Oggetto del Consiglio n. 2619 del 4 aprile 2007 - Resoconto
OGGETTO N. 2619/XII - Ratifica della deliberazione n. 452, in data 23 febbraio 2007, adottata dalla Giunta regionale in via d'urgenza.
Il Consiglio
visto il parere della IV Commissione consiliare permanente;
Delibera
di ratificare, ad ogni effetto, la sottoindicata deliberazione adottata dalla Giunta regionale in via d'urgenza e salvo ratifica da parte del Consiglio:
Oggetto n. 452 in data 23 febbraio 2007: Approvazione della proposta di programma operativo "Occupazione 2007/2013" del Fondo Sociale Europeo.
Presidente - La parola al Presidente della Regione, Caveri.
Caveri (UV) - Nei prossimi Consigli, questo compreso, cominceremo ad adottare, come Consiglio regionale, in vista dell'esame successivo da parte degli organi comunitari... dell'insieme di misure e di finanziamenti derivanti dai fondi strutturali... i fondi strutturali sono un caposaldo nato alla fine degli anni '70 della politica europea, che hanno consentito la nascita di una politica regionale da parte dell'UE, che, secondo i giuristi, ha consentito l'accrescersi di funzioni e poteri nuovi per le Regioni. L'esperienza che abbiamo accumulato con il FSE nel periodo di programmazione 2000-2006 è stata preziosa per fissare alcune linee direttrici, derivanti da un approfondito esame della situazione socio-economica (definita anche analisi di contesto) per poi declinare una serie di obiettivi che sono coerenti con quel documento varato a Lisbona, che è la linea di indirizzo che consente di avere una logica strategica che consente al FSE di sviluppare quelle priorità di intervento che qui vedete nel documento contenute. Sono una logica di occupazione, di inclusione sociale, di valorizzazione del capitale umano, una logica di transnazionalità, pur già presente nei programmi del FSE, che ci daranno delle soddisfazioni. Avendo seguito personalmente... e ringrazio del lavoro svolto il Dipartimento degli affari europei e l'Agenzia del lavoro, che è in prima linea in questo settore, al di là della dotazione finanziaria di 80 milioni di euro che è sicuramente cospicua e del tutto coerente con il periodo di programmazione, vi sono alcune questioni molto interessanti che dovranno essere declinate in pratica, come quella di una gestione unitaria e di una regia unica dei fondi strutturali per evitare duplicazioni, vi è il tema dell'innovazione anche con le nuove tecnologie, lo sviluppo sostenibile, un migliore incontro fra domanda e offerta del lavoro... ritengo che questo strumento che si occupa anche delle donne, degli immigrati si occupa di quello che possiamo definire in termini non retorici il capitale umano interno ed esterno alla nostra Regione... credo che tale documento dia conto di uno sforzo molto grande che stiamo facendo, tenendo conto anche di errori compiuti nel periodo di programmazione precedente (penso al tema delicato dei controlli e delle verifiche sui progetti, dove oggi ci rendiamo conto che la modellistica esistente non è sempre soddisfacente, gli enti di formazione chiedono delle modalità più moderne e su questo ci attrezzeremo). Penso che l'insieme di fondi che qui vengono evocati come le linee direttrici consentiranno di avere delle novità rilevanti che in termini concreti potremo, fin dalle prossime settimane, vedere sviluppate tenendo conto che questa proposta di programma è stata discussa e validata in diverse sedi con quello che l'UE definisce il partenariato sociale.
Presidente - Dichiaro aperta la discussione generale.
La parola al Consigliere Sandri.
Sandri (GV-DS-PSE) - Credo che questo sia un punto particolarmente rilevante nel dibattito di tale Assemblea, perché è uno di quegli atti che ci rendono più europei e, quando dico "questo", non è un modo di dire formale - nel senso che ormai ci siamo abituati a queste sigle: FSE, programma operativo, sono cose che ormai da qualche anno stanno emergendo -, ma perché finalmente in questo tipo di progetto emerge una procedura corretta di funzionamento e mi spiego. Andando a rivedere le premesse generali, noi identifichiamo nel testo che ci viene sottoposto un'analisi interessante da leggere per l'onestà e la correttezza con cui ha evidenziato le criticità, che è il primo passo per prendere delle soluzioni vere, questo nel momento in cui festeggiamo il 50° dei Trattati di Roma è la dimostrazione che stare in Europa insegna a tutti a comportarsi in maniera migliore, più efficace ed adulta.
Mi permetto di leggere alcuni dati che sono contenuti nell'analisi di contesto di tale documento. Questa analisi sull'occupazione non può che non partire anche dall'analisi della formazione dell'istruzione, perché sono 2 elementi collegati. Proprio partendo dai "target" di Lisbona, che citava il Presidente, la situazione è che il tasso di scolarizzazione superiore al 2005, al posto che essere almeno l'85% come previsto da Lisbona, è all'80%. L'abbandono prematuro degli studi fra 18 e 24 anni, che dovrebbe essere al massimo il 10% - obiettivo di Lisbona -, è del 22,3%. Gli adulti che partecipano all'apprendimento permanente, che dovrebbero essere almeno il 12,5%, arrivano a superare di poco il 4%. Quello che è più drammatico di come siamo lontani dagli obiettivi di Lisbona sono i laureati in Scienze e tecnologia, per 1.000 abitanti fra i 20 e 29 anni Lisbona pone come obiettivo un incremento di almeno 15% annuo, noi abbiamo 1,2%, meno di 1/10 di quello che dovremmo essere. Arrivando al lavoro, vi sono dei dati che non sono affatto tranquillizzanti. Diciamo sempre che in Valle d'Aosta la disoccupazione è ai livelli minimi, vero, ma bisogna fare un'analisi più dettagliata. Il "target" di Lisbona dell'occupazione generale è 70%, noi siamo a 66%, quindi non siamo affatto ai livelli di Lisbona. Tasso di occupazione fra i 55 e i 64 anni: siamo al 31% e dovrebbe essere al 50%. L'unico dato relativamente positivo, anche se non ottimale, è l'occupazione femminile che fra i 15 e i 64 anni dovrebbe essere del 60%, siamo invece al 57,9%. Non voglio addentrarmi nell'analisi che è stata fatta, che è molto utile e che dovrebbe essere alla base dei programmi elettorali delle prossime regionali di tutti i partiti, ma alcuni dati non si possono trascurare. Il primo è un aspetto preoccupante che viene segnalato, che riguarda un progressivo calo delle entrate nella popolazione in età lavorativa, che è stato accompagnato da un tendenziale aumento delle uscite definitive dell'occupazione, quindi la forza occupazionale in Valle d'Aosta è in difficoltà. Vi è il calo della natalità: questo è un dato che emerge almeno negli anni a cui si riferisce tale inchiesta, ma è un dato oggettivo di cui tenere conto.
Altro fattore di debolezza è lo straordinario scostamento da un equilibrio di fattori economici che ha l'economia della Valle d'Aosta: si analizza in questo testo che vi è una sperequazione verso i servizi, che rappresentano oltre i 4/5 del PIL regionale, tenendo conto che l'industria rappresenta solo il 14% del PIL, vedete come qui vi sono indicazioni che poi possono servire anche nel dibattito che faremo sullo sviluppo industriale: se si fanno degli errori nella politica di gestione degli immobili industriali, ci troviamo questi dati; se ci si rifiuta di fare un'analisi seria di come risolvere le crisi finanziarie nelle società di Issogne o di altri Comuni della Valle, ci troviamo con il 14% e a dover andare a chiedere molti più soldi per andare a tappare i "buchi" che si sono aperti. Non è solo grave questa situazione, è grave che la situazione vada peggiorando, perché negli ultimi 10 anni i servizi sono aumentati del 7% sul PIL, mentre l'industria è scesa del 7%, quindi è una tendenza che si sta accentuando e che è accompagnata da altri dati preoccupanti come la riduzione della "natalità" delle imprese, che - cito - indica una dinamica del sistema regionale inferiore sia al dato medio nazionale, sia al dato medio relativo alle aree europee obiettivo n. 2: questo comporta che la Valle d'Aosta anni fa era non dico all'avanguardia in Italia, ma era abbastanza avanzata rispetto alle altre Regioni del nord, oggi il differenziale - come dice qui - si è annullato nel 2000, quindi, a furia di rallentare, siamo stati sorpassati. Sulla produttività del lavoro si dice: "l'evoluzione della produttività del lavoro... ha mostrato nei secondi anni novanta un rallentamento manifesto, finanche il suo arresto negli anni duemila. Il rallentamento è derivato da una bassa crescita del PIL reale". Una situazione quindi di ristagno dell'economia e quali ne sono le cause? Intanto qui vengono evidenziati la ricerca e lo sviluppo: "la Regione Valle d'Aosta evidenzia una situazione critica in merito al sistema di ricerca e sviluppo ed innovazione... gli addetti alla ricerca e allo sviluppo... sono notevolmente inferiori sia al dato del nord ovest che a quello nazionale... il "Regional National Summary Innovation Index"...- che è un indice di capacità di fare ricerca e sviluppo in Italia - "... pone la Valle d'Aosta al 14° posto tra le regioni italiane, appena al di sopra delle regioni del sud...".
Vi sono poi dati di altro genere, ma non vi tedierò troppo. Oltre ai dati sull'istruzione che vi ho già letti, oltre a quello che ha citato il Presidente Caveri di questa difficoltà di far coincidere una forte domanda di posizioni qualificate che non abbiamo da parte del mondo del lavoro e un'elevata domanda di lavoro da parte di lavoratori a bassa qualifica, questo è uno dei problemi che sono evidenziati in tale relazione. Così come è evidenziato che in termini di "stock" di individui che conseguono lauree in materie tecnico-scientifiche (cito): "la Valle d'Aosta parte da un valore notevolmente basso, nettamente inferiore al già modesto livello nazionale". Come pensiamo di andare a fare della competitività quando siamo in queste condizioni? Avviandomi a concludere, fra i tanti dati che emergono, l'area dello svantaggio... si evidenzia che in Valle d'Aosta - è un tema che più volte abbiamo evidenziato e qui viene ampiamente confermato - vi è un "target" di interessi, di persone che hanno invalidità o disabilità che corrisponde a circa 1.600 persone: questa credo sia per il mondo del lavoro e per quello della scuola una questione rilevante.
Vorrei concludere, prima di dare un giudizio complessivo sul dato, evidenziando quali sono -sempre dal testo della Giunta regionale - i punti di debolezza e i punti di opportunità. Punti di debolezza: il peso ridotto della componente manifatturiera, ossia qui il discorso dell'industria non lo dico io, lo dite voi che è una cosa che deve essere non solo aiutata, ma profondamente stimolata a riprendere uno spazio maggiore di quello attuale, perché questo è associato a una ridotta distintività e a una specializzazione del partner insediativo, quindi effetti indotti dalla crisi industriale. Due: scarsa presenza e propensione a processi di integrazione in rete, perché vi sono elevati costi logistici dati dallo stato delle infrastrutture di comunicazione fisica, quali treno, ferrovia, strade, trasmissione via cavo delle informazioni, "wireless", larga banda... Vi sono delle osservazioni a pagina 18 che fanno quasi paura, perché si parla di presenza di aspetti di segregazione occupazionale per la componente femminile, scarsa integrazione fra sistema scolastico ed informativo e qui quante volte abbiamo detto che il sistema scolastico della formazione professionale va da una parte e l'Agenzia del lavoro va dall'altra! Ora lo scrivete voi.
A completamento di queste aree di difficoltà quali sono i grandi rischi? Le maggiori... rispetto ad altre realtà regionali... possibilità di marginalizzazione economica, effetti negativi della bassa infrastrutturazione dei trasporti sulla mobilità in ingresso e in uscita, rischio di destrutturazione economica degli spazi rurali, insufficiente attenzione strategica all'investimento nell'apprendimento, eccessiva terzializzazione, consumo del capitale di sapere distintivo, rischio sociale del "digital divide" rispetto alle telecomunicazioni - quante volte abbiamo detto qui dentro: la larga banda non è a disposizione dei cittadini, il "wireless" è a disposizione dei cittadini -, insufficienza del sistema dell'offerta nei rapporti fra istruzione e formazione professionale e avanti di questo passo.
Credo che tali interventi con il FSE siano una grande scommessa perché voi descrivete questa analisi, avete fatto delle proposte, noi le voteremo perché serve dare un forte supporto a questo tipo di progetti, ma insieme al voto ci sarà una forte vigilanza. Voglio essere chiaro: non vorrei - e, dall'analisi che ho fatto, non ho elementi ancora per poterlo dire, utilizzeremo un esperto per fare una valutazione più precisa - che tutti questi paroloni che noi troviamo nei vari piani di applicazione dei progetti rispetto all'analisi che vi ho letto prima... siano quasi esclusivamente un modo per giustificare l'esistenza dell'Agenzia del lavoro e di una serie di strutture collegate. Tanti bei progetti, tante belle parole, risultato finale: risultati zero! Qui non siamo al primo fondo occupazione dell'FSE, ma siamo già al secondo, vuol dire che gli effetti del primo non si sono tanto visti. Do fiducia e spero che d'ora in poi si viaggi con un altro stimolo, ma credo che questo sia da dimostrare da parte delle strutture che attuano i progetti europei dell'Amministrazione regionale, ma deve essere anche attuato dalla Giunta regionale, perché non si può dire che si deve integrare la formazione professionale fra scuola ordinaria e Agenzia del lavoro e poi continuamente separare i 2 campi. Non si può dire che vogliamo credere alla ricerca e allo sviluppo e poi non si "fa sistema" fra Università, imprese e territorio, non si investe nelle università e nell'istruzione. Vedo in alcuni settori - ad esempio, nell'edilizia scolastica - che vi sono dei bei progetti, ma questo deve accompagnare l'azione in tutta un'altra serie di settori. Non si può dire lavoro... dopodiché, quando si dice che le infrastrutture scadenti come la ferrovia sono un blocco allo sviluppo industriale e allo sviluppo della produzione e in generale del PIL... dopodiché sulla ferrovia far investire i soldi solo dello Stato o solo dell'Europa e la nostra Regione non tira fuori una lira! Abbiamo tirato fuori una lira per qualche treno, bene, hanno dato dei risultati positivi, aspettiamo che vi siano altri investimenti; 40 milioni di euro li ha messi lo Stato, un po' di euro li recupereremo dall'Europa attraverso il FSE, ma poi dovremo fare anche la nostra parte, per cui l'Europa è un fatto importante, ma che deve essere coordinato con quanto fa la Regione con i suoi fondi. È una valutazione molto attenta che si deve fare e, fra l'altro, sono contento di aver visto che il 30 marzo la Giunta ha approvato i contenuti delle legge europea che andremo a votare, ha rispettato i tempi del 31 marzo previsti dalla legge regionale... credo che quello sarà un altro momento in cui avremo questo confronto e potremo approfondire tali cose. È un modo di lavorare che ci costa fatica, ma credo sia proprio questo tipo di confronto a cui ci obbliga l'Europa che ci fa crescere tutti e fa crescere soprattutto la qualità della nostra azione.
Termino l'intervento con una piccola segnalazione rispetto alla categoria di intervento "71": "percorsi di integrazione e reinserimento nel mondo del lavoro dei soggetti svantaggiati, lotta alla discriminazione nell'accesso al mercato del lavoro e nell'avanzamento dello stesso, promozione dell'accettazione della diversità sul posto di lavoro", 3.159.508 euro di cofinanziamento nazionale e 2.632.924 euro di finanziamento del FSE. Questa è una scommessa importantissima, dicevo prima i 1.600 inabili esistenti in Valle. Sappiamo che ormai l'inabilità è diventato un peso importante anche dal punto di vista strutturale, con l'Assessore Fosson abbiamo spesso evidenziato la carenza strutturale rispetto alla richiesta di aggravamenti... per cui gli uffici hanno difficoltà a smaltire lavoro, quindi vi sono tempi relativamente lunghi. Vi è una forte volontà di intervenire, credo che su questi temi ci si debba dare il massimo di impegno, perché da ora all'anno prossimo si possono già fare dei passi operativi. In questo senso presenteremo una proposta di legge per dare qualche indicazione in materia, ovviamente aperta al confronto con tutte le forze politiche disponibili a valutarla. Credo che, di fronte a questi problemi, si dimostra non solo la capacità politica di una classe dirigente, ma anche la sua capacità di solidarietà verso le persone disagiate.
Infine qualche giorno fa alla scuola di politica un professore dell'Università di Aosta ci ha illustrato quali sono le grandi scommesse che abbiamo davanti. Le scommesse di Lisbona, di cui citava prima il Presidente Caveri alcuni elementi fondamentali, non sono solo scommesse teoriche, ma sono scommesse a cui tutti noi siamo chiamati a dare il nostro supporto affinché siano delle scommesse vinte, perché solo se recupereremo quei parametri in termini di ricerca, sviluppo, capacità imprenditoriale e culturale e quindi di competitività e di capacità innovativa, possiamo sperare di dare ai nostri figli la capacità di essere competitivi a livello nazionale e globale. Non raggiungere quegli obiettivi significa fallire in maniera totale, ma non saremmo falliti solo noi, sarebbero fallite anche le generazioni successive. Il professore diceva: "attenzione all'innovazione", ma il secondo dato fondamentale è la garanzia di cittadinanza, in Valle d'Aosta ancora troppe volte la cittadinanza, ossia il minimo vitale non è garantito e la legge n. 19, per quanto vi sia un grande lavoro dietro da parte degli assistenti sociali, dell'Assessorato... non è più in grado di dare una risposta certa di garanzia e cittadinanza a una fascia sempre più ampia dei cittadini. La giustizia sociale quindi deve avere ancora un significato per noi e io spero che da questo momento in avanti l'FSE e tutti i progetti collegati con lui siano per noi uno stimolo per migliorare la qualità del nostro operare.
Presidente - La parola al Consigliere Bortot.
Bortot (Arc-VA) - Inizio dal fondo solo per permettere al Presidente di rientrare: il fondo riguarda una serie di contraddizioni che emergono chiaramente dal documento, non riprendo quanto ha detto il Consigliere Sandri. Se analizziamo settore per settore, andiamo nel settore delle costruzioni, abbiamo un'arretratezza di tipo culturale e tecnologico che contrasta fortemente con il cambio climatico e il tipo di abitazioni e di immobili che costruiamo. Abbiamo un'arretratezza di tipo culturale, imprenditoriale e tecnologico e un settore fortemente arretrato nell'ambito dei trasporti. Abbiamo una specie di monopolio di fatto sui trasporti, che se da una parte uno come me dice ben venga il settore dei trasporti e delle comunicazioni, i servizi devono essere pubblici, perché non si può assoggettare a profitto quel tipo di servizi alla collettività, però se operare in regime di monopolio significa sempre che deve integrare i bilanci, o gli investimenti, o i finanziamenti l'ente pubblico, occorre modificare i parametri.
È arrivato il Presidente, sospendo l'analisi settore per settore, parlo della filosofia del documento, essa comporta intanto una contraddizione fra la terminologia usata per la deliberazione e il resto del documento. Questa dovrebbe essere l'occasione di discutere e collocare all'interno di tale discussione quello che abbiamo discusso prima rispetto al riparto fiscale e federalismo, ossia dobbiamo chiarirci che tipo di Regione proiettiamo nel futuro, all'interno di quale contesto nazionale ed europeo. Quando mi rifaccio alla filosofia della deliberazione, io non la condivido perché non facciamo altro che parlare di mercato e di competitività...
(interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)
... va bene, ma noi ci siamo e possiamo dire la nostra nell'ambito delle Regioni, non possono solo decidere il Consiglio dei ministri e la Commissione! Cosa andiamo a costruire? Un'Europa dove le Regioni, le persone si devono adattare alle logiche di mercato e alla competitività! In una pagina trovo 2 volte "accrescere l'adattabilità dei lavoratori e delle imprese e degli imprenditori ai cambiamenti economici", su questo chi non è d'accordo? Ma se noi continuiamo a prendere quali parametri di riferimento per definire la nostra Regione, la nostra Nazione e l'Europa, le liberalizzazioni, le privatizzazioni e il mercato, evidentemente i rischi di negazione delle nostre prerogative non vengono tanto sulla partecipazione... in che misura nostra al risanamento del deficit dello Stato... chi ha fatto questi "buchi"... credo che possiamo fare a gara e ci siamo dentro tutti, come persone e come istituzioni e tipo di governo... ma se non cambia la filosofia di riferimento, saremo sempre in arretrato per la nostra collocazione in montagna, per il tipo di cultura, per il tipo di richieste di parametri legati alla competitività che ci chiedono e saremo sempre alla rincorsa di cosa? Continuare a produrre indipendentemente dai bisogni? Rubarci i mercati per poter produrre merci che magari non sono utili, mentre il resto del mondo "sta andando a rotoli"? Vogliamo un'Europa che competa con gli Stati Uniti, con la Cina e con l'Asia? L'unica Europa che siamo in grado di costruire è di questo tipo o potremmo riprodurre un modello, che è stato condannato da tutto il mondo, colonialista, imperialista, capitalista, basato sul profitto? È questa l'Europa che andiamo a costruire e la vogliamo collocare in rapporto alle altre civiltà? I nostri livelli di consumo sono accessibili a tutto il resto della popolazione del mondo? E quanto ci dura il pianeta: una generazione, la nostra? Non occorre quindi nel ridisegnare l'Europa, la sua costituzione e la ricaduta conseguente... nel risalire e nel ridiscendere in questo processo di costruzione... collocare al centro di questi processi le persone e le popolazioni e da queste, dai loro bisogni ne consegue che tipo di competitività di mercato dobbiamo costruire, di che tipo di servizi dobbiamo dotarci? E io lo porto alla riflessione del Consiglio e credo che vi sarà anche una scissione sull'argomento.
Scendiamo nel pratico. Lo ha citato il collega Sandri: noi nei 6 anni precedenti abbiamo speso una "barca" di soldi che ci sono stati dati dai fondi strutturali e dall'UE, dovremo fare un bilancio e il bilancio traspare dal documento, ma bisogna raccoglierne i dati, ossia dobbiamo valutare le persone, dare del lavoro alle persone, attivare le attività produttive e su quello dobbiamo calarci gli investimenti per quanto riguarda la formazione. Abbiamo un esercito di persone che lavorano sulla formazione, sono anche bravissimi professionisti, ma non ce n'è uno che vuole o ha incarico di fare un bilancio su quello che forma il lavoro, il tipo di persona rispetto al mondo del lavoro, quindi o ridisegniamo i comparti produttivi della nostra Regione e su quello usiamo i soldi dei fondi strutturali per fare una formazione mirata rispetto al territorio, rispetto ai cambiamenti climatici, alle attività produttive che si possono inserire in un contesto tanto delicato, nel contesto dell'offerta turistica che deve essere riformulata e usare questi fondi per riformularla, per riformulare la qualità dei servizi... vi sono tanti dipendenti pubblici e non siamo in grado di dare servizi di qualità alle nostre popolazioni, nelle frazioni e nei villaggi... quando faremo formazione per decentrare i servizi alla popolazione... o dobbiamo far gravitare tutto sempre su Aosta! Vi sono i mezzi informatici, i mezzi professionali, le risorse finanziarie per "mettere mano" a questo tipo di progetti, ma vuol dire che il Consiglio alza il proprio livello, non chi è più bravo a fare debito pubblico, o a risanarlo e cose del genere.
Abbiamo un comparto turistico, esso va riqualificato, allora ripeto e lo collego al documento, ai fondi strutturali, abbiamo opportunità di avere delle risorse; per il comparto turistico la prima cosa da fare è formare le persone che in tale comparto lavorano e allora deve esserci meno precariato, meno rotazione, meno part-time, ma per fare questo occorrono livelli di formazione, retribuzioni adeguate e la fidelizzazione della persona che lavora in quella struttura produttiva, perché possiamo fare tutte le campagne pubblicitarie di questo mondo ma, se l'accoglienza non è di un certo tipo, si vanifica il tutto.
Ho accennato ai servizi pubblici: sui servizi pubblici possiamo intervenire, abbiamo le risorse, definiamo che tipo di servizi abbiamo bisogno proiettati nel futuro, su quello innestiamo le risorse finanziarie e il tipo di formazione che dobbiamo dare alle persone che erogheranno servizi ai cittadini. Parliamo allora delle Poste, che fanno pari con che tipo di Unione europea vogliamo costruire, perché l'Unione europea che sta andando avanti, che è quella delle liberalizzazioni, è quella che ci taglia i servizi postali. Se noi vogliamo mantenere le persone sul territorio, evitare lo spopolamento della montagna, non possiamo accettare che un comparto strategico come le Poste... taglino i servizi perché ritengono che per fare profitti diventano diseconomici con il servizio da fare nei nostri Paesi.
È stato accennato alla ferrovia, evitiamo di fare dei "tacconi", allora significa che questo Consiglio si fa carico di progetti sulla ferrovia, poi decideremo se acquistarne un pezzo o fare convenzioni, programmi di servizio, ma dobbiamo capire fra 20 anni con quale mezzo ci muoveremo. Evidentemente, rispetto alle crisi petrolifere, al cambio climatico, dobbiamo investire sulla ferrovia e investire in modo strutturale e non fare dei "tacconi": questo richiederà delle scelte importanti e da queste scelte consegue il calibrare l'uso dei fondi strutturali e potrei andare avanti per tutti i comparti, lascio per ultimo questo.
Non siamo d'accordo che al punto n. 3 della deliberazione si dia mandato al Dipartimento politiche strutturali e affari europei, Direzione Agenzia regionale del lavoro, di curare lo svolgimento dei negoziati con i servizi della Commissione europea e dello Stato. Non può essere l'Agenzia del lavoro ad occuparsi di questo comparto, devono essere organismi di tipo politico e non tecnico. Non possiamo demandare a un organismo tecnico la decisione di come collochiamo la nostra Regione in un contesto europeo, anche per il tipo di dichiarazioni che ha fatto il collega Sandri.
Abbiamo bisogno... e qui entro nel comparto dell'agricoltura... è vero che c'è il Piano di sviluppo rurale, ma abbiamo monocolture e dobbiamo uscire, nel limite delle possibilità del nostro territorio, dalle monocolture, dobbiamo fare filiera e allora l'agricoltura si intreccia con il commercio e il turismo. In questa maniera siamo in grado di mantenere un certo tipo di agricoltura, perché con il valore aggiunto del prodotto nella filiera collegata al commercio e al turismo siamo in grado di fornire prodotti del territorio e tutelare le nostre risorse.
Marginalizzazione di alcuni segmenti di occupazione: qui bisognerà che "mettiamo mano", ma ognuno di noi ha la propria coscienza. Se il modello che abbiamo veicolato per un paio di generazioni è l'impiego pubblico, evidentemente non abbiamo una cultura di tipo imprenditoriale di sana imprenditorialità da innestare nel nostro territorio e, per un verso, la vediamo nell'aumento delle consulenze che vengono date all'esterno dai dipendenti della Regione per tutto quello che comporta qualcosa che esca dall'ordinaria amministrazione, dall'altro è dovuto al fatto che comunque veicoliamo nelle nostre famiglie, con le generazioni che ci seguiranno, un modello dove l'impiego pubblico e i contributi per la pensione... e chi ce lo fa fare a mettersi ad intraprendere... e di pari passo una ricaduta sul fatto che metà delle imprese turistiche sono gestite non da Valdostani. Niente di grave, è un dato di fatto.
Abbiamo poi il problema della ricerca, abbiamo una convenzione con la "Finmeccanica", dobbiamo definire un accordo con il Politecnico, mi chiedo per fare cosa? Se non definiamo l'operatività, cosa si cala nella realtà regionale con le nostre specificità, non siamo in grado di fare formazione ed innestare sui fondi che mettiamo per la ricerca il tipo di occupazione necessario. Siamo sempre alla rincorsa di situazioni di volta in volta che non abbiamo creato, ma che ci coinvolgono e al più siamo in grado di intervenire solo con risorse finanziarie, ma non siamo in grado di controllare i flussi. Quello che occorre fare è essere in grado di determinare che tipo di investimenti, e in quali settori produttivi... sono i più adatti da insediare nella nostra Regione e lì si capisce quale formazione fare, altrimenti butteremo via dei milioni di euro senza capire cosa abbiamo fatto e dove volevamo andare a parare e i risultati sono che la "Chambre" nasce in sostituzione dell'Assessorato dell'industria, poi si toglie l'azienda "Centro Sviluppo" perché giustamente non serve, ma all'interno della "Chambre" se ne crea un'altra, poi si crea "VDA Structure" per creare altri posti occupazionali, perché non siamo in grado di creare nient'altro sui comparti strategici della nostra Regione. Il casinò poi fa la "joint venture" con non si sa bene quali biscazzieri per aprire scatolette per giocare fuori Valle... allora come li portiamo i giocatori a Saint-Vincent? Mi viene da "grattarmi la pelata"! Il primo che arriva butta lì, non abbiamo strategie e finanziamo quel "buttare lì" e le conseguenze sono quasi sempre che privatizziamo i profitti e le perdite le distribuiamo alla collettività. Questa potrebbe essere una buona occasione per discutere cosa vogliamo fare della nostra Regione e quale contributo diamo per avere un'Europa diversa, che non sia solo quella dei mercanti.
Presidente - La parola al Consigliere Lattanzi.
Lattanzi (CdL) - Avrei voluto intervenire su questo argomento in dichiarazione di voto, perché avevamo già espresso le nostre perplessità in II Commissione con la nostra astensione su tale documento, ma non ho resistito ascoltando il collega Bortot, rappresentante di "Rifondazione Comunista" o dei "Comunisti Italiani", non so come vi chiamate stavolta...
(interruzione del Consigliere Bortot, fuori microfono)
... "sono un "cane sciolto" e un Comunista"... allora un Comunista "cane sciolto" che ci ha spiegato su tutti gli argomenti di tale provvedimento le sue "ricette". Questo è uno dei momenti nei quali rimpiango che tale aula non sia pubblica e che il dibattito non possa essere ascoltato dagli elettori, perché sarebbe più facile spiegargli che il collega che ci ha appena fatto una lezione ha sostenuto per 70 anni dei regimi che di economia non hanno mai capito nulla! E dove hanno governato hanno combinato solo disgrazie, sangue e povertà...
(nuova interruzione del Consigliere Bortot, fuori microfono)
... lasciamo finire... infatti, come liberale, ho ascoltato sopportando tutte le stupidaggini di tipo politico-economico che tu hai sostenuto ed è uno di quei momenti in cui, pur essendo un liberale convinto del fatto che la libertà è un valore importante, quindi la libertà di espressione è importante, vorrei proporre una moratoria a Comunisti: avete fatto danni per 70 anni, state zitti per 70 anni! Non venite a fare la lezione di come si fa a lanciare l'economia in Valle d'Aosta, sulla filiera, sulla fidelizzazione del mercato, sulle politiche delle retribuzioni, sui principi di investimento nella formazione, perché tutto quello che avete fatto è stato un disastro! Persino i Cinesi, che sono gli ultimi dei Comunisti, hanno capito che voi avevate un'ideologia sbagliata e si stanno adeguando ai processi economici mondiali. Faranno un "WWF" apposta per voi, per quelli che ancora credono che con il Comunismo si possa risolvere qualcosa! Per cortesia, risparmiateci almeno per altri 70 anni tutte le vostre ideologie, che almeno in questo Paese qualcuno è riuscito a non fare arrivare, altrimenti saremmo stati come la Bulgaria o l'Ungheria "a leccarci le ferite" delle vostre ideologie che con questa convinzione avete imposto ad altri popoli! Vedi, tale documento che per te è stato un momento in cui hai voluto raccontarci tutto quello che fareste se foste al Governo... meno male che non ci siete!... questo è grave che lo dica, perché sapete quanto siamo avversi a questo Governo, dire che voi sareste peggio vuol dire che veramente...
Tale documento ha 2 gravi lacune e sono le lacune che non ci hanno convinto; non sono tanto il principio di mettere insieme un qualcosa che possa farci beneficiare degli investimenti strutturali europei, perché non c'è persona sensata in questa Regione che può votare contro un documento che dà l'opportunità di attingere ad investimenti strutturali di fondi europei, non fosse altro che... poiché i fondi europei sono soldi che escono dalle nostre tasche e che cerchiamo di recuperare. Intelligente quindi è chi cerca di recuperare una parte di quei denari, perché sapete che da qualche mese molti di quei danari che mandiamo a Bruxelles andranno verso i Paesi dell'Est per aiutare quei Paesi a raggiungere - dopo il Comunismo! - un livello accettabile di sopravvivenza che giustifichi la loro presenza a fianco a noi, in modo da creare anche per loro un mercato libero, globalizzato che porta ricchezza e non fa cucire i palloni ai bambini a 10 anni, perché anche mio padre a 10 anni lavorava in questo Paese! Lavorare a 10 anni per un Pakistano quindi è meglio che morire di fame! Non è quindi tanto il fatto di essere d'accordo o non d'accordo sul presentare dei progetti che possano farci tornare quelle risorse che paghiamo con le nostre tasse a Bruxelles, il problema è un altro: come sempre, arriviamo a questi progetti con tanta improvvisazione e tanta voglia di spendere i soldi, ma con poche idee, questo è il concetto di base su cui avremmo dovuto discutere. Che poi a questa pochezza di idee si possano alternare le tue idee... lì sollevo delle perplessità e, come liberale, ascolto, ma mi indigno perché non posso sentirmi fare la lezione da chi non ne ha azzeccata una negli ultimi 70 anni!
Il problema drammatico è che noi riusciremo ad avere queste risorse, ma per fare cosa? Noi abbiamo ipotizzato che quello che saprà fare questa Regione nel prossimo futuro con tali soldi non è né più, né meno che quello che ha fatto nel recente passato: spenderli, perché la parola d'ordine del provvedimento è: "ci sono dei soldi, li dobbiamo spendere", per fare cosa poi? Quello che ci serve; allora ci serve l'Università a Verrès, prendiamo i soldi perché facciamo l'Università a Verrès, per fare cosa... l'Università a Verrès? Per riempire un palazzo ristrutturato nuovo nel paese del Presidente della Regione? Per fare cosa? L'Università francofona? Sì, per gli ingegneri del Maghreb? Sì, portiamo su un po' di Musulmani, 500 all'anno, e non li rimandiamo a casa loro una volta laureati in ingegneria, ma ce li terremo qui, perché si insedieranno qui dopo aver capito che in Valle d'Aosta si sta meglio che in Tunisia! Non è tanto difficile per loro capire che si può islamizzare un territorio solo facendo tanti figli e imponendo la loro religione, come stanno facendo in tutto il Paese! Il problema, quindi, non è quello delle risorse esistenti e del cosa ne facciamo, ma che non vi è un progetto, l'unico progetto che abbiamo intravisto in questo provvedimento è: "spendiamo i soldi", senza alcuna progettualità, senza alcuna finalizzazione di quelli che possono essere una serie di investimenti in settori diversificati uniti ed unificati da un'unica visione. Non vi è una visione di quello che questa Regione vuole diventare nei prossimi decenni, lo stiamo dicendo da anni inascoltati, finché vi è stato un certo tipo di Governo dirigista - ricordo gli anni della Presidenza Dino Viérin - che aveva un progetto, che avversavamo, ma che aveva... c'era una certa direzione... nel caso di oggi non c'è neanche più quella direzione. Questa è una situazione in cui ormai da 3 anni giriamo dentro una rotonda con l'unico imperativo di non perdere i soldi che ci possono arrivare da Bruxelles.
Oggi abbiamo sentito un allarme dei soldi che potrebbero non arrivarci neppure da Roma, ma sembra che la preoccupazione di questa Regione sia: "non perdiamo i soldi, poi, una volta che ce li abbiamo, qualcosa faremo". Cosa faremo? Abbiamo un sospetto che ci deriva dall'aver osservato in questi ultimi 15 anni cosa abbiamo fatto in questa Regione e siccome i soldi sono arrivati e ne sono arrivati tanti... ricordo i 200 miliardi per la bonifica dell'"area Cogne", non mi risulta che la bonifica dell'"area Cogne" abbia portato posti di lavoro se non per quelli che hanno lavorato per bonificare, quasi tutti di fuori che sono tornati fuori. Vogliamo approvare il provvedimento per avere i soldi? Ma vi è l'unanimità, il dramma è cosa ne facciamo, quali sono i progetti! In questo documento i progetti non ci sono ancora, perché ci è stato spiegato che dobbiamo presentare un progetto per attingere insieme ad altre Regioni a tali fondi, bene, facciamo presenza! Noi con tale documento diremo: "noi ci siamo, abbiamo delle idee, quali non lo sappiamo neanche noi, ma poi ci arrangeremo". Questo è il dramma del documento, Consigliere Bortot: non è convogliare le risorse per creare uno Stato socialista che è fallito in tutto il mondo, il concetto è che, purtroppo, non vi è né una politica socialista, né una politica liberista, qui non vi è neanche la politica!
Si dà atto che dalle ore 20,09 riassume la Presidenza il Presidente Perron.
Presidente - La parola al Consigliere Viérin Marco.
Viérin M. (SA) - Inizio dalle ultime parole del collega Lattanzi, in quanto innanzitutto questo piano è stato predisposto con indicazioni cogenti per poter usufruire di quei finanziamenti europei e oggi, l'obiettivo è stato colto visto che in questo programma 2007-2013 le risorse assegnate dall'Europa saranno uguali a quelle del programma passato: circa 32,9 milioni di euro, in un momento dove gran parte dei finanziamenti europei sono stati destinati ai Paesi dell'est. Il dato quindi è significativo, bisogna ringraziare sia chi ha predisposto il piano, sia chi ha seguito l'iter in senso materiale del piano.
Ad onor del vero, una riflessione andrebbe fatta sugli indirizzi troppo vincolanti della Commissione europea, perché va bene il Trattato di Lisbona, però credo che quegli indirizzi siano troppo vincolanti, quindi ci obbligheranno quando discuteremo del piano triennale 2008-2010 a certe decisioni che vorremmo formalizzare diversamente ma che non lo potremo fare. È con dispiacere che dico questo, perché per 2 mesi sono stato delegato a seguire tale aspetto e mi sono trovato di fronte a dei percorsi cogenti. Il pensiero va al fatto che se è vero che la CE dà un finanziamento cospicuo, è anche vero che al 60% tutto quello che manca agli 82 milioni di euro lo mettono lo Stato e la Regione. La CE mettendo il 40% ci dà delle indicazioni cogenti per dare attuazione alle iniziative che verranno intraprese nei prossimi 7 anni. Sul discorso delle scelte che questo Consiglio dovrà fare per le prossime politiche del lavoro in Valle d'Aosta... l'appuntamento sarà sul nuovo Piano triennale di politica del lavoro: il piano 2008-2010.
Condivido in parte le considerazioni venute dai banchi dell'opposizione, perché di buono c'è da prendere ovunque, il concetto è che bisogna cogliere le cose che possono essere ben definite e possono dare dei risultati rispetto al passato, perché alcuni cambiamenti dovremo pure affrontarli. Oggi non posso dirvi quali e come, perché dobbiamo aspettare che questo piano sia approvato dalla CE e dopo avremo 5 mesi di tempo per affrontare lo studio del nuovo Piano triennale delle politiche del lavoro. Chiederei quindi ai colleghi che tengano in serbo le loro idee per quando sarà il momento.
Presidente - La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (Arc-VA) - Faccio anche una dichiarazione di voto: noi ci asterremo su questo documento come ci siamo astenuti nel precedente piano nel 1999, ma per quale motivo? Notammo già allora e notiamo anche adesso che vi è una discrasia fra la prima parte e la seconda parte del documento. La prima parte è descrittiva della situazione e noi troviamo una fotografia della realtà molto cruda, ossia vedere alcuni elementi che noi di volta in volta avevamo individuato tutti insieme "snocciolati" dà un senso di ulteriore preoccupazione rispetto alla realtà sociale, economica e culturale di questa Regione. Vi è questa parte descrittiva che individua alcuni punti importanti su cui occorrerebbe intervenire e qui non per riprendere quanto diceva il collega Sandri, ma perché il documento ci accompagna in tale percorso, sottolineo fortemente la carenza culturale esistente in questa Regione. Abbiamo più volte sottolineato tale aspetto, a volte sembrava quasi che volessimo accentuare elementi così casuali, ma sono elementi che incidono nella qualità economica di sviluppo economico e sociale di questa Regione. Quando vediamo a pagina 6 che abbiamo un tasso di scolarizzazione superiore molto basso, che non raggiunge l'85% previsto dagli indicatori economici proposti da Lisbona, vediamo che questo tasso si ripercuote nell'organizzazione del lavoro, perché a pagina 11 uno degli elementi critici del mercato del lavoro è il fatto che in Valle d'Aosta vi sono più occasioni di lavoro per i meno istruiti: questo vuol dire che il mercato del lavoro qui è tarato per un livello culturale di istruzione basso. La domanda è - e su questo non si vede come evolve il piano - come far sì che tale situazione possa evolvere, come far sì che le persone occupate possano professionalizzarsi. Ancora: quando vediamo che vi è un abbandono scolastico molto alto, questo dato è preoccupante, arriviamo al 22% di abbandono scolastico dai 18 ai 24 anni, questo vuol dire che 1 su 5 non continua, l'obiettivo di Lisbona è il 10%, 1 su 10. Questo si ripercuote nel fatto che nelle azioni che vengono previste non si prende in considerazione in modo sistemico tale dato, ma si individua solo il fatto che bisogna... e faccio questo esempio che mi sembra abbastanza chiaro, leggo a pagina 44: "misure per aumentare la partecipazione...", e... pagina 71: "elaborazione, introduzione ed attuazione di riforme dei sistemi di istruzione e di formazione al fine di sviluppare l'occupabilità..." e poi "... provvedimenti intesi a ridurre l'abbandono scolastico...".
Nella seconda parte il documento fa tutto un elenco di azioni possibili a titolo esemplificativo, ma sono azioni in cui non si vede il "fare sistema", che invece è indicato come uno degli elementi di criticità del "sistema Valle d'Aosta", nel senso che si dice in Valle d'Aosta ciascuno va per conto proprio e non si "fa sistema", ma anche qui, nel momento in cui si individuano le eventuali azioni, non si tiene conto di questo "fare sistema". Avrei voluto... forse qui non è scritto, ma non si può parlare solo di questo abbandono scolastico senza chiedersi su un altro piano cosa fa la scuola, come bisogna innovare la scuola affinché non inneschi processi di espulsione dei ragazzi, come trasformare la scuola in modo che i giovani stiano volentieri a scuola e non abbandonino questo spazio di apprendimento.
In tale documento vi è una prima parte che delinea gli elementi di positività e di criticità e purtroppo mi sembra che quelli di criticità siano in misura più rilevante rispetto a quelli della positività, perché segnano in modo molto negativo il mercato del lavoro, la nostra realtà economica. La conclusione di tutta la descrizione che troviamo a pagina 20 lo dice chiaramente: "anche laddove vi è una crescita occupazionale, si tratta di mercati a bassa struttura competitiva, dove la produttività cresce di meno; ovvero di settori inidonei a trasformare i temporanei vantaggi dell'aggiustamento strutturale in permanenti vantaggi per la crescita economica...", vi è la difficoltà di trasformare in situazione permanente una situazione solo temporanea. Contemporaneamente si parla di "rilevanti punti di debolezza del sistema produttivo"... e insieme collegato con "un alto tenore di vita e un'elevata qualità della vita che si vogliono mantenere e rafforzare" e questo costituisce una sfida difficile. Come riuscire a vincere questa sfida e a conservare i caratteri che concorrono a definire il profilo di una comunità socialmente e culturalmente coesa, un ambiente naturale connaturato all'identità locale e nel medesimo tempo riuscire a trasformare l'attuale temporaneo vantaggio economico in un permanente vantaggio per la crescita economica? Questo è uno dei punti nodali a cui la seconda parte del documento, laddove vengono individuate una serie di azioni e obiettivi, sembra non dare una risposta. Sono indicate una serie di azioni, ma come queste riescano a far fare un salto di qualità alla Regione non lo vediamo. D'altra parte, era lo stesso limite che aveva il piano precedente e anche il tipo di azioni ricalcano quelle del piano precedente, con questo tipo di azioni non si è riusciti a far fare un salto di qualità... a meno che non si riesca a "far sistema", ma "far sistema" vuol dire che la Giunta stessa in tutti i suoi programmi dovrebbe tener conto di tali dati, cosa che non avviene. Faccio un altro esempio: quando qui si parla degli immigrati, della funzione positiva degli immigrati, nel senso che sono questi che costituiscono circa il 40% dei contributi all'entrata nella popolazione in età lavorativa, quindi di quelli che entrano in età lavorativa il 40% è costituito da immigrati... però essi hanno dei problemi molto gravi, fra cui il problema della casa.
Rispetto a tale tema, lo so che non è in questo piano che va indicato, o noi assistiamo da parte della Giunta nelle varie programmazioni settoriali ad un'attenzione ai dati che qui sono evidenziati, quindi all'individuazione di come dare una risposta, oppure questo rimane un elenco di buone intenzioni, di interventi che possono anche servire agli uni e agli altri, ma che non fanno fare un salto di qualità. Uno degli esempi è proprio quello della formazione professionale, credo che su questo punto vada fatta una riflessione e vada presa una decisione chiara, nel senso che il sistema dell'offerta formativa della Valle d'Aosta è un sistema atipico, perché non esiste dal punto di vista istituzionale un sistema autonomo, ma il sistema della formazione professionale si è costruito attorno agli interventi che i singoli Assessorati hanno sollecitato da parte dell'Agenzia del lavoro, per cui qui abbiamo una debole presenza di strutture di formazione professionale. Inoltre... questo lo dicevamo già nel 1999... anche adesso il piano dice che, rispetto al 1999, si è cominciato ad "irrobustire" le agenzie formative, ma "la pluralità di attori presenti - agenzie formative, organismi che partecipano alla realizzazione delle politiche formative, istituzioni scolastiche -, pur presentando elementi di varietà e articolazioni utili in una prospettiva evolutiva, scontano la difficoltà di ogni processo di attivazione istituzionale ed organizzativa". Veramente qui manca un sistema della formazione professionale che lentamente l'Agenzia del lavoro cerca di costruire, ma è troppo debole e soprattutto c'è ancora una logica formativa centrata più sulle esigenze dei singoli Assessorati, o di filiere di esigenze, che non su un progetto complessivo che individui dei processi di formazione e che diventino un elemento di crescita dell'intero sistema produttivo innovativo economico della Valle.
Presidente - La parola al Consigliere Frassy.
Frassy (CdL) - Oggi il Presidente Caveri ci ha dato una brutta notizia al suo ritorno in aula: quella dei 250 milioni che il "Governo Prodi" vorrebbe portare via...
(interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)
... questa sarebbe la buona notizia. Tale piano quinquennale sul Fondo sociale europeo, andando a leggerlo in prima battuta, potrebbe essere un'altra buona notizia, perché sono dei fondi che arrivano alla nostra Regione, perciò qualcuno potrebbe essere tentato di fare i complimenti a quella Giunta che ha portato all'aula tale piano con questi fondi, noi però siamo convinti che il primo a non crederci molto in questo piano sia lei. Ultimamente lei è molto occupato e forse anche preoccupato, di conseguenza ha perso un po' di quel fascino che le vicende europee che fino a ieri ancora riuscivano a crearle, quell'interesse particolare, quel "profumo d'Europa" che faceva sì che nella Giunta precedente l'attuale le competenze dell'Europa non fossero incardinate - come è nuovamente ora - sulla Presidenza della Regione, ma avessero seguito le deleghe dell'allora Assessore Caveri. Oggi ci troviamo a ratificare una deliberazione adottata dalla Giunta in via d'urgenza, qualcuno potrebbe dire: "meno male che la Giunta lavora dove il Consiglio stenta a trovare una sua strada, dove il collega Viérin Marco ha stentato e ha dovuto battagliare per potersi impossessare di quelle deleghe che gli erano state conferite" e lo ha evidenziato nel suo breve intervento, ma perché ci troviamo di fronte a questa urgenza? Non penso che l'urgenza sia imputabile all'ultimo arrivato a queste responsabilità, perché su tale argomento sicuramente il Presidente della Regione che fin da prima, quando era Assessore, aveva le deleghe e ora che è Presidente della Regione aveva tempo, modi e strutture per occuparsene.
Devo dire, Presidente, che anche la deliberazione non è stata scritta in maniera molto comprensibile, perché quando dite alla lettera n): "considerato che, per i motivi esposti alla lett. m., ricorrono nel caso in esame i presupposti di necessità e urgenza..."... vado a leggermi la lettera m), ma non ci sta scritto nulla di quei motivi, si dice solo: "rilevato che l'approvazione della proposta di programma di cui si tratta compete al Consiglio regionale..." e basta...
(nuova interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)
... ma poi ve ne sono altri di refusi, sono partito dal refuso più facilmente... un documento che complessivamente "cuba" 82 milioni portati in via d'urgenza o ha delle buone motivazioni d'urgenza, altrimenti rischia di diventare il frutto di una certa incuria o trascuratezza amministrativa che ci porta all'esame di questa vicenda...
(nuova interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)
... ma il problema è un altro: lei non doveva portarlo "fuori sacco", nel senso che questa cosa doveva venire non come ratifica, ma doveva venire in aula come deliberazione di Consiglio, proposta dalla Giunta, questa è qui come ratifica...
(nuova interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)
... ma non è vero, perché la competenza del Consiglio... è sempre stata fatta in una maniera sbagliata, poi "è sempre stato fatto" si riferisce a 5 anni fa e forse 5 anni fa qualcuno aveva argomentato che c'era una certa urgenza, perché le competenze in questa materia sono del Consiglio e le competenze del Consiglio possono essere surrogate dalla Giunta solo se c'è necessità e urgenza. Non è la prima volta e in altri casi abbiamo visto che la Giunta portava la deliberazione in Consiglio.
Al di là di tale considerazione, dicevamo prima alla comunicazione che lei ci ha fatto su questo strano federalismo fiscale che forse il tempo delle "vacche grasse" sta finendo; sarebbe stato bello che in questa corposa relazione, oltre alle 2 pagine che fanno il bilancio 2001-2006, si dicesse qual era il giudizio politico e politico-amministrativo. Ho fatto uno sforzo di memoria, ma non ho trovato una risposta...
(nuova interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)
... vi sono 2 pagine sulla sintesi 2001-2006... alle pagine n. 22, n. 23 e n. 24. Ho letto questa sintesi e non ho capito cosa abbiamo fatto nel 2001-2006, perché non si capisce assolutamente ciò che "abbiamo portato a casa". Ho poi chiuso gli occhi e ho visto un manifesto ed erano gli auguri di qualche Natale fa... penso che se chiediamo ai Valdostani cosa si ricordano del FSE, pochi sanno cosa sia, ma accontentiamoci anche dell'acronimo... sicuramente si ricordano quel manifesto con l'omino che aveva una lanterna sullo sfondo sfuocato e strano dove c'era la neve... e il manifesto titolava: "L'FSE augura buon Natale", questo è l'aspetto che ha colpito visivamente la memoria dei Valdostani, allora è poca cosa! Condivido invece le prime 20 pagine, che sono quelle dell'analisi, sulla quale ci sarebbe da reimpostare un intero programma di maggioranza con situazioni di debolezza su tutti quei settori dei quali non sto a fare il riepilogo, perché stanno scritte e chi mi ha preceduto si è in buona parte dilungato ad illustrarle.
Di nuovo non ricordo cosa abbiamo fatto nel 2001-2006, andiamo a vedere cosa andremo a fare nel prossimo quinquennio e vado a vedere quali sono gli obiettivi generali. Arrivo a pagina 36, "obiettivo generale della strategia", mi sono detto: leggo questo, capisco tutto. Cito: "supportare l'innovazione strutturale della Valle d'Aosta attraverso lo sviluppo sostenibile..." - abbiamo scoperto che bisogna percorrere il campo dello sviluppo sostenibile - "...della sua capacità economica" - non mi sembra siano state fatte delle affermazioni particolari che non vadano al di là della banalità di un concetto che si poteva scrivere in maniera più semplice - "...ed il rafforzamento della coesione e della sicurezza sociali". A proposito di coesione e di sicurezza sociale, penso a cose concrete, penso al bullismo, ai problemi dell'ordine pubblico, al sistema della sicurezza che chiedono i sindaci, alla proposta in materia di sicurezza che avevamo presentato all'aula consiliare e che fu bocciata sul presupposto che qualcuno ci avrebbe pensato dopo, stiamo ancora aspettando il dopo...
Andando avanti nella lettura della strategia si dice che va favorita la piena occupazione... vorrei sapere chi è che non favorisce la piena occupazione e mi domando quale sia la strategia per favorire la piena occupazione... qualificare l'impresa, il lavoro e l'uso delle risorse ambientali; anche il Consigliere Bortot dovrebbe essere contento, insieme al suo gruppo, di questo richiamo alle risorse ambientali. Si vogliono poi perseguire le pari opportunità, così anche le colleghe Consiglieri fautrici e tifose delle quote rosa... noi siamo più per le quote azzurre ma, visto che si parla di generi, ognuno parteggia per il suo genere e il nostro diventa anche un genere politico. Si vuole poi estendere il diritto di accesso all'apprendimento e qui ci rimandiamo a quei dati sul "gap" che la Regione paga in termini di dispersione scolastica, in termini di diplomi e di lauree. In sostanza perciò l'obiettivo generale della strategia è talmente di buon senso che non aggiunge nulla di più alla qualsiasi affermazione che qualsiasi buon padre di famiglia può fare in una confidenza al bar con il vicino di casa, non impegna 82 milioni di euro però per esprimere questo concetto di buon senso. Noi impegniamo 82 milioni di euro, allora andiamo a vedere quali sono i punti principali e anche qui ci sono i punti di forza, i punti di debolezza e le principali opportunità, sembrano degli "slogan", ma leggendoli si capisce che sono degli "slogan".
La conclusione allora è questa, Presidente, Assessore La Torre e Assessore Pastoret: siete in 3 che dovreste occuparvi di quella cosa che nelle Regioni normali è gestita da un Assessorato, ossia le Regioni normali che danno importanza alla formazione istituiscono la delega alla formazione. La Regione Valle d'Aosta, in virtù di strane teorie, è riuscita a far di più: è riuscita a quadripartire quella che era già la tripartizione delle deleghe, inventando una delega che non esiste nel nostro ordinamento e dando a un povero Consigliere di maggioranza di buona volontà l'onere, più che il merito, di condividere questa gestione, così ci siamo trovati un Presidente della Regione, 2 Assessori e un Assessorino, ma non è questo il modo migliore per gestire la formazione e lo dicono nell'analisi anche i dati che vengono forniti. Non solo, ma, scusate, l'apprendistato qualcuno di voi ha idea di cosa sia in questa Regione? L'apprendistato in questa Regione è fermo al decreto legislativo n. 276/2003, la maggioranza si è accorta dei suoi poteri rinunciando a portare all'aula la competenza normativa, la Giunta nell'estate 2005 ha adottato una deliberazione transitoria, in Italia non c'è nulla di più definitivo di ciò che è transitorio. Oggi nel 2007 quella deliberazione continua a reggere le sorti dell'apprendistato. Assessore La Torre, lei, che è anche imprenditore, dovrebbe sapere che i suoi colleghi imprenditori, a fronte della politica fiscale poco generosa nei confronti delle imprese del "Governo Prodi", nell'apprendistato hanno sempre visto un elemento di alleggerimento degli oneri previdenziali. Il decreto legislativo n. 276 dava 3 opportunità: l'apprendistato diritto-dovere, l'apprendistato professionalizzante e l'apprendistato di alta formazione. Voi vi siete limitati a gestire in maniera marginale, incompleta, precaria e provvisoria con una deliberazione di Giunta dell'agosto 2005 solo l'apprendistato professionalizzante. Quale può essere la conclusione? La conclusione è che della formazione, dell'apprendimento, al di là della preoccupazione della spesa, che accada come accada non andate. Non avete espresso ad oggi una linea guida politica, condivisibile o meno, perché su una linea guida ci si può confrontare e trovarci su posizioni differenti. Il dramma è "tiriamo a campare", cercando di portare qui le risorse, di spenderle con una serie di iniziative di cui nessuno si ricorda e non vi è traccia e si replica per il prossimo quinquennio, ma qui con una differenza: che alla fine di questo quinquennio - saremo nel 2013 - chi ci sarà si renderà conto che, ammesso che vi sia ancora l'FSE per il quinquennio successivo, le risorse saranno enormemente minori, perché questo dice l'allargamento dell'Europa. Di conseguenza, avremo bruciato qualcosa come 160 milioni di euro senza risolvere alcunché, perché, andando a leggere il documento, capiamo che le criticità dello scorso quinquennio sono state spostate nel prossimo quinquennio e su questo penso che ci aggiorneremo nel 2013.
Presidente - Non ho altri colleghi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione generale.
Pongo in votazione la ratifica della deliberazione in oggetto:
Consiglieri presenti: 33
Votanti e favorevoli: 27
Astenuti: 6 (Bortot, Frassy, Lattanzi, Squarzino Secondina, Tibaldi, Venturella)
Il Consiglio approva.