Oggetto del Consiglio n. 3105 del 21 novembre 2007 - Resoconto
OBJET N° 3105/XII - Communications du Président de la Région.
Presidente - La parola al Presidente della Regione, Caveri.
Caveri (UV) - Vorrei anzitutto leggere i risultati delle consultazioni referendarie di domenica 18 novembre 2007:
- il quesito referendario n. 1, "preferenza unica", non ha raggiunto il "quorum" previsto del 45%: votanti 27,61% ("sì": 91,60%, "no": 8,40%, bianche: 4,09%, nulle: 1,25%);
- il quesito referendario n. 2, "elezione diretta della Giunta regionale", non ha raggiunto il "quorum" previsto del 45%: votanti 27,52% ("sì": 91,08%, "no": 8,92%, bianche: 3,89%, nulle: 1,19%);
- il quesito referendario n. 3, "dichiarazione preventiva delle alleanze politiche", non ha raggiunto il "quorum" previsto del 45%: votanti 27,60% ("sì": 93,66%, "no": 6,34%, bianche: 4,11%, nulle: 1,18%);
- il quesito referendario n. 4, "equilibrio della rappresentanza fra i generi", non ha raggiunto il "quorum" previsto del 45%: votanti 27,40% ("sì": 80,82%, "no": 19,18%, bianche: 5,55%, nulle: 1,42%).
- infine, "dulcis in fundo", il quesito referendario n. 5, "nuovo e unico presidio ospedaliero", non ha raggiunto il "quorum" previsto del 45%: votanti 27,16% ("sì": 63,56%, "no": 36,44%, bianche: 4,43%, nulle: 1,26%).
Fin qui la notizia, ora il commento, che non è un editoriale, ma una serie di riflessioni. La lettura di questi dati dice che il referendum n. 1 non è stato approvato dal 76,16%, il n. 2 dal 76,22%, il n. 3 dal 75,52%, il n. 4 dal 79,41% e l'83,73% vale per il n. 5: quello dell'Ospedale. Ho già espresso "a caldo" la mia soddisfazione, quella sera è stata smontata la "ghigliottina" già pronta in Piazza Chanoux, ho visto delle persone che si davano da fare, con delle casse hanno rimesso dentro l'orrido strumento e lo hanno portato via. Ho già espresso la mia soddisfazione in merito ai risultati della tornata referendaria, che confermano la maturità e il senso di responsabilità dei cittadini della Valle d'Aosta e avevo detto che qualche riflessione l'avrei fatta qui, in Consiglio Valle. Per prima cosa permettetemi di ringraziare tutti coloro, mi riferisco alla maggioranza regionale, che sera dopo sera sono andati nei diversi Comuni della Valle d'Aosta a spiegare il perché del non voto. È stata una scelta non facile, discussa anche all'interno delle nostre forze politiche, talvolta qualcuno ha espresso anche dei dubbi come avviene nell'ambito di forze democratiche. Io voglio ringraziare tutti quelli che si sono impegnati, perché l'esito del voto dimostra come la scelta della capillarità Comune per Comune continui ad avere un suo significato.
Vorrei però manifestare sollievo per uno scampato pericolo. Non si tratta di un pericolo politico, ma esclusivamente istituzionale. Il rischio di un ingorgo istituzionale, di ricorsi del Governo alla Corte costituzionale che si sarebbero creati con l'approvazione di queste proposte referendarie, scoordinate fra di loro (quello sulle alleanze preventive che "non parlava" con quello riguardante l'elezione diretta"), con il rischio di avere una situazione da "anatra zoppa all'americana", con un Consiglio scisso dall'Esecutivo e soprattutto scollegato con il resto del nostro ordinamento, con l'effetto di creare incertezza nell'immediato e disordine sulle regole del prossimo voto regionale, nonché una sicura ingovernabilità, ben lungi dal dichiarato intento di stabilizzare il sistema. Con un "colpo di spugna" memorabile e senza appello, i Valdostani hanno cancellato questo pericolo incombente non sul Palazzo, come i referendari hanno cercato di far credere, bensì sulle regole democratiche che da 60 anni stanno a fondamento dell'autonomia e delle istituzioni valdostane. Era questa la casa che si voleva bruciare, questa... si voleva delegittimare tale Consiglio!
Veniamo ora alla politica: sì perché questi referendum non sono stati solo la consultazione dei Valdostani su specifici quesiti concernenti le regole, 4 elettorali e 1 sull'Ospedale. Nelle intenzioni dei referendari dal 18 novembre 2007 doveva uscire un messaggio molto diverso: "Caveri, Cesal, Union Valdôtaine, Fédération, Stella Alpina, tutti i colleghi qui al tavolo, a casa!". Nemmeno era celata la volontà di delegittimare il Consiglio, che aveva appena approvato a larghissima maggioranza le nuove norme elettorali: 30 Consiglieri! Ma veniva ritenuto un incidente di percorso e una specie di "bostik" che attaccava i nostri deretani alle sedie, non un esercizio lungo e faticoso per trovare delle formule di legge elettorale migliori! Doveva essere, domenica scorsa, il giorno della presa del Palazzo, tant'è che, in merito al nuovo Ospedale, non avevano nessuna idea, dove farlo? Non si sa! Con quali risorse? Non si sa! Una specie di pericoloso "specchietto per le allodole" al quale i Valdostani (l'85%) hanno risposto "no"!
Le leggi referendarie poi... almeno 2 dei 4 restanti quesiti potevano essere tranquillamente assorbiti dalle leggi votate da questo Consiglio, ma i referendari hanno deciso di tirare dritto: non importavano i contenuti, ma i numeri necessari a delegittimare questo Consiglio, il Presidente della Regione e il suo Governo. Sono stati delegittimati loro e chi li ha seguiti in questa campagna piena di strumentalizzazioni, rozzezze, acrimonie, falsità! Per loro fortuna nessuno chiederà che se ne vadano, ma solo perché lo hanno già fatto. Hanno dato a noi degli arroganti... io sarei nano-borioso, questa è una delle definizioni brillanti che è stata fatta durante la campagna elettorale, ossia non sono proprio altissimo, ma nano-borioso dà un poco fastidio, anche Berlusconi, ma io non metto i tacchi... hanno dato a noi degli arroganti e oggi ci tocca sentire che i referendum non sono passati perché il "quorum" era troppo alto. Louvin in televisione con Cesal, con uno splendido maglione arancione, diceva: "l'asticella è troppo alta". Cesal aveva il maglione arancione, era un contrappasso. Vogliono continuare a provare "a prendere per il naso" i Valdostani? Per la prossima volta desiderano forse un "quorum" al 2-3% così che non vi siano più rischi? Così che la loro "casta" di acrimoniosi venditori di "fumo" possa finalmente impadronirsi di queste istituzioni? I Valdostani non lo permetteranno, come non hanno permesso che l'istituto del referendum propositivo fosse svilito per progetti politici personali al limite dell'eversivo e fomentati dall'odio. Il referendum i Valdostani l'hanno capito e per questo lo hanno difeso, è stato salvato dalle strumentalizzazioni cui era stato sottoposto.
Sono questi, Signori Consiglieri, i paladini della libertà e della democrazia in Valle d'Aosta. Vi confesso che in questi giorni la lettura di "blog" e giornaletti è stata alquanto avvilente, i numeri hanno loro tolto gli argomenti per insultare me, questo Consiglio e questa maggioranza e allora passano ad insultare i Valdostani, che sarebbero immaturi, che "hanno i governanti che si meritano, che sono pavidi, che sono controllati e potrei continuare a lungo, ma c'è chi va molto oltre, perché abbiamo un poeta, che è un esponente di uno di questi partiti, è un poeta e lo era già in epoca giovanile, ma come ammetteva nel titolo delle sue "liriche" a quel tempo scriveva sotto l'effetto dell'alcol... e scrive: "una guerra che divide i fratelli, ma è una guerra che va combattuta"... chi dice: "è tracciato con l'odio il solco". Non le dice solo, le pubblica! Ma vi paiono toni da usare? Questa consultazione è stata spazzata via dai Valdostani, rispondendo con un "no" chiaro e netto a guerra, rivoluzione, distruzione del Palazzo. Secondo il grande inventore di questo istituto referendario, Elio Riccarand - lo cito fra virgolette -: "il Palazzo in Valle d'Aosta ha assunto un peso che sta schiacciando la democrazia reale", forse quello che è stato schiacciato è lui, ancora una volta.
Fortunatamente, andando a ritroso nella lettura di quanto pubblicato nei mesi scorsi, viene talvolta da sorridere: c'è chi si improvvisa meteorologo affermando che "è autunno, ma si respira aria di primavera" - probabilmente il riferimento è all'aria del cortile dell'Università di Cosenza dove il clima è più mite -; oppure chi conferma le proprie doti di interprete dei sentimenti popolari affermando - "Calì pensiero" -: "Non si può dire che sia mancata l'informazione su questi referendum. L'Union Valdôtaine e codazzo avrebbero voluto mettere il silenziatore alla campagna, ma hanno ottenuto l'effetto contrario. L'impressione è che l'evento sia molto sentito da tutta la popolazione: se ne parla a casa, nei bar, nelle piazze, a scuola..." strano, perché a scuola qualche professore che diceva: "voi cosa fate ragazzi, alzate il dito, chi è che va a votare di voi... tu sì, tu no... vedremo...". E che dire degli sfottò, la fisionomica di staliniana memoria in cui gli avversari sono nani, deformi, grassi, gobbi, colmi di vizi, con il malcelato intento di far ridere, ma con l'evidenza di un livore eccessivo, esemplare... come dire... Maria Grazia Vacchina volevate rimetterla Difensore civico... lo avete letto l'articolo sul giornale... io sono Caligola, "Ciccio e brutto, cattivo...", i vizi, quali vizi, ditemi che vizi ho, che vizi ho? Non lo so! Ce lo dica la Signora Vacchina che vizi ho!
Non indulgo oltre su questo "zapping" fatto di insulti e maldicenze, ma vorrei lanciare un appello: basta con i maleducati, basta con i cattivi, basta con i seminatori di zizzania, basta con i frequentatori anonimi dei siti "internet", ne va del senso della nostra Comunità, dove è giusto, è auspicabile separarsi in correnti di pensiero e pensarla in maniera diversa, avere idee e visioni politiche differenti, ma senza sbranarsi, senza guerra fra bande, senza svilire la politica. La politica con le sue regole, quelle scritte e quelle non scritte, ci deve condurre tutti a contrastare i rischi di sfiducia e qualunquismo, comportandoci bene, conquistandoci giorno per giorno la fiducia necessaria, essere interpreti della buona politica, stare tranquilli, non cedere di fronte alle peggiori provocazioni. La politica ha anche i suoi riti e uno di questi, pessimo, prevede che le vittorie abbiano molti padri, le sconfitte sono sempre orfane.
Lascio ai referendari, ai partiti che li hanno appoggiati, ai sindacati, alcuni sindacati questa volta sono stati "cinghia di trasmissione", prima e dopo il voto con fotografia sul giornale! Chi vuole fare politica si candida, non tutti... i peggiori... perché sono quelli che l'indomani con foto sul giornale hanno fatto un discorso che è il discorso di un partito politico, allora si candidino! Vengono qui e dicono le stesse cose. L'analisi della sconfitta è netta e senza appello.
Permettetemi tuttavia una minima "invasione di campo" rivolta al neonato progetto politico del "PD", che devo dire in Valle d'Aosta nasce sotto strani auspici, imbevuto di quello che a Roma si chiama la "cosa rossa" - a Roma sono nella "cosa rossa", qui sono nel "PD", boh... -, avendo tentato peraltro di isolare i galantuomini, ripeto: i galantuomini che hanno manifestato scetticismo nei confronti della strumentalizzazione che si stava facendo di tali referendum. Questa è la democrazia e la libertà del "PD" in Valle d'Aosta? Qualcuno ha sentito il Presidente dell'"Union Valdôtaine" dichiarare che chi va a votare è fuori dall'"Union"? E saremmo noi i liberticidi? La deriva verso le posizioni della Sinistra radicale sta trascinando in Valle d'Aosta il "PD" verso mete ignote, ma che non credo siano quelle auspicate da gran parte di quei cittadini che guardano con interesse, e noi li rispettiamo, verso il progetto di Centro-Sinistra. Quelle dimissioni che a gran voce avrebbero chiesto a me, alla mia Giunta e forse all'interno Consiglio Valle delegittimato, sicuramente ai vertici dei partiti che si sono battuti - e che ringrazio ancora - per far comprendere la strumentalizzazione cui si cercava di sottoporre la nostra gente, quelle dimissioni chi le darà? Quanti Segretari e Presidenti di quei partiti, di quei sindacati, di quelle fazioni che chiamavano alla battaglia finale avranno la coerenza e l'onestà intellettuale di dimettersi? Non illudiamoci, conosciamo già la risposta: nessuno! Sono già tutti troppo preoccupati a scaricare colpe e responsabilità in un "redde rationem" che crescerà da qui alle elezioni.
I Valdostani sono persone perbene, sono democratici autentici e per questo motivo si sono dati tali istituzioni democratiche e rappresentative e oggi le difendono dagli attacchi rancorosi di chi da queste istituzioni è uscito, magari con il limite dei mandati, e non è mai riuscito ad entrarvi. Auspico che questa campagna referendaria sia rapidamente archiviata con i suoi toni grevi, le strumentalizzazioni e tutto quanto ha avvelenato il clima politico valdostano. Fra pochi mesi ci attende un altro appuntamento elettorale: in vista delle regionali, propongo a tutti, affinché lo scontro sia cavalleresco e pulito, di tagliare come rami secchi chi predica odio, gioca con la reputazione delle persone, sfoga contro gli altri le proprie infelicità e le proprie frustrazioni. Una "potatura" necessaria e benefica, non nel nome di una corporazione politica del "volemose bene", ma perché ci sono regole elementari di "bon ton" e valori basati sulla buona educazione che non possono essere ignorati. Si tratta di una questione di rispetto nei confronti dei cittadini valdostani, che si meritano un confronto sulle idee e non sui personalismi, sugli insulti e sui pettegolezzi di chi non ha nulla da proporre; questo deve essere, a mio avviso, l'impegno di tutti.
Presidente - La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (Arc-VA) - Parto anch'io dai dati. È chiaro che il "quorum" non è stato raggiunto...
Presidente - ... lasciate parlare la collega Squarzino, grazie...
Squarzino (Arc-VA) - ... e questo sarebbe il "bon ton" nuovo della nuova Giunta?
Presidente - ... colleghi, lasciate parlare la collega Squarzino, grazie...
Squarzino (Arc-VA) - ... prendo atto del clima che si sta creando, ma non mi preoccupo affatto...
Caveri (fuori microfono) - ... brava, tanto meglio...
Squarzino (Arc-VA) - ... grazie, Presidente Caveri, del suo appoggio sempre molto cordiale e molto collaborativo... questo in senso ironico, naturalmente, lo dico perché nella registrazione non appare il tono ironico.
Dicevo, il "quorum" non è stato raggiunto: questo è un dato di fatto, ma vorrei aggiungere alcuni altri dati andando anche a lezione dal Presidente Caveri, che ha trasformato il non voto in un voto contrario al referendum e questo, a mio avviso, non è un'operazione limpida di lettura dei dati. Prendiamo il dato bruto: che sono 28.639 elettrici ed elettori, non sono pochi, sono quasi 29.000 elettori che hanno...
(interruzione di un Assessore, fuori microfono)
... grazie, Signor Assessore, per sottolineare sempre le mie frasi, la ringrazio, ripeto: questo è il nuovo clima di confronto e di dialogo che il Presidente Caveri ha indicato! Riprendo... e questi minuti li rivoglio, Signor Presidente! Dicevo quasi 29.000 elettori ed elettrici che hanno creduto nel nuovo strumento del referendum propositivo e non sono una bazzecola! In cifra, questi sono 5.000 voti in più di quelli ottenuti dal Parlamentare Senatore Rollandin...
(interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)
... per piacere, sto parlando! Io non l'ho interrotta, Signor Presidente, e pretendo rispetto! Altrimenti appare chiaro chi è l'arrogante in questo Consiglio e appare chiaramente a tutti! Avrò tutti i minuti in più... questi voti in percentuale... noi tutti sappiamo che non va mai il 100% degli elettori a votare e invece sono stati fatti i calcoli dei possibili "no" al 100% degli elettori, sappiamo che solo l'80-85-78% degli elettori va a votare e in questo calcolo di reali elettori a votare tale cifra rappresenta 1/3 degli elettori circa: 32-33%. Attenzione allora qui tutti dicono 30 Consiglieri hanno votato quella legge e qui il popolo valdostano, gli elettori ci hanno dato ragione e hanno punito i 5 e i loro partiti che non hanno votato! Ma il 32-33% degli elettori non corrisponde alle forze politiche rappresentate dai 5 Consiglieri che non hanno votato la legge: questo significa che molti dei vostri elettori non hanno appoggiato le leggi che avete fatto!
Dicevo che probabilmente dobbiamo tener conto anche che lo strumento referendario è uno strumento nuovo, che non è tanto facile da capire; era difficile capire che da questi risultati sarebbe scaturita una legge, non lo ha capito neanche il nostro Presidente che ha cercato in tutti i modi di vanificare, oggi stesso ha detto chiaramente che si sarebbe creato un ingorgo, ha fatto paura dal punto di vista istituzionale... di referendum che saggi, costituzionalisti ed esperti hanno approvato non una sola volta, ma ben 3 volte! Proprio chi doveva garantire lo svolgimento corretto di questo nuovo strumento democratico non lo ha fatto, ma ha messo le "zeppe" dappertutto come poteva. Il referendum è uno strumento nuovo che volontariamente è stato delegittimato dalle forze che non condividevano i contenuti di tali quesiti. Io concordo su quanto diceva il Presidente che la democrazia è dialogo e confronto, ma questo noi chiedevamo. Dove è avvenuto il dialogo e il confronto su tali quesiti? A parte in Consiglio, ma con la gente? La scelta fatta dai partiti che erano contro i quesiti referendari è stata quella di delegittimare il referendum: questo è molto grave! Si può essere non d'accordo sui quesiti, ma certo la democrazia è confronto fra opinioni diverse, ma qui per non confrontarsi sui quesiti si è voluto delegittimare il referendum invitando elettrici ed elettori a non andare a votare e poi si dice che il referendum è uno strumento valido ma che non va banalizzato. Chi allora, spiegatemi, qual è il soggetto che decide che un quesito banalizza o meno lo strumento referendario? Perché, se chi decide questo è chi governa, è il Presidente della Regione, capite che il referendum diventa lo strumento ancora di chi governa e non rispetta il suo carattere ontologico, che è quello di dare voce alla gente! Si è giunti addirittura nel delegittimare ad un artificio linguistico: non parliamo di astensione, ma parliamo di non voto, l'atteggiamento attivo del non voto. Qualcuno un po' scherzando diceva: "vediamo, domenica mattina chi va a votare si deve alzare ed esce; chi non vota, chi ha questo atteggiamento attivo di non voto si gira dall'altra parte nel letto, dorme, sta in casa tranquillo", questo è l'atteggiamento attivo del non voto. È banale questo! Dicevo, in tale modo è stato leso il diritto individuale della libertà di scelta e queste cose le abbiamo lette tutti su "Il Corriere della Valle", ma le voglio rileggere perché significative: "Gli elettori sono condannati ad esprimere la loro scelta senza nessuna possibilità di farla con voto segreto, condizione irrinunciabile di un voto libero, democratico e non controllato. Infatti la scelta consapevole e personale non viene fatta nella cabina elettorale, ma è già fatta pubblicamente quando un elettore si presenta o non si presenta al seggio elettorale". Questa è la ferita grave che è stata inferta alla democrazia in Valle d'Aosta con l'atteggiamento che i partiti che hanno votato in Consiglio le leggi referendarie hanno assunto. Non si tratta di una scelta pro o contro i quesiti referendari, questo avrei voluto, discutiamo, confrontiamoci e poi la gente può decidere di andare o non andare a votare, di votare in un modo o nell'altro, ma è dal confronto e dal dialogo diretto che si crea un contesto democratico. È stato molto grave l'atteggiamento di chi ha detto: "noi siamo i rappresentanti del popolo, noi siamo stati eletti, noi abbiamo legiferato, quindi dovete avere fiducia in noi e non dovete andare a votare il referendum perché noi abbiamo lavorato meglio. Non avete fiducia in noi e in quello che abbiamo fatto?". Ma così - ed è molto grave - avete trasformato un alto esercizio di democrazia: scegliere A o scegliere B, in un atto di rapporto di fedeltà a chi governa, non è più democrazia questa: questa è monarchia e per me è gravissimo. È anti educativo perché insegna alla gente che il voto non è un diritto o un dovere, ma un "casual" si va o non si va a seconda di chi mi dice di andare a votare... non è un diritto individuale, ma un diritto che mi viene dato da chi comanda. Certo poi vi sono state le intimidazioni, il clima elettorale è stato pesante in alcuni casi, ma non è su questo che voglio insistere, perché questo ormai fa parte di un sistema; però questo significa che chi ha dato tali messaggi ha paura della democrazia, ha paura che la gente vada a votare perché, se eravate così sicuri che gli elettori che voi rappresentavate tutti quanti, avevano fiducia nel vostro operato, voi avreste detto loro: "andate a votare e dite "no" a tali quesiti che non hanno senso". Non lo avete fatto, ma non lo avete fatto perché in modo un po' pilatesco avete voluto giocare sulla norma dei pigri, dei disinteressati, di chi non va a votare. Oscilla quasi dal 15 al 20% la gente che non vuole andare a votare, quindi avete giocato su questo. Io allora sono triste oggi, ma non perché ho perso, sono triste per questa Regione. On lit toujours ici: "Il y a des peuples qui sont comme des flambeaux, ils sont faits pour éclairer le monde"... "éclairer le monde"? En cette occasion la Vallée d'Aoste aurait pu être la petite lumière qui éclaircissait un nouvel instrument démocratique: le référendum propositif, hélas, cette fois la Vallée d'Aoste n'a pas allumé sa petite lumière. C'est un moment sombre... che non fa onore a nessuno, che sarà ricordato come un offuscamento della democrazia e che temo inciderà negativamente sul futuro democratico di questa Regione.
Presidente - La parola al Consigliere Frassy.
Frassy (CdL) - Non partirò dai dati del referendum, perché penso che i dati, oltre che essere stati riassunti negli interventi che mi hanno preceduto, ormai sono patrimonio acquisito per chi è stato parte attiva nella battaglia referendaria. Vorrei invece partire dai meccanismi referendari che penso, alla luce del risultato - o, meglio, l'onere di questo referendum -, sono dei meccanismi che hanno dimostrato di non funzionare. Devo qui rivendicare il merito al nostro gruppo di essere stato l'unico in Consiglio ad avere evidenziato quelle distonie che puntualmente hanno caratterizzato la tornata referendaria. Siamo stati gli unici a votare contro il referendum propositivo, non perché fossimo contrari all'istituto del referendum propositivo, ma perché ritenevamo che così come si andava configurando il meccanismo dell'istituto referendario propositivo, sarebbe stato foriero di non pochi problemi. Devo dire che tutto l'iter referendario dell'ammissibilità alla campagna, ai risultati stessi, hanno confermato queste nostre perplessità; bisognerà rimettere mano come Consiglio regionale all'istituto del referendum propositivo per evitare che esso venga svilito, come è accaduto o, peggio, venga travisato. Tra le varie questioni sulle quali penso che le forze politiche presenti debbano riflettere sicuramente le materie da demandare alla possibilità referendaria, poi valutare se non sia il caso di differenziare il referendum propositivo rispetto all'abrogativo, abrogando il "quorum" e facendo sì che per il referendum propositivo il confronto venga fatto sui quesiti e qui mi aggancio alla seconda parte della mia riflessione: i quesiti. Nella campagna referendaria i quesiti erano stati persi di vista, non si parlava di Ospedale, non si parlava di legge elettorale, ma si parlava di "spallate", tanto che alla fine i referendum avevano acquisito una connotazione che era funzionalmente propagandistica all'affermazione di un progetto connotato in maniera evidente e sbilanciato a Sinistra. Il "Galletto" ha perso le piume in questo referendum e dobbiamo dire che, come non abbiamo apprezzato tale politicizzazione della campagna referendaria, completamente sbilanciata a Sinistra, riteniamo che non possa essere affermato che la vittoria possa essere la riaffermazione di un sistema politico che ci vede nettamente all'opposizione in questa legislatura così come nella precedente.
I temi comunque non era dei più semplici, i temi forse erano un po' troppo per addetti ai lavori e quei cittadini elettori che hanno voluto approfondire i temi non con gli "occhiali" della deformazione ideologica hanno capito che erano temi spesso inconciliabili e contraddittori fra di loro. Sostenere che bisognava dare più spazio alle donne in politica sapendo che, se le donne votassero donne, la politica sarebbe fatta da donne, perché - forse la nostra Regione fa una leggera eccezione - le donne hanno normalmente nel panorama nazionale la maggioranza e qui sono forse pari con gli uomini, comunque la politica sarebbe appannaggio delle donne. Le donne non votano donne, di conseguenza proporre un quesito referendario con l'intendimento di incentivare la partecipazione delle donne in politica contrastava con l'istituzione della preferenza unica, che era la pietra tombale sulla possibilità delle donne di affacciarsi alla scena politica. Che dire poi di quella bizzarra proposizione che nel voler dividere la squadra di Governo dall'Assemblea andava ad aumentare il numero dei componenti l'Assemblea e comunque il Governo regionale; di conseguenza, ad aumentare quei costi della politica su cui la Sinistra è stata spesso sensibile. Si è poi detto: "faremo una legge dopo", ma sappiamo bene che in politica il dopo spesso non è così certo come lo si vuol dare ad intendere.
Quali sono allora le conclusioni che traiamo da questi referendum? Le conclusioni le possiamo trarre da un fatto significativo e recente, che ha visto il nostro movimento impegnato in tutte le piazze italiane nello scorso fine settimana. La gente ha voglia di partecipare alla politica, ma la gente ha voglia di scegliere persone di cui si fida, progetti che apprezza e non fare il "bricolage" della politica. Questi referendum sono stati un tentativo di "bricolage" della politica non apprezzato dai Valdostani, soprattutto da coloro che non si riconoscevano in tale progetto marcato Sinistra, Centro-Sinistra. I riflessi politici che qualcuno auspicava erano una "spallata". Noi riteniamo che i conti veri verranno fatti la prossima primavera con un meccanismo effettivamente in grado di capire chi ha la maggioranza per il governo di questa Regione. La proposta referendaria consegnava un premio significativo di maggioranza del 60% a chi non aveva la maggioranza, per cui il paradosso era di avere un premio di maggioranza senza avere il consenso della maggioranza degli elettori. La legge che il Consiglio regionale, con il nostro apporto convinto e determinante, ha varato la scorsa primavera prevede il premio di maggioranza a chi la maggioranza l'ha conseguita sul campo attraverso il 50% più un voto del consenso elettorale. La vera sfida allora sarà quella della prossima primavera, sarà di capire quali saranno i contenuti che andranno a connotare le varie formazioni politiche e sarà interessante capire chi penserà di potere da solo conseguire la maggioranza del 50%. Ecco perché dico che i sistemi elettorali non devono essere immutabili, ma devono essere funzionali al governo di situazioni determinate. Sono dei mezzi e in Valle d'Aosta mai come di questi tempi penso sia necessario uscire da quello che definiamo il blocco autonomista, blocco che ha fatto il suo tempo nei momenti in cui l'autonomia forse era un oggetto misterioso, continuamente a rischio rispetto alle tentazioni centraliste della politica nazionale, ma non più così è oggi. Oggi a livello nazionale si parla di autonomie, si parla di federalismo, di Senato delle Regioni; oggi in questo Consiglio - ha detto bene il collega Ottoz nel suo intervento fatto in apertura di Consiglio - non c'è nessuna forza politica presente in quest'aula che si dichiari non autonomista. Va pertanto spostato l'elemento del confronto non più su chi è più autonomista, perché è una gara che non porta più nulla alla Valle d'Aosta: oggi dobbiamo spostare il confronto politico su quali contenuti dare all'autonomia ed è sui contenuti dell'autonomia che ci si dovrà confrontare la prossima primavera per dare un progetto che possa dare un futuro a questa Regione. Un futuro che è passato fino ad oggi attraverso risorse che ricadevano quasi in automatismo sulle casse regionali - il riparto fiscale, i fondi comunitari -, ma in futuro non sarà più così, il futuro sarà diverso per un insieme di motivazioni che ci diciamo tutti e allora dobbiamo essere consapevoli che dobbiamo creare un modello che stia in piedi e cammini con le proprie "gambe".
Pensiamo che, in virtù di queste considerazioni, sia necessario creare anche in questa Regione i presupposti di un'alternanza politica, siamo convinti che l'opposizione possa essere un'ottima palestra per poter vedere con maggior distacco i problemi che dovrebbero essere risolti nella gestione di un governo; ecco perché siamo soddisfatti dell'esito referendario: perché in sostanza l'elettorato ha premiato quella parte di Consiglio che ha voluto dare un segnale importante nell'indicare un sistema maggioritario per il rinnovo del Consiglio. Siamo soddisfatti anche per la nostra area politica, che è in grande crescita e grande trasformazione (lo denotano le vicende politiche che negli ultimi giorni hanno connotato "Forza Italia" e tutto il Centro-Destra), un'area politica dove "Forza Italia" sta interpretando e assumendo una "leadership" che è quella del consenso e di chi si riconosce in questo partito come il partito che sta rappresentando l'area del Centro-Destra. Orfana in Valle d'Aosta soprattutto delle altre rappresentanze politiche e non è un caso che il gruppo "La Casa delle libertà" qui sia rappresentato da persone che si riconoscono in "Forza Italia", e non è un caso che la miopia di certi nostri alleati a livello regionale abbia fatto sì di dare indicazioni fuorvianti, non recepite dal loro elettorato, di appoggiare dei referendum finalizzati ad una rivincita delle Sinistre, ma poi a delegittimare il progetto di un'alternanza fondata su un meccanismo bipolare. Penso che i risultati referendari e i risultati delle firme raccolte in Valle, con tutte le difficoltà logistiche per la concomitanza dei seggi elettorali, abbiano dimostrato che l'indicazione politica che avevamo fornito fosse condivisa dal nostro elettorato, che è la cosa che più ci preme. Di conseguenza pensiamo che la sfida fra chi governerà e chi starà all'opposizione sia rimandata alla prossima primavera e sia rimandata sui contenuti e non sulle illusioni di un referendum, che avrebbe dovuto essere valutato per quello che era e non per quello che non poteva essere.
Presidente - La parola al Consigliere Rini.
Rini (FA) - Ho letto in questi giorni le varie dichiarazioni dei referendari e ho l'impressione che non si siano ancora resi conti che hanno perso e hanno perso alla grande, e che non vogliano ammettere che i cittadini hanno dato loro una lezione di serietà contro l'abuso di un così importante strumento di democrazia partecipata, strumento che questo Consiglio ha voluto e al quale tale maggioranza in modo particolare continua a dare una grande valenza democratica. Certo, di questo importante strumento bisognerà in futuro fare buon uso e non abusare come è stato fatto in tale occasione; non è giusto, anzi è indecente abusare di un'opportunità democratica per scopi che nulla hanno a che fare con i quesiti proposti. Dietro ai referendum si nascondeva, e nemmeno troppo bene, un disegno tendente a delegittimare e destabilizzare questa maggioranza, ai cittadini non va di essere presi in giro e hanno saputo rispondere con fermezza e in modo coerente, legittimo, chiaro e democratico, respingendo in massa delle proposte per certi aspetti assurde, strumentali, dannose e irrispettose delle più elementari basi di democrazia. In campagna referendaria, come sostenuto da un esponente di "Renouveau", i referendari non hanno dibattuto sui contenuti - e gli do ragione -, in quanto si sono impegnati per cercare di delegittimare questa maggioranza, criticando tutte le scelte del passato. Dov'erano allora Louvin, Vallet, Perrin, Agnesod, Riccarand, i "DS"? Erano in questa sala, erano fra quelli che difendevano le scelte che oggi criticano. Ricordo ad esempio che quei Signori nel 1997 hanno voluto portare le preferenze da 2 a 3, allora era anche per loro un segno di maggior rispetto del cittadino; oggi hanno il sospetto che questo porti al controllo del voto, non è che per caso il detto che "chi ha il difetto ha il sospetto" sia vero? Erano in Giunta e hanno deciso di ristrutturare l'Ospedale di Viale Ginevra, impegnando delle ingenti somme; ora che i lavori sono a buon punto, secondo loro sarebbe da abbattere, ma se credono di aver sperperato denaro pubblico, avrebbero dovuto per coerenza rifondere i danni ed evitare di rientrare in questo Palazzo per scongiurare ulteriori danni. Oggi ci dicono che il regime che loro stessi hanno contribuito a creare è totalitario e clientelare, che bisogna abbattere la cosiddetta "casta", quella casta dalla quale sono appena usciti e dove non vedono l'ora di rientrare.
La libera e consapevole scelta dei cittadini di non presentarsi alle urne quindi equivale ad un doppio "no": "no" alle proposte referendarie, "no" soprattutto alle strumentalizzazioni, "sì" alle istituzioni, "sì" a questa maggioranza, "sì" all'ampliamento e ristrutturazione dell'Ospedale di Via Ginevra. Alcuni risultati positivi tali referendum li hanno ottenuti: il primo, hanno rafforzato questa maggioranza; il secondo, possiamo finalmente accelerare i tempi di realizzazione del nuovo Ospedale di Viale Ginevra, come indicato dalla stragrande maggioranza dei Valdostani.
Per quanto riguarda "Fédération Autonomiste", non possiamo che essere soddisfatti del risultato referendario e restiamo amareggiati per l'atteggiamento dei referendari, che ancora oggi dopo la schiacciante bocciatura continuano a dispensare pesanti ed insensate critiche, sottovalutando soprattutto l'intelligenza dei cittadini che hanno capito molto bene le loro intenzioni, ribellandosi a questo nuovo tipo di atteggiamento. "Les Valdôtains ne sont pas si fous" e non sono caduti nella trappola che gli era stata con poca considerazione tesa e che tendeva a mettere in dubbio la loro intelligenza.
Presidente - La parola al Consigliere Viérin Marco.
Viérin M. (SA) - Voglio innanzitutto esprimere la soddisfazione del gruppo "Stella Alpina" per quest'esito referendario: l'elettorato valdostano ha dimostrato equilibrio e capacità di comprendere la situazione che gli si è prospettata, i Valdostani hanno capito che l'astensione che si proponeva loro era tutt'altro che un invito al disinteresse, al disimpegno, come i referendari hanno voluto dire nei nostri confronti; al contrario l'occasione referendaria è stata un'opportunità di incontro e di dibattito con gli elettori, ai quali abbiamo spiegato le motivazioni che stavano alla base della nostra proposta: il non voto.
Se ci è permesso giudicare questa sconfitta bruciante dei referendari, vorremmo dire che gli elettori hanno bocciato un'ambiguità di fondo: un'ambiguità nella coalizione e qui vogliamo essere molto chiari: quando si è attaccato il fronte del non voto, ho sentito da parte anche di qualche forza politica di Sinistra - mi sembra il "Partito Comunista Italiano" - dire che nel fronte del non voto c'era anche "Forza Italia". Forse questa persona si è dimenticata che sul fronte del "sì" c'era l'estrema Destra e non solo una componente dell'estrema Destra, quindi una coalizione che raggruppava le estreme Destre con le estreme Sinistre. La campagna elettorale alla fine ha convinto la stragrande maggioranza dei Valdostani che il loro voto sarebbe servito unicamente per degli obiettivi politici che poco o nulla avevano a che fare con le proposte referendarie. Noi crediamo che con questo non voto i Valdostani abbiano lanciato un messaggio molto chiaro alle forze politiche, tutte: il referendum è uno strumento sacro della democrazia diretta che il popolo rifiuta quando, anziché un mezzo per ascoltarne la voce, viene utilizzato come in questo caso dai partiti per i propri fini di "bottega"! Ecco perché oggi potremmo dire: "chi con il referendum voleva ferire di referendum perisce".
Quando lo "slogan" principale del fronte del "sì" è stato quello dei paladini della democrazia, per noi è stato facile spiegare quando abbiamo incontrato la gente di che cosa erano paladini. Cosa vuol dire il termine "democrazia"? Vuol dire serietà e rispetto degli altri e allora perché chi rappresentava i firmatari delle proposte referendarie e le forze politiche che li hanno sostenuti in quest'aula, in I Commissione, anziché accusarci di non averli auditi 3, 4, 5, 6 volte, non hanno detto fin dall'inizio che c'era uno spazio di confronto? Perché a casa mia, quando con la mia famiglia si decide di fare qualcosa, mai abbiamo un'idea uguale, ma da uno dei figli a mio papà ognuno rinuncia a qualcosa per trovare una condivisione, e noi lo abbiamo fatto, è a verbale in Commissione. Ho lanciato 2 volte questo appello, dov'è che i referendari possono rinunciare a qualcosa? Perché se "Forza Italia" ha rinunciato a qualcosa, la "Stella Alpina" ha rinunciato a qualcosa, la "Fédération" ha rinunciato a qualcosa, l'"Union Valdôtaine" ha rinunciato a qualcosa, una parte dell'area dei "DS" ha rinunciato a qualcosa, ognuno ha rinunciato a qualcosa ma perché qualcuno che ha raccolto 5.000 firme ha detto di non voler rinunciare a niente? Tamone ha detto in maniera chiara in Commissione per 2 volte: "o è così come le 5.000 firme hanno chiesto, o niente!". Alla faccia della democrazia o ai paladini della democrazia e del confronto! È stato facile per noi spiegare alla gente, quando abbiamo detto queste cose, la gente ha capito. Non esiste che la democrazia sia in certe occasioni vista sotto una veste e in altre sotto un'altra veste. Non abbiamo posto mai le cose in questi termini, come "Stella Alpina" e anche le forze di maggioranza hanno sempre detto: "i referendum sono serviti da pungolo, hanno velocizzato la strada", ma ci siamo messi tutti a rinunciare a qualcosa, gli unici che non hanno rinunciato a niente, perché l'obiettivo era chiamare il popolo al voto, sono stati i referendari. Vedete allora la sovranità popolare deve essere sempre accettata, oggi come ieri e domani, e non, come qualcuno dice 2 o 3 giorni dopo, dimostrando ancora una volta una scarsissima considerazione dell'elettorato, frutto della non libertà di un elettorato non maturo o che non ha capito. Si vuole offendere anche coloro che fino ad ieri si chiamavano al voto e qui il termine "democrazia" andrebbe tarato in maniera chiara anche su questi aspetti. Sul famoso discorso del non voto lo provano i fatti e anche qui abbiamo avuto strada facile incontrando la gente, perché, se è democratico il non voto ieri, l'altro ieri, 6 anni fa, è democratico anche oggi e domani, ma non lo hanno detto solo personaggi che rappresentano voi in campo nazionale, basti citare la Corte costituzionale, basti pensare in passato ai Dondeynaz, ai Perrin, ai Louvin che su varie tipologie di referendum, da quello della quarta prova di francese a quello sulle cellule staminali nel 2005, hanno firmato manifesti sul non voto; allora non si può giocare così, la gente non si è dimenticata queste cose!
Quando si parla poi a livello nazionale - e mi rivolgo alla collega Squarzino che ha tarato il suo intervento sulla lesione della libertà con la nostra posizione del non voto - voglio solo leggere, visto che la Squarzino si dice cattolica e io ci credo, le dichiarazioni del Cardinale Ruini, che nel 2005 disse al Consiglio permanente dei vescovi italiani: "Grande compattezza nell'astensione ai referendum per non favorire sia pure involontariamente il disegno referendario" e ancora sulla Sinistra "Rifondazione Comunista" disse sull'abolizione della quota proporzionale - sempre un tema di legge elettorale -:
"Il partito Rifondazione Comunista si batte per il "no" ai referendum, ma non credo sia giusto criminalizzare l'astensione, perché è anch'essa un'espressione politica. Pertanto sono contrario..." - dice Bertinotti - "... a criminalizzare quello che decide di non andare a votare, perché un referendum deve essere anche capace di guadagnare un consenso da parte degli elettori e, se non lo guadagna, non è colpa dei cittadini come state accusando voi oggi in quest'aula, ma del referendum e dei contenuti stessi del referendum"...
(interruzione della Consigliera Squarzino Secondina, fuori microfono).
Presidente - Consigliera Squarzino Secondina, lasci parlare il Consigliere Viérin Marco.
Viérin M. (SA) - ... e ancora sul discorso di Fassino, che dice nel 2003: "Per evitare i danni che potrebbe produrre il quesito referendario, il modo migliore per renderlo inutile è non partecipare al voto" e veniamo ai famosi sindacati già citati, Cofferati: "Questa è la strada migliore secondo me: non andare a votare. Il referendum è uno strumento democratico dagli effetti semplificati e a volte addirittura rozzi, è un istituto di fronte al quale bisogna porsi laicamente scegliendo fra le 3 ipotesi possibili: "sì", "no", non voto. Per questo penso che si possa decidere consapevolmente, ripeto: consapevolmente, come esercizio attivo il non partecipare al voto".
Quando alla gente si danno prove tangibili che si parla in una maniera e si è "razzolato" all'inverso per una vita, qualche dubbio le viene di essere presa in giro. Anche Perrin ha dovuto ammettere che il non voto è legittimo, è l'unico perché ho sentito Riccarand sui giornali, il Partito dei Comunisti italiani... ma Perrin ha dichiarato: "la non partecipazione al voto è un aspetto della democrazia", certamente affermazioni che non sono venute né da Louvin, né da Manganoni o altri.
Non voglio parlare dell'Ospedale, perché lì il 16% ha condiviso tale quesito, ma, quando abbiamo visto scendere in campo alcune sigle sindacali i cui dirigenti che si sono così tanto esposti nella campagna elettorale e poi hanno tacciato chi fa politica di esporsi, come il Presidente della Regione ed altri, mentre proprio loro non dovrebbero fare politica di primo livello, perché, se uno vuole fare politica, si mette sul manifesto affisso al muro e si fa giudicare dalla gente, è troppo facile farlo dietro 6 file di paraventi. Questi si sono tanto esposti nella campagna elettorale che dovrebbero, seguendo le regole non scritte della democrazia, trarne le relative conseguenze, cosa che troppo spesso hanno già chiesto agli altri. L'hanno voluta buttare in politica. Hanno cercato di ripetere il risultato delle politiche per, come suol dirsi, "battere il ferro finché è caldo", ma il "ferro" non sembra già più così caldo. Gli elettori hanno bocciato sonoramente, indiscutibilmente un metodo che voleva confondere i livelli. Essi hanno capito la fondatezza delle parole che anche l'On. Nicco pronunciava alcuni anni fa in quest'aula, quando si chiedeva: "chissà se in taluni quel richiamo al popolo non sia invece strumentale, non mascheri proprio quell'apparentemente tanto deprecato, ma in realtà fortissimo interesse di partito o di bottega" ed è per questo che ho utilizzato il termine "bottega" prima e non per offendere nessuno, ho ripreso il termine utilizzato dall'On. Nicco due anni fa in quest'aula; il popolo ha detto quindi "no" agli interessi di "bottega".
Una considerazione finale: negli animi accesi della campagna elettorale si è andati spesso, per così dire, "sopra le righe", c'è da "ritornare coi piedi per terra" tutti, agendo, per quanto ci riguarda, per amministrare al meglio la Valle d'Aosta. Ora le forze di maggioranza non dovranno commettere l'errore di leggere questo risultato esclusivamente come una prova di forza, mentre le forze dell'opposizione dovranno cercare un confronto sereno sulle cose da fare e non un confronto strumentale. Un confronto che, per quanto ci riguarda, non può prescindere dalla chiarezza; ad esempio si è detto, in campagna elettorale, che il non voto avrebbe cancellato lo strumento del referendum propositivo, un'altra bugia ed inesattezza. Con fermezza per quanto ci riguarda, ma è stato ribadito anche dagli altri appartenenti a tale maggioranza, ribadiamo qui che quest'affermazione non corrispondeva e non corrisponde al vero: nessuna volontà di eliminare questo strumento di democrazia diretta che, però, deve essere sempre considerato tale, anche quando l'esito delle urne non corrisponde ai "desiderata" degli uni o degli altri, in questo caso vostri.
Presidente - La parola al Consigliere Ferraris.
Ferraris (PPD-VDA) - Intendo anch'io ringraziare gli elettori e le elettrici valdostane per la risposta democratica, inequivocabile e fortemente omogenea su tutto il territorio regionale che hanno dato ai referendum. A questo punto potrei anche stare zitto, hanno parlato gli elettori, visto però che sono stato sottoposto a feroci attacchi personali per una posizione legittimamente assunta in quanto Consigliere che esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato, come previsto dalla Costituzione e dallo Statuto di questa Regione, alcune considerazioni intendo farle. Innanzitutto chi tacciava le posizioni motivatamente critiche nei confronti del referendum come vecchie, superate, lontane dalla gente credo che si stia accorgendo che si è sbagliato, il voto è stato chiaro, i risultati sono stati letti in aula, non voglio tornarvi. I risultati del referendum hanno smascherato e dimostrato quanto siano lontani dall'interesse del popolo valdostano tutti i presunti Clausewitz presenti anche in quest'aula, in questo momento qualcuno è anche assente, che naufragano nei loro progetti tanto utilitaristi quanto cervellotici.
Sulla questione della legittimità dell'astensione al voto ha detto in modo chiaro il collega Viérin; Fassino aveva coniato un termine: quello di astensionismo attivo, questa è una pratica che c'è stata nel passato, ci sarà nel futuro, è del tutto legittima. Una cosa che non condivido è parlare di controllo del voto, quando non si vuole accettare il risultato del voto stesso, ma chi controllava il voto a Champdepraz? Paese dove c'è un tradizionale insediamento di Sinistra e dove ha votato il 24% degli elettori. Chi controllava il voto ad Issogne, a Montjovet, a Morgex, Paesi in cui ha votato non più del 23% dei voti? A Donnas si è arrivati al 30%. Credo che queste motivazioni addotte per giustificare delle sconfitte non portino da nessuna parte. Se 75.000 elettori sono rimasti a casa, non lo hanno fatto perché glielo ha ordinato l'"Union Valdôtaine", ma probabilmente perché non condividevano i quesiti referendari.
Credo che con queste analisi l'"Union" ha vinto oggi e stravincerà in futuro e devo dire che una prospettiva di monocolore unionista non mi conforta, anzi mi preoccupa, ma credo che il comportamento degli avversari fi questo movimento porti in tale direzione, anche perché alcuni effetti di questi referendum sono evidenti. Il Consiglio è stato rilegittimato, questi 30 Consiglieri, sbeffeggiati, tacciati di voler impedire l'espressione del voto popolare con la scelta di fare una legge equilibrata, credo che non abbiano né impedito il voto, né impedito ai cittadini di esprimersi. Magari qualcuno oggi penserebbe che sarebbe meglio che i cittadini non si fossero espressi visti i risultati, penso che questa considerazione sia ampliamente legittima e forse potrebbe anche essere autocritica. Va detto che con questa operazione ha comportato un oggettivo rafforzamento dell'"Union" e della sua maggioranza; la "spallata" per abbattere il Palazzo non funziona. Mi ricordo quanto era avvenuto negli anni '90 con la "Dolchi Fosson", cosa sta succedendo oggi a livello nazionale con Berlusconi e la "spallata" al "Governo Prodi" e cosa è successo con i referendum in Valle d'Aosta, con una conseguenza: che questa operazione sta spostando l'asse dell'"Union Valdôtaine" verso Destra, le elezioni di Courmayeur dicono qualcosa in questa direzione. Magari per qualcuno di Sinistra poteva essere motivo di soddisfazione perché dice che questo è l'avverarsi di un suo profondo desiderio, per me è motivo di preoccupazione, perché significa governare peggio la nostra Regione. Ci sono personaggi dell'opposizione nella nostra Regione che hanno lavorato in tutti questi anni per rafforzare l'"Union", magari dicendo che altri erano collaterali all'"Union", ma chi ha voluto i referendum elettorali, chi ha voluto con questo realizzare la catarsi della politica valdostana non ha rafforzato l'avversario?
Vedo con piacere oggi su "La Stampa" che la legge votata dal Consiglio prevedeva degli elementi positivi: questo è un riconoscimento postumo di Riccarand, ha scoperto che c'erano le alleanze preventive, le coalizioni, le quote rosa, mentre ieri veniva demonizzata tale legge. In Valle d'Aosta ci sono dei "leader" sempre verdi che non si dimettono di fronte alle peggiori sconfitte, che sono stati capaci di dissipare il patrimonio accumulato dall'alleanza autonomista progressista, perché questo è il dato che emerge. Noi leggiamo invece: "Noi non molliamo" su "La Stampa" di ieri; visti i risultati credo che per chi è seduto nei banchi della Giunta e nei banchi del Consiglio non vi sia altro che essere allegri, perché con avversari di questo tipo il futuro non potrà che arridere a chi oggi governa e, secondo me, questa non è una cosa positiva per la nostra Regione. C'è una regola elementare nella democrazia: chi perde si dimette. Sono incalcolabili i danni che sono stati fatti alla Sinistra di questa Regione da personaggi come Riccarand e lo cito perché Riccarand ha rappresentato l'ennesima delusione, parafrasando un titolo di un poco affettuoso articolo che mi aveva dedicato sul suo giornale. L'ho detto per Riccarand, ma vale - mi spiace che non sia presente - per il collega Sandri, sono altrettanto convinto che non si dimetteranno mai, ma credo che alcuni "inquinatori" della politica valdostana, se avessero la capacità di togliersi di mezzo, andrebbe questa loro azione a favore dell'interesse generale della Regione, perché la nostra Regione ha bisogno di alternativa e di ricambio serio.
Per quanto riguarda il "Partito Democratico", devo ammettere che il suo Segretario sia a Giulio Fiou che a me non ha fatto mancare niente in termini di denigrazione, delegittimazione e richiesta di ritrattazione. Mi sembra un armamentario un po' vecchio per un partito nuovo minacciare espulsione da un partito non ancora costituito che non ha definito regole, statuto, programma, è un primato di sapore tragicomico ed è triste che sia avvenuto in un partito in cui intendo militare e non è neanche un accattivante biglietto da visita per chi lo promuove soprattutto, ma neanche per chi osserva con attenzione la nascita di un partito che, secondo le parole di Veltroni, dovrebbe essere "aperto, plurale, non ideologico e non identitario". Qui ritorna un vecchio vizio della mentalità autoritaria: affermare il pluralismo delle idee e dei valori, si legge in tutti i comunicati del "PD" e poi, non appena idee divergenti si manifestano, tacciarle come posizioni in cattiva fede, legate a posizioni di potere, imporre ritrattazioni; purtroppo la storia ha più volte fatto tristemente i conti con questo meccanismo autoritario.
Qualcuno mi ha tacciato di immoralità, confondendo principi etici con l'obbedienza ad un Segretario e un partito plurale con la disciplina da caserma. Con questo non chiedo certo le dimissioni del Segretario del "Partito Democratico", non fosse altro perché è stato appena eletto e sta ancora studiando da Segretario, un mestiere complicato in cui bisogna avere la capacità di gestire le differenze e il dissenso, è più facile rifugiarsi nel pensiero unico. Mi sembra che il Segretario del "PD" abbia fatto finora dei passi piuttosto maldestri e abbia dato un forte contributo ad una nascita mesta del "Partito Democratico", come oggi titola "La Stampa" e credo che, da questo di vista, non si sia tirato indietro perché si arrivasse a conclusioni del genere.
Vorrei ribadire, perché tale questione mi ha profondamente toccato sul piano personale, che è stato per me etico chiedere di non votare un nuovo Ospedale, che non si poteva fare e che gli stessi Valdostani non volevano a stragrande maggioranza; è stato per me etico chiedere di non votare per una riforma elettorale sbagliata, che avrebbe reso ingovernabile la nostra Regione; è stato per me etico salvaguardare il valore democratico dei referendum e non piegarlo ad interessi politici contingenti e strumentali, i palazzi del potere non cadono con i referendum, magari si rafforzano; infine è stato per me etico prendermi le mie responsabilità per quanto ho votato in Consiglio.
Per quanto riguarda il gruppo "Per il Partito Democratico"... adesso bisognerà fare attenzione quando si nomineranno i 2 gruppi: uno ha il "Per" e l'altro è senza... quello mio e del Consigliere Fiou è nato per accelerare in Valle d'Aosta la costruzione del "Partito Democratico", che, se qualcuno ricorda, nel maggio 2007 nessuno voleva fare in questa Regione, c'erano delle fortissime resistenze: questo è un dato oggettivo. Io sono - e certamente con me il collega Fiou - perché il gruppo "Partito Democratico" sia rappresentato da un solo gruppo nel Consiglio regionale, ma noi aspettiamo ancora una convocazione dal Segretario, non abbiamo potuto essere presenti ad un appuntamento "diktat" che ci era stato indicato "la prossima settimana", diciamo ufficialmente in quest'aula che confermiamo una nostra disponibilità ad un incontro; su questo vorrei fare alcune precisazioni. Sicuramente 2 gruppi che si riferiscono al "Partito Democratico" sono un'evidente anomalia. Il gruppo è una questione seria e va affrontata su basi serie. Vi sono 2 gruppi in Consiglio perché vi sono profonde divergenze basate su prospettive e visioni politiche. Ci sono posizioni populiste da "cosa rossa" è stato detto stamani ed è vero... interpretata dai Consiglieri Sandri e Fontana che non a caso erano per le "mozioni Mussi e Angius", è una loro posizione rispettabilissima, ma questo non è il "Partito Democratico", che sono lontani anni luce - ho qui il libretto di Veltroni - dalle posizioni espresse dal Segretario del partito, Veltroni. Non so, posizioni demagogiche come quella sull'amianto, o sulla legge sulla casa dove si sostengono le categorie più deboli, non so cosa succederà sui rifiuti; sono posizioni sulle quali siamo profondamente in contrasto.
L'Ospedale: se vi ricordate, in quest'aula avevo detto che c'era un sondaggio dei "Democratici di Sinistra" che diceva che i Valdostani l'Ospedale non lo volevano. Non sono perché la politica si faccia con i sondaggi, ma ritengo che sia profondamente immorale in questo caso utilizzare strumentalmente un referendum di cui si potevano prevedere le conseguenze, rispetto al quale poi le conseguenze sono state chiarissime.
Un'ultima osservazione sulla questione dei costi della politica. Ci sono degli emendamenti alla legge finanziaria del gruppo "Partito Democratico" che vanno nella direzione di tagliare le indennità dei Consiglieri: questa è un'operazione ipocrita che non condivido, perché - vi leggo un brevissimo passo di Veltroni - le operazioni strumentali non possono essere condivise da chi ha una concezione diversa della politica; Veltroni dice: "Ridurre i costi della politica è assolutamente necessario ed urgente, ma non basta; se la politica è percepita come inutile o addirittura dannosa, qualunque costo anche il più misurato sarà percepito come uno spreco. Il tema vero allora è come far recuperare alla politica credibilità e autorevolezza". Con emendamenti come questi si getta discredito sulla politica, non si recupera credibilità.
Questa versione del "Partito Democratico" in "patois", come declinato dal Consigliere Sandri quando si costituì il nostro gruppo... e mi pare che si stia caratterizzando sempre più come un gruppo che risponde ad esigenze di tipo velleitario, populista, improvvisate, confuse, un gruppo che è al di fuori della linea del "Partito Democratico", ma scusate, - a proposito della legge elettorale che ha votato questa Regione - il P.D. sta parlando di tornare ad un sistema proporzionale a livello nazionale, si dice che non ci devono più essere premi di maggioranza, che i programmi devono venire prima e le alleanze dopo, ma vi pare che la posizione del novello gruppo del "PD" sia vicina a queste cose o sia in posizione antitetica? Chi è allora nel "Partito Democratico" che è fuori? Non sarà certo questo Consiglio che dovrà stabilire il verdetto, ma mi pare che ci siano dei comportamenti coerenti da una parte e dall'altra delle strumentalizzazioni che arrivano al punto di strumentalizzare anche il "Partito Democratico"! Questa è una cosa che mi rattrista profondamente. Come dico, siamo disponibili a fare un gruppo unico del "Partito Democratico" ma il gruppo del "Partito Democratico", se si costituirà in questo Consiglio, non può camuffarsi sotto le spoglie di una "cosa rosa" in "salsa arcobaleno", perché è cosa completamente diversa dal "Partito Democratico". Continueremo la nostra battaglia all'interno del "Partito Democratico" perché lì siamo e restiamo, anche se qualcuno non è contento della nostra presenza, restiamo in Consiglio e restiamo in minoranza, diffidiamo di esecutivi che acquistano troppo potere e la mia preoccupazione è che questo referendum non faccia "montare la testa" a qualcuno, spero che qui prevalga la saggezza anche nel campo del Governo e questo è avvenuto soprattutto grazie ad avversari che da Sinistra, ossessionati dall'idea di annientare l'"Union Valdôtaine", stanno annientando la Sinistra in Valle d'Aosta.
Chiudo con un'ultima riflessione. Il referendum ha reso evidente in Valle d'Aosta che il nuovo "Partito Democratico" è oggi ad un bivio. Ci sono le elezioni fra poco, allora cosa farà questo "Partito Democratico"? Dovrà fare un suo congresso ed assumere le sue decisioni. Vorrà continuare con un'alleanza autonomista progressista che ha esaurito la sua spinta propulsiva? Tale alleanza è stata spazzata via dalle urne e, se qualcuno non se n'è accorto, è bene che lo faccia, ma questo perché non ha espresso programmi né idee, né numeri per essere alternativa all'attuale maggioranza. Oppure, come dice Veltroni, è il programma che fonda la coalizione e non viceversa. In Valle d'Aosta e a livello nazionale si è fatto il contrario e abbiamo visto cosa è successo. Qualcuno vuole continuare a fare così qui, sinceramente mi auguro che cambi opinione e credo che spetti al "Partito Democratico" lavorare ad un programma che sia in grado di rispondere a una crisi che c'è nel sistema economico valdostano e che manifesta segni di declino in alcuni nostri settori produttivi, in sostanza che sia in grado di indicare la sua ipotesi di futuro di questa Regione. Solo sulla base dei contenuti programmatici si costruiscono le nuove alleanze politiche, questa credo sia la scelta rispetto alla quale il "Partito Democratico" dovrà misurarsi e con questo ribadisco che il nostro è un gruppo di minoranza e rimane in minoranza: questo va detto chiaramente, per fugare dubbi che non ho mai avuto, ma che forse qualcuno nelle sue fantasie ogni tanto evoca.
Presidente - La parola al Consigliere Bortot.
Bortot (Arc-VA) - Noto spiacevolmente questa è la "mattina dei lunghi coltelli" di infausta memoria ed è anche la mattina che qualcuno "si toglie dei sassolini dalle scarpe" e il Presidente "si toglie dei sassi dagli scarponi" ed è lui che ha iniziato ad usare "gli scarponi" per quanto riguarda sia la legge sui referendum che i quesiti referendari. Il Presidente stamani non può rispondere con quei toni apocalittici, perché, se è lapalissiano che abbiamo perso i referendum, vorrei sapere - faccio la domanda al Governo e alla maggioranza - chi li ha vinti i referendum: li ha vinti forse la Valle d'Aosta? Forse abbiamo risolto uno solo dei problemi che abbiamo "sul tappeto"? Parlo della governabilità, c'è una maggioranza "ingessata" che pensa a tutto - posti di governo - meno che alla governabilità e alle strategie che deve darsi il Governo rispetto ai problemi di questa Regione. Questo continuo richiamo alla legittimazione dell'astensionismo quasi che vi fosse una cattiva coscienza, tutti continuamente richiamano alla legittimità dell'astensione: chi l'ha mai messa in discussione? Ma questo continuo richiamo e questo appropriarsi dell'intera astensione del non voto all'interno dei quesiti referendari nella nostra Regione noi lo reputiamo preoccupante. Qualcuno che si arroga - in questo caso i dati dal Presidente della Regione - la paternità dell'intera astensione come una conferma alle tesi politiche e di governo è perlomeno preoccupante e dovrebbe porre un punto interrogativo sulla maggioranza e sulla gestione dei problemi della nostra Regione.
Vi è un altro fatto: questi toni apocalittici; io parlo di dove sono andato a fare i comizi, dove siamo andati a fare i comizi, non ero da solo: ero con altri colleghi e amici referendari e anche avversari, abbiamo parlato per un mese dei problemi della Valle d'Aosta. Le quote rosa con il coraggio che abbiamo avuto noi referendari di stabilire un tetto al 30% nelle liste, pensate che coraggio abbiamo avuto noi referendari, pensate al vostro coraggio che avete votato una legge sul 25%... 20 addirittura... pensate che atto coraggioso nei confronti di un genere che abbiamo fatto, insieme, noi referendari e voi che avete votato la legge! Vi invito e ci invitiamo a riflettere su cosa stavamo discutendo e su cosa siamo usciti tutti sconfitti! Non gli astensionisti o quelli che hanno perso, ma tutti quanti sconfitti!
Vogliamo parlare dell'Ospedale nuovo? Noi siamo stati sconfitti, non si farà un ospedale nuovo, ma è sicuro che la maggioranza è convinta al 100% che la soluzione dell'ampliamento dell'attuale Ospedale sia quella giusta? Vi pongo un problema. Noi pensavamo di no, voi pensavate di sì, ma con una sicurezza così forte da cantare vittoria? Apro una parentesi. Mi immagino i lavori dell'Ospedale nella città di Aosta, con il teleriscaldamento che si vorrebbe fare, cosa sarà nei prossimi 10 anni della città di Aosta; ogni tanto bisognerebbe mettere assieme i problemi, non vederli separati.
I referendari hanno rivolto insulti ai Valdostani dicendo che sono immaturi? Ma alle riunioni a cui ho partecipato c'erano anche persone dell'"Union Valdôtaine" - parlo di Verrayes, piuttosto che Valgrisenche -, sono venuti, hanno sostenuto le loro tesi, non ci sono stati problemi di alcun genere. Al quesito: è la preferenza unica che penalizza i paesi e i giovani, ho risposto tranquillamente: guardate che Bortot è Consigliere regionale della Valle d'Aosta, non è il Consigliere di Nus, e poi ci torneremo quando discuteremo delle rotonde. Se partiamo dal presupposto che ogni Comune deve avere un Consigliere, il Consiglio regionale diventa di 74 Consiglieri, non resta di 35, perché a quale titolo un Comune deve rinunciare rispetto ad un altro che ha diritto ad avere un Consigliere se ragioniamo in quella logica? Sui costi della politica, si diceva: "adesso passate da 35 Consiglieri più 6 della Giunta..." "bla bla bla", al che ho risposto: "è semplicissimo, i costi della politica noi li vogliamo diminuire come gruppo "Arcobaleno", se non li vogliamo diminuire, si divide il costo della politica per 42 e non c'è un centesimo di aumento del costo della politica". Non so chi ha stilato il comunicato del "Comité fédéral de l'Union Valdôtaine", che scrive: "... a démontré le claire volonté de l'électorat valdôtain de repousser massivement la réforme électorale proposée". È vero, ma per un mese sono andato in giro, abbiamo parlato di turismo, di impianti di risalita, abbiamo parlato di ferrovia, di qualità dei servizi, abbiamo parlato delle code, abbiamo parlato delle opportunità per questa Regione, abbiamo parlato di come si spendono i soldi, abbiamo parlato di un sacco di problemi di lavoro precario, abbiamo parlato dei finanziamenti alle industrie che poi non funzionano: questi sono stati gli argomenti e questi argomenti venivano utilizzati per argomentare i requisiti referendari per una svolta e un cambio. Collega Ferraris, sono fra quelli che non ha mai criminalizzato l'"Union", l'"Union" è un partito popolare, sono convinto anche che un'alternativa al Governo regionale passa anche attraverso questa "Union", non so quanta, un pezzo o un pezzettino, ma l'alternativa a questo Governo è un problema che si deve porre anzitutto l'"Union", perché, se si pensa, dopo la sconfitta dei referendari e non avendo dei vincitori, che l'ordinaria amministrazione risponda alle necessità di scelte che deve fare questa Regione, questa sì che è una sconfitta per il partito di maggioranza e per questo Governo!
E, quanto alla lezione referendaria, mi sembra che stamani soprattutto, le risposte del Presidente Caveri, venendo meno al suo ruolo istituzionale, siano state di esplicita e personale rivincita nei confronti dei comitati referendari e non parole di un Presidente di Governo di questa Regione che deve affrontare seriamente una serie di problemi urgenti. Di questo si deve preoccupare la maggioranza e il movimento politico di maggioranza relativa e il Governo di questa Regione, perché, se è vero che in alcuni comizi si è fatto a botte verbalmente, alzando i toni della polemica, i referendari devono assumersi le proprie responsabilità, ma la canea è partita dal Governo e nei quesiti referendari, da quel che mi risulta, i Governi dovrebbero rimanere neutrali, non scendere in campo, invece ha iniziato questo Governo, sollevando una serie di obiezioni istituzionali sia sulla legge sul referendum, sia sui quesiti referendari. Se si adopera il potere e il Governo che si presiede sbordando dalle competenze istituzionali per negare, vanificare o inibire quesiti referendari che sono di competenza del Consiglio e del popolo valdostano, seminando con determinanti argomenti zizzania, è evidente che non si possono raccogliere che polemiche e risposte dello stesso genere. In sostanza vorrei che finito il dibattito il Consiglio riflettesse sulle scelte che occorre fare per quanto riguarda la nostra Regione e poi i toni apocalittici di stamani avevano l'aria che la storia e la politica finissero con i risultati del referendum quando non è così. I referendari con il gruppo "Arcobaleno" avevano scelto una strada per cambiare delle cose in questa Regione in modo democratico, i Valdostani non andando alle urne hanno detto che questa strada non era percorribile, c'è la percorribilità della strada di tutti i giorni, che è quella della politica ed è quella dei problemi che devono tornare in quest'aula al più presto.
Presidente - La parola alla Consigliera Fontana Carmela.
Fontana (PD) - Mi dispiace che non c'è il Presidente perché era una risposta che volevo dare al Presidente, ma non è un problema...
Squarzino (fuori microfono) - ... aspetta quando c'è il Presidente...
Presidente - In attesa che il Presidente rientri, la parola al Consigliere Ottoz.
Ottoz (CdL) - Avrei lo stesso problema della collega Fontana... ma non ho problemi...
Avrei auspicato, e l'ho scritto in tutti i modi, una campagna più civile e quello che sentiamo oggi dimostra che così non è stato... da entrambe le parti per carità... e avrei auspicato oggi un dibattito più sereno e più sulle cose... che ci porti avanti sull'analisi politica e non sulle rivendicazioni. Forse però le asprezze di questo dibattito sono il prodotto di quanto è avvenuto negli ultimi giorni di campagna referendaria. Azione e reazione. E oggi siamo qui. Avrei voluto maggiore misura nello scontro politico e nell'analisi, maggiore serenità nei commenti. Intanto volevo dire che nessuno è stato delegittimato, c'è chi ha vinto e chi ha perso, delegittimato è una brutta parola, quindi pregherei chiunque lo abbia detto di ripensarci, non deve fare pubblica ammenda, ma nessuno è stato delegittimato, c'è chi ha vinto e chi ha perso. Va detto chiaramente che i referendari hanno perso, punto; hanno perso sonoramente, punto. Va anche detto, lasciatemelo dire da sportivo, che se stanno dimostrando di non saper perdere, qualcun altro sta dimostrando di non saper vincere. Le dimensioni della sconfitta dei referendari fanno però ritenere che, anche senza la forsennata campagna per l'astensione, facendo invece una seria campagna su come andare a votare, ma discutendo su cosa, come votare e perché, i referendari avrebbero probabilmente - io ritengo, sicuramente perso lo stesso. Si sarebbe dovuta fare una campagna a favore della propria tesi invitando gli elettori a votare contro le proposte dei referendari e la maggioranza avrebbe vinto lo stesso. Resterebbe da analizzare la distribuzione di quel 72% che non è andato a votare, suddividendolo fra non voto fisiologico - è stato detto -, non voto convinto, non voto di precauzione, però la sconfitta dei referendari rimane nitida e assoluta.
L'analisi ci porta a dire cosa? Intanto che la pasticciata ansia per il tutto e subito - parlo delle proposte referendarie -, la complessità delle 2 proposte sull'elezione diretta e le alleanze, che tradiva anche una certa spocchia aristocratica intellettuale, che le rendeva incomprensibili alla gente, oltre che essere facilmente confutabili, è stata l'inconsapevole arma che a posteriori ci fa dire che avrebbe potuto essere evitata la figuraccia di invitare la gente a non andare a votare. Non ce n'era bisogno, gli antireferendari avrebbero vinto lo stesso, sarebbe stato sufficiente avere più fiducia nella solidità e nella bontà delle proprie argomentazioni, parlare delle cose e non del fatto che si va allo sfascio, c'è la guerra civile... La battaglia del referendum è stata vinta, ma la brutta figura di aver invitato la gente a non votare lascerà un segno indelebile. Si è trattato in fondo di un caso di eccesso di legittima difesa, è un reato, ossia faccio di più di quello che servirebbe per contrastare l'offesa che ricevo; la forza dell'avversario era stata sopravvalutata.
Personalmente non ho cambiato idea, prendo atto che per molti l'obiettivo è vincere a qualunque costo, utilizzando anche principi giuridici discutibili, ma assolutamente legittimi, io però preferisco l'etica e i fondamenti della democrazia ed esercitare il diritto del voto sempre e comunque. Lascio ad altri l'invito al non voto, che venga da Ruini o da non so chi... Vi sono stati degli "spot" meravigliosi durante la campagna perché sia sul settimanale dell'"Union" che sul periodico della "Stella Alpina" venivano citati Bertinotti, Fassino, Cofferati, è bello questo. Adesso si sono accorti di Ruini... ma allora ce lo avrebbero messo perché faceva un certo effetto, poi c'è tempo di vedere le cose e quindi sono stati fatti degli "spot" sui giornali che dicevo ora. Se invece l'obiettivo di un referendum è quello di convincere la maggioranza degli elettori della bontà e superiorità delle proprie tesi, è meglio combattere a volto scoperto senza "spezzare la matita" di nessuno. Credo che l'immagine della "matita spezzata" rimarrà una delle più brutte "pagine" di questi anni, un simbolo che non dimenticheremo mai, che sia servita per vincere non è per me una giustificazione sufficiente. Se per di più non è servita, perché pare che non sia servita, è solo un "boomerang", in quanto tale è stata la vittoria che lo sarebbe stata anche senza "matita rotta", a meno che la mina non si sia rotta rigando la macchina del Consigliere Cesal, ma in questo caso doveva essere una mina molto dura ... La vita è una foresta di simboli, non li riconosciamo tutti; quelli positivi, se non li riconosciamo, sovente li calpestiamo, quelli negativi campeggiano sempre inequivocabilmente, sono i peggiori e io spero che la "matita spezzata" non diventi un'icona, il simbolo di una democrazia spezzata.
Due parole finali sul "quorum", un'anomalia tutta italiana, noi Italiani siamo degli innovatori, abbiamo inventato il "quorum" che il resto del mondo ci invidia. Vorrei fare un commento brevissimo sulle 3 caratteristiche negative del "quorum": la prima, esso dà un vantaggio asimmetrico a chi invita all'astensione, perché gli permette di capitalizzare sul fatto che c'è una fisiologica parte di elettori che non vota, che finisce per essere a favore di chi invita all'astensione pesando il doppio, poiché il sistema è complementare a 100, quindi ogni punto che tolgo da una parte aumenta di 2 punti il divario. Questa è un'anomalia insopportabile in democrazia, per quanto legittima, e vi ricordo, fra l'altro, che il "quorum" fu introdotto alla Costituente dopo essere sparito il referendum di notte. Riapparve l'indomani con un grosso dibattito, fu reintrodotto su richiesta del terzo partito che partecipò alla Costituente che poi sparì "stritolato" fra "Democrazia Cristiana" e "Partito Comunista", ossia gli Azionisti, Liberali... Patto d'azione, Ferruccio Parri... poiché sul fatto di depotenziare il referendum fin dal 1946 si verificò una delle prime convergenze parallele (anche se non si chiamavano ancora così). Inoltre il "quorum" uccide il dibattito politico, poiché permette, anziché di parlare delle cose e delle proposte spiegando perché è sbagliato o perché è giusto... sposta il tiro sull'attacco al sistema, se non vi fosse il "quorum", questo non avverrebbe perché si dovrebbe parlare dei problemi. Non si parla più di politica pratica, si parla del fatto che mi stanno attaccando, mi difendo, ce l'hanno con me, vogliono farmi morire, quindi il "quorum" uccide il dibattito politico. La terza caratteristica che si è resa abbastanza evidente è che il "quorum" impedisce il voto segreto. Abbiamo sentito dire di tutto, che la preferenza unica permette il controllo del voto meglio delle 3. A livello di battuta va tutto bene, ma il non voto non permette comunque il voto segreto, chi non è andato a votare non si sa cosa pensasse, ma chi è andato a votare è andato a votare, non ha obbedito perché si sposta il tiro dagli argomenti all'azione; quindi il "quorum" è asimmetrico, uccide il dibattito politico, impedisce il voto segreto.
Verificato che l'elettorato valdostano è più maturo di quanto gli stessi astensionisti temessero - ha capito che tali quesiti che non andavano bene, altri andavano bene, non sono entrato nel merito dei quesiti o delle proposte -, mi auguro che non si modifichi, cogliendo l'occasione sull'onda della gioia della vendetta, la legge istitutiva del referendum propositivo se non per una sola riforma: abolire il "quorum" eventualmente ribilanciando il numero delle firme necessarie per un referendum, in modo che si sia sicuri che le firme siano talmente elevate... anche il doppio di oggi... per cui verrebbero raccolte solo su istanze realmente importanti per la Comunità valdostana.
Presidente - La parola alla Consigliera Fontana Carmela.
Fontana (PD) - Vorrei rispondere al Presidente della Regione all'affermazione gravissima fatta al "Partito Democratico". Le ricordo che nel corso delle primarie sono stati gli elettori a confermare l'attuale gruppo dirigente e ha dato il mandato per costituire il "Partito Democratico" e non è come qualcun altro che si arroga il diritto di rappresentare ciò che non può rappresentare, perché bocciato in modo inequivocabile dagli elettori. Non è certo il Presidente Caveri che può decidere chi sono i veri rappresentanti del "Partito Democratico".
Rispondo al Consigliere Ferraris quando afferma di non essere stato chiamato dicendo che sono grandissime bugie: è stato convocato per 2 giorni consecutivi e non si è degnato di trovare 5 minuti da dedicare al Segretario per chiarire questa situazione. Ha ragione quando dice che abbiamo modi diversi di vedere la politica: si è dimenticato che essere uomo di Sinistra significa fare politica nell'interesse dei cittadini e non per i suoi interessi personali. Grazie.
Presidente - La parola al Consigliere Vicquéry.
Vicquéry (UV) - En décembre 2002 une énième enquête judiciaire contre le pouvoir public secouait le Palais: le "Gouvernement Viérin", duquel je faisais partie, démissionnait. Crise, embarras, gêne, accusations et malheureusement aussi pillage, en italien: "sciacallaggio" de la part de nombreux personnages. Je prends la parole dans ce climat empoisonné à titre personnel et du groupe "Union Valdôtaine" suite à l'acquittement de Madame Adriana Viérin, Conseillère régionale, et de M. Dino Viérin, ancien Président du Gouvernement valdôtain, prononcé par le Tribunal d'Aoste pour inexistence du fait délictueux. J'exprime ma satisfaction pour le dénouement positif d'une affaire politico-judiciaire qui a failli ouvrir une crise institutionnelle et je me réjouis du fait qu'Adriana et Dino Viérin aient été relaxés des accusations et des soupçons qui pesaient sur eux et que la vérité ait été finalement rétablie en rendant justice à la rectitude de leur conduite politico-administrative.
Je rappelle qu'en 2002 le Président Viérin dans un climat de suspicion qui se répercutait inévitablement sur les institutions, afin de sauvegarder l'objectif prioritaire du déroulement correct des fonctions institutionnelles, qui ne devaient en aucun cas être influencées par l'affaire judiciaire en cours, bien que convaincus de pouvoir démontrer qu'il était étranger à cette affaire et de prouver sa bonne foi... leur bonne foi... estimant par ailleurs nécessaire et responsable de garantir le bon fonctionnement de la Région, en séparant sa position personnelle de son rôle officiel et en remettant toutes décisions aux instances politiques et institutionnelles, avait donné sa démission et remis au Conseil de la Vallée son mandat de Président de la Région. Est déplorable le comportement de ceux qui en 2002 et au cours de cette législature aussi ont voulu utiliser la justice à des fins personnels et politiques et dans une dérive justicialiste ont prétendu se substituer au juge naturel en prononçant des jugements arbitraires, mais sans appel de condamnation et en allant jusqu'à réclamer des démissions sans doute prématurées et injustifiées. Il est fondamental qu'aucun citoyen ne soit considéré comme coupable tant qu'un jugement définitif n'a pas été rendu et que le Conseil ne se transforme pas en une salle de tribunal, mais qu'il remplisse ses fonctions politiques et institutionnelles.
En souhaitant à Adriana de poursuivre avec sérénité son activité au sein du Conseil régional, je désire aussi exprimer la solidarité du groupe "Union" envers le Conseiller Lavoyer, qui a démontré lui aussi son honnêteté et qui pourra prochainement sortir du procès avec dignité.
Presidente - La parola all'Assessore al turismo, sport, commercio e trasporti, Pastoret.
Pastoret (UV) - On a parlé d'une campagne électorale au cours de laquelle la politique a donné aux électeurs la sensation que dans cette compétition étaient présents des enjeux allant bien au-delà des thèmes soumis à leur jugement, ce qui a rendu virulente la campagne même. Il a déjà été dit des tons inusités, parfois même violents, qui ont été utilisés. D'ailleurs il suffirait de consulter quelques sites informatiques ou de relire la presse de ces derniers mois pour s'en rendre compte. Malheureusement certaines exaspérations ont vu aussi comme protagonistes des représentants des institutions électives ou politiques et, quand cela s'est produit, a contribué dans plusieurs cas à renforcer dans nos concitoyens, dont les problèmes sont d'autre genre, la sensation que la politique n'est pas proche d'eux. Nous devrions nous préoccuper quand cela se vérifie, puisque nos gestes et nos comportements sont perçus et suivis par les gens et ils ont des effets et des retombées qui vont bien au-delà d'eux-mêmes, ils sont jugés par les gens ensemble avec les institutions desquelles ils viennent et dans lesquelles ils se produisent. Tout en gardant nos positions politiques, il nous appartiendrait de démontrer que par nos comportements et notre sens de la mesure nous savons les honorer et les respecter davantage ces institutions. Voilà un exemple et c'est de M. Dino Viérin que je veux parler. Le 12 décembre 2002 il remettait son mandat de Président de la Région au Conseil régional, il faisait cela avec un courrier de 16 lignes, concises, en mettant de côté ses ambitions et le bien-fondé de ses convictions personnels quant à son état d'innocence. Ceux qui étaient présents dans ce Conseil au cours de l'autre législature se rappellent de comme nous fûmes des témoins muets et aussi résignés face à des affirmations telles que celles qui parurent sur le "Corriere della Sera" du 13 décembre 2002 sous le titre: "Record in Valle d'Aosta: 5 Presidenti caduti per scandali". En était l'auteur un tel Gian Antonio Stella, journaliste fameux, très cité récemment dans cette salle et qui a fait sa fortune littéraire tirant des bénéfices des scandales vrais ou supposés, qui écrivait à l'époque:
"Con le dimissioni di ieri di Dino Viérin, che, travolto dall'inchiesta sui ritiri estivi delle squadre di calcio, se n'è andato tuonando: "non mi dimetterà la Magistratura", la lista dei Presidenti regionali abbattuti o spediti in galera dai giudici si allunga infatti a 5 consecutivi. Non ce n'è uno negli ultimi anni, manco uno che sia riuscito a lasciare lo scranno senza che li suonassero al campanello i Carabinieri. Un record!".
Cette citation nous rappelle mieux que tout exemple quel était à l'époque le climat que l'on respirait. M. Vicquéry vient de le rappeler. On peut en avoir mémoire meilleure aussi en parcourant les actes de ce Conseil ou les revues de presse, mais je ne veux pas parler de cela. Je veux dire que les démissions du Président Viérin furent donc annoncées par un courrier duquel je veux citer quelques passages:
"Toute activité ou action de Gouvernement exige une condition d'objective sérénité surtout politique. A l'heure actuelle cette condition semble compromise par un climat de suspicion qui se répercute inévitablement sur les institutions. Aussi s'avère utile et impérieux de sauvegarder l'objectif prioritaire du déroulement correct des fonctions institutionnelles, qui ne doivent en aucun cas être influencées par l'affaire judiciaire en cours. Même si je suis convaincu de pouvoir bientôt démontrer que je suis étranger à cette affaire et prouver ma bonne foi, j'estime nécessaire et responsable de garantir le plein fonctionnement et en toute sérénité de la Région, en séparant ma position personnelle et en remettant toute décision aux instances politiques et institutionnelles naturelles".
Beaucoup de personnes (entre celles-ci M. Gian Antonio Stella) se formèrent l'opinion à l'époque qu'un tel geste fût une admission de responsabilité, c'est que le 12 septembre 2007 le Tribunal d'Aoste a émis sentence d'acquittement envers Dino Viérin, ainsi qu'envers Adriana Viérin, parce que les faits desquels on les accusait n'existaient pas ("il fatto non sussiste"). Cinq ans se sont écoulés depuis, entre temps nous avons pu avoir davantage d'informations, nous avons pu nous faire des opinions plus complètes et nous devons admettre que ce geste fut dicté uniquement par une décision de haute responsabilité institutionnelle.
Je ne veux pas ouvrir une discussion sur l'ensemble de cette affaire, les recherches qui se feront là-dessus nous en diront de plus, mais il y a là une morale que l'on peut tirer. En fait Dino Viérin, qui était convaincu d'être innocent, aurait bien pu rester à sa place, mais il ne l'a pas fait pour le profond respect qu'il prouvait pour les institutions et à toute la Communauté valdôtaine qui est représentée par ces institutions. Il résigna ses démissions donc non parce qu'il se sentait coupable, mais parce qu'il avait en lui le sens du devoir et du respect de cette Assemblée, qui est le cœur de la démocratie de cette Région et c'est ce que nous - les non référendaires - nous avons essayé de dire pendant toute la campagne électorale, dans le respect des décisions que cette Assemblée avait assumées il y a quelques mois. Revenant à Dino Viérin, je pense qu'un tel geste, et la rigueur morale qui l'a déterminé devraient être prises à titre d'exemple et je regrette à ce propos que les plumes flamboyantes de nos amis de la presse ne se soient pas attardées sur ce fait. Egalement aucun organe de presse des partis et des mouvements politiques valdôtains n'a cité ce fait. Je retiens dans ma mémoire seulement les déclarations faites par le Président Caveri en conférence de presse. Dans le passé l'honneur des armes était reconnu non seulement aux adversaires, mais même aux ennemis; il me semble que nous sommes en train de vivre dans un temps qui a perdu le plaisir de voir se réaliser quelques gestes de "fair play". Ce qui est plus drôle c'est que des faits concernant cette Assemblée n'aient pas eu la dignité d'une réflexion plus approfondie à l'extérieur, ne serait-il pas celui-ci aussi un signe de l'indifférence qui existe envers les institutions? Ou peut-être n'y a-t-il pas une certaine prudence exagérée, par rapport à laquelle il y a des arguments dont on ne peut et ne doit pas parler? Qu'il me soit permis en conclusion de ne pas faire semblant de rien, nous vivons des journées entières dans cette salle, nous nous confrontons, mais passe sous silence, sauf l'intervention du collègue Vicquéry, le fait que des collègues à nous, qui sont présents ici, aient été soumis eux aussi à un long procès. Je ne veux pas les oublier, je ne peux pas oublier que ces personnes ont dû vivre des malheurs personnels, qu'ils ont eu des tracas et des tensions dures pouvant abattre plus d'une personne, donc je suis content et je pense que nous tous devrions l'être pour l'acquittement de Madame Viérin.
Quant au collègue Lavoyer, je le salue avec plaisir, et je prends acte, avec satisfaction qu'une partie importante des accusations qui lui avaient été adressées n'existe plus. Je suis certain qu'il pourra démontrer entièrement ses bonnes raisons dans les mois à venir.
Presidente - La parola al Consigliere Cesal.
Cesal (UV) - Quella di oggi è una giornata piuttosto vivace in Consiglio regionale, si è parlato di tutto, si sono affrontati vari argomenti, sono arrivate delle notizie attese tipo quella riguardante la costituzione del gruppo "Partito Democratico" in seno a questa Assemblea. È una questione nella quale non voglio entrare, è abitudine degli altri piuttosto entrare nelle nostre questioni, non un'abitudine nostra entrare nelle questioni degli altri, per cui lascio tale dibattito interno al Centro-Sinistra, affinché abbia l'evoluzione che gli aderenti a questo movimento vorranno dargli.
Un'altra notizia un po' meno attesa, anche se non ci ha colto di sorpresa: quella che riguarda il passaggio del Consigliere Ottoz al gruppo "Forza Italia". Il Consigliere Ottoz che ci ha disquisito sull'etica della democrazia. Mi auguro che, per quanto lo concerne, questo costituisca l'approdo finale di questo suo percorso politico, che, per quel che mi riguarda, parte da lontano: quando fu candidato al Parlamento italiano in una lista dell'allora "DC", ricordo il Consigliere Ottoz aderente all'"Union Valdôtaine" e poi nel 1998 eletto nelle liste sempre dell'"Union Valdôtaine", movimento al quale fu iscritto fino al 2003, momento in cui non rinnovò la sua adesione a seguito della mancata rielezione e a seguito di giudizi in merito a vicende giudiziarie che hanno avuto la loro conclusione in questi giorni. Nel momento in cui il Senatore Perrin viene eletto in Parlamento il Consigliere Ottoz rientrò in Consiglio regionale e aderisce al gruppo "Union Valdôtaine" come esterno in questo caso, poi ne esce al mese di luglio di quest'anno andando a costituire il "Gruppo Misto". Adesso finalmente il Consigliere Ottoz aderisce ad un altro gruppo politico: quello di "Forza Italia" presente in questo Consiglio e - ripeto -, per quel che mi riguarda, prendo atto di tali vari passaggi e spero che tutto questo costituisca l'approdo finale ad un percorso politico che parrebbe non ancora concluso.
Vorrei anche ricordare l'apporto costruttivo del Consigliere Ottoz alla stesura della legge elettorale che è stata votata dal Consiglio e la sua posizione diversa rispetto alla posizione sul referemdum, ma questo è un altro problema. L'ho detto in più occasioni: il referendum ha rimosso dal tavolo della politica valdostana un equivoco enorme che ci ha impedito di parlare di politica in questi ultimi tempi. Prendo atto con soddisfazione dell'invito che ci è stato rivolto dal Consigliere Bortot, quando dice: "mi auguro che vi sia un ritorno alla politica", ma finalmente! Non siamo noi che abbiamo abbandonato il terreno della politica, che abbiamo "cavalcato" l'antipolitica, ma sono stati altri. Prendo atto di tale invito e mi auguro che questo Consiglio, le forze politiche in Valle tornino a fare della politica e accantonino questo fallimento totale che è stato rappresentato dalle questioni referendarie.
Abbiamo vissuto una campagna elettorale dura e spigolosa, con degli attacchi personali, di cui sono stato oggetto in più occasioni, sui vari "blog" di forze politiche, sono stato sbeffeggiato, oggetto di sarcasmo, ironia, dileggio in certi casi, ma ho cercato di evitare di scendere a questo livello e, per quanto riguarda i miei interventi sia pubblici che quelli riportati sul settimanale del movimento, ho sempre evitato di entrare nell'attacco personale, di scendere a tali livelli, perché ritengo che questo modo di fare politica squalifichi chi lo fa. C'è stata una difficoltà ad entrare nel merito, ma non per colpa nostra. Abbiamo girato tutta la valle e abbiamo parlato con i partecipanti ai nostri comizi, in alcuni casi numerosi, abbiamo spiegato quali erano i problemi che avevamo rilevato nelle proposte referendarie, quali erano le debolezze di questo sistema che si voleva introdurre in valle con una certa supponenza. Vorrei ricordare che il passaggio chiave, dal mio punto di vista, non è tanto stato il risultato delle urne, di per sé talmente evidente per cui non vorrei neanche entrare, ma il passaggio chiave di questa stagione referendaria è stato dato dall'approvazione in Consiglio di una legge di modifica del sistema elettorale, che ha ottenuto 30 voti su 35. Di fatto il referendum non ha costituito la prova di un nuovo strumento quale può essere il referendum propositivo; no, consisteva in un referendum abrogativo, si voleva spazzare via con il voto un'intera classe politica, utilizzando uno strumento che dovrebbe essere la massima espressione della democrazia diretta.
Devo anche riconoscere pubblicamente l'onestà intellettuale, la "schiena diritta" di alcuni Consiglieri del gruppo "Forza Italia", da un lato, che non fanno parte della maggioranza, e del gruppo "Per il Partito Democratico", dall'altro, che hanno votato tale riforma, i quali hanno partecipato fin dal primo momento al dibattito interno alla riforma elettorale e hanno mantenuto questa loro posizione di coerenza fino alla fine - cosa che altri non hanno fatto -: questo va riconosciuto perché non avevano necessità di assumersi delle responsabilità, non avevano bisogno di sostenere la campagna referendaria che avevamo messo in piedi, lo hanno fatto fino in fondo, questo dimostra correttezza, onestà intellettuale e soprattutto coerenza, cosa che in politica non sempre si trova.
Si parla poi di arroganza, atteggiamenti sprezzanti: io l'arroganza l'ho rilevata nel fronte referendario, Riccarand il 25 novembre dello scorso anno diceva: "non accetteremo nessuna mediazione al ribasso!". Chi ha partecipato ai lavori della I Commissione si ricorderà gli atteggiamenti dell'avv. Palma, a cui è stato posto un quesito: "Il 33% la vostra richiesta, l'asticella che avete posto... è possibile trovare un accordo attorno al 25%?". Si ricorderanno le risposte dell'avv. Palma, altro che sprezzanti o arroganti! Vedo il Consigliere Salzone, che in Commissione è intervenuto a difendere... ricordo Tamone proponente della preferenza unica a cui è stato chiesto se c'era la possibilità di trovare un accordo sulle 2 preferenze, cosa che in quella fase di discussione sarebbe stata auspicabile, assolutamente no, non c'era nessun tipo di mediazione! Si doveva andare avanti. Noi siamo stati sfidati a duello, scusate e abbiamo scelto noi l'arma, perché nelle regole cavalleresche sceglie l'arma per combattere chi è sfidato e noi abbiamo scelto l'arma dell'astensionismo. Altro che dialogo! Altro che confronto! Qui si voleva attribuire allo strumento referendario un significato politico che quello strumento non può avere, guai se dessimo al referendum un significato di tipo politico! Con questa iniziativa si è svilito lo strumento referendario, lo si è banalizzato, perché si è cercato di piegarlo a delle logiche che non sono le logiche rappresentate da tale strumento!
Vorrei anche deplorare il comportamento, perché non scendo mai a livello personale, di certe forze politiche o di certi rappresentanti di forze politiche che non hanno accettato questo risultato. Il risultato è chiaro, inequivocabile, prendiamone atto e torniamo, come diceva il Consigliere Bortot, alla politica, torniamo a parlarci e a confrontarci se vogliamo fare il bene di questa Regione, ma cosa si credeva di dare con una riforma di quel tipo alla Valle? Si credeva che si sarebbero potuti affrontare meglio i problemi? No, parliamo dei problemi reali, i problemi reali della Regione sono altri e non sono certo una riforma elettorale improbabile, quale quella che abbiamo vissuto.
Volevo tornare sull'intervento del collega Vicquéry e del collega Pastoret. Anch'io mi unisco alla solidarietà espressa da questi colleghi nei confronti di quanti in questi anni - ma non sono i soli perché ce ne sono stati altri - sono stati sottoposti a degli attacchi pesantissimi sul piano personale per vicende di cui hanno potuto dimostrare la loro estraneità. Vorrei esprimere la mia solidarietà dicendo - come movimento l'abbiamo già espressa con un documento - che chiude una "pagina" brutta della storia valdostana, perché c'è chi utilizza questi fatti per dei fini speculativi e propagandistici. Vorrei anche esprimere la mia solidarietà al collega Lavoyer, che è stato prosciolto da tutte le più gravi accuse, anche da quelle che lo avevano portato a scontare un mese di galera. Potrà nel prosieguo di tale vicenda giudiziaria dimostrare tutta la sua estraneità. Questo anche per dire che questo luogo dovrebbe essere il posto, dove vengono affrontati i reali problemi della Valle d'Aosta. Cerchiamo di evitare di scadere nel qualunquismo, nel giustizialismo, che tanto spesso ha visto questa sala come protagonista.
Presidente - La parola al Consigliere Ottoz.
Ottoz (CdL) - Io non ritengo che il Consigliere Cesal, per quanto lo stimi, possa essere un esegeta dei miei comportamenti, può spiegare, ma dovrebbe lasciare perdere le intenzioni. Se però questo Consiglio è interessato a conoscere le vicende iniziali, di cui ha parlato il Consigliere Cesal, sono disponibile a farlo a porte chiuse, perché non mi piace fare nomi e cognomi di persone che non meritano o che comunque meritano "privacy"... anche se non meritano altro. Gradirei che il collega Cesal si attenesse a questioni di tipo politico e non a dichiarazioni del tipo: "siccome non è stato eletto allora..", perché questo implica un'interpretazione che non è legittimato a fare e che è falsa!
Presidente - La parola al Consigliere Sandri.
Sandri (PD) - Innanzitutto volevo fare un ringraziamento agli oltre 28mila Valdostani che domenica si sono recati alle urne, rivendicando un diritto sancito dalla Costituzione e riconquistato alla nostra Valle dalla Resistenza. Sono orgoglioso di rappresentare in parte quelle 28.000 persone e sono orgoglioso della determinazione che hanno dimostrato in questa occasione. Il risultato però non è stato nemmeno lontanamente quello auspicato dai promotori dei comitati elettorali per il referendum e bisogna trarre delle utili indicazioni da tali sconfitte e cercare di ricostruire un progetto nato parecchio tempo fa. Le ragioni si possono ritrovare con una certa calma, a me ne giunge una abbastanza evidente, che è stata anche citata in quest'aula, e mi scuso se non sono riuscito a seguire una parte del dibattito, ma avevo degli impegni sanitari precedentemente presi. Forse mi sono perso una parte del dibattito più acceso, ma nella parte a cui ho potuto assistere è stata citata tale questione. Credo che i Valdostani abbiano spiegato con una chiarezza esemplare che le leggi elettorali non si fanno "a colpi di maggioranza", non si cercano le scorciatoie, ma "a che gioco giochiamo" lo si deve decidere con ampie maggioranze. Credo che un caso come il nostro in cui le leggi elettorali sono tutelate da un comma del nostro Statuto, che ha forza costituzionale, debba far riflettere tutti sulla necessità che vi siano ampie maggioranze istituzionali che decidono su queste leggi. Le altre strade sono state bocciate dagli elettori e penso che una riflessione debba essere fatta da tutti, soprattutto da coloro che più ritenevano tale strada importante.
L'altro dato che emerge è che coloro che si sono espressi sull'Ospedale per 2/3 si sono espressi per un nuovo Ospedale. Cosa pensino gli altri non lo sappiamo, come diceva una vecchia canzone di Battisti: "lo scopriremo solo vivendo", però credo sia un dato inequivocabile. Questa è una valutazione di cui teniamo conto e che ci conforta nell'idea su tale tema concreto, che non rientra nei giochi della politica; qui i Valdostani sono stati chiari: le questioni tecniche che abbisognano di un'ampia convergenza si devono fare in Consiglio regionale. A noi portateci delle cose che siano delle scelti evidenti, come il referendum del 1946, Monarchia o Repubblica, o come il referendum sul divorzio, oppure questioni concrete come potrebbe essere l'Ospedale, la ferrovia, l'aeroporto o altro.
Sono andato a rivedermi l'intervento che avevo fatto il 19 aprile 2006 dopo il 9-10 aprile e devo dire che anche in quell'epoca non abbiamo esagerato più di tanto nell'evidenziare la sconfitta della nostra parte avversaria. Abbiamo fatto una serie di considerazioni che sono ancora valide oggi: gli elettori valdostani nel 2003 hanno detto alcune cose, noi in Consiglio non le stiamo mantenendo perché la maggioranza e la Giunta esprimono altre maggioranze che non quelle espresse dagli elettori e richieste dagli elettori. Vi sono quindi dei disagi che "verranno al pettine" e su cui tutti saremo chiamati a dare delle risposte. Questa sconfitta elettorale però brucia gran parte del patrimonio che avevamo costruito il 9-10 aprile 2006 e allora dobbiamo chiederci cosa non ha funzionato. Credo non abbia funzionato il fatto che, al posto di dedicarci a risolvere i problemi delle persone, a fare programmi, a trovare nuovi metodi di lavoro, a trovare nuovi metodi di concertazione, a riportare nella politica i valori della giustizia, della correttezza, del rinnovamento, dell'innovazione come ci veniva chiesto dalla popolazione, ci siamo infilati in una questione istituzionale che ha fatto di tutto, ma soprattutto ha scatenato l'antipolitica, di cui non siamo dei difensori, anzi, come "Partito Democratico", vogliamo essere una delle risposte di innovazione rispetto all'antipolitica. In questo senso vogliamo essere una "cerniera" per tutto il Centro-Sinistra che rimette insieme le forze del Centro-Sinistra, ma soprattutto le rilancia in una prospettiva diretta verso il futuro, che guardi avanti e con tali forze politiche del Centro-Sinistra essere anche una "cerniera" verso tutte quelle forze autonomiste che in questi anni hanno saputo porsi il problema di un rinnovamento forte. Siamo all'opposizione, lo ha detto molto bene la collega Fontana, ma lo siamo senza barricate, senza mettere steccati, senza mandare anatemi, ma la minoranza la facciamo, facciamo le interpellanze, le interrogazioni, le mozioni, ci battiamo affinché queste nostre posizioni siano evidenziate il più possibile per difendere gli interessi che riteniamo opportuno difendere. In questo senso mi appello al Presidente del Consiglio, essendo cambiata la composizione maggioranza-minoranza, bisogna poi rivedere tutte le Commissioni. Pensiamo che il "Partito Democratico" voglia partire bene con il rispetto delle regole. Abbiamo fatto una consultazione popolare, abbiamo avuto un ampio consenso, abbiamo deciso all'unanimità di appoggiare la posizione referendaria, ce ne prendiamo le responsabilità, ne facciamo una valutazione, ma è certo che chi non rispetta le regole del "Partito Democratico" non può farne parte. Vogliamo essere partito di costruzione, in cui però la gente possa ritrovare la specchiata trasparenza e correttezza che si auspica da un partito politico, tutto il resto sono personalismi che non ci interessano. Il futuro ci dirà chi aveva i capelli tinti e chi aveva i capelli suoi, ovviamente basterà la prima pioggia per capire chi è falso e chi è vero.
Volevo chiudere questo intervento con un richiamo ad alcune vicende giudiziarie che si sono concluse negli ultimi giorni. Esprimo la massima solidarietà e soddisfazione per il risultato del totale proscioglimento ad Adriana Viérin e a Dino Viérin, che è stato Presidente di maggioranza, di cui il partito di cui sono stato Segretario era una parte essenziale. Come esprimo la massima solidarietà al collega Lavoyer e alle persone che gli sono vicine nel suo partito, anche per loro sono state ampiamente ridimensionate le accuse, private di tutte quelle più infamanti, e mi auspico che il resto si potrà chiarire nei prossimi mesi.
Non posso non citare alla fine che si è conclusa un'altra vicenda giudiziaria in questi giorni; Augusto Rollandin è stato condannato a risarcire alla Regione 690.000 euro più le spese giudiziarie: questo credo sia un altro dato che i Valdostani non possono non tenere in conto per le loro riflessioni.
Presidente - La parola all'Assessore alle attività produttive e politiche del lavoro, La Torre.
La Torre (FA) - Anch'io, a nome di "Fédération", a titolo personale e del Consigliere Rini, voglio fare qualche riflessione sulle vicende giudiziarie in oggetto: riflessioni che non vogliono essere solo di solidarietà, ma di giustizia nei confronti di Claudio Lavoyer, di Dino Viérin, di Adriana Viérin, che dopo 5 anni di doveroso silenzio oggi hanno il diritto di vedersi riconosciuta pubblicamente la verità. E se la giustizia non è un'opinione e le sentenze sono fatti concreti, credo sia doveroso dire che il reato infamante, ossia la corruzione, che ha portato alle dimissioni del collega Lavoyer nel 2002 dalla carica di Assessore al turismo è completamente caduto, in quanto il tribunale ha pronunciato sentenza di assoluzione per insussistenza piena del fatto, andando oltre le richieste del PM che aveva chiesto l'assoluzione per insufficienza di prove, ai sensi dell'articolo 530 Codice di procedura penale, così pure dicasi per il peculato, che è stato spazzato via anche su richiesta del PM. Tutto l'impianto accusatorio poi in ordine alle ormai famose ospitalità di giornalisti, politici, "tour operator", è stato travolto dalla sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste, riconoscendo esplicitamente la legittimità delle iniziative poste in essere dall'Assessorato del turismo, che allora era da lui presieduto. Eppure ricordo che le predette accuse sono state poste alla base dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP, 30 giorni di arresti domiciliari, e al passaggio all'opposizione dell'allora "Stella Alpina", impedendo già allora il consolidamento dell'area autonomista in questa Regione, con significati anche di tipo politico.
Sulle residue imputazioni per le quali è ancora in discussione... quindi sicuramente ci sarà modo di dimostrare l'assoluta non colpevolezza, preciso che riguardano esclusivamente spese di rappresentanza che nulla hanno a che vedere con le tipologie di ospitalità regolarmente previste per i giornalisti e operatori turistici, spese per le quali vigeva all'epoca dei fatti la massima discrezionalità in base alla normativa e alle circolari vigenti (circolari del 3 ottobre 79 a firma del Presidente Andrione, prot. n. 3754, ribadite da una successiva circolare del 27 giugno 1984 a firma dell'allora Presidente della Giunta). Oggetto di queste circolari erano le spese di rappresentanza e dicevano:
"Questa Presidenza, con nota..." - che abbiamo già citato - "... stabilisce, in deroga da quanto stabilito dall'ordine di servizio..." - citava le date - "... che le spese di rappresentanza degli Amministratori regionali, Presidente e Assessori venissero liquidate a richiesta degli interessati anche in assenza delle relative documentazioni, sottolineo che per tali spese ogni Assessore disponeva di un importo annuo pari a 5 milioni delle vecchie lire, gestite direttamente dall'Assessorato delle finanze".
Il fatto che l'Assessorato abbia sempre indicato i nomi dei beneficiari e allegato relativa documentazione dimostra la totale trasparenza e la buona fede dell'Assessorato e dell'allora Assessore. Voglio inoltre precisare che l'importo totale delle spese di rappresentanza che furono contestate, contrariamente a tutto quel balletto di notizie che sono apparse sui giornali, era di 1.352 euro e voglio anche precisare che le spese contestate a Patrizia Carradore ammontano - sempre contrariamente alle informazioni non sempre corrette - alla complessiva somma di 100 euro: questi sono i dati della sentenza. Tali precisazioni credo siano dovute nel rispetto delle decisioni del tribunale, ma si rendono necessarie vista l'enorme confusione che è stata fatta al riguardo, per sottolineare che gli episodi contestati nulla hanno a che vedere con i ritiri di calcio, le ospitalità dorate così tanto enfatizzate in questi 5 anni e che avevano causato le dimissioni del collega Lavoyer da Assessore al turismo. Esorto addirittura l'amico Claudio ad intraprendere appello nei confronti di tale sentenza, in quanto intendiamo ottenere un'assoluzione nel merito, indipendentemente dai profili di prescrizione peraltro già evidenziati dagli organi di informazione.
Presidente - La parola al Consigliere Fiou.
Fiou (PPD-VDA) - L'anno scorso un sondaggio del gruppo "DS" assegnava nel dicembre 2006 alle forze del "Galletto" singole percentuali relative alle opinioni elettorali, la cui somma era il 33%, 10 punti sotto i risultati conseguiti dalle politiche di alcuni mesi prima. Il dato di quasi il 28% dei referendum conferma il graduale riassorbimento del voto mobilitato dalla proposta di rinnovamento della politica che la coalizione del "Galletto" aveva lanciato in occasione delle politiche e che forse va detto che in molti hanno la responsabilità di avere "buttato al vento". A me questo fatto fa tornare in mente un'altra occasione, un'occasione in cui, pur in un contesto diverso, si possono cogliere analogie su cui riflettere.
Nel 1990, in coincidenza con le elezioni comunali, in Regione una rivolta di Palazzo fa cadere la "Giunta Rollandin": era la reazione all'occupazione da parte dell'"UV" di ogni snodo della politica della società civile. Si forma una nuova maggioranza attorno ad un manifesto politico che allora mi pareva di buon respiro, però molto eterogenea, che escludeva l'"UV", relegata all'opposizione. Questa nuova maggioranza non ebbe la capacità di trasformare quel manifesto in un progetto politico concreto, ha lasciato molti spazi a comitati di affari... che portarono quella maggioranza ad implodere. Non ci fu neppure bisogno di un'iniziativa forte dell'"UV" perché questo succedesse. Da tale implosione riparte l'egemonia dell'"Union Valdôtaine" in Valle. L'analogia con il 2006 la vedo nella reazione questa volta popolare realizzata con le elezioni politiche ai giochi di Palazzo dell'"UV" culminate con la defenestrazione di Perrin, dico la defenestrazione Perrin perché l'uscita di Louvin aveva avuto tempi e motivazioni diverse. Ancora una volta le forze politiche che riportano la vittoria del 2006 non sanno trasformare l'occasione in progetto politico. Ogni singola forza cerca di tesaurizzare per sé la vittoria; a tenere insieme i protagonisti sono stati soprattutto populismo, radicalizzazione dello scontro, voglia di vendette o di rampantismo politico. La vicenda dei referendum è punto di arrivo di queste contraddizioni, altro che rilancio della democrazia! Credo che quest'ultima vicenda sia stata l'emblema di una politica tutta tesa a risolvere un conflitto con le "spallate" e non a convincere con un progetto politico alternativo a quello dominante. Risultato: ancora una volta si profila un rilancio del ruolo dell'"UV", grazie agli errori di chi vuole proporsi invece come alternativa, e lo ha fatto non certamente utilizzando una strada costruttiva. Tale passaggio quindi credo sia una denuncia della debolezza dell'alternativa e non certo della forza della proposta unionista, che mi pare ancora molto in difficoltà. Lo sbocco della vicenda dei referendum mi pare più come una bocciatura della coalizione referendaria che non la promozione della politica in atto, credo invece bocciata sonoramente alle politiche del 2006.
Il guaio della Comunità valdostana è che le scelte che le vengono proposte, e su cui si può esprimere, propongono più un'espressione di dissenso che non di consenso; credo che questo abbia segnato la vicenda dei referendum. La classe politica valdostana si dimostra quindi non in grado di svolgere un ruolo propositivo, sembra voler imitare quanto avviene in campo nazionale dove la politica è soprattutto una bagarre senza esclusione di colpi, che, anziché orientare le energie del Paese su un percorso positivo, le strumentalizza per distruggerlo. L'occasione della nascita del "Partito Democratico" in Valle aveva in molti di noi acceso le speranze che si potesse avviare una fase di riflessione costruttiva e che la nuova forza svolgesse un ruolo propositivo per sollecitare tutte le altre forze politiche a riflettere su un nuovo progetto di sviluppo per la nostra realtà, ormai alle prese con troppe incertezze economiche e sociali. L'avvio della fase costituente invece ha visto il nuovo soggetto proseguire sulle posizioni del superato partito dei "GV-DS", già appiattito sulle posizioni populiste distruttive sollecitato da altre forze della coalizione, compresa l'adesione ai referendum.
Mi viene da pensare cosa farà il "PD" in Valle d'Aosta - è la domanda che si faceva il Consigliere Ferraris - un PD rimasto con "il cerino in mano" dopo i risultati referendari. Continuerà la vocazione mortificante del suo ruolo politico, sottostando alle scelte di altri? Ancora una volta mi trovo a dissentire rispetto alle politiche del partito in cui milito. Questo mi è successo altre volte; nel 1991, rispetto alle vicende a cui volevo riferirmi per analogia, durante la problematica fase del "Governo Bondaz" assunsi posizioni molto critiche sulle politiche che quella maggioranza perseguiva e portai la mia critica fino alle dimissioni da Capogruppo del "PCI" in Comune di Aosta. È vero che tale atteggiamento mi fece pagare un isolamento politico, ma neanche nel rigoroso "Partito Comunista", quello del centralismo democratico, qualcuno arrivò a pensare di buttarmi fuori. Ritengo intanto che allora il tempo mi diede ragione circa le posizioni critiche. Oggi sono tornato ad elaborare, insieme al mio capogruppo Ferraris e altri, posizioni molto critiche nei confronti prima dei dirigenti dei "GV-DS" e poi dell'appiattimento del neo Segretario del costituendo "Partito Democratico" sulle posizioni di quei dirigenti. Quello che mi stupisce è che un Segretario di un partito che non c'è, perché siamo ancora nella fase costituente, di un partito che, a dire di tal Segretario, è aperto, trasparente, "coagulo" di culture diverse, ci chieda di ritrattare quanto esprimiamo, minacciando di chiudere la porta alla nostra entrata nel "PD", minacciando di rivolgersi ai tribunali. Direi che queste cose mi rendono allibito, mi pare di assistere a deliri di onnipotenza; capisco che qualcuno abbia cambiali da pagare ai suoi "supporters", ma credo che non si dovrebbe mai esagerare, la questione del gruppo è strumentalizzata ai fini di pagare le cambiali.
Voglio evidenziare qui la differenza fra la situazione comunale e quella regionale rispetto ai gruppi. In comune si sono messi logicamente insieme gli eletti che hanno scelto il percorso del "PD", che provenivano da realtà politiche diverse, era un fatto naturale di un percorso. In Regione la situazione è diversa; non è che si devono mettere insieme eletti che provengono da situazioni politiche diverse. Esistono 2 gruppi, entrambi di derivazione "GV-DS", che si sono formati su differenze politiche di rilievo e chi era fuori dal percorso di formazione del "Partito Democratico" non mi pare che fossimo proprio io e il Consigliere Ferraris. Credo che il Consigliere Ferraris si sia espresso molto chiaramente in proposito, quindi non sto a dilungarmi. Mi pare poi che sia un poco stonata la voce della collega Fontana quando accusa il Consigliere Ferraris di fare gli interessi personali; credo che sbagli indirizzo, dovrebbe guardarsi più in casa, credo che il clientelismo di Sinistra non alberghi in questa parte del gruppo, ma da qualche altra parte. Il clientelismo di Sinistra è sempre clientelismo, non è diverso da quello che portano avanti altri. Da tutto ciò mi pare che non vi siano elementi nuovi per considerare superata la situazione di fatto dei 2 gruppi, i percorsi di avvicinamento al "PD" ci rendono molto guardinghi. Qualcuno ha saputo agire con molta furbizia, pur avendo posizioni distantissime ad esempio dalla "mozione congressuale Fassino", per convenienza, per "gettare fumo negli occhi" alla base ha "occupato" la "mozione Fassino". Pensate che erano collegati a mozioni ben diverse da un punto di vista politico. Anche la "mozione Veltroni" è stata "occupata" molto furbescamente e viene portata avanti con "slogan", parole, ma i fatti la smentiscono totalmente.
Noi, il sottoscritto e il collega Ferraris non possiamo che aspettare che si chiariscano le effettive posizioni, non ci accontentiamo degli "slogan" finora pronunciati teatralmente dal Segretario del costituendo "PD", come non ci pare credibile una conversione a "u" dei colleghi Sandri e Fontana, che erano legati ad esperienze molto diverse da quelle del "Partito Democratico", però, se avverrà il miracolo, si presenteranno sicuramente le condizioni naturali per la formazione di un solo gruppo e lì non ci tireremo sicuramente indietro.
Presidente - La parola al Consigliere Comé.
Comé (SA) - Sarebbe facile quest'oggi in tale sede inserirsi nel coro, partecipare alla polemica che vede gli uni inneggiare alla grande vittoria e gli altri imprecare contro le losche manipolazioni del potere. Io penso che dal risultato delle urne di domenica scorsa scaturisca per la politica, e non solo per la politica valdostana, una grande lezione di umiltà e di attenzione nei confronti delle necessità, delle aspettative, degli interessi reali della gente. Domenica 18 novembre i cittadini hanno dato una risposta chiara e precisa, data questa che per alcuni la si sarebbe dovuta avvicinare idealmente al 25 aprile del 1945 secondo un parallelismo gratuito, storicamente fuorviante e profondamente ingiusto. Un peso eccessivamente politico ha così investito e svilito uno strumento importante di democrazia diretta che questa maggioranza, e ripeto questa maggioranza, ha offerto e continuerà ad offrire agli abitanti della nostra Regione. Noi che abbiamo vissuto in prima persona la campagna referendaria, noi che abbiamo incontrato la gente ci siamo però presto resi conto di un dato: non appena gli elettori venivano a conoscenza del contenuto reale delle differenti proposte in gioco, non appena si svelavano le reali, ma occulte strategie sottese all'intera "operazione referendum", la scelta dell'astensione diventava la risposta maggiormente legittima, corretta, incisiva, la sola risposta possibile... lo "slogan: pas de sense pas de vote" diventava così un'indicazione onesta, trasparente realmente democratica nel profondo contro la politica dei ribaltoni, delle congiure, dei "colpi di mano". Il risultato delle urne deserte, così forte ed importante, sta a dimostrarlo a tutti noi al di la delle polemiche. D'altro canto, già fra i grandi sostenitori dello strumento di democrazia perfetta qual è il referendum vi sono stati alcuni che ritenevano che questo strumento può diventare pericoloso quando è manipolato dai partiti per propri fini o per derive plebiscitarie. Mi sono ripreso l'intervento che avevo fatto il 6 giugno in Consiglio, quando si analizzò la proposta di legge per il nuovo e unico Ospedale, e vi rileggo un passaggio che feci allora:
"Solo il referendum quando otterrà il 50% più 1 dei consensi potrà affermare che quella è la volontà della maggioranza dei Valdostani, noi da parte nostra non abbiamo alcun timore di andare al referendum, sapremo confrontarci e presentare alla popolazione valdostana la validità delle nostre posizioni. Mi spiacerebbe vedere, nel caso in cui la popolazione valdostana esprimesse la volontà sulla nostra posizione, sentire che viene sostenuta l'idea che quelli sono voti espressi in un momento in cui manca la libertà e la democrazia, sono consensi cioè ottenuti per le pressioni del potere".
Detto, fatto! Sono queste le ipotesi avanzate dai giocatori a cui il giocattolo si è oggi rotto fra le mani.. ma voltiamo pagina! Il popolo valdostano ce lo chiede a gran voce. Facciamo del dibattito trasparente ed aperto alla società civile lo strumento di una politica nobile, servizio nei confronti della Comunità e dei cittadini, e questo servizio diventa possibile se le forze regionaliste, vero asse portante della storia e del futuro di questa Regione, che non crede ad un piatto bipolarismo, ma cerca spazio per l'affermazione della sua profonda identità, sapranno continuare il dialogo al loro interno e con la popolazione, se sapranno ricomporre le loro energie in un disegno ed in un progetto che accompagni e guidi la valle d'Aosta nei prossimi anni. I mesi che ci separano dalle prossime consultazioni regionali sono un periodo in cui insieme progettare e condividere quel percorso ricerca e di aggregazione della maggioranza che, fatto tesoro di luci ed ombre del passato, sappia trovare energia, entusiasmo e consensi per governare la Valle d'Aosta.
Presidente - La parola al Consigliere Segretario Venturella.
Venturella (Arc-VA) - Era sicuramente una grande scommessa e una grande speranza quella di portare alle urne 46.700 persone, era questo il numero di persone che dovevamo portare alle urne al di là del "quorum" percentuale. Qualcuno giustamente diceva un azzardo, però credo che sia stata una grande occasione perché non solo ho sentito il riferimento dei colleghi Cesal, Comé, Caveri, che hanno girato la Valle d'Aosta a spiegare perché non si doveva andare al voto, anche noi lo abbiamo fatto, tenendo un comizio per ogni comune, in alcuni casi anche più di uno per quel che era il capoluogo di Regione. È stata una grande occasione per incontrare la gente, per parlare di politica e di cose che sì qualcuno ha considerato troppo difficili per la gente, lo ricordo benissimo in un confronto televisivo, ma noi avevamo scelto di partecipare alla tenzone, al duello e forse la scelta di accettare il duello era molto più difficile, perché la scelta era più ardua? Perché, al contrario quella di non accettare il duello, di non decidere neppure l'arma... non sono d'accordo con il Consigliere Cesal quando dice: "ci avete sfidato a duello e almeno abbiamo scelto l'arma"; no, non avete scelto l'arma, avete aspettato che nel teatro della tenzone si abbassasse la nebbia e poi come codardi ve ne siete andati...
(vivaci proteste dai banchi della maggioranza)
... analogia, ho detto come dei codardi, è già capitato una volta con la faccenda degli elicotteri che si sia equivocato sulle parole e chiederò poi soddisfazione al Presidente Caveri: soddisfazione naturalmente in qualche comunicazione.
Perché era più arduo convincere le persone di andare a votare? Perché la scelta di disertare le urne era aiutata perché bastava agire su diversi registri, che sono i registri dell'antipolitica - "ma perché vai a votare, sono tutti uguali..." -, il registro della banalizzazione del referendum - "ma figurati, è come il referendum che ne so... sulla caccia!", l'omogeneizzazione a quelli nazionali - "ma come, fanno 7-8 referendum, stai a casa non ti preoccupare"; poi si basava anche sulla propensione fisiologica dei cittadini a disertare le urne sui referendum. Ricordo solo al Consiglio che nell'ultimo referendum del 2006, quando tutti nel panorama politico si invitava la gente ad andare a votare, la percentuale di votanti è stata del 50%.
Perché è stata una scelta molto più semplice, collega Cesal, quella di dire: "disertate le urne"? Perché - qui mi prendo la responsabilità di quanto affermo - era un modo diretto per sapere chi andava a votare oppure no ed è per questo che credo sia stato negato il diritto alla segretezza del voto, perché la scelta libera e cosciente non avveniva nel segreto dell'urna, ma avveniva quando l'elettore si presentava davanti al seggio con la sua tessera elettorale: questo è il problema. Ho sperato fino all'ultimo che questa campagna referendaria fosse basata su uno scontro anche acceso ad armi pari, ma questo non è stato, perché non si sa... o forse si sa bene il perché: perché vi era la paura che gli elettori si esprimessero in maniera netta, chiara e consapevole.
Volevo poi fare un breve cenno che susciterà gli strali del Presidente, riguarda il comportamento del Presidente Caveri, perché ci saremmo aspettati che il Presidente assumesse le funzioni di garante, "super partes", invece è intervenuto "a gamba tesa" nella campagna, anzi ancor prima. Ha iniziato con una serie di iniziative che avevano come unica potenza di fuoco la presunta incostituzionalità dei referendum propositivi, poi con tutta una serie di affermazioni che gettavano confusione, dubbi, nebbie, illazioni sul fatto che questi referendum non potevano essere... lo ha dimostrato anche ora, di nuovo, l'ingorgo costituzionale, un intervento che io personalmente non mi sarei mai aspettato da lei, Presidente Caveri! Mi ha molto colpito questa campagna soprattutto svelatasi in uno "spot" elettorale dell'Assessore Fosson, che con una sua fantasiosa interpretazione, che credo sfiori la menzogna, è riuscito in 60 secondi a dire 2 cose che "non stanno né in cielo, né in terra": mi riferisco alle proposte sull'Ospedale nuovo. "In primis" è riuscito a dire che sull'Ospedale nuovo i referendari andavano dicendo che volevano trasformare l'Ospedale nuovo in un cronicario, chiudendo tutte le microcomunità di anziani della Valle d'Aosta: questa è un'invenzione, ma è una cosa incredibile! Stavo mangiando e per colpa sua mi è andato di traverso il torso della mela! La seconda menzogna era quella che i referendari volevano abbattere l'Ospedale vecchio, volevano distruggerlo! Io so che qui do ragione a chi ha affermato che ci sono stati degli eccessi, la campagna poteva essere molto più "soft" nei toni, ma bugie e menzogne non dovevano essere utilizzate!
Per ultimo devo 2 ringraziamenti: uno al collega Marco Viérin e uno al collega Ottoz; mi riferisco non al presunto cambiamento della legge sul referendum propositivo, ma proprio alle dichiarazioni del gruppo "UV" - non ricordo se per bocca del Presidente Caveri o del Presidente dell'"UV" Cesal - nelle quali si auspicava il cambiamento della legge elettorale sul referendum propositivo. Credo che oggi il collega Marco Viérin abbia detto chiaramente che su questa ipotesi la "Stella Alpina" non ci sta. Il secondo ringraziamento lo devo al collega Ottoz, perché, quando ha parlato di legge sul referendum propositivo, mi pare abbia detto: "sì, la legge potrebbe essere anche cambiata, ma abolendo il quorum". Queste sono 2 osservazioni di cui il Consiglio in futuro dovrà fare proprie e tenerne conto.
Presidente - La parola al Presidente della Regione, Caveri.
Caveri (UV) - Avete discusso per tutta la mattinata sulle mie dichiarazioni, almeno un minuto nelle conclusioni credo che non sia inopportuno. Sulle provocazioni ha ragione il Sommo poeta: "non ti curar di loro, ma guarda e passa". Per quel che riguarda invece la metafora delle armi del duello, ovviamente, se dovessi fare un duello con il Consigliere Venturella, sceglierei il phon... ma devo dire che, dal punto di vista dell'arma del duello, ho l'impressione che questo sia un caso di un duello singolo, ossia un caso di "roulette russa": l'arma era carica e il proiettile purtroppo per voi era in canna. Mi sono divertito durante la campagna elettorale ad usare la metafora delle favole, quella che mi ha divertito di più ed è piaciuta di più al pubblico era che i referendari erano come il lupo cattivo che fingeva nel lettone della casetta della nonna di Cappuccetto rosso di essere la nonnina buona e la mia speranza era che vi fosse da parte dell'elettorato una comprensione di tale meccanismo e questo è avvenuto. Ho l'impressione che nel post referendum Mastro Geppetto (Riccarand) abbia invece creato un nuovo mostro: Pinocchio, perché più i commenti si susseguono sulle agenzie di stampa... direi che i referendari non si sono sciolti perché hanno deciso una strategia per cui ogni ora un'ANSA di vario genere, devo dire che però il naso si sta letteralmente allungando. Da questo punto di vista, non bisogna traccheggiare, perdere brucia. Io alle politiche di un anno fa ho ammesso che eravamo stati sconfitti, sarebbe bello, nobile e puro che faceste la stessa cosa al posto di "arrampicarvi sugli specchi"!
Due questioni che sono emerse nel dibattito: una è la posizione nuova assunta dal collega Ottoz, mi spiace, anche se me ne ha spiegato altrove le ragioni; prendo atto di questa nuova posizione politica, gli faccio tanti auguri e spero che la scelta, che pure umanamente mi colpisce gli dia quegli esiti che lo hanno spinto a tale gesto.
Un cenno alle vicende giudiziarie. Io l'ho già fatto nel corso della conferenza stampa di Giunta perché effettivamente questo pronunciamento della giustizia, del giudice del collegio conforta chiunque svolga l'attività di Presidente della Regione, perché questo proscioglimento pieno del Presidente Viérin e della collega Adriana Viérin è un aspetto positivo per chiunque amministri, perché, se il teorema avesse retto in giudizio, ci saremmo trovati di fronte ad una mutazione profonda del ruolo di chi siede nell'Esecutivo. Naturalmente la medesima cosa si può dire per la posizione ancora esistente del collega Lavoyer, perché i petali della margherita delle accuse sono caduti per terra, restano poche cose, sono convinto che in appello il collega Lavoyer potrà dimostrare la totale estraneità a quel pochissimo che è rimasto. Certo che un giorno verrà nel quale forse qualcuno dovrebbe scrivere un libro sul declinarsi delle vicende giudiziarie in Valle d'Aosta dall'inizio degli anni '80.
Presidente - La parola alla Consigliera Viérin Adriana.
Viérin A. (UV) - Permettez-moi juste quelques minutes... je tiens à remercier le Chef de groupe de l'"UV", Vicquéry, l'Assesseur Pastoret, les collègues Cesal, Sandri, La Torre et maintenant M. Caveri, qui ont pris la parole, je les remercie pour leurs interventions à propos d'une affaire judiciaire qui a lourdement pesé sur la législature passée et aussi sur la législature actuelle, un cauchemar long de 5 ans et 5 jours s'est achevé le 12 novembre dernier. Je remercie officiellement tous ceux qui tout au long de ces années, malgré un climat envenimé et lourd, très lourd en ce qui me concerne, m'ont soutenue et ont cru dans mon innocence; je remercie également tous ceux qui très nombreux m'ont exprimé leurs félicitations lors de l'issue de cette malheureuse histoire. Il fait bon au cœur de savoir que l'on peut compter sur le soutien des amis indépendamment des couleurs politiques d'appartenance. Merci.
Presidente - Se non ci sono altri interventi, dichiaro conclusi, vista l'ora, i lavori dell'odierna adunanza del Consiglio per questa mattinata. I lavori riprenderanno alle ore 15,30 per procedere all'esame dell'ordine del giorno - quindi del punto n. 3 - riguardante le iniziative ispettive delle forze di minoranza.
La seduta è tolta.
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La seduta termina alle ore 12,54.