Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 2350 del 20 dicembre 2006 - Resoconto

OGGETTO N. 2350/XII - Predisposizione di una analisi economica aziendale delle società di impianti di risalita. (Interpellanza)

Interpellanza

Ricordato che la Regione Valle d'Aosta è proprietaria della maggioranza delle azioni della Pila S.p.A., delle Funivie Monte Bianco S.p.A., delle Funivie Piccolo San Bernardo S.p.A. e delle Funivie Monte Rosa S.p.A., nonché detiene quote rilevanti di altre otto società di impianti di risalita e invece quote largamente minoritarie della Cervino S.p.A. e della D.T. Valgrisenche s.r.l., tutte aziende esercitanti la gestione di impianti di risalita nelle diverse località sciistiche valdostane;

Preso atto che tra il 1995 ed oggi all'insieme di tali società sono stati erogati 183.945.197, 30 euro di contributi in conto capitale, oltre a 37.177.085,35 euro di mutui, mentre a fronte di tali impegni finanziari si è realizzata una perdita di esercizio complessiva pari a 59.245.227,00 euro nel decennio, configurando un esborso complessivo da parte della comunità di oltre 243.000.000 di euro;

Evidenziato che l'efficienza gestionale pare differenziata tra i diversi soggetti, passando dal caso più positivo, quello di Valgrisenche, che nel decennio ha realizzato un piccolo utile di 5.791,00 euro, ad arrivare alla Monte Rosa Ski che, nello stesso periodo, ha presentato una perdita di oltre 22.000.000 di euro a fronte di quasi 54.000.000 di euro di contributi in conto capitale;

Sottolineato che ad un'analisi del deficit rapportato alla portata oraria degli impianti, le funivie Gran Paradiso presentano dati di deficit tripli di quelli delle altre principali società e sestupli di quelle a maggioranza di capitale privato, come la Courmayeur Mont Blanc Funivie e la Cervino S.p.A., mentre il rapporto deficit/prodotto per addetto, nella stessa società esercente il comprensorio di Cogne, raggiunge la cifra di 944.967,48 euro per dipendente contro una media di 440.000,00 della Monte Rosa Ski e delle Funivie di Champorcher e una media di circa 100.000,00 euro per le due società private sopra ricordate;

Ricordato inoltre che, da più fonti scientifiche, raccolte anche in interessanti convegni organizzati dalla nostra Regione autonoma, è emersa l'inevitabile tendenza nei prossimi decenni ad un aumento delle temperature e, conseguentemente ad un innalzamento dei domaines skiables effettivamente disponibili, anche se corredati da impianti di innevamento artificiale;

i sottoscritti Consiglieri regionali

Interpellano

l'Assessore regionale competente in materia per conoscere se intenda:

1) predisporre un'analisi economica, aziendale, ambientale per verificare la fondatezza dell'attuale conformazione dei domaines skiables, nell'ottica di concentrare le risorse verso quelle aziende e quegli impianti che possono mantenere livelli di efficienza compatibili con una accettabile gestione di un servizio pubblico;

2) arrivare nel più breve tempo possibile a realizzare economie di scala, unificando le società in cui detiene la maggioranza, introducendo quindi riduzioni di costi e un più efficiente coordinamento nella gestione del personale, negli acquisti, nella gestione del magazzino e in tutte le altre attività societarie che consentono economie da integrazione, uscendo dalle logiche localistiche che hanno sino ad ora impedito tale indispensabile passaggio;

3) prevedere per le società a più alto deficit relativo dei piani straordinari per verificare la possibilità di un loro rilancio o, in alternativa, per indirizzare altrettanti importanti investimenti in altri settori utili alla promozione turistica.

F.to: Sandri - Fontana Carmela - Ferraris - Fiou

Presidente - La parola al Consigliere Sandri.

Sandri (GV-DS-PSE) - Questo è un altro capitolo interessante che credo ci preoccupi tutti e che deve avere una particolare attenzione: quello degli impianti di risalita.

Volevamo capire dall'Assessore se c'era la volontà di andare in 2 direzioni, la prima quella di razionalizzare la parte finanziaria dell'intervento regionale; siamo proprietari di 5 grandi impianti di risalita in termini maggioritari, la "Pila S.p.a.", le "Funivie del Monte Bianco S.p.a.", la "Funivia del P.S. Bernardo", la "Monte Rosa S.p.a.", e anche la Champorcher al 49%, lo siamo poi in minor misura per altri interventi, Torgnon con il 47%, Gressoney-Saint-Jean con il 49%, fino a scendere a Valgrisenche con il 3,5%.

Non si capisce perché, essendo proprietari maggioritari di 4 grossi impianti di risalita e importanti per altri 10, non si riesce a coordinare meglio e a fare squadra da questo punto di vista, unificando le società, unificando l'ufficio acquisti, unificando i "CdA" e i supporti tecnici, il magazzino, e così consentire un maggior coordinamento degli investimenti, della forza lavoro, dell'organizzazione, cosa che non può essere fatta con questa frammentazione; giocare, cioè, di più di squadra che è uno dei grandi obiettivi. Questa necessità l'abbiamo evidenziata perché dai dati che ci risultano, diventa immediata un'altra necessità (e vogliamo capire se la Giunta è disponibile): quella di capire in termini di prospettive economiche se non ha senso, oggi, fare una riflessione su tutti questi soldi spesi in questi anni e capire che anche per gli impatti ambientali, che interessano il collega Bortot, del surriscaldamento del clima porteranno sicuramente a un po' di difficoltà in termini dell'attività sciistica.

Volevo solo dare qualche dato per capire di cosa stiamo parlando: dal 1995 ad oggi a queste società sono stati dati in tutto 184 milioni di euro di contributi in conto capitale, più altri 37 milioni di euro di mutui, che stanno restituendo. A fronte di tutto questo impegno, quindi di circa 1/4 di miliardo di euro, siamo arrivati alla fine ad aver realizzato una perdita di esercizio di tutte le società messe insieme di 60 milioni di euro in 10 anni, naturalmente con delle posizioni diverse. Devo fare i complimenti alla società di Valgrisenche, che è l'unica che non ha mai preso contributi in conto capitale, forse è questo che l'ha salvata, che continua a chiudere ogni anno con i suoi 2.000, 3.000, 4.000 euro di utile, questo a fronte del disastro della "Monte Rosa Ski" che in 10 anni è riuscita a chiudere, con 154 milioni di euro che le abbiamo dato in conto capitale, con 22 milioni di deficit avendo bruciato un totale di oltre 75 milioni di euro.

Allora, vogliamo intervenire capendo, là dove ha ancora senso tenere aperti gli impianti di risalita e con quale tipo di gestione, oppure... vogliamo continuare a dare tutto a tutti? Ci sono dei dati che evidenziano anche l'efficienza di queste strutture, ad esempio prendendo le private, al "Cervinia S.p.a." e la "Courmayeur Mont Blanc", ci rendiamo conto che il deficit medio per addetto in questi 10 anni ha viaggiato fra gli 86mila e 100mila euro per addetto, le altre, diciamo la "Pila S.p.a." che è la migliore della gestione pubblica si attesta sui 147mila, arriviamo a 300mila per La Thuile, 450mila per la "Monte Rosa Ski" e altrettanto per la funivia di Champorcher, mentre le funivie di Cogne-Gran Paradiso hanno prodotto per addetto un deficit di 950mila euro, cioè ogni anno 95mila euro per addetto, che se lo tenevamo a casa ne pagavamo altri 3!

È evidente che ci sono degli impianti che rendono e di cui ci si può anche assumere il deficit, sicuramente quelli gestiti dai privati - "Funivie Mont Blanc" e "Cervino" che hanno partecipazioni del 33% e del 12,5% della Regione -, sicuramente Pila dimostra un'efficienza pari quasi a quella delle strutture private, ma sugli altri credo che dovremo farci delle domande sulle loro capacità gestionali, sull'identificazione corretta del "domaine skiable" e sulla missione che lo stesso "domaine skiable" può avere d'ora in poi. Se invece andremo avanti con il problema del surriscaldamento, probabilmente queste cifre tenderanno ad aumentare. Allora credo che queste ingenti cifre che stiamo mettendo a disposizione, debbano essere concentrate in un'unica struttura che le coordini, ma soprattutto scegliendo nelle varie stazioni sciistiche dei modelli di sviluppo che siano adatti alle loro caratteristiche e non fare degli impianti sciistici un po' tutti uguali dappertutto. Evidentemente bisogna anche sapersi rendere conto che bisogna diminuire o modulare determinati interventi in certe stazioni e renderle più internazionali dall'altro punto di vista.

Aspettiamo dall'Assessore un segnale di volontà di andare avanti in questa direzione, di capire bene quali sono gli studi e sicuramente prendere atto se già ci sono degli studi in materia, quali siano le loro conclusioni.

Presidente - La parola all'Assessore al turismo, sport, commercio e trasporti, Pastoret.

Pastoret (UV) - Tout d'abord le collègue Sandri me pose des questions auxquelles il faudrait une demi-journée pour répondre, puisque elles sont nombreuses, complexes et qu'elles ne peuvent pas être liquidées dans quelques minutes. Je dois quand même le remercier pour avoir bien utilisé les données que nous avons fournies avec une réponse à une interpellation avec réponse écrite, et cela m'évite de faire des résumés, mais je vais employer moi-même ces éléments.

M. Sandri est déjà arrivé à une conclusion: la nécessité d'organiser dans une seule société l'ensemble; là il faudrait donner réponse à une question de caractère philosophique préalable. Cette société devrait être d'ordre public ou d'ordre privé? Une société d'ordre public garderait à leur place environ 1.000 personnes qui travaillent aujourd'hui dans les remontées mécaniques, une société d'ordre privé ferait d'autres comptes et porterait d'autres résultats sur le plan de l'occupation. Cela dit, je voudrais fournir quelques éléments, car je pense que sur cette question on ne va pas terminer aujourd'hui de s'interroger et je vais répondre à la 1ère et à la dernière question de cette interpellation, concernant d'éventuelles mesures à prendre.

Avant tout je rappelle une petite donnée historique, la première installation des remontées mécaniques de la Vallée d'Aoste remonte à 1936, quand il entra en fonction la téléphérique Breuil-Plan Maison, et suivie en 1939 par le tronçon Plan Maison-Plateau Rosà; par la suite il y a eu d'autres développements: Courmayeur, Dolonne... C'est dans les années '50 qu'on commence à exploiter les montagnes pour permettre la pratique du ski, 1949 télésiège La Thuile-Les Suches, 1950 celui de Gressoney-Saint-Jean/Weissmatten, puis dans les années '60-'70 bon nombre des localités de la Vallée d'Aoste se sont dotées d'installations de remontées mécaniques, même à des altitudes moyennes. Le résultat a été que beaucoup d'entre celles-ci maintenant ne fonctionnent plus et ont été dans plusieurs cas démantelées.

Ce bref retour en arrière c'est pour expliquer à quel point en Vallée d'Aoste la pratique du ski a influé au cours des années, non seulement sur le développement des domaines skiables, mais aussi sur toute une série d'activités économiques strictement liées à celle-ci, telle que par exemple l'hôtellerie, la restauration, le commerce, les professions libérales... En effet, dans beaucoup de localités de la haute et moyenne montagne de notre région le maintien sur le territoire des diverses activités inhérentes au "tourisme blanc" a constitué jusqu'à présent encore, si pas le seul et unique moyen de contrer efficacement l'abandon progressif du territoire par une partie de la population résidante, quand même un élément très important pour combattre ce phénomène. Je n'entre pas dans le mérite de l'abandon et des conséquences négatives que cela comporterait inévitablement du point de vue à la fois économique, culturel et environnemental. Il ne peut donc y avoir de développement et de maintien des domaines skiables ainsi que les activités qu'ils génèrent, que grâce à un renouvellement constant, c'est-à-dire grâce à d'investissements liés aux initiatives et à l'économie locale.

En règle générale, l'activité des domaines skiables et celle du secteur de l'hôtellerie du tourisme s'influencent réciproquement du point de vue économique; même chose pour ce qui est des manifestations sportives et culturelles des activités scolaires, l'ensemble donnant ainsi naissance à une cascade d'activités induites. C'est sur la base de ce que je viens d'expliquer que les entreprises de remontées mécaniques doivent donc être considérées comme autant de moyens permettant de soutenir le développement socio-économique local, étant donné les multiples bénéfices qu'elles génèrent pour les activités humaines et économiques des diverses Communes de montagne. C'est pourquoi les importants investissements que la Région a supporté jusqu'à présent par le biais de "Finaoste" et une partie par la loi n° 8 actuellement, ne doivent pas seulement être considérés sous les aspects purement économiques et financiers, mais aussi d'un point de vue plus général, en tenant compte de la valeur sociale considérable de ces installations. Pour cette même raison il serait particulièrement limitatif de parler seulement de analyse économique de chaque remontée mécanique, dans la mesure où celles-ci vivent en symbiose avec les différentes localités et que même si les retombées économiques sont difficiles à quantifier, elles sont significatives pour la croissance de la Région.

Les domaines skiables et les activités qu'ils dégagent plus ou moins indirectement ont un impact considérable sur l'emploi du fait qu'ils garantissent un certain nombre de postes de travail. J'ai parlé tout à l'heure de 1.000 personnes qui travaillent en hiver pour les remontées mécaniques et que les différents domaines skiables, où l'on peut pratiquer le ski alpin emploient près de 800 moniteurs de ski, qui sont inscrits dans 21 écoles de ski. Les difficultés que connaissent les sociétés gérant des remontées mécaniques doivent donc être étudiées dans le cadre de l'analyse de l'offre touristique globale de la Région pour l'ensemble de l'offre d'hiver.

Tout cela dit, je viens à la deuxième question. Les entreprises valdôtaines de remontées mécaniques présentent des caractéristiques et des dimensions différentes, certaines sont importantes et ont pour concourants les grands domaines européens, d'autres petites ou locales ont une fonction qui relève davantage de l'occupation économique du territoire et en sus du maintien des activités économiques modestes qui y sont liées, hôtels, commerce, restauration, écoles de ski, contribuent à l'offre destinée aux familles et aux résidants. Au cours des 15-20 dernières années ce secteur a déjà subi d'importantes modifications du fait de la volonté ou des choix de la Région, ou en raison d'évolutions du marché. La société "Monte Rosa S.p.a." qui existe aujourd'hui, est née déjà elle en fusion de 5 petites sociétés qui travaillent dans les Vallées d'Ayas, Gressoney. Diverses sociétés qui exploitaient des petites installations ont disparu: Antey, Aymavilles, Saint-Barthélemy, Etroubles, Saint-Denis. Le secteur s'est profondément renouvelé tant pour ce qui est de la structure des installations que de l'aspect opérationnel. Si nous considérons les 20 dernières années, les sociétés sont passées de la simple exploitation de leurs installations de remontées mécaniques aussi à la gestion et à l'entretien des pistes, mais aussi à la production de neige artificielle, celle-ci pour des raisons bien évidentes, la gestion et l'entretien des pistes pour des innovations qui ont été introduites au point de vue législatif, portant des responsabilités de caractère pénal ne pouvant pas être ignorées.

Il y a aujourd'hui moins d'installations qu'en 1990: 190 installations contre 170 de nos jours, les domaines skiables se sont rationalisés et la portée des installations - nombre de personnes/heure - avoisine maintenant 220 mille unités. Les bilans des sociétés de remontées mécaniques sont fortement conditionnés par 3 chapitres principaux dans le cadre desquels les économies d'échelle ne peuvent guère avoir d'impact important: les frais relatifs au personnel, le coût de l'énergie et l'amortissement des installations de remontées et d'enneigement ainsi que les engins de damage. Pour ce qui est du personnel, les qualités et les compétences qui ont été des salariés justifient le salaire et le niveau de rétribution, si on considère qu'ils travaillent aussi dans des conditions difficiles. Pour ce qui est des dépenses énergétiques qui ont progressé en valeur absolue, elles se réfèrent désormais à une consommation liée non seulement aux remontées mécaniques, mais aussi à la mise en service des installations d'enneigement artificiel et des engins de damage, le secteur espère pouvoir voir se normaliser cet effet de dépenses importantes.

Pour ce qui est des investissements, la nécessité d'innover, les normes techniques de sécurité ainsi que la concurrence des autres stations de l'arc alpin obligent ces sociétés à offrir à leurs clients des structures adéquates; dans la plupart des cas des choix économiques doivent être faits, choix que lesdites sociétés ne parviendraient pas à assumer sans l'apport des aides publiques. La décision d'investir ainsi des fonds régionaux est justifiée par l'ampleur des retombées économiques en termes de revenu et d'emploi de ce secteur qui alimente l'économie locale.

J'ai fait cette longue introduction car je voulais qu'on tienne compte d'une série d'éléments, parce que je ne trouve pas correct parler exclusivement de remontées mécaniques, sans tenir compte de toutes les activités qui sont liées à ce secteur. En premier lieu il faut considérer que la Région, de par les lois qu'elle s'est donnée, n'a pas permis l'élargissement des domaines skiables, problème sur lequel il faudra s'interroger car, d'un côté, nous avons les conditions climatiques variées et, de l'autre, nous avons la compétition d'autres stations de ski. Cet aspect a porté au fait qu'on n'a pu consacrer du temps et surtout de l'argent pour moderniser les remontées mécaniques. On a cité les investissements qui ont été faits, je voudrais dire de ces 184 millions d'euros qui ont été investis dans les dernières 10 années une large partie a été investie au cours des dernières 2 années, car nous avons été arrêtés par le problème de la concurrence européenne et donc, là, nous avons eu la nécessité de récupérer du temps. "Funivie P.S. Bernardo", La Thuile, ont, dans les dernières 10 années, effectué des investissements pour 30 millions d'euros, mais il faut dire, là, que sur ces investissements ils ont dû mettre 20% de disponibilité, donc 6 millions d'euros ont été prévus d'investissement par la société "Funivie P.S. Bernardo" et "il conto economico 2005-2006 porta -179.216 euro", en tenant compte pas seulement de l'argent qui est encaissé par ces sociétés, mais c'est aussi par "gli oneri di ammortamento, di mutui o di intervento per quanto riguarda il famoso 20% che non hanno disponibilità di cacciare subito". Même chose on peut dire de "Monte Rosa Ski", qui a joui d'investissements pour 53 millions d'euros et le même raisonnement doit s'appliquer pour ce qui est de la partie de 20%.

On arrive à la question que M. Sandri a posée - qui n'était pas prévue dans l'interpellation - et je dois dire que je n'ai pas une réponse, car aujourd'hui nous avons 2 éléments dont nous devons tenir compte: les équilibres financiers de ces sociétés seront des équilibres véritables lorsque ce plan d'investissements qui a été mis sur pied en 2005-2006-2007 sera achevé, ce qui portera à une rationalisation, à moins de dépenses de gestion et surtout au fait que les dépenses d'investissements auront été absorbées; là nous pourrons finalement avoir un compte.

Je suis d'accord d'avoir un sujet qui réunifie une série de possibilités de gestion, mais je ne suis pas d'accord en ce moment, et ce serait mal en ce moment de faire ce choix, sur le fait que ce soit un sujet de caractère public, parce que si les remontées mécaniques sont une valeur ajoutée du point de vue économique, j'aimerais bien que, comme cela se vérifie dans d'autres Régions, surtout pas italiennes - aussi des entrepreneurs privés prennent leur place à l'intérieur de ce modèle organisationnel... "Courmayeur" est une société qui n'a pas de participation publique régionale sauf 12%...

Sandri (GV-DS-PSE) - (hors micro) ... 33,70%...

Pastoret (UV) - ... pardon. C'est une société à majorité de capital privé qui fait des bénéfices. "Pila" est une société entièrement publique qui fait des bénéfices, il y a d'autres situations qui doivent récupérer des questions liées aux investissements, mais je suis convaincu qu'avant d'arriver à la création d'une "holding" des remontées mécaniques, il faudrait parcourir le chemin de voir quelles sont les possibilités d'intervention aussi des sujets privés, parce que le futur le dira que la Région ou la collectivité publique ne pourra pas à elle toute seule continuer à garder une majorité des quotas actionnaires dans ces sociétés; quand même le débat est ouvert, on parlera encore de ces questions, car pour le moment la situation est encore floue et n'est pas mûre pour arriver à une décision de ce genre, même si de cette affaire on s'est déjà occupés, quelque idée on la possède, mais les idées doivent se confronter après avec la réalité!

Presidente - La parola al Consigliere Sandri.

Sandri (GV-DS-PSE) - Intanto una piccola osservazione: la politica dovrebbe essere l'arte di guardare al futuro; qui, invece, la politica è l'arte di guardare al passato... non so se è un difetto politico partitico o... se è una cosa intrinseca! Guardare al passato... sembra quasi che uno abbia paura di essere stato preso in fallo, quindi abbia bisogno di discolparsi; credo che invece qui c'è il problema di ragionare sul futuro e il futuro dice che c'è la necessità di fare delle scelte strategiche in materia. Credo che quella di riunificare - non fare una "holding" - queste 4 società sia una manovra banalmente finanziaria, che consentirebbe delle economie di scala perché ci sarebbe un unico "CdA", un unico ufficio acquisti, un unico revisore dei conti ..., quindi questa è una cosa che si può fare senza andare a vedere pubblico e privato di cui parlerò dopo.

Il problema grosso è però che oggi abbiamo anche una situazione di crisi, su cui questa incapacità di guardare al futuro e di prendere delle decisioni si sta ripercuotendo anche sulle comunità locali e faccio l'esempio di Champorcher, che una società in grave difficoltà in un centro che - come si sa bene - non ha un grandissimo sviluppo industriale o turistico, quindi qui c'è una responsabilità della Regione di prendersi in capo questo settore e di dargli capacità di efficienza, perché avere tutti questi "CdA" non solo è uno spreco finanziario e di efficienza, ma è anche la dimostrazione di come non si sia capaci di dire di no ai vari Sindaci, Consiglieri di zona: quello che difende Champorcher, quello che difende il "CdA" di "Pila" piuttosto che quello che difende il "CdA" di "Monte Rosa Ski", quello che tiene per Fournier piuttosto che per qualcun altro. Bisogna evitare di fare questo errore, perché questi dati dimostrano una cosa e lei, giustamente, l'ha evitata questa questione: il "problema Cogne", perché si è arrivati ad una funivia che non ha alcun senso economico, oltre che turistico, di esistere, perché Cogne può vivere di turismo molto bene sul turismo ecologico, sul Parco nazionale del Gran Paradiso, sul fondo ed altre cose che renderebbero anche più attraente quella società? Perché c'era un Sindaco che era Presidente del "CELVA", che ha fatto il bello e cattivo tempo per 20 anni con il risultato che abbiamo 950mila euro buttati al vento in 10 anni a fronte di 13 posti di lavoro! Mi dispiace, Assessore, ma lei è mal documentato, non legge neanche i suoi dati: le 2 società private, "Courmayeur Mont Blanc" e "Cervino S.p.a.", hanno una maggiore occupazione proporzionalmente agli impianti rispetto agli altri, La Thuile 19 impianti 109 persone, "Courmayeur Mont Blanc" 18 impianti 117 persone, nella "Cervino S.p.a.", dove c'è meno mano pubblica, 17 impianti 186 persone. Allora, se vogliamo garantire l'occupazione, è meglio dare ai privati e su questo non c'è dubbio, perché i privati danno molto più da lavorare che non il pubblico...

Pastoret (UV) - (fuori microfono) ... gli impianti non sono tutti uguali...

Sandri (GV-DS-PSE) - ... i dati sono molto chiari, di sicuro non esiste nel pubblico quello, come ha cercato di far intuire lei, che si assuma di più di quanto serva perché c'è bisogno di dare occupazione; invece, su queste cose, mi pare che non si vogliano affrontare i problemi, cioè su queste scelte banali: "Finaosta" è nella gestione di 4 società di cui ha la maggioranza e non le mette insieme, cosa che renderebbe più semplice anche la contabilità... questa è la banalità! D'altra parte sullo sci c'è una mancanza di voglia di puntare su questo elemento turistico che è palese.

Vi ricordo che in Consiglio è stata approvata all'unanimità una mozione per promuovere l'insegnamento della pratica dello sci nelle scuole... non è stato fatto nulla! Adesso abbiamo il nuovo Assessore, speriamo che venga fuori. Anche sugli investimenti non è stato fatto nulla in termini di previsione di cambiamenti climatici, perché uno dei problemi che sta venendo fuori di una delle società la cui gestione "fa abbastanza acqua", perché non è come "Pila" che è gestita a livello di privati, abbiamo fatto tanti investimenti, ma in termini di neve artificiale si è dato per scontato che a La Thuile la neve arrivi, con il risultato che oggi La Thuile è una delle stazioni sciistiche più in difficoltà. Credo che sulla programmazione della neve artificiale, del tipo di impianti, delle aperture, del coordinamento... un coordinamento fra tutti sicuramente porterebbe ad avere un'idea più chiara della situazione. Penso che in questo senso ci si debba rendere conto che forse il ricorrere a certi personaggi che erano i "maîtres" della questione, per cui quando c'era da decidere qualcosa si telefonava al tecnico di regime di turno, sia tempo che debba finire e che i politici si rendano conto che è il momento di fare delle scelti forti, di efficienza e di efficacia e di competitività.

Prendiamo atto di quello che succede nel Vallese e in Francia, in cui c'è una sommatoria delle società di gestione impressionante, nel Vallese ne stanno fondendo a tutto spiano, perché l'unica possibilità di competizione è sul fatto che si faccia un coordinamento del territorio. Vendere la Valle d'Aosta come progetto significa anche che la gestisci come progetto, non che ci sono 54 "AIAT" o 10 società di funivie o 30 enti di promozione. C'è un problema di gestione globale: facciamo una volta i politici regionali e non facciamo i politici localisti!