Oggetto del Consiglio n. 2366 del 21 dicembre 2006 - Resoconto
OGGETTO N. 2366/XII - Proposta di legge: "Istituzione e disciplina della Convenzione per l'autonomia e lo Statuto speciale della Regione autonoma Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste".
Articolo 1
(Istituzione e compiti)
1. È istituita la Convenzione per l'autonomia e lo Statuto speciale della Regione autonoma Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste, con il compito di discutere e predisporre un documento da sottoporre al Consiglio regionale, anche per le finalità di cui all'articolo 50, comma secondo, della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 4.
2. La Convenzione articola i propri lavori nelle seguenti fasi:
a) una fase istruttoria, finalizzata all'elaborazione di un documento preparatorio nel quale, ricostruite le radici e le ragioni della specialità valdostana, si individuino gli strumenti maggiormente idonei per l'aggiornamento dell'ordinamento regionale, sulla base delle esigenze della comunità valdostana, e se ne analizzino le prospettive alla luce del mutato quadro istituzionale italiano ed europeo;
b) una fase di ascolto e di confronto con le istanze espresse dalla comunità valdostana, al fine di favorire la più ampia e democratica partecipazione al dibattito sull'aggiornamento dell'ordinamento regionale;
c) una fase propositiva, di stesura di un documento finale, anche in forma di articolato, che può contenere opzioni diverse da sottoporre al Consiglio regionale per l'esame, la discussione e l'adozione delle opportune determinazioni;
d) una fase di monitoraggio del seguito dato all'esito dei propri lavori, con particolare riferimento all'iter parlamentare degli eventuali provvedimenti legislativi adottati dal Consiglio regionale ai sensi dell'articolo 50, comma secondo, dello Statuto speciale.
Articolo 2
(Composizione)
1. La Convenzione è composta da:
a) il Presidente del Consiglio regionale;
b) il Presidente della Regione;
c) i Capigruppo consiliari o i consiglieri regionali dagli stessi delegati;
d) il Presidente ed un rappresentante del Consiglio permanente degli enti locali;
e) i Parlamentari eletti in Valle d'Aosta;
f) un rappresentante dell'Università della Valle d'Aosta/Université de la Vallée d'Aoste, nominato dal Consiglio regionale su designazione del Rettore dell'Università medesima;
g) un rappresentante della Camera valdostana delle imprese e delle professioni-Chambre valdôtaine des entreprises et des activités libérales, nominato dal Consiglio regionale su designazione del Presidente della Camera medesima;
h) cinque personalità di particolare prestigio e competenza, nominate dal Consiglio regionale;
i) due rappresentanti delle imprese;
l) due rappresentanti delle organizzazioni sindacali dei lavoratori;
m) un rappresentante degli organismi di parità della Regione;
n) un rappresentante del terzo settore;
o) un rappresentante della minoranza linguistica walser.
2. La Convenzione nomina un presidente, scelto tra i consiglieri regionali suoi componenti.
Articolo 3
(Ufficio di coordinamento)
1. Il Presidente della Convenzione è coadiuvato da un Ufficio di coordinamento composto da due vicepresidenti nominati dalla Convenzione tra i suoi componenti, rispettivamente, uno in rappresentanza degli enti locali e l'altro su proposta del Presidente del Consiglio. Il Presidente del Consiglio regionale è altresì componente dell'Ufficio di coordinamento.
2. Sono inoltre componenti dell'Ufficio di coordinamento tre consiglieri regionali nominati dal Consiglio regionale, con votazioni separate, di cui due espressi dalla maggioranza e uno dall'opposizione scelti tra i componenti della Convenzione.
3. L'Ufficio di coordinamento ha compiti di impulso e di organizzazione dei lavori della Convenzione, nonché di raccordo con istituzioni e soggetti esterni.
4. L'Ufficio di coordinamento predispone il documento preparatorio dei lavori ed il documento finale da sottoporre all'approvazione della Convenzione.
Articolo 4
(Adempimenti)
1. Il Presidente del Consiglio regionale riferisce periodicamente al Consiglio in merito allo stato di avanzamento dei lavori della Convenzione.
2. L'Ufficio di coordinamento, avvalendosi del supporto di cui al comma 3, gestisce la tenuta di una sezione del sito Internet del Consiglio regionale, appositamente allestita, comprensiva di un forum interattivo, ove pubblicare tutti gli atti e i documenti acquisiti ed elaborati e fornire costante notizia in merito allo stato di avanzamento dei propri lavori.
3. Il necessario supporto tecnico e di segreteria è assicurato alla Convenzione dalle strutture organizzative del Consiglio regionale. Ai fini del supporto tecnico e di consulenza giuridica, la Convenzione, mediante l'Ufficio di coordinamento, può avvalersi di esperti esterni, che possono essere costituiti in comitato. Gli incarichi agli esperti esterni sono deliberati dall'Ufficio di presidenza del Consiglio regionale, su proposta dell'Ufficio di coordinamento.
Articolo 5
(Sede e funzionamento)
1. La Convenzione ha sede e svolge le sue riunioni presso il Consiglio regionale.
2. La Convenzione è convocata dal suo presidente o su richiesta di almeno un terzo dei suoi componenti.
3. Le sedute della Convenzione sono pubbliche.
4. La Convenzione può organizzare i propri lavori anche in sottogruppi per l'esame di singole questioni o materie.
5. La partecipazione ai lavori della Convenzione è gratuita.
6. Ai componenti della Convenzione di cui all'articolo 2, comma 1, lettera h), che non risiedono nel luogo di riunione della Convenzione stessa, è dovuto il rimborso, con le modalità previste per i consiglieri regionali, delle spese di trasferta, effettivamente sostenute e documentate, funzionali ad ogni giornata di riunione.
7. Ai componenti della Convenzione, che su incarico della Convenzione stessa si recano in località diverse dalla sede di riunione, è dovuto il rimborso, con le modalità previste per i consiglieri regionali, delle spese di trasferta effettivamente sostenute e documentate.
8. Si applicano alla Convenzione, in quanto compatibili, le disposizioni del regolamento interno del Consiglio regionale concernenti il funzionamento delle commissioni consiliari.
Articolo 6
(Forum)
1. Enti pubblici e privati, cittadini, associazioni, anche non riconosciute, ed ogni altra organizzazione con sede nel territorio regionale ed ivi operante, interessati a seguire e dare il loro contributo al dibattito sull'aggiornamento dell'ordinamento regionale, possono far pervenire all'Ufficio di coordinamento la loro richiesta di adesione ad un organismo interattivo, denominato Forum, il quale è regolarmente informato sui lavori della Convenzione, nonché audito e consultato con le modalità definite dalla Convenzione medesima.
2. Il Forum è coordinato da un responsabile appositamente designato dall'Ufficio di coordinamento, scelto tra i componenti dello stesso.
Articolo 7
(Durata dei lavori)
1. La Convenzione deve sottoporre al Consiglio regionale il documento finale di cui all'articolo 1, comma 2, lettera c), entro otto mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.
2. La Convenzione resta in carica sino all'approvazione definitiva, da parte del Parlamento, degli eventuali provvedimenti legislativi di iniziativa del Consiglio regionale ai sensi dell'articolo 50, comma secondo, dello Statuto speciale e, in ogni caso, non oltre la scadenza della legislatura regionale in corso.
Articolo 8
(Disposizioni finanziarie)
1. L'onere derivante dall'applicazione della presente legge, determinato in euro 30.000 per l'anno 2006, in euro 60.000 per l'anno 2007 ed in euro 10.000 per l'anno 2008, grava sul bilancio del Consiglio regionale e trova copertura:
a) per l'anno 2006, negli stanziamenti iscritti nel bilancio del Consiglio stesso;
b) per gli anni 2007 e 2008, negli stanziamenti iscritti sul capitolo 20000 (Fondo per il funzionamento del Consiglio regionale) del bilancio pluriennale della Regione per gli anni 2006/2008.
Président - La parole au Conseiller Cesal.
Cesal (UV) - L'exigence de démarrer un nouveau processus réformateur tendant à identifier les caractères distinctifs de l'organisation institutionnelle moderne de cette Région est ressentie depuis longtemps et pas seulement au sein des milieux politiques régionaux. Ce processus constituant se place comme objectif à atteindre, comme cela a déjà été fait dans presque toutes les autres réalités régionales italiennes, la révision des fonctions et des compétences attribuées à notre organisation institutionnelle.
L'institution d'une convention, sur le modèle européen, se pose comme objectif donc de contribuer efficacement au débat sur le type de réforme voulu et de commencer une confrontation profitable avec toutes les composantes de notre société. Dans cette première phase de discussion nous devons commencer à prendre conscience du contexte général dans lequel nous nous trouvons, dans un monde qui change rapidement, au sommet d'un processus de transition au régionalisme italien qui se conjugue obligatoirement avec le chemin de la construction européenne. Notre plus grande faiblesse réside dans le fait que le nouveau sujet institutionnel européen acquiert des compétences toujours plus nombreuses et importantes, en absence de quelque garantie ou réglementation de type statutaire que ce soit. Qui aurait d'ailleurs pu imaginer l'Europe telle que nous la connaissons aujourd'hui, à la fin de la deuxième guerre mondiale.
La définition des processus décisionnels participatifs et partagés doit représenter l'un des principaux moments d'approfondissement et de confrontation dans le respect des souverainetés et des identités respectives. Il s'agit de revendiquer avec force le rôle plus général, mais fondamental des autonomies spéciales qui ont toujours représenté un point de repère pour l'acquisition de nouvelles compétences de la part des Régions ordinaires. C'est une prérogative qui s'est atténuée au cours des dernières modifications constitutionnelles, à la suite d'une homologation progressive, vers un ajustement "vers le haut" dans les rapports entre Régions à autonomie spéciale et Régions ordinaires quant aux compétences législatives et aux fonctions administratives. La clause des conditions les plus favorables certifie de manière explicite et évidente ce processus d'homologation, en indiquant clairement qu'aujourd'hui nous devons courir sur la route à suivre plutôt que de l'indiquer. Nous nous trouvons, il est vrai, dans une dynamique institutionnelle absolument positive, mais rappelons avec force l'exigence de maintenir le système régional italien à "deux niveaux". Nous ne pouvons pas oublier et sous-évaluer les signes d'hostilité qui proviennent des autres Régions à statut ordinaire, tout comme nous ne pouvons pas ne pas relever les tendances centralistes de l'État et de ses organismes qui essaient d'affaiblir le niveau régional.
Les entités autonomistes doivent redevenir actives en ce moment particulier et les Régions comme la nôtre, dont les origines remontent à une période historique préconstitutionnelle, doivent revendiquer le rôle de protagonistes de la nouvelle phase réformatrice et de soutiens véritables et originels du développement fédéral et fédéraliste du Pays qui leur revient. Nous sommes bien conscients des difficultés qu'une initiative de ce genre comporte en considérant aussi les tentatives qui ont malheureusement échoué et qui ont concerné déjà cette Assemblée au cours des législatures précédentes. Il faut toutefois souligner que de telles initiatives avaient déjà débuté et qu'elles se sont développées dans un contexte politico-institutionnel limité sans incider et impliquer le niveau le plus général de la ainsi dite "société civile".
La Vallée d'Aoste s'est assise la dernière à la table des Régions qui ont affronté la réforme de leurs Statuts. L'absence d'introduction dans la Constitution du principe de l'"entente préalable" - dont nous avons parlé il y a quelques instants par rapport aux nouvelles propositions de loi qui sont déposées au sein du Parlement et qui démontrent que le problème est connu et qu'il demande d'être résolu le plus vite possible -, qui en définitive devrait reconnaître le caractère "pattizio" de chaque réforme, a freiné les ardeurs de ceux qui soutiennent depuis longtemps la nécessité de revoir notre Statut d'autonomie. Il faut souligner dès le départ avec clarté que la force des piliers qui soutiennent notre spécificité est toujours considérable. L'aspiration à l'autogouvernement des Valdôtains a été reconnue par les Pères de la République parce que se rapportant à une région périphérique et alpine, à une communauté avec des traditions séculaires d'autonomie et avec une identité propre. Particularités et valeurs qui, si elles devaient être sauvegardées, constituent aujourd'hui des atouts à valoriser dans le cadre de la nouvelle structure institutionnelle et géopolitique de l'Italie et de l'Europe. L'autonomie comme instrument de développement, de respect de la diversité, rôle de charnière géographique et linguistique-culturel, la montagne comme patrimoine environnemental et bassin de ressources énergétiques et hydriques. Les fonctions préfectorales attribuées au Président de la Région, la protection des minorités, le bilinguisme, l'autonomie scolaire, l'organisation financière, les prérogatives législatives sont des éléments absolument nécessaires dont il faut repartir pour accroître l'éventail de nos compétences, dans le cadre d'un Statut novateur dans la forme et renforcé dans la substance.
En faisant trésor des expériences passées et en raison de la nécessité de démarrer, dans de brefs délais, une nouvelle saison de réformes qui devraient avoir pour but la rédaction d'un nouveau Statut régional, il faut déplacer les obstacles qui en ont compromis l'issue dans un passé récent. On propose méthodologiquement de promouvoir la constitution d'une Convention sur le modèle européen qui est pris comme référence, comme l'a d'ailleurs déjà fait avec succès la Région Friuli Venezia Giulia. La Convention qui est aujourd'hui présentée à l'examen du Conseil répond à des qualités requises bien précises d'agissements concrets, de flexibilité de fonctionnement, de capacité de proposition et de brièveté des délais. Il faut noter qu'il s'agit d'une matière complexe à laquelle il est nécessaire de dédier les meilleures ressources humaines qui représentent les expériences les plus significatives de cette société. Celle-ci est nommé par le Conseil de la Vallée et constitue l'expression authentique des diverses composantes de la Communauté valdôtaine. En reproposant la nouvelle phase constituante, ouverte donc à la contribution de tous, sur un plan d'égalité pour chaque individu, on veut donner la parole aux citoyens et à leurs différentes représentations, ainsi qu'au monde académique, économique et social. Le but principal de l'initiative consiste à formuler une proposition de nouveau Statut de la Vallée d'Aoste à soumettre à l'examen, à la discussion et à l'approbation du Conseil régional. On ne peut cependant pas oublier que revient à la Convention le devoir de se pencher, en se référant à chaque question, sur les instruments considérés les plus adéquats par rapport à l'objectif consistant à rendre moderne et actuel notre organisation en laissant tout de même au Conseil de la Vallée le choix des formes et des modalités les plus adaptées à cet objectif. Il est également prévu d'attribuer à la Convention le monitorage de la suite donnée au résultat de ces travaux et à l'iter conséquent du Conseil en formulant aussi des observations tant au Conseil qu'à l'opinion publique.
La Convention est composée de manière à garantir la rencontre entre les institutions et la société valdôtaine. Elle réunit en fait toutes les composantes politiques du Conseil régional, la représentation des collectivités locales, les Parlementaires élus en Vallée d'Aoste, la minorité de langue walser, les forces sociales, de la catégorie des entrepreneurs, les catégories culturelles, du troisième secteur, ainsi que les organismes de parité, et cetera. Un "Forum" est également institué de manière à ce que tout autre sujet, qu'il soit public ou privé, non directement impliqué, puisse se faire entendre en manifestant ses propres opinions au moyen d'un site "Internet" interactif, structuré et modéré de façon opportune. Les travaux sont coordonnés et organisés par un Bureau de coordination nommé parmi les membres de la Convention. Il revient au Bureau de coordination la tâche de donner le départ des activités en proposant une ligne directrice de travail pour ensuite en synthétiser les résultats en élaborant le document final qui devra être soumis à l'approbation de cette même Convention. Toujours pour ce qui est du Bureau de coordination, il pourra proposer au Bureau de la Présidence du Conseil régional la nomination d'experts utiles au déroulement de ses propres tâches. Une période de 8 mois à partir de l'entrée en vigueur de la loi sera fixée à la Commission comme échéance de ses travaux, date pour laquelle le texte de la Convention devra être transmis au Conseil régional. La Commission échoit avec la présente législature régionale; ce sera au nouveau Conseil de la reconstituer avec une disposition législative dans le cas où le besoin s'en ferait sentir.
Président - La parole au Président de la Région, Caveri.
Caveri (UV) - Je voudrais d'abord remercier le rapporteur, en soulignant que cette initiative qui a été assumée par M. Perron et moi-même a été une initiative politique, dans laquelle on a investi nos personnes, en suivant un discours institutionnel qui touche à notre rôle de simple conseillers. Un choix important de notre part, qui a réussi quand même dans le résultat d'ouvrir un débat politique sur la vieille question des réformes institutionnelles. Un thème remarquable, qui a été plusieurs fois affronté par cette Assemblée avec des résultats à la fois positifs et négatifs: négatif est sans doute le fait qu'on n'a jamais su approuver définitivement et envoyer au Parlement italien une réforme de notre Statut d'autonomie, une réforme complète, systématique, par contre tout le monde sait qu'il y a eu avec la "Commission Louvin" et la "Commission Nicco" pas mal de longues discussions et même des textes fort intéressants. J'avais participé surtout à l'occasion de la "Commission Nicco" aux travaux et je pense que l'envergure des propositions qu'on avait affrontées était une envergure importante parce qu'on avait regardé l'ensemble des modifications des statuts dans les différents modèles. Moi j'avais présenté l'exemple important des Régions belges et les travaux importants de réécriture de leur Constitution régionale de la part des Cantons de la République suisse. Je voudrais ajouter le fait que la méthode de la Convention qu'on a choisie et qu'on a retenue comme une sollicitation positive de la part de la Ie Commission, est une initiative qui est liée étroitement au modèle du Traité constitutionnel au niveau de l'Union européenne, même s'il faut reconnaître que cette Convention doit être liée avec la logique du "forum", c'est-à-dire la société civile qui participe et s'engage avec le système des collectivités locales dans cette période constituante de notre autonomie.
Il est évident que, quand on dit "une saison constituante", il faut d'abord présenter une photographie réelle de la situation. On ne peut pas doper la saison des réformes, parce qu'elle doit être réellement vécue de la part de notre Communauté en tant qu'un choix stratégique qui doit moderniser l'instrument principal de notre autonomie spéciale. On ne peut pas nier que l'actuel Statut d'autonomie n'est plus à même d'interpréter les changements de notre société. Da questo punto di vista, vorrei dire che la "Dichiarazione di Aosta delle Regioni a statuto speciale e delle Province autonome", che porta la firma anche in questo caso del Presidente Perron e la mia, è una dichiarazione molto importante, che traccia una linea anche in occasione delle riforme. Tale documento dice: "le autonomie speciali hanno rappresentato per decenni l'unica esperienza di regionalismo in Italia, preparando il terreno alla graduale ed effettiva estensione di poteri anche alle altre Regioni a lungo rimasti solo sulla carta". Questa è una primogenitura importante delle autonomie speciali che non bisogna mai dimenticare, senza la presenza come una specie di luce flebile del regionalismo italiano delle autonomie speciali, la Carta costituzionale sarebbe stata disapplicata vista la lunga attesa - fino agli anni '70 - delle Regioni a statuto ordinario. "Queste autonomie speciali le cui radici..." - cito sempre il documento - "... risiedono in ragioni storiche, istituzionali, territoriali, insularità, territorio esclusivamente montano, frontalierità e in radici culturali e linguistiche, minoranze linguistiche...", una logica irreversibile e non mero atto di volontà statale di generale decentramento. "Un rapporto..." - hanno detto in quest'aula i Presidenti delle Regioni e dei Consigli - "... sostanzialmente pattizio, che pone di fronte allo Stato le autonomie speciali nella loro singolarità, ognuna ha un rapporto con lo Stato, anche se sappiamo che in controluce questo rapporto deve essere letto e interpretato in una logica di rapporto sempre più stretto fra le autonomie differenziate". Il documento di Aosta dice ancora che la specialità imprime la propria natura al complesso delle autonomie territoriali delle rispettive Regioni, questa forma democratica affermatasi con la riforma degli Statuti di autonomia del 1993 che fa sì che il sistema regionale corrisponda anche alla particolarità di un sistema comunale non più legato alla legislazione dello Stato. Significativo nel documento di Aosta è ancora laddove si legge che il nuovo ruolo dell'Europa comporta la definizione in sede comunitaria delle politiche di sviluppo, alle quali le Regioni a statuto speciale e le Province autonome intendono concorrere direttamente, anche in ragione del ruolo transfrontaliero nell'area alpina o in quella euro-mediterranea che costituisce intrinseca vocazione delle autonomie speciali. "Consegue..." - dice il documento - "... la necessaria valorizzazione di tale ruolo attraverso l'instaurazione di rapporti diretti con i territori contermini", è il tema delle Euro-Regioni, la partecipazione diretta alla fase ascendente delle politiche comunitarie e la diretta attuazione della fase discendente da parte delle Assemblee regionali.
Vi è un punto che inerisce in particolare questo dibattito, laddove la "Dichiarazione di Aosta" - il termine "dichiarazione" riecheggia la "Dichiarazione di Chivasso" del 19 dicembre 1943 - afferma che il processo costituente di riscrittura degli Statuti speciali e delle correlate leggi statutarie rappresenta un'occasione di primaria importanza per adeguare le proprie istituzioni politico-amministrative alle nuove sfide cui debbano far fronte le Regioni nella gestione del proprio territorio e delle rispettive collettività. Si può dire dunque che la scelta che questo Consiglio si appresta a fare, di lanciare una nuova stagione di riforma, è una sfida importante che dovremo interpretare al meglio, nel rispetto delle diverse posizioni, sapendo che l'approvazione di un testo di un nuovo Statuto si incrocerà, assai probabilmente, con l'approvazione, di cui abbiamo discusso stamani, di quel principio dell'intesa che consentirà di "blindare" il nuovo Statuto per evitare che un testo lasciato all'attenzione del Parlamento, come avveniva fino ad oggi, sia oggetto di stravolgimenti in negativo rispetto al testo da noi originato. È una sfida importante, credo che il voto di oggi su questa proposta presentata dal Presidente Perron e dal sottoscritto sia un atto politicamente significativo, che va letto come tale e apre nel corso del 2007 una stagione delle riforme che potrebbe in positivo caratterizzare l'anno che verrà.
Presidente - La parola al Consigliere Tibaldi.
Tibaldi (CdL) - Dopo 60 anni o quasi anche lo Statuto speciale della nostra Regione dimostra la sua età, è un po' come una persona che ha bisogno di un robusto "lifting". Il mondo in questi 60 anni è cambiato velocemente, sono state impresse notevoli accelerazioni ai cambiamenti specie in questi ultimi 25 anni, complice l'evoluzione culturale, sociale, tecnologica e naturalmente il nostro documento statutario è obsoleto. Tentativi di rinnovamento sono stati fatti negli anni scorsi, sono state istituite delle Commissioni speciali, purtroppo infruttuosamente più per ragioni politiche che non per prodotto istituzionale vero e proprio, tali proposte sono naufragate. Di fronte a queste velocità differenziate che presenta il mondo e anche l'Italia e l'Europa nel loro insieme, la Valle d'Aosta ha un'esigenza e un'urgenza di aggiornarsi e deve aggiornarsi soprattutto in termini di riforme; la prima riforma è naturalmente quella statutaria. Crediamo sia necessario uscire da una logica prettamente autoreferenziale quando si guarda allo Statuto speciale; sono importanti le nostre radici storiche, culturali e linguistiche, però bisogna uscire da questa logica che ci vede come coloro che amano riflettersi in uno specchio e guardare le prerogative, le concessioni - visto che si parla di Statuto "octroyé" nel 1948, concesso dallo Stato italiano - che ci sono state riconosciute allora e che nel corso di 60 anni sono state rabberciate e che comunque hanno mantenuto intatta la loro valenza. La visione autoreferenziale dopo 60 anni non è sufficiente, non basta ricordare i nostri valori del passato, cercare di attualizzarli al presente e magari dare loro una validità anche per il futuro; è importante prendere in considerazione anche ciò che ci circonda, un mondo che non è più rispettoso dei limiti di certe competenze, di certi perimetri geografici o politici, ma tende ad impossessarsi di tutto e di tutti.
L'autonomia valdostana ha vissuto e vive tuttora delle insidie interne ed esterne. Il modello valdostano, anche se ancorato a principi di una certa valenza, non sempre ha dato esempio di ottima funzionalità. La Valle d'Aosta purtroppo ha dimostrato, nonostante determinati presupposti in termini di poteri legislativi, amministrativi, di risorse finanziarie disponibili, di cadere in quei difetti che sono tipici di democrazie che risultano più che mature, addirittura deteriorate. In questi anni abbiamo vissuto esempi di corruzione e di commistioni legate alla politica e all'economia che non hanno permesso alla Valle d'Aosta di brillare nel contesto italiano e in quello internazionale. Le insidie interne sono anche quelle di una cattiva interpretazione delle norme statutarie, dove la politica non è al servizio della Comunità, ma spesso è stata utilizzata come servizio per fini personali. È auspicabile allora che le riforme statutarie vadano a creare anche dei correttivi, dei metodi compensativi e di freno a delle ipotesi di questo tipo che in passato si sono verificate e che non hanno qualificato la storia dell'autonomia valdostana.
Le insidie sono soprattutto esterne. In un'Europa che si allarga sempre più e che andrà verso i 27 Stati che ad essa aderiscono sono soprattutto le realtà regionali ad agitarsi e a voler emergere, a voler spiccare per le loro differenze, particolarismi, specialità, siano esse economiche, linguistiche, culturali o storiche, quindi vediamo che il nostro piccolo e antico particolarismo rischia di essere messo in discussione o sullo stesso piano di altre realtà regionali. È bene rendersi conto che la riformulazione di uno Statuto non può prescindere da queste valutazioni, il mondo che ci circonda è uno stimolo ad essere competitivi e a definire delle regole che possono avere un valore e una funzione proiettate nel tempo. Altre Regioni reclamano diversità e particolarismi, non sono solo diverse Regioni europee, ma anche Regioni italiane. Ho ricordato in quest'aula e in altri contesti una proposta che, se vogliamo, è provocatoria, ma che non deve essere sottovalutata, qual è quella della Regione Veneto, una Regione a statuto ordinario che reclama una specialità, delle prerogative speciali come hanno le altre 4 Regioni e le 2 Province autonome, che nel contesto costituzionale italiano hanno avuto un trattamento differente. La proposta del Veneto va letta in una chiave provocatoria, ma deve essere presa in una dimensione di serietà perché può costituire quel "grimaldello" che va a far saltare il regionalismo differenziato. La Valle d'Aosta e le altre Regioni e Province autonome hanno avuto un "occhio di riguardo" in un ordinamento giuridico che prevede il regionalismo differenziato. Se il cammino intrapreso ci porta verso un autentico federalismo, abbiamo il timore che questa differenziazione possa diventare un domani penalizzazione, perché se anche altre Regioni avranno dei riconoscimenti giuridici, economici e finanziari, come legittimamente possono richiedere, lo "status della Regione Valle d'Aosta potrà essere messo in discussione e non pensiamola come ipotesi impossibile a realizzarsi, perché l'evoluzione odierna è talmente rapida che dall'oggi al domani la nostra Regione potrebbe veramente vedere ridursi certe sue prerogative.
Penso che la Valle d'Aosta abbia perso delle occasioni: l'occasione del 25 e 26 giugno è una di queste, una riforma che aveva solo il torto di essere proposta dal Centro-Destra è stata sottoposta a un referendum popolare ed è stata bocciata sia dal popolo italiano, sia dalla Comunità valdostana malgrado possedesse quel riferimento all'intesa fra lo Stato e la Regione per le modifiche statutarie che era di tutto vantaggio per la nostra Comunità. Anche qui la Valle d'Aosta, in particolare la classe politica che la rappresenta, crediamo abbia dimostrato una certa miopia, auspichiamo che questa miopia possa essere oggetto di ravvedimento per il futuro e che il Governo di Centro-Sinistra abbia la stessa intuizione nel riproporre una norma analoga per riconoscere alla Valle d'Aosta lo "status" che si merita.
In questa Europa che si allarga sempre più, dove i regionalismi più che gli statalismi faranno sempre più la differenza, un'altra insidia si affaccia: certi valori statutari come la zona franca o, meglio, ciò che è stato previsto come misura compensativa per la mancata attuazione della zona franca - mi riferisco all'esenzione fiscale sui contingenti di carburanti - è stato messo in discussione dall'Europa. Ciò che una volta rappresentava la regola - e attraverso delle deroghe veniva perpetuato dal 1992 ad oggi - e permetteva ai Valdostani di beneficiare dei cosiddetti "buoni benzina" - "Carte Vallée" - viene messo in discussione, l'Europa più che un'opportunità rappresenta una forte insidia. Penso che molti europeisti che sono seduti in questo consesso da qualche tempo abbiano qualche dubbio sulla loro convinzione europeistica, perché questo macrocontinente politico che sta crescendo e agglomera nuove realtà statuali sta manifestando tutte le sue pericolosità nei confronti di realtà piccole come la nostra, dotate sì di una tutela costituzionale antica, ma la cui solidità si sta perdendo momento dopo momento. Per questo il nostro gruppo vede con discreto favore la proposta di esaminare una revisione di questo documento attraverso la formula della Convenzione, che permette una partecipazione ampia e variegata ai momenti elaborativi dello Statuto.
Naturalmente in sede di Commissione e in sede di Convenzione intendiamo partecipare attivamente con proposte, come già abbiamo fatto con alcuni emendamenti che hanno limitato in questa proposta un certo presidentocentrismo: vi era una figura del Presidente della Regione che compariva in troppi assetti di questa Convenzione. Il Presidente della Regione ha un ruolo importante, rappresenta l'apice della piramide istituzionale regionale, però una sua presenza eccessiva avrebbe caratterizzato con questa logica presidentocentrica i lavori della Commissione; quindi con un emendamento che è stato accolto dalla Commissione - per questo ringraziamo i colleghi - abbiamo voluto riequilibrare le rappresentanze nella Convenzione. Altri emendamenti che sono importanti sono stati presi in considerazione, sono state fatte proposte di modifica da altri colleghi che sono state concordate e ritengo che in Commissione si sia trovata una sorta di intesa anche trasversale che ha portato beneficio al prodotto finale. La nostra collaborazione non è priva di condizioni, le condizioni sono che il lavoro della Convenzione non sia frutto di un pacchetto preconfezionato che ci viene presentato e che dobbiamo prendere o lasciare. Se la Convenzione sarà partecipativa, dove le proposte verranno vagliate da qualunque parte promanino e che non si ripeta ciò che si è verificato il 25 e 26 giugno solo perché il soggetto era scomodo, non era della medesima parte politica, di conseguenza la proposta veniva considerata inaccettabile, saremo disponibili a collaborare attivamente. Vogliamo essere partecipi e artefici di una riforma statutaria, perché siamo consapevoli fino in fondo di questa esigenza e crediamo che la Convenzione possa costituire lo strumento più idoneo delle versioni precedenti che si sono viste con la "Commissione Louvin" e con la "Commissione Nicco". Siamo contrari a pacchetti preconfezionati, siamo disponibili a una collaborazione, naturalmente la Convenzione e la riforma rappresentano una sfida molto difficile, con un percorso tortuoso, cercheremo di dare il nostro miglior contributo sperando che pregiudizi politici o ideologici non abbiano la prevalenza; in tal caso non avremo alcun problema a dissociarci o a manifestare il nostro dissenso.
Presidente - La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (Arc-VA) - È approdata in Consiglio una proposta di legge che è firmata in modo anomalo da 2 Consiglieri, Perron e Caveri, in realtà dalle 2 massime cariche istituzionali della Regione, una proposta con cui si vuole istituire una Convenzione per l'autonomia e lo Statuto speciale della Regione autonoma Valle d'Aosta. Visto l'insuccesso dei tentativi nelle passate legislature di rivedere lo Statuto attraverso apposite Commissioni consiliari, dalla "Commissione Louvin" alla "Commissione Nicco", i responsabili istituzionali sottraggono al Consiglio, e in particolare alla I Commissione consiliare, il compito di legiferare e affidano tale funzione specifica dell'organo legislativo a un organismo esterno: la Convenzione, in cui, oltre ai Capigruppo consiliari, vi sono rappresentanti degli enti locali, del mondo culturale, economico e sociale, i 2 Parlamentari della Valle d'Aosta, organismo di cui fanno parte anche il Presidente della Regione e il Presidente del Consiglio. Vi è poi un gruppo di coordinamento che "tiene le fila" di tutto il lavoro, è questo ufficio infatti che propone alla Convenzione il documento preparatorio e stende poi il documento finale che la Convenzione è chiamata ad approvare e che approderà in Consiglio regionale. È previsto anche un apporto della società civile attraverso il "Forum", a cui tutti singoli, enti o associazioni possono iscriversi e partecipare. Viene presentata questa Convenzione come un organismo terzo rispetto al Consiglio, quasi a voler dire che per una questione così importante come la revisione dello Statuto occorrono energie e approcci più ampi di quelli espressi dai soli Consiglieri e su questo potremmo anche concordare. La Convenzione e lo stesso "Forum" servono da luogo democratico di ascolto e di proposte, questo è secondo la legge.
La nostra impressione è che in realtà sia il "Forum", sia la Convenzione non sono coloro che avranno la parola definitiva per quanto riguarda la proposta di Statuto che poi emergerà, perché a decidere le linee del documento preparatorio e di quello finale nella prima versione erano i Consiglieri Perron e Caveri, adesso sono i Consiglieri di maggioranza, cioè in Commissione è stata sì ampliata la componente dei Consiglieri nell'Ufficio di Coordinamento, ma non in modo democratico. Ho fatto una serie di osservazioni in Commissione, alcune sono state prese in considerazione, altre non hanno avuto risposta. Rispetto il fatto che ciascuno poi faccia le sue scelte, ma è chiaro che la modificazione avvenuta nell'Ufficio di coordinamento è avvenuta in modo non democratico, nel senso che, mentre in I Commissione sono presenti in modo paritario i rappresentanti di tutte le forze politiche dell'opposizione, quindi la I Commissione che è il luogo istituzionale in cui elaborare progetti, proposte e studiare... qui nell'Ufficio di coordinamento è previsto per legge un rappresentante dell'opposizione e nell'Ufficio di coordinamento vi è il Presidente della Convenzione, vi sono gli enti locali... il Presidente del Consiglio, altri 2 Consiglieri di maggioranza e 1 dell'opposizione. Credo che qui si sia sottratto, alla competente I Commissione in cui tutti i partiti sono ugualmente rappresentanti, con uguale dignità... e la si sostituisce con un Ufficio di coordinamento... in cui la maggioranza di consiglieri... o di rappresentanti istituzionali... sono della maggioranza, ma in cui l'opposizione ha un'unica rappresentanza; quindi chiaramente questo Ufficio di coordinamento è molto meno democratico di quanto sia l'attuale I Commissione consiliare. Ho provato in Commissione a dirlo, ma sembra che questa sia una scelta politica, scelta in cui non ci troviamo e non concordiamo; quindi, a differenza del collega Tibaldi, abbiamo presentato delle proposte alcune più informali, altre meno informali...
(interruzione del Consigliere Tibaldi, fuori microfono)
... no, ma non sono faziosa, sto dicendo che una serie di proposte che andavano in un'ottica diversa, perché fin dall'inizio abbiamo detto che il "modello Convenzione" non ci piaceva, questo sì, e avremmo voluto anche dare più importanza alla I Commissione e allo stesso "Forum", più importanza anche alle diverse articolazioni della società civile perché fossero maggiormente presenti nella Convenzione. Questo non è stato accolto, ma io prendo atto senza drammatizzare, cioè prendo atto che l'Ufficio di coordinamento, così come emerso, è un organo meno democratico di quanto non sia la I Commissione, nel senso che le opposizioni non sono rappresentate, vi è un solo rappresentante dell'opposizione! Non è che qui vi sia un'unica forza di opposizione in cui tutti ci riconosciamo per cui qualunque di noi va, non più rappresentare tutti. Dicevo, quindi, vi è questo elemento a nostro avviso che è negativo e tale strutturazione dell'Ufficio di coordinamento "fa a pugno" con affermazioni sentite da più parti, in cui si dice: "vogliamo la maggiore intesa possibile, vogliamo cercare di trovare collaborazione da parte di tutti, questa è una proposta aperta...". Di fatto, le proposte saranno filtrate dalla maggioranza, poi la Convenzione potrà modificare, ma l'impostazione è data dalla maggioranza: questo è un rischio, può darsi che veda un rischio laddove non esiste o che il lavoro che avverrà e nell'Ufficio di coordinamento, e nella Convenzione sarà talmente aperto che questi miei timori risulteranno non fondati, io lo spero però voglio indicare questo dato di fatto: questo è un dato di fatto oggettivo, non è un'impressione. Se il risultato della Convenzione fosse quello di aver svuotato la I Commissione delle sue competenze, sarebbe un brutto risultato.
Ci poniamo anche un'altra serie di domande che abbiamo cercato di porre in Commissione, cioè capiamo che vi è l'esigenza che le regole siano modificate perché tutto il quadro attorno a noi sta cambiando, ma la domanda che poniamo è: vi è nel dibattito collettivo la consapevolezza che la riforma dello Statuto è in questo momento un'esigenza prioritaria per la Valle? Credo che questa consapevolezza non vi sia, vi è forse negli organi istituzionali, nei Presidenti della Regione e del Consiglio, ma in Commissione tutti quelli che abbiamo ascoltato hanno detto che bisogna rivedere lo Statuto, ma senza motivarlo. Nessuno ci ha detto: "sì, bisogna cambiarlo perché quella parte dello Statuto impedisce a noi e agli altri di realizzare questo..." oppure "tale parte dello Statuto non consente alla Valle d'Aosta di fare un passo avanti". Credo vi sia un'accettazione un po' acritica del fatto che bisogna cambiare lo Statuto, ma per andare dove, non è che vi sia questa grande consapevolezza. Se chiediamo alla gente di strada qual è il problema più importante della Valle d'Aosta, lo abbiamo visto anche nei sondaggi, i problemi sono altri: il lavoro, la casa, la salute. È vero che le riforme sono un modo raffinato di cambiamento della politica e che influiscono, ma è anche vero che le riforme si fanno quando vi è una tensione morale, non solo un'esigenza tecnica di tipo politico. Credo che il nostro Statuto sia nato dopo anni di lavoro, di tensione, di elaborazione, di progettualità. Se mi guardo attorno, tale progettualità oggi non la vedo, può darsi che non abbia gli "occhiali giusti", ma se guardo in questo momento nell'area delle forze autonomiste, in cui dovrebbe essere più forte questa progettualità, mi sembra di vedere piuttosto l'espressione di una "forza centrifuga", dal Centro verso l'esterno - mi conferma il mio consulente esperto scientifico, fisico matematico... -, per cui non vedo questa tensione morale, questa progettualità per cui ci si confronta sui progetti di sviluppo della Valle d'Aosta e sul ruolo della stessa. Si ha l'impressione che ciascuno cerchi un suo ruolo, ma non vi è una tensione morale su cosa fare di questa Valle d'Aosta e della sua autonomia. Non vorrei che si volesse rispondere a questa "forza centrifuga" con l'introduzione di una "forza centripeta" che è: "attenzione, autonomia in pericolo!", bisogna difendersi quindi tutti insieme contro qualcuno che attenta alla nostra autonomia, vorrei proprio che così non fosse.
Vi è anche dal punto di vista istituzionale, lo ponevo già prima nell'intervento precedente seppure in modo sintetico, il problema dell'intesa, cioè ci chiediamo: ci sono oggi le condizioni costituzionali che garantiscono che la proposta fatta dal Consiglio regionale sia accolta dal Parlamento secondo il principio dell'intesa e non secondo il principio che vi è attualmente? È preliminare quindi all'adozione di uno Statuto da parte di questo Consiglio il fatto che passi il principio dell'intesa: questo è anche uno dei motivi per cui abbiamo votato quei disegni di legge che sono stati presentati e dai nostri Parlamentari, e dalle forze di Governo attuale, perché forse hanno più facilità di essere approvati in tempi brevi e quindi garantire il principio dell'intesa. Per noi è più importante avere il principio dell'intesa o affermare che nessuno può intervenire per cambiare quello che noi pensiamo in nessun modo totalmente... ossia mi sembra che qui si rischi di perdere o di rallentare il processo costituzionale del principio dell'intesa per affermare non so bene cosa. Mi chiedo allora a chi possa giovare in questo momento il fatto che si avvii un progetto di revisione dello Statuto; temo che allo Statuto non giovi molto, ossia ho l'impressione che la revisione dello Statuto sia una questione così importante che non vorrei fosse banalizzata e ridotta a un semplice passaggio di documenti da un ufficio a una Convenzione e poi ad ascoltare il "Forum" (a cui non è dato fra l'altro alcun ruolo decisionale). Ritengo sia troppo importante perché si appiattisca su una rivendicazione di ruoli, di poteri, di nuove competenze senza aver prima fatto un lavoro di preparazione.
Credo che in questo momento sia essenziale, prima di procedere alla lista delle competenze e dei poteri da individuare, fare una valutazione seria su alcune questioni: prima questione: quali sono oggi le ragioni della nostra specificità culturale, linguistica, territoriale, questo è fondamentale; seconda questione: quali tipi di competenze riusciamo veramente ad esplicare in modo proficuo per i cittadini di questa Regione. Molte volte abbiamo visto, purtroppo - e lo dico con tristezza -, rivendicare delle competenze che poi o abbiamo difficoltà ad attuare, oppure le attuiamo in modo che non servono. Faccio l'esempio, perché è uno dei più recenti, dell'attribuzione del passaggio delle competenze in materia di lavoro dal Ministero del lavoro alla Regione, abbiamo visto come, dopo 3-4 anni di passaggio di tali competenze, questi uffici non abbiano ancora potuto cominciare a lavorare appieno, che abbiano lavorato in questi anni e stiano lavorando con regole vecchie che definiscono uno "status" di disoccupato qui in Valle d'Aosta molto più penalizzante del disoccupato che è oltre Pont-Saint-Martin da Carema in avanti, con una burocratizzazione delle procedure e delle pratiche maggiore di prima. Sarebbe interessante chiedersi in modo molto laico e realistico - in questo senso faccio mia l'invocazione al realismo da parte del Presidente Caveri - quali sono le competenze che riusciamo effettivamente ad esercitare e questa analisi andrebbe fatta anche sulla base del principio di sussidiarietà, nel senso che dovremmo capire quali sono le competenze, per questo dovrebbe esserci un'analisi... richieste cioè esplicate dalla Valle... tutte quelle che non richiedono ambiti superiori al nostro territorio per essere espletate. Noi dovremmo ragionare sul valore della sussidiarietà anche per le competenze riguardanti la nostra Regione, come pure sarebbe utile fare anche qui un'analisi approfondita della questione del federalismo fiscale, cioè quali sono le risorse necessarie per esercitare le competenze che chiediamo e vogliamo che siano messe in Statuto. Dovremmo anche indicare chi paga queste risorse, da dove spuntano fuori, quindi sarebbe da accompagnare ogni richiesta di competenza con l'indicazione delle risorse necessarie e della fonte dalla quale provengono queste risorse e chi le produce. Credo che un tipo di analisi così potrebbe essere utile per predisporre il terreno su cui ragionare con alcuni dati di realtà.
Ho trattato solo di alcune tematiche perché è chiaro che è molto complesso... ogni volta abbiamo tentato in Commissione di introdurre alcune tematiche, è stato detto: "no, adesso ragioniamo sullo strumento e dopo entriamo nei contenuti". Visto che il relatore ha parlato anche di contenuti, mi sono permessa di aggiungere una serie di tematiche che, a nostro avviso, sono da affrontare insieme, contemporaneamente, "préalablement", non lo so, questo è da vedere. Non abbiamo molta fiducia in questo strumento della Convenzione che è stato attivato, abbiamo provato a chiedere, a fare anche l'individuazione di altri possibili scenari, però abbiamo visto una chiusura in questo senso; qui è stato preso il modello del Friuli, abbiamo proposto di ragionare su altre tipologie di modelli, ma tale proposta non è passata. Prendiamo atto che è stato scelto un modello, che su questo si vuole lavorare; è un modello che non ci sembra così democratico nelle procedure che vengono individuate, anche se è chiaro che il mio emendamento ha fatto cambiare il titolo dell'azione dell'Ufficio di coordinamento: non più "propone", ma "predispone" il documento. Preferiremmo che l'attenzione fosse più sulla Convenzione che non sull'Ufficio di coordinamento e avremmo preferito un organismo molto più ampio, in cui le varie parti della società potessero essere presenti, ma nella loro complessità, perché temo che il "Forum" sarà come tanti "blog", dove tutti dicono di tutto, ma poi se vi è qualcuno che accoglie un'idea e la porta avanti, questa va avanti, ma non è sufficiente che siano messe nel "Forum" perché le idee vadano avanti! Ripeto quindi che non siamo favorevoli a questo tipo di impianto, anche se crediamo che la materia sia molto importante e non vorremmo che tutto questo "ambaradan" che si mette in piedi servisse come "fiore all'occhiello" per qualche collega istituzionale.
Presidente - La parola al Consigliere Salzone.
Salzone (SA) - Ho ascoltato l'intervento della collega Squarzino, che peraltro ascolto sempre volentieri non fosse altro per l'esperienza che ha di questa aula e soprattutto in un argomento come questo in cui poteva dare degli spunti significativi. Devo dire che questa volta non mi ha convinto, come le avevo anticipato personalmente, soprattutto per il concetto generale, quando sostiene che questo è uno strumento poco democratico per raggiungere uno scopo altamente importante. Prendo atto dell'intervento finale del Presidente Caveri, che definisce questo atto politicamente significativo, devo dire assolutamente condivisibile come espressione, direi che forse potremmo usare un aggettivo ancora più forte sotto questo aspetto, perché ritengo che questo sia un momento importante per questa legislatura.
Il tema peraltro si pone nell'ambito dell'aggiornamento dell'ordinamento valdostano fondato sui decreti luogotenenziali del 1945-1946, ma soprattutto dello Statuto speciale e si giunge oggi dopo parecchi anni di parole a una proposta concreta che prevede un percorso non usuale, ma condiviso da tutti: parti sociali, parti culturali, imprenditoriali della nostra Regione. Nella I Commissione, fra l'altro, hanno avuto tutte un buon esito le audizioni... soprattutto di condivisione, ma anche di proposizione. In passato già 2 Commissioni speciali del Consiglio si sono prodigate senza alcun risultato, con il compito di predisporre bozze di revisione dello Statuto speciale, tenendo conto dell'evoluzione normativa sia dello Stato italiano che dell'Europa. Le riforme costituzionali del titolo V della parte II della Costituzione hanno accelerato l'esigenza di aggiornare l'ordinamento valdostano, rendendolo improcrastinabile. Si è ritenuto opportuno di individuare un metodo nuovo, più moderno ed efficace che consentisse di aprire le istituzioni della nostra Comunità creando un luogo di incontro in cui formulare proposte o idee nuove sulle questioni fondamentali del nostro ordinamento. Il modello organizzativo individuato non è del tutto nuovo, anche perché è già sperimentato a livello europeo ed è utilizzato da altre Regioni a statuto speciale quali il Friuli Venezia Giulia e la Sardegna, anche se adattato alle nostre peculiarità. La scelta che apprezziamo è stata quella di istituire una Convenzione, cioè un organismo temporaneo e straordinario che comprenda anche personalità di spicco della nostra Comunità, che rappresentano un valore aggiunto sia sotto il profilo manageriale, ma anche e soprattutto con forti richiami alla nostra cultura con l'obiettivo di predisporre un documento di proposta di revisione del nostro ordinamento. Alla Convenzione è demandato il compito di individuare gli strumenti adeguati all'attuazione dell'obiettivo suesposto, affinché il Consiglio possa scegliere le forme e le modalità migliori per raggiungere il suo scopo. Della Convenzione faranno parte tutte le forze politiche presenti in Consiglio, una rappresentanza degli enti locali, dei Parlamentari valdostani, ma anche dei vertici degli organi della Regione; a questi, proprio per coprire il settore economico e sociale, si aggiungeranno la rappresentanza della "Chambre", dell'Università, 5 personalità dotate di particolare prestigio e competenza, la minoranza walser. Altro particolare strumento di fondamentale importanza sarà il "Forum", che tramite un sito "Internet" interattivo consentirà a tutti di partecipare e fare proposte a chi lo riterrà più opportuno. Il tutto verrà condotto da un Ufficio di coordinamento che, oltre a tracciare il lavoro della Convenzione, elaborerà un documento finale che dovrà essere approvato dalla Convenzione stessa.
Per concludere, consideriamo tale proposta di legge un passaggio fondamentale per questa legislatura, oserei dire un "fiore all'occhiello" non tanto per questa maggioranza, ma per questa Assemblea, se nel tempo stabilito - un anno - riuscirà ad avviare l'iter di modifica del nostro ordinamento, anche per noi Consiglieri sarà una gratificazione non facilmente dimenticabile.
Presidente - La parola al Consigliere Ferraris.
Ferraris (GV-DS-PSE) - Più volte, anche nel corso degli interventi che sono stati fatti in aula stamani, è stata riconfermata da parte di quasi tutti i gruppi consiliari la necessità di ripensare profondamente il nostro Statuto. È stato detto da diversi colleghi che cambiamenti economici, di tipo culturale e anche di tipo istituzionale - penso all'Europa - richiedono un adeguamento forte del nostro sistema istituzionale. Se pensiamo ad alcune questioni sulle quali dovrà pronunciarsi il Consiglio, fra queste la forma di Governo, questo è un tema che attiene strettamente allo Statuto.
Sono convinto anch'io che non sarà uno Statuto che modificherà la situazione economica della Valle, ma è altrettanto vero che uno Statuto in grado di rispondere meglio alle esigenze delle imprese e del mondo economico, alle esigenze provenienti da più parti di questa società, alla possibilità di avere degli strumenti flessibili per intervenire può essere utile. Abbiamo diversi studi al riguardo, fatti anche dalla stessa Regione, penso all'ultimo inerente la matrice di contabilità sociale, che ha analizzato 40 anni di sviluppo economico della nostra Regione, da cui emerge una Regione che ha avuto dei "trend" di sviluppo significativi, ma che oggi ha necessità di riposizionarsi. Se è vero che gli statuti non risolvono la questione dell'economia, è vero che possono però dare un contributo, d'altronde il Ministro dell'economia ha detto che la vittoria ai Mondiali di calcio avrebbe incrementato il PIL, magari una riforma dello Statuto un qualche contributo, se non fosse altro in termini di voglia di far qualcosa di più, può darlo.
Ricordava prima il collega Salzone che la modifica del titolo V della Costituzione ci mette in condizioni diverse rispetto al passato, ormai la competitività fra Regioni è più forte di prima, quindi bisogna avere anche sul piano istituzionale degli strumenti che siano in grado di far fronte a un modello competitivo in cui la concorrenza fra territori diventa sempre più forte.
Ricordavo prima la questione dell'Europa: si parlava di buoni benzina, ma il problema non è solo dei buoni benzina; quando in Valle d'Aosta gestire un'impresa costa il 30% in più rispetto a un territorio diverso dal nostro e gli aiuti di Stato sono uguali per tutto il territorio nazionale e per tutta Europa, è chiaro che Regioni che possano intervenire a livello di Bruxelles per definire regimi di aiuto che poi siano paritari, nel senso che diano a tutti le stesse opportunità, non che siano penalizzanti per alcuni e riescano a favorire qualcun altro, è un elemento che può aiutare nella direzione di garantire un maggior sviluppo e coesione della Regione. Pensiamo anche ai problemi derivanti dalla globalizzazione, che comporta anche la necessità di far sì che le Regioni collaborino fra di loro, da qui la necessità di avere strumenti istituzionali che consentano questa collaborazione. Si parla di Euro-Regioni, ma qual è lo strumento statutario che ci consente di fare un'operazione di questo genere? Questi sono tutti elementi che fanno dire a noi "DS" che siamo favorevoli a tale soluzione. Si tratta di ripensare anche l'autonomia, l'Italia e la Valle d'Aosta del 1948 erano diverse da quelle di oggi, quindi un ripensamento non vuol dire negare i fondamenti dell'autonomia, ma vuol dire aggiornarli rispetto alle novità esistenti.
La revisione dello Statuto è utile, sono stati fatti 2 tentativi che non hanno avuto esito positivo, si fa un tentativo nuovo perché questa volta vogliamo coinvolgere anche la società valdostana, il mondo delle imprese, dell'associazionismo, delle organizzazioni sindacali, del volontariato, di tutti quanti possono esprimere un parere. Mi sorprende che chi invoca ogni volta la partecipazione della società civile nella politica oggi si veda espropriato dalla società civile nel momento in cui partecipa a una Convenzione. Credo che questo sia un elemento arricchente e l'elemento che potrebbe in tale contesto far fare un passo in più alla modifica dello Statuto. Partendo dal presupposto che il modello è nuovo, va sperimentato; come "DS" abbiamo dato un contributo e in Commissione abbiamo presentato alcuni emendamenti che sono stati accolti. Credo che il problema di fondo che abbiamo in tale discussione sia far sì che anche in questa Regione si cerchi di lavorare partendo dal presupposto che esiste un interesse generale, indipendentemente dalla Giunta che è al Governo regionale, perché tali temi di innovazione delle istituzioni, di maggior collegamento fra cittadini e istituzioni chiunque governi ce li avrà, quindi, se riusciamo a fare un buon lavoro, serve per noi e serve anche per chi verrà dopo di noi. Non sono preoccupato dai numeri esistenti nell'Ufficio di coordinamento, non è un Consigliere in più nell'Ufficio di coordinamento che modifica la qualità del prodotto, credo che modifica la qualità del prodotto la volontà con cui si vogliono affrontare queste cose.
Noto un'altra novità in questo Consiglio: ho sentito con attenzione l'intervento di "Forza Italia", noi facciamo parte dell'opposizione, ci dichiariamo disponibili a partecipare alla discussione e al lavoro per un nuovo Statuto, nel passato era la maggioranza che portava avanti, penso alla "Commissione Nicco", il discorso della riforma dello Statuto, mentre la minoranza era nettamente contraria, oggi vedo che la situazione si sta modificando. Penso che il gruppo "Arcobaleno" avrà ancora tempo da ora al momento di votare di cambiare posizione rispetto alle cose che ha detto la collega Squarzino, probabilmente convinta dagli interventi che si faranno in aula.
Vi è poi l'altro elemento che è la "Dichiarazione di Aosta", dove si pone con forza il ruolo delle Regioni a statuto speciale e si dice anche che il principio dell'intesa è irrinunciabile, ma anche qui non possiamo continuare in una discussione in cui, se non abbiamo il principio dell'intesa, non facciamo una proposta, anche perché per fare un'intesa bisogna avere una proposta e su quella ci si misura; quindi, mantenendo fisso che questo è il nostro obiettivo, è chiaro che, da tale punto di vista, è necessario lavorare a una proposta.
Non temo neanche l'esproprio da parte della Convenzione nei confronti del Consiglio; andiamo a guardare l'iter del Friuli, che è simile al nostro, la Convenzione mi auguro predisporrà un testo condiviso il più possibile, che seguirà, nel momento in cui verrà definito, l'iter normale, verrà in I Commissione, la I Commissione potrà approvarlo, emendarlo, fare tutto quello che ritiene opportuno fare come è successo in altri contesti regionali, per cui credo che se vi è la volontà di affrontare i problemi... e qualcuno è ancora convinto che si possa far emergere un interesse generale, la posizione dei "DS" è che questo sia possibile, quindi voteremo positivamente la proposta di legge che apre un percorso. Ad ogni tappa del percorso poi ci confronteremo, ma il percorso comunque va aperto.
Presidente - La parola al Consigliere Lavoyer.
Lavoyer (FA) - Come gruppo "Fédération Autonomiste", diamo un giudizio positivo sull'impostazione generale di questa Convenzione; è già stato detto da coloro che mi hanno preceduto: la stessa garantisce l'incontro fra le varie istituzioni e la popolazione valdostana, l'incontro fra il Consiglio e tutta la società, caratterizzata dagli aspetti imprenditoriali e culturali della nostra Regione. Il fatto che vi sia la presenza di tutte le componenti politiche del Consiglio, la rappresentanza degli enti locali, dei Parlamentari eletti, la minorità walser, le forze sociali, imprenditoriali e culturali dà a questa Convenzione un aspetto di partecipazione complessiva e globale, soprattutto poi se la analizziamo dal "Forum", che darà la possibilità a tutti i cittadini valdostani di partecipare.
Al di là di questo giudizio positivo, per l'impostazione diamo un giudizio politico positivo. Ho ricevuto molti spunti dall'intervento della collega Squarzino, che ho seguito con attenzione e senza nessun tono polemico; cercherò di dare alcune buone ragioni per cui le forze autonomiste non danno un significato vuoto a questo tipo di legge. "A chi giova?" si chiedeva la collega; secondo noi, giova alla Valle d'Aosta. Quali sono le ragioni attuali della specificità della nostra Regione? Certo non possono essere le ragioni del 1945... questo territorio particolarmente difficile, tale sforzo di far sì che questo modello di sviluppo caratterizzato da 45 anni di autonomia speciale sia un modello per certi versi unico in tutto l'arco alpino, un modello di sviluppo che secondo noi in un contesto europeo - ed è qui che ci giochiamo la seconda autonomia - può essere utile a tutti, quindi non più un atteggiamento difensivo nei confronti dello Stato centrale o dell'Europa, ma un comportamento intenzionale, una Valle d'Aosta che con la sua autonomia speciale e la sua specificità non si chiude in sé stessa, ma si apre all'esterno; quindi non un atteggiamento di difesa e assolutamente non un atteggiamento demagogico nell'affrontare questo problema. Riteniamo che il ruolo della Regione debba essere attraverso lo Statuto modernizzato, non possiamo più giocare un ruolo di specialità, che è quello che ha caratterizzato lo Statuto speciale del 1945, allora la Valle d'Aosta era, oltre ad avere le sue tradizioni e il bilinguismo, una regione di confine, quindi il senso di autonomia era all'epoca molto basato su quel posizionamento geografico, oggi invece ci dobbiamo confrontare con l'Europa. Il problema di questa nostra posizione strategica che ci differenziava dalla Sardegna o dalla Sicilia, Regioni anch'esse a statuto speciale, ha perso la sua ragion d'essere in questo momento. Partiremo quindi dal punto di vista della concretezza... per scendere sul terreno della concretezza da una valutazione di cosa hanno portato alla Valle d'Aosta questi 50 anni di autonomia speciale. Certo alcune cose potevano essere fatte meglio, ma tante cose si sono potute fare e questo che definivo un modello di sviluppo utile a tutti, unico nell'arco alpino, lo abbiamo potuto realizzare grazie all'autonomia speciale. Molti degli interventi anche di tipo finanziario, che ad un esame distratto possono apparire come degli sprechi, sono una scelta strategica. Il fatto di mantenere la popolazione presente in modo diffuso sul territorio, questo territorio così particolare e fragile, ha dato la possibilità alla Regione di aver creato una qualità della vita ancora accettabile e questo è stato grazie allo Statuto di autonomia speciale. Dietro alle tensioni morali alle quali faceva riferimento la collega Squarzino, se si fa il passaggio successivo, si vede che lo Statuto speciale è uno strumento che alla fine tocca direttamente anche le tasche dei cittadini. Il dibattito è aperto, è necessario spiegare ai cittadini, confrontarsi su questo tema; anche la vicenda dei buoni benzina sensibilizzerà maggiormente le coscienze di tutti perché è un argomento che tocca tutti quanti.
La necessità di modernizzare lo Statuto l'avevamo già intravista quando abbiamo dovuto in diversi settori dell'economia valdostana adeguarci alle normative europee, nel settore dell'agricoltura e del turismo, dove abbiamo competenza primaria, nel settore dei lavori pubblici. Il collega Ferraris prima diceva che non possiamo adeguarci in senso generale a normative che non tengono conto di una specificità che non è più solo quella di tipo culturale, ma territoriale, dei costi aggiuntivi che comporta la montagna... questa è l'attualizzazione dello Statuto all'evoluzione europea che coinvolge in modo pesante la nostra Regione. Penso che dietro questo strumento non vi siano solo le tensioni morali, che vanno salvaguardate e che sono le radici culturali della nostra Regione, sono quelle che danno le motivazioni più forti alla difesa di uno Statuto speciale che salvaguardi le nostre specificità, ma che sia necessario scendere sul terreno tecnico-finanziario ed è su tale terreno che dovremo lavorare, da un lato, per salvaguardare posizioni non di privilegio, ma posizioni che continuino a rafforzare questo modello di sviluppo che abbiamo costruito in questi 50 anni e contemporaneamente diano anche gli strumenti di crescita non in modo difensivo, ma spiegando con un rapporto intenzionale che la Valle d'Aosta non può essere trattata come la pianura padana. È proprio tale raccordo fra le Regioni a statuto speciale di montagna che permetterà di portare avanti un progetto che sarà utile alla Valle d'Aosta, ma anche a tutto l'arco alpino. Ritengo che questo strumento sia un grosso passo avanti, un appuntamento importante di tale legislatura e noi diamo un voto come "Fédération Autonomiste" favorevole e convinto.
Presidente - Dichiaro chiusa la discussione generale. Ricordo che la I Commissione ha dato parere favorevole a maggioranza con un nuovo testo e la II all'unanimità su tale nuovo testo con un emendamento; ugualmente il CPEL ha espresso parere favorevole. Votiamo sul nuovo testo predisposto dalla I Commissione.
Pongo in votazione l'articolo 1:
Consiglieri presenti: 31
Votanti e favorevoli: 29
Astenuti: 2 (Bortot, Squarzino Secondina)
Il Consiglio approva.
Presidente - All'articolo 2 vi sono 5 emendamenti: si tratta degli emendamenti n. 1, n. 2, n. 3, n. 4 e n. 5 del gruppo "Arcobaleno".
La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (Arc-VA) - Li illustro tutti insieme perché la logica è la stessa. Qui ritorniamo nella richiesta espressa più volte di togliere il Presidente della Regione dalla Convenzione, perché non ci sembra che il suo ruolo sia quello di elaborare documenti.
Secondo emendamento: qui si dice "un rappresentante dell'Università della Valle d'Aosta che è nominato dal Consiglio su designazione del Rettore dell'Università". Se ho capito bene, il Consiglio fa solo un atto notarile, l'Università indica il nome e noi lo ricopiamo su un foglio. Dato che anche in altre situazioni si parla di rappresentanti delle imprese o dei sindacati e si dà per scontato che il Consiglio non ha bisogno di nominarli perché questi ne fanno parte automaticamente, ci chiediamo perché sull'Università ci deve essere da parte del Consiglio un veto o un'approvazione. Riteniamo che vada riconosciuta all'Università la possibilità di designarlo senza che sia necessario che passi attraverso il voto del Consiglio.
Terzo emendamento: tenendo conto di una serie di osservazioni fatte sia dagli artigiani che dagli industriali e dai sindacati, che hanno detto che non si riconoscono nella "Chambre", riconoscendo alla "Chambre" un ruolo particolare di agenzia che però non rappresenta niente e nessuno, perché ciascuno ha delle esigenze diverse, tant'è vero che la Commissione ha deciso di aggiungere il rappresentante delle imprese, quello dei lavoratori, mi pare inutile a questo punto il rappresentante della "Chambre".
Quarto emendamento: si parla alla lettera h) di "cinque personalità di particolare prestigio e competenza"; visto che è emerso nell'audizione che dovrebbero essere competenti in alcuni settori specifici che sono il settore storico, giuridico, economico e sociale...
(interruzione del Consigliere Ferraris, fuori microfono)
... nel sociale c'è anche il sanitario... e geografia economica... quindi era l'individuazione...
Dicevo, varrebbe la pena di individuare se si vuole individuare, se invece si vuole lasciare nel vago per cui tutto e il contrario di tutto va bene, non credo che un esperto di segnaletica stradale possa essere così interessante anche se fosse una personalità con particolare prestigio e competenza in quel campo.
Ultimo emendamento: visto che si dà importanza al "Forum" e visto che in questo è stato inserito un responsabile che lo coordini, sarebbe opportuno, raccogliendo anche indicazioni emerse in Commissione, prevedere la presenza di questo responsabile nella Convenzione, altrimenti che senso ha? Il "Forum" ha un suo organismo, ha un responsabile, ma con chi dialoga questo responsabile? Solo con l'Ufficio di coordinamento... o non sarebbe importante che egli potesse dialogare nella Convenzione e fosse presente nella stessa?
Questa è la filosofia con cui abbiamo presentato i vari emendamenti all'articolo 2.
Presidente - La parola al Consigliere Cesal.
Cesal (UV) - Per quanto riguarda questi emendamenti, volevo esprimere il punto di vista del nostro gruppo. Ritengo che il primo emendamento all'articolo 2, volto ad eliminare il Presidente della Regione dalla Convenzione, non sia accettabile, in quanto, indipendentemente da chi occupa tale ruolo in questo particolare momento, il Presidente della Regione è un organismo istituzionale e come tale deve essere ricompreso in un organo come questo, che si appresta a rivedere lo Statuto della Valle d'Aosta. Credo quindi che l'apporto del Presidente regionale, chiunque esso sia, sia indispensabile per poter procedere correttamente. Ritengo che tale emendamento non possa essere accettato.
Per quanto riguarda il rappresentante dell'Università della Valle d'Aosta, non vi sono particolari problemi, nel senso che ritengo anch'io pleonastico il fatto di ripassare in Consiglio regionale... il secondo emendamento può essere accettato.
L'eliminazione della Camera di commercio: abbiamo previsto la partecipazione degli organismi sociali, delle rappresentanze imprenditoriali, ma la Camera di commercio ha una sua autonomia, svolge una funzione diversa non certo di rappresentanza, ma è un organismo che in un processo di questo genere può dare il proprio contributo determinante al prosieguo dei lavori.
Alla lettera h) mi sembra limitativo andare ad indicare che si tratta "di particolare prestigio e competenza nel settore storico, giuridico, economico e sociale". La battuta precedente del collega Ferraris quando parlava di "geografo"... mi sembra limitativo, non ne capisco il senso... parlando di "geografo", mi viene in mente la prof.ssa Cerutti, che potrebbe tranquillamente partecipare a un organismo di questo genere; ciò non significa che la dobbiamo scegliere, ma è comunque una personalità che potrebbe contribuire in maniera sostanziale a un processo del genere.
Per quanto riguarda l'emendamento che prevede l'aggiunta al comma 1 della lettera p), credo che la definizione all'articolo 6 sia comprensiva, nel senso che è stato introdotto da parte della Commissione il 2° comma all'articolo 6, in cui si afferma che il "Forum" è coordinato da un responsabile appositamente designato dall'Ufficio di coordinamento, scelto dai componenti dello stesso. Secondo me, è molto più chiaro rispetto alla proposta fatta dagli emendamenti del gruppo "Arcobaleno".
Propongo di accettare l'emendamento alla lettera f) dell'articolo 2, chiedo quindi al Consiglio di respingere gli altri emendamenti.
Presidente - La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (Arc-VA) - Per dichiarazione di voto. È chiaro che noi voteremo "sì" a tutti i nostri emendamenti.
Volevo chiedere al collega Cesal di riflettere un attimo sull'emendamento n. 5, non è automatico, così come è scritto nella norma di legge, non è detto che il Responsabile del "Forum" partecipi alla Convenzione; si dice che è nominato dall'Ufficio del coordinamento, al massimo sarà sentito dall'Ufficio del coordinamento, ma mi sembrava...
Cesal (fuori microfono) - ... scelto fra i componenti dello stesso...
Squarzino (Arc-VA) - ... è vero, lo ritiro.
Presidente - Pongo in votazione l'emendamento n. 1 del gruppo "Arcobaleno", che recita:
Emendamento
All'art. 2, eliminare lettera b) del comma 1.
Consiglieri presenti: 32
Votanti: 21
Favorevoli: 3
Contrari: 18
Astenuti: 11 (Charles Teresa, Ferraris, Fiou, Fontana Carmela, Lattanzi, Ottoz, Salzone, Sandri, Stacchetti, Tibaldi, Viérin Marco)
Il Consiglio non approva.
Presidente - La parola al Consigliere Ottoz.
Ottoz (UV) - Vorrei un chiarimento, vorrei chiedere se si deve fare una dichiarazione per ogni emendamento oppure, siccome la collega Squarzino ha illustrato gli emendamenti tutti assieme e il Consigliere Cesal ha replicato su tutti, non vi sarà più discussione emendamento per emendamento. Semplicemente perché volevo sottolineare che non intendo votare contro l'emendamento n. 3, concernente la "Chambre", anche per coerenza, avendolo proposto in Commissione.
Presidente - Pongo in votazione l'emendamento n. 2 del gruppo "Arcobaleno", che recita:
Emendamento
All'art. 2, comma 1, lettera f) riformulare come segue:
"f) un rappresentante dell'Università della Valle d'Aosta/Université de la Vallée d'Aoste;".
Consiglieri presenti, votanti e favorevoli: 33
Il Consiglio approva all'unanimità.
Presidente - Pongo in votazione l'emendamento n. 3 del gruppo "Arcobaleno", che recita:
Emendamento
All'art. 2, eliminare lettera g) del comma 1.
Consiglieri presenti: 31
Votanti: 20
Favorevoli: 4
Contrari: 16
Astenuti: 11 (Comé, Ferraris, Fiou, Fontana Carmela, Lanièce, Lattanzi, Salzone, Sandri, Stacchetti, Tibaldi, Viérin Marco)
Il Consiglio non approva.
Presidente - Pongo in votazione l'emendamento n. 4 del gruppo "Arcobaleno", che recita:
Emendamento
All'art. 2, riformulare lettera h) del comma 1:
"h) cinque personalità di particolare prestigio e competenza nel settore storico, giuridico, economico e sociale, nominate dal Consiglio regionale;".
Consiglieri presenti: 32
Votanti: 20
Favorevoli: 3
Contrari: 17
Astenuti: 12 (Comé, Ferraris, Fiou, Fontana Carmela, Lanièce, Lattanzi, Ottoz, Salzone, Sandri, Stacchetti, Tibaldi, Viérin Marco)
Il Consiglio non approva.
Presidente - L'emendamento n. 5 del gruppo "Arcobaleno" è ritirato; ne do lettura per il verbale:
Emendamento
All'art. 2, comma 1, aggiungere lettera p):
"p) il responsabile del Forum di cui all'articolo 6".
Pongo in votazione l'articolo 2 nel testo così emendato:
Articolo 2
(Composizione)
1. La Convenzione è composta da:
a) il Presidente del Consiglio regionale;
b) il Presidente della Regione;
c) i Capigruppo consiliari o i consiglieri regionali dagli stessi delegati;
d) il Presidente ed un rappresentante del Consiglio permanente degli enti locali;
e) i Parlamentari eletti in Valle d'Aosta;
f) un rappresentante dell'Università della Valle d'Aosta/Université de la Vallée d'Aoste;
g) un rappresentante della Camera valdostana delle imprese e delle professioni-Chambre valdôtaine des entreprises et des activités libérales, nominato dal Consiglio regionale su designazione del Presidente della Camera medesima;
h) cinque personalità di particolare prestigio e competenza, nominate dal Consiglio regionale;
i) due rappresentanti delle imprese;
j) due rappresentanti delle organizzazioni sindacali dei lavoratori;
k) un rappresentante degli organismi di parità della Regione;
l) un rappresentante del terzo settore;
m) un rappresentante della minoranza linguistica walser.
2. La Convenzione nomina un presidente, scelto tra i consiglieri regionali suoi componenti.
Consiglieri presenti e votanti: 32
Favorevoli: 29
Contrari: 3
Il Consiglio approva.
Presidente - All'articolo 3 vi è l'emendamento n. 6 del gruppo "Arcobaleno".
La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (Arc-VA) - Qui cercavamo con questo emendamento di dare più importanza politica alla Convenzione di quanto non ce l'abbia l'Ufficio di coordinamento. Se è vero che l'Ufficio di coordinamento è un ufficio che coadiuva il Presidente della Convenzione, mi sembra giusto che lavori su "input" del Presidente della Convenzione, quindi su "input" della Convenzione. Se vi è qualcuno che lavora su "input" di un Presidente della Commissione consiliare, deve essere la Commissione consiliare che fornisce al Presidente le "cose" che deve poi portare dall'altra parte. Noi diciamo, proprio per i motivi che ho detto prima... perché l'Ufficio di coordinamento per come è costruito prevede solo un rappresentante dell'opposizione, per cui si rischia che, nel momento in cui l'Ufficio di coordinamento predispone i documenti, tenga conto delle indicazioni che emergono dall'ufficio più che delle indicazioni della Convenzione... diciamo che l'Ufficio di coordinamento fa tutto il lavoro di predisporre i documenti, ma tenendo conto delle indicazioni che emergono dalla Convenzione. Questo per ridare alla Convenzione, in cui sono presenti tutti i Consiglieri, i Parlamentari, i Presidenti della Regione e del Consiglio e altre varie rappresentanze... di dare le indicazioni di lavoro, di indicare le scelte che si intendono operare: questo era l'obiettivo, non per sminuire l'Ufficio di coordinamento, ma per dare più importanza alla Convenzione.
Presidente - La parola al Consigliere Cesal.
Cesal (UV) - È già un discorso che è stato fatto in Commissione, abbiamo già modificato l'originale articolo 3 con la modifica del verbo, per cui "predispone"... è previsto già nell'articolato attuale, quindi ritengo che anche questo emendamento non debba essere accettato.
Presidente - Pongo in votazione l'emendamento n. 6 del gruppo "Arcobaleno", che recita:
Emendamento
All'art. 3, riformulare il comma 4:
"4. L'Ufficio di coordinamento, tenuto conto delle indicazioni via via emerse dalla Convenzione, predispone i relativi documenti di lavoro.".
Consiglieri presenti: 33
Votanti: 29
Favorevoli: 3
Contrari: 26
Astenuti: 4 (Ferraris, Fiou, Fontana Carmela, Sandri)
Il Consiglio non approva.
Presidente - Pongo in votazione l'articolo 3:
Consiglieri presenti e votanti: 33
Favorevoli: 30
Contrari: 3
Il Consiglio approva.
Presidente - Pongo in votazione l'articolo 4:
Consiglieri presenti: 32
Votanti e favorevoli: 29
Astenuti: 3 (Bortot, Squarzino Secondina, Venturella)
Il Consiglio approva.
Presidente - Pongo in votazione l'articolo 5:
Consiglieri presenti: 32
Votanti e favorevoli: 29
Astenuti: 3 (Bortot, Squarzino Secondina, Venturella)
Il Consiglio approva.
Presidente - Pongo in votazione l'articolo 6:
Consiglieri presenti: 32
Votanti e favorevoli: 29
Astenuti: 3 (Bortot, Squarzino Secondina, Venturella)
Il Consiglio approva.
Presidente - Pongo in votazione l'articolo 7:
Consiglieri presenti: 32
Votanti e favorevoli: 29
Astenuti: 3 (Bortot, Squarzino Secondina, Venturella)
Il Consiglio approva.
Presidente - All'articolo 8 vi è l'emendamento n. 1 della II Commissione, che recita:
Emendamento
L'articolo 8 è sostituito dal seguente:
"Articolo 8
(Disposizioni finanziarie)
1. L'onere derivante dall'applicazione della presente legge, determinato in euro 60.000 per l'anno 2007, grava sul bilancio del Consiglio regionale e trova copertura negli stanziamenti iscritti nel bilancio del Consiglio stesso per l'anno 2007.".
Lo pongo in votazione:
Consiglieri presenti: 32
Votanti e favorevoli: 29
Astenuti: 3 (Bortot, Squarzino Secondina, Venturella)
Il Consiglio approva.
Presidente - Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso:
Consiglieri presenti: 33
Votanti e favorevoli: 30
Astenuti: 3 (Bortot, Squarzino Secondina, Venturella)
Il Consiglio approva.