Oggetto del Consiglio n. 3010 del 3 ottobre 2007 - Resoconto
OGGETTO N. 3010/XII - Trasferimento alla Regione di funzioni in materia di lavoro. (Interpellanza)
Interpellanza
Considerato il DL n. 183 del 10 aprile 2001 di attuazione dello Statuto della Regione Autonoma Valle d'Aosta concernente il trasferimento di funzioni alla Regione in materia di lavoro;
Evidenziato il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 20 luglio 2004 recante norme per l'individuazione di beni e delle risorse finanziarie, umane e strumentali da trasferire alla Regione ai sensi dell'art. 8 del succitato DL 183;
Visto in particolare l'art. 4 del citato Decreto 20 luglio 2004 riguardante le modalità per il trasferimento delle risorse umane e strumentali;
Evidenziato l'accordo sottoscritto il 24 febbraio 2005 dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, dalla Regione Autonoma Valle d'Aosta e dal Ministro dell'Economia e delle Finanze per la definizione delle modalità di attuazione dell'art. 3 del Decreto 20 luglio 2004 del Presidente del Consiglio dei Ministri a garanzia del personale trasferito;
Preso atto del Decreto 10 giugno 2005 dei Ministri del Lavoro, della Funzione Pubblica, dell'Economia e delle Finanze ed in particolare dell'art. 2 "Garanzie per il personale";
i sottoscritti Consiglieri regionali
Interpellano
il Presidente della Regione al fine di conoscere:
1) le motivazioni della non corretta ed integrale applicazione, in sede di trasferimento dai ruoli statali a quelli regionali, degli accordi e provvedimenti sottoscritti a tutela dei trattamenti economici acquisiti dai lavoratori trasferiti;
2) gli intendimenti per la soluzione di tale problematica.
F.to: Lattanzi - Tibaldi - Frassy
Président - La parole au Conseiller Lattanzi.
Lattanzi (CdL) - Presidente Caveri, sono a portare in aula la storia dell'amarezza di chi qualche anno fa ha creduto non solo nelle parole degli Amministratori del tempo - mi riferisco ai 31 statali passati poi regionali degli uffici del collocamento, oggi 28 -, fra gli Amministratori di allora ricordo l'Assessore Ferraris, il Presidente Perrin, ma anche di chi ha ricevuto nei mesi e negli anni successivi ulteriori raccomandazioni di non preoccuparsi. Parlo della regionalizzazione dell'Ufficio del collocamento, oggi Ufficio per l'impiego, che avrebbe dovuto essere una straordinaria opportunità non solo per la Regione, perché lo è stata in quanto la norma di attuazione n. 183/2001 finalmente riconobbe alla nostra Regione l'opportunità di organizzare i propri uffici di collocamento e le politiche del lavoro, ma un'opportunità anche per i dipendenti statali che vennero invitati a regionalizzarsi. Lo fecero su 2 presupposti: sulla fiducia degli allora politici che li assistevano e anche quelli di oggi, perché l'Assessore La Torre e il sub Assessore Viérin hanno in questi mesi occupato il loro tempo ad ascoltare chi dagli uffici del collocamento illustrava una situazione di disagio. Un disagio che non ci sarebbe dovuto essere, perché gli atti erano chiari, era chiaro il decreto legislativo n. 183, era chiara la legge regionale n. 7/2003, erano chiari i provvedimenti del Presidente del Consiglio dei ministri del 2004, erano chiari gli accordi che la Regione aveva sottoscritto nel febbraio 2005 con lo Stato e anche i decreti del 10 giugno 2005. Tutti questi provvedimenti avevano la finalità di dare l'opportunità alla nostra Regione di gestire le politiche del lavoro, gli uffici di collocamento e di farlo attraverso le risorse finanziarie demandate dallo Stato, anche gli uffici e le logistiche concesse dallo Stato alla Regione e l'opportunità di utilizzare le professionalità che dallo Stato venivano concesse. Lei ricorda perfettamente che all'articolo 4 del decreto legislativo n. 183 c'erano i criteri per l'organizzazione del sistema regionale per l'impiego, per cui l'organizzazione amministrativa e le modalità di servizio delle funzioni e dei compiti conferiti ai sensi del presente decreto erano disciplinati con legge regionale da emanarsi entro 12 mesi. Quella legge doveva garantire l'accordo Stato-Regione, il mantenimento delle qualifiche professionali, dei riconoscimenti di anzianità, delle indennità che componevano insieme allo stipendio base le retribuzioni; tutto questo oggi non c'è. Vi è un gruppo di dipendenti divenuti regionali da 2 anni circa, di fatto declassati: teniamo presente che delle 28 risorse umane oggi 14 sono categoria D, sono declassate a semplici impiegati amministrativi, privati della loro anzianità lavorativa, tanto che, se oggi uno deve partecipare a un concorso interno nel comparto unico del lavoro, non gli viene neanche riconosciuto questo, a favore di un'Agenzia del lavoro che ha preso grazie a questi provvedimenti un'importanza fondamentale per quanto riguarda la formazione, l'occuparsi delle politiche regionali del lavoro. Siamo a chiederci perché, Presidente, speriamo che lei abbia delle risposte convincenti più di quanto non abbiamo potuto dare i suoi colleghi di Giunta in questi mesi. La prego di illustrarci le motivazioni di tale declassamento professionale, per dare anche a questo personale l'opportunità di potersi confrontare con noi.
Président - La parole au Président de la Région, Caveri.
Caveri (UV) - È molto difficile avere un approccio nei confronti di un Lattanzi sindacalista, è una visione del tutto nuova. Come direbbe con una citazione dantesca il collega Marguerettaz, bravo l'"alpeun", nel senso che qui non siamo di fronte a delle persone inconsapevoli, siamo di fronte a delle persone che consapevolmente hanno scelto se restare dipendenti dello Stato o diventare dipendenti regionali. Lei pensa davvero, Consigliere Lattanzi che, se queste persone avessero ragione, non sarebbero andare alla Magistratura del lavoro? Devo dirle, in base alla mia breve esperienza, che tutte le volte che si ritiene che da qualche parte qualcuno abbia ragione... si rivolge a una Magistratura del lavoro che generalmente è attenta alle esigenze più del lavoratore che a quelle del datore di lavoro. Per questo vorrei fare una breve ricostruzione storico-giuridica che le consentirà di concordare con me che non c'è stato trucco, né inganno per queste persone che sono transitate a decorrere dal 1° ottobre 2005, quindi è una situazione ormai ampiamente assestata che, a mio modo di vedere, avendo io ricevuto decine di volte le organizzazioni sindacali per discutere di argomenti concernenti i dipendenti regionali, mai mi è stata posta.
In ordine al trattamento economico valga dunque la seguente ricostruzione storico-giuridica. Il DPCM n. 446/2000 all'articolo 4 disponeva la conservazione del trattamento economico fisso e continuativo acquisito, citando fra parentesi le diverse voci, compresa l'indennità di amministrazione, istituto retributivo non presente nell'ordinamento regionale. Il successivo decreto legislativo n. 183/2001 all'articolo 8, comma 6, ha previsto che la Regione fissasse con una propria normativa i criteri per l'inquadramento del personale in questione, ribadendo che doveva essere garantito il trattamento economico giuridico in godimento all'atto di trasferimento senza più citare l'indennità di amministrazione. La Regione, in relazione del disposto del predetto articolo 8, comma 6, del decreto legislativo n. 183/2001, ha emanato una sua legge regionale: la n. 7/2003, dove ha disciplinato le modalità dell'inquadramento e ha riconosciuto ai dipendenti transitandi l'attribuzione di un assegno "ad personam" non riassorbibile nel caso in cui il trattamento economico lordo, composto dagli emolumenti fissi continuativi ed aventi carattere di generalità, in godimento presso lo Stato, fosse di importo superiore al trattamento economico presso la Regione. La comparazione stabilita dalla legge regionale n. 7/2003 quindi ha riguardo ai trattamenti economici lordi complessivi e non alle singole voci retributive, così ha deciso il legislatore regionale, questa legge non è stata impugnata dal Governo. La stessa legge regionale n. 7/2003 conteneva altresì la tabella di corrispondenza dei profili aree funzionali e posizioni economiche del Ministero del lavoro e delle politiche sociali con i profili delle categorie e delle posizioni dell'Amministrazione regionale. Il DPCM del 20 luglio 2004, articolo 3, comma 3, ha disposto che il personale trasferito fosse inquadrato nel ruolo unico regionale secondo le modalità previste dall'articolo 33 della legge regionale n. 7/2003. Diciamo che non solo la legge regionale venne considerata buona nel momento in cui, a differenza del primissimo provvedimento, non si parla più di indennità di amministrazione, ma addirittura quando, come in questo momento, siamo con il DPCM 20 luglio 2004 ad un atto successivo. Il personale interessato ha presentato la domanda di trasferimento sulla base dell'articolo 1, comma 4, DPCM 20 luglio 2004, il termine era previsto in 30 giorni e decorreva dal giorno successivo alla data di pubblicazione dello stesso DPCM nella Gazzetta ufficiale. Quando quindi le persone chiedono il trasferimento, hanno già contezza che il loro stipendio è comparabile in tutto e per tutto a quello di determinate figure professionali esistenti nell'Amministrazione. Non è un'opzione "a freddo", capisco che "ex post" nella ricostruzione uno possa dire: "però il DPCM del 2000 la prevedeva"! Sostanzialmente nella successione dei provvedimenti normativi quel riferimento è scomparso. La pubblicazione è avvenuta sulla Gazzetta ufficiale del 5 ottobre 2004, per cui la decorrenza per il calcolo dei 30 giorni ai fini della richiesta di passaggio era fissata alla data del 6 ottobre 2004. Gli interessati pertanto hanno presentato la loro richiesta di trasferimento sulla base di quanto disposto dal DPCM 20 luglio 2004, che aveva sancito che il personale trasferito fosse inquadrato nel ruolo unico regionale secondo le modalità previste dall'articolo 33 legge regionale n. 7/2003.
In data 10 giugno 2005 sono stati emanati 2 decreti: il primo, emanato dal Ministro del lavoro di concerto con il Ministro dell'economia, aveva ad oggetto l'individuazione dei beni e delle risorse da trasferire alla Regione e nella parte relativa al trasferimento delle risorse finanziarie relative al personale richiamava nel testo l'indennità di amministrazione in quanto in godimento presso lo Stato; il secondo, emanato dal Ministero del lavoro di concerto con il Ministro della funzione pubblica e con il Ministro dell'economia, individuava i nominativi del personale trasferito alla Regione - 70% di 41 dipendenti della direzione regionale, quindi 28 dipendenti - e richiamava l'indennità di amministrazione. L'oggetto dei citati decreti pubblicati sulla Gazzetta ufficiale del 5 settembre 2005 era quello di individuare beni e risorse finanziarie da trasferire alla Regione, individuare i nominativi dei dipendenti del Ministero del lavoro che avevano a suo tempo presentato apposita istanza per il trasferimento presso la Regione Valle d'Aosta. I 2 decreti, che sono oggi l'elemento apparente di forza, purtroppo non lo sono, altrimenti qualcuno avrebbe già fatto valere le sue ragioni presso il sindacato e la Magistratura del lavoro, si situavano a valle di un procedimento iniziato con il decreto legislativo n. 183/2001, costituendone l'ultimo segmento attuativo volto ad individuare beni e risorse finanziarie da trasferire alla Regione oltre che i nominativi dei dipendenti del lavoro che avevano a suo tempo presentato apposita istanza per il trasferimento presso la Regione. Non si trattava di rimettere in discussione quanto già statuito con legge regionale n. 7/2003, con DPCM 20 luglio 2004, peraltro i 2 decreti datati 10 giugno 2005 procedevano alle predette individuazioni ai sensi del decreto legislativo e del DPCM 20 luglio 2004 in virtù dei quali la comparazione doveva avere riguardo ai trattamenti economici lordi complessivi, non alle singole voci di retribuzione. Il richiamo all'indennità di amministrazione pertanto è da considerarsi improprio ed ultroneo, d'altra parte "utile per inutile non vitiatur", l'intesa datata 24 febbraio 2005 citata nell'interpellanza riguarda solo la disciplina dei corsi di riqualificazione.
Questa è la fredda ricostruzione sulle carte, di cui mi assumo la responsabilità per quel che riguarda la lettura delle carte, non so se nelle negoziazioni che lei ha citato in premessa esisteva qualche tipo di promessa rispetto all'emanazione di questa indennità, ma la lettura delle carte conferma che oggi nessuno ha diritto di chiederla per la semplice ragione che il nucleo del trasferimento è basato su una legislazione votata da questo Consiglio e l'aspetto più convincente è il fatto che in tutti i posti si cita, laddove i riferimenti normativi sono i punti di riferimento più importanti, la logica del trattamento economico lordo complessivo. Tale questione dell'indennità, che pure ogni tanto appare e scompare - immagino su spinta di chi poteva essere interessato a mantenerla -, non è oggi in argomento, dico purtroppo perché immagino che questo avrebbe comportato dei vantaggi di tipo finanziario per i lavoratori che nel momento in cui scelsero di essere trasferiti avevano con chiarezza il punto di riferimento delle condizioni del loro trasferimento. Se poi a voce qualcuno disse delle cose differenti, devo confermarle che nella ricostruzione che abbiamo fatto attraverso i carteggi che si sono sviluppati in questi anni non ho trovato traccia di promesse formali. Se ve ne furono di tipo politico, se ne deve assumere la responsabilità chi all'epoca lo fece, perché la continuità amministrativa che devo garantire è basata solo sulla lettura delle norme.
Président - La parole au Conseiller Lattanzi.
Lattanzi (CdL) - "Mi consenta" direbbe qualcuno... non sappiamo più chi... lei si stupisce che debba venire in Consiglio a portare avanti un'istanza che lei dice dovrebbe essere di tipo sindacale, purtroppo è così, è perché i sindacati non hanno fatto il loro dovere! Se in quegli anni i sindacati, che avevano in mano tale questione, avessero spiegato in maniera palese le cose che lei ci sta dicendo adesso, secondo lei quanti dipendenti avrebbero accettato di ridursi lo stipendio per passare in Regione? Glielo dico io: neanche uno! E questo anche se, come lei sa, il provvedimento n. 183 imponeva una quota, era di fatto obtorto collo da accettare. Non erano solo raccomandazioni o rassicurazioni di tipo politico, vi erano delle interpretazioni della legge che lei ha oggi completamente stravolto! E non può "cadere dal pero" dicendo: "ma qui la responsabilità politica è di qualcuno che semmai quella interpretazione l'ha fatta in maniera disgiunta da quanto non faccia io oggi", perché siete sempre voi, è inutile che fate "il gioco delle 3 carte", siete sempre voi! Siete sempre voi che eravate Presidenti della Giunta, siete voi che avete dato attuazione a questi provvedimenti, sempre voi che oggi vi presentate qui a dare tale interpretazione! Lei ha detto: "è stata una scelta consapevole", le dico: no, è stata una scelta manipolata, non consapevole perché la consapevolezza passa dall'onestà intellettuale di chi presenta dei provvedimenti, dà un'interpretazione a quei provvedimenti legittima ed onesta. Siccome la realtà all'epoca fu manipolata, oggi le posso dare per certo che la scelta non fu consapevole, ma fu spintanea (non spontanea).
Lei ha detto che, se qualcuno avesse avuto qualcosa da dire, avrebbe dovuto ricorrere alla Magistratura del lavoro. Io le anticipo che non è escluso che questo avvenga, perché i tempi sono sempre buoni - e magari qualche sindacato un giorno si sveglierà ammettendo l'errore -, ma chi allora ha avuto la responsabilità di accompagnare questi dipendenti oggi non si può mascherare dietro "il gioco delle 3 carte", perché i documenti erano chiarissimi e lei mi può fare tutte le interpretazioni tecniche o legislative che vuole, ma l'articolo 8, comma 6, del decreto legislativo n. 183 diceva: "la Regione procederà a fissare con propria normativa i criteri per l'armonizzazione dell'inquadramento..." - e quello che dice lei è vero - "... del personale proveniente dall'Amministrazione statale con le disposizioni regionali in materia di personale. Viene comunque garantito il trattamento economico e giuridico in godimento all'atto del trasferimento".
Provvedimento del 2004, articolo 3, "Garanzie per il personale trasferito": "al personale trasferito è riconosciuta a tutti gli effetti la continuità del rapporto di lavoro e l'anzianità di servizio maturata presso il Ministero...", di cui lei ha omesso di parlare; ma come giustifica a queste 28 persone che volessero fare un concorso interno alla regione nel comparto unico, che la loro anzianità è ridotta a 2 anni! Gente che ha lavorato 25 anni nello Stato, oggi in Regione ha 2 anni di anzianità, si vede superata da ragazzini che hanno 5 anni di esperienza lavorativa! Ma stiamo scherzando? Qui non è questione di interpretazione legislativa, qui è condizione minima di onestà intellettuale, quella che ci dovrebbe permettere di dire che è stato fatto un errore di interpretazione, ci si metta al tavolo e lo si sistemi! Mettendo queste persone in condizione di potere, magari non ricevere tutte le aspettative che avevano, ma almeno quelle minimali e non è solo una questione di soldi, Presidente, è di inquadramento, di anzianità, di lavoro! Dirigenti ridotti a fare gli impiegati amministrativi e a fare cose che potrebbero fare ragazzini con 10 mesi di attività! Ma non possono partecipare ai concorsi interni, perché non riconosciuti qui (quadro D).
Lei mi parla dell'accordo del febbraio 2005: certo, quell'accordo parlava della riqualificazione, dove c'è stata? Dov'è, quando ormai la formazione di tutti i livelli e di tutti i corsi formativi per l'avviamento al lavoro viene fatta dall'Agenzia del lavoro che, ricordo, ma sono dipendenti regionali quelli dell'Agenzia del lavoro? Si ricorda la questione dell'Agenzia del lavoro? Sono dipendenti regionali, comparto unico? Sono dipendenti del comparto pubblico. Si ricorda cosa sono diventati con un bel concorso? Sono diventati dipendenti pubblici con un bel concorso? Me lo ricordi lei, che è bravo a ricordare le cose, mi ricordi un po': ma quei dipendenti dell'Agenzia del lavoro che si occupano oggi di formazione qualificata sono passati al comparto pubblico con tanto di concorso? Non mi risulta che siano passati con un concorso pubblico, ma sono stati passati con bonifica...
(interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)
... non sono dipendenti regionali? Guarda caso però si occupano di tutta la politica regionale del lavoro, della formazione qualificata che dovevano fare i dipendenti statali diventati regionali, quelli sì diventati dipendenti pubblici con tanto di concorso!
(nuova interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)
... no, è che avete i vostri amici da piazzare e da far lavorare e volete controllare! Infatti in questa storia fra il 2003 e il 2004 tutto questo bel comparto regionale passa dall'Assessorato delle attività economiche alla Presidenza della Regione, ma guarda che strano!
Articolo 2, 10 giugno 2005, l'ultimo: "al personale trasferito è riconosciuta a tutti gli effetti la continuità del rapporto di lavoro e l'anzianità di servizio...", senta, io sto qui a raccontarle quello che le hanno già raccontato i suoi ma, siccome non ha voglia di ascoltare, è inutile parlare. Bisogna come dice lei, giustamente, far ricorso ad altre sedi perché, se la sede politica non è la sede della contrattazione, del confronto per trovare una soluzione a delle palesi ingiustizie, Presidente, le sedi sono diverse e io le percorrerò tutte! Sono diventato sindacalista? No, credo solo di dover difendere dei diritti di lavoratori anche del comparto pubblico, che hanno ragione di esistere, di chiedere di fare il proprio lavoro senza vedersi ridotti a dover guardare gli altri che lavorano, perché sono considerati dipendenti regionali di serie B. Io questo non lo posso accettare e con me tutti quelli che pensano che il servizio pubblico deve essere un servizio efficace e fatto da persone motivate.