Oggetto del Consiglio n. 3114 del 21 novembre 2007 - Resoconto
OGGETTO N. 3114/XII - Interrogazioni: "Cause della riduzione della portata d'acqua della Dora Baltea e dei suoi affluenti; criteri dei calcoli di portata del deflusso minimo vitale dei nostri corsi d'acqua".
Interrogazione
Constatato che il bacino di Place Moulin è ai massimi livelli di invaso e che, al contrario, i rilievi idrometrici della Dora presentano valori molto bassi, giungendo in più punti a meno di 10 centimetri;
Ricordato che l'allegato G del Piano Territoriale delle Acque prevede tre criteri per determinare il deflusso minimo vitale, di cui i primi due in linea con i parametri proposti dalle principali Università e adottati anche da altre Regioni italiane, mentre il terzo, non ha né referenze scientifiche, né sono conosciute sue adozioni da parte di altri enti pubblici;
Evidenziato che la Dora Baltea a Champdepraz si riferisce ad un bacino idrografico di circa 2500 km², con una portata media di 73 m³ al secondo, e che quindi il deflusso minimo vitale dovrebbe andare dai quasi 13m³ al secondo del primo criterio, agli 8 m³ al secondo, in base al criterio n. 2 e ai criteri del Politecnico di Milano, sino ad un minimo di 5 m³ al secondo in base ai criteri della Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen, mentre in base al criterio 3 ex allegato G del PTA il deflusso minimo vitale è da calcolarsi a poco più di 1,5 m³ al secondo;
Sottolineato che in questa stagione, con le attuali temperature, naturalmente la Dora Baltea e i suoi principali affluenti dovrebbero essere spumeggianti di abbondante acqua di fusione, mentre il loro aspetto appare francamente demoralizzante;
Tenuto conto che ai fini di un benessere dei nostri fiumi e dei nostri torrenti il deflusso minimo vitale dovrebbe essere sufficiente per garantire l'ittiofauna, ed in particolare la buona salute della trota marmorata, garantendo quella continuità idraulica indispensabile a garantire le funzioni vitali degli individui giovani e adulti, e per l'indispensabile diluizione degli scarichi fognari civili ed industriali;
Segnalata inoltre la necessità che il deflusso minimo vitale garantisca gradevoli caratteristiche paesaggistiche e condizioni per la pratica degli sport di fiume, come la canoa, nei tratti identificati come strutturalmente fruibili per tali sport;
i sottoscritti Consiglieri regionali
Interrogano
il Governo regionale per conoscere:
1) le cause di questa generale riduzione delle portate della Dora Baltea e dei suoi affluenti;
2) quali verifiche siano state fatte al fine di valutare la congruità dei differenti metodi di valutazione del deflusso minimo vitale previsti dall'allegato G del PTA, approvato con delibera del Consiglio n. 1788 dell'8 febbraio 2006;
3) quali rilievi siano stati fatti per verificare lo stato di salute del fiume, sia a livello di ittiofauna che di concentrazione degli inquinanti;
4) in quali tratti della Dora siano garantiti deflussi tali da consentire la pratica del rafting e della canoa e durante quali periodi.
F.to: Sandri - Fontana Carmela
Interrogazione
Preso atto del rischio di deficit idrico che potrebbe colpire in un prossimo futuro la nostra regione sia per i cambiamenti climatici in atto sia per alcuni errati interventi umani sulle aste torrentizie e fluviali;
Rilevato che uno dei parametri più efficienti ed efficaci per garantire la tutela dell'ecosistema acquatico e delle condizioni ambientali del corso d'acqua è il deflusso minimo vitale;
Ritenuto opportuno conoscere in modo più approfondito quali procedure e criteri sono alla base dei calcoli di portata del DMV;
il sottoscritto Consigliere regionale
Interroga
l'Assessore competente per sapere:
1) quali e quanti sono i criteri di calcolo per le portate di DMV contenuti nel Piano Tutela delle Acque;
2) quali risultati pratici ha prodotto sugli ecosistemi acquatici e sugli attori economici che intervengono o chiedono di intervenire sulle nostre aste torrentizie e fluviali l'applicazione di questi criteri.
F.to: Venturella
Presidente - La parola all'Assessore al territorio, ambiente e opere pubbliche, Cerise.
Cerise (UV) - Comincerò con questo ultimo quesito. I criteri di calcolo della portata di deflusso minimo vitale sono contenuti nell'allegato G alle norme di attuazione del Piano di tutela delle acque, approvato con la deliberazione del Consiglio regionale dell'8 febbraio 2006.
Sappiamo come il deflusso minimo vitale rappresenti il valore della portata che deve essere rilasciata dalla derivazione per garantire a valle della stessa il raggiungimento degli obiettivi fissati dal piano, costituendo pertanto il fattore di regolamentazione dei prelievi idrici da corso d'acqua superficiale. Il Piano di tutela delle acque definisce le modalità e i criteri di calcolo e di applicazione del minimo deflusso vitale in conformità a quanto stabilito dall'Autorità di bacino del fiume Po e sulla base dei risultati di uno specifico studio - Progetto speciale 2.5 "Azioni per la predisposizione di una normativa riguardante il minimo deflusso vitale negli alvei" del 1998 -, che ha individuato le caratteristiche della portata minima compatibile con il raggiungimento degli obiettivi del decreto legislativo n. 152/1999 in assenza di altri fattori di criticità ambientale. È chiaramente indicato che la fonte del metodo di calcolo delle portate di deflusso minimo vitale è costituito dalla deliberazione n. 7 del marzo 2002 e dalle risultanze del Progetto speciale sopra richiamato. La deliberazione n. 7 del 13 marzo 2002 dell'Autorità di bacino del fiume Po "Adozione degli obiettivi e delle priorità d'intervento ai sensi dell'articolo 44 del decreto legislativo n. 152/1999 e successive modifiche ed aggiornamento del programma di redazione del Piano stralcio di bacino sul bilancio idrico", allegato B "Criteri di regolazione delle portate in alveo", stabilisce specificatamente che spetta alle Regioni, attraverso i propri strumenti regionali di pianificazione, nel rispetto dei criteri predetti stabiliti dall'Autorità di bacino stessa, definire le modalità di determinazione dei fattori per il calcolo delle portate di deflusso minimo vitale, da cui sono nati i 2 primi criteri di calcolo.
Le prescrizioni per la determinazione del minimo deflusso vitale si basano su 3 differenti criteri, a scala di dettaglio crescente, che riprendono il principio assunto in sede di Autorità di bacino del fiume Po relativo alla necessità di una determinazione del deflusso minimo vitale di carattere sempre più sperimentale, quanto più la situazione in cui esso deve essere definito presenta caratteristiche di dettaglio o peculiari, come succede poi nei corsi idrici dove c'è stata una forte alterazione. Il criterio n. 1 ha validità generale e individua il valore "standard" che deve assumere il deflusso minimo vitale, segue strettamente i riferimenti già richiamati e indicati dall'Autorità di bacino sia per quanto riguarda la componente idrologica, sia per quanto riguarda i parametri correttivi. La formula si basa sostanzialmente sulla determinazione di una componente idrologica - i cui dati sono forniti direttamente dal piano stesso - il cui valore viene incrementato attraverso l'applicazione di fattori correttivi predeterminati in funzione delle condizioni morfologiche e naturali dell'alveo ricavate da tabelle definite dal piano. Il criterio n. 2 è riferito espressamente non a definire una portata minima di rilascio in alveo, ma soprattutto a garantire la compatibilità di un prelievo con le condizioni ambientali del corso d'acqua, così che individua i valori di "DMV" a una scala di maggiore dettaglio - normalmente mensile -, utilizzando algoritmi di valutazione delle portate medie mensili e di correzione derivanti dalla valutazione delle condizioni ecosistemiche del corso d'acqua (anch'esse predefinite nel piano). Il criterio n. 3 rappresenta infine il superamento del semplice calcolo del deflusso minimo vitale, in quanto persegue il fine d'individuare un compromesso tra i costi e i benefici - economici, ambientali, sociali... - dell'esercizio di una derivazione in una determinata situazione ambientale e di necessità d'uso; ciò partendo sempre dagli algoritmi visti nei criteri n. 1 e n. 2, ma integrati da approfondimenti sperimentali e sito specifici da condurre in funzione di esigenze o di caratteristiche tipiche di una precisa sezione o tratto di corso d'acqua e che includono, tra l'altro, anche proposte di mitigazione o compensazione dell'esercizio della derivazione stessa. Si tratta di criteri che non hanno ancora trovato applicazione né per le derivazioni esistenti, né per quelle da realizzare.
È stata avviata dopo l'approvazione del Piano una fase di aggiornamento sia dei progetti presentati, ma non ancora istruiti, sia delle derivazioni esistenti. Per i progetti presentati non ancora autorizzati i proponenti devono integrare le valutazioni ambientali con le indagini previsti dal Piano, per determinare i fattori correttivi da applicare per il calcolo del deflusso minimo vitale nella logica del terzo criterio: quello sperimentale. Per le derivazioni esistenti è stata avviata la fase di adeguamento che prevede che siano presentati piani di adeguamento, consententi anch'essi una valutazione sito specifica delle condizioni ambientali del corso d'acqua. Questa fase è previsto nel Piano che si concluda per tutte le derivazioni al 31 dicembre 2008. A titolo di esempio segnalo che la "CVA" ha concordato con gli uffici un vasto programma di monitoraggio e di valutazione delle condizioni ambientali a valle di tutte le prese per l'applicazione del criterio sperimentale. Sono valutazioni molto complesse dal punto di vista scientifico, ricordo che la Valle d'Aosta è l'unica Regione che si è data criteri di calcolo del deflusso minimo vitale strettamente correlati con le condizioni ambientali e non solo con quelle idrauliche del corso d'acqua...
(interruzione del Consigliere Sandri, fuori microfono)
... è vero, ma tutte le altre lo fanno fatto solo sulla base di indicatori idraulici, noi invece lo abbiamo fatto... ce lo hanno riconosciuto a livello nazionale, Consigliere Sandri, perché bisogna dire di no! Su questi temi peraltro non abbiamo delle esperienze a cui fare riferimento, è un processo in atto in particolare con "CVA" ed è considerato come un progetto di studio da parte del CESI di Milano, a sua volta incaricato dal Governo di studiare criteri di valutazione della compatibilità ambientale dei prelievi. In genere esiste un interessamento complessivo da parte dei diversi tecnici incaricati dai produttori di energia a sperimentare queste metodologie di determinazione del deflusso minimo vitale, che almeno teoricamente dovrebbero permettere di individuare non solo la quantità d'acqua ottimale per la vita del corso d'acqua stesso, ma anche riuscire a conciliare la possibilità di produzione idroelettrica.
Per quanto riguarda i quesiti posti dal collega Sandri, i corsi d'acqua regionali sono accuratamente monitorati dall'ARPA, alla quale è stato affidato con una deliberazione apposita l'incarico di realizzazione del programma delle attività di monitoraggio generale dei corpi idrici superficiali e regionali, per verificare il raggiungimento e il mantenimento degli obiettivi di qualità previsti dal Piano di tutela delle acque per gli anni 2006-2007-2008-2009. I risultati di questo programma di monitoraggio sono disponibili sul sito dell'ARPA.
Circa l'ittiofauna disponiamo dei risultati del progetto INTERREG "Identification, sauvegarde et réhabilitation de populations de truites autochtones en Vallée d'Aoste et en Haute-Savoie", riportati nel capitolo 5.5 della relazione generale del Piano di tutela delle acque. Ricognizioni specifiche sono state realizzate dai proponenti alcuni progetti di nuove derivazioni e nell'ambito del progetto di riqualificazione fluviale della Dora Baltea a Pont-Saint-Martin, finalizzato proprio a costituire un "habitat" idoneo alla vita e alla riproduzione della trota marmorata, progetto che è stato oggetto di una precedente interrogazione da parte del collega Venturella.
Nella relazione generale - vengo ad un quesito posto dal collega Sandri - del Piano di tutela delle acque si indica, al capitolo 4.9.2, i tratti oggetto di attività sportiva quali il "rafting" e la canoa, così come segnalati dalle diverse associazioni. Non esiste però un'identificazione ufficiale di tratti di corso d'acqua adibiti a tali sport. Non ci sono pervenute lamentale connesse a carenze di acqua che abbiano impedito o limitato l'attività nel corso dell'estate. È evidente che sono attività che hanno una stagionalità legata alla morbida del fiume, che esclude o che non si verifica in periodi come questi, dove non si ha la fusione delle nevi, ma possono esserci dei tratti di morbida o supposta tale, ma in funzione di scarichi che sono connessi con la gestione degli invasi.
Presidente - La parola al Consigliere Sandri.
Sandri (PD) - Non siamo soddisfatti della risposta dell'Assessore, che trincerandosi dietro i soliti regolamenti, cifre, deliberazioni... non ha dato una risposta di tipo politico e qui c'è un problema grave ed è un problema grave che si può constatare con facilità solo non stando troppo nel Palazzo e facendosi quattro passi in giro. Quest'estate sono stato un paio di volte alla diga di Place Moulin ed erano tanti anni che non la vedevo così piena: non c'era un centimetro di terra che fosse libera, l'acqua era al "top": questo in periodi successivi, quindi vuol dire che l'invaso è utilizzato allo stra-cento percento per questioni che non sono il deflusso minimo vitale.
Seconda osservazione: mi sono anche fatto una fotografia a Champdepraz, la Dora, c'è l'igrometro che non riesce neanche a sfiorare i 10 centimetri: questo nel mese di settembre, quindi non un mese invernale in cui ci sono poche precipitazioni, ma al mese di settembre. Ancora di più: vi è il sito della Regione, che evidentemente lei non conosce, che pubblica da qualche mese le portate medie giornaliere e le medie storiche mensili e ci si rende conto che a Champdepraz, a fronte di una portata media storica di 5 lt./sec. nel mese di ottobre, in questo mese di ottobre, a parte un giorno che ha piovuto, la media è sempre stata abbondantemente sotto i 2 litri. A Hône, quindi dopo ulteriori interventi di sbarramenti... abbiamo che, a fronte di una media storica di 18 lt./sec., stiamo leggermente sotto i 4, quindi meno del 20% della portata storica. Vuol dire allora che storicamente succedevano delle cose e che oggi ne succedono delle altre, non c'è bisogno di tirare fuori il Magistrato del Po, bisogna stare a guardare il territorio e rendersi conto che oggi la politica dissennata di dare alla "CVA" ed altri produttori carta libera sul deflusso minimo vitale sta comportando grossi guai e i grossi guai non sono solo per l'ittiofauna, che ho identificato nell'interrogazione soprattutto come semiologia, ossia come dato indicatore, ma anche per la salute umana. Se lei si ricorda, abbiamo già discusso di dati di inquinamento della Dora Baltea di Aosta e lei sotto sotto ha fatto capire come quei dati erano legati al basso deflusso di acqua nella Dora, per cui la concentrazione era molto più alta. Se non passa l'acqua, gli inquinanti non sono diluiti, quindi possono provocare danni alla popolazione.
Il deflusso minimo vitale allora non è una "roba" tecnica, come cerca di spacciarla lei, per cui ci sono questi calcoli che si fanno qua e là, ma è un problema squisitamente di salute dei cittadini e di integrità dell'ambiente e del territorio. Da questo punto di vista, la spiegazione che lei ha dato sui 3 metodi che sono stati infilati nel PTA, va bene, saranno stati premiati non so bene da chi o da cosa, ma sicuramente non sono stati premiati o almeno non tutti e 3 dalla comunità scientifica, perché il Politecnico di Milano, piuttosto che la Provincia di Bolzano, usano dei metodi simili ai primi 2, ma non certo simili al terzo, perché, dai conti che ho fatto io a Champdepraz, visto che è lì il problema che ho potuto constatare, in base ai primi 2 calcoli, abbiamo bisogno di 10-12 lt./sec. di acqua, con il terzo casualmente scendiamo a 1,2. Vi è allora qualcosa che non funziona e probabilmente è stato inserito l'ultimo così, tanto per garantirsi che è talmente bassa la soglia che vanno tutti bene... e non lo dico io, lo dice la Provincia autonoma di Bolzano che, attuando un DPR l'11 aprile 1986, dice che, oltre a recepire il principio del DPR che a valle delle irrigazioni idroelettriche devono essere mantenuti dei deflussi minimi vitali tali da garantire l'utilizzo della risorsa per scopi igienico-sanitari ed antincendio, la qualità delle acqua, la pesca, la tutela del paesaggio in generale e da non alterare il naturale equilibrio dei corsi d'acqua stessi, si stabilisce che le portate minime devono essere valutate di volta in volta dagli organi competenti alla tutela, ma che comunque non possano in nessun caso essere inferiori ai 2 lt./sec. per chilometro quadrato. Qui a Champdepraz siamo molto sotto i 2 lt./sec. e stabilmente e in più questo decremento che c'è stato rispetto alle medie storiche indica che ormai le centrali idroelettriche in Valle d'Aosta fanno quello che vogliono e voi subite, ma subiscono i pescatori, i cittadini, subisce la sanità pubblica e questo non è bello!
Presidente - La parola al Consigliere Segretario Venturella.
Venturella (Arc-VA) - Credo che il collega Sandri abbia riassunto ciò che con queste 2 interrogazioni volevamo dire: che la situazione è preoccupante, Assessore! Io invece mi addentrerò in un confronto di tipo numerico, che non prescinde dalla bontà dei metodi di calcolo, perché sappiamo bene che l'algoritmo - parola strana per dire le operazioni di più e di meno e uguale, è un'operazione matematica - è formalmente diverso da un'autorità di bacino all'altra, perché mi sono tirato giù da "Internet" le deliberazioni dell'Autorità di bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta, Bacchiglione e lei mi chiederà cosa c'entrano, ma anche quelle dell'Autorità di bacino del Po, che è quella che ci concerne, e con riferimento alle loro regole di calcolo ho notato quanto segue. Lei ha detto che sul Piano di tutela delle acque vi sono 3 criteri che partono dal generale e arrivano al particolare, ovvero più le sezioni considerate sono nello specifico... ossia consideriamo un tratto di corso d'acqua, un tratto di fiume limitato, ancor di più questi calcoli sono fatti in maniera puntuale. Anzi lei ha aggiunto un'altra cosa: ancora di più il terzo criterio è quello che è ancor più dettagliato e include delle compensazioni, che credo siano compensazioni rispetto alle derivazioni, spero che non siano derivazioni per le società e per chi preleva, nel senso che tu hai un prelievo d'acqua e devi compensare con una maggiore garanzia del deflusso minimo vitale spinta verso l'alto. Paragonando tali dati, Assessore, vediamo che un dato "salta agli occhi", è forse un po' diverso da quello che ha detto il collega Sandri, ma non fa niente, il criterio n. 3 è di 1,7 mc./sec., sono andato a vedermi nelle varie deliberazioni dei comitati istituzionali delle varie autorità di bacino, Assessore, questo valore di "DMV" non c'è da nessuna parte d'Italia! Il minimo che ho trovato con quel dettaglio che lei indicava l'ho trovato nell'Autorità di bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta, ma naturalmente sulle aste torrentizie, dove ci deve essere maggior dettaglio e ci devono essere i compromessi fra costi e benefici ambientali, proprio è il calcolo avendo in mente il criterio n. 3., Assessore, è 4 volte superiore, è 7,5 mc./sec., mentre qui siamo sull'1,7! Io mi spavento sempre quando lei mi dice che "CVA" fa i monitoraggio, ma "CVA" non dovrebbe fare i monitoraggi! "CVA" fa i monitoraggi, ma i nostri studi si devono basare sui monitoraggi dell'Agenzia di protezione per l'ambiente, dell'ARPA! Lei mi dice che il terzo criterio non è mai stato applicato, meno male! Se fosse stato applicato il terzo criterio... e lo vediamo, il collega Sandri ha parlato del ponte di Champdepraz, ma in tutti i corsi d'acqua vi è l'effettivo pericolo che andiamo in deficit idrico. Le rivolgo pertanto l'invito a rivedere tutti i calcoli, le regole, gli algoritmi, come li chiama lei, dei deflussi minimi vitali perché non sono rispondenti agli interessi pubblici, sono forse rispondenti agli interessi di chi chiede le concessioni per i prelievi.