Oggetto del Consiglio n. 2584 del 21 marzo 2007 - Resoconto
OGGETTO N. 2584/XII - Entità del fenomeno del bullismo nei giovani e nella scuola valdostana. (Interpellanza)
Interpellanza
Premesso che:
- il fenomeno preoccupante e allarmante della violenza tra i giovani, in forma psicologica o fisica, risulta presente anche nella scuola valdostana;
- già nel 1998 l'IRRSAE evidenziato, grazie a una specifica ricerca, una non trascurabile diffusione di atti di violenza presso gli studenti frequentanti la scuola secondaria valdostana;
- il 38,6% degli alunni intervistati (il campione era di 1.468 soggetti) ha dichiarato apertamente di essere stato vittima di atti di bullismo;
ciò premesso, i sottoscritti Consiglieri regionali
Interpellano
l'Assessore delegato per sapere:
1) quali considerazioni esprime sui dati emersi dalla ricerca IRSSAE e se ritiene che siano tutt'oggi aderenti alla situazione scolastica valdostana;
2) quali iniziative sono state adottate o si intendono adottare per prevenire e per reprimere eventuali episodi di violenza nella scuola valdostana nonché per circoscrivere la dimensione di tale deprecabile fenomeno.
F.to: Tibaldi - Frassy - Lattanzi
Presidente - La parola al Consigliere Tibaldi.
Tibaldi (CdL) - I fatti delle ultime settimane che si sono registrati nella scuola - parlo di scuola pubblica italiana in generale - ci fanno riflettere. Abbiamo letto sui giornali e abbiamo sentito anche diversi servizi nelle varie testate televisive di un preside che è stato picchiato da alcuni genitori, dopo che ha sottratto ai figli il telefonino; abbiamo visto di insegnanti che si prestano a giochetti erotici in classe o di ragazzi che minacciano gli insegnanti. Questi sono fatti di cronaca italiana, ma la cronaca valdostana anch'essa si è distinta per un episodio che il collega Lattanzi ha portato alla conoscenza dell'aula, relativo ad una intervista "hard" girata in una classe ai danni di una insegnante.
Questi fenomeni definiti come bullismo non vedono esente la piccola isola felice che è la Valle d'Aosta e noi con questa interpellanza abbiamo voluto riprendere una iniziativa di ricerca e di studio effettuata da due insegnanti valdostani nell'ambito dell'IRRSAE Valle d'Aosta, che si intitola "Il bullismo nella scuola secondaria valdostana, dati, riflessioni e proposte". Non so se l'Assessore ha avuto occasione, a seguito della nostra segnalazione, di leggere e approfondire le conoscenze che tale ricerca ci propone. Innanzitutto il campione: sono circa 1.500 alunni di scuola secondaria di primo e di secondo grado. La ricerca è stata effettata attraverso un questionario nel mese di giugno 1998 e emerge che il problema del bullismo già nel 1998 venne evidenziato da questa ricerca. C'è un significativo tasso di interesse che emerge dall'alta percentuale di risposte che i ragazzi hanno fornito.
I dati denunciano un fenomeno che ha una forte incidenza sulla realtà scolastica, in quanto il 38,62% dei ragazzi è stato vittima di bullismo: si tratta mediamente di 4 ragazzi su 10, una classe con 25 ragazzi vedrebbe ben 10 vittime di atti di bullismo. Il fenomeno secondo questa rilevazione si ripete con una certa frequenza: in alcuni casi è occasionale (13,9% dei casi), si ripete poche volte (10,97% dei casi), ha una frequenza più elevata (12% dei casi). La scuola è investita da questo problema. Ci ha fatto specie leggere, subito dopo quanto è stato portato alla conoscenza di questo Consiglio, alcune reazioni stizzite di coloro che rappresentano gli insegnanti, in particolare alcuni sindacati, dove si legge che un sindacato considera gravissimo che proprio in Consiglio regionale si alimenti lo spirito di emulazione di giovani ineducati, dando rilievo a un fatto che la grancassa mediatica in poche ore ha trasformato da violenta intervista a video "hard".
Ci sono poi altre dichiarazioni che vengono riportate da altri rappresentanti degli studenti, che sono stupiti della rapidità con cui è stato realizzato e diffuso un servizio televisivo, cioè si tende a mettere un bavaglio ai media perché né gli studenti né le famiglie ne erano venuti a conoscenza. Questo progetto di cui parlavo, progetto "ANDAVE", che rientra in una misura di dimensione comunitaria e che venne varato dalla Unione Europea nel 1997 e di cui l'IRRSAE nel 1998 ne fece subito tesoro, ha evidenziato il problema.
Assessore, sappiamo che la Regione ha promosso qualcosa e quel qualcosa è ciò che comunicò lo stesso giorno il Presidente Caveri: la diffusione di uno spot televisivo, di una campagna di comunicazione sociale, realizzata dall'agenzia "Sacci & Sacci", che aveva ideato il contenuto di questa campagna, la quale mira a sensibilizzare la popolazione valdostana rispetto a questa tematica sociale di grande attualità. Al di là di questo, ci è parso di rilevare una sostanziale distanza fra l'esistenza del fenomeno e gli organi che dovrebbero prevenire il verificarsi di questo fenomeno e correggerlo.
Al di là delle reazioni stizzite di un'area di insegnanti (in particolare quella sindacale), rileviamo il silenzio anche di rappresentanti dei genitori e se vogliamo anche degli organismi scolastici a ciò preposti. Ci ha fatto piacere sapere che il Ministro Fioroni abbia disposto il divieto dell'utilizzo del telefonino in classe: menomale! Ci affidavamo al senso di responsabilità degli insegnanti e dei dirigenti nell'ambito della autonomia scolastica: il fatto che un ministro abbia dovuto disporre con circolare un divieto significa che non tutte le scuole erano pervenute alla conclusione di vietare l'utilizzo di un mezzo così deteriore e di distrazione quale il telefonino durante le ore di lezione.
Tornando a questa ricerca, se essa è veritiera o quanto meno verosimile, fa emergere un dato che non è confortante: 4 studenti valdostani su 10 sono vittime di atti di bullismo. Allora, Assessore Viérin, ne eravate a conoscenza, avevate preso in considerazione questo studio, questo studio è tuttora attuale e rappresentativo di una realtà tuttora esistente o tale realtà si è modificata in meglio o in peggio? Queste sono le domande che poniamo con la nostra interpellanza al primo punto.
La seconda domanda chiede quali iniziative sono state adottate o si intendono adottare per prevenire e per reprimere eventuali episodi di violenza nella scuola valdostana, nonché per circoscrivere la dimensione di tale deprecabile fenomeno. Al di là della iniziativa mediatica che è stata assunta dal Presidente Caveri - quella che citavo della "Sacci & Sacci" - vorremmo sapere se lei come vertice dell'organigramma che sovrintende alla scuola valdostana o il suo sovrintendente avete in mente qualche iniziativa che sia efficace.
Il problema esiste, non va sottovalutato; il problema data fin dal 1998 ed è stato realizzato da un organismo scolastico a tutti gli effetti. Ci riserviamo alcune considerazioni in sede di replica.
Presidente - La parola all'Assessore all'istruzione e cultura, Viérin Laurent.
Viérin L. (UV) - Le thème soulevé par M. Tibaldi est sûrement de brûlante actualité, nous avons déjà eu l'occasion d'en parler.
Pour ce qui est de la recherche effectuée par l'IRRE en 1998, elle découlait directement du projet européen "ANDAVE". En Vallée d'Aoste, elle avait été effectuée sur un échantillon d'environ 1.500 élèves et les résultats furent comparés à ceux qui avaient été obtenus au niveau international. Ils indiquaient que ce phénomène était surtout répandu dans les milieux des pré-adolescents et des adolescents (c'est-à-dire parmi les élèves âgés de 11 à 16 ans), mais s'atténuait à mesure que l'on passait de 17 à 20 ans. L'étude concluait donc que la violence scolaire se manifestait bien en Vallée d'Aoste, mais allait s'atténuant à partir du moment où les élèves avaient 17 ans, c'est-à-dire lorsque la phase de croissance et de recherche en quelque sorte de soi de l'adolescence s'achevait et que les jeunes prenaient conscience de leur rôle dans la vie et dans la société. Toujours selon cette recherche, la réalité valdôtaine offrait aux jeunes une protection sociale qui leur permettait donc de surmonter les tensions typiques de l'adolescence.
Les activités mises en œuvre dans les écoles, à la suite de cette recherche notamment, ont toutes démontré à quel point il est difficile de lancer des projets d'amélioration et, surtout, de faire la preuve de l'efficacité de ces derniers, puisque les effets à long terme ne peuvent être mesurés qu'après plusieurs années et qu'il faut - ce faisant - tenir compte de plusieurs variables, dont l'âge, qui est fondamental. Et les résultats d'aujourd'hui en quelque sorte sont sous nos yeux.
Aujourd'hui la violence scolaire n'est plus ce qu'elle était il y a seulement 5 ans. Son évolution est préoccupante et elle est à mon avis liée à différents aspects, que vous avez cités. Un de ces aspects c'est l'abus des nouvelles technologies, l'abus et pas l'utilisation. Je vais reprendre le discours des téléphones, du Ministre, car l'esprit d'émulation et la tendance à la répétition obsessive du phénomène se sont développés surtout chez les jeunes, ce qui se manifestait bien il y a 5 ans dans l'âge supérieur aussi, du fait que la moindre chose est érigée en spectacle - un mécanisme dont même nous, les adultes, qui devrions donner l'exemple, sommes parfois les complices, en raison de notre comportement - et du fait que nous sommes tous à la fois victimes et bourreaux de ces mises au pilori des médias.
Je voudrais vous rappeler que cette directive du Ministre de l'éducation finalement a été mise en place et donc les téléphones portables et autres appareils électroniques durant les cours comportent des sanctions disciplinaires, devoir de surveillance et co-responsabilité des parents et des enseignants. Ce faisant, le Ministre invite les écoles à appliquer rigoureusement la réglementation existante en la matière. Nous avons tout de suite comme surintendance déjà communiqué aux écoles, donc la chose a été faite déjà vendredi dernier, mais il a également amorcé une révision du statut des élèves, qui vise à durcir les sanctions disciplinaires contre ceux qui ne respectent pas les règles.
Je tiens également à souligner que tout un chapitre de cette directive concerne les familles, parce que moi je refuse totalement que tous les problèmes de la société soient déchargés dans l'école et sur l'école. Le symptôme d'une société qui ne marche pas, d'une société qui ne sait plus transmettre certaines valeurs, par exemple le respect, n'est pas tout à décharger dans l'école: l'école avec la famille ce sont la chose plus importante où nos jeunes doivent apprendre à vivre. Nous sommes là comme institution pour veiller d'un côté et pas seulement pour intervenir quand les choses se sont passées, mais surtout pour prévenir ce phénomène. C'est pour ça qu'après je vous parlerai de ce que nous sommes en train de faire en collaboration avec toutes les structures, parce qu'on a souvent la tendance à trop facilement dire que c'est l'école, mais l'école ne fait pas de miracles, l'école est le miroir de la société; donc il y a aussi l'assomption de responsabilité de la part des familles: si leurs enfants sont responsables de dommages aux biens ou aux personnes, c'est aussi eux qui sont responsables et encore s'ils ne respectent pas le règlement de l'établissement où ils sont scolarisés.
A la lumière de ces considérations il est évident qu'une approche globale s'impose, c'est-à-dire une action inter-institutionnelle, impliquant à la fois les parents, le territoire, les institutions et toutes les autres structures d'éducation. Ça doit être à mon avis une action structurée sur trois principes: les notions de promotion du bien-être et de prévention des comportements à risque, qui sont mieux assimilées par les élèves lorsque ce sont les enseignants et les opérateurs territoriaux spécialisés qui les leur présentent directement; les interventions du type "conférence" et "campagne sociale" sont utiles pour communiquer des informations et éviter que l'attention se relâche (elles présentent en outre l'avantage de contribuer effectivement à modifier le style de vie à court terme); les actions modulées dans le temps, en revanche, conviennent davantage si l'on souhaite obtenir des modifications à long terme, parce que le jeune a besoin pour ce qui est l'immédiat d'avoir des images et des notions bien visibles, qui doivent lui faire prendre conscience d'une situation. Peut-être il faut même - entre guillemets - choquer le jeune et moi je vous fais un exemple, pour ce qui est de la prévention. M. Bortot ce matin parlait de la répression pour ce qui est de l'abus d'alcool et moi je crois qu'il n'y a pas simplement la répression à faire, mais nous devons intervenir avant dans les écoles pour les accidents, même en projetant des vidéos d'accidents, en invitant les jeunes qui ont été paralysés à raconter leurs expériences, pour choquer les jeunes sur ce thème, parce que les jeunes ont besoin de ça pour l'immédiat, mais il faut aussi planifier.
Maintenant je vais résumer ce que durant l'année scolaire 2006/2007 la Surintendance des écoles a programmé, c'est-à-dire 3 conférences essentiellement - à part la campagne sur le "bullismo" qui est une chose à part - destinées aux parents et aux enseignants.
La première s'intitulait "Perché i rapporti tra compagni di scuola stanno diventando sempre più tesi e carichi di aggressività? Riflettiamoci insieme tra scuola, servizi e famiglia" et a eu lieu le 18 décembre 2006 (je vous fournirai le tout) avec la participation de la psychologue Paola Salino, responsable du centre de consultation "Il Pangolo": nous l'avons organisée avec l'Assesseur Fosson, elle s'est très bien passée et la salle était comble. La deuxième (16 février 2007) avait pour thème "Adolescenza tra opportunità e rischio. Parliamone ancora". Y ont pris part Mme Elena Cattelino, de l'Université de la Vallée d'Aoste, la psychologue Paola Salino, toujours avec "Il Pangolo" et puis d'autres interlocuteurs. La troisième aura lieu le 13 avril et sera intitulée "Il disagio in adolescenza tra differenza di genere e dinamiche relazionali" en présence de Fulvia De Matteis de l'IRRE et de la psychologue Paola Salino, qui proposeront aux participants des réflexions sur l'écoute, et en présence également d'un dirigeant, venu d'une école de la haute Vallée, cette fois, afin d'étendre à tout le territoire régional l'illustration des projets réalisés.
Pour ce qui est des initiatives à long terme, la Surintendance des écoles a organisé au cours de l'année 2003/2004 un cours de formation pour enseignants intitulé "Bulli, Bulle", proposé par Elena Cattelino et Ersilia Menesini, ça afin de prévenir et de combattre la montée de la violence dans les écoles durant les deux années de l'école secondaire du deuxième degré. Ce projet s'est tout naturellement prolongé durant les années scolaires, car il a débuté en 2003/2004. Cette méthode d'éducation des élèves par leurs pairs est le fruit de nombreuses expériences italiennes, européennes et américaines qui ont fait la preuve de leur efficacité, parce qu'elles sont essentiellement basées sur des groupes où les pairs sont perçus comme des vecteurs de messages positifs. Tout repose sur le fait que les messages que les adolescents accueillent avec le plus de confiance et auxquels ils opposent le moins de résistance sont ceux qu'ils reçoivent justement de leurs pairs.
Il y a dans le cadre de cette action entre pairs la Conférence régionale des élèves, qui est en ce moment en train de collaborer avec les autres réalités italiennes, une campagne nationale contre la violence scolaire, "www.smontailbullo.it", en s'occupant des recherches, de la création, de la documentation, de tout le matériel inhérent à cette question. Le Ministre de l'éducation prépare, quant à lui, la mise en place d'observatoires régionaux de la violence scolaire, projet auquel nous serons certainement associés.
Quant à l'activité directe des écoles il y a tous les projets dont nous avons déjà parlé au cours des initiatives précédentes: l'éducation à la légalité et à la vie en société, avec l'intervention de la Police de la route, des Carabiniers, de la Police postale; la gestion des situations conflictuelles avec la participation d'experts; l'espace d'écoute et activités du type "guichet d'information"; la prévention des comportements à risque, avec la collaboration de l'USL et de l'Assessorat de la santé et aussi tout ce qui est le mini-permis (patentino), qui ne sont pas des cours pour le "patentino", mais c'est avec les forces de l'ordre une éducation à la légalité.
En conclusion, je veux dire que tous ensemble nous devons affronter ce thème avec beaucoup de fair play d'un côté, pas trop d'alarmisme, en nous rendant compte que c'est un thème qui est vraiment d'actualité et qui nous réservera encore des surprises. Nous sommes là pour éviter que d'autres épisodes se passent, mais nous ne pouvons pas décharger tout sur l'école; nous devons agir sur la société toute entière.
Presidente - La parola al Consigliere Lattanzi.
Lattanzi (CdL) - Partirei dall'ultima affermazione, Assessore, che è assolutamente condivisa! Lo abbiamo detto anche in occasione di quel famoso Consiglio in cui abbiamo discusso di quell'atto di violenza in quell'istituto, e cioè non è la scuola che può assumersi tutte le responsabilità di una società che cambia, di alcuni valori che nelle famiglie vengono meno come quello del rispetto dei valori della responsabilità.
Però siamo qui a chiederci cosa possiamo fare noi, perché non possiamo giustificarci in un cortocircuito di responsabilità: siccome è un problema che è delle famiglie, la scuola non può farci nulla; siccome la scuola non può far nulla, le famiglie dicono che non è responsabilità della famiglia, ma della scuola. Credo che sia condivisa la necessità che, pur essendo vero che c'è una società che cambia e che ha fatto venir meno alcuni valori, non può essere la scuola a sopperire in toto. Siamo qui come amministratori a chiederci cosa può fare l'istituzione scolastica.
Lei alla nostra interpellanza ha risposto dicendo che, per quanto riguarda le considerazioni sui dati emersi dall'IRRSAE, li considera non solo conosciuti, ma addirittura peggiorati, e su questo ha espresso la nostra stessa preoccupazione. Per quanto riguarda le iniziative ci ha elencato una serie di conferenze, di attività e di progetti che si stanno portando avanti.
Non abbiamo la sfera magica, quindi prendiamo atto del fatto che lei abbia una responsabilità pesante da gestire rispetto a questa tematica della educazione scolastica, dei doveri, delle responsabilità oltre ai programmi di studio, ai processi di formazione della scuola valdostana. Ci teniamo a ricordare che lei è un degno erede politico non solo di suo padre, ma anche di una poltrona che è stata negli ultimi quindici anni coperta dal vostro partito politico. Prima di lei quella sedia è stata occupata da Pastoret, da Charles e adesso è lei, quindi stiamo parlando di un percorso lungo di gestione della istruzione scolastica che va ben al di là del 1998, e sempre l'Union ha voluto assumersi la responsabilità di amministrare l'educazione in questa Regione.
Prendiamo atto che purtroppo quei dati lei li conferma insieme a noi, che li considera peggiorati all'interno di un contesto sociale che verifichiamo ogni sabato sera, nelle nostre strade, davanti alle discoteche che ci sono nella nostra Regione, da cui emerge che il bullismo è un fatto gravissimo da affrontare.
Ci permettiamo di dare alcuni suggerimenti. Vanno bene le conferenze, ancor più quando coinvolgono le famiglie, soprattutto quando si spiega alle famiglie che là dove non arriva la famiglia, all'educazione e al rispetto deve arrivare l'istituzione. Noi non abbiamo visto di buon occhio il fatto che in Valle d'Aosta si sia dovuta applicare la normativa del Ministro Fioroni (pur avendo competenza noi) per vietare l'utilizzo dei cellulari nelle aule. Fra l'altro le do una informazione: quella normativa che dice essere operativa con tanto di circolare, è assolutamente disattesa. Se vuole, domattina insieme facciamo un po' di "SMS" a degli studenti e vedrà che le rispondono in tempo reale alle dieci o undici del mattino, durante la lezione di storia o di geografia.
Vede, noi crediamo che le conferenze siano importanti, che lei abbia un ruolo purtroppo molto gravoso, perché non è che possa recuperare in un anno quello che non è stato fatto negli ultimi quindici; prendo atto che lei voglia rilanciare i progetti del 2003 che dovrebbero mettere in condizioni la famiglia, l'istituzione scolastica, gli studenti di condividere una serie di valori e di principi.
Ci permettiamo di sottolineare una iniziativa che lei non ha citato che riteniamo prioritaria a qualunque altra cosa: la riabilitazione delle responsabilità del corpo docente. Non possiamo andare a dire alle famiglie come devono educare i loro figli, quando le famiglie affidano i loro figli a dei responsabili (a volte irresponsabili) che hanno un concetto della gestione degli istituti (parlo dei dirigenti massimi e dei responsabili dell'attuazione dei programmi scolastici) assolutamente permissivistico. Non mi riferisco all'Istituto d'arte, che era uno degli istituti più difficili fino a quando suo padre non ne ha ripreso in mano la gestione, perché era un preside che aveva un senso della responsabilità che attivava attraverso il dialogo con gli studenti, ma con regole chiare e rispettate. In altri istituti le garantisco - tre in particolare sono veramente a rischio - il permissivismo mascherato da dialogo, che alla fine è buonismo, è di sinistra... porta i concetti della gestione dell'autonomia scolastica all'anarchia!
Ancora questa settimana in istituti quali Geometri, IPR e Ragioneria, le cose non sono cambiate: nelle ore di supplenza si guardano film, così la classe sta occupata e il docente non è impegnato a proseguire nel programma scolastico. Questo ogni padre di famiglia seduto qua lo sa, quindi va bene fare una conferenza, chiamare i genitori e richiamarli alla promozione di valori positivi quali il rispetto dell'autorità, ma noi dobbiamo essere anzitutto credibili e se a gestire l'autorità ci mettiamo delle persone non autoritarie ma autorevoli, ci ritroviamo con delle gestioni che sono tutto meno che possibiliste della realizzazione dei progetti che lei ha appena illustrato. Quelle iniziative vanno bene se a guidarle sono persone autorevoli che hanno un senso dell'autorevolezza che non è il lassismo, il permissivismo, camuffato da finto dialogo. In questi giorni si è preoccupati, da parte di qualche responsabile scolastico, più di ricevere lettere di solidarietà che di applicare la disciplina nelle scuole. I valori che lei ha citato continuano a non essere richiesti!
Con questa interpellanza la ringraziamo di averci elencato le iniziative che lei sta portando avanti, ma pur riconoscendole l'impegno sosteniamo che questi progetti non possono avere una finalità costruttiva se non sono affidati a persone autorevoli, che possano con le famiglie e gli studenti applicare il programma scolastico rispettando certi valori che qui tutti abbiamo condiviso.
Le chiediamo di incontrare il Sovrintendente scolastico, i responsabili presidi degli istituti e di cominciare a chiedere cosa possiamo fare noi per mandare certi massaggi, non cosa chiedere agli altri di fare, perché se chiediamo agli altri di fare delle cose che noi per primi non facciamo diventa difficile che le persone possano essere credute anche da studenti di 15, 16 e 17 anni.
Si dà atto che, dalle ore 19,45, riassume la presidenza il Presidente Perron.