Oggetto del Consiglio n. 2863 del 10 luglio 2007 - Resoconto
OGGETTO N. 2863/XII - Iniziative per la prevenzione della violenza contro le donne. (Interpellanza)
Interpellanza
Richiamate le due importanti iniziative svoltesi recentemente in Valle, e precisamente, a La Salle, il Convegno su "La prevenzione della violenza contro le donne" e la serata ad Aosta sul tema "Lotta contro la violenza sulle donne: priorità dell'anno europeo per le pari opportunità", durante le quali sono stati diffusi i dati drammatici sulla violenza alle donne, emersi sia dall'analisi dei dati del Pronto Soccorso dell'Ospedale regionale Aosta, sia da una ricerca nazionale Istat, commissionata dalla Commissione Nazionale Pari Opportunità;
Vista l'ampiezza di tale fenomeno, che coinvolge il 32% delle donne a livello nazionale, e il 34% a livello regionale;
Constatato che dai dati nazionali e regionali emerge una situazione che non possiamo ignorare e su cui è urgente intervenire, specie con azioni di prevenzione, perché la situazione non peggiori;
Richiamate le diverse in iniziative già poste in essere nella nostra Regione;
Sottolineata comunque la necessità che tale problema sia posto all'attenzione della riflessione e dell'azione delle Istituzioni;
le sottoscritte Consigliere regionali
Interpellano
il Governo regionale ed in particolare gli Assessori competenti, per conoscere:
1) come valutano tale problema e quali sono, a loro parere, i motivi dell'alto tasso di violenze e maltrattamenti sulle donne registrato in Valle;
2) cosa è stato fatto finora rispetto a questo problema per conoscerne le dimensioni e per sostenere le iniziative a supporto delle donne violentate o maltrattate;
3) quali sono le iniziative che si intendono porre in atto per cercare sia di prevenire questo problema, sia di farne emergere il sommerso, sia di mitigare le conseguenze fisiche-psicologiche delle vittime.
F.to: Squarzino Secondina - Fontana Carmela
Presidente - La parola alla Consigliera Fontana Carmela.
Fontana (GV-DS-PSE) - Dai dati recenti ISTAT emerge un quadro drammatico riguardante la violenza nei confronti delle donne. A livello nazionale 32 donne su 100 sono vittime di violenza fisica, sessuale o psicologica, in alcuni casi l'aggressione degenera in omicidio. Le percentuali si riferiscono a quanto emerge dalle denunce effettuate, esiste in realtà una più alta percentuale di donne soggette a violenza sia fra le mura domestiche, sia sul luogo di lavoro in cui il numero non è ufficiale. È importante inoltre riflettere sul fatto che vi sono altri soggetti coinvolti nelle violenze domestiche: bambini ed anziani. La situazione valdostana è altrettanto preoccupante: 34 donne su 100 sono vittime di violenza, è evidente che siamo di fronte all'ennesimo primato negativo attribuito alla nostra Regione. Occorre considerare con maggiore attenzione le dimensioni del problema e le conseguenze ad esso connesse, danni fisici e psicologici, che hanno ripercussioni sul lungo periodo sia per i soggetti direttamente coinvolti, sia per l'intera comunità. È pertanto necessario che il Governo regionale si faccia carico del fenomeno legato alle violenze, potenziando le iniziative già in atto e soprattutto promuovendo programmi educativi rivolti a tutta la comunità. Occorre inoltre un intervento trasversalmente in più ambiti: il monitoraggio del fenomeno, la creazione di una rete per la raccolta dei dati da parte delle diverse istituzioni coinvolte, la formazione per quanto riguarda l'educazione culturale dei cittadini, i servizi socio-sanitari, la lotta all'alcolismo, la prevenzione del disagio sociale. Abbiamo presentato questa interpellanza per conoscere cosa se ne pensa e cosa intende fare il Governo regionale.
Presidente - La parola all'Assessore alla sanità, salute e politiche sociali, Fosson.
Fosson (UV) - Il Governo pensa, come ha detto la collega, sia un problema importante, che non vogliamo, né possiamo ignorare. Come tutte le altre violenze, ultimamente ci siamo occupati delle violenze sui minori, anche queste sommerse, di difficile individuazione, costituendo anche qui un gruppo interistituzionale. Quando si parla di un problema così vasto, non è facile avere una soluzione, perché le motivazioni sono molte. I dati fanno pensare che in Valle d'Aosta la violenza sulle donne sia maggiore che in altre Regioni con il 34% "versus" 32% delle altre Regioni, però mi rifaccio e concordo con quello che ha detto in occasione dell'"Anno europeo sulle pari opportunità" l'Onorevole Donatella Linguiti, Sottosegretario alle pari opportunità, ossia questo è un dato negativo in un senso, ma positivo in quanto c'è meno omertà, più c'è una cultura che riconosce tale fatto, più diminuisce l'omertà e c'è una disponibilità della donna a rivolgersi ai servizi. Non so se questo sia un dato vero, però quello che è fatto in pronto soccorso, la sensibilità, tutte le istituzioni femminili presenti fanno sì che la rete di accoglienza sia tale per cui il fenomeno sia molto più recepito, per cui mi unisco a quello che diceva l'Onorevole Linguiti dicendo che probabilmente nelle Regioni del sud i casi denunciati di violenze sulle donne sono molto minori, ma sono minori, perché sono effettivamente minori o sono minori perché non hanno il coraggio di denunciare il fatto? Questo è un dato che non è facile avere, però mi sembra che introdurre tale fattore sia importante. Quali cause? Anche qui non mi sento un sociologo e non credo di poter risolvere il problema, ossia Giovanni Paolo II, quando ha istituito la "Giornata della pace" il 1° gennaio, disse che è la verità la radice della pace, che ogni mancanza di verità genera instabilità e violenza. Forse anche noi tutti come politici, come istituzioni tutte le volte che non "coltiviamo" la verità nelle nostre affermazioni provochiamo instabilità e violenza: questa è una delle motivazioni, però i nostri esperti parlano di un'autonomia elevata delle donne in Valle d'Aosta, questo può essere un dato: la percentuale delle donne che lavorano in Valle d'Aosta è più alta che nelle altre Regioni.
Le varie etnie, le etnie che si concentrano nella Valle, una zona aperta e di passaggio può favorire dei rapporti più vari, di amicizie... quindi anche la possibilità di contrasti maggiori. L'alcol è stato citato bene, le nostre analisi dicono che la violenza sulle donne non avviene solo in casi di popolazione di famiglie emarginate, quindi può essere che l'alcol influisca. Cito l'esperienza che abbiamo fatto nella Comunità Montana Grand Combin, un'iniziativa interessante delle classi era promuovere nella loro casa 2 giornate senza la bottiglia di vino sul tavolo: questa può essere una cosa significativa per cui, alcuni giorni la settimana, nelle famiglie si mangi senza la bottiglia di vino. Nei casi in cui i bambini proponevano questo c'erano dei fatti di mancanza di rispetto, di violenza. Cosa è stato fatto e cosa si farà? Su questo si potrebbe parlare delle ore e non dire nulla. Per essere concreti, anche se questo è un argomento molto vasto, intanto non ignorare il problema; come sulle violenze sui minori è difficile accorgersi quando un livido o una manifestazione del bambino sia dovuta a una violenza, quindi creare dei "corollari" che possano accorgersi e rispondere. Primo punto non ignorare, il nostro Pronto soccorso ha da sempre fatto dei corsi su questo e ha una maggiore sensibilità che, proprio in questi giorni si è visto sui giornali, è stata concretizzata in un'unità sul disagio familiare, ossia nell'ambito della struttura complessa del pronto soccorso c'è una strutturazione di un settore che si occupa, studia, accoglie e mette in rete dei casi sul disagio familiare, si chiama Unità semplice sul disagio familiare. La comunicazione è importante per far conoscere il problema, per fare informativa....
Il secondo punto per essere concreti è credere in una sinergia, è stato detto nelle premesse e mi sembra giustamente. Credo che il problema non possa essere affrontato da un unico Assessorato o da un'unica associazione, il tavolo che a questo proposito si è creato ha messo stabilmente insieme a discutere le Forze dell'ordine, l'Università, la Consulta regionale per la condizione femminile, l'USL, il Pronto soccorso, la Regione e questo ha creato, ma lo dirò come ultimo punto perché è il nostro non dico fiore all'occhiello, ma la nostra risposta più concreta... l'esperienza dell'"arcolaio", ossia questi appartamenti che vengono gestiti con l'aiuto del privato sociale, che accolgono nell'emergenza quelle donne che hanno subito maltrattamenti, violenze, con la loro famiglia. Questo terzo punto è il progetto arcolaio, che è iniziato nel 1999 come un'esperienza provvisoria finanziata con fondi statali, ma che da quest'anno è diventata un'esperienza stabile, finanziata con fondi del nostro fondo sociale. Avevo distribuito a tutti - mi sembra 2 mesi fa - la sintesi di tutto questo lavoro dell'arcolaio - spero sia stato visto -, che certo non risolve il problema, però mi sembra un modo molto corretto e sinergico per affrontare e dare soprattutto una risposta a un problema che forse non si manifestava prima perché non c'era la possibilità di accoglierlo. L'"arcolaio" quindi che è diventato stabile nella nostra organizzazione e ossia con la deliberazione n. 3055 del 25 ottobre del 2006, "Approvazione della costituzione di un gruppo di lavoro permanente istituzionale concernente le politiche regionali in materia di disagio femminile", abbiamo istituzionalizzato il gruppo di lavoro sul disagio femminile, con lo scopo di mantenere un confronto sul tema del disagio femminile largamente inteso, di garantire informazione reciproca sul fenomeno e sul sistema di offerta esistente in Valle d'Aosta, di definire azioni di promozione e sensibilizzazione sul tema del disagio femminile individuando anche eventuali bisogni formativi. Il gruppo è istituzionalizzato, quindi è un gruppo autorizzato dalla Regione, gli attori sono molteplici e si trovano periodicamente attorno a un tavolo per decidere tutte queste azioni.
Presidente - La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (Arc-VA) - Ogni volta che si affronta un tema complesso nessuno di noi può giustamente affermare di avere "la verità in tasca" o di sapere cosa bisogna fare, ma sicuramente a un problema complesso anche l'approccio è complesso, diversificato ed è anche "in progress", nel senso che si va avanti per tentativi, per ricerca di soluzioni e verifica poi delle azioni che si sono intraprese. Credo che la Regione Valle d'Aosta su tale tema non sia rimasta silente in questi anni, qualcosa ha fatto come ha ricordato prima l'Assessore. Crediamo che si debba continuare a lavorare in questo senso, senza riservare semplicemente 1 volta o 2 all'anno all'attenzione di convegni tale problematica. Intanto credo sia giusto quanto anche il Direttore generale dell'USL ha ricordato nel corso del convegno organizzato sulle donne maltrattate, quando diceva che è necessaria una continua opera di sensibilizzazione, ossia un'attività continua affinché il fenomeno non sia più tollerato, sottaciuto e minimizzato dalla comunità, come ancora spesso avviene, quindi il primo fatto importante è quello di far emergere i dati e di farli conoscere, senza falsi pudori. Sono convinta anch'io che non ha senso sottolineare la differenza fra il 32% a livello nazionale e il 34% a livello regionale, non è una differenza di 1-2 punti percentuali che cambia la situazione. Vi è un dato di fondo però: il 30% delle donne comunque è maltrattato, quindi 1 su 3. Teniamo conto che 1 su 3 donne esistenti in Val d'Aosta subisce violenza: questo vuol dire che, pensando che vi sia un uomo ogni donna, 1 uomo su 3 in Valle d'Aosta esercita violenza nei confronti delle donne. Ora, questo è un dato preoccupante secondo me, questo è un dato che va sottolineato fortemente e di cui bisogna prendere coscienza tutti quanti, proprio nell'ottica della verità di cui parlava prima l'Assessore. Credo che il tema importante della verità sia la verità nella relazione tra uomo e donna, è proprio questa non verità, non accettazione del rispetto reciproco nella relazione fra uomo e donna che emergono le fonti, le cause di tale violenza. L'alcolismo, il degrado poi saranno anche occasioni accidentali, che accentuano maggiormente, ma c'è un discorso culturale di fondo che è importante, per questo credo sarebbe interessante che in questo tavolo di lavoro che è stato costruito in tale rete vi fosse anche la presenza dell'Assessorato della cultura, perché c'è un lavoro culturale profondo che va fatto. Molte volte ci fermiamo a riflettere sul fatto che in Valle d'Aosta c'è un alto numero di famiglie che si separano e lo stesso Monsignor Vescovo recentemente nella "Giornata sulla famiglia" ha sottolineato come vi sia alla base una difficoltà di rapporto fra uomo e donna, come nella nostra cultura non vi sia l'assunzione di un rispetto profondo della donna e, proprio perché, per fortuna, la donna qui da noi ha maggiore autonomia, riesce ad andarsene dalla famiglia. Il fatto che se ne vada dalla famiglia è una scelta sua, ma non è detto che debba sempre venire per cause di violenza, vi è da sperare che non sia questa la causa, sarebbe molto grave che l'unico motivo di separazione per una coppia sia la violenza fisica dell'uomo sulla donna, quindi c'è effettivamente...
(interruzione del Consigliere Lavoyer, fuori microfono)
... sento un viceversa da parte del collega Lavoyer, credo che se lui avesse ascoltato o letto qualche dato presentato dal responsabile del pronto soccorso, allora qui la violenza è sulle donne maltrattate, non parla di uomini maltrattati. Non solo, 1/3 delle donne che vengono ricoverate in ospedale, che vanno al Pronto soccorso per maltrattamenti, 1/3 ha prognosi superiori a 20 giorni per ferite da armi da taglio! Vi sono dei dati che sono veramente preoccupanti, credo che bisogna con molta chiarezza dire tali dati, prendere consapevolezza di questo.
Bisogna anche sostenere, come già avviene nelle donne, il coraggio di denunciare, perché denunciare questa situazione è un'umiliazione per chi fa tale denuncia, non è un "andare a nozze", ossia riconoscere che sulla propria persona vi è stata una violenza fisica, o morale, o psicologica forte credo sia un atto di grande sofferenza da parte della persona che riconosce quest'atto e che lo dice: il dirlo è una sofferenza grande, una grande umiliazione, pertanto bisogna aiutare queste donne a segnalare i soprusi e le violenze subite. Plaudiamo al fatto che ci sono iniziative già da diversi anni che danno sostegno, assistenza a queste donne che si trovano in grosse difficoltà, va bene, va ancora perfezionata ulteriormente l'attenzione a migliorare la professionalità degli utenti che si trovano ad essere accanto a bimbi, o ad anziani, o a donne che sono maltrattate, perché molto volte lo si vede, lo si sente, lo ha riconosciuto lo stesso Assessore, è difficile a capire che dietro a quel segno fisico in una donna o in un bambino vi sia una violenza, non sempre è così facile capire. Anche perché tutti cercano di nascondere, di dire: "non è vero, sono caduto", perché è una vergogna, un'umiliazione accettare di vivere una situazione così di degrado nel rapporto relazionale con l'altro e magari con l'uomo con cui tu hai scelto di condividere una vita o con l'uomo che è tuo padre. È importante quindi continuare questa attività di professionalità di operatori che sono a contatto con tali situazioni, poi credo che la cosa più importante sia quella di lavorare sul piano culturale, è la cosa più difficile, ma anche quella più importante. Credo che continuare a dare informazioni accompagnate da un tentativo di analisi e di spiegazione, dare pubblicizzazione a queste informazioni non come cosa scandalosa, ma come un fatto che purtroppo avviene da noi e che non è una cosa bella né per noi, né per altre parti del mondo possa aiutare a far crescere una cultura di maggiore attenzione.
Ricordo che, proprio in quell'incontro a qui accennava prima l'Assessore Fosson, il Sottosegretario ha presentato anche un disegno di legge molto interessante che il Governo ha presentato a gennaio 2007, in cui si vuole, da un lato, rendere più severe le punizioni... l'intervento sul Codice per rendere più severe le punizioni per chi fa violenze nei confronti dei deboli, bambini, donne, anziani; d'altra parte, vi è tutto un lavoro che forse possiamo cominciare a fare anche noi come Regione, senza aspettare che diventi legge di Stato questa proposta, ossia un lavoro che è di sensibilizzazione, di informazione ed è un lavoro da fare nel sistema della scuola, dell'istruzione e della formazione proprio per educare alla pari dignità sociale di ogni persona, qualunque sia il sesso, l'etnia, ma in modo che, rispetto alla faciloneria con cui si usano mezzi violenti per risolvere le questioni, i rapporti personali, vi sia più riflessione, tale per cui anche noi come istituzioni siamo in grado di usare uno sguardo diverso, non uno sguardo al maschile o al femminile, ironico o patetico, ma lo sguardo istituzionale rispetto a delle persone che vedono leso ogni giorno il loro diritto ad essere riconosciute come persone.