Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 3157 del 19 dicembre 2007 - Resoconto

OGGETTO N. 3157/XII - Interrogazione: "Situazione del servizio postale nella Regione".

Interrogazione

Vista la DGR n. 2852 del 29 settembre 2006, con la quale si approvava il testo di un "protocollo d'intesa tra la Regione Autonoma Valle d'Aosta e Poste Italiane S.p.a. per il mantenimento e lo sviluppo sul territorio regionale di un'offerta di servizi e prodotti volta a migliorare i rapporti con i cittadini, con particolare riguardo alle aree più periferiche e disagiate";

Visto il Protocollo d'Intesa sottoscritto in data 5 marzo 2007 tra la Regione Autonoma Valle d'Aosta e Poste Italiane S.p.a.;

Premesso che la società Poste Italiane S.p.a. è interamente a capitale pubblico, con il 65% che fa capo al Ministero dell'Economia ed il 35% alla Cassa Depositi e prestiti; e che, per la legge italiana, "l'esercizio della rete postale pubblica" costituisce "attività di preminente interesse generale";

Atteso che appare sempre più evidente lo stato di disservizio dell'ente postale in Valle d'Aosta, come si evince dalla semplice informazione giornalistica, e sempre più difficili si manifestano le condizioni dei dipendenti che vi lavorano;

Considerato che l'inefficienza del servizio colpisce in particolare le zone già più disagiate del nostro territorio, penalizzando contemporaneamente cittadini e lavoratori;

Osservato che, a tale proposito, era stato firmato il Protocollo del 5 marzo scorso, a dispetto del quale, nel corso degli ultimi mesi dell'anno, l'azienda ha piuttosto ridotto i servizi e tagliato l'occupazione, segnatamente durante il periodo turistico della Valle e a ridosso delle festività;

i sottoscritti consiglieri regionali

Interrogano

Il Presidente della Giunta regionale per conoscere:

1) qual è attualmente, a sua conoscenza, la situazione dell'occupazione nell'azienda e lo stato del servizio postale nella Regione;

2) se, e in qual misura, si ritiene di aver ottenuto qualche risultato sul piano dell'attuazione dei contenuti previsti nel protocollo d'intesa;

3) se vi sia spazio, nell'ambito dei poteri istituzionali, di poter incidere in modo significativo sulle linee operative dell'ente Poste italiane in Valle d'Aosta.

F.to: Bortot - Squarzino Secondina - Venturella

Président - La parole au Président de la Région, Caveri.

Caveri (UV) - Eccoci di nuovo sulla questione Poste in Valle d'Aosta. Credo che ne faremmo volentieri a meno, se le Poste funzionassero, se funzionassero i treni, l'ANAS, se funzionassero tutti quegli enti dello Stato che in Valle d'Aosta sono ridotti alla frutta, cioè tutto quello che non è Regione autonoma va male e naturalmente ne rispondiamo noi, pur non avendone nessuna responsabilità diretta.

In particolare il Consigliere Bortot mi interroga per conoscere quale sia attualmente la situazione dell'occupazione nell'azienda e lo stato del servizio postale. Benché tutti noi siamo perfettamente al corrente di quanto il personale in servizio in Valle sia deficitario - l'aspetto più preoccupante è il blocco del turnover, cioè quelli che vanno in pensione raramente vengono sostituiti - alcune timide schiarite si sono recentemente manifestate. Il 13 dicembre scorso l'Azienda ha incontrato le Organizzazioni sindacali, in seguito all'apertura delle procedure conflittuali attivate da queste ultime, e le parti sono addivenute ad un accordo che ha risolto il conflitto. L'Azienda ha proposto l'assunzione di 5 nuove risorse da destinare ai servizi di sportello (di cui 2 già dal prossimo 31 dicembre) e 3 entro il 31 gennaio 2008. In particolare, le prime due risorse saranno attinte da una precedente graduatoria, mentre le 3 successive saranno individuate per il personale di livello D. L'Azienda prevede l'assunzione di 11 risorse della graduatoria relativa al settore recapito e, sempre per il recapito, l'assunzione di 4 risorse a tempo determinato per il periodo 1° gennaio 2008 - 31 marzo 2008.

Sempre il 13 dicembre Poste Italiane ha rappresentato le modalità di avvio del nuovo modello organizzativo, che prevede ubicazione dell'attività di ripartizione dei centri di Châtillon, Arvier e "Aosta 2" presso il CPO (Centro Postale Operativo) di Aosta, relativamente al quale l'Azienda ha comunicato di non avere progetti che nel breve periodo ne modifichino l'assetto operativo. Lei sa che una delle preoccupazioni era il paventato ridimensionamento e addirittura la chiusura.

Per quanto riguarda il CPD (acronimo dentro il quale si nasconde il Centro Postale di Distribuzione), Azienda e OOSS - così mi hanno scritto, acronimo che starebbe per organizzazioni sindacali. Quello di prima era il CPO, questo è il CPD... se leggete il mio ultimo calepin è dedicato agli acronimi. Venturella vada rapidamente su "www.caveri.it" e così scoprirà cos'è la "AAAAA"... le lascio un po' di curiosità... - hanno concordato uno specifico incontro per addivenire ad un'analisi di dettaglio condivisa.

Come possiamo vedere - lungi dal cantare vittoria - qualche flebile movimento nella direzione del miglioramento dei servizi (ripeto, 15 assunzioni nel settore recapito, di cui 11 a tempo indeterminato) si può intravedere. Resta tuttavia il disagio provocato dalla constatazione che ormai gli organi direttivi di Poste Italiane in Valle sono privati di ogni potere. Arrivano dei dirigenti, ce n'è uno simpatico che è il direttore "country", che io la prima volta che l'ho incontrato pensavo che venisse vestito da texano, tipo Bush, con gli stivali, perché è il direttore "country". Dicevo, resta tuttavia il disagio provocato dalla constatazione che ormai gli organi direttivi non contano niente e lo stesso incontro del 13 dicembre, questo è significativo, si è tenuto a Torino. Nonostante la buona volontà di chi rappresenta l'azienda ad Aosta, qui dico una cattiveria: anche se devo ammettere che la partenza del Dottor Gelsomino ha lasciato un vuoto in termini di impegno e di conoscenza della realtà valdostana che il nuovo direttore stenta ancora a colmare, le decisioni sono assunte altrove, con una lentezza e farraginosità tale da far rimpiangere le vecchie Poste e Telegrafi, quelle del tempo che fu.

Proprio a questo argomento mi aggancio per rispondere agli altri due punti dell'interrogazione del Consigliere Bortot, iniziando dall'ultimo, per chiudere poi con la questione del protocollo siglato con Poste Italiane la primavera scorsa. Il Consigliere mi chiede se vi sia spazio, nell'ambito dei poteri istituzionali della Regione, di poter incidere in modo significativo sulle linee operative dell'ente Poste Italiane in Valle d'Aosta. Bortot in premessa richiama, giustamente, la natura pubblica della proprietà di Poste, dimenticando però - lo dico senza polemica - di ricordare come la natura dell'ente, come l'ha definito, è quella di una società per azioni, che come tale - aggiungo che purtroppo, in questo sono no global come te, sono contro le liberalizzazioni selvagge, ci potremmo legare assieme davanti alle Poste, viene anche Venturella. Il problema che è quando noi ci sleghiamo Venturella lo teniamo legato davanti alle Poste... molto bene, il lucchetto dell'amore, quello del libro "Tre metri sopra il cielo" - è chiamata a perseguire finalità di equilibrio di bilancio che spesso confliggono con la qualità e la capillarità dei servizi prestati.

L'elemento di difficoltà che rende intollerabile la quantità dei disservizi è dato dal fatto che in un'economia di mercato, un'impresa inefficiente (o dal lato del suo bilancio costi-ricavi, oppure in ragione della scarsa qualità dei servizi offerti) non riesce a rimanere a lungo competitiva. Nel caso di Poste Italiane - è per quello che è una liberalizzazione sballata - invece ci troviamo di fronte ad una situazione di protezione del mercato, tale per cui, in assenza di una liberalizzazione dei servizi postali che è stata ulteriormente rinviata al 2011, a nessun operatore comunitario è consentito prestare il servizio cosiddetto universale, che si sostanzia principalmente nel recapito, entro i confini italiani. Non so come abbiate vissuto come movimento politico - guardo la vostra maîtresse à penser, la dottoressa Squarzino - l'invio postale in occasione del referendum, un disastro! Facevamo le manifestazioni pubbliche e le lettere arrivavano tre giorni dopo, una cosa intollerabile! Per un certo periodo abbiamo creduto di essere vittime di qualche persecuzione e voi lo stesso, voi figurarsi! Però anche in occasione delle prossime elezioni regionali una qualche riflessione andrà fatta, ma istituzionale, perché quando tu organizzi i comizi nei paesi, gli dai la corrispondenza una settimana prima e arriva una settimana dopo siamo tutti danneggiati.

In questa fase in cui Poste Italiane si sta ristrutturando dal punto di vista organizzativo e finanziario per farsi trovare pronta all'appuntamento della completa liberalizzazione, che nel 2011 ci sarà, diventa inevitabile che a sentire i contraccolpi maggiori siano da un lato i dipendenti e dall'altro gli utenti. Fra l'altro i dipendenti sono sempre meno e non si capisce come faccia Poste Italiane, con campagne pubblicitarie martellanti, a offrire nuovi servizi; nella maggioranza degli sportelli della Valle c'è l'operatore unico che è un povero sfigato, che deve vendere il merchandising delle poste, dovrebbe fare le assicurazioni, dovrebbe fare i mutui, dovrebbe dare il bancomat, in contemporanea dovrebbe fare i conti correnti... una vera tragedia! Se in una certa misura ciò è comprensibile e tollerabile, perché bisogna assecondare anche i cambiamenti, le scelte di Poste non devono e non possono andare a discapito di uno dei servizi che più incidono sull'effettiva partecipazione dei cittadini alla vita sociale e sull'efficacia dell'esercizio dei propri diritti.

Non sono mancati, né mancano o mancheranno gli interventi da parte della Presidenza della Regione nei confronti dei vertici di Poste Italiane: ho dovuto anche per queste vertenze sindacali telefonare personalmente all'amministratore delegato, Massimo Sarmi, che sarebbe come se quando una cosa non funziona in una parrocchia uno telefonasse al Papa, cioè è francamente esagerato - lei ha il numero, collega Squarzino, io di Benedetto XVI non ce l'ho quindi... - ma non possiamo nemmeno nasconderci come le possibilità di incidere in modo significativo sulle linee operative dell'ente Poste Italiane in Valle - come ha richiesto il Consigliere Bortot e io gli rispondo con sincerità - non siano moltissime.

D'altronde basta scorrere i quotidiani locali di tutt'Italia o semplicemente digitare in internet (come fa Venturella), su un motore di ricerca la parola "poste", per verificare come la situazione di disservizio che viviamo in Valle sia replicata in un'infinità di altre realtà italiane, talune anche meno periferiche della nostra. Nelle grandi città non arriva più la posta a casa!

Questo non vuol significare una resa, anzi. Ci impegneremo con sempre maggior vigore affinché la qualità del servizio postale in Valle non debba scendere sotto certi livelli, perché ci troveremmo di fronte alla interruzione di un servizio pubblico. Da questo punto di vista non c'è alcun dubbio che l'obiettivo del Consigliere Bortot è anche il mio ed è quello di fare fronte unito, a salvaguardia dell'occupazione e dei servizi che Poste Italiane rende e deve rendere ai cittadini valdostani.

Nella primavera scorsa, era stato siglato con Poste italiane un protocollo, che avrebbe dovuto agevolare la concertazione di iniziative che rendessero maggiormente performante l'azione di Poste Italiane in Valle. Nell'ambito del protocollo, una sperimentazione, per quanto riguarda le spedizioni dei libri del sistema bibliotecario regionale, sarà avviata all'inizio del 2008 e da essa ci si attende un aumento di efficienza sulla gestione di questo tipo di corrispondenza. Analogamente, le strutture regionali stanno collaborando con Poste Italiane al fine di esternalizzare il servizio di posta regionale, che dovrebbe attivarsi, in una prima fase, limitatamente alla posta destinata a soggetti diversi dalla Regione, ma che potrà essere successivamente implementato anche per quanto riguarda la posta interna. Vi è però anche una nota dolente, concernente gli ormai famigerati sportelli automatici che Poste Italiane avrebbe dovuto installare, con il concorso della Regione, in 7 località valdostane particolarmente disagiate e marginali. Il Consiglio ricorderà come in occasione di un'interpellanza del Consigliere Sandri, nello scorso mese di luglio, avevo avuto modo di esprimere parole ottimistiche in merito alla determinazione di Poste di procedere all'attivazione di questi apparecchi. Da notare che i nostri funzionari hanno accompagnato quelli di Poste al Ministero delle politiche comunitarie per avere conferma che questo tipo di aiuto regionale non è aiuto di Stato. Ebbene, dobbiamo purtroppo registrare un ennesimo rallentamento, dovuto, parrebbe, a sostituzioni, trasferimenti e passaggi di competenze, che hanno toccato proprio quegli uffici che si stavano occupando della questione, con il risultato di dover riprendere il bandolo della matassa ancora una volta. Nel frattempo quelle comunità locali, a cui era stata segnalata la vicinanza di una soluzione, restano ancora in attesa e trattasi di un'attesa a cui la Regione, da sola, non può né potrà porre fine, non potendosi sostituire alle dovute azioni da parte di Poste Italiane.

Président - La parole au Conseiller Bortot.

Bortot (Arc-VA) - Mi fa piacere sapere che per una volta siamo d'accordo.

Sabato e domenica ero a Lione, per discutere del minitrattato europeo e la discussione è sempre la qualità dei servizi, statali o privati, e ovviamente la ricaduta in negativo è superiore nelle aree di montagna. Ho posto questo problema perché se la logica è quella del mercato della società per azioni che comunque deve essere in attivo, taglieranno sempre di più. Dobbiamo capire l'Europa cosa pensa su questa questione - dico Europa, non è lontana l'Europa, perché quello che decidono poi si riverbera su di noi - cosa pensa il nostro Ministero delle poste e cosa pensiamo noi con i nostri comuni. Intrecciata a spirale su questo dovremmo inserire una discussione sulla nuova legge sulla montagna.

Per capirci, come ne veniamo fuori? È vero che io ero affezionato a Mario Reboulaz che faceva il postino a Saint-Barthélemy e faceva di tutto, era un servizio incredibile; poi è venuto Aristide di Verrayes, che faceva altrettanto. C'era, cioè, la fiducia, si conosceva la persona, mentre adesso arriva il precario, non puoi fidarti, se farlo entrare, dargli una commissione che esula dalle sue competenze. I vecchi postini erano legati al territorio e svolgevano un servizio sociale che andava oltre: ricordate quando si raccoglievano le mance, si faceva il regalo a Natale al postino? Non penso che potremmo tornare a quei momenti, ma fra allora e l'abisso che c'è ora, dobbiamo intervenire pesantemente, anche perché l'unica cosa che interessa a Poste Italiane, caricando di sprechi e cose inutili i postini e i precari, è la pubblicità. I postini sono obbligati a consegnarla e tu hai un bel da scrivere sulla buca delle lettere "no pubblicità"; sono obbligati a riempirti la buca delle lettere di cose inutili!

Non so se la via di uscita come dice lei è una ulteriore liberalizzazione e quindi la concorrenza, non voglio farne una questione ideologica, ma dovremo impegnarci tutti perché questo servizio torni a funzionare e soprattutto con delle priorità. Le priorità non sono i quintali di pubblicità - oltre allo spreco, abbiamo anche il danno - le priorità sono il servizio articolato, mobile. Secondo me occorre riaprire quel tavolo, riprendere in mano la convenzione, definire meglio alcune cose e definire la qualità del servizio, capire quanto ci verrebbe a costare in più e capire dove andare a reperire le risorse. Non so se è d'accordo con questo percorso, perché quella convenzione l'ho studiata, ma in alcuni passaggi c'è l'impegno...

Caveri (fuori microfono) - ...avevamo chiesto una convenzione più forte, quella non l'hanno voluta...

Bortot (Arc-VA) - ...secondo me dobbiamo tornare alla carica. Forse lei è stato anche educato, ma forse dobbiamo mettere di mezzo il Ministero - Marguerettaz scuote la testa! - perché pur nella piena autonomia della gestione di una Spa, essendo l'unico azionista indiretto lo Stato, c'è la possibilità di intervenire.

Senza fare un discorso campanilistico o corporativo, si tratta della nostra piccola regione e dobbiamo essere in grado di garantire la qualità del servizio. Fuori di qui le persone, come me, normali non capiscono perché abbiamo un sacco di quattrini, ma la qualità dei servizi peggiora: le persone si fanno delle domande, poi assumono degli atteggiamenti, e io sto diventando la controparte dei servizi che non funzionano. Quando dico "venite con me andiamo dal Presidente, occupiamo le Poste, ci leghiamo lì", mi dicono "no, ci vediamo poi al prossimo giro". Morale: occorre rimettere mano alla convenzione. Penso che il Presidente, quando discute di queste cose, debba farlo con tutto il Consiglio alle spalle, per far sentire l'autorevolezza della nostra istituzione.