Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 3130 del 4 dicembre 2007 - Resoconto

OBJET N° 3130/XII - Début de la discussion générale des lois de finance et de budget pour l'année 2008.

Président - Je vous rappelle que nous étions en train de discuter les objets n° 28 et n° 29, nous avions écouté dans la journée d'hier les rapports du rapporteur Praduroux, ainsi que de l'Assesseur Marguerettaz. Je pense que l'on peut faire une discussion conjointe, donc j'ouvre la discussion générale. Je vous rappelle que les amendements peuvent être présentés jusqu'à 16,00 heures cet après-midi.

La parole au Conseiller Secrétaire Venturella.

Venturella (Arc-VA) - Il mio intervento verterà su 3 osservazioni che vorrei fare al Governo regionale, esse riguardano 2 particolari tipi di uscite, ossia l'assetto del territorio e tutela dell'ambiente, il settore dei trasporti e infine un paio di modeste riflessioni sulle entrate. Scorrendo il bilancio, vorrei iniziare da ciò che di solito affrontiamo per ultimo: la spesa, per analizzare non dico voce per voce, perché non è il caso, perché il lavoro in Commissione è stato approfondito, ma analizzare 2 settori: il settore dell'assetto del territorio e il settore dei trasporti.

Nell'assetto del territorio e tutela dell'ambiente, quello che viene chiamato settore uno, sono ricompresi alcuni settori di programmi e abbiamo notato che all'interno di questi diversi capitoli che sono a capo di diversi Assessorati, la fa da padrone l'Assessorato dei lavori pubblici. Infatti su una spesa globale di 100 milioni di euro, per gli 8 programmi a capo dell'Assessorato dei lavori pubblici vi sono 90 milioni, e parlo specificamente di questo settore. Abbiamo notato che vi è un solo programma, la viabilità, che occupa più di 1/3 delle spese; se andiamo a vedere programma per programma, notiamo, se si confrontano i dati assestato 2007 con i dati previsione 2008, alcune cose interessanti. Sono 8 i programmi, notiamo l'urbanistica con una spesa di 100mila euro con l'1% di percentuale all'interno di questi 90 milioni, mentre l'edilizia abitativa, da come è scritto sul bilancio, perde assestato 2007 previsione 2008 circa il 6%. Se nel 2007 la spesa era circa il 10% all'interno di questo settore, invece la previsione per il 2008 è il 4%, con una perdita secca del 6%; abbiamo un aumento per quanto riguarda la viabilità del 3,7%, una diminuzione nel settore delle calamità naturali, una diminuzione nelle opere pubbliche diverse (4%), abbiamo un aumento difesa del suolo di + 4%, ambiente e sviluppo sostenibile + 2%, protezione civile + 2%. Insomma facendo l'analisi comparata all'interno dei diversi settori notiamo queste discrepanze. Una perdita secca quindi del settore edilizio abitativo a favore di altri settori quali la viabilità con circa 4% di risorse in più e con altri aumenti spalmati su altri programmi. Questi aumenti potrebbero farci pensare ad una propensione dell'Assessorato dei lavori pubblici a considerare l'ambiente e la sua tutela una priorità; 3 sono i capitoli che dopo quello della viabilità rappresentano più della metà delle spese di questo Assessorato: difesa del suolo, ambiente e sviluppo sostenibile, protezione civile. Se andiamo ad analizzare capitolo per capitolo la spesa relativa alla difesa del suolo, pagina 136, vediamo che circa l'80% delle risorse per questo intervento sono destinate alla realizzazione di opere pubbliche, che in alcuni casi sono opere di tipo viario o che insistono sulla viabilità o di infrastrutture ad esse collegate. Se andiamo ad analizzare anche il settore ambiente e sviluppo sostenibile, vi sono 7 pagine - da pagina 145 a pagina 151 compresa - con una spesa di circa 22 milioni di euro totale all'interno di questo settore, però non ci dobbiamo fermare alla lettura del settore di intervento, ma, dato che si parla di bilancio e di finanze, dobbiamo andare ad individuare capitolo per capitolo come vengono spesi i soldi. La lettura attenta dei diversi capitoli del settore ambiente e sviluppo sostenibile che lo compongono ci fa notare la presenza di progetti in materia di riqualificazione e valorizzazione dei beni urbanistici e ambientali nei quali è celato il cofinanziamento di alcune opere proposte dai Comuni, che sono un'altra volta di tipo viario: ad esempio, si fanno delle rotonde, si sistemano dei parcheggi, dei marciapiedi. Dall'analisi delle voci che compongono tale settore di intervento insomma si può mostrare l'estrema eterogeneità e frammentazione delle diverse voci, perché è in questa particolare area di bilancio che troviamo di tutto e il contrario di tutto. Pensate, troviamo capitoli che vanno dalle spese di funzionamento dell'Osservatorio acustico alle spese di manutenzione e gestione degli impianti di depurazione delle autorimesse regionali, dalle spese per il trattamento del liquame bovino in unità mobili agli incentivi per il rinnovo delle auto e del parco circolante di auto e moto, dai contributi per la demolizione di impianti tivù e radio obsoleti, a quelli per il trasporto dei rifiuti. Una vera babele amministrativa, sulla cui opportunità viene spontanea una domanda: perché nel settore dell'ambiente e sviluppo sostenibile si riuniscono tante voci diverse come composizione, quali sono le motivazioni che dovrebbero essere adottate in nome del sano principio della semplificazione amministrativa? Ossia una cosa chiara, per cui nel Programma 2009 ambiente e sviluppo sostenibile si parla di ambiente e sviluppo sostenibile e non di altro e questo per la semplificazione amministrativa, ma anche per una lettura immediata e chiara, invece queste motivazioni che mescolano il liquame dei bovini alle auto e moto obsolete, le apparecchiature sofisticate dell'ARPA agli impianti di depurazione dei garage regionali; perché questo? Crediamo che, al di là delle giustificazioni che potrà darci l'Assessore, citando paragrafi, sottoparagrafi, forse ve ne sono 2 che dominano su tutte: la prima è la ricerca a tutti i costi dell'immagine, una bella "verniciata" di ecologismo e ambientalismo al preventivo 2008, per dire: "guardate come siamo bravi, spendiamo 90 milioni di euro per la tutela dell'ambiente e per lo sviluppo sostenibile e di questo più di 1/4 solo per lo sviluppo sostenibile"; la seconda è l'utilizzo spregiudicato di questo dato, 90 milioni e quasi 22 per lo sviluppo sostenibile in questo caso crediamo manipolato, non corretto, per presentarsi nelle statistiche nazionali ai primi posti delle Regioni italiane nella difesa del territorio e nell'applicazione dei principi di sviluppo sostenibile.

Se analizziamo l'ultimo settore: quello della protezione civile, con 16 milioni di euro circa, anche qui non dobbiamo fermarci alla cifra globale di spesa, ma dobbiamo andare ad analizzare capitolo per capitolo; in questo programma sono ricomprese diverse attività, fra cui spicca una voce in particolare: le spese per il mantenimento del servizio di elitrasporto, 8 milioni di euro. Quasi metà della voce di bilancio chiamata protezione civile se ne va in volo, alpino. Un'altra voce ci preme analizzare non tanto per la spesa in sé, circa 4 milioni di euro, né per l'indubbia utilità che riveste il servizio di soccorso sci sulle piste da discesa e da fondo, ma per la sua collocazione proprio in questo settore di intervento: protezione civile. Ci chiediamo se sia corretto far risalire alla Protezione civile, che è rappresentata da tutte le strutture e le attività messe in campo dall'amministrazione pubblica per tutelare l'integrità della vita, dei beni, dell'insediamenti e l'ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, catastrofi e altri eventi calamitosi, le funzioni dei "pisteurs-secouristes", che operano nel campo della prevenzione e del soccorso da attività di tipo turistico. L'inserimento di questo capitolo di bilancio, "pisteurs-secouristes", dal punto di vista concettuale, va bene nella protezione civile?

Crediamo che questo lavoro di analisi delle singole voci di ogni programma sia dovuto, per poi andare al settore dei trasporti, che è strategico, naturalmente se la gestione e gli investimenti sono indirizzati all'uso del mezzo di trasporto pubblico locale più eco compatibile di tutti: il treno. Se diamo per assodata questa ipotesi che non dovrebbe rappresentare un'ipotetica scelta strategica, ma un teorema, che, proprio per la sua incontrovertibile fondatezza, è dato per teorema - la tesi -, dovremmo osservare all'interno del bilancio di pari passo che l'impostazione delle voci di bilancio che attengono al settore trasporti sia tutta o quasi tutta tesa a privilegiare il trasporto su ferro, ma questo nel bilancio, in quelli passati e chissà se nei preventivi futuri potremo apprezzare un'inversione di rotta, non esiste, né vi è un piccolo segnale. Infatti su una spesa globale di poco meno di 43 milioni di euro abbiamo circa 17,5 milioni di euro per il trasporto pubblico, ma su gomma, con gli autobus, che in percentuale sappiamo essere il 41%, ossia 4 milioni di euro su 10 del bilancio relativo al settore dei trasporti sono attualmente spesi per far circolare gli autobus in regione. Dovremmo aspettarci a questo punto che, proprio per l'orografia del territorio valdostano, che con tante valli laterali deve privilegiare il trasporto su gomma per il collegamento fra le valli laterali e la valle centrale, la seconda modalità di trasporto almeno quella che dovrebbe attestarsi al secondo posto, fosse il treno, invece no... al secondo posto troviamo le spese per far volare gli aerei "Air Vallée", per ampliare e far funzionare l'aeroporto. Vediamo in dettaglio le cifre: sempre su 43 milioni di euro, circa il 23% vengono utilizzati per nuovi impianti, per attrezzature, per la gestione e il funzionamento della cosiddetta "attività di volo aeroportuale" sita in quel di Saint-Christophe, quindi quasi 1/4 di quello che si prevede spendere per i trasporti, che assomma a circa 10 milioni, sarà utilizzato per l'aeroporto e attività connesse; una bella fetta! Se poi si estrapola per lo stesso settore il dato delle spese in conto corrente, notiamo che la spesa per far funzionare l'aeroporto di Saint-Christophe è circa una volta e mezzo, se non 2 volte, quella necessaria al contratto integrativo di servizio per il trasporto ferroviario. Infatti per trasportare circa 8.000 persone in un anno si spendono per spese in conto corrente 1,8 milioni di euro per il funzionamento e 1 milione di euro per il servizio aereo Aosta/Roma. Ho fatto un po' di conti, se si divide la spesa per far volare gli aerei in servizio Aosta/Roma e viceversa, e qualche volo alpino di super leggero o di aliante, abbiamo un "range" che va da 130 euro a passeggero a 350 euro a passeggero, ossia spendiamo circa 128-300 euro a passeggero/volo all'anno. Se questo dato lo confrontiamo con la spesa per il trasporto su ferro, abbiamo un dato sconsolante: in Commissione abbiamo sentito che circa il treno chilometro anno per le ferrovie si attesta su 1,7 milioni; se moltiplichiamo 1,7 milioni per il costo a chilometro, che si aggira attorno a 7-8 euro/km., abbiamo una cifra di circa 14 milioni di euro all'anno. Se dividiamo questo dato per il numero di passeggeri che annualmente circolano sui nostri treni con una media molto bassa, circa 1.500 passeggeri giorno, attenzione per una tratta molto bassa, ma moltiplichiamo 1.500 passeggeri giorno per il numero di giorni: 365... vogliamo moltiplicarla per 1.000 che è una cifra bassissima? Ricordo che di solito si attesta su 2.000-2.500 passeggeri giorno. Abbiamo che la spesa, che non è a carico della Regione per ora, ma a carico dello Stato, risulta essere di 30 euro a passeggero. La nostra Amministrazione insomma con i suoi finanziamenti privilegia una modalità di trasporto che costa e inquina tanto e che è riservata ad un ristretto numero di abitanti. La scelta futura poi di ampliare l'aeroporto, che avrà grosse ricadute negative dal punto di vista ambientale e anche economico-finanziario, crediamo sarà nefasta per la nostra Regione.

È sul capitolo delle entrate che forse si giocherà il futuro ruolo della politica e della sua capacità di rispondere in modo adeguato alle sfide, ma soprattutto ai cambiamenti che potrebbero affacciarsi sulla scena politico-economica della nostra Regione. Bisogna però partire da un dato certo, che non ha paragoni neppure a livello internazionale sia che si tratti di Paesi federali, sia di Paesi ad impianto istituzionale centralistico, non è questa la sede per approfondire tale dibattito; se di semplici e crude cifre dobbiamo trattare, sicuramente non saremo quelli che deviano l'asse della discussione, ma credo che almeno qualche breve riferimento a questa situazione delle entrate vada fatta. Quali sono i fattori che hanno giocato a favore di tale situazione? Vari, da quelli storici geografici: uno su tutti la famosa compensazione per le diseconomie di scala a causa delle ridotte dimensioni della Valle, che porta nelle casse della Regione gli introiti del Casinò a fronte di una concessione; culturali, forse una mitizzata rappresentazione del particolarismo valdostano; un clima politico generale propenso ad accontentare - fra gli anni '70 e '90 - le richieste delle minoranze etnico-linguistiche. Sono i numeri però che parlano: se confrontiamo i dati delle entrate - titolo I - del 1997 con quelli del 2007, si passa da 1.400 miliardi di vecchie lire a 1,1 miliardi di euro, con un incremento del 50%, ossia in 10 anni le entrate si sono incrementate del 50%; se calcoliamo un tasso di inflazione del 2,5% annuo, fa il 25% non il doppio. Dobbiamo quindi partire da questo dato; non solo in senso generale, ma se andiamo nel particolare e analizziamo i dati delle entrate, come l'Assessore ci insegna, al netto delle partite di giro, più precisamente il rapporto entrata-abitante, si ha una situazione interessante. Abbiamo il bilancio di previsione della Lombardia, sempre l'entrata al netto delle partite di giro diviso il numero degli abitanti, abbiamo 2.500 euro ad abitante. La Lombardia è una Regione a statuto ordinario, mi si dirà; allora andiamo alla Sicilia, che è come noi Regione a statuto speciale, qui non si capisce bene, il bilancio siciliano è particolare, ma il "range" va da 3.000 a 4.800 euro ad abitante. Non va bene neanche questo, andiamo sull'arco alpino, prendiamo la Provincia di Trento, previsione 2008, dividendo le entrate al netto delle partite di giro per gli abitanti abbiamo 7.570 euro ad abitante. Non va bene perché Trento ha meno competenze di noi? Andiamo a Bolzano che è più vicino a noi, Bolzano ha 10.482 euro ad abitante ma, essendo Provincia, ha meno competenze di noi. Andiamo alla Regione Valle d'Aosta: i conti fatti sul milione diviso gli abitanti, circa 125.000, danno un'entrata pro capite annua di 13.104 euro. Come per l'anno passato che era circa 12.260, anche per tale esercizio finanziario la situazione dal punto di vista delle entrate è ragguardevole, quindi è questo il nostro riferimento: tale ragguardevole cifra che ci viene versata dallo Stato, che riusciamo a recuperare... ma cosa riusciamo a recuperare? Perché sempre nel capitolo entrate è interessante il confronto fra i dati generali e ora del titolo I, che riguarda le entrate derivanti da tributi propri e da compartecipazione. Compartecipazione è quello che in definitiva viene devoluto alla Regione, lo Stato ci versa tributi di nostra competenza, mentre invece i tributi propri sono quelli che riusciamo ad imporre autonomamente, un rapporto importante questo del confronto fra ciò che si versa e ciò che riusciamo a recuperare noi autonomamente. Se confrontiamo all'interno del totale del titolo I con quello del 2008, abbiamo una flessione che, seppur leggera, è oltremodo preoccupante perché ripetuta nel tempo. Perdiamo la nostra capacità di imporre autonomamente i tributi certi per uno 0,22%, però, confrontato al dato dello scorso anno in cui si perdeva lo 0,14%, arriviamo ad un "trend" in negativo, mentre le compartecipazioni sono in aumento, accentuando la diretta dipendenza o, meglio, la scarsa autonomia della Regione. A questo punto dobbiamo interrogarci a partire dal fatto che in un modo o nell'altro l'Italia dovrebbe giungere alla meta prima o poi dello Stato federale e quindi all'applicazione a livello fiscale di quei meccanismi di responsabilizzazione delle comunità rispetto al periodo fiscale e di quei meccanismi di compensazione fra Regioni diverse. La risposta passa alla politica, che deve o dovrà "guadare al di là del proprio naso". Quando De Rita 2 anni fa parlava della Valle d'Aosta come di una Regione ad alto benessere senza sviluppo forse il riferimento era alla situazione che oggi con questo bilancio di fine legislatura si è venuta a creare. È chiaro, appare improbabile percorrere una strada autolesionista, che chiede alla popolazione di rinunciare a privilegi, però il problema bisogna porselo al fine di evitare alcuni riferimenti che vengono chiamati da qualcuno di "macelleria sociale", riferimenti alla chiusura di scuole, alla chiusura di consultori, alla chiusura di ambulatori sul territorio che qualche mese fa il Presidente Caveri ipotizzava in risposta al tentativo di proporre da parte del Governo centrale un meccanismo di federalismo fiscale.

Président - La parole au Conseiller Lattanzi.

Lattanzi (CdL) - Volevo ascoltare ancora qualche intervento magari della maggioranza, visto che con grande enfasi l'Assessore alle finanze ieri ci ha illustrato la finanziaria; devo dire con un po' meno enfasi il relatore Praduroux, ma la materia non è facile e ha tutta la mia comprensione. Stiamo affrontando una legge importante che chiude un ciclo, una legge che dico subito ha centrato tutti gli obiettivi che questa maggioranza... mi correggo: le maggioranze che si sono alternate in tale quinquennio avevano dichiarato 5 anni fa quando si installarono in questo Consiglio. Mi sono andato a rileggere il programma, l'80% di quel programma che era "Union Valdôtaine"-"DS" è stato realizzato, poi il fatto politico è che quella maggioranza non esiste più, che un anno e mezzo fa ai "DS" è subentrata la "Stella Alpina". Devo dire che non ci sono stati grandi cambiamenti di tipo indirizzo politico economico e finanziario, perché questa finanziaria chiude un ciclo difficilmente controvertibile in corsa, perché la realtà valdostana che con questa finanziaria si intende gestire è complessa, è in evoluzione. Cercherò di non concentrarmi subito sul documento di bilancio, che commenterò alla fine del mio intervento, ma cercherò di inquadrare questa finanziaria e questi 5 anni di finanziarie della maggioranza nel contesto economico-sociale della Valle d'Aosta.

Non tedierò tanto i colleghi, perché hanno avuto modo in questi anni di partecipare a seminari, convegni che hanno voluto illustrare la realtà valdostana, una realtà che è sotto gli occhi di tutti, che possiamo condividere quando citiamo alcuni dati. Un dato curioso è che pochi mesi fa abbiamo superato le 125.000 unità abitative, è un dato poco pubblicizzato, ma è un segnale importante se solo pensiamo che all'inizio di tale quinquennio la popolazione residente in Valle d'Aosta era circa 123.000 persone. Questo non per un saldo positivo delle nascite della Comunità valdostana, che è in negativo di 300 unità annue, ma per un forte incremento dell'immigrazione che ha interessato anche la nostra Regione, qualcuno dice fortunatamente perché così abbiamo una risorsa per la nostra economia, altri dicono che molta di quella manodopera ci pone dei problemi di integrazione che tutti abbiamo sotto gli occhi. Dobbiamo rilevare che l'età media della nostra popolazione è in questo quinquennio decisamente salita, abbiamo ormai una popolazione che invecchia molto velocemente perché il saldo delle nascite è negativo, mentre la vita si allunga; tra l'altro, una società che invecchia più rapidamente di quanto non sia quella italiana con un coefficiente del 3? maggiore con l'aumento degli oltre sessantacinquenni rispetto all'Italia. Questo popolo che cresce, che cambia, ha una sua capacità di crescita in termini economici e rilevo qui un primo dato curioso: nella relazione dell'Assessore viene citato l'Istituto "SVIMEZ" per misurare la crescita del PIL, mi rifaccio al dato ISTAT che invece ci dice una cosa un po' diversa: che il PIL della Valle d'Aosta cresce meno di quello italiano, già abbastanza asfittico attorno all'1,6-1,7%, mentre quello della Valle d'Aosta attorno a 1,6-1,5%. Fra l'altro, tutti i dati di analisi dei PIL sono per il prossimo anno in revisione al ribasso, quindi una economicamente che fa fatica a stare al passo di una già difficile crescita nel contesto europeo, che fa fatica all'interno di una globalizzazione di aree economiche che ormai si misurano con le aree valutarie dello "yen" dell'oriente, che cresce del 10% all'anno, del dollaro americano che crea molto deficit e che si svaluta pesantemente, ma che crea una crescita attorno al 3% annuo. L'Europa fa fatica a star dietro a questa crescita mondiale, paga una serie di problemi strutturali di cui sentiamo parlare, di cui, quando si parla di riforme strutturali dell'Europa, paga un invecchiamento della popolazione, paga una manodopera troppo costosa, paga una stratificazione di una serie di privilegi di cui le popolazioni europee non vogliono fare a meno sia perché li hanno conquistati nel tempo, sia perché, quando uno si abitua bene, poi tornare a correre diventa difficile, in questo contesto l'Italia fa più fatica delle altre e la Valle d'Aosta ancora più fatica dell'Italia. Questo è il quadro in termini economici: un PIL in termini valdostani misurato in 3,3 miliardi di euro e qui è curioso ricordare che l'80% è dei servizi, mentre solo il 19% riferito all'industria e solo 1,3% al settore agricolo: questo ci permette di inquadrare la nostra Comunità all'interno delle scelte che la finanziaria fa di indirizzo e di sostentamento, di promozione e sviluppo nei vari settori.

I consumi in Valle d'Aosta si attestano attorno a 2.500 miliardi di euro, con una particolare nota: sembra che noi mangiamo meno degli altri, circa il 12% dei nostri consumi va in alimentari contro un dato nazionale del 16% e tutto il resto all'87%. Il reddito medio delle famiglie valdostane è di circa 31mila euro, si colloca in termini di redditività familiare al secondo posto dietro Milano, un dato di grande ricchezza quando si parla della popolazione valdostana che in termini di ricchezza incassata ogni anno è seconda solo in termini italiani e nelle prime posizioni in Europa e le famiglie valdostane hanno mediamente un patrimonio personale di circa 461mila euro, di cui 2/3 sono valori immobiliari e il resto in valori mobiliari, investiti tutti a breve con un atteggiamento di grandissima prudenza, diciamo molto montanaro. Le imprese in Valle d'Aosta sono 14.700; c'è stato, rispetto al 2005, un aumento della mortalità - nel senso di chiusura o per fallimento, o per difficoltà, o per cessazione dell'attività - delle aziende valdostane, fra l'altro con un dato che passa dal 6% al 6,9%, ossia le aziende valdostane muoiono più rapidamente di quanto non muoiono quelle italiane (5,7%). La nascita di nuove aziende nel 2005 ha registrato un dato di 6,5%, nel 2006 è rallentata al 6,3%, anche qui un dato inferiore, mentre la nascita di nuove aziende in Italia è del 6,9%. L'Italia in termini di imprese cresce dell'1,2%, la Valle d'Aosta perde qualcosa. La moria più importante è nei settori agricolo, estrattivo, manifatturiero, considerati settori ormai maturi per quanto riguarda l'economia valdostana, mentre, guarda caso, anche qui un dato importante, prima sentivo il collega Venturella che richiamava l'utilizzo delle risorse per incrementare le opere pubbliche, in Valle d'Aosta le aziende che crescono in termini di apertura sono proprio quelle delle costruzioni. È un dato interessante perché su 14.000 aziende 4.000 sono aziende edili e sono il 75% di quelle industriali valdostane. Dicevo l'82% delle costruzioni rispetto... fra l'altro, tenete presente che, mentre in Valle d'Aosta sul totale delle attività il 32% sono di tipo artigiano e il 75% di tipo industriale e la percentuale più importante dell'82% è di costruzioni, in Italia le aziende che si occupano di costruzioni sono il 67%. Che si occupano di servizi in Italia sono il 17%, in Valle d'Aosta sono il 16%, qui vi sono il commercio e il turismo che fanno la differenza. Un dato interessante riguarda le imprese femminili, di cui si parla molto: le imprese femminili in Valle d'Aosta calano da 3.782 a 3.761, sono 10.400 le donne occupate nell'impresa e sono il 26% delle imprese, mentre crescono del + 8,2% le imprese aperte da extracomunitari in Valle d'Aosta sul 2005, sono il 4% in crescita forte rispetto al totale e anche qui con una forte presenza delle costruzioni.

Il tasso di disoccupazione del 3% rimane sostanzialmente stabile, il tasso di occupazione è del 67%, il 70% nei servizi - si inverte il dato rispetto alle imprese -, il 24% nell'industria e il 5% nell'agricolo. Gli occupati, ossia tutti quelli che lavorano rispetto ai 125.000 abitanti, sono 55.000, anche questo è un dato interessante se pensate che 55.000 persone producono una ricchezza per mantenere tutti gli altri 75.000 che per giovane età, o per anzianità, o disoccupazione non svolgono attività lavorativa.

La nostra Regione riesce anche ad esportare qualcosa di quello che produce, le esportazioni sono molto cresciute in questo ultimo periodo (circa il 19%), ma questo dato è determinato quasi esclusivamente dalla "Cogne Acciai Speciali", che ha fatto delle commesse importanti e ha cambiato il dato, con un saldo positivo. Cresce anche l'"import", che cresce del 39%, anche qui è la "Cogne" che fa la differenza, perché sono le materie prime che importa per produrre il suo "export". Crescono le esportazioni tradizionali, mentre diminuiscono le esportazioni di "hi-tech", avevamo tutto un settore in bassa valle che produceva alta tecnologia, quello sta dismettendo, quindi continuiamo ad esportare un settore tradizionale, che ricordo è ad alto rischio, perché i prodotti tradizionali sono al centro della globalizzazione, mentre, laddove potremmo fare la differenza, nell'alta tecnologia, sono crollate del 13% le esportazioni di prodotti "hi-tech".

Altro settore economico per noi importante è il turismo: qui i flussi fra il 2004 e il 2005 e il 2006 sono in crescita, ma non riescono ancora a raggiungere le punte che avevamo raggiunto nel 2003 a causa di un forte calo delle presenze prima degli Italiani e poi degli stranieri. Il saldo è ancora un saldo negativo rispetto al 2003, che è stato un anno di punta con 3.480.000 presenze nell'anno e con una restrizione della permanenza dei turisti che in Valle d'Aosta non si fermano più 4,4 giorni come prima, ma solo 2,4 giorni e anche con una diminuzione della spesa pro capite che passa da 299 euro a 234 euro. Sono diminuite le presenze e i giorni di presenza e sono diminuite anche le spese pro capite, a significare una difficoltà del nostro sistema turistico ad essere competitivo. Tutti questi dati ci portano ad una serie di graduatorie dove la Valle si colloca; per qualità della vita siamo al 15° posto fra le Province italiane, non stiamo eccellendo nonostante le nostre potenzialità patrimoniali, siamo all'8° posto per tenore di vita, ci sono posti in Italia migliori dove vivere: questo sembra incredibile pensando alle nostre bellissime risorse e ad un PIL pro capite secondo solo a quello di Milano.

Ancora un dato per quanto riguarda l'innovazione tecnologica. Diciamo che nel nostro futuro, per controvertire questo dato di fatto della nostra società, una scelta obbligata è puntare sulle tecnologie e sull'innovazione. Il nostro indice sintetico di capacità innovativa misurato dall'ISTAT è per la nostra Regione dello 0,3% contro l'1,1% della media nazionale, con un peggioramento drastico fra il 2000 e il 2006, periodo nel quale abbiamo perso competitività innovativa nonostante le ingenti risorse che l'amministrazione pubblica ha investito in tecnologia, ma limitatamente all'evoluzione del settore pubblico. Qui un grosso passo avanti è stato fatto, la digitalizzazione del comparto unico ci ha portato in avanti moltissimo, provo ad immaginare cosa sarebbe stato il nostro indice sintetico di innovazione senza questi investimenti nel pubblico, ma il dato drammatico è il privato, che investe meno rispetto al PIL, portando la nostra Regione dallo 0,7% allo 0,3%, un peggioramento rispetto al 2002 e con un peggioramento rispetto all'Italia che è all'1,1% e che ha fra i peggiori indici d'Europa! Questo perché sentiamo parlare molto di investimenti per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico, sapendo che abbiamo un territorio molto difficile e morfologicamente complesso, sul quale la tecnologia potrebbe darci una grossa mano unitamente alla formazione. Il dato ISTAT sempre sulla diffusione delle tecnologie vede la RAVA con il più alto livello nazionale, qui va dato merito all'Assessore Marguerettaz di aver investito molto, mentre il dato privato è critico, evidenziato dalla diffusione della larga banda, dove nelle famiglie private la larga banda è sviluppata solo al 62% - parlo di un dato al 31 dicembre 2006 - contro un 70% della popolazione italiana, un 72% del nord-ovest, un 70% del nord-est e un 75% del Trentino Alto Adige, che è riuscito a diffondere la larga banda nel suo territorio in maniera più importante di noi.

Una parola sull'andamento del credito in Valle, altro dato importante da tenere in considerazione quando si fa la fotografia di tale Comunità. In questa Regione è decisamente aumentato in tale quinquennio l'indebitamento delle famiglie a medio termine per i consumi, in linea con il dato nazionale, mentre, rispetto al dato nazionale, è in sensibile diminuzione l'indebitamento delle aziende per l'effetto: primo, di "Basilea 2", che ha ristretto i cordoni delle borse degli istituti di credito rispetto alle aziende, che devono avere una serie di indici di criticità a posto se vogliono percepire denaro: questo significa che le aziende valdostane rispetto alle aziende italiane fanno più fatica ad avere quegli indici di credibilità rispetto ad altre. Quello che ha inciso sulla riduzione degli indebitamenti delle aziende, che vi ricordo essere anche le risorse per fare gli investimenti, è il tasso che in Valle si paga, che a breve è dell'1,76 superiore al tasso nazionale e lo "spread" dell'1,85 superiore rispetto al dato nazionale. È evidente che abbiamo un costo del denaro superiore dell'1,80% di quello nazionale, nonostante gli interventi che "Finaosta" fa per calmierare questi tassi.

Credo di poter concludere la fotografia che mi sono permesso di esternarvi per inquadrare il giudizio politico su questo bilancio. Ho sentito con grande enfasi ieri l'Assessore citare tutta una serie di dati per giustificare la distribuzione delle risorse, mi limito a 3 dati che, fra l'altro, in pochi secondi ieri ho avuto modo di comunicare anche ai "media". Abbiamo un bilancio che cresce del 6,5%, ieri ho sentito l'Assessore fare un inno alle entrate, che non mi ha fatto molto piacere, perché, quando vedo il bilancio della Regione che cresce del 6,5%, la mia "forma mentis" mi porta a pensare che le famiglie valdostane abbiamo pagato il 6% di tasse in più rispetto allo scorso anno: questo potrebbe anche non essere un dato negativo in una società che cresce, ma in una società che cresce dell'1,5% le risorse aumentano del 6,5% capite che c'è qualcosa che non quadra. Se poi a questo dato aggiungiamo il fatto che ho sentito l'Assessore sperticarsi nella felicità di poter considerare il bilancio una risorsa importante per far fronte a tutte le esigenze della Comunità valdostana, ho avuto la sensazione che forse le famiglie valdostane non avrebbero bisogno tanto della presenza della Regione... quanto meno della presenza della Regione. Mi limito ad un'analisi di questo tipo. In questi 5 anni - questo è uno dei punti che il programma non è riuscito a raggiungere di tale maggioranza - era in programma la riduzione delle burocrazie, invece le burocrazie sono cresciute. Il dato della spesa corrente rimane fisso, anzi viene incrementato, quasi al 70%; ieri l'Assessore ci diceva che non deve essere vista la spesa corrente come un problema e, se siamo in una società di tipo socialista, la spesa corrente è uno straordinario ammortizzatore sociale per dare del lavoro. Abbiamo gli uffici pieni di persone che in questi giorni ci portano i "curricula" cercando un posto fisso in Regione: questo è un dramma culturale delle nostre generazioni in cerca di lavoro, ma che è il risultato della "forma mentis" di decenni di investimenti nel posto fisso in Regione, o al Casinò, o presso gli enti pubblici. Ho già sollevato tale problema, in questo quinquennio tale dato è peggiorato, perché la competitività porta a 2 reazioni: o alla reazione di formazione, di impegno da parte delle nuove generazioni di accettazione della sfida dell'economia e quindi della professionalità, della competitività e della competenza; o alla ricerca della "cuccia" calda, dello stipendio e non del lavoro, che è cosa diversa. Ho la sensazione - ce lo dicono i dati dei laureati che, quando trovano lavoro qualificato, lo trovano al di fuori della Valle e qui invece, quando trovano lavoro, è generalmente di basso livello - che la nostra Regione stia perdendo una sfida di tipo culturale. Dovevamo in questi 5 anni accettare la sfida della liberalizzazione dei cervelli, la sfida della liberalizzazione delle risorse per mandare alla nostra forza lavoro nuova un messaggio chiaro: lo stipendio lo si conquista con l'eccellenza, con la competitività. Il messaggio purtroppo che in questi anni si è consolidato è: "il posto fisso te lo conquisti se hai una buona raccomandazione o se conosci qualcuno a Palazzo". Questo è il giudizio grave che ci sentiamo dire da tutti. Credo che anche voi nei giorni scorsi abbiate avuto il contatto con persone in cerca di lavoro e la "forma mentis" radicata in tale territorio è quella che il lavoro si trova se hai la mano di un buon politico, che ti piazza in qualche ente pubblico o nelle cooperative che sono parapubbliche perché sono ammortizzatori sociali. Questa è la sfida più importante che voi avete perso ed è una sfida che ci vorrà un decennio per recuperare. Qui il giudizio politico non può che essere negativo sulla cultura che sta alla base delle scelte della finanziaria, perché, quando si ha una finanziaria che aumenta in termini di risorse e si è contenti, diminuisce la crescita economica della Regione e non lo si comprende, non si punta sullo sviluppo delle alte tecnologie, che sono l'unica industria che questa Regione può permettersi... e il turismo che produce 70% del PIL nel quale viene investito poco meno del 14% di tali risorse... quando sentiamo in Commissione commercianti che sono diventati o disoccupati, o parapolitici perché vengono in Commissione con un atteggiamento tutto fuorché quello di un commerciante che sta sul mercato per competere, quando sentiamo parlare di scarsissimi investimenti e andiamo a vedere le risorse della finanziaria per creare un sistema economico Valle d'Aosta in termini turistici che non esiste, quando sentiamo parlare di perdere decenni per costruire un trenino da 70 miliardi, che potrebbe essere una delle tante opere che potevamo permetterci per costruire un sistema che funziona benissimo perché fai 7 chilometri in 3 minuti... noi facciamo 3 chilometri in un'ora e mezzo e siamo fermi da 15 anni, stiamo cominciando a fare le manutenzioni delle opere fatte 15 anni fa perché decadono prima ancora di essere aperte. È chiaro che questo è il frutto di una cultura di tipo socialista, che parte da un pregiudizio: il pregiudizio è che la Regione è al centro dell'economia della Regione perché i Valdostani da soli non ce la possono fare perché la competitività li schiaccia e allora meno male che c'è la Regione che gli dà un posto di lavoro, fa da ammortizzatore sociale, investe grandi risorse per dare una qualità della vita utilizzando le risorse dei cittadini, dimenticandosi che solo 55mila persone tengono in piedi in termini economici 125mila persone. Sono dati che, se andate a vedere i dati dell'INPS, sono sconvolgenti, abbiamo un saldo negativo tra pensionati e contributi che è devastante, altro che autonomia! Il giorno che l'INPS ci dice che siamo autonomi siamo morti! E allora il sistema nazionale e pensionistico funziona quando abbiamo bisogno dei soldi.

Ci paghiamo la scuola con i 9/10 delle tasse, ossia abbiamo un sistema che potremmo sfruttare con enormi potenzialità, un territorio con grandi risorse di tipo turistico, economico, energetico. Ricordo che gli utili di "CVA" dovevano andare a pagare i debiti, ieri ci siamo sentiti rima ancora di essere aperte, è chiaro che questo è il frutto di una cultura di tipo socialista, che parte da un pregiudizio. dire dall'Assessore che una parte del tesoretto dell'aumento delle risorse che si è ritrovato, un 10 milioni, sono andati a ridurre il debito. Siamo indebitati per 500 rotti milioni e lui ci dice che potevamo indebitarci anche per 700 e quindi è stato un "beau geste" non pre-elettorale quello di mettere a capitale... sì, ne prendiamo atto, non vogliamo disconoscere la validità della riduzione di un debito, ma, se ricordate, quando fu comprata "CVA" e quando furono emessi i BOR, qualcuno ci raccontò -sempre voi, non altri - che i BOR si sarebbero pagati con gli utili di "CVA". Oggi gli utili di "CVA" vengono giustamente investiti in "CVA" e quindi non a pagare il prezzo che "CVA" è costata. Il prezzo di "CVA" quindi ce lo paghiamo con le tasse dei Valdostani, che non possono essere destinate a creare quel sistema economico integrato nel turismo, nelle industrie dell'alta tecnologia, che rimane arroccato su situazioni di tipo economico fuori dal tempo, ma soprattutto fuori dal mercato, che condanneranno i nostri giovani più qualificati! Ho incontrato decine di laureati valdostani, anche della "Jeunesse", che vanno a lavorare fuori Valle perché il lavoro qualificato in Valle non c'è: o ti adegui a portare i voti all'amico di turno e a trovarti un posto da 1.100 euro al mese, ma, se hai un minimo di aspirazione, hai studiato alla "Bocconi", piuttosto che alla "Cattolica", o al "Politecnico di Torino", o vai a lavorare per qualche studio che fa consulenza per la Regione o progettazioni finte, perché siamo pieni di studi di progettazione che progettano in continuazione cose che non si realizzano mai, che ruotano attorno agli stessi... di quei 55mila che lavorano c'è una parte - 15mila - totalmente privilegiati, garantiti e 30.000 che tutte le mattine si alzano e devono cominciare a "correre" per mantenere il sistema. È questo che non riusciamo a comprendere, ecco perché mi sono permesso oggi di non entrare nel merito delle singole scelte che da 5 anni sono sempre le stesse e ci diremo sempre le stesse cose.

Facciamo forti investimenti in agricoltura, sono d'accordo, condivido la scelta, perché l'obiettivo dell'investimento in agricoltura non è quello tanto di creare un sistema economico in agricoltura di montagna, che sappiamo bene non può sopravvivere se non integrato al sistema del commercio e del turismo... perché investiamo forti risorse per mantenere la gente in montagna, sono d'accordo, ma la gente in montagna bisogna mantenercela per produrre un sistema integrato di economia, perché le salsicce, la fontina, le tome tutto quello che siamo capaci di produrre in eccellenza non ha possibilità di essere venduto al "Carrefour" al di fuori di Saint-Christophe, può essere venduto al massimo a Saint-Christophe, ma fuori dalla Valle d'Aosta non può essere venduto perché non ci sono le quantità! Quando andiamo in giro per il mondo e contattiamo grandi società di distribuzione, chiedono: "ma tu vuoi vendere le tue salsicce, quante tonnellate me ne puoi produrre alla settimana?". Noi ne possiamo produrre qualche chilo, che può essere quello che ci serve per tipicizzare la nostra gastronomia. Produciamo vini non in quantità per essere messi sul mercato globale, ma per essere molto importanti per la nostra enogastronomia, quindi bisognerebbe trovarli nei nostri ristoranti e nei nostri negozi. Credo che questa sia una società che deve "venire", ma non può "venire" con bilanci e finanziarie di socialismo reale. Voglio "spezzare una lancia" rispetto a quest'ultimo anno: in quest'ultimo anno qualche timido cambiamento c'è stato in termini di approccio, non voglio non riconoscerlo, ma il cambiamento rischia di essere troppo lento rispetto ai cambiamenti del mercato, rischia di creare una disoccupazione qualificata, non di disoccupati che hanno la terza media, ma di disoccupati laureati, quelli che, se disoccupati e li perdiamo, perdiamo una ricchezza e un valore, perdiamo la cultura che può fare la differenza! Questo mi sento di dire, così come mi sento di dire che una decisione sull'Università della Valle d'Aosta primo o poi va presa, non essendo ammissibile che si crei una struttura che produce un diplomificio, un tesificio che produca persone che non hanno sbocco in questa Regione! In tempi lavorativi hanno sbocco solo negli ammortizzatori sociali! Continuiamo a produrre dei diplomi universitari che non hanno prospettive di lavoro in Valle, perché l'"uovo" del pubblico è pieno! E, anche se non fosse pieno, non ce lo possiamo più permettere! Abbiamo bisogno di gente che vada a lavorare e produca un reddito e l'Università della Valle d'Aosta deve essere un motore che spinge in termini culturali questo processo! Certo, non sono cambiamenti che si possono fare in pochi mesi, voglio prendere atto della virata che c'è stata in questa ultima finanziaria in termini di maggiore apertura della Valle d'Aosta al mercato internazionale, ho anche i dati e li cito tranquillamente. La Valle d'Aosta è più aperta rispetto a 5 anni fa in termini di interscambio economico, ma è perdente come se una squadra di serie C volesse giocare in serie A, non ha le strutture per poter competere. Abbiamo allora bisogno di investire per... sì, come lo "Charvensod": fa fatica perché è una squadra di promozione che gioca in eccellenza, perché ha fatto la scelta di usare i Valdostani e non gli Argentini e i Brasiliani! Questa è la sfida, perché è troppo facile far giocare un Argentino e un Brasiliano, che costa meno di un Valdostano per costruirlo, per formarlo e portarlo ad un certo livello, è più facile far giocare un ragazzo di 25 anni che uno di 17 valdostano, ma è una missione su cui ci dobbiamo impegnare tutti non solo nello sport, soprattutto nell'economia e nel lavoro. Non è importante se si retrocede un anno, l'importante è vincere il campionato e il campionato nostro è quello di vincere una sfida che è nel tempo.

Avvio, in conclusione, una riflessione sul discorso dei lavori pubblici: noi non possiamo continuare a giustificare importanti investimenti milionari in euro sul dissesto idrogeologico, con tutto il rispetto, ma siamo in montagna! Ma qui chiudiamo i sentieri perché cadono le pietre! Siamo ancora vittime dell'alluvione, siamo ancora a pensare che l'alluvione sia una sufficiente giustificazione per impegnare cifre importantissime nel dissesto idrogeologico, ma Signori abitiamo in montagna, non riusciremo mai a fermare i sassi che cadono tutti e mai a fermare tutti i torrenti che escono e che vanno in piena, a parte che adesso siamo vittime di un periodo di siccità e con un clima che non favorisce le alluvioni... anzi in realtà le favorisce perché è proprio quando si concentrano le piogge in poco tempo che succedono le alluvioni... ma voglio dire che non possiamo continuare a giustificarci la messa in sicurezza nel territorio! È una cosa assurda pensare che in montagna si debba andare in sicurezza, perché siamo in montagna e chi vi abita sa cosa succede; semmai c'è da fare un'attenta pianificazione dove si costruiscono i nuovi villaggi e si ristrutturano i vecchi villaggi: questa sì è una riflessione da fare, perché là si è sbagliato e si è costruito in situazioni di pericolo, là va fatto un ragionamento di incentivazione e spostamenti di unità abitative, di agglomerati urbani, questo va fatto! Non possiamo continuare a giustificare muraglioni di 10 metri per proteggerci, non ha un gran senso! Abbiamo speso 70 miliardi per il trenino di Cogne e sulla strada di Cogne continuano a cadere le pietre, mettiamoci i parasassi, tutti quei soldi lì potevamo metterli da questa parte! Adesso sul trenino di Cogne mi viene una battuta, ne parlavamo nell'ultima interpellanza con l'Assessore... mi sono fatto un'idea andando in giro per la Francia e la Svizzera... smettiamola di pensare di aprire quel trenino di Cogne così com'è, ampliate il "buco", spendete altri 50 milioni di euro, ma fate una cosa che funzioni! È inutile produrre un debito da 3 milioni di euro l'anno, che i prossimi 10 anni, se aperto, produrrà 30 milioni di euro di debiti per una cosa che non funzionerà mai. Prendiamo atto che in piedi così non ci può stare, non funzionano i binari, le motrici, è una galleria strettissima per la quale non so chi firmerà l'autorizzazione alla sicurezza, perché solo un pazzo può firmare una cosa del genere! Allarghiamo la galleria, facciamola anche a 2 corsie e facciamo una cosa che funzioni! Se un giorno la strada di Cogne è chiusa, almeno la gente di Cogne sa come scendere a Valle passando da Pila.

Credo che questa finanziaria abbia timidamente iniziato ad accettare una sfida, su cui però io mi permetto di dire che siamo in ritardo di 10 anni - lo dicevamo già al Presidente Dino Viérin, poi al Presidente Perrin, poi lo abbiamo sollecitato al Presidente Caveri, oggi timidamente si vedono alcune prese di coscienza che però sono di una banalità incredibile -: cosa aspettiamo a puntare sull'industria di alta tecnologia in bassa valle? Aspettiamo che si siano tutte collocate in altri posti più favorevoli dei nostri e poi saluteremo lo sviluppo delle tecnologie. Non abbiamo un altro settore industriale che una volta che la "Cogne" perde una commessa possa sostituirlo, aspetteremo che la Cina o i Paesi dell'est, dove la "Cogne" sta andando molto bene, gli dia "il 2 di picche" e, quando la "Cogne" dovrà licenziare 3-400 famiglie, noi scopriremo di non avere un sistema industriale economico che possa assorbire quella manodopera. Cosa aspettiamo allora ad avviare un processo di sviluppo? Ci vogliono 10 anni e ogni anno ne perdiamo 3 in termini di competitività! È chiaro che il nostro giudizio politico non può che essere un giudizio negativo su questa impostazione perché lo è stata per 5 anni e, pur vedendo timidi cambiamenti, è ancora un bilancio non totalmente consapevole dei cambiamenti rapidi che stanno attraversando la nostra società.

Se vogliamo poi dirci che spendiamo tanti soldi per la sanità, ce lo possiamo anche dire, ma come sempre ci possiamo dire francamente che tutti questi soldi potrebbero farci diventare la Svizzera in termini sanitari e noi la Svizzera non lo siamo non avendo queste straordinarie eccellenze! Abbiamo solo alcune timide eccellenze, che, fra l'altro, mi risulta stiano attentamente valutando di andare a fare eccellenza da qualche altra parte, perché il contesto è un contesto provinciale di un quartiere che ha 125.000 abitanti. Ci sono competitività e soldi, certo, Assessore, le eccellenze costano, ma non possiamo pensare di fare eccellenza solo competendo sui costi. Ho sentito parlare di turismo sanitario, non ci sono delle terme decenti, a parte Pré-Saint-Didier che è un salottino termale, per le altre non esiste una politica di incentivazione della salute, settore su cui ha puntato tutta l'Europa meno che la Valle d'Aosta! Adesso stiamo discutendo sui progetti, se la clinica estetica a Saint-Vincent può essere meglio di quella... ma io dico non c'è bisogno di inventarsi nulla, andiamo almeno a copiare, facendo un po' meglio, quello che gli altri stanno facendo bene. Non abbiamo la presunzione di doverci inventare chissà quale economia sanitaria, andiamo a copiare quelli che stanno facendo milioni di euro vendendo fanghi e benessere. Ci sono stazioni termali che in questo periodo sono strapiene e fuori dalla stazione termale non c'è né casinò, né belle montagne per sciare, né passeggiate da fare, né aria salubre da respirare, non c'è niente! Ci sono le strutture, si fanno i fanghi, ci si mette a posto con la respirazione, si torna a casa dopo 15 giorni totalmente pagato dall'USL, baci e abbracci. Noi non siamo stati capaci di creare un turismo sanitario del benessere e siamo una Regione che dovrebbe essere la perla del benessere in Europa!

Cambiata la cultura forse cambieranno i bilanci e le finanziarie. Auspichiamo che il prossimo Governo abbia la capacità di liberare questa Regione da tale apatia che, ancor prima che finanziaria, è di tipo culturale. Naturalmente abbiamo già dato la nostra disponibilità in questo senso, ma non si possono affrontare i prossimi 10 anni nell'inconsapevolezza delle economie che cambiano e delle sfide che non vanno rifiutate chiudendo gli occhi, ma vanno accettate e possibilmente vinte.

Presidente - La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.

Squarzino (Arc-VA) - Anche per alternare alcune voci, così... questo è un bilancio di fine legislatura e ci saremmo aspettati un minimo di presentazione degli obiettivi dell'intera legislatura e poi l'indicazione di quelli che via via erano realizzati e di quelli che non si era potuto realizzare per una serie di motivi anche seri. Aspettavamo di vedere un quadro generale della situazione della Valle d'Aosta così come 5 anni fa era stata assunta, così come si è lavorato in questi 5 anni e così come la si lascia ai nostri figli e invece abbiamo assistito ancora una volta - ma questo è il modo di lavorare di questa Giunta, come abbiamo visto anche gli anni scorsi - ad un elenco puntuale delle spese, delle leggi che sono state finanziate, senza alcun giudizio politico. Mi spiace dirlo, l'unico giudizio politico è stato racchiuso nell'ultima pagina delle conclusioni. Ritengo che un giudizio politico di quel tipo debba essere rimandato al mittente, non vale la pena di intervenire sulle conclusioni perché, se le conclusioni politiche di 5 anni di legislatura si limitano a definire cosa deve fare l'opposizione, vuol dire che la Giunta non aveva altri elementi più interessanti da fornire per valutare il suo operato. Tutto il discorso che ha fatto l'Assessore si è incentrato sul bilancio all'interno di quei dati, senza alzare gli occhi sul contesto, su quello che si fa altrove, su quello che si potrebbe fare in futuro o su quello che è stato fatto e sui risultati.

Vorrei anche qui inserire alcuni dati che sono esterni a quelli forniti dall'Assessore per dare un peso politico e un'interpretazione a questi dati. Parto dalle entrate. Lo ha detto anche l'Assessore: le entrate ci sono, è un bilancio ricco, ci sono risorse più dello scorso anno (7%), le risorse disponibili quest'anno fanno sì che ogni cittadino possa beneficiare di oltre 13.104 euro, lo scorso anno era 12.260 euro. Questo dato di per sé non dice niente se non fosse confrontato con quello delle altre Regioni, se noi lo confrontiamo con quanto avviene nelle altre Regioni, risulta, sulla base degli studi fatti recentemente dal Servizio politiche del territorio della UIL - il quale analizza i vari bilanci preventivi delle Regioni a statuto ordinario e a statuto speciale -, che chi vive e lavora in Valle d'Aosta ha più dei cittadini delle Regioni a statuto ordinario (circa 2.873 euro), ma anche molto di più dei cittadini che vivono in Regioni a statuto speciale, come Bolzano. Si dice sempre che siamo una regione di montagna, per cui abbiamo bisogno di spendere di più, ma anche Bolzano è una zona di montagna e ha le nostre stesse difficoltà, ma le ricchezze che arrivano a Bolzano sono decisamente inferiori a quelle che arrivano a noi calcolate per cittadino. L'Assessore ha detto che i cittadini valdostani stanno mediamente meglio rispetto agli abitanti delle altre Regioni; certo, voglio vedere con queste risorse! È chiaro che, avendo più risorse, ho più possibilità di stare meglio. Ogni anno vogliamo sottolineare il dato delle ingenti risorse non per demonizzarlo, ma perché ci si renda conto che nessun cittadino italiano può disporre di tante risorse e per chiederci come utilizziamo tali risorse!

La prima analisi che si fa in genere è quella sulle spese correnti e spese di investimento, qui non è tanto possibile vedere nelle altre Regioni il rapporto fra questi 2 tipi di spese, perché sono diversi i criteri con cui viene fatta la distinzione fra queste spese. Lo scorso anno l'Assessore aveva tentato di individuare una classificazione che non aveva tanto convinto né noi, ma neppure la Confindustria, che ha espresso perplessità su questo modo di catalogare le spese. Tra l'altro, concordo sul fatto che le spese correnti possono essere individuate come spese di investimento quando riguardano la cultura, la sanità, ossia quando investono sulla salute e sulla cultura del cittadino, perché è una risorsa umana che viene coltivata e sostenuta nella nostra Regione. Possiamo dire che non sempre le spese correnti sono un investimento di questo tipo, a volte sono la conseguenza di spese di investimento non razionali, oppure scelte non fatte, a volte le stesse spese di investimento non sono di per sé positive perché riguardano scelte politiche che magari non si possono condividere... un investimento su un inceneritore che magari rende meno salubre e appetibile la piccola Regione valdostana probabilmente non aiuta lo sviluppo di questa Regione. Sarebbe più significativo fare una distinzione fra spese incomprimibili, quelle che derivano da impegni presi negli anni passati, e spese che possono interpretare le nuove esigenze imprimendo così una linea di tendenza al cambiamento. Nel 2005 si aveva avuto il coraggio di dire chiaramente che queste spese incomprimibili corrispondono al 95% del bilancio circa, questo significa che il 95% del bilancio è "ingessato" e non consente di fare delle scelte, a meno che non vi siano delle volontà politiche chiare che rinunciano a certe linee e cambiano direzione; comunque mantenendo questa distinzione fra spese di investimento e spese correnti... Nella relazione del bilancio si dice che è diminuita l'incidenza delle spese correnti rispetto a quelle di investimento in rapporto all'anno scorso, la diminuzione è di 0,25 punti percentuale, proprio un'inezia, ma un'inezia che è subito corretta in aumento nel triennio, perché nel 2010 le spese correnti aumentano al 71%, quindi dal 69% arrivano al 71%. Se poi analizziamo le tabelle che accompagnano la relazione al bilancio, laddove si individuano le spese di investimento, le spese correnti, in particolare gli interventi a carattere specifico che riguardano essenzialmente l'assetto del territorio, lo sviluppo economico, la sicurezza e la promozione sociale, vediamo che nel triennio diminuiscono le spese di investimento di 116 milioni di euro, mentre aumentano ancora le spese correnti. Anche questo tentativo... che viene detto: "guardate che facciamo attenzione a non spendere le spese correnti"... in realtà nel triennio tale orientamento non viene assolutamente seguito, ma c'è un aumento delle spese correnti; in questo modo si condizionano anche le scelte future.

Se poi analizziamo i diversi settori, quelli a carattere specifico, vediamo che il settore maggiormente penalizzato è il settore che riguarda lo sviluppo economico. Negli investimenti vediamo che nel 2008 perde il 5,75%, nel 2009 il 33,11%, nel 2010 l'1,72% e nelle spese correnti vi è un lieve incremento nel 2008 + 3,2%, nel 2010 + 0,61% con una flessione del - 7% nel 2009, mentre vediamo che nei settori della sicurezza sociale e della promozione sociale vi sono incrementi nel 2008 e nel triennio, non so se, diminuendo i fondi per l'industria, vi sono più difficoltà economiche, allora bisogna aumentare i fondi per il settore sociale. Osservando questi dati, non si capisce bene il criterio con cui vengono scelti i settori da potenziare ulteriormente, o da mantenere, o in cui individuare un decremento, perché? Perché questo bilancio è nel vuoto assoluto e non ci sono i dati chiari che vengono presi in considerazione nel momento in cui si stende un bilancio. Devo sottolineare come elemento positivo che all'inizio di questa legislatura il Consiglio si era dato uno strumento interessante: il "PREFIN", che consentiva di indicare un metodo di lavoro per giungere a delle decisioni politiche per il bilancio. Si partiva dai dati della realtà economica e culturale, si facevano i vari raffronti con gli anni precedenti, si cercava di individuare la tendenza; si individuavano gli obiettivi di fondo, si definivano strategie, strumenti, risorse. Era anche uno strumento che andava verso la trasparenza, nel senso che obbligava la Giunta a confrontarsi, quindi era, come ogni documento che viene messo a disposizione, un documento soggetto a critiche, che poteva far discutere perché si potevano interpretare in modo diverso i dati e ciascuno poteva individuare o delineare delle soluzioni diverse alle criticità che venivano evidenziate, uno strumento che poteva essere perfezionato... in realtà, è stato abbandonato. Nel 2006 quando si è predisposto il bilancio preventivo per il 2007 si è detto: "va bene, lo scenario economico non cambiato, tutto sommato è tutto uguale, non ci sono grossi cambiamenti, a questo punto manteniamo valido il "PREFIN" dell'anno precedente, i dati economici di sistema sono gli stessi, quindi lo manteniamo". Quest'anno si è deciso in anticipo di chiudere tale esperienza, abbiamo visto in Consiglio il modo un po' surrettizio della maggioranza che ha utilizzato "Forza Italia", una sua mozione, affinché il Consiglio dicesse: "il "PREFIN" non solo non è utile, ma poi intendiamo cambiare la legge sul "PREFIN"". Vi è stata quindi la volontà precisa di non più confrontarsi con i dati della realtà e giustamente stamani il collega Lattanzi ha ricordato una serie di dati economici, che non riprendo per non ridire cose già dette. Non mi stupisce però che proprio il suo partito che ha detto: "non ci interessano i dati, via il "PREFIN", non è utile perché non ci interessa che i dati siano messi a disposizione"... probabilmente a quella forza politica i dati interessano perché continuano a prenderli e a confrontarsi con quelli, probabilmente è la Giunta che non è interessata a confrontarsi con questi dati. Bisogna dire anche che c'è stata un'innovazione nel cercare i dati: la "Giunta Caveri" ha preferito uno strumento più moderno, ha preferito l'"indagine Piepoli", i sondaggi. Questa maggioranza ha rinunciato a confrontarsi con dei dati reali dell'economia e ha invece investito dei soldi non per studi e ricerche in quel senso, ma per finanziare un istituto di ricerca che fa sondaggi sull'opinione delle persone, come se la politica debba essere suggerita e debba seguire le indicazioni dell'opinione pubblica, i sondaggi: i sondaggi su come si comporta la Giunta, su come è bravo il Presidente, su come c'è consenso sulle scelte fatte, questo è lo strumento che è stato scelto da tale Giunta e da tale Presidenza Caveri: quello di utilizzare i sondaggi come dati incontrovertibili su cui basare le proprie scelte politiche di governo. Fra l'altro, sono talmente preziosi questi dati che è anche difficile averli, uno deve chiederli più volte per poterli avere, perché sono dati riservati - sembra - al Governo che vuole utilizzarli o teme che siano divulgati. Per questo diciamo che non vi sono più i dati economici su cui confrontarci... su quali sono i criteri che hanno determinato le scelte che prima ho ricordato brevemente nel triennio: forte diminuzione nel settore economico e diminuzione nel triennio delle spese di investimento; abbiamo cercato di capire durante le audizioni. Da queste cosa è emerso? È emerso che proprio nel settore economico, quel settore economico che è in crisi... credo che non vi sia un Consiglio in cui o dal gruppo nostro, o dagli altri gruppi consiliari vengano poste domande serie sul destino di questa Valle nella parte industriale, sulle crisi delle aziende, sulle difficoltà di attrarre aziende in Valle, sulle difficoltà di trovare un lavoro in questa Regione, senza che le persone più capaci e competenti se ne escano... sono stati mantenuti inalterati i fondi rispetto all'anno precedente. Lo stesso Assessore La Torre ha detto esplicitamente in Commissione il 12 novembre: "probabilmente il nostro è l'unico bilancio che decresce, anziché crescere"; tutti i bilanci della Regione salgono - c'è quasi + 7% di entrate, quindi è chiaro che tale piccolo tesoretto deve essere distribuito -, ma questo è l'unico settore in cui non vi sono stati degli aumenti, tanto che l'Assessore dice: "ci vediamo dopo, forse c'è un errore tecnico, forse gli uffici nostri non si sono capiti". Ritorna poi ed è più soddisfatto perché i numeri sono sempre quelli, ma è riuscito a mantenere complessivamente il bilancio dello scorso anno, ossia 34,407 milioni di cui 4,3 milioni per i fondi di rotazione e aveva in più, rispetto alla riunione precedente, la promessa dall'Assessorato delle finanze che nell'assestato si sarebbero trovati i soldi necessari, lui aveva chiesto dei fondi per l'innovazione:

"Abbiamo un problema nei settori più innovativi, ci hanno chiesto di fare dei risparmi e noi abbiamo dovuto risparmiare, a tutti hanno chiesto dei tagli, abbiamo dovuto anche noi risparmiare. Avevamo preventivato 6 milioni per il settore più innovativo della ricerca e dello sviluppo, ci hanno obbligato a portare a 5 milioni, ma con l'impegno anche da parte dell'Assessore alle finanze che in assestamento di bilancio, se le richieste di ricerca e di sviluppo fossero adeguate, ci sarebbe la disponibilità per rimpolpare questo capitolo. Anche per quanto riguarda la rottamazione, avevo chiesto 1,5 milioni, me ne hanno dato solo 1, ma 500 sono già impegnati, comunque in assestamento si vedrà".

Perché ho voluto sottolineare questo aspetto? Perché c'è una profonda differenza fra quello che viene detto, quello che i dati ci forniscono: crisi industriale, problemi di lavoro... e le scelte che nel bilancio vengono fatte. Ci si chiede quali sono i criteri di scelta. Non sono le esigenze reali della Regione, ma altri criteri che non sono esplicitati, per cui siamo autorizzati a pensare a qualunque tipo di altro criterio. Dobbiamo solo escludere 2 criteri, perché l'Assessore alle finanze è stato chiarissimo: "non pensate che i criteri che abbiamo usato siano criteri "ad personam" o di tipo elettorale", ma andiamo a vedere le leggi, si sa benissimo che ci sono leggi o articoli "ad personam". Mi spiega allora come fa a non essere elettorale un bilancio che non aumenta neanche una lira in più rispetto allo scorso anno nel settore del lavoro e dell'innovazione quando questo è il settore su cui bisogna puntare per il futuro di questa Regione e dei nostri giovani? I criteri sono altri. Avrei sperato che vi fosse un altro criterio, che fosse: "Abbiamo analizzato con attenzione il risultato di tutte queste leggi, quali sono state le conseguenze, le ricadute sul tessuto economico, sociale, culturale, ambientale di questa Regione e, proprio vedendo i risultati, le ricadute dell'azione di queste leggi, abbiamo deciso alcune scelte rispetto ad altre", perché non basta dire: "spendiamo tanto", bisogna vedere come si spende e quali sono le conseguenze di quello che si spende. Nel sociale spendiamo molto e va bene, nel sociale sanitario siamo la Regione che, rispetto a quelle a statuto speciale, riserva più risorse ingenti per persona, ma i problemi non basta solo risolverli stanziando dei fondi. Si stanziano dei fondi nel sociale, ma prendiamo la povertà in questa Regione, più volte ci siamo soffermati qui confrontando solo 2 dati: siamo la Regione che ha il maggior numero di risorse nel bilancio preventivo per abitante e siamo la Regione dell'area del nord Italia che ha una percentuale più alta di situazioni di disagio e di povertà, mettiamoli a confronto questi 2 dati. Siamo una Regione in cui la speranza di vita è inferiore rispetto alla speranza di vita esistente in Italia e in altre Regioni di montagna, siamo una Regione in cui ci sono dati preoccupanti sull'alcolismo, che ha conseguenze in incidenti sul lavoro, nella violenza sulle donne, c'è una cultura che... visto che su 4 uomini almeno 1 fa violenza sulle donne, è chiaro che si ridacchia su questo... Vi sono violenze psicologiche, "mobbing", vi sono violenze di tipo... disconoscimento... che sono calcolate anche queste come violenze e mancanza di rispetto. Sempre nella sanità spendiamo molto denaro, però, se vediamo anche qui su "Il Sole 24ore" qual è l'indice di gradimento che hanno gli abitanti rispetto alla difficoltà nell'utilizzo del pronto soccorso, vediamo che c'è un 7,5% di popolazione che dice che ha difficoltà contro un 6,5% del Piemonte e Lombardia, un 3,4% del Trentino Alto Adige. Per la nostra Regione in particolare la difficoltà maggiore riguarda l'utilizzo del pronto soccorso, continuiamo a spendere centinaia di milioni per sistemare questo Ospedale, il risultato è che non è in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini.

Ancora il settore economico: ho detto prima della carenza di risorse, ma del settore economico non è solo questo Consiglio a lamentarsi, in Commissione abbiamo sentito 2 rappresentanti dell'economia valdostana... la Confindustria... il quale ha detto chiaramente: "cosa volete, questo è un bilancio come gli altri, qui si ripercorre quanto fatto finora, non c'è la volontà di invertire il sistema, non è un bilancio di innovazione, non si guarda verso il futuro. Sì, prendiamo atto che si mettono i soldi, un po' in agricoltura, un po' nel digitale, nell'edilizia scolastica... sì va bene la riduzione dell'IRAP, ma non c'è complessivamente nulla che apra uno sguardo verso il futuro". Ancora più drastico è stato il Presidente di "Finaosta", il quale ha detto: "lo sviluppo industriale: non c'è futuro in Valle, vi sono piccole aziende che lavorano per l'indotto, che subiscono le conseguenze di tutte le grandi aziende del Piemonte; dovremmo puntare sull'eccellenza, sulla nicchia, sulle specializzazioni, ma, oggi come oggi, non c'è; vi è una criticità strutturale, non vi sono imprese nell'"area Cogne". Abbiamo un turismo che costa più che da altre parti, abbiamo un turismo che... al di là... - qui riprendo le sue parole, perché sono concetti che condivido in pieno - "... dei finanziamenti messi, non c'è un progetto chiaro di un sistema che mette insieme tutte le risorse e le capacità e i settori che fanno sì che un turismo si sviluppi". Qui faccio un esempio di scelta sbagliata che è stata fatta: Aosta può diventare un centro eccellente di turismo, ma bisogna far sì che questo centro della città... è normale che al collega Ottoz non possa interessare tanto quello che sto dicendo, ma è meno normale che la Giunta si occupi di guardare il collega Ottoz, piuttosto che ascoltare la sottoscritta...

(interruzione del Consigliere Ottoz, fuori microfono)

... sono convinta, per quello le ho parlato, ma la Giunta la guardava e sghignazzava perché interpretavano il suo atteggiamento come chi sta dormendo. La mia osservazione non è nei suoi confronti, parlavo a lei perché intendesse l'altro...

Dicevo, come fa Aosta a diventare una città turistica quando mette al centro tutti gli uffici e le poche aree libere le utilizza ancora per uffici. Della famosa "Casa Lostan", che è della Regione, ne vogliamo fare ancora degli uffici per la Sovrintendenza ai beni culturali... è al centro della città e potrebbe diventare un "cuore" dei piccoli artigiani, delle caratteristiche tipiche della valle, potrebbe diventare per il turismo un centro di attrazione con una serie di possibilità di prodotti tutto l'anno, non solo ogni tanto in piazza con un tendone... no, ancora una volta la scelta è stata fatta di cancellare un patrimonio edilizio in centro città da quella che può essere una risorsa all'interno di un progetto turistico per farne ancora uffici per la Regione. Manca una cultura che sappia mettere insieme le varie cose, se fosse vero che il turismo è una risorsa importante per la Valle e vi fosse da parte della Giunta questa consapevolezza, tutti gli atti sarebbero pensati in tale ottica e anche il discorso della gestione del territorio sarebbe pensato in questa ottica. Certo che ci vuole uno sviluppo sostenibile per le persone che lì abitano, ma uno sviluppo tale che riesca a sostenere anche il turismo che venga! Se non ho questa preoccupazione continua, faccio il danno di questa Regione e cancello una risorsa che essa ha per il suo sviluppo, e qui va inserito tutto il discorso sul turismo culturale che più volte abbiamo fatto.

Rispetto alla scuola, do atto a questo Assessorato che sta facendo un lavoro serio per rendere più efficiente la scuola, ma non è sufficiente preparare delle persone competenti e capaci, anche se è già molto, quando lavoriamo in altri settori della Giunta con un'altra ottica: dobbiamo fare strade, palazzi, rotonde, ruscelli, fare, fare, l'edilizia - riprendo il dato del collega Lattanzi, è un dato che costantemente abbiamo visto in questi anni crescere -, se il settore edilizio diventa il più importante in uno sviluppo di una Regione, ditemi che tipo di attrazione di lavoro, quali giovani sono attratti da questo lavoro? La bassa manovalanza, non la gente che noi giustamente cerchiamo di far studiare con borse di studio, mandandola all'esterno, creando delle scuole, pensando a "scuole polmoni" per ospitare questi... mentre gli edifici sono ristrutturati; è questo che voglio dire. Tale progetto politico della Regione allora non emerge, ma emerge l'interesse che ciascuno ha per il proprio settore. A parole si dice: "è importante l'istruzione, come il turismo, come l'industria", ma le scelte concrete vanno in un'altra direzione. Per questo vorrei avere l'elenco di dati che hanno giustificato tali scelte, perché non possiamo dire che il bilancio sta in piedi solo perché questo Consiglio ha votato delle leggi e allora bisogna mantenerle in piedi, è un salto culturale che va fatto.

Nel vostro programma di maggioranza, sì, molte cose sono state fatte, ma, secondo il mio punto di vista, alcuni punti essenziali che individuano un cambiamento culturale sono stati relegati e faccio degli esempi. Il ragionamento che ho fatto è: non hanno detto così perché c'è un programma di maggioranza. Intanto in 5 anni i dati e le scelte possono cambiare e alcune scelte sono cambiate, ma non solo, credo che vada definito il tipo di "sistema Valle d'Aosta" che voglio raggiungere, altrimenti c'è una discrasia fra quello che dico e quello che faccio. Rispetto al programma di maggioranza, vi sono alcune affermazioni che dovrebbero indicare un cambiamento culturale e che non sono state evidenziate. Ce n'è una che è più politica, che riguarda noi più che il bilancio: "essenziale è il coinvolgimento del Consiglio regionale nelle sue diverse componenti come momento di confronto, di progetti, di iniziative rilevanti...", poi dopo vediamo la conclusione finale dell'Assessore che dice: "l'opposizione non ha fatto bene il suo lavoro, siamo noi che decidiamo come deve parlare, cosa deve dire, che comportamenti deve avere". C'era una logica di trasversalità dei risultati attesi, ho fatto prima 2 o 3 esempi come non vi sia questa trasversalità, ma ciascuno vada per i fatti propri. Nel programma si dà molta importanza alle competenze, sviluppare le competenze; credo che nessuno di noi abbia voglia di fare un elenco scritto di tutte le volte in cui in questi 5 anni non sono state rispettate le professionalità delle singole persone, ma sono stati seguiti altri criteri, anche se l'Assessore Marguerettaz dice che non è vero. Uno dei punti essenziali era la revisione dell'organizzazione della dirigenza regionale. Abbiamo assistito, e c'è anche adesso nella finanziaria, ad una serie di interventi settoriali sulla legge n. 45, se vuole, Assessore, andiamo a prendere le varie modifiche alla legge n. 45 in questi 5 anni e lei è capace come noi tutti di mettere accanto a ogni modifica nome e cognome della persona per la quale quell'emendamento è stato inserito! Si è parlato di procedure nel programma, semplificazione di procedure e riduzione dei tempi: abbiamo discusso a lungo sulla legge che riguarda la semplificazione, abbiamo visto che i tempi sono stati decisi non in base alle esigenze dei cittadini e dell'utenza, ma in base alle esigenze degli uffici. Si è detto che bisognava introdurre adeguati strumenti di gestione, ma qui non c'è stata nessuna valutazione. Vi siete chiesti come mai solo 2 Comuni in tutta la valle hanno concluso i piani regolatori? È questa la gestione corretta del territorio? Ci lamentiamo poi perché ci sono difficoltà per mettere insieme le esigenze dell'agricoltura con le esigenze dell'urbanizzazione e degli interessi dei costruttori, ma non c'è la volontà di andare avanti su questa strada? Ancora è scritto che bisogna fare una valutazione di efficacia degli aiuti alle imprese, come di tutte le altre leggi, quale valutazione è stata fatta? Nessuna valutazione.

Credo che la scelta del "sistema Valle d'Aosta", che è stata fatta in questi 5 anni e che viene riproposta con tale finanziaria, è riassunta in quello "slogan" che De Rita ci ha detto già 2 anni fa: "la Valle d'Aosta è una valle in cui c'è un benessere senza sviluppo". Vi lamentate poi che c'è un pessimismo, che la gente sta bene, ma è pessimista, ma, se è senza sviluppo, quale ottimismo può avere, quale prospettiva può avere? L'Assessore Marguerettaz dice: "la percezione negativa del futuro è un sentimento che non va bene. Mi raccomando, siate ottimisti nella vita!". Credo vi sia, dal punto di vista politico e culturale, la carenza di prospettive. La nostra Regione sarà anche la più ricca d'Italia, avrà anche tanti bei servizi, ma purtroppo è povera di democrazia, è povera di valorizzazione delle competenze e vive in un sistema in cui si demonizza chi vuole esercitare il proprio voto e in cui chi ha il potere decide in base ai propri interessi come distribuire i soldi, privando questa Valle dello sviluppo a cui avrebbe diritto.

Gli emendamenti che presenteremo, li discuteremo in un secondo intervento.

Presidente - La parola al Consigliere Sandri.

Sandri (PD) - Premesso che è una vergogna che i gruppi di maggioranza o sedicenti tali non abbiano neanche la capacità di dire qualcosa su un bilancio della Regione, tale questione può avere 2 spiegazioni: la prima è che sono totalmente sudditi della Giunta, per cui "ha parlato la Giunta, cosa abbiamo noi da dire? Ha parlato il Consigliere Praduroux, noi siamo a posto", questo non è un buon segnale per la democrazia della Valle d'Aosta, perché in un dibattito avere qualche idea non sarebbe male. La seconda cosa è che c'è un atteggiamento anche di paura di esprimersi. Siamo in una fase pre-elettorale, c'è attesa su come questo nuovo meccanismo elettorale andrà ad impostare la battaglia elettorale, che sarà probabilmente su coalizioni, c'è un'attesa di posizionamento e, dato che molti non hanno tante idee, la paura è di disturbare i grandi manovratori, allora si sta buoni e tranquilli per non disturbare: "non abbiamo idee e, se per caso le abbiamo, non le diciamo, perché non vorremmo essere fuori linea".

Nei 2 casi non facciamo una gran bella figura, quindi ennesimo intervento di opposizione, facciamo delle riflessioni come "Partito Democratico". Vi sono molte considerazioni che si potrebbero fare sul bilancio, ma ne vogliamo fare una di apprezzamento della penultima pagina della relazione dell'Assessore, laddove si slancia contro le opposizioni. "Non pretendo..." - dice l'Assessore - "... che le opposizioni debbano lodare l'azione dell'Esecutivo, però mi auspicherei un atteggiamento costruttivo..." e qui siamo per l'atteggiamento più costruttivo, perché forse è giunto il momento, alla fine di un ciclo, di cominciare a fare qualche ragionamento sul futuro. Ho sentito molti interventi dei colleghi di opposizione, che guardavano al passato, dicendo: "è sempre lo stesso bilancio, ha chiuso un programma", credo che invece si debba guardare in avanti, la Valle d'Aosta ha delle grandi sfide di fronte a sé, siamo in un momento di globalizzazione, per cui ancora ieri discutevamo di multinazionali tedesche che si occupano dei servizi di pulizia dell'Ospedale di Aosta. Chiunque di noi ha avuto in mano dei giocattoli che arrivano dalla Cina, vi sono delle prospettive completamente diverse, cosa vogliamo dare in risposta a queste prospettive, cosa ipotizziamo per queste prospettive? Dobbiamo essere molto chiari, indipendentemente dai ruoli di maggioranza e di minoranza tale bilancio fotografa una situazione insufficiente rispetto alle necessità della Valle, perché si limita a chiudere un ciclo alla meglio, ma non ha nessuna capacità di proiettarsi in avanti, perché? Perché ripropone gli stessi tipi di meccanismi. La dimostrazione è a pagina 1, è anche divertente l'Assessore quando presenta il suo bilancio in francese, perché non riesce ad andare al di là del PIL, ossia il PIL va avanti, va indietro, 1,8%, le previsioni qui e là, non c'è una valutazione che sia una sulle condizioni reali! Il PIL è un "termometro" abbastanza sensibile, ma molto limitato, perché dice solo di uno stato economico-finanziario di una società, ma non dice nulla di elementi essenziali per valutare il benessere di un Paese, per esempio, la povertà è aumentata o diminuita? I precari sono aumentati o diminuiti? Il senso di instabilità nella popolazione è aumentato o diminuito? Lei non ci dà risposte. Ce le dava un paio di anni fa, anche se molto "raffazzonate", quando era obbligato a fare il "PREFIN", adesso il "PREFIN" non si fa e non c'è neanche più la vergogna di approvare una risoluzione in Consiglio per rinviarlo, siamo proprio arrivati al totale dispregio delle regole! Almeno nel "PREFIN" questa analisi c'era, c'era un tentativo di capire la società valdostana, ma che oggi non vedo. La relazione ha uno stile molto finanziario, ma con la finanza non si interpretano né i sentimenti, né l'umanità delle persone. In questi anni che avremo di fronte la tendenza quale sarà: di aumento della povertà, di aumento del precariato, di aumento di quelli che abbandonano la scuola? Quanti ragazzi valdostani avranno le competenze per rispondere alle esigenze della società valdostana? Continueremo a sfornare psicologi, oppure avremo tutto quel personale qualificato di cui abbiamo bisogno, nel campo scientifico ad esempio? Il problema della formazione, il problema della cultura, il problema dell'istruzione, il problema dell'abbandono scolastico, sono tutti dati che lei non racconta e che non sa probabilmente.

Lei dice: "sì, il PIL aumenta dell'1,8", benissimo, ma è del tutto insufficiente. Dobbiamo allora fare dei ragionamenti su come percepite la situazione della Regione; la mia impressione è che la Valle d'Aosta si sia fermata. Abbiamo crisi non gravi, ma crisi striscianti in molti settori: l'abbiamo in agricoltura, l'analizzavamo nei giorni scorsi... e mi dispiace che in questo momento sia fuori dall'aula... ma abbiamo visto che la produzione lattiero-casearia si è ridotta in questi anni, si è ridotta quella foraggiera, si è ridotto il numero dei bovini, si è ridotta la quantità di latte trasformato dalla Cooperativa latte e fontina e da molte delle strutture cooperative della Valle, si è drammaticamente ridotta la quantità di mele trasformate dalla "Cofruits" di Saint-Pierre, a fronte di questo cosa facciamo in agricoltura? Facciamo finanziamenti alle imprese edili, perché in agricoltura, a parte un po' di trasferimenti previsti dalla normativa, vediamo che il succo dei 40,5 milioni previsti dal Piano sviluppo rurale vanno per 33,5 milioni alla viabilità, alle opere irrigue, alla bonifica, alla riorganizzazione e altre cose del genere. Significa che vanno agli impresari edili che faranno queste opere, non vanno agli agricoltori. Vanno ai progettisti, a chi predispone i progetti e le pratiche a livello regionale, vanno all'impresario, ma non vanno all'agricoltura.

Abbiamo una serie di problemi rispetto al turismo: ci sono soluzioni? Non ne vedo. Ad esempio, proviamo a "fare sistema" negli impianti di risalita che ci costano molti soldi, come abbiamo visto in questo bilancio. Facciamo un'unica società di tutte le partecipate regionali... eh, no, vorrai mica toccare il manovratore! "Abbiamo bisogno di mettere i segretari dell'"UV" nelle varie vallate nei consigli di amministrazione e dobbiamo avere tanti posti nei consigli di amministrazione, altrimenti come facciamo a fare il nostro consenso?". L'economia invece insegna che bisognerebbe fare un'unica società, magari solo 3 Consiglieri di amministrazione capaci... e far partire delle economie di scala che ridurrebbero di parecchio i costi sul bilancio regionale e negli impianti di risalita. In Italia ormai siamo arrivati a una cosiddetta "gestione duale" delle banche, in cui la proprietà e la gestione sono rigidamente separate, per cui il comitato di proprietà vigila sul comitato di gestione che fa, ma sono 2 cose diverse, invece qui c'è una confusione di ruoli abbastanza grave.

Non voglio entrare in una serie di dati che analizzerò nei vari segmenti, ma alla fine di tutto tale breve accenno di dati negativi, sul fatto che non si vuole guardare verso il futuro, emerge una constatazione banale: che questo rallentamento, questa mancanza di iniziativa, questa incapacità di rilanciare verso il futuro si basa sul fatto che abbiamo un difetto di funzionamento, ovvero la mancanza di mercato. Non vorrei qui richiamare il Direttore della Banca d'Italia Draghi, ma ha detto negli ultimi mesi delle cose importanti dal punto di vista del "sistema Italia" e il "sistema Valle d'Aosta" non è molto diverso: occorre rilanciare la competitività, il mercato. Laddove non c'è mercato, perché vi sono soggetti monopolisti o comunque garantiti dalle strutture pubbliche, non c'è liberazione di risorse e non è solo un problema di risorse finanziarie, che oggi ci sono, ma è il problema che mancano le risorse umane, perché, se non c'è mercato, non c'è risorsa umana che si vuole misurare con le proprie capacità per riuscire nella vita! È il meccanismo alla base su cui noi tutti ci dobbiamo interrogare: ha ancora senso questo sistema del contributo? Credo sia un peso non più sopportabile dall'economia valdostana, perché questi tassi di crescita che sono bassi, e in più sono clamorosamente gonfiati dall'intervento pubblico, non danno alcuna garanzia di uno sviluppo solido che garantisca alle future generazioni quel benessere di cui abbiamo goduto e che vorremmo far godere ai nostri figli e nipoti. Dobbiamo allora ripensare completamente il meccanismo. Cosa deve fare la Regione? Deve fare il gestore del Forte di Bard, deve fare il gestore di questo o di quell'altro? Deve mettersi a gestire la "Cofruits", deve gestire le mele, la fontina e questo e quest'altro, oppure deve mettersi al servizio della società valdostana, dando i servizi, dando le infrastrutture, dando gli strumenti perché ognuno faccia quello che vuole, quello che può e quello che è capace. È qui che non ci siamo, perché, se da una parte abbiamo questa invasione di campo nel sistema produttivo, non abbiamo invece le funzioni di servizio. Sul digitale terrestre "stendo un velo pietoso", perché la difficoltà dei Valdostani è stata dimostrata da un bel sondaggio; non concordo quasi niente su quanto ha detto la collega Squarzino sui sondaggi, perché il sondaggio che ha fatto l'Amministrazione regionale è bellissimo perché i 3/4 dei Valdostani si dicono scontenti del digitale terrestre - voi non lo avete pubblicato, me ne avete dato una copia gentilmente che per adesso non ho diffuso -, ma questo non sarebbe niente sul fatto che la stragrande maggioranza dei Valdostani è tagliata fuori dall'"ADSL", dalla società dell'informatica, da qualunque possibilità di accedere a dei servizi veloci, che ormai sono in Piemonte a disposizione nella stragrande maggioranza dei rifugi alpini della Provincia di Torino, hanno l'"ADSL", noi non lo abbiamo neppure in Paesi del fondo valle! Il fallimento è duplice: da una parte, non facciamo mercato; dall'altra, non facciamo servizio. Vi sono delle contraddizioni che non sono più sostenibili, pena la frattura fra la politica e le nuove generazioni, perché le nuove generazioni ci chiedono non di fare un passo indietro in quanto politici, per essere sostituiti da altri politici che probabilmente si comporteranno nella stessa maniera, ma di fare un passo indietro dalla società. Significa quindi che occorre rapidamente ripensare al progetto di Valle d'Aosta, fare una politica di pubblicizzazione di ciò che deve essere pubblico, ossia le infrastrutture, e qui ribadisco la necessità che la Regione riacquisti la proprietà delle autostrade e dei trafori che insistono sul suo territorio, perché attraverso la gestione delle infrastrutture è possibile tagliare drasticamente i pesi che gravitano sulla popolazione; ad esempio, non si capisce perché le tariffe dell'autostrada non si possono modificare o si possono avere sconti che interessano una piccolissima percentuale della popolazione, ma lo si capisce nel momento in cui abbiamo rinunciato ad avere la maggioranza delle azioni di quella società di gestione. Tornare ad avere la maggioranza della "SAV", della "RAV" e consolidare la maggioranza alla "Società del Gran San Bernardo" sono elementi essenziali, ma come dobbiamo pubblicizzare e ottimizzare ciò che deve essere pubblico, ad esempio gli impianti a fune facendo un'unica società, dall'altra parte dobbiamo privatizzare ciò che è bene sia privatizzato, il che significa tutto il sistema produttivo. Non ha nessun significato che la Regione produca fontina, o mele, o altri prodotti del genere, quelle sono questioni che devono risolvere i privati, a cui noi dobbiamo dare il sostegno in termini di strutture e di servizi, ma non entrare come "giocatore".

Il turismo è uno di quei settori che chiede a noi un'ampia riflessione, perché nel turismo viviamo una crisi malgrado abbiamo deciso di investire in pressoché tutte le tipologie possibili: il "bed & breakfast", l'affittacamere, la casa vacanze, l'ostello della gioventù, gli appartamenti per vacanze, gli alberghi, le pensioni, l'agriturismo... Abbiamo riempito la Regione di tutta una serie di possibilità in cui però il riscontro economico non si è chiarito; si ha l'impressione che tutta una serie di valutazioni fatte da "Finaosta" sulla redditività di una serie di interventi: penso ai "bed & breakfast" o agli affittacamere, siano aleatori visti i risultati. Mi si dice - ne parlavo con un gestore di affittacamere giusto ieri - che bisognerebbe avere 600mila camere dal 26 dicembre al 3 gennaio, ma tutto il resto dell'anno sono vuote, allora abbiamo investito tanti soldi in cosa? Forse sarebbe bene un ritirarsi da tutto questo, liberare risorse fra la popolazione, che poi faccia lei quegli interventi che hanno un mercato, che hanno la possibilità di sopravvivere, altrimenti il rischio è che con il "bed & breakfast" ti rifai la casa, fai finta di affittare per un po' di anni una camera e ti sei rimesso a posto l'alloggio. Il dubbio viene, così come viene il dubbio che con l'affittacamere hai fatto una ristrutturazione e poi speri, finito il vincolo, di valorizzarlo dal punto di vista immobiliare. Questi fenomeni noi li viviamo perché entriamo troppo in tali settori. Mentre siamo carenti da un altro punto di vista; collega Pastoret, abbiamo fatto tante parole, ma l'immagine della Valle d'Aosta ancora in modo forte sulla rete, nel sistema di dove viene venduto il turismo non c'è perché esiste una frammentazione di proposte, una parcellizzazione di iniziative, ci sono molti soldi investiti in queste strutture, ma non c'è una politica comune. Mi dispiace, ma manca un servizio che organizzi la presenza su "internet" dei vari tipi di operatori, ossia non c'è un'iniziativa che consenta con spese limitate di poter svolgere tale tipo di attività in modo coordinato, su una piattaforma comune; forse ci si arriverà, ma è lì che si va ad intervenire, quante AIAT ci sono ancora...

(interruzione dell'Assessore Pastoret, fuori microfono)

... quello è un problema su cui dobbiamo riflettere, ha ancora senso avere 11 AIAT? Ha ancora senso fare un'iniziativa che sia di questo Paese o di quel Comune? È il "prodotto Valle d'Aosta" che deve essere venduto in tutte le sue articolazioni, ma con un grosso portale comune, con una grossa iniziativa comune e qui c'è lo stesso tipo di frammentazione che abbiamo trovato nelle società di risalita: 11 AIAT perché? Perché ci sono 11 consigli di amministrazione, ci sono persone da coinvolgere in qualche maniera e forse questa è una delle motivazioni per cui non si riesce a chiudere il discorso del potenziamento del turismo. Non crediamo di avere la soluzione per tutti questi temi, abbiamo cercato di delineare alcune ipotesi di lavoro, alcuni strumenti che abbiamo visto funzionare in altri Paesi, però, visto che ci avviciniamo ad una fase delicata come quella delle elezioni della prossima tarda primavera, fase in cui si predispongono i programmi, ritengo sia la fase più giusta per studiare con serenità. Di tale programma di cui state portando a compimento il bilancio noi siamo stati promotori, alcune delle cose che avevamo proposto sono state recepite e altre no, ma c'è anche una nostra impronta; questo non vuol dire che non si possano fare dei passi in avanti e rendere conto di errori che abbiamo fatto, di certo abbiamo sottovalutato in passato la necessità della competitività e del mercato, quindi credo che dobbiamo fare soprattutto come riferimento globale un grande affidamento alla capacità dei Valdostani. Abbiamo un potenziale tutto da scoprire nella gente della Valle d'Aosta, i nostri giovani hanno delle capacità grandi, bisogna dare una regolata alla società valdostana, in cui loro possano essere liberi di intraprendere, di muoversi potendo utilizzare dei servizi e non dovendosi invece sentire ingabbiati in prospettive che sono: o puoi avere il contributo, o sei tagliato fuori. Nel momento in cui ci sono delle imprese che hanno un contributo, quelli che si rifiutano di averlo partono svantaggiati e hanno il cammino dritto per non raggiungere gli obiettivi prefissati.

Entrando in un'analisi più dettagliata delle questioni, siamo preoccupati dell'enfasi con cui l'Assessore ha parlato delle entrate. Si percepisce che c'è una certa soddisfazione perché le entrate sono aumentate del 6,9%. Io non sarei così enfatizzante, se non nella misura in cui questo si interpreti come una possibilità di ridurre le tasse ai cittadini. Credo che nella prospettiva di mercato che si diceva prima l'ingerenza della Regione debba drasticamente ridursi, anzitutto deve ridursi dal chiedere soldi ai cittadini e qui vi sono 2 strade: la prima è quella di tagliare le tasse e faccio l'unico apprezzamento della giornata all'Assessore alle finanze per dire che siamo contenti del taglio dell'IRAP, ne avevamo parlato un paio di bilanci fa, mi ricordo che l'attuale Assessore alle attività produttive quando faceva parte dell'opposizione si era battuto duramente su questo punto, mi fa piacere che oggi si sia realizzato; dall'altra si possono tagliare le tasse diventando più efficienti, lo dico al collega Cerise, il problema dell'immondizia vogliamo gestirlo meglio, oppure facciamo pagare ai cittadini senza nessun tipo di controllo al fondo della lista della spesa le inefficienze del sistema della raccolta dei rifiuti? Non è un problema di differenziata che sta migliorando, e spero che migliori di più; non è un problema di destinazione finale, il termovalorizzatore o qualunque altra cosa, che non mi interessa; mi interessa sapere oggi se nel sistema della raccolta rifiuti c'è quella competitività fra le aziende che consente di ridurre i costi o se c'è una commistione di interessi, amministratori che ci sono nell'una e nell'altra società che sono sempre gli stessi, che mi pongono dei dubbi sul fatto che questi servizi nel momento in cui sono stati privatizzati sono diventati davvero fonte di mercato, fonte di competizione, di concorrenza con riduzione dei costi, oppure se uno di quei cartelli più o meno concordati alla fine portano ad un aumento dei costi della raccolta rifiuti. La popolazione direbbe che è più vera la seconda ipotesi, perché la lamentela sui costi della raccolta è alta e soprattutto esprime una crescita costante anno dopo anno, molto superiore all'inflazione, dei costi; allora, facciamo più differenziata, riduciamo la produzione e alla fine paghiamo di più? C'è qualcosa che non funziona. Tenuto conto che nella metà bassa dell'Italia le collusioni fra le immondizie e la mafia sono alte, credo che qualche riflessione su questo tema debba essere fatta; non è un caso che l'unico caso in cui dei politici valdostani sono stati condannati per questioni legate alla mal gestione dei fondi pubblici è stato su un appalto del compattatore di Brissogne. Lo stesso discorso si può fare sull'acqua, tutta questa modificazione della gestione delle acque ha avuto un rallentamento negli ultimi tempi grazie ad interventi forti dentro e fuori da questo Consiglio, però ci stiamo avviando nella stessa direzione. Sull'acqua - che è stato un bene sempre di proprietà dei Valdostani, uno dei punti forti dell'autonomia della Regione, tanto che ne abbiamo fatto uno degli elementi essenziali del nostro Statuto nella proposta del CLN che era superiore a quello che siamo poi riusciti ad ottenere - andremo a vedere che arriveranno i privati a gestire probabilmente mettendosi d'accordo, magari con partecipazioni con amministratori che ritrovi in vari consigli di amministrazione e alla fine si tradurrà che i Valdostani pagheranno molto di più l'acqua. Diventare una Regione moderna significa tagliare le tasse, ma tagliare anche queste tasse indirette, diventando più efficienti. Non si possono fare delle leggi così complicate come quelle che ho visto ultimamente fare sui rifiuti, non hanno senso, vuol dire che non si sa cosa si vuole fare! Una legge dovrebbe essere di pochissime righe, una pagina o due, il resto dovrebbe essere regolamentato, ma questo può essere fatto se uno sa cosa vuol fare. Se uno fa soltanto l'amministratore della propria struttura senza sapere dove va a finire, fa queste cose, i codicilli dei codicilli, date l'impressione ogni tanto soprattutto lei, Assessore all'ambiente, di essere un bravissimo manutentore della nave, di quelli che il motore basta che faccia un minimo rumorino e sanno già dove intervenire e modificare quel bullone e il motore funziona perfettamente. Il problema è che è una nave che non ha il timoniere, non sapete dove mandarla questa nave! Vogliamo fare una politica delle entrate intelligente? Facciamo una politica di riduzione più possibile dei costi che gravano sulla popolazione cosicché la popolazione abbia la massima disponibilità di soldi per poter investire secondo la propria intelligenza ed è così che si prenderà i rischi, ma anche la soddisfazione di riuscire.

Vi è un'eccezione a questo ragionamento: il Casinò di Saint-Vincent, lo dite voi dicendo: "siamo scesi dal 65 al 62", siamo scesi a molto di meno perché non si tiene conto che poi gli rigiriamo un sacco di soldi a vario titolo: ricapitalizzazione per svalutazione del capitale, articolo 12, articolo 14... e con un disciplinare che non potrebbe modificare una legge si sta tentando di modificare talmente tanto le aliquote, per cui non solo si dà atto a sanatoria che ormai bisogna pagare tali entrate molto di più di quanto non si facesse prima, ma che in futuro ci dobbiamo aspettare sempre meno entrate dal casinò. L'entrata zero non è così lontana e forse interventi più seri sul Casinò bisognerebbe farli, perché è stato per molti anni un elemento essenziale del bilancio regionale, oggi è del tutto marginale, diventerà quasi trascurabile, ma rimane un elemento importante. Non so quali siano le soluzioni, non è una situazione facile perché abbiamo, a fronte di questa situazione locale, anche una situazione nazionale cambiata; molti anni fa non c'erano le "slot machines" nei bar, non c'era il gratta e vinci, c'erano meno casinò in Svizzera, quindi il mercato è più complesso. Come tutte le società che si trovano ad affrontare delle difficoltà, quello è il momento per tirare fuori le capacità e riuscire a fare uno scatto in avanti, si dice che "non tutto il male viene per nuocere". Credo che fenomeni come quelli della Cina o dell'India, questi grandi "competitors" internazionali siano un grande stimolo per le società italiane per essere competitive e molte società italiane sono riuscite ad essere competitive anche di fronte all'euro forte e a una serie di difficoltà. Noi sembriamo invece in preda al destino, tutto ciò che cambia: "oh Signiur dove andiamo a finire", invece credo che si debba sfruttare questa cosa per andare avanti e non per rinunciare al proprio ruolo.

Vi sono poi alcuni dati che continuano a dimenticarsi nel bilancio, lo avevamo evidenziato lo scorso anno, lo ritroviamo quest'anno. La "CVA" continua a tenersi soldi nel suo tesoretto, ormai credo che superino i 450 milioni di euro; la politica dei dividendi è una politica che è stata segnalata dall'Assessore, ma non si capisce come mai quel tesoretto debba rimanere là dentro e a cosa serva. Se è per fare squadra, se è per fare investimenti, sono d'accordo che rimanga lì, ma che ci si dica. Si vogliono comprare le centrali idroelettriche del Piemonte, di Bergamo, della Svizzera, della Slovenia? Va benissimo, ditecelo! Abbiamo perso il treno del collegamento con l'"Amga" di Genova e la "Emme" Torino che hanno costituito un grosso polo dell'energia, non abbiamo neanche saputo utilizzare di quella fusione con nostre trattative la possibilità di acquisire le centrali idroelettriche piemontesi; vogliamo essere degli isolati. Vuol dire che qui non c'è politica industriale da parte di "CVA", ma non c'è neanche politica da parte dell'Amministrazione regionale! Vogliamo dare un obiettivo alla "CVA", o l'obiettivo è solo di farsi propaganda elettorale spacciando ai Valdostani che gli ridurremo la bolletta del 10%, che significa 5 euro a bimestre quando va bene? Un'elemosina di 5 euro a bimestre per la propaganda elettorale di qualcuno? Oppure "CVA" può diventare un grande motore di sviluppo della Valle, anche facendo investimenti all'estero? È il nostro oro nero l'industria idroelettrica, i proventi del nostro oro nero possono essere investiti. Il nostro oro nero a Dubai per esempio con i soldi dell'oro nero non solo hanno fatto un grande sviluppo del proprio territorio, ma si stanno comprando una banca in Inghilterra, piuttosto che una catena di negozi in America e via dicendo. Non dico di fare quel tipo di politica, ma che "CVA" sappia porsi come elemento trainante di un'aggregazione di cui la Valle d'Aosta debba essere l'azionista di maggioranza, di società idroelettriche credo che potrebbe essere una cosa intelligente. Se si vede che ciò non è possibile, bisogna che i proventi a "CVA" siano trasferiti alla Regione perché ci faccia altre cose. Siamo arrivati a livelli per cui con i soldi di "CVA" ci potremmo pagare da soli il Traforo ferroviario Aosta/Martigny, siamo intorno ai 500 milioni di euro, 700 milioni di euro è la capacità di indebitamento della Regione e siamo a 1,2 miliardi di euro, diciamo oggi "cash"... il costo dell'opera siamo a circa 3 miliardi di euro, forse qualcosa meno, ma la cifra è quella che è stata spesa per fare il Lötschberg, che è un tunnel simile a quello da Aosta a Martigny. Sarebbe un'opera propagandata da più maggioranze come un'opera importantissima, che ci collegherebbe all'Europa, che ci darebbe un enorme sbocco dal punto di vista commerciale e dei collegamenti, dal punto di vista turistico, dal punto di vista di quasi tutte le attività economiche, che diventerebbe un grande motore di sviluppo dell'economia nella costruzione, perché significa appalti e lavori per centinaia di milioni all'anno, poi sarebbe uno sviluppo per l'economia successivamente. Si è visto nella costruzione del Lötschberg che durante i lavori di costruzione i 2 Cantoni di Berna e del Vallese hanno avuto un aumento del 2,3% del PIL grazie solo ai lavori e oggi stanno incassando l'aumento di produttività grazie a questo. Ce lo potremmo pagare da soli, poi è chiaro che bisognerà chiedere i soldi allo Stato, all'Europa, alle banche, ma ce la potremmo fare. Vogliamo utilizzare questi soldi per fare l'elemosina pre-elettorale ai Valdostani o vogliamo utilizzarli per fare dei grandi piani? Mi si dice poi: "non vogliamo fare la ferrovia, vogliamo fare altre cose". Benissimo, ma discutiamo in termini di investimenti. Quei dividendi che sono frutto di scelte fatte in questo Consiglio da gente che aveva una visione di lungo periodo, come Mafrica e Dino Viérin, oggi sono in mano ad un piccolo numero di persone, forse una persona sola che se li gestisce senza rendere conto a tale Assemblea. Credo che rivedere o scelte politiche chiare e condivise con questo Consiglio, o almeno il passaggio dei dividendi all'Amministrazione regionale non sarebbe male.

Una serie poi di osservazioni rapide dal punto di vista specifico di alcuni settori. Quando si affrontano le spese per settore, vediamo che nella sicurezza sociale e sanità si fanno delle elencazioni di cose storiche. Ormai è come dire: "il primo dell'anno si fa pranzo". Progettazione della residenza sanitaria assistenziale nella città di Aosta, Regione Gotrau: questo è un progetto che va avanti da anni, è un progetto che non sta in piedi perché, essendo su una collina che è asprissima e verticale, costa una follia e non risponde alle esigenze, è da cambiare e non potete continuare a scrivere che bisogna fare la progettazione, o lo realizzate domani mattina, oppure cambiate progetto! Non sta in piedi neppure la conclusione delle opere afferenti il cantiere in corso della Radioterapia, grazie di averlo detto! La Radioterapia... "Progetto Limacher"... doveva essere finito nel 2004, siamo alla fine del 2007 non è finito, stanziamo altri soldi per un progetto che è stato modificato, vorrei sapere se si sono pagate delle penali dalle imprese che si sono trovati i progetti modificati più volte: questa è la dimostrazione che nella sanità si va avanti con i cantieri aperti ma, come dicevo prima dell'agricoltura, è interessante la sanità, la salute dei cittadini o mantenere le piccole imprese valdostane che con i cantieri aperti si fanno i soldi? L'impressione è che non badiate alla salute dei cittadini, ma che ogni anno vi siano per i cantieri un po' di soldi. Mi sembra che siate succubi della "lobby" degli impresari, forse perché hanno consenso politico e voi pensate che vi trasferiranno dei voti prossimamente. Sul digitale terrestre abbiamo già detto e non intervengo ulteriormente, ma dimenticavo sempre sui servizi sociali le provvidenze a favore degli invalidi civili sono determinate in quasi 23 milioni, è un dato positivo, così come 27 milioni il Fondo per le politiche sociali. Devo dire però che sia un sistema in cui dobbiamo intervenire in modo diverso, ossia la legge n. 19, quindi gli aiuti alla povertà, agli invalidi che non riescono a trovare lavoro, non possono essere gestiti con una legge che ancora oggi prevede poco più di 430 euro come minimo vitale. Vi sfido a vivere un mese con 430 euro, credo che si debba passare a 600 e una parte degli emendamenti che presento vanno a rimpinguare questi fondi per consentire alla Giunta di aumentare il minimo vitale.

Sono sconvolto ed è quasi fastidioso il dover constatare come a parole si difenda la scuola, nella pratica non si faccia nulla per la scuola. Mi dispiace, Assessore Viérin, ma un po' le dobbiamo "tirare le orecchie". Qui ci sono investimenti per 27 milioni per musei e beni culturali e ambientali, non so se ci sono dentro anche i soldi per il Forte di Bard e 7 milioni per investimenti in strutture scolastiche? Neanche 1/4 di investimenti per le strutture scolastiche rispetto ai musei? Abbiamo una carenza grave dal punto di vista delle strutture che lei ha evidenziato con il comitato che ha messo in piedi, chiederei che si vadano a fare una serie di riflessioni, la formazione è una delle emergenze della nostra Regione perché mancano le strutture, il caso dell'IPR è stato particolarmente evidente.

Due questioni sui trasporti e un finalino sulla "Cogne". I problemi del trasporto, Assessore Pastoret, sono evidenziati dalla relazione dell'Assessore Marguerettaz, si parla del trasporto pubblico di linea e gli si danno 22 milioni... il "Corrado Gex" e gli si danno 24 milioni. A parte il fatto che 24 milioni per un aeroporto che movimenterà qualche migliaio...

Presidente - ... le concedo i minuti del secondo intervento...

Sandri (PD) - ... ho finito solo due battute... 24 milioni per l'aeroporto dove viaggiano poche migliaia di persone e 22 milioni per il trasporto di linea sugli autobus, che è un servizio per molte più persone, forse bisognerà riflettere su dove vanno i soldi. Si parla di impianti a fune, automezzi non inquinanti, ma non si parla di ferrovia. È giusto che la ferrovia sia finanziata dallo Stato, ma è giusto che la Regione cominci a pensare ad investirci dei soldi.

Infine, 2 questioni dal punto di vista formale: mi dispiace che l'"Institut agricole" e l'Istituto alberghiero siano messi uno in Agricoltura e l'altro nel Turismo, sono 2 strutture scolastiche che dovrebbero essere ricondotte sotto il controllo dell'Assessorato della cultura. Chiudo l'intervento ringraziando l'Assessore per la sua parte finale, è stato preciso. Quando parla sollevando continuamente dubbi su fantomatiche politiche clientelari, provvedimenti "ad personam... excusatio non petita accusatio manifesta". Grazie, Assessore.

Presidente - La parola al Consigliere Vicquéry.

Vicquéry (UV) - Smentendo la prassi consolidata secondo la quale il Capogruppo della forza di maggioranza relativa parla per ultimo, intervengo citando dati che sono inconfutabili, anche se l'intervento del collega Lattanzi parrebbe dimostrare il contrario. Mi riferisco ai dati storici della Banca d'Italia che fotografa annualmente l'economia della Valle d'Aosta e che dice alcune cose importanti, che dimostrano inequivocabilmente che la Valle d'Aosta è ancora una Regione dove si sta bene, anche se non è più forse l'isola felice di alcuni anni fa, ma sono dati su cui vorrei confrontarmi non solo in sede di bilancio di previsione, ma in tutte le sedi di nostra competenza.

Parlando di attività produttive parliamo di economia reale, collega Lattanzi. Velocemente, l'agricoltura nel triennio 2003-2005, il valore aggiunto del settore primario valdostano è diminuito al tasso medio annuo del 4,6%, vi ha influito il calo registrato nel comparto zootecnico, con conseguente riduzione della produzione del latte (-3,6%), per contro è proseguito l'incremento del numero di fontine marchiate "DOP" (3,6%). Diminuiscono le aziende, aumentano comunque i capi bovini ed è un settore, rispetto ad altre situazioni di montagna, dove si può affermare che si sta ancora producendo, l'attività agricola esiste ancora, anche se va monitorata con attenzione, perché il cambio generazionale porterà problemi di assetto del comparto, su cui dovremo intervenire.

Rispetto all'industria, la Banca d'Italia dice che nel 2006 la congiuntura del settore industriale è migliorata dopo la contrazione del valore aggiunto nell'anno precedente di 0,7%. Il fatturato a prezzi correnti delle imprese del campione della Banca d'Italia è cresciuto del 12,3%, valore superiore a quello registrato nel 2005, vi ha contribuito soprattutto il comparto siderurgico, la "Cogne", che è da anni al centro dell'attenzione delle politiche industriali, i cui risultati sono tangibili con un aumento del 12,3%, assolutamente positivo. Il saldo fra imprese con ordini in aumento e in diminuzione è tornato positivo ed è cresciuta la durata del portafoglio ordini.

Rispetto al settore delle costruzioni, questa fotografia della Banca d'Italia ci dice che dopo la crescita del 5,8% del valore aggiunto registrato nell'anno precedente, nel 2006 è proseguito l'andamento positivo del settore delle costruzioni. Secondo i risultati delle indagini condotte dalla Banca d'Italia su un campione di imprese edili regionali, il valore della produzione è aumentato in media dell'11,6% in termini nominali, rispetto al 14,6% del 2005 e la crescita ha interessato sia il comparto dell'edilizia privata, sia quello delle opere pubbliche. Rispetto all'edilizia privata va fatta una riflessione attenta. Personalmente ritengo che alcune politiche degli enti locali di espansione esagerata della seconda casa sia una politica da contenere ed è questa la politica che sta cercando di fare l'Amministrazione regionale nel pieno rispetto dell'autonomia degli enti locali.

Nel settore dei servizi nel 2005 il valore aggiunto del settore era calato dell'1,3% per effetto della contrazione registrata nel comparto che include il commercio, gli alberghi e i trasporti e comunicazioni, nel 2006 sono emersi segnali diffusi di ripresa dell'attività e, secondo l'indagine svolta dalla Banca d'Italia, il fatturato in termini nominali è cresciuto del 4,1%. Nello specifico il commercio registra un ulteriore calo del numero di imprese attive, a cui si è associata una sostanziale stabilità della grande distribuzione e su questo aspetto chiederei attenzione da parte nostra, ma anche da parte di chi gestirà le politiche nella prossima legislatura, perché, secondo le valutazioni dell'"Antitrust", la Valle d'Aosta si colloca nel gruppo di Regioni caratterizzate da un maggior grado di liberalizzazione. Vi si associava nel 2005 una densità della grande distribuzione misurata dalle superfici di vendita ogni 1.000 abitanti pari a 475 metri quadri, a fronte di una media nazionale di 257; rispetto al 2000, era cresciuto di 51 metri quadri: questo sta a dimostrare che la grande distribuzione è in rapporto agli abitanti il doppio della media nazionale. Una riflessione va fatta a mio parere nella logica classica del commercio, della domanda e dell'offerta, la grande distribuzione va stoppata e va rilanciata con forza una politica di ripresa del piccolo commercio. Su questo fronte, come dimostrano i dati, vi è sicuramente una moria diffusa soprattutto nelle valli laterali e questo dato ci è stato confermato nelle audizioni in II Commissione da parte dei rappresentanti delle associazioni di categoria, che però pare che stiano sottovalutando il problema e sottovalutano l'importanza di un commercio di prossimità, perché se questo tipo di commercio sparisce nelle valli laterali, questo favorirà gradualmente uno spopolamento della montagna che è uno dei nostri grandi problemi, assieme alla denatalità.

Nel settore dei trasporti i dati ci dicono che nel 2006 il fatturato delle principali imprese valdostane è cresciuto del 4,6% rispetto all'anno precedente e nel 2006 nel settore degli impianti di risalita la realizzazione di nuovi impianti ha sospinto la spesa per investimenti nel comparto cresciuto a tassi elevati. Investimenti milionari che però hanno portato la Valle a un livello di eccellenza sia rispetto alle Regioni confinanti, la Regione Piemonte in seguito alle Olimpiadi ha contribuito notevolmente alla ristrutturazione del settore, ma soprattutto rispetto all'estero: questo comporta dei costi di gestione, ma il tema dell'investimento sugli impianti di risalita e sulle politiche del turismo della neve è un tema centrale delle politiche della Regione. Legandomi a questo, nel turismo in generale, l'incremento dei giorni di presenza di turisti stranieri è riconducibile principalmente ai Russi, agli Spagnoli, agli Statunitensi e ai Francesi; le presenze dei turisti inglesi, che rappresentano 1/3 del totale degli stranieri, sono aumentate a tassi più contenuti. C'è un aumento notevole del turismo straniero e questo la dice lunga della bontà delle operazioni di promozione che l'Amministrazione fa in tale settore. Da molte parti si contesta l'utilità degli interventi "spot" considerando come tali anche quelli dell'Amministrazione regionale, a livello centrale si contesta il fatto che ogni Regione, o ogni AIAT, o ogni Comune fa della promozione per conto suo. Un fondo di verità c'è, ma non c'è dubbio che la Regione deve fare promozione per conto suo, altrimenti sarebbe tagliata fuori dai mercati internazionali. Sempre i dati della Banca d'Italia ci dicono che nel 2006 a valere sui fondi costituiti ai sensi della legge regionale n. 19, per rispondere a quanto diceva prima il collega Sandri sono stati erogati finanziamenti a tasso agevolato e contributi a fondo perduto per circa 16 milioni di euro, valore simile a quello dell'anno precedente, che hanno consentito la creazione di oltre 200 posti letto. Questo è un fenomeno da monitorare anche, è incontestabile che nella realtà turistica della Valle i grandi alberghi non possono sopravvivere con una durata media di apertura che supera di poco i 100 giorni, ma è incontestabile che la politica che la Regione sta facendo con la legge n. 19 è inequivocabile: 200 posti letto in più che sono a disposizione dei turisti italiani e stranieri 365 giorni all'anno. Per anni ci siamo detti che dobbiamo copiare il sistema turistico trentino, non riusciamo a farlo in termini di apertura, perché il sistema turistico dell'Alto Adige ha una presenza della popolazione di origine germanica molto forte che prolunga le stagioni invernali ed estive rispetto alla nostra che non può decollare rispetto a questa clientela, ma ci stiamo avvicinando alla loro esperienza, fatta di politiche gestionali a livello familiare, per cui mi spiace prendere atto che siano contestate queste politiche, che sono quelle per la difesa della montagna. Sono tali piccoli interventi che non sono contributi a pioggia, ma che permettono ad un nucleo familiare di sopravvivere, si parla di reddito mediamente basso, ma sufficiente per - assieme alla logica della multi-imprenditorialità tipica delle nostre popolazioni di montagna - vivere in un piccolo paese di montagna non sempre turistico.

Rispetto ad un altro settore finanziario, gli scambi con l'estero, ma legato alle politiche turistiche, l'ISTAT ci dice che nel 2006 il valore delle esportazioni regionali è aumentato a prezzi correnti del 19,4%, valore superiore a quello registrato nell'anno precedente e a quello nazionale: questo è legato anche all'accelerazione delle vendite... al settore metalli e prodotti in metallo... legato al settore siderurgico.

Politiche del lavoro: anche questi sono dati interessanti, nel 2006 il tasso di disoccupazione in Valle, uno dei più bassi fra le Regioni d'Italia, è sceso al 3%, 2/10 di punti in meno rispetto all'anno precedente. Rispetto agli ammortizzatori sociali in base ai dati dell'INPS 2006, le ore autorizzate di cassa integrazione guadagni sono aumentate di ben il 22,8%, mentre erano diminuite del 4,7% nel 2005; l'incremento è stato determinato dall'intervento a favore del comparto meccanico, l'industria nella bassa valle, e gli iscritti nelle liste di mobilità sono diminuiti nel 2006 del 12% rispetto all'anno precedente... luci ed ombre... sono dati significativi rispetto ad un settore industriale che è da monitorare con attenzione e che necessita di interventi, non c'è dubbio, ma vi tornerò dopo, che l'intervento sull'IRAP e l'intervento sulla legge regionale n. 6 possono contribuire al mantenimento con molta difficoltà delle politiche industriali in valle. Sostengo che non si può pensare che la Regione possa vivere solo di turismo, di agricoltura, di terziario; sostengo da sempre, anche nel rispetto di coloro che ritengono l'attività industriale non conforme alla geomorfologia della valle, che l'attività industriale sia indispensabile non solo per il PIL, ma per la ricchezza della Valle, che viene poi a tradursi nel nostro bilancio regionale.

Alcuni dati ancora rispetto al finanziamento dell'economia. In II Commissione è stato posto all'attenzione il problema dei mutui, dell'indebitamento delle famiglie, delle difficoltà finanziarie, soprattutto il rappresentante della "Finaosta" ci ha evidenziato queste tematiche, che stanno diventando sempre più importanti. Con riferimento alle famiglie consumatrici, secondo l'ISTAT nel 2006, i prestiti alle famiglie valdostane sono aumentati a ritmi elevati del 16,3% rispetto al 14% del 2005, nonostante il rialzo dei tassi di interesse, è proseguita l'espansione dei mutui per l'acquisto di abitazioni del 17%, per cui c'è un fenomeno particolare: aumentano le richieste di mutui per la prima abitazione e aumenta l'indebitamento. È un dato tutto valdostano, che, da un lato, ci fa onore perché significa che le politiche regionali e principalmente del Comune di Aosta sono in grado di dare le risposte in termini di edilizia abitativa, non vi sono più gli elenchi di alcuni anni fa, vi sono le risposte abbastanza celeri, per cui il rapporto domanda-offerta è congruo; aumenta nel contempo l'indebitamento e su questo settore va fatta molta attenzione, perché il piccolo indebitamento di tutti i giorni porta a situazioni di crisi che sono state evidenziate anche nel rapporto sulla povertà elaborato dall'Assessorato della sanità. Ora tutto si può dire, tranne che manchino i dati, il rapporto sulla povertà che alcuni di voi hanno citato è un documento serio, incontestabile che non nasconde la verità, ma non dobbiamo neppure drammatizzare. Dobbiamo porci in termini di amministratori in senso positivo, cercando di dare delle risposte positive ed è questo che cerca di fare tale legge finanziaria con risposte a nostro parere più che soddisfacenti. Ho già citato e citerò alcuni dei punti principali della legge finanziaria, che a mio parere meritano attenzione rispetto ad altri.

Rispetto allo sviluppo economico, la riduzione di 1 punto percentuale dell'IRAP alle aziende virtuose significa molto: significa una minore imposta del 25%, significa poter tentare il rilancio delle piccole e medie aziende.

Rispetto agli enti locali, siamo in una situazione assolutamente privilegiata, è vero che abbiamo competenza primaria, è vero che da sempre abbiamo una lunga tradizione di autonomia, è anche vero che annualmente con il metodo adottato di trasferire agli enti locali il 95% del finanziamento dell'IRPEF destiniamo sempre più fondi a loro disposizione; quest'anno 16 milioni in più rispetto al 2007.

Nel programma di legislatura abbiamo parlato di revisione della legge n. 54, è un argomento "à la une", sicuramente dobbiamo mettere in atto le politiche di federalismo regionale e locale con più decisione rispetto a quanto fatto finora. È un processo lento e graduale, quali sono le funzioni che deve mantenere la Regione e quali quelle che devono essere trasferite; ricordo che la legge regionale istitutiva, n. 1, diceva che i requisiti dovevano essere 2: razionalizzare il sistema e risparmiare e la difficoltà applicativa è di mettere assieme questi 2 concetti.

Rispetto alle politiche sociali, la risposta del bilancio è chiara, c'è una priorità alla sanità e alle politiche sociali con lo stanziamento di 262 milioni di euro di risorse finanziarie solo per parte corrente con un aumento del 6% rispetto al 2007, mentre il Fondo per le politiche sociali viene aumentato di 2 milioni con un aumento di 88 milioni nel triennio. Sono risposte, dal punto di vista dell'indirizzo politico, chiare e inequivocabili: siamo la Regione che stanzia di più in termini percentuali sulle politiche sociali e continuiamo su questa strada perché non vi è soluzione alternativa rispetto all'invecchiamento della popolazione e ai problemi delle giovani coppie che decidono, come si usa dire, di farsi una famiglia. Dobbiamo intervenire di più e forse meglio, cercando di finalizzare le risorse in modo più puntuale laddove ci sono i bisogni. La legge finanziaria dà anche delle risposte serie alle strutture per le persone anziane ed inabili, un incremento significativo nel settore della costruzione delle strutture socio-sanitarie territoriali, continuando la politica di decentralizzazione delle strutture nel territorio, che è un fiore all'occhiello delle politiche sanitarie. Non torno su questo argomento di chi prevedeva di riconvertire l'attuale struttura ospedaliera in un'enorme struttura destinata ad anziani, perché ritengo che questa fosse una semplice battuta, tipica di confronti in campagna elettorale, ma che non avesse nessun costrutto serio. Le politiche di decentralizzazione danno risposte ai nostri vecchietti che vivono vicino alla loro casa di origine e hanno il piacere di incontrare i loro amici sopravvissuti all'anzianità e di parlare con loro almeno qualche momento della loro giornata. Vi è un'iniziativa interessante che riguarda l'avvio di un percorso finalizzato alla stabilizzazione del personale precario in ambito sanitario, che è da rimarcare in termini di risoluzione di uno dei settori del precariato.

Rispetto alle politiche per il lavoro, la legge finanziaria garantisce le risorse necessarie per l'attuazione del Piano triennale degli interventi delle politiche del lavoro, che è stato un grosso sforzo dell'Amministrazione regionale e che non ha ancora visto l'applicazione nel merito, perché le politiche del lavoro sono per definizione politiche complesse, i cui risultati si verificano negli anni. Una grossa attenzione ai programmi comunitari e una grossa attenzione alle misure per il contenimento della spesa per il personale regionale.

Ho citato prima i dati della Banca d'Italia per settori, ritorno sul settore dell'agricoltura perché, a fronte di quei dati, la risposta dell'Amministrazione regionale è di stanziare l'approvazione del Piano di sviluppo rurale che fa parte di questa legge per un importo nel 2008 di 17 milioni di euro e nel 2009 di 57 milioni di euro, così come nel 2010, rispetto al sessennio appena trascorso che ha visto un investimento di 40,5 milioni di euro. Sono tutti fondi di puro investimento. Si può poi discutere, ma non vi è ombra di dubbio che è sufficiente girare le valli per rendersi conto di quanto sia stato fatto e si stia facendo in materia di consorzi di irrigazione, di gestione del territorio, di infrastrutturazione di un settore che è debole e che necessita di interventi pubblici, che siano interventi dell'Amministrazione regionale o cofinanziati da parte dello Stato. Questo è un tema importante, devo dire che assieme al collega Marco Viérin all'interno dell'APF siamo stati incaricati di sviluppare tale settore, perché è una tematica quella del sostegno all'agricoltura che è all'attenzione non solo delle politiche regionali e nazionali, ma a livello europeo e mondiale, perché sul settore dell'agricoltura, che per definizione è quello che produce il bene primario, gira tutta l'economia, dal commercio estero a quant'altro.

Un'attenzione particolare è stata riservata al completamento della sperimentazione della televisione digitale, è sufficiente leggere il giornale di ieri per renderci conto che altre Regioni stanno cercando di seguirci su questa strada, perché è il futuro del sistema radiotelevisivo, per non dire il presente in Valle d'Aosta.

L'avvio sperimentale del Progetto "Valle d'Aosta sicura"... questo voglio citarlo perché in una società intrisa di violenza e di preoccupazione la nostra Regione può diventare sì un "petit bijou", una piccola Regione in cui forse saremo controllati troppo da telecamere ovunque, ma sicuramente potremo cercare di diminuire tale microdelinquenza, che è cresciuta enormemente in questi ultimi anni. La gente anche nelle vallate chiude le porte a chiave, cosa che non succedeva fino ad alcuni anni fa, perché si era sicuri di rientrare a casa senza che nessuno l'avesse svaligiata. Questo progetto tenta di dare delle risposte a tali problematiche che fino ad alcuni anni fa in Valle d'Aosta non esistevano.

Rispetto alle politiche scolastiche, va ricordato il Piano straordinario di edilizia scolastica, molto pregevole, che risolve definitivamente il problema delle competenze fra strutture a livello comunale e strutture a livello regionale, dà una risposta alla nuova normativa in materia di edifici scolastici facendo sì che i nostri ragazzi continuino a studiare in strutture a norma rispetto alla nuova legislazione, "in primis" la legislazione antisismica.

Vi è poi un settore nell'ambito della qualità della vita, che è quello del rifinanziamento della legge regionale n. 18/2007, che prevede incentivi per il rinnovo tecnologico del parco auto e moto. Mi pare un intervento molto importante, le notizie dei giornali di oggi ci dicono che ieri pare in Commissione bilancio anche lo Stato si sia determinato a rifinanziare la legge, rendendosi conto che nell'anno che sta per terminare c'è stato un abbattimento del 40% delle emissioni di anidride carbonica solo limitato a tale intervento del rinnovo tecnologico del parco auto; questa è una fetta importante del bilancio regionale, che dà la possibilità di andare nella logica della promozione della qualità della vita.

Nell'ambito di settori specifici di promozione sociale ricordo gli interventi in favore dell'Associazione del Forte di Bard, del Museo di risorse di scienze naturali di Saint-Pierre, che diventerà a lavoro ultimato un piccolo gioiello da esportare, nonché l'ultima azione del Parco archeologico di Saint-Martin de Corléans, una struttura che è unica al mondo.

Abbiamo poi il settore dei fondi globali, dove ritengo che gli impegni che la Giunta sta prendendo siano enormi, perché in 5 mesi di attività effettiva andremo ad approvare una ventina di leggi regionali, che vanno dalla centrale unica per le chiamate di soccorso alle disposizioni in materia di telelavoro, alle disposizioni in materia di tasse auto, agli interventi finanziari agli enti locali per gli oneri accessori conseguenti all'acquisizione di beni immobili, interventi a favore dell'imprenditoria giovanile, misure a sostegno dei lavoratori economicamente indipendenti e discontinui, Consiglieri di parità, interventi per lo sviluppo dello sci nordico, interventi per le attività turistico-ricettive e commerciali, istituzione di un organismo privato destinato alla gestione delle candidature delle località valdostane per l'organizzazione di manifestazioni sportive internazionali, nuova disciplina in materia di organizzazione turistica, disciplina degli aiuti nel settore forestale, disposizioni regionali applicative sul servizio idrico integrato, disposizioni di riordino in materia di edilizia residenziale e quant'altro. Molta "carne al fuoco" di questo Consiglio regionale, sono certo che riusciremo a lavorare per portare a termine tali impegnativi disegni di legge.

Je veux terminer en revenant au programme de législature du Gouvernement régional 2006-2008 voté par ce Conseil en date du 22 février 2006; cela pour répondre à tous ceux qui nous disent que cette Administration n'a pas la capacité d'avoir une ligne directrice précise, qu'on travaille jour par jour... Je conseille mes collègues de relire avec attention le programme voté lors de l'entrée en fonction du "Gouvernement Caveri". Là on avait fait des défis, le chapitre d'une Région autonome au cœur du réseau de la relation politique et institutionnelle nous disait que nous voulons une Vallée d'Aoste renforcée dans son propre ordre juridique, à travers un Statut d'autonomie nouveau et plus moderne à approuver par le Conseil de la Vallée d'Aoste. Merci au travail du Président Ferraris et de tous ceux qui travaillent dans la Commission, nous sommes en train de vous proposer un projet de Statut. Nous sommes convaincus que le Statut doit être voté par ce Conseil, j'espère que toutes les forces politiques, même celles qui ont refusé de travailler avec nous, prennent conscience de l'indispensabilité de travailler sur ce Statut-là. Un deuxième défi c'était l'Europe des Régions, l'Eurorégion. On disait: "consolidation des rapports transfrontaliers en vue notamment de l'institution de la reconnaissance de l'Eurorégion Mont Blanc", chose faite. L'Eurorégion "Alp-Med" est là, nous sommes en train de démarrer pour donner une réponse précise au rôle du Val d'Aoste, qui depuis toujours est, d'un côté, carrefour d'Europe et, de l'autre, risque de rester malheureusement hors de l'Europe, aux marges de l'Europe pour toute une série de raisons, j'y reviendrai après quand je parlerai aussi des politiques des transports.

Troisième défi: loi électorale, 30 Conseillers sur 35 l'ont déjà votée, les résultats sont là pour dire que la loi électorale que nous avons votée, très critiquée de la part de certains partis, ainsi que des référendaires, est une très bonne loi électorale qui est en train d'être reprise de la part des plus grands politiciens d'Italie. C'est une bonne loi régionale, une loi qui donnera des réponses aux instances des citoyens, qui demandent, d'un côté, de connaître ceux qui iront les représenter après les votations et, de l'autre, du sérieux. Nous avons conclu une campagne référendaire lourde qui nous a vu contraposés avec à la fois des attitudes très négatives. J'espère que cette attitude ne va pas se reproposer pour le futur, car, quand si l'on considère les rapports interpersonnels comme la réponse aux problèmes des citoyens valdôtains, on se trompe. Toute une série de référendums sont la conséquence des rapports interpersonnels, ne sont pas la conséquence d'une vision politique claire et alors, si quelqu'un pense de continuer à travailler de cette façon, qu'il continue, mais nous disons fort et clair que nous sommes contraires, nous sommes sérieux et les gens nous demandent d'être sérieux. Le programme de législature donc parlait aussi d'une Région capable de mettre en valeur et de préserver son territoire en tant que moteur de son développement. Je disais avant Vallée d'Aoste carrefour ou Vallée d'Aoste qui risque l'isolement? On est en train d'y répondre. On disait: "nous nous engageons à améliorer la sensibilité dans tous les domaines en finançant prioritairement l'achèvement et l'extension des réseaux technologiques, notamment ceux de nouvelle génération, et l'amélioration des infrastructures de la Région afin de réduire les disparités qui subsistent encore entre les différents secteurs du territoire, en adaptant le réseau routier en premier lieu et le réseau ferroviaire aux "standard" de qualité nécessaires, et j'ajoute l'aéroport. Là aussi on disait qu'il est nécessaire la définition de solutions stratégiques pour le secteur des déchets, soutien du recyclage et évaluation de faisabilité du système de thermovalorisation, définition d'un plan régional pour la qualité de l'air. Nous sommes convaincus qu'on doit se poser ce problème du thermovalorisateur d'une façon là aussi...

(interruption du Conseiller Secrétaire Venturella, hors micro)

... en français on dit incinérateur on peut dire aussi thermovalorisateur, mais quand même le problème, cher collègue Venturella, ce n'est pas la terminologie, le problème c'est la tête. Si la tête des "Verts" est celle de dire: "non", nous avons déjà terminé le débat; si la tête des "Verts" au contraire va changer petit à petit, et là c'est un gros défi, on peut se mettre à la table pour essayer de résoudre les problèmes du Val d'Aoste. Personne a la vérité dans la poche, c'est un vrai grand problème, mais je vous demande de vous mettre autour de la table, sans être à faveur ou contre en principe. Moi aussi j'ai des doutes, nous tous nous avons des doutes, mais nous sommes convaincus que nous risquons que la Région ait les mêmes problèmes de Naples pour des raisons géographiques et historiques. Nous sommes là dans un coin de montagne et nous devons résoudre nous le problème des déchets.

Pour ce qui est de la culture, nous entendons la culture dans un concept global et unitaire qui renferme en soi éducation, formation et patrimoine culturel; elle constitue un cadre d'investissement fortement stratégique on disait. Bien nous sommes en train de valoriser des actions de formation permanente entre autres par le biais de formes de coordination avec l'Agence de l'emploi, l'Université et les autres organismes intéressés. On parlait de perfectionnement des initiatives visant à créer 2 pôles universitaires importants: l'un dans l'ancienne cotonnerie "Brambilla" de Verrès, qui devrait accueillir l'Ecole polytechnique, et l'autre à Aoste dans la Caserne "Testafochi", dont les procédures de transfert au patrimoine régional doivent être définies, comme on disait en 2006: chose faite. J'espère qu'on nous dise: "merci". On disait encore: "adaptation des programmes nationaux de l'école de base aux exigences et aux spécificités de la Vallée d'Aoste en application des prérogatives fixées par les statuts"; là l'Assessorat de l'instruction publique est en train de travailler.

Pour ce qui est du chapitre des politiques de l'emploi et du développement, on parlait d'un plan extraordinaire pour l'emploi en Vallée d'Aoste: chose faite; on parlait de la révision de la loi sur l'"IVAT", chose faite; on parlait de la révision des accords de programme de la zone "ex Cogne" compte tenu de ses nouvelles fonctions, chose faite.

On parlait du problème du Casino et je peux dire chose presque faite. Le Casino est un problème qui nous tracasse depuis une vingtaine d'années, mais je suis convaincu que nous sommes en train d'aller vers la bonne direction. Il y a un nouveau climat au Casino, on a compris finalement qu'il faut collaborer entre institutions, syndicats et organes d'administration du Casino.

On parlait aussi du renforcement de la politique régionale en matière d'énergies alternatives et de production énergétique hydroélectrique notamment en favorisant les initiatives tarifaires au profit des Valdôtains. L'engagement que le Président de la Région a fait il y a quelques semaines dans cette salle est là pour démontrer qu'on proposera d'ici quelques semaines un projet de loi à ce propos.

Je vais terminer en vous disant deux mots au regard du chapitre du bien-être des citoyens. J'ai dit santé et, quand on parle de santé, on parle d'Hôpital, là aussi "il dado è tratto". Nous avons pris acte avec satisfaction du fait que la nouvelle dirigence du "Parti Démocrate" en Vallée d'Aoste a compris le problème et a signé avec les forces de majorité à la Commune d'Aoste un document très important, où on reconnaît le travail qui a été fait et on travaille davantage. Le problème de l'Hôpital donc il faut le résoudre et il faut continuer dans les politiques qu'on a menées dans les dernières années.

Je vais terminer en laissant à côté d'autres thèmes que je voulais toucher, en disant merci à ceux qui nous ont proposé ce budget. C'est un programme de fin législature qui démontre que, malgré les problèmes que cette législature a passés, nous avons fait quelque chose de positif et proposé des investissements d'envergure et de haut niveau, qui vont engendrer aussi ceux qui viendront après nous. Pour nous il est suffisant de dire que nous sommes tranquilles, que nous sommes là pour dire que les Conseillers régionaux doivent être toujours à disposition des Valdôtains.

Président - Merci, collègue Vicquéry. La séance est suspendue et le Conseil reprendra à 15 heures 30.

La séance est levée.

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La séance se termine à 12 heures 58.