dare ai colleghi piemontesi, uscendo dalle strumentalizzazioni e dalle demagogie, dicendo in maniera molto chiara che la Valle d'Aosta è disponibile e aperta, senza andare a fare ricostruzioni storiche ed inerpicandosi verso ragionamenti che sono discutibili e che non darebbero quelle risposte che invece mi pare di aver capito dal Sindaco di Carema, quando lo abbiamo ascoltato in audizione, il Sindaco stesso si aspettava, perché, essendo una persona intelligente, sapeva perfettamente che stava percorrendo una strada che non aveva nessuna via di uscita. Crediamo che il Consiglio regionale, approvando questo documento, dia una risposta seria, ma soprattutto una risposta tempestiva, perché potremmo anche far finta di non aver sentito, non sarebbe serio; potremmo anche far finta di mettere in piedi una Commissione per valutare se le argomentazioni degli amici piemontesi sono valide sotto l'aspetto giuridico, costituzionale, istituzionale, culturale, storico, politico, ma non sarebbe una risposta seria, perché sarebbe l'ennesima risposta di una Commissione di approfondimento, che diventa poi il famoso "carrozzone" per non dire "no". Quando non si vogliono dare delle risposte, si mette in piedi una Commissione, credo che questo sia anche nella storia della politica. Riteniamo che questo sia un documento serio, che, nel momento in cui questo Consiglio lo approva, impegna la Giunta a creare un rafforzamento delle collaborazioni transfrontaliere, che sono una risposta più seria, meno demagogica che si possa dare in questo momento ai nostri vicini.

Presidente - La parola al Consigliere Sandri.

Sandri (PD) - Devo dire che il Presidente della Regione non ci ha convinti per 2 motivi: il primo, perché ha troppe volte ripetuto questa cosa: "il problema non c'è più perché è caduta la legislatura, questa volta "me la sono sfangata", è andata bene, ossia dovevo affrontare questo problema, per fortuna è caduto Prodi, per cui salvato!". Bene, se lei è in queste condizioni psicologiche, conferma quello che dicevo: la non sua volontà e del movimento che rappresenta di affrontare questo tema "a viso aperto", ma ancora di più lo ha ammesso lei che il Consiglio regionale del Piemonte si è espresso in materia dicendo tutta una serie di questioni, facendo anche un po' di "mea culpa" sul fatto di aver trascurato queste popolazioni. Bene quindi, il Consiglio regionale della Valle d'Aosta non ha mai avuto questo... è stato scippato da lei e dalle sue teorie di andare alla Corte costituzionale; se lei avesse dovuto pagare 50mila euro ogni volta che è andato alla Corte costituzionale e ha perso, credo che la Valle d'Aosta migliorerebbe abbondantemente il proprio bilancio. Credo che "le baggianate" sia un giudizio che lei esprime in modo del tutto lecito, ma ritengo che si debbano confutare con altrettante questioni storiche precise; purtroppo lei non ha delle motivazioni storiche precise, perché la storia va così. Il fatto che Carema facesse parte delle frazioni di Pont-Saint-Martin, attualmente... facciano parte oggi della parrocchia di Carema, questa è storia; che nel 1929 il Fascismo abbia derubato Carema e abbia annesso a Pont-Saint-Martin alcune zone che sono di Carema è storia; che un'infinità di famiglie di Pont-Saint-Martin, Donnas e Carema siano indistinguibili, perché sono di quella zona... e conosco un sacco di vignaioli che hanno 4 vigne a Pont-Saint-Martin e 4 vigne a Carema e viaggiano un po' di qui e un po' di là, perché Carema è Valle d'Aosta! Lei la pensa in modo diverso, io le chiedo solo di avere il coraggio, al posto di insultare e di aggredire, di confrontarsi serenamente. I posti li troveremo sicuri, anche perché voglio ricordare la storia di Gaby: Gaby ha cercato di staccarsi da Issime circa 250 anni fa, ci ha messo 200 anni, perché c'è riuscita 50 anni fa, ma alla fine c'è riuscita. Ho fiducia che la Valle d'Aosta abbia l'intelligenza di capire che con tali popolazioni bisogna cominciarci a parlare, a collaborare, ma non bisogna escludere dall'inizio anche la possibilità di andare al di là di questo e non è cercando di disprezzare le posizioni di un avversario andando ad attribuire cose come se volessimo annettere il mondo, piuttosto che San Giorgio a Morgeto, che si può fare un dibattito sereno in questo Consiglio.

Qui stiamo parlando di 2 cose serie: 2 Comunità importanti: quella di Carema e quella dei Comuni del versante piemontese e del Parco del Gran Paradiso. La Comunità del Gran Paradiso, secondo me, ne avrebbe moltissimo da guadagnare, la Valle d'Aosta ne avrebbe moltissimo da guadagnare e nessuna purezza etnica, nessun problema etnico sarebbe messo in discussione. Il fatto che lei confonda etnia e lingua lo trovo particolarmente grave, la ringrazio per aver evidenziato la contraddizione fra dire prima "no" all'etnia e parlare poi di lingua; perché è chiaro che nella vostra ideologia queste 2 cose vanno insieme: etnia e lingua e si vuole utilizzare la lingua per ribadire un'etnia. Noi siamo contrari a tale concetto che rientra in un concetto di società multiculturale, in cui ogni lingua, ogni gruppo etnico deve viaggiare separatamente. Vogliamo una Valle d'Aosta interculturale in cui le culture portano tutte il proprio contributo ad una Valle d'Aosta che non sarà quella di oggi, che non corrisponderà a quella di ieri, ma che grazie a questo meccanismo sarà sempre autonoma, perché quello che è importante è che tale concetto dell'autonomia sia preservato, ma sarà preservato se noi sapremo vivere il nostro tempo, non arroccandoci su posizioni che giorno dopo giorno diventano fruste, con un piemontesismo che mi permetterete.

Presidente - La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.

Squarzino (Arc-VA) - Per dichiarazione di voto. Noi voteremo questa mozione, il nostro gruppo l'ha sottoscritta, e la voteremo perché intendiamo affrontare in modo laico la questione, ossia qui non si tratta di esaltare un principio di identità o non identità, non stiamo a ridiscutere all'infinito alcuni concetti che hanno un significato diverso per ciascuno di noi e che corrispondono ad ideologie chiare, che ci contrappongono senza giungere a risolvere i problemi. Qui c'è un problema molto serio e oggettivo: accanto a noi ci sono popolazioni che per tradizione, per cultura hanno molti elementi in comune con noi, questi chiedono di far parte della nostra Regione; noi possiamo rispondere che siamo disposti a lavorare con loro perché tale lavoro può essere efficace, produttivo per noi e per loro: questa è la strada da intraprendere. Noi avremmo voluto arrivare subito al passo successivo, che era quello di fare un accordo chiaro, una specie di legge chiara fra 2 Regioni in cui fossero definiti bene i compiti di uno o dell'altro. Forse non è ancora giunto il momento per farlo, non si è ancora pronti per fare tale passo, però il primo passo - seppure piccolo - va nella direzione da noi auspicato, ossia il passo è quello di vedere alcuni problemi concreti, su quelli ci attiviamo da entrambe le parti affinché alcuni problemi delle zone alpine trovino una risposta. Questo è il primo passo e io spero che si possa giungere in un secondo momento a fare come la Regione Veneto e la Provincia di Trento, che hanno definito per legge tale cooperazione, ma sarà un passo successivo. Questo è il motivo per cui abbiamo sottoscritto e condividiamo tale mozione, anche se è più leggera rispetto a quella che avevamo posto, ma va nella direzione giusta e va nella direzione di affrontare laicamente il problema.

Presidente - Pongo in votazione la mozione nel nuovo testo, che recita:

Mozione

Premesso che il territorio della Regione autonoma Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste è definito dall'articolo 1 dello Statuto speciale, che recepisce il contenuto dell'articolo 1 del Dlgt. n. 545/1945;

Esaminate le richieste di aggregazione alla Regione autonoma Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste avanzate dai Comuni piemontesi di Carema e Noasca, nonché le istanze di collaborazione avanzate da altri Comuni limitrofi;

Considerato che ogni progetto di collaborazione tra popolazioni confinanti può costituire un'importante risorsa per lo sviluppo comune e per una maggiore integrazione culturale anche in un'ottica europea;

Ritenuto che, laddove dovessero emergere esigenze di collaborazione con i Comuni confinanti, potrebbe essere opportuno individuare settori di comune interesse nell'ambito dei quali operare congiuntamente;

Rilevato che la Regione autonoma Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste potrebbe comunque farsi parte attiva nel sollecitare l'intervento anche di altre istituzioni, al fine di attuare gli interventi collaborativi di competenza di queste ultime;

Preso atto delle disposizioni della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Finanziaria dello Stato per il 2007 - articolo 1, comma 153) e del decreto legge 3 agosto 2007, n. 81 (articolo 6, comma 6), nonché di quella presente nel decreto legge 1° ottobre 2007, n. 159 (articolo 35) e nella legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Finanziaria dello Stato per il 2008 - articolo 2, comma 44), istitutive di provvidenze per le aree confinanti con le Regioni a Statuto speciale;

Viste le iniziative di cooperazione avviate da altre Regioni e Province dell'arco alpino tese a valorizzare risorse comuni in una dimensione di collaborazione interregionale;

Il Consiglio regionale

Impegna

la Giunta regionale:

1) ad individuare, in collaborazione con la Regione Piemonte, settori di possibile cooperazione, nel reciproco interesse, con i predetti enti locali limitrofi o con altri organismi territoriali interessati;

2) a riferire, entro due mesi, al Consiglio regionale l'esito degli accertamenti di cui sopra.

F.to: Cesal - Lavoyer - Bortot - Salzone - Lattanzi - Ferraris

Consiglieri presenti: 28

Votanti e favorevoli: 26

Astenuti: 2 (Fontana Carmela, Sandri)

Il Consiglio approva.