Oggetto del Consiglio n. 2744 del 23 maggio 2007 - Resoconto
OGGETTO N. 2744/XII - Potenziamento della campagna contro la tossicodipendenza da alcool e attivazione di interventi previsti nel Piano nazionale alcol e salute. (Interpellanze)
Interpellanza
Ricordato che l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha identificato come soglia della salute, relativamente alle bevande alcoliche, il livello zero riconoscendo che anche modeste quantità di alcol causano rilevanti danni all'organismo umano;
Preso atto che in Valle d'Aosta sono 500 le persone ospedalizzate per patologie alcolcollegate, che quasi il 50% dei pazienti del Servizio tossicodipendenze dell'Azienda sanitaria U.S.L. della Valle d'Aosta si rivolgono a tale struttura per problemi di alcol e che l'età del "battesimo alcolico" si sta abbassando sempre di più, arrivando ormai alle scuole medie;
Riconosciuto il valore fondamentale di esempio che il comportamento dell'Amministrazione regionale, e più in generale degli enti pubblici, è il primo e più significativo passo per costruire una coscienza collettiva delle nuove indicazioni dell'O.M.S.;
i sottoscritti Consiglieri regionali
Interpellano
il Governo regionale per conoscere se intenda:
1) promuovere in tutta la popolazione valdostana la presa di coscienza rispetto ai danni di un consumo anche moderato di bevande alcoliche;
2) prevedere un potenziamento di tutte le campagne contro la tossicodipendenza da alcol dirette alle giovani generazioni;
3) dare disposizioni a tutta l'Amministrazione regionale, e alle altre Amministrazioni pubbliche, perché nelle manifestazioni, in cui siano previsti rinfreschi, sia esclusa la presenza di ogni bevanda alcolica.
F.to: Sandri - Fontana Carmela
Interpellanza
Visto il "Piano Nazionale Alcol e Salute (2007/2009)", predisposto dal Ministero della Salute con l'obiettivo di coordinare tutte le attività di prevenzione e presa in carico dei problemi correlati all'uso di alcol tra la popolazione, e diventato operativo con l'approvazione definitiva della Conferenza Stato/Regioni;
Ricordati gli obiettivi indicati in tale Piano, da realizzare attraverso l'attivazione di interventi in una serie di aree strategiche e vista la previsione dei risultati attesi in seguito all'attivazione delle diverse azioni previste in queste aree;
Considerato che l'individuazione dei risultati attesi in seguito alla programmazione degli interventi, consente di meglio valutare l'adeguatezza delle azioni proposte al raggiungimento dell'obiettivo generale che è comunque quello di ridurre i consumi e prevenire i danni alcolcorrelati;
Visto il Piano regionale per la Salute e il Benessere sociale 2006/2008 e in particolare l'Obiettivo n. 4 (Promuovere programmi di prevenzione primaria per la promozione della salute e per la tutela dei rischi) e le relative azioni individuate, che appaiono generiche alla luce delle indicazioni articolate e precise del Piano Nazionale;
Considerato che sarebbe opportuno concentrare l'attenzione su questo tema, data la rilevanza che esso ha nella nostra Regione, anche dal punto di vista degli su incidenti stradali;
la sottoscritta Consigliera regionale
Interpella
l'Assessore competente per sapere:
1) quale è la sua valutazione del Piano Nazionale Alcol e salute e se vi individua elementi interessanti che possano contribuire ad arricchire le indicazioni previste dall'Obiettivo 4 del Piano regionale;
2) se intende portare all'attenzione dei soggetti interessati, in primis l'USL e gli operatori del settore, i contenuti del Piano Nazionale, così da ripensare e arricchire gli interventi che attualmente sono programmati o in atto nella nostra Regione;
3) se intende in particolare accogliere quanto viene previsto per evitare i rischi alcolcorrelati negli ambienti di lavoro e sulla strada.
F.to: Squarzino Secondina
Presidente - La parola alla Consigliera Fontana Carmela.
Fontana (GV-DS-PSE) - Con questa interpellanza vogliamo porre l'attenzione sull'allarmante situazione valdostana in cui si sta evidenziando un significativo incremento di abuso di alcol tra i giovani e i giovanissimi. Preoccupazione dettata anche dall'aumento del consumo di alcol da parte delle donne. Tale sostanza è socialmente utilizzata spesso come mezzo di aggregazione. Preso atto che in Valle d'Aosta sono 500 le persone ospedalizzate per patologie di alcolcollegate, come dichiarato dal Primario del SERT, chiediamo che l'attenzione sia maggiormente focalizzata su questi allarmanti dati, gli investimenti sulla prevenzione devono essere maggiori e ben focalizzati. Il problema non è solo l'alcolismo, ma l'alcolismo in Valle d'Aosta, le nostre peculiarità devono essere il punto di partenza per fronteggiare nel miglior modo possibile il problema. In Valle d'Aosta il 20% dei suoi abitanti ha un comportamento cosiddetto "a rischio" nei confronti dell'assunzione di alcol. Tale dato fotografa la Valle d'Aosta come Regione in cui il benessere individuale e sociale è a rischio, una Regione ai primi posti in Italia per abuso di alcol è una Regione che ha o potrebbe avere problemi a livello di sicurezza stradale, molti sono gli incidenti stradali causati da ebbrezza, ordine pubblico (aggressioni, violenze familiari) e un aumento della spesa sociale (ricoveri, trattamenti). Bisogna considerare tale problematica a 360°, è necessario perseguire una politica di prevenzione che sia fatta a misura d'uomo e che parli direttamente a tutta la popolazione, in particolar modo agli alcolisti e alle persone cosiddette "normali", un intervento che sappia parlare a tutte le fasce di età e a uomini e donne. Bisogna lavorare in rete con tutte le risorse presenti sul territorio: da quelle predisposte a tale compito a quelle che possono essere una fonte ulteriore di aiuto. Aspettiamo la risposta sperando che si vada oltre rispetto a quanto è stato fatto, affinché la qualità della vita in Valle d'Aosta raggiunga livelli adeguati da questo punto di vista.
Presidente - La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (Arc-VA) - Mi sembra che la collega Fontana abbia delineato molto bene il quadro del problema che si intende affrontare con questa interpellanza. Vogliamo mettere in luce un aspetto, Assessore: abbiamo più volte affrontato in aula questo problema e più volte ci siamo soffermati su quelle piccole iniziative positive che qui e là sono state fatte, abbiamo discusso a lungo di questo problema nel momento in cui si è affrontata la questione nel corso dell'elaborazione del Piano regionale per la salute e il benessere e qui, se vediamo l'obiettivo n. 4, laddove si parla di promuovere programmi di prevenzione primaria per la promozione della salute e per la tutela dai rischi, c'è quasi un pudore nel parlare di bevande alcoliche e di alcol, su 3 pagine in cui si presenta il quadro di riferimento tali parole appaiono solo 2 volte, quasi che vi fosse il timore di affrontare questo problema. Non solo, ma, anche laddove si indicano le azioni, sì viene individuata un'azione, ma così molto generale, laddove si parla di contenere abitudini voluttuarie errate, tabagismo, alcolismo, attraverso lo sviluppo, diffusione territoriale di strumenti di sostegno del singolo... azioni mirate a popolazione di giovani e adulti... e poi noi avevamo insistito affinché si cominciasse ad introdurre un monitoraggio del fenomeno dell'alcolismo per valutarne l'entità e definire in prospettiva le percentuali di diminuzione da perseguire, nel senso che l'affrontare il tema in modo generico non aiutava ad andare avanti... anche queste azioni abbastanza specifiche, nel momento in cui vengono inserite nel cronoprogramma, sono collocate nel 2008, quindi introdurre un monitoraggio del fenomeno del tabagismo e dell'alcolismo viene pensato solo collocato nel secondo semestre 2008, quindi viene previsto rispetto al piano in un momento molto lontano, diciamo nell'ultima parte di vitalità del piano.
La collega già ricordava, ma in questi giorni ci sono stati di nuovo alcuni fenomeni che ci richiamano alla realtà preoccupante di questa Regione, nel senso che 25mila Valdostani sono interessati a tale fenomeno, e 500 persone ogni anno vengono ricoverate per queste malattie. Se poi vediamo le conseguenze anche sugli incidenti sul lavoro, ma anche incidenti sulle strade, recentemente nella relazione fatta rispetto ai controlli della polizia stradale per la lotta contro la guida in stato di ebbrezza, veniamo a sapere che in un anno, aprile 2006-aprile 2007, sono stati rilevati 321 incidenti e in molti casi questi sono dovuti all'uso dell'alcol, quindi la situazione è preoccupante. Recentemente è stato approvato il Piano nazionale alcol e salute, che vorrei richiamare non tanto perché vengono riaffrontate le questioni del tabagismo e dell'alcolismo, ma perché ci sembra che l'impostazione del piano nazionale indichi una serie di obiettivi precisi e indichi i risultati attesi. Si dice, a parte quali sono le grandi aree strategiche importanti, l'informazione e siamo d'accordo, ma poi bere e guida, che ci interessa... oppure ambiente e luoghi di lavoro e uso dell'alcol, rispetto a queste 2 tematiche che ci vedono cointeressati, qui non solo si dice quello che si vuole fare, ma poi si dice qual è il risultato atteso, ossia qual è l'obiettivo con cui misuriamo se il nostro piano ha funzionato oppure no, se le azioni messe in atto hanno funzionato oppure no, perché nei risultati attesi dell'area bere e guida si dice: "ridurre il numero degli incidenti alcolcorrelati, nonché il numero dei morti e feriti, in particolare fra i giovani". Ora, se riuscissimo a meglio declinare il piano regionale che già è stato definito e le azioni previste nell'obiettivo n. 4, indicando anche cosa vorremmo che nel 2008 fosse raggiunto come diminuzione di incidente, forse riusciremmo, da un lato, a rendere più concrete le tipologie di intervento; dall'altro, potremmo verificare nei fatti che le strategie attivate sono effettivamente utili, perché riescono a diminuire sia il numero degli incidenti stradali correlati con l'alcol, sia anche rispetto ai luoghi di lavoro la riduzione del danno prodotto dall'alcol. Per quanto riguarda la violenza e gli incidenti, sarebbe interessante verificare quanto l'uso dell'alcol incide sulla violenza familiare. Chiediamo rispetto a questo tema, su cui sappiamo che c'è un'attenzione da parte dell'Assessorato, se l'impostazione del piano nazionale suggerisce anche alla Regione di ripensare le azioni individuate per meglio dettagliarne e precisarne eventuali incisività.
Si dà atto che dalle ore 18,31 riassume la Presidenza il Presidente Perron.
Président - La parole à l'Assesseur à la santé, au bien-être et aux politiques sociales, Fosson.
Fosson (UV) - Devo anzitutto ringraziare chi ha presentato tali interpellanze per aver affrontato questo problema e contribuito a una maggiore sensibilizzazione. Per quanto mi riguarda, sto dicendo dappertutto e senza pudore, perché, se avesse sentito le presentazioni del Piano sanitario che abbiamo fatto nei distretti, mi hanno detto tutti che sono stato eccessivo... ma senza pudore, che questa è un'emergenza. Uso la parola "eccellenza", ha ragione il collega Sandri, ma uso anche la parola "emergenza" e questa è un'emergenza per la Regione, perché l'articolo è duro, ma è da tempo che diciamo che siamo l'unica Regione d'Italia in cui il 50% delle dipendenze è secondario all'utilizzo di alcol, quindi è un rapporto rispetto alle dipendenze unico in Italia, nessuna Regione ha il 50% delle dipendenze patologiche, delle tossicodipendenze, come è definito correttamente, dovute all'abuso di alcol. Siamo d'accordo che ci troviamo di fronte a un'emergenza, ma non è un'emergenza chirurgica, in modo che operando si può risolvere il caso, questa è un'emergenza che ha radici profonde, che ha problemi culturali legati agli stili di vita non solo della Val d'Aosta, ma di tutte le Regioni. Grazie quindi per aver posto questo problema che è affrontato con tutta l'energia, che incontra delle grandi difficoltà in tutti i settori in cui lo proponiamo, ma che deve essere posto come un'emergenza. I dati possono essere più significativi proprio adesso che il monitoraggio - qui non sono d'accordo dicendo che non si fa il monitoraggio - è molto più specifico che un tempo, è sufficiente pensare alla legge per chi guida in stato di ebbrezza per vedere che chi è sorpreso in una tale situazione deve ricorrere a una visita presso il SERT e degli specialisti con un dosaggio dell'alcolemia. Adesso rientrano in questi monitoraggi dei pazienti che prima sfuggivano: ecco perché abbiamo dei dati. Dire se questi sono in aumento rispetto a prima è difficile, perché prima non c'era un monitoraggio di questo tipo. Certo che i dati sono impressionanti, soprattutto se riferiti a categorie come i giovani. La collega Squarzino si ricorda che nel cronoprogramma c'è un'epidemiologia mirata e non generica... l'indagine epidemiologica sull'utilizzo dell'alcol effettuata in una comunità montana dove il 25% degli studenti frequentanti una scuola media inferiore dichiarava di aver fatto uso giornaliero di vino, quindi è un problema grave.
Si può rispondere a questo problema in modo formale e interlocutorio, perché questo non è un problema che ha soluzioni uniche né qui, né nel resto d'Italia. Le nostre indagini poi ci dicono che le motivazioni per cui uno beve sono diverse a Pont-Saint-Martin e a Courmayeur, quindi questo complica ulteriormente e fa vedere che, anche se c'è un grande desiderio di affrontare un'emergenza, le soluzioni non sono semplici, perché è un problema culturale soprattutto, è un problema su cui la povertà e l'immigrazione incidono. Negli immigranti vediamo un atteggiamento di propensione all'alcol che nelle loro tradizioni non c'era, allora vediamo negli immigrati l'utilizzo abnorme di vino quando non c'era un'abitudine, e questo apre un altro capitolo. Da cosa possiamo partire? Lei parla del Piano nazionale dell'alcol. Siamo stati con il collega Lanièce a Bologna, e le Regioni hanno collaborato a farlo; è un piano molto generico, da un piano nazionale ci si aspettava qualche norma più precisa, anche se le leggi... al punto n. 2 è scritto molto bene, perché nelle analisi siamo tutti molto bravi, al punto n. 2 si dice: "l'Italia è un Paese in cui il consumo di bevande alcoliche, in particolare il vino, fa parte di una radicata tradizione culturale e l'assunzione moderata di alcol è una consuetudine alimentare molto diffusa". Fa poi il passaggio sugli immigranti, ma se va a vedere a pagina 8, nelle intenzioni, dice: "ridurre la percentuale di giovani minori di 18 anni che assumono bevande alcoliche, nonché l'età del primo contatto con le stesse", ma come faccio a ridurre questo? Avrò bisogno di una legge come c'è stata una legge sull'alcol e la guida, che dice: "se superi i 50 ml di alcol, sei in stato di ebbrezza", c'è una normativa precisa che su questo non abbiamo. È un piano che abbiamo condiviso come Regioni, è un piano a cui ci rifacciamo per quel che riguarda il nostro piano regionale che dice in modo incisivo e senza pudore che l'alcolismo in Valle d'Aosta è un'emergenza, è un problema che non possiamo più dilazionare. Certo che in tutte le attività che facciamo, sempre per il discorso che questo è un problema da affrontare in modo culturale, non avremo delle risposte subito. Nella nostra monitorizzazione non possiamo prevedere delle risposte a 1 anno o 2, ma saranno risposte da ricercare fra 5-10 anni. Gli incidenti mortali in stato di ebbrezza dai primi dati che abbiamo dopo l'applicazione della legge sull'alcol sono diminuiti, questo è un effetto positivo, ma è difficile riportarlo all'abitudine di bere alcolici se è scissa dal fatto della guida. Sicuramente è stato affrontato con le nostre forze nel modo che ci sembrava più logico; dal 2003 uno dei gruppi professionalmente più validi in Italia che studia le tossicodipendenze (gruppo "MR") ha cominciato a lavorare con noi e con il SERT. Il SERT non aveva un'indagine nel tempo dei risultati ottenuti, né uno studio di qualità che è stato impostato e che comincia a dare dei risultati, così con le cooperative di tossicodipendenza si è cominciato a fare un lavoro che dà i suoi risultati. È venuta fuori un'indicazione che non conoscevo dal gruppo tecnico: il ricovero dell'alcolista per la disintossicazione non ha più una valenza scientifica, perché, quando ritorna nel mondo, vi ricade; vi è tutto un ripensamento di un'organizzazione.
Potrei discutere per tanto tempo, sicuramente l'attività promozionale e culturale è basilare, in tutti gli ambiti bisogna vedere e parlare di tale problema; su questo le attività di prevenzione mirata come abbiamo fatto lo scorso anno nella comunità montana, che ha riscosso anche il suo favore... il portare il SERT alle feste, il portare il SERT con un etilometro all'entrata delle discoteche, il proibire l'utilizzo di alcolici dopo una certa ora e per questo ci è voluto coraggio, ha dato dei risultati, ma ha dato un segnale che abbiamo interpretato in modo molto positivo. Le potrei dare la circolare che abbiamo mandato a tutte le comunità montane, proponendo questo progetto come un progetto valido. È un mese fa che la Comunità montana del Monte Emilius ci ha convocati per una serata su tale tipologia, in cui noi abbiamo riproposto quanto è stato fatto nell'altra comunità montana che ha dato dei risultati positivi anche per questa comunità e poi ogni amministratore, ogni genitore ci metterà del suo, l'importante è che si collabori tutti su questo. Le scuole sono state un ambito preferenziale, in accordo con la Polizia stradale abbiamo fatto alle scuole che ci hanno permesso un accesso una sensibilizzazione sugli effetti della guida in stato di ebbrezza. All'entrata delle sagre popolari dimostravamo con l'etilometro quando i giovani uscivano che il tasso alcolico era oltre quello previsto per cui non potevano guidare. Abbiamo, e questo lo dice il piano nazionale, ma è stata una delle nostre attività principali... riconvocato tutti i gruppi di volontari, come le famiglie degli Alcolisti anonimi, che anche per tradizione avevano un momento importante nella nostra Regione, e sono stati immessi in questi tavoli di lavoro e adesso partecipano come riferito a un'attività che il volontariato specifico ha in tale campo in modo importante. Vi è uno psicologo dell'USL che viene mandato in comando in gestione da queste associazioni... di Alcolisti anonimi. I medici di famiglia... le potrei citare l'occasione in cui si è presentato nell'ambito della prevenzione, perché molte volte il medico di famiglia non dava peso al ragazzo che tornava ubriaco il sabato sera, quindi uno stile di vita che abbiamo cercato di portare all'attenzione.
Un'altra iniziativa che avevamo iniziato con il collega Lanièce di ritorno da Bologna sugli effetti degli incidenti da lavoro provocati dall'alcol... abbiamo cercato di portare avanti dei questionari con la "Cogne". L'organizzazione poi era difficile, siamo arrivati a fare un'indagine sui dipendenti delle funivie per correlare l'uso di alcol con il lavoro, un lavoro particolare, per monitorare gli incidenti in seguito all'assunzione di alcol in una categoria specifica come quella degli impianti a fune. Serve il proibizionismo in questo, serve il consumo zero? Questa è una grossa domanda che tutti si fanno, ma non esistono leggi. Possiamo dire a una Regione come la nostra non produrre più vino, perché l'unica possibilità per arrivare a un consumo zero è vietare la produzione e la commercializzazione dei prodotti alcolici... qui il Consigliere Bortot mi dice che non devo esagerare! Serve abolire dai rinfreschi e da tutto? Io sto dicendo che non bisogna sottovalutare il problema che è veramente un'emergenza, per cui per la guida in stato di ebbrezza la legge ha prodotto dei risultati sicuramente importanti. La violenza: forse non c'era a Courmayeur in questi giorni, ma è stata fatta una relazione per stabilire la correlazione fra alcol e violenza, che ormai è riconosciuta, e qui entrava soprattutto il mondo islamico, perché in un mondo che non era abituato all'uso di alcol l'utilizzo dell'alcol ha modificato abitudini e introdotto alla violenza.
Termino dicendo che è una responsabilità che non possiamo disgiungere dalla responsabilità nostra di amministratori, ma tutti i Consiglieri... chi ha un ruolo politico ha una responsabilità nel gridare che questa è un'emergenza, è uno stile di vita che va cambiato, è una preoccupazione concreta, è una battaglia difficile da fare per problemi culturali, ma che va fatta! Termino dicendo che a questo punto dobbiamo intervenire e dividere l'attività del SERT dall'attività di alcologia; questo è un progetto, avevamo una struttura in collina di Aosta che era stata creata per questo, che è stata ristrutturata e che entrerà in funzione a giugno o luglio di quest'anno, quindi se creare lì in una situazione che protegge la "privacy" e potenziare lì un servizio di alcologia con un diurno... in modo che le persone identifichino questo presentarsi alle visite come una diminuzione della propria "privacy"... e lanciare un centro di prevenzione, di cura delle patologie alcoliche che mi sembra di aver dimostrato che vanno combattute con la maggiore energia e non con la pacca sulla spalla...
Président - La parole au Conseiller Sandri.
Sandri (GV-DS-PSE) - Devo ringraziare l'Assessore perché il suo intervento non solo aveva dei toni appassionati e concitati per l'emotività che suscitava in lui tale argomento a cui è molto attaccato, ma anche per aver dato l'impressione di voler guardare in faccia la realtà, non è frequente in questa Giunta e credo sia un suo merito che gli riconosciamo con piacere. Ho l'impressione che l'Assessore condivida profondamente la concezione che l'alcolismo sia un fenomeno che provoca dolore, dolore nelle persone, dolore fisico, dolore familiare di rapporti, quindi sia un problema da affrontare con grande determinazione per le caratteristiche rilevanti che hanno nella nostra Regione. Sia chiaro che la sua provocazione, tolleranza zero, non dobbiamo fare più il vino, non è fuori luogo, perché, da ciò che ha detto l'OMS, che anche quantità minime sono pericolose per la salute umana, occorre sfatare la cosiddetta "cultura del vino", molto diffusa anche in quest'aula. Quando si parla di cultura del vino, significa cercare di ammantare una tossicodipendenza e un attentato alla salute umana con delle motivazioni di tradizione che rendano gradevole la questione. Ricordiamoci una cosa banale: il consumo di vino rispetto all'acqua aveva un significato igienico fino a 50 anni fa, perché, non essendoci gli acquedotti che ci sono oggi, l'acqua poteva contenere dei patogeni - tifo e paratifo - e rischiava di comportare dei danni profondi e gravi alla salute delle persone, mentre i danni da vino erano molto più lontani nel tempo che non quelli da tifo e paratifo. Questa è la cultura del vino, una cultura igienistica che è stata sorpassata completamente dal fatto che oggi esiste l'acqua potabile e di questo non abbiamo più bisogno; conseguenza: tolleranza zero e obiettivo zero! Non mi porrei quindi il problema di dire all'Assessore Isabellon: da domani cominciamo a fare un progetto strategico per spostare le vigne da uva da vino a vigne da uva da tavola, perché esiste un aumento climatico così forte, per cui lei ha avuto la sorpresa di trovarsi olivicoltori nella bassa Valle, non capisco perché non si possano prevedere queste cose. Perché dico questo? Perché è l'esempio del potere che conta più di tutto, allora diciamolo con serenità, cominciamo nei nostri rinfreschi a non presentare più il vino, né agli alcolici, né gli aperitivi alcolici, non è che, se uno sbaglia, bisogna andargli dietro. Sarebbe un segnale fortissimo, un segnale che è presente in molte Nazioni europee, è una coscienza che si sta diffondendo, è una coscienza con cui dobbiamo cominciare a fare i conti. Trovo vergognoso che non si faccia qualche passo in più. C'è un unico punto su cui la Giunta regionale, non lei particolarmente, non ha fatto attività. Il Presidente della Regione in quanto Prefetto dovrebbe richiamare le forze di polizia a far rispettare il divieto di vendita di alcolici ai minori, mentre invece come ha correttamente richiamato la collega Fontana... perché questo è un fenomeno che colpisce soprattutto i giovani... chi è vende l'alcol ai giovani? Può darsi che lo trovino in casa, ma può anche darsi che sia fuori; quindi la richiamo a parlare nel Comitato dell'ordine pubblico e verificare che non vi sia qualcosa da fare in più di quanto non si faccia finora. Così come all'Assessore La Torre quando predispone le iniziative per la Fiera di Sant'Orso... credo che agli "stand" della Regione autonoma Valle d'Aosta-Vallée d'Aoste non ci dovrebbe essere alcol sotto qualunque forma, compreso il vino: questo sarebbe un segnale, perché quando la gente va a chiedere: "ma c'è il vin brulé"?... "no, non c'è e non è in vendita". Sento dei brusii in aula, perché può darsi che vi sia qui dentro qualcuno che ha un tasso di giustificazione rispetto a tali argomenti più alto della media, ma un esempio molto forte potrebbe venire da quest'aula. C'è una tradizione che tutti diciamo in privato, nessuno dice in pubblico e io oggi la dico in pubblico: è la cosiddetta "sesta Commissione", ossia ogni tanto ci sono dei colleghi che di pomeriggio si vanno a bere una bottiglia in una delle aulette delle Commissioni, credo che questa sia un'abitudine che bisognerebbe sospendere. Apprezzo il fatto che oggi sia stata sospesa su invito dell'Assessore Fosson, credo si debba continuare su questa strada, sarebbe già un segnale positivo non ritrovarsi ogni tanto che in saletta ci sono i bicchieri con i fondi di vino, disquisire se è meglio il Barolo o il Barbera rientra in quella cultura del vino che dobbiamo combattere e vincere.
Voglio terminare con un apprezzamento e proprio al Presidente della Regione e alle forze di polizia: ho assistito alla presentazione della "Settimana della sicurezza" in Piazza Chanoux e devo dire che su questo argomento sia il Presidente Caveri che i responsabili della Polizia di Stato, dei vigili urbani, eccetera, hanno dimostrato non solo una grande attenzione, ma anche dei dati importanti di attività già svolta. Quella è una strada importante per la sicurezza dei cittadini e per capire che quello è un argomento su cui dobbiamo arrivare a livelli zero e prima lo facciamo noi che siamo rappresentanti politici della popolazione prima anche la popolazione ci seguirà. Visto che i tempi non sono immediati, partire presto e partire tutti credo sia il mezzo più efficace per raggiungere dei risultati positivi.
Presidente - La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (Arc-VA) - Ringrazio l'Assessore Fosson per tanti motivi, intanto non avevo usato il termine "emergenza", lo avevo usato prima per l'abitazione e non volevo esagerare, quindi lo ringrazio perché ha usato il termine giusto, quello che esprime una realtà. Lo ringrazio perché, al di là delle discussioni che possiamo avere sul modo con cui si stende un piano e si individuano degli obiettivi, il lavoro che ci ha illustrato e che si sta facendo è un lavoro ottimo, nel senso che parte dalla consapevolezza delle cause profonde e non solo le cause immediate del fenomeno. Parlare di stili di vita e di problema culturale credo sia corretto, anche se molto difficile. Le reazioni che qui hanno avuto alcune provocazioni del collega Sandri, ma che esprimono cosa vuol dire cambiare stili di vita, la dicono lunga sulla strada che è ancora da fare.
Volevo dirle, Assessore, che per questo cambiamento culturale noi siamo con lei per qualunque tipo di iniziativa, conti sul nostro apporto per quello che è possibile, nel senso che sosterremo sempre iniziative che vanno in questo senso, come abbiamo sostenuto le iniziative sperimentali provate nella Coumba Freida, come plaudiamo al lavoro che viene fatto nelle scuole. Credo che questo problema intanto non possa essere risolto nel giro di poco tempo e non può neanche essere risolto se lasciamo da sola la struttura regionale della sanità, ma se tale problema è sentito da sempre più persone come una questione, non esagero dicendo di vita o di morte, certo, per alcuni giovani è una questione di vita o di morte, per alcune famiglie è questione di qualità di vita e poi anche per i risvolti nella spesa sanitaria, perché questo problema incide pesantemente sulla spesa sanitaria. La prego, Assessore, di non demordere in questo suo lavoro e la prego anche di coinvolgere, lei sa usare le modalità più opportune rispetto alle mie, i suoi colleghi di Giunta su tale tema, perché, se è un problema di tipo culturale, va affrontato in modo trasversale in tutte le decisioni, le azioni e manifestazioni della Giunta. L'Assessore ha fatto alcuni esempi, ha detto che il SERT è presente nelle saghe per verificare alla fine della sagra il tasso di alcolismo; credo che se l'Assessorato al turismo, l'Assessorato dell'agricoltura, che sono gli Assessorati che più gestiscono manifestazioni, promuovono incontri, se avessero chiaro questo problema, io non sono in grado di dire adesso la soluzione, ma credo che qualche inizio di soluzione sarebbe cercata. Mi permetto poi ancora di verificare se anche il modo con cui viene festeggiata e organizzata la Festa dell'autonomia, con gli incontri con i giovani... mi chiedo se anche in queste tipologie di incontro un salto culturale non possa essere fatto. È un auspicio che ho e spero che, quando affronteremo tale tema in quest'aula, sia possibile enunciare non dico qualche risultato immediato, ma qualche sensibilità maggiormente presente non tanto in seno a quest'aula, ma nella popolazione laddove si decide e si curano le relazioni fra i vari membri della società.