Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 3018 del 4 ottobre 2007 - Resoconto

OGGETTO N. 3018/XII - Disegno di legge: "Modificazioni alla legge regionale 7 dicembre 1993, n. 84 (Interventi regionali in favore della ricerca e dello sviluppo)".

Articolo 1

(Sostituzione dell'articolo 1)

1. L'articolo 1 della legge regionale 7 dicembre 1993, n. 84 (Interventi regionali in favore della ricerca e dello sviluppo), è sostituito dal seguente:

"Articolo 1

(Oggetto e finalità)

1. Al fine di sviluppare le attività produttive locali, la Regione autonoma Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste favorisce interventi atti a promuovere nelle imprese le attività di ricerca e sviluppo di nuovi prodotti, processi produttivi o servizi.".

Articolo 2

(Sostituzione dell'articolo 2)

1. L'articolo 2 della l.r. 84/1993 è sostituito dal seguente:

"Articolo 2

(Investimenti per la ricerca e lo sviluppo)

1. Sono ammissibili a contributo, per attività di ricerca e sviluppo di nuovi prodotti, processi produttivi o servizi, le spese sostenute per:

a) il personale impiegato per il progetto di ricerca;

b) gli strumenti e le attrezzature di nuovo acquisto nella misura e per il periodo in cui sono utilizzati nel progetto di ricerca, con esclusione di impianti generali, mobili ed arredi anche se collegati con il progetto di ricerca;

c) i materiali per la ricerca;

d) le consulenze di ricerca;

e) la ricerca contrattuale, le competenze tecniche e i brevetti, acquisiti o ottenuti in licenza da fonti esterne a prezzi di mercato;

f) le spese generali supplementari derivanti direttamente dal progetto di ricerca.".

Articolo 3

(Sostituzione dell'articolo 7)

1. L'articolo 7 della l.r. 84/1993 è sostituito dal seguente:

"Articolo 37

(Beneficiari dei contributi)

1. Possono usufruire dei contributi previsti dalla presente legge:

a) le imprese industriali con un numero di dipendenti non inferiore a dieci;

b) i consorzi di ricerca fra imprese industriali con un numero di dipendenti propri non inferiore a cinque;

c) i centri di ricerca con un numero di dipendenti non inferiore a cinque e il cui capitale sia detenuto in misura non inferiore al 70 per cento da imprese industriali.".

Articolo 4

(Sostituzione dell'articolo 8)

1. L'articolo 8 della l.r. 84/1993 è sostituito dal seguente:

"Articolo 48

(Contributi per la ricerca e lo sviluppo)

1. Per gli investimenti di cui all'articolo 2 possono essere concessi contributi nella misura massima:

a) del 50 per cento della spesa ammissibile se si tratta di ricerca industriale, come definita dalla comunicazione 2006/C 323/01 della Commissione, del 30 dicembre 2006, relativa alla disciplina comunitaria in materia di aiuti di Stato a favore di ricerca, sviluppo e innovazione;

b) del 25 per cento della spesa ammissibile se si tratta di sviluppo sperimentale, come definito dalla comunicazione n. 2006/C 323/01.

2. La misura massima percentuale di cui al comma 1 può essere aumentata di 10 e di 20 punti rispettivamente per le medie e per le piccole imprese, come definite dalla normativa comunitaria vigente.

3. Oltre all'incremento previsto dal comma 2, la misura massima percentuale di cui al comma 1 può essere aumentata di ulteriori 15 punti, fino ad un massimo di intensità di aiuto pari all'80 per cento:

a) in caso di collaborazione effettiva tra almeno due imprese indipendenti, con le modalità previste dalla comunicazione n. 2006/C 323/01;

b) in caso di collaborazione tra un'impresa e un organismo di ricerca, con le modalità previste dalla comunicazione n. 2006/C 323/01.

4. Nei limiti degli specifici stanziamenti del bilancio regionale, i contributi concedibili ad ogni impresa non possono superare per ogni anno i seguenti massimali di importo:

a) per le grandi imprese, 1.000.000 di euro;

b) per le medie imprese, 500.000 euro;

c) per le piccole imprese, 250.000 euro.

5. Nei limiti degli specifici stanziamenti del bilancio regionale, per le imprese insediate nell'area industriale Cogne di Aosta, fino al 31 dicembre 2007, non si applicano massimali di contributo.

6. A decorrere dal 1° gennaio 2008, i contributi concessi alle imprese di cui al comma 5 non possono superare per ogni anno e per ogni impresa i seguenti massimali di importo:

a) per le grandi imprese, 3.000.000 di euro;

b) per le medie imprese, 1.500.000 euro;

c) per le piccole imprese, 750.000 euro.

7. Al fine di assicurare il rispetto dei limiti di bilancio, alle imprese insediate nell'area industriale Cogne di Aosta è concesso un contributo annuo in misura non superiore ai massimali di importo di cui al comma 4. Alla fine di ogni anno, valutate le disponibilità residue del bilancio regionale sui corrispondenti stanziamenti e nel rispetto dei massimali di importo di cui al comma 6, gli importi disponibili sono impiegati per concedere alle imprese la quota residua di contributo. Nel caso in cui i predetti importi non siano sufficienti a soddisfare tutte le richieste, le risorse sono ripartite tra i progetti in proporzione al contributo teoricamente concedibile.

8. I contributi possono essere erogati per stati di avanzamento del progetto di ricerca. Può inoltre essere anticipato un importo pari al massimo al 20 per cento del contributo concesso, previa presentazione di apposita fideiussione bancaria o polizza assicurativa di importo almeno pari alla somma da erogare.

9. Una parte significativa dell'attività di ricerca deve essere svolta nell'ambito del territorio regionale. I progetti di ricerca possono avere una durata massima di tre anni.

10. Per accedere ai contributi, le grandi imprese devono dimostrare l'effetto di incentivazione dell'aiuto.

11. I progetti di ricerca che comportano la concessione di aiuti di importo superiore a quello previsto dalla comunicazione n. 2006/C 323/01 sono sottoposti al preventivo esame della Commissione europea.".

Articolo 5

(Sostituzione dell'articolo 11)

1. L'articolo 11 della l.r. 84/1993 è sostituito dal seguente:

"Articolo 511

(Procedure)

1. Le domande dirette ad ottenere i contributi di cui all'articolo 4 8 devono essere presentate alla struttura regionale competente in materia di industria.

2. I contributi sono concessi, previa istruttoria svolta da Finaosta S.p.a. e successivo esame e valutazione da parte del comitato tecnico di cui all'articolo 612, con deliberazione della Giunta regionale, che provvede contestualmente al trasferimento delle risorse necessarie. Finaosta S.p.a. eroga i contributi sulla base della verifica tecnico-amministrativa delle spese e del controllo di risultato dell'attività di ricerca.

3. I criteri, le modalità e ogni altro adempimento o aspetto relativo alla concessione, al diniego e alla revoca dei contributi sono stabiliti con deliberazione della Giunta regionale, da pubblicare nel Bollettino ufficiale della Regione. La Giunta regionale può prevedere, ove necessario, criteri e modalità per la formazione di apposite graduatorie.".

Articolo 6

(Sostituzione dell'articolo 12)

1. L'articolo 12 della l.r. 84/1993 è sostituito dal seguente:

"Articolo 612

(Comitato tecnico)

1. Per l'esame e la valutazione delle domande di contributo, è costituito un comitato tecnico nominato con deliberazione della Giunta regionale e composto da:

a) il dirigente di primo livello della struttura regionale competente in materia di industria, o suo delegato, con funzioni di presidente;

b) un esperto individuato da Finaosta S.p.a.;

c) un esperto di organizzazione aziendale individuato da Confindustria Valle d'Aosta;

d) un esperto di informatica con conoscenze particolari nel campo dei sistemi di automazione industriale;

e) un esperto di economia industriale;

f) un esperto di ingegneria industriale;

g) un esperto di organizzazione e controllo della qualità aziendale;

h) un funzionario della struttura regionale competente in materia di industria, individuato dal dirigente della stessa.

2. Il comitato tecnico è nominato ogni tre anni su proposta dell'assessore regionale competente in materia di industria.

3. I compiti di segreteria del comitato tecnico sono assicurati da un funzionario della struttura regionale competente in materia di industria.

4. Ai componenti del comitato tecnico, con esclusione del personale regionale, è corrisposto per ogni riunione un compenso lordo pari a quanto stabilito con deliberazione della Giunta regionale, oltre al rimborso delle spese di viaggio nella misura prevista per il personale regionale.".

Articolo 7

(Sostituzione dell'articolo 13)

1. L'articolo 13 della l.r. 84/1993 è sostituito dal seguente:

"Articolo 713

(Controlli)

1. I beneficiari dei contributi previsti dalla presente legge, entro tre mesi dalla realizzazione dei progetti di ricerca approvati, provvedono a presentare a Finaosta S.p.a. una relazione tecnica che illustri le modalità di attuazione degli interventi, l'avvenuta realizzazione degli stessi e i risultati conseguiti. Finaosta S.p.a., valutata la relazione, trasmette alla struttura regionale competente in materia di industria le conclusioni in merito alla corretta utilizzazione del contributo.".

Articolo 8

(Sostituzione dell'articolo 14)

1. L'articolo 14 della l.r. 84/1993 è sostituito dal seguente:

"Articolo 814

(Revoca dei contributi)

1. Comportano la revoca del contributo concesso:

a) la mancata presentazione della relazione tecnica di cui all'articolo 713;

b) la messa in liquidazione volontaria o la cessazione volontaria dell'attività da parte del beneficiario nel caso in cui non vi sia un soggetto subentrante che continui il progetto di ricerca;

c) l'ingiustificata interruzione del progetto.

2. La revoca del contributo può essere disposta anche in misura parziale, purché proporzionale all'inadempimento riscontrato.

3. La revoca comporta la restituzione del contributo, maggiorato degli interessi legali, nel termine di trenta giorni dalla comunicazione del provvedimento di revoca. La mancata restituzione entro tale termine comporta il divieto per il soggetto inadempiente di beneficiare di ogni agevolazione prevista dalla presente legge per un periodo di cinque anni, decorrente dalla comunicazione del provvedimento di revoca.".

Articolo 9

(Sostituzione dell'articolo 15)

1. L'articolo 15 della l.r. 84/1993 è sostituito dal seguente:

"Articolo 915

(Divieto di cumulo)

1. I contributi di cui alla presente legge non sono cumulabili con analoghe provvidenze previste per gli stessi interventi dalla normativa comunitaria, statale o regionale vigente.".

Articolo 1310

(Disposizioni transitorie)

21. Le disposizioni di cui alla presente legge si applicano alle domande di contributo per le quali, alla data di entrata in vigore della stessa, non siano già stati adottati i relativi provvedimenti di concessione dei contributi, fatto salvo quanto previsto al comma 32.

32. Le disposizioni di cui all'articolo 48, commi 4, 5 e 6 della l.r. 84/1993, come sostituito dall'articolo 4, si applicano alle domande di contributo per le quali, alla data di entrata in vigore della presente legge, siano già stati adottati i relativi provvedimenti di concessione, purché i progetti di ricerca approvati non siano conclusi.

Presidente - La parola al relatore, Consigliere Lavoyer.

Lavoyer (FA) - Brevissimamente, anche perché questo disegno di legge è stato già oggetto di un approfondito esame da parte della IV Commissione successivamente all'invio alla Commissione europea. Infatti principalmente il provvedimento in esame al Consiglio riguarda l'armonizzazione della legislazione in materia, che con l'entrata in vigore della nuova disciplina comunitaria sull'argomento della ricerca e dello sviluppo alla Regione Valle d'Aosta è stato imposto di adeguare, entro il 31 dicembre 2007, la normativa che prevede queste nuove disposizioni comunitarie. Le principali modifiche introdotte, in linea anche con quanto richiesto dalla Commissione europea, riguardano anzitutto l'innalzamento delle percentuali di contributo divise su 2 tipi di fasce: la ricerca industriale e lo sviluppo sperimentale. Questi 2 aspetti per i quali vengono finalizzati i contributi vengono poi ulteriormente suddivisi fra grandi imprese, medie imprese e piccole imprese. Per la ricerca industriale la percentuale di contributo per le grandi e le medie imprese rimane costante, ossia dal 50% per le grandi imprese al 60% per le medie imprese. Viene innalzata invece la possibilità di contributo per le piccole imprese, che passa dal 60 al 70%. Sullo sviluppo sperimentale l'incremento principale è per le piccole imprese, che passano da una percentuale del 35 al 45%. Vi è poi la possibilità, prevista nel disegno di legge, di incrementare queste percentuali di un ulteriore 15%, fino a una percentuale massima dell'80 in caso di collaborazione fra imprese e organismi di ricerca.

Viene invece previsto in questo disegno di legge un notevole incremento dei massimali annui di contributo, e qui sempre nella suddivisione grandi, medie e piccole imprese, c'è la divisione fra la localizzazione delle stesse se sono fuori dall'"area Cogne" o dentro l'"area Cogne": per le grandi imprese fuori dell'"area Cogne" si passa dagli attuali 600.000 al milione per le grandi imprese, dai 180.000 ai 500.000 per le medie, dai 180 ai 250.000 per le piccole imprese; all'interno dell'"area Cogne" si passa dai 600.000 attuali ai 3 milioni per le grandi imprese, dai 180 attuali a 1,5 milioni per le medie imprese, dai 180 attuali a 750mila per le piccole imprese. È poi prevista la riduzione da 10 a 5 del numero dei dipendenti necessario ai centri di ricerca, ai consorzi fra imprese per accedere ai contributi, introduzione espressa tra le categorie di spesa ammessa a finanziamento di ricerca contrattuale, competenze tecniche e brevetti. Si introduce inoltre, aderendo ad una specifica richiesta del mondo imprenditoriale, la possibilità di erogare un'anticipazione del contributo nella misura del 20% dell'importo concesso.

Mi pare con questa breve relazione di avere sottolineato gli aspetti qualificanti di tale disegno di legge, che è un intervento di armonizzazione di una legislazione esistente alle direttive della Comunità europea. È un provvedimento molto importante, invito quindi il Consiglio a votare a favore del disegno di legge n. 175. Per quanto attiene agli emendamenti proposti dal gruppo "Arcobaleno", come detto in Commissione e poi eventualmente l'Assessore potrà precisare meglio, essendo questo un disegno di legge che viene modulato rispetto alle richieste della Commissione europea, non può essere in questa fase modificato previo un ulteriore rinvio alla Commissione stessa. Pur considerando anche accettabili alcuni aspetti previsti dagli emendamenti, quindi penso che vi possa essere l'impegno da parte dell'Assessore a prevedere all'interno del regolamento attuativo e recepire questi suggerimenti che sono contenuti negli emendamenti stessi; invito quindi i proponenti a ritirare i 2 emendamenti.

Presidente - Dichiaro aperta la discussione generale.

La parola al Consigliere Comé.

Comé (SA) - Non intendo con questo intervento esporre una posizione di mero assenso acritico al riguardo dell'approvazione del disegno di legge n. 175 in discussione. Preliminarmente devo rilevare come l'adesione all'UE, a fianco degli universalmente noti vantaggi per il nostro Paese e la nostra Regione, presenti taluni aspetti di criticità che sempre più vengono alla luce per effetto dell'allargamento dei confini dell'Unione e quale risultato dell'adozione acritica del mercato e delle leggi di concorrenza quali unici punti di riferimento per misurare lo sviluppo economico e la crescita complessiva della Comunità. In effetti, alcune affermazioni di principio contenute nell'articolo 87, paragrafo 1, del Trattato istitutivo della CE tendono a negare validità agli aiuti accordati dagli Stati attraverso risorse pubbliche, che falsano o minacciano di falsare la concorrenza. Dimentica l'Unione quanto falsino la concorrenza quelle caratteristiche geomorfologiche, storiche, culturali che fanno di ogni area geografica un "unicum" da salvaguardare nella sua peculiarità, seppure avuto riguardo alle esigenze della globalizzazione. È questa una delle ragioni per le quali la Valle d'Aosta, gelosa custode della sua autonomia in ambito nazionale, non può e non deve rinunciarvi neppure in ambito comunitario, facendosi portatrice delle idee di quella Europa dei popoli che nella tutela delle minoranze etnico-linguistiche e delle aree marginalizzabili dalla globalizzazione vede altrettanti aspetti qualificanti del suo progetto politico.

Detto questo, prendo volentieri atto del fatto che la Commissione europea, con decisione del 10 settembre 2007, ha deciso di considerare l'aiuto previsto nel disegno di legge regionale n. 175 compatibile con il Trattato CE in virtù dell'articolo 87, paragrafo 3, lettera c), in considerazione della sua forte incidenza innovativa e per lo spirito di collaborazione fra industria e centri di ricerca, che anima il provvedimento. Sotto il profilo squisitamente analitico, il disegno di legge presenta numerosi aspetti di grande positività. Innanzitutto esso adegua i massimali di contributi già a suo tempo previsti nella legge regionale n. 84 sia nell'importo complessivamente erogabile, che nella percentuale di finanziabilità rispetto alla spesa totale, che nelle tipologie di strutture ammesse al beneficio. Il passare da 600mila a 1 milione di euro per le grandi imprese e ancora più l'articolazione di medie (si va a 500mila euro) e piccole (a 250mila euro) imprese, a fronte del pre-esistente massimale di 180 indifferenziati, costituisce un adeguamento indispensabile addirittura modesto del contributo alla ricerca, unico vero strumento di qualificazione del modello industriale in un mondo che cambia, all'insegna dell'ottimizzazione dei processi, della riduzione dei tempi, della finalizzazione dei costi in un regime internazionale, che vede la competitività europea sempre più insidiata dall'efficienza inarrestabile delle economie emergenti (Cina e India). Significative appaiono poi le percentuali di spesa ammissibili a contributo pari al 50% a favore di ricerca, sviluppo e innovazione e fino al 25% nel caso di progetti sperimentali. Tali percentuali sono poi significativamente aumentate rispettivamente di 15 e 20 punti per medie e piccole imprese e di ulteriori 15 punti nel caso di progetti attuati in collaborazione fra più imprese o imprese e centri di ricerca. Si arriva in tal modo a coprire in taluni casi fino all'80% della spesa ritenuta ammissibile. Importante appare inoltre l'attenzione riservata alle imprese insediate nell'"area ex Cogne" interessata dall'"Espace Aosta", dove i massimali destinati aumentano di ben 3 volte per tutte le categorie. Due altri segnali importanti contenuti nel provvedimento legislativo sono rappresentati dalla diminuzione della durata dei progetti, finanziabili da 5 a 3 anni, del numero dei dipendenti impiegati nei singoli progetti, portati da 10 a 5 unità ed il collegamento suggerito fra industrie e centri di ricerca finanziati dall'industria stessa per il 70%. In tal modo si propone la moltiplicazione di centri di ricerca all'interno del nostro sistema industriale, caratterizzato dalle ridotte dimensioni complessive del comparto e la finalizzazione a prevalenti scopi produttivi delle attività di laboratorio e sperimentazione.

Chiedo, anche a margine di questo progetto di legge, che anche la Regione attui in modo conseguente ciò che altre realtà regionali hanno disposto in materia di supporto alla ricerca e all'innovazione, una propensione particolare a considerare e agevolare l'imprenditoria giovanile e le aziende nascenti. Non sempre infatti spalle aziendali solide sono sinonimo di disponibilità a mettersi in gioco nella ricerca di progettualità realmente nuove. Certo, non è da nascondersi che l'intervento comunitario estende in qualche modo la fruibilità dei contributi ad imprese e centri non valdostani nel punto in cui impone l'ammissibilità a contributo anche di progetti presentati da imprese non aventi sede in Valle d'Aosta, a condizione che esse svolgano in Regione parte significativa della loro attività e di sperimentazione... dispiegate anche al di fuori dell'ambito regionale, purché si svolga in Valle la parte significativa dell'attività di ricerca.

Sono tutte queste le ragioni che mi inducono a dare un assenso convinto, anche se non entusiastico per le ragioni soprattutto di indole comunitaria che ho accennato sopra, al progetto regionale n. 175. Non vi nascondo tuttavia che esso necessiterebbe di finanziamenti significativamente più importanti rispetto a quei 6 milioni di euro di cui parla la decisione della Commissione europea. Qui vorrei chiedere all'Assessore, visto che in Commissione ha dichiarato che cercherà d'iscrivere in bilancio 8 milioni di euro, che servono per "dare gambe" a questa legge. Vorremmo allora capire dall'Assessore se siamo obbligati a rispettare le decisioni dell'UE o se invece l'Assessore ha la possibilità, le competenze per derogare dai pareri della Comunità. Questa come le altre considerazioni sono le ragioni che mi inducono a richiedere l'effettuazione di una costante azione di monitoraggio, che per tale provvedimento, come per l'insieme dell'assetto economico regionale e delle sue articolazioni, dovrà avere cadenza rigorosamente semestrale così come è stato richiesto dalla risoluzione votata dal Consiglio e come ripetutamente affermato dall'Assessore all'industria, indispensabile questo per una costante azione di pianificazione industriale.

Presidente - La parola al Vicepresidente Tibaldi.

Tibaldi (CdL) - È dal 1993 che esiste una legge in materia di ricerca e di sviluppo. È una legge che oggi viene modificata a seguito di una procedura europea, alla cui Commissione è stata notificata per la coerenza con la normativa comunitaria. Parlando di modifiche della legge del 1993 sarebbe opportuno tracciare un bilancio di quello che è stato in questi 14 anni della legge. Una legge che ha prodotto qualche effetto, ma prevalentemente di tipo finanziario perché, se oggi dovessimo tracciare questo bilancio in termini di ricerca per le imprese valdostane, cosa emergerebbe? Ricordo che il padre di tale legge è il compianto Demetrio Mafrica, a cui è succeduto Piero Ferraris, altra guida diessina - e qui possiamo poi ascoltare la testimonianza dell'ex Assessore Ferraris -, se andiamo a rovistare nelle deliberazioni di Giunta che sono state adottate nel corso di questi anni ai sensi della legge n. 84/1993, ci rendiamo conto che i fondi che sono stati erogati per finalità formalmente di ricerca spesso andavano per il sostentamento di un'impresa, ossia si affiancavano a quelle leggi di sostegno economico che già esistono e che sotto forma diversa in realtà servivano a dare "stampelle" ad imprese che magari non sempre "navigavano in acque tranquille".

Sarebbe allora opportuno oggi tracciare un bilancio della legge, Assessore La Torre. È vero che non è stato lei l'Assessore di turno, ma è lei oggi l'Assessore che, proponendo una visione prospettiva e rinnovata di questa legge, potrebbe dire cosa è stato fatto finora. L'unico intervento che a mia memoria ha una valenza strategica dal punto di vista della ricerca è quello del "Centro Dora" di Châtillon, poi enucleato da "Tecdis", affiliato e inglobato da "ST Microelectronics" e oggi è il cuore pensante di "ST Microelectronics". La parte buona di quella azienda purtroppo è stata estrapolata e l'azienda è stata lasciata morire... "Tecdis". Naturalmente 300 persone a Châtillon guardano con incertezza il loro futuro, 10-15 cervelli sono stati invece trapiantati nell'"Espace Aosta". È l'unica iniziativa di cui beneficia oggi una multinazionale: "ST Microelectronics"; alla Valle d'Aosta non è rimasto nulla, se non un'occupazione di 10-15 persone, ma, da un punto di vista di ricerca e di sviluppo, abbiamo perso una possibilità che la Valle poteva ottimizzare con maggiori vantaggi non solo in termini occupazionali, ma anche in termini imprenditoriali. Sul resto, il fronte della ricerca mi sembra alquanto povero come risultati, oggi si parla di ricerca che si vuole implementare soprattutto nell'"Espace Aosta" prevedendo contributi più sostanziosi, quasi che si volessero trapiantare i cervelli nell'"Espace Aosta" e il resto della Valle non merita questa attenzione? È strano che l'Assessore Lavoyer, non essendo di Aosta, non abbia fatto un riferimento, abbia recato maggiore attenzione a tale aspetto. L'"Espace Aosta" è dignitoso, importante, è una zona di riconversione industriale, ma ci sono altri bacini industriali che potrebbero essere equiparati - ma non lo sono stati in questa legge - a questa area territoriale; allora perché raddoppiare le soglie di intervento per le imprese insediate in Aosta? Dobbiamo ancora venire incontro al "Centro Dora"? Dobbiamo forse aiutare qualcuno che non può essere indicato nominativamente per legge, ma che lì può essere invitato ad insediarsi per ragioni di prestigio del capoluogo, di qualche amministratore? Da tale disegno e dalla relazione non si evince quale sia il reale obiettivo.

Oggi il bilancio è alquanto scarno, non potete fregiarvi come Regione di dire che dal 1993 ad oggi questa legge ha portato dei benefici particolari; poi se l'ex Assessore Ferraris vorrà intervenire, ci potrà dire qualcosa. Abbiamo un settore industriale che è in compressione, la dimensione industriale si sta "sfilacciando" in regione, vuoi per il micromercato valdostano, che con 120.000 anime si "annacqua" nel mercato globale, e anche perché la sostenibilità di certe imprese è proprio difficile motivarla e mantenerla in una Regione che anche logisticamente è svantaggiata come la nostra non solo per la sua struttura orografica, ma anche perché a livello trasportistico siamo periferici e marginali. Va bene modificare le procedure, le modalità di accesso a questi contributi, va bene prevedere erogazioni più succulente, ma manca un indirizzo politico chiaro. Non basta dire che la Commissione europea ha detto che va bene; fra l'altro, si prevede una dotazione globale di 6 milioni di euro fino al 2013, qui si legge a pagina 2 del rapporto della Commissione... anzi qui Assessore se può essere più preciso... cosa si intende per 6 milioni di euro come dotazione globale? Da qui al 2013 sono 1 milione di euro l'anno oppure si intende qualcosa di più fino alla scadenza di questo regime? Ci piacerebbe capire qual è l'indirizzo politico. Se si vuole mantenere il solco che venne improntato nel 1993 dall'allora Assessore Mafrica e poi continuato dall'Assessore Ferraris o se si ha il coraggio di investire nella ricerca e nello sviluppo, perché, se lei va a scartabellare le deliberazioni di Giunta applicative di quella legge, si rende conto che di ricerca ce n'era ben poca e ne è stata prodotta poca. Sono queste le perplessità che animano il nostro pensiero leggendo questa norma, che, al di là di una novellazione di tipo burocratico, non ha grandi contenuti politici, salvo quel dubbio su quei 6 milioni che non si capisce come vengono spalmati su tale periodo di tempo.

Si dà atto che dalle ore 10,40 riassume la Presidenza il Presidente Perron.

Presidente - La parola al Consigliere Bortot.

Bortot (Arc-VA) - Mi associo a quanto detto dal collega Tibaldi, era assolutamente necessario fare un bilancio della legge n. 84, non perché non dobbiamo dare soldi allo sviluppo e alla ricerca, in quanto sappiamo che le aziende sono in grave difficoltà, sappiamo anche che c'è stato un uso improprio di questa legge, sappiamo che c'è stato un uso improprio con 2 uscite: una speculativa per mettere dei soldi in tasca, l'altra per aziende che erano in difficoltà e tutto pensavano meno che alla ricerca e allo sviluppo. Cosa questa un po' da miopi, perché nella nostra Regione, se non si fa ricerca, non c'è sviluppo e, se a livello nazionale la crisi imprenditoriale è a livelli di minimo storico rispetto all'Europa e al mondo occidentale... vediamo come si regge in piedi la "Fiat", vediamo che l'anno scorso abbiamo detassato con il cuneo fiscale di un sacco di soldi i carichi contributivi alle aziende, è di questi giorni l'intervento dell'accordo sullo stato sociale, con ulteriore detassazione delle ore di straordinario, che andranno a scapito dei giovani e del lavoro precario perché nessuno si mette a casa un'altra persona se può fare le stesse ore detassate e avere le mani più libere. Abbiamo quindi un comparto industriale economico nel nostro Paese, e più grave nella nostra Regione, che cerca disperatamente di stare sul mercato salvo qualche eccezione, continuamente riducendo il costo del lavoro, che è quello che non si dovrebbe fare, perché la riduzione del costo di lavoro vuol dire non fare ricerca, né sviluppo, vuol dire che le nostre tecnologie e le nostre produzioni rispetto all'Asia sono sempre più obsolete e fra un anno ci troveremo di fronte alla richiesta di Confindustria per ulteriori detrazioni, perché il costo del lavoro non ci rende competitivi con i Cinesi, ma chi lo ha mai detto che dobbiamo competere con i Cinesi! Quando costa un lavoratore cinese? Cancelliamo 2 secoli di storia e di lotte nel nostro Paese per far sì che il costo del lavoro nel nostro Paese sia uguale a quello della Cina? E chi acquista chi consuma, chi produce se l'obiettivo è quello? Lì si innesca un fatto di demagogia, perché in Cina esportiamo, non importiamo solo, bisogna vedere "le due facce della medaglia"! Quante aziende abbiamo esportato in Cina e in Romania e nel sud est asiatico e quanti prodotti esportiamo in quei Paesi? Bisogna quindi fare i conti del dare e dell'avere e per quanti decenni il nostro Paese ha svolto il ruolo negli Usa e in Europa che sta svolgendo oggi la Cina? Ossia quello di immettere sui mercati internazionali prodotti a basso costo rispetto al costo del lavoro della Germania, dell'Inghilterra e dei Paesi scandinavi? Questa è una strada non percorribile e alle aziende va detto chiaramente, Assessore, perché il rischio è che senza fare un bilancio della vecchia legge diamo dei soldi che saranno utilizzati allo stesso modo. È per questo che non ritiriamo gli emendamenti, perché, quando parliamo che il gruppo tecnico che gestirà la legge dovrà anche monitorare e controllare lo svolgimento, l'utilizzo e i risultati della ricerca, si fa un passo avanti rispetto alla vecchia legge. La vecchia legge esaminava i progetti, alla fine veniva presentata dall'azienda una relazione a "Finaosta" e nessuno riusciva a capire come erano stati utilizzati questi soldi. Con tale emendamento si introduce la possibilità del gruppo tecnico di verificare in corso d'opera l'utilizzo di questi soldi.

L'altra cosa alla quale dobbiamo stare attenti... la nuova legge prevede che, oltre i processi produttivi, possono utilizzare questi finanziamenti anche i servizi e qui è un punto delicato. Noi siamo d'accordo, ma mi sembra che le risorse per quanto riguarda le aziende che forniscono servizi, siccome i servizi sono quasi sempre commesse dell'ente pubblico, bisognerà stare attenti anche qui che il finanziamento per la ricerca e lo sviluppo alle aziende che forniscono servizi vada nella direzione giusta.

Tornando alla vecchia legge, mi sono fatto fare 2 schemini: uno riguarda la "Tecdis", con la vecchia legge abbiamo dato 3,495 milioni di euro per la ricerca e lo sviluppo, ma poi abbiamo visto che non solo non abbiamo portato a casa dei risultati, ma l'azienda ha chiuso e non solo l'azienda ha usato questi soldi per un uso improprio, perché era quello di riuscire a dare la paga, a noi risulta che c'è stato un uso doppiamente improprio: che questi soldi siano servizi per aprire altre aziende, tanto per essere espliciti. Non vi parlo dei soldi dati a titolo di formazione professionale perché non è in argomento, ma bisogna anche riuscire ad avere una visione di insieme dei soldi che vengono erogati a vario titolo a queste aziende, perché la formazione professionale fa parte integrante del concetto di ricerca e sviluppo. Se utilizzo soldi per la formazione professionale, li utilizzo per alzare il livello culturale, professionale dei dipendenti per poter svolgere ricerca e quindi in teoria sviluppo ad un livello superiore; quindi tali 2 leggi vanno gestite in modo integrato.

L'altro esempio riguarda la "CAS". Alla "CAS" dal 1993 abbiamo dato 2,5 milioni di euro, se si pensa a una grossa industria siderurgica, questa non è una grossa somma, ma anche lì oggi ci troviamo con la "CAS" che mette in cassa integrazione per una fluttuazione sul mercato delle materie prime, ma che "cavolo" di azienda abbiamo davanti? Ma questi sono imprenditori che, di fronte a una piccola fluttuazione del mercato delle materie prime, l'unica cosa che sanno fare è mettere in cassa integrazione i lavoratori, perché non sono capaci a diversificare un minimo di attività produttive? Cosa allora hanno ricercato all'interno di questa azienda? Alla "CAS" bisogna - l'ho detto 50 volte per la questione dell'amianto - che questo Consiglio si faccia sentire con pari dignità, c'è una subordinazione rispetto a tale azienda e il risultato è che questo Signore continua ad approfittare delle nostre istituzioni! Perché questa non è una risposta con gli utili che ha fatto la "CAS" negli ultimi anni: quella di mettere in cassa integrazione dei lavoratori di fronte a una crisi del genere! Quando ci sarà una crisi vera cosa facciamo, la chiudiamo questa azienda? Se ne va con il pacco di utili guadagnati dopo avergli quasi regalato l'azienda, dato soldi "a palate" e il risultato è che, quando c'è una piccola crisi, mette in cassa integrazione... quando ci sarà la crisi più grossa, chiuderà l'azienda! La cosa riguarda anche la questione dell'amianto, per i Capigruppo ho un "dossier"; sono stato invitato ad un incontro a Roma nei giorni scorsi ed è inconcepibile che il problema di 50 operai, dipendenti della "CAS", che hanno diritto all'amianto, venga continuamente vanificato! Anche questo è un problema politico, non è sufficiente la risoluzione che abbiamo approvato all'unanimità, bisogna farsi sentire e rispettare dalla "CAS".

Sono uscito dagli aspetti per quanto riguarda la nuova legge, ma sono problemi che si intrecciano e che non si possono vedere separatamente. Ben venga questa legge, che, per alcuni versi, è la ripartizione della vecchia con maggiori stanziamenti; quello che deve cambiare è la gestione. Non può esserci un progetto presentato da un'azienda che non debba essere monitorato, perché il rischio è che vi sia un uso improprio di questi finanziamenti e non si faccia ricerca e non ne consegua uno sviluppo e un aumento di occupazione. Non sempre, quando un'azienda fa ricerca, la ricerca può andare a buon fine, però deve essere documentata. Anche la ricerca che è stata finanziata e che non va a buon fine deve essere documentata, perché con il solo progetto iniziale e i risultati finali senza un monitoraggio del percorso della ricerca finiremo per dare soldi, ma non saremo in grado di gestire la nuova legge e sarà la brutta copia, perché, quando si commettono degli errori in modo inconsapevole, va bene, ma, quando l'errore si ripete consapevolmente e non vogliamo monitorare come vengono utilizzati i soldi della nuova legge, allora no... se non lo farà accettando l'emendamento questo Consiglio, lo faremo in "camera caritatis" noi per conto nostro, ma non stando più zitti!

Speriamo che tale legge venga anche utilizzata per nuove aziende, non solo per quelle che sono presenti sul nostro territorio, ma per promuovere nuove aziende. Ripeto: siamo andati al convegno del CIPRA la settimana scorsa a Saint-Vincent, ogni anno le produzioni di tecnologie per risparmio energetico, fonti rinnovabili, triplicano nel nostro Paese e continuiamo ad importare da altri Paesi tecnologie e attrezzature che siamo in grado di costruirci noi. Usiamo in collaborazione con il Politecnico la sede locale... Torino - e credo si sia cominciato a fare - questa legge anche in quella direzione.

Presidente - Non ho altre richieste di intervento, dichiaro chiusa la discussione generale.

La parola all'Assessore alle attività produttive e politiche del lavoro, La Torre.

La Torre (FA) - Innanzitutto consentitemi di ringraziare la IV Commissione per il lavoro che ha svolto, il relatore per la sua relazione. Ho ascoltato con attenzione gli interventi dei colleghi, cercherò poi di riprenderli, cito subito il Consigliere Comé perché molte delle cose che ha detto le condivido; ho ascoltato con attenzione il Vicepresidente Tibaldi e con molto interesse il Consigliere Bortot. Prima di addentrarci nella legge, la sensazione che ho avuto degli interventi è che non è che si mette tanto in discussione l'importanza di una legge sulla ricerca e lo sviluppo, ma su come tale legge viene applicata e sui risultati che essa può produrre. Credo che questo sia già un punto di partenza significativo su cui il Consiglio può ragionare, perché prendere coscienza che oggi le parole "ricerca" e "sviluppo" sono delle parole chiave per qualunque concetto di nuovo modello di sviluppo industriale è già una piattaforma indispensabile per affrontare in modo moderno tale discussione. Partiamo allora da un fatto, da una legge esistente che era quella del 1993, da dei risultati o da dei mancati risultati, come qualcuno può aver evidenziato, ma allo stesso tempo dobbiamo avere coscienza precisa che "ricerca" e "sviluppo" sono 2 parole fondamentali per qualunque tipo di traguardo futuro che vogliamo conseguire. È allora evidente che questo aggiornamento era indispensabile perché, come è stato detto, non può essere la legge sulla ricerca e lo sviluppo l'elemento trainante, ma deve essere uno degli elementi di un contesto più ampio, al cui interno tale legge si colloca e che serve a costruire un progetto di sviluppo di questa Regione che in questo momento per motivi esterni, per motivi contingenti, per i motivi dell'economia mondiale si trova in una situazione di difficoltà. Affrontiamo allora questa legge guardandola in un contesto: qualcuno ha citato la formazione, altri hanno fatto riferimenti alle leggi che si articolano per il sostegno delle imprese, sono cose vere, questa legge va esattamente a collocarsi all'interno di un progetto più ampio. È evidente che oggi in questo Consiglio discutiamo di tale disegno di legge, ma - lo dico io per primo - è incompleto discutere del disegno di legge fine a sé stesso se non abbiamo modo di affrontare in altre sedute, come ho richiesto di voler avere, sia in Commissione, sia in Consiglio che con le parti sociali interessate, altri confronti su cui dibattere il vero tema che è quello del progetto di sviluppo della nostra Regione per i prossimi anni.

Tornando allo specifico, la legge non può andare solo in direzione della volontà che cerchiamo di esprimere, ma deve assoggettarsi alle normative europee, tant'è che il 1° gennaio 2007 è stato chiesto agli Stati membri dell'UE di armonizzare le loro leggi, quindi c'è un dovere a cui oggi attendiamo: quello di regolarci armonizzandoci con l'UE. Un aspetto formale a cui eravamo tenuti a dare risposta, ma in realtà cogliamo l'occasione per ridare nuovi contenuti a questa legge che già esisteva e che aveva già prodotto degli effetti e che aveva bisogno di essere rivalutata alla luce di un contesto più ampio, che è nel progetto che avrò modo di presentare nei prossimi mesi. Non ho la presunzione che con una bacchetta magica si possa nell'arco di pochi giorni modificare un "asset" di un'intera Regione sull'industria, ma credo che con un lavoro serio che porteremo avanti si potrà fra 15-20 giorni nelle Commissioni discutere prima fase del nuovo progetto di sviluppo della Valle d'Aosta; successivamente verificheremo con degli "step" di controllo quello che andremo a dire... perché non bisogna avere paura di affrontare i problemi con la flessibilità mentale di fare degli aggiustamenti man mano che le cose vanno avanti, qualora vi fosse la necessità di farlo; non si parte con il presupposto di avere una visione univoca di un problema, ma al contrario si parte con l'umiltà di utilizzare le migliori risorse per costruire i migliori programmi per questa Regione, allo stesso tempo aprendoci ad un confronto visionando man mano che i risultati vengono avanti e verificando i risultati ottenuti.

Qui potrebbe essere riproposta l'osservazione del Vicepresidente Tibaldi quando chiede cosa è successo nel passato. Evidentemente qualcosa in passato non ha funzionato, d'altronde quando il Consigliere Bortot prima citava che dal 1993 al 2007 la "CAS" ha avuto 2 milioni e oltre di euro di finanziamento per la ricerca e lo sviluppo, se facciamo un conto, sono 15 anni, sembra impossibile che un'azienda così importante abbia investito 2 milioni di euro in 15 anni per la ricerca e lo sviluppo, ma in quale ricerca e quale sviluppo in 15 anni? Vi è quindi qualcosa che non quadra, perché una ricerca e uno sviluppo di un certo tipo, di una certa prospettiva e profondità... investe di più che qualche migliaio di euro all'anno all'interno di uno stabilimento che ne fattura 750. Così come forse è mancato, ed io ho letto troppo velocemente la legge del 1993 per ricordarmi tutti i particolari, quindi è vero, sicuramente era molto affidato ad un rapporto etico morale con le imprese, parliamoci chiaro... anche perché non è la Regione che fa ricerca e sviluppo, sono gli imprenditori, noi abbiamo solo il dovere di agevolare e sostenere la ricerca e lo sviluppo, quindi non ci possiamo assumere dall'A alla Z tutta la gamma delle responsabilità. Noi abbiamo il dovere di mettere in condizione gli imprenditori di fare ricerca e sviluppo e gli imprenditori hanno il dovere etico-morale di utilizzare quei soldi nella direzione in cui la collettività glieli affida e io non mi assumo la responsabilità di imprenditori che vengono meno a tale rapporto di etica, se l'assumono gli imprenditori e, se gli imprenditori hanno fallito, si devono assumere loro la responsabilità! Questa collettività deve riconoscere dove vi sono responsabilità e, nel caso che esse vi siano, non riconoscere più a quell'imprenditore la sua identità di imprenditore e non agevolarlo nei suoi percorsi: ecco perché ristabilire un'etica che ci deve essere nella politica vuol dire ristabilirla anche nella società civile, non si può sempre e solo attaccare la politica pensando che la politica in qualche modo possa essere il custode di tutto! La politica ha degli obblighi specifici, ma c'è la restante parte della società civile che deve fare la sua parte, perché, quando ho esordito da Assessore dicendo che la Regione deve fare un passo indietro, ho anche detto che qualcuno deve fare un passo avanti, perché se la Regione fa un passo indietro nell'imprenditoria e non c'è chi fa un passo avanti, probabilmente resta una zona vuota e nella zona vuota non prospera niente. Il nostro dovere allora è creare delle leggi, creare dei contesti, creare dei progetti di sviluppo che facilitino il percorso degli imprenditori, ma gli imprenditori devono assumersi le loro responsabilità. Se nel passato è successo qualcosa, andrei a rileggerlo in questa chiave e non colpevolizzando solo le leggi e la politica.

Se poi non è stata svolta un'opera di controllo certosina, adeguata, ebbene, non ho detto oggi - e non mi sembra che lo abbia detto anche il relatore - che gli emendamenti proposti dal Consigliere Bortot siano sbagliati, al contrario. Dico che possono essere degli emendamenti che hanno un senso e che possono essere integrati. Ho detto che gli emendamenti, nell'interesse della legge e del fatto che deve essere condizionata dall'approvazione della CE, non possono essere fatti alla legge, ma possono essere integrati nella nomina, come dice con chiarezza l'articolo 12: "la Commissione tecnica viene nominata con deliberazione di Giunta regionale, in cui viene elencata la composizione" e all'interno di tale nomina si possono aggiungere degli specifici compiti, fra i quali quelli che lei nei suoi emendamenti ha evidenziato. Questo non è un modo di evadere il problema o di non rispondere, lei non mi ha accusato di ciò, però lo dico io anticipandola, ma è solo un modo concreto di condividere un'osservazione legittima e che voglio recepire, ma lo voglio fare con gli strumenti che mi sono consentiti. Non posso pensare che adesso per recepire le sue cose, che possono essere recepite comunque, io debba rimandare questa legge per far passare altri 6 mesi alla CE...

(interruzione della Consigliera Squarzino Secondina, fuori microfono)

... ho parlato con i dirigenti, mi hanno detto che qualunque emendamento vada a fare c'è questo rischio. Siccome vi sono parecchi pareri, mi dica il numero del parere...

(nuova interruzione della Consigliera Squarzino Secondina, fuori microfono)

... comunque il senso è lo stesso sull'emendamento, se poi adesso è arrivato il parere, io non ce l'ho. Probabilmente non ce l'ho perché se lo hanno distribuito ieri... non è però quello il contendere, perché il senso lo conosciamo.

Andando avanti sull'argomento della legge, vorrei fare qualche riflessione. Questa Regione può e deve scegliere delle strade per quello che è lo sviluppo industriale, è stato detto che non possono essere le strade della produzione seriale o comunque di quello che è l'utilizzo della sola manodopera. Questa è una strada che non solo per la nostra Regione, ma per il nord Italia è perdente, credo quindi che il concetto che dobbiamo portare avanti sia quello di sviluppare le nostre peculiarità, all'interno di tale progetto di sviluppo che deve avere delle "gambe" e dei pilastri su cui basarsi. Per creare un progetto di ricerca e sviluppo in questa Regione che possa vedere la nascita di laboratori permanenti non ci si può rivolgere solo alle imprese valdostane, ma ci si deve aprire all'esterno per avere una contaminazione positiva anche da parte di altre imprese. Ecco che entriamo in un contesto competitivo rispetto alle altre Regioni: dobbiamo essere più attrattivi rispetto alle proposte che vengono fatte in altre Regioni, quindi dobbiamo dotarci di leggi facili, di facile applicazione, che permettano anche alle imprese esterne portatrici di tecnologia di poter venire in una Regione per insediarsi, ma questo non sarebbe sufficiente, perché oggi sappiamo per le esperienze vissute dagli altri che non ci può essere ricerca e sviluppo in una Regione se non c'è un collegamento stretto con gli organi universitari, con gli organi di formazione. Da qui il discorso del politecnico - solo ieri si era alla "Brambilla" di Verrès per affrontare questo argomento - non può essere sganciato da un ragionamento di questo tipo. Le università, i politecnici stanno assumendo delle funzioni determinanti per i concetti di ricerca e sviluppo, perché diventano le reali sedi di germinazione dei progetti, progetti che poi devono trovare sul territorio e nella collaborazione con i privati la possibilità di trasferirsi ai processi produttivi: ecco perché abbiamo voluto ampliare le "gambe" finanziabili all'interno del nostro disegno di legge, ecco perché all'interno del nostro provvedimento vi è la possibilità di svolgere una parte della ricerca anche fuori dalla Valle d'Aosta. Molte volte la ricerca non si può svolgere tutta nello stesso posto, proprio perché questa si avvale di competenze e non sempre le competenze sono tutte nello stesso posto, ma quello che è fondamentale è che le ricadute della ricerca e dello sviluppo possano essere ricadute che avvengono in Valle d'Aosta: questo è forse uno degli altri problemi che abbiamo dovuto affrontare per il passato, perché se l'esempio della "Dora" è molto positivo, purtroppo è anche un esempio che non lascia molto alla Valle d'Aosta, perché produce sicuramente quella famosa "contaminazione positiva" rispetto ad un mercato del lavoro che però non ha prodotto, per una mancanza di stretto contatto con il mondo della formazione, quelle figure professionali che servirebbero e lì bisognerà di nuovo lavorare per un progetto di sviluppo, e allo stesso tempo non ha lasciato alla Valle d'Aosta tutta quella filiera che si deve invece creare attorno alla ricerca e allo sviluppo. Per questo vogliamo alimentare la creazione dei consorzi all'interno di tale legge, perché, esaminando il tessuto valdostano - non parliamo per un attimo delle imprese che vengono da fuori -, abbiamo visto che la dimensione dell'impresa valdostana è tale che diventa difficile per una singola impresa buttarsi nel mondo della ricerca e dello sviluppo, sebbene qui siamo andati ad incrementare di molto per le piccole imprese i fondi e la possibilità di pagare anche il personale, ma al contempo ci siamo resi conto che vi sono delle imprese valdostane che, se consorziate fra di loro, possono diventare importanti rispetto a questa volontà di ricerca e sviluppo. Vi posso dire che il solo fatto di aver discusso in Commissione di questa legge, il fatto che tale provvedimento sia venuto a conoscenza anche del mondo imprenditoriale valdostano ha portato alla costituzione di 2 consorzi in Valle d'Aosta che si stanno preparando alla ricerca e allo sviluppo e su cui ho grandi aspettative, consorzi che sono nati fra aziende valdostane, uno in particolare, e l'altro con aziende anche di fuori Valle.

Dico allora - ed è il punto da cui sono partito - che siamo tutti d'accordo che ci occorre una legge di ricerca e sviluppo. Sono d'accordo con voi quando dite che deve essere inserita in un contesto che deve guardare alla formazione, alle università, ai politecnici. Dico che è fondamentale che questa legge sia un tassello di un progetto di sviluppo industriale valdostano che dobbiamo dispiegare e che intendo presentare da qui a breve; dico che sicuramente nel passato vi possono essere state delle distorsioni, ma non si possono caricare al mondo politico, ma al rapporto etico-morale con il mondo delle imprese. Dico che la Regione non fa ricerca e sviluppo, quindi è opportuno che questa sia una legge di stimolo per gli imprenditori che, assumendosi le loro responsabilità, facciano quel famoso passo avanti.

Per quanto riguarda i problemi economici, qualcuno ha sollevato il discorso dei 6 milioni, ma i 6 milioni sono quelli che abbiamo preventivato, in realtà si intende che sono 6 milioni all'anno, perché, se fossero 6 milioni fino al 2013, potremmo "chiudere il libro" immediatamente e non discutere più. Il mio auspicio, quando si fa riferimento agli 8 milioni... è che io dico: 6 milioni sono quelli che abbiamo preventivato, vorrei scriverne 8, nel senso che ho la speranza che tali e tante siano le richieste delle imprese che i 6 milioni che abbiamo iscritto siano insufficienti. La speranza è anche alimentata da alcuni elementi, non ultimo quello della "CAS", dove concordo con quanto lei ha detto, ossia che un'azienda con 750 milioni di euro di fatturato ad Aosta non deve dare segni di difficoltà ai primi segnali esterni, ma è opportuno che un'azienda che ha consolidato dei bilanci abbia una capacità di reazione più ferma rispetto a un mercato che si muove, perché c'è un riflesso sociale che non tranquillizza quello di leggere sui giornali certe cose. Lo sforzo invece che vogliamo fare è proprio quello di investire nella ricerca e sviluppo nelle aziende che vanno bene e io non mi sono mai nascosto nel dire che le aziende che vanno male devono essere aiutate, ma non si può pensare di fare ricerca e sviluppo nelle aziende che vanno male. Le aziende che vanno male vanno aiutate a superare le difficoltà, vanno seguite in progetti di riorganizzazione aziendale e di riprogrammazione dei processi produttivi, ma la ricerca e lo sviluppo attiene alle aziende che hanno una capacità di stare sul mercato. Ritengo che approvare questa legge sia un passo avanti, prima di concludere riprendo un'affermazione del Consigliere Comé che è importante, e avremo modo di riprendere il dibattito quando affronteremo il progetto complessivo di rilancio della Regione.

Il Consigliere Comé ha detto una cosa giusta che sto facendo, forse sarà non dico l'ultima legge, ma la legislatura va verso gli "sgoccioli"... c'è una legge che sto preparando e che intendo portare: quella sull'imprenditoria giovanile, perché fra le cose che ho osservato - esprimo di nuovo un mio parere - ho voluto comparare le nostre leggi regionali con le leggi delle altre Regioni e ho visto che tutte le Regioni hanno delle leggi più o meno simili, ma dove siamo carenti è sotto il profilo delle leggi per l'imprenditoria giovanile, il mio tentativo sarà quello di portare a breve una legge che possa favorire l'imprenditoria giovanile.

Presidente - Passiamo all'esame dell'articolato. Ricordo che il Consiglio è chiamato a pronunciarsi sul nuovo testo predisposto dalla IV Commissione, che recepisce il parere della Commissione europea, mentre gli emendamenti predisposti dalla Commissione e presentati dal gruppo "Arcobaleno" non necessitano di ulteriore notifica in quanto sono ritenuti compatibili con la disciplina comunitaria in materia di aiuti di Stato. Ricordo che la IV Commissione ha votato all'unanimità il nuovo testo.

Sull'articolo 1 la parola al Consigliere Ferraris.

Ferraris (PPD-VDA) - Vorrei fare una dichiarazione di voto. Io come tutti gli altri colleghi che hanno fatto parte della Giunta e non ne fanno più parte... da un punto di vista deontologico, si sono sempre astenuti dall'intervenire su materie rispetto alle quali si sono impegnati nel passato. L'intervento del Vicepresidente Tibaldi mi costringe a fare delle precisazioni come alcune dichiarazioni fatte dall'Assessore. Questa legge del 1993 che oggi andiamo a rinnovare va inserita in un contesto di profonda trasformazione del settore industriale che era avvenuta in quegli anni, caratterizzata dalla chiusura dei grandi impianti maturi, siderurgici... e ha consentito di andare verso una riqualificazione dell'apparato industriale valdostano. È stato uno degli elementi di maggiore attrattività che abbiamo avuto nel tempo. Se andiamo a vedere i finanziamenti, l'Assessore non ha risposto, io vado a memoria, questa è una legge che è operante dal 1997, quasi 14 anni, ha avuto una fase di avvio, ma mediamente nell'ultima fase a regime ha finanziato per circa 4 milioni di euro la ricerca in Valle. Si può fare un calcolo approssimativo, ma abbastanza realistico che negli anni la legge abbia finanziato la ricerca per una trentina di milioni di euro. Vorrei fare una precisazione: questa non è mai stata una legge di finanziamento di aziende in crisi, perché il meccanismo di elargizione dei contributi era ed è ancora governato da un comitato tecnico che si avvaleva di consulenze, tanto che gli emendamenti proposti dal gruppo "Arcobaleno" li trovo del tutto ininfluenti, perché questo è già quanto succede e credo da parte dell'Assessore sia azzardato parlare di opera non certosina di controllo, perché "getta un'ombra" sia su chi ha gestito le cose in passato, ma soprattutto su funzionari che hanno gestito con grande scrupolosità tutta la partita e hanno rifiutato di finanziare aziende in crisi. L'Assessore in carica può verificare con i funzionari che erano in carica nel passato e sono in carica oggi quali sono state le modalità di finanziamento di questa legge, che sono state modalità trasparenti, controllate e monitorate, tanto che in alcuni casi, dove i progetti di ricerca non si sono sviluppati - com'è il "caso Tecdis" -, non sono stati finanziati.

Gli emendamenti relativi al monitoraggio... visto che la legge comporta che vi sia questo monitoraggio, sono superflui, ma non compete a me accettare o respingere degli emendamenti. Il monitoraggio di questa azione è stato fatto dall'Assessorato e anche con la gestione tecnica da parte di "Finaosta", quindi ribadisco che aziende in crisi non sono mai state finanziate se non producevano ricerca; se la ricerca veniva fatta, questa in quanto tale andava finanziata, altrimenti non è stata finanziata.

Le aziende principali che hanno favorito dei finanziamenti sono: la "Olivetti Inkjet", nel 1993 questa azienda faceva i "floppy disk" per i computer, oggi fa non solo le testine "Inkjet", ma fa anche degli apparati tecnologici ed elettronici particolarmente sofisticati, vedi sensori intelligenti...; la "GPS Standard" è un'azienda che va bene e ha beneficiato di tali finanziamenti; vi sono 2 aziende del settore edile che hanno utilizzato finanziamenti della legge; vi è la "Dora", che ha visto nella sua costituzione la presenza dell'Università, si è iniziato allora ad aprire i collegamenti con l'Università di Torino; ancora la "Ribes Informatica" e non vorrei continuare con l'elenco. La "Cogne" è arrivata tardi su questo, ma non per colpa dell'amministrazione, ma perché ha capito tardi la bontà... ma vedo che adesso lo sta utilizzando... il "Concrinox" e altre cose vanno in questa direzione. Bene, vuol dire che con questa legge si è seminato e cercato di portare avanti un'opera di mantenimento di un settore industriale che produce circa 1/4 del reddito regionale, settore trasporti, turismo, commercio, questa è una Regione a vocazione turistica, produce lo stesso ammontare; sono dati dell'ultimo rapporto della Banca d'Italia.

Credo pertanto che la legge abbia svolto un suo compito; semmai si può dire che l'ultima riedizione è stata poco innovativa, ho detto che voterò a favore di tale provvedimento, ma io lo vedo un po' come una razionalizzazione di un apparato che ha funzionato, ma se pensiamo che questa legge era stata concepita nel 1993, prima dell'irrompere di un'economia globale, che ha modificato il modo di muoversi delle aziende, forse tale provvedimento rischia di essere troppo ancorato al passato. Lo dico io che questo passato l'ho vissuto e l'ho anche difeso, perché gli interventi sono legati ad una razionalizzazione, non si chiede più oggi che la "Dora" applichi in Valle d'Aosta i risultati delle sue ricerche, è evidente, la ricerca si fa in Europa, la produzione si fa nei Paesi extraeuropei, come è ormai un fatto assodato. L'aumento dei massimali è un dato doveroso perché non aveva senso che aziende come la "Cogne" avessero un massimale di 500.000 euro all'anno e questo vale per tutte le altre aziende di grandi dimensioni della Regione, così come è stato giusto incrementare la disponibilità finanziaria delle piccole aziende, perché sono aziende che hanno possibilità di sviluppo, ma a cui bisogna dare una dimensione finanziaria positiva.

Infine una domanda che faccio all'Assessore. La legge è stata notificata con un importo di spesa annua di 6 milioni di euro. Se andiamo a 8 milioni, bisogna di nuovo chiedere alla UE l'autorizzazione, ma perché non siamo partiti subito con un'autorizzazione maggiore, ci evitava un po' di burocrazia? Sono comunque d'accordo con l'Assessore che questa richiesta vada fatta e, quando lo sarà, stia tranquillo che ci sarà il sostegno del mio gruppo.

Presidente - La parola al Vicepresidente Tibaldi.

Tibaldi (CdL) - Per alcune considerazioni in replica all'Assessore e per la dichiarazione di voto. Mi pare che dal suo intervento emerga, Assessore, come al solito una sostanziale genericità. Non è la prima volta che ci troviamo di fronte a tante parole, più o meno ben condite, ma che nascondono una sostanza che non esiste. Il suo intervento è disorganico e confuso, come disorganica e confusa è anche questa iniziativa che si inserisce in un contesto di politica industriale, che non è stata avviata durante il suo Assessorato. Questa legge va a modificare né più, né meno quello che già esisteva nel 1993, senza produrre aggiornamenti particolari se non di tipo procedurale e di elevazione degli importi erogabili, ma di fatto è disorganica, perché oggi si parla di sviluppo in diverse leggi regionali. La principale legge regionale in materia è la n. 6/2003 per gli interventi regionali per lo sviluppo delle imprese industriali e artigiane. Si parla di sviluppo anche per la riqualificazione e sviluppo dell'"area industriale Cogne", si parla di sviluppo anche in questa legge che è associata alla ricerca. Non era più opportuno concentrare la nostra attenzione sulla ricerca vera e propria e non confondere le carte di ricerca e sviluppo, che in passato, sulla base di quanto ha detto il collega Ferraris, non hanno forse prodotto i risultati auspicati? Lei ha detto: "i risultati auspicati non dipendono dalla Regione" e parla di responsabilità degli imprenditori; sono loro i percettori dei contributi, lo sappiamo, però la Regione li eroga sulla base di determinate valutazioni di requisiti, ma poi deve anche controllare come vengono utilizzati questi soldi. Credo che lei sia arrivato assolutamente impreparato a tale appuntamento, perché non ci ha tracciato un bilancio del passato, anzi in tale senso devo ringraziare il collega Ferraris che, memore della sua esperienza assessorile, ci dice: "30 milioni più o meno avviati in quelle direzioni, condivisibili o meno, questi sono stati gli indirizzi". Lei oggi non ci dà un indirizzo chiaro da un punto di vista politico, non traccia le sue volontà nel voler implementare la ricerca.

Avete potenziato queste soglie di erogabilità, le avete concentrate su Aosta quasi a disconoscere che esistono altri 3 poli industriali in Valle: quello di Châtillon purtroppo in declino, quello di Verrès e quello di Pont-Saint-Martin. Qui vengono raddoppiati gli incentivi per chi esercita la ricerca all'interno dell'"Espace Aosta", ci sembra questo un trascurare altre aree e altre realtà che hanno creato - e alcune stanno ancora creando - sviluppo ed occupazione in Valle. Questi interventi legislativi sembrano quasi "un colpo di penna" su leggi già esistenti, lei deve mettere una firma su un qualcosa che già esiste; non sappiamo se questo ha una funzione elettorale, come la "legge salva imprese" che è stata appena approvata dal Consiglio e magari adesso verrà utilizzata. Vi è una realtà a Hône che è stata inaugurata 2 anni fa ed è già in crisi: la "Q Building", lì forse è stato sviluppato un certo tipo di ricerca, non so se hanno beneficiato dei contributi ai sensi della legge n. 84, ma l'impostazione delle sue iniziative politiche e legislative sembra andare "a rimorchio" di quello che hanno fatto i suoi predecessori in passato; eppure dal passato ad oggi la situazione sta cambiando radicalmente con una mutazione repentina in settori economici, in aree industriali, che riguarda anche la Valle d'Aosta. È questa la risposta che volete dare? Attraverso quali formule pensate di incentivare la ricerca? Abbiamo una "Cogne" che sta riducendo la sua presenza sul mercato, eppure potenziate su Aosta, dimenticate altre aree che sono state sottovalutate.

Credo che questa assenza di monitoraggio che è stata fatta in passato, questa sua sostanziale dimenticanza nell'illustrare una legge che poteva avere altre potenzialità siano l'indice di questa debolezza del Governo regionale nell'affrontare la materia economica. Il Governo regionale riesce solo ad affrontare la materia economica quando si tratta di procedere con l'intervento pubblico, per il resto è assolutamente latitante e questi piccoli aggiustamenti normativi non costituiscono una risposta, ma solo una firma che può forse aiutare la sua campagna elettorale personale o del suo movimento, ma sicuramente non va nella direzione auspicata di rilanciare l'economia ed incentivare la vera e propria ricerca. Gli esempi, anche citati dal collega Ferraris, a parte l'unico illuminante del "Centro Dora", non lasciano tracce di rilievo. Oggi, se ci ponessimo la domanda: cosa è successo in Valle con i finanziamenti della legge n. 84, quali progetti di ricerca sono stati finanziati?, la risposta sarebbe alquanto vaga, tanto che l'Assessore a tale quesito non ha saputo pronunciare parola che fosse convincente, anzi non ha proprio pronunciato nulla. Il nostro gruppo si asterrà sul disegno di legge.

Presidente - La parola al Consigliere Lavoyer.

Lavoyer (FA) - Per dichiarare il voto favorevole del gruppo "Fédération Autonomiste". Colgo l'occasione per dichiarare il nostro stupore sull'ultimo intervento fatto dal rappresentante di "Forza Italia", Tibaldi, su un argomento così importante che normalmente è il cavallo di battaglia della sua forza politica. Mi pare un atteggiamento di opposizione per opposizione, quasi un senso di fastidio perché questo Governo regionale sta dando delle risposte agli argomenti che molte volte vengono giocati anche con demagogia dal loro gruppo. Mi pare che il suo intervento neghi l'evidenza di un disegno di legge che va a dare delle risposte precise, che va nella direzione di modernizzare la legislazione tenuto conto degli indirizzi e dei regolamenti europei. Non possiamo condividere l'intervento farcito di grossa demagogia, dove viene a dire che un disegno di legge non contiene una relazione socio-economica... un disegno di legge è un disegno di legge, che esplicita dei meccanismi che devono andare nella direzione di sviluppare un settore, come ha detto bene il Consigliere Ferraris, trainante per la nostra economia. Non è un disegno di legge che deve contenere relazioni socio-economiche relative al passato o di prospettiva, ma è il risultato di una scelta politica precisa di questo Governo. Rimango molto stupito di come si possa finanziare la ricerca per la ricerca; qui stiamo parlando di industria, quindi non è una ricerca fine a sé stessa, non è un'esercitazione universitaria, questa è una ricerca che deve essere finalizzata allo sviluppo. Mi sembrano quindi fuori luogo la maggior parte delle osservazioni del collega Tibaldi. Penso che questo sia un provvedimento che si inserisce in un discorso più ampio di modernizzazione della legislazione nel settore e che vada sostenuto in modo fermo e convinto.

Président - Je soumets au vote l'article 1er:

Conseillers présents: 29

Votants: 27

Pour: 27

Abstentions: 2 (Lattanzi, Tibaldi)

Le Conseil approuve.

Président - Je soumets au vote l'article 2:

Conseillers présents: 29

Votants: 27

Pour: 27

Abstentions: 2 (Lattanzi, Tibaldi)

Le Conseil approuve.

Président - Je soumets au vote l'article 3:

Conseillers présents: 30

Votants: 28

Pour: 28

Abstentions: 2 (Lattanzi, Tibaldi)

Le Conseil approuve.

Président - Je soumets au vote l'article 4:

Conseillers présents: 30

Votants: 28

Pour: 28

Abstentions: 2 (Lattanzi, Tibaldi)

Le Conseil approuve.

Président - Je soumets au vote l'article 5:

Conseillers présents: 30

Votants: 28

Pour: 28

Abstentions: 2 (Lattanzi, Tibaldi)

Le Conseil approuve.

Président - A l'article 6 il y a les amendements n° 1 et n° 2 du groupe "Arcobaleno".

La parole au Conseiller Bortot.

Bortot (Arc-VA) - Avevo già accennato agli emendamenti nell'intervento sul testo di legge. Lo ribadisco perché, alla luce di quanto affermato dal collega Tibaldi e poco recepito dall'Assessore e di fatto confermato dal collega Ferraris, abbiamo bisogno di monitorare i progetti di finanziamento per la ricerca e lo sviluppo. Non possiamo permetterci che ci arrivi un progetto cartaceo, viene autorizzato il finanziamento e solo al termine del progetto vi sia un documento finale da presentare a "Finaosta".

Il Presidente del Consiglio ha precisato molto bene che i nostri 2 emendamenti sono compatibili con le normative europee, abbiamo anche un parere che all'Assessore non era arrivato, lo abbiamo fatto pervenire noi; in sostanza questo emendamento parla della possibilità dell'organismo tecnico, che sarà nominato dal Governo, di monitorare l'esecuzione in corso d'opera del progetto per il quale è stato autorizzato il finanziamento. Mi sembra l'"abc" di un'amministrazione pubblica quella di controllare come vengono utilizzati i propri finanziamenti!

Nel secondo emendamento si dice che il comitato tecnico può farsi supportare, sapete bene quali possono essere le richieste di finanziamento di ricerca, sono molto complicate: vanno dai servizi alle tecnologie della "Cogne", a quelle informatiche, chimiche... di fatto chiediamo che i membri della Commissione - e che venga formalizzato - possano richiedere la consulenza di esperti per esaminare i progetti di ricerca per i quali viene richiesto il finanziamento. Se sono un avvocato, piuttosto che un perito chimico e devo esaminare un progetto per la siderurgia o dell'informatica, è vero che la composizione del comitato tecnico è molto articolata, ma si dia la possibilità di utilizzare formalmente degli esperti in materia rispetto a quel tipo di progetto per il quale è stato chiesto il finanziamento.

Presidente - La parola all'Assessore alle attività produttive e politiche del lavoro, La Torre.

La Torre (FA) - Consigliere Bortot, credo che le sia stato detto come la legge stessa preveda che i controlli siano fatti, che quindi la legge ha in sé i principi del controllo. Credo però anche, proprio per sgombrare il campo da sensazioni di non voler fare trasparenza fino in fondo, che può essere utile ribadire delle cose che sono lapalissiane e sono già scritte. Personalmente, su quello che può essere inserire dopo la parola "contributo": "nonché per il successivo monitoraggio dei progetti approvati e per la verifica dei risultati", posso anche essere d'accordo, perché è un principio che vogliamo ribadire da parte del Consiglio. Per il resto l'emendamento n. 2 no, perché esistono tutti gli strumenti e gli organi già a disposizione della Commissione, di "Finaosta", non credo che vi sia necessità di prendere altri consulenti, fare ulteriori spese e altre cose. Propongo quindi di accettare il primo e di respingere il secondo emendamento, vi chiedo di ritirarlo il secondo a questo punto.

Presidente - La parola al Consigliere Bortot.

Bortot (Arc-VA) - Ringraziamo l'Assessore per aver accettato il primo emendamento, evidentemente, in base alle garanzie date, per quanto riguarda il secondo emendamento, siamo disponibili a ritirarlo.

Presidente - L'emendamento n. 2 del gruppo "Arcobaleno" è ritirato; ne do lettura per il verbale:

Emendamento

Art. 6, sostitutivo dell'art. 12, aggiungere il comma 2bis:

"2bis. Il comitato tecnico per l'esame dei progetti come per il successivo monitoraggio può farsi supportare, per i singoli progetti ammessi a contributo, da esperti del settore.".

Pongo in votazione l'emendamento n. 1 del gruppo "Arcobaleno", che recita:

Art. 6, sostitutivo dell'art. 12, al comma 1, dopo la parola "contributo", aggiungere:

"nonché per il successivo monitoraggio dei progetti approvati e per la verifica dei risultati".

Consiglieri presenti: 29

Votanti e favorevoli: 27

Astenuti: 2 (Lattanzi, Tibaldi)

Il Consiglio approva.

Presidente - Pongo in votazione l'articolo 6 nel testo così emendato:

Articolo 6

(Sostituzione dell'articolo 12)

1. L'articolo 12 della l.r. 84/1993 è sostituito dal seguente:

"Articolo 612

(Comitato tecnico)

1. Per l'esame e la valutazione delle domande di contributo, nonché per il successivo monitoraggio dei progetti approvati e per la verifica dei risultati, è costituito un comitato tecnico nominato con deliberazione della Giunta regionale e composto da:

a) il dirigente di primo livello della struttura regionale competente in materia di industria, o suo delegato, con funzioni di presidente;

b) un esperto individuato da Finaosta S.p.a.;

c) un esperto di organizzazione aziendale individuato da Confindustria Valle d'Aosta;

d) un esperto di informatica con conoscenze particolari nel campo dei sistemi di automazione industriale;

e) un esperto di economia industriale;

f) un esperto di ingegneria industriale;

g) un esperto di organizzazione e controllo della qualità aziendale;

h) un funzionario della struttura regionale competente in materia di industria, individuato dal dirigente della stessa.

2. Il comitato tecnico è nominato ogni tre anni su proposta dell'assessore regionale competente in materia di industria.

3. I compiti di segreteria del comitato tecnico sono assicurati da un funzionario della struttura regionale competente in materia di industria.

4. Ai componenti del comitato tecnico, con esclusione del personale regionale, è corrisposto per ogni riunione un compenso lordo pari a quanto stabilito con deliberazione della Giunta regionale, oltre al rimborso delle spese di viaggio nella misura prevista per il personale regionale.".

Consiglieri presenti: 29

Votanti e favorevoli: 27

Astenuti: 2 (Lattanzi, Tibaldi)

Il Consiglio approva.

Presidente - Pongo in votazione l'articolo 7:

Consiglieri presenti: 29

Votanti e favorevoli: 27

Astenuti: 2 (Lattanzi, Tibaldi)

Il Consiglio approva.

Presidente - Pongo in votazione l'articolo 8:

Consiglieri presenti: 29

Votanti e favorevoli: 27

Astenuti: 2 (Lattanzi, Tibaldi)

Il Consiglio approva.

Presidente - Pongo in votazione l'articolo 9:

Consiglieri presenti: 29

Votanti e favorevoli: 27

Astenuti: 2 (Lattanzi, Tibaldi)

Il Consiglio approva.

Presidente - Pongo in votazione l'articolo 10:

Consiglieri presenti: 29

Votanti e favorevoli: 27

Astenuti: 2 (Lattanzi, Tibaldi)

Il Consiglio approva.

Presidente - La parola al Consigliere Bortot, per dichiarazione di voto.

Bortot (Arc-VA) - Voteremo questa legge. Quello che ci interessa è fornire risorse alle aziende perché facciano ricerca, ricerca significa sviluppo. Vogliamo anche togliere un alibi, quando il gruppo "Arcobaleno", ma poi la Sinistra contesta certi provvedimenti di aiuto indiscriminato all'azienda, sui quali poi non esistono controlli. Credo che questa legge sia una buona legge, ci dia la possibilità di intervenire, come ha detto l'Assessore, anche all'esterno della Valle d'Aosta perché le ricerche sono molto più approfondite, articolate, complicate e per la dimensione delle nostre aziende non possiamo fare una ricerca solo in casa. Quando si parlava del centro di ricerca a Colleretto Giacosa, ne parlavamo già un anno fa, sono stati presi dei contatti per elaborare e partecipare a quel consorzio; vi sono dei rapporti con l'Università, vanno approfonditi, definiti e finanziati e a questo punto siamo in grado di metterci in casa o almeno non far scappare persone preparate intellettualmente e professionalmente che, tramite il finanziamento di questa legge, auspichiamo che possano rimanere nel nostro Paese. Perché il bilancio che non fa mai questo nostro Paese è quanto costa la formazione culturale e professionale di un ingegnere, di coloro che studiano e dopo che li abbiamo preparati se ne vanno all'estero non so se giustamente o meno, è una scelta personale. Il nostro Paese non si può più permettere la fuga dei cervelli, ne abbiamo bisogno noi ed è giusto che si mettano a disposizione risorse finanziarie per far lavorare al meglio queste professionalità e non farcele sfuggire.

Presidente - Pongo in votazione il disegno di legge nel suo complesso:

Consiglieri presenti: 29

Votanti e favorevoli: 27

Astenuti: 2 (Lattanzi, Tibaldi)

Il Consiglio approva.