Oggetto del Consiglio n. 2318 del 5 dicembre 2006 - Resoconto
OBJET N° 2318/XII - Loi de finance et loi de budget pour l'année 2007. (Début de la discussion générale)
Presidente - Ieri sono state illustrate le relazioni da parte del relatore e dell'Assessore Marguerettaz, adesso dichiaro aperta la discussione generale in merito ai punti 24.1 e 24.2 dell'ordine del giorno.
La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (Arc-VA) - Sappiamo che il bilancio e la legge finanziaria che lo accompagna dovrebbero - uso il condizionale appositamente - indicare il programma di Governo e di maggioranza, indicare le scelte di politica economica, culturale e sociale, indicare le priorità, le prospettive future e per questo, in genere, non so questa volta, ma in genere si discute a lungo sul bilancio preventivo, anche se sappiamo - di questo siamo consapevoli - che si tratta per lo più di intenzioni, nel senso che sarà in sede di consuntivo che si potrà verificare come sono state spese le risorse e come sono state allocate le ulteriori risorse che nel corso dell'anno arriveranno dall'Amministrazione.
Il bilancio è una programmazione e, come ogni atto programmatorio, dovrebbe contenere la descrizione della situazione di partenza, gli obiettivi che si intendono raggiungere, gli strumenti, le risorse e anche i tempi per farlo. Quest'anno è stata eliminata la prima fase, quella sulla descrizione della situazione di partenza. Il documento di base della programmazione, il "PREFIN", è stato by-passato. Certo, non era un documento perfetto, c'erano elementi da riconsiderare, ma ricostituiva comunque una base di partenza, per di più era un documento che andava nella direzione di una sempre maggior trasparenza nelle azioni del Governo. Si mettevano - uso l'imperfetto appositamente - a disposizione di tutti i dati da cui partire e questo dava la possibilità di verificare quali dati erano considerati importanti e quali erano stati trascurati, ma pare proprio che a questo Governo, in particolare al suo Presidente, non piacciano le critiche; allora, per non avere osservazioni su alcuni dati e su alcune "torte" - ricordo la famosa ripartizione fra il 95% di risorse già impegnate e il 5% delle risorse libere su cui è possibile una vera programmazione - si è preferito non predisporre il documento. E il colmo - lo voglio sottolineare con forza, oggi - è che è stata utilizzata Forza Italia - non me ne vogliano i colleghi di "Forza Italia" - per far votare dal Consiglio la non più predisposizione del "PREFIN". Abbiamo bollato come molto grave questo fatto, perché è come se il Governo volesse rinunciare a fare programmazione. Può darsi che sia stato anche un atto di onestà nei confronti del Consiglio e degli elettori, nel senso che si ammette chiaramente che questo Governo non ha un programma, cioè non governa i processi in atto in questo momento in Regione, ma intende semplicemente gestire l'esistente con l'unica preoccupazione di arrivare al 2008 senza scontentare troppi, anzi, garantendosi il consenso di amici degli elettori, e via dicendo. È vero che è stata predisposta una nota sulla realtà socioeconomica della Regione, che è stata distribuita in Commissione e alcuni dei dati presenti in questa nota sono stati ripresi, seppure sinteticamente, nella relazione dell'Assessore.
L'Assessore parla, nella sua relazione, del saldo demografico positivo grazie agli immigrati, parla della qualità della vita in Valle: vorrei vedere che una piccola Regione come la Valle d'Aosta che ha... e con un ambiente così bello... non garantisse la qualità della vita, sarebbe quasi impossibile per certi aspetti! Parla degli alti livelli di istruzione e di occupazione raggiunti; però - non me ne voglia l'Assessore! -, ma ci sono almeno 2 grandi limiti nella presentazione di questi dati.
Primo limite (e questo lo si riscontra in tutto il documento e in tutta la programmazione del Governo): non viene detto come queste caratteristiche siano prese in considerazione nelle scelte del bilancio, anzi, per certi aspetti vi confesso che non capisco come nel bilancio, di fronte a un'affermazione di positività, di riconoscimento per il lavoro e la società della Valle d'Aosta degli immigrati, poi non faccia seguito nulla che intervenga in modo forte su queste realtà. Non solo, abbiamo assistito purtroppo, in questo Consiglio, all'approvazione di 2 risoluzioni che andavano nella direzione opposta! Direi ancora che il limite del non considerare il rapporto di un dato con l'altro emerge da tutta la relazione; la relazione è un affastellamento di una serie di dati, uno accanto all'altro, ma... che rapporto c'è fra tutti i dati che vengono forniti, i pochi dati sulla situazione economica, con le scelte all'interno del bilancio, con le leggi? Sono logiche diverse che nella relazione e nell'azione di Governo non trovano delle correlazioni.
Secondo limite: vengono riportati alcuni dati da cui emerge però una situazione abbastanza edulcorata, rosea della realtà. Per quanto riguarda l'occupazione si dice che: "La Vallée d'Aoste connaît également un beau taux de fréquentation scolaire des étudiants des secondaires, qui s'accompagne d'un faible niveau d'abandon à la fin de la première année...", et cetera, "avec un taux de chômage qu'en 2005 a atteint 3%, la situation de l'emploi en Vallée d'Aoste est meilleure par rapport à la situation nationale et européenne...", et cetera. Se invece andiamo a leggere i dati reali della situazione socioeconomica della Valle d'Aosta, non sono questi, e parlo di dati che tutti abbiamo avuto a disposizione. Sono i dati dell'Osservatorio del mercato del lavoro di maggio 2006, sono le note della "Banca d'Italia" di maggio 2006, sono lo stesso recente studio sulla pianificazione dello sviluppo sostenibile della Valle d'Aosta.
Cosa emerge da questi documenti? Emerge che, è vero, se osserviamo i dati dell'occupazione paragonati a quelli delle altre Regioni, possiamo dire di aver raggiunto alcuni degli obiettivi di Lisbona e siamo fra le Regioni con il più basso tasso di disoccupati, ma ci sono elementi critici che cominciano ad interpellarci. Nel 2005 si è registrata una contrazione del tasso di occupazione, si passa dal 67% nel 2004 al 66,3% nel 2005; non sono dati gravi di per sé, ma è un inizio preoccupante, e che sia una preoccupazione forte della gente che vive in Valle lo dimostrano i sondaggi che, periodicamente, la Presidenza della Regione chiede di effettuare all'Istituto Piepoli.
Alla domanda "qual è secondo lei il principale problema della Valle d'Aosta?", la popolazione risponde: "la disoccupazione". Allora possiamo anche dire che abbiamo dei tassi molto bassi di disoccupazione, è vero, ma la percezione della popolazione è che questo è il problema più importante, questo è un dato di fatto che non appare da questo bilancio. A onor del vero, se andiamo a prendere il documento "obiettivo lavoro", cioè i dati dell'Osservatorio, c'è da parte del Presidente Caveri l'indicazione di una criticità, perché una volta individuati i dati buoni della nostra occupazione, dice: "Ciò nonostante la fase congiunturale critica, sia a livello europeo che italiano, influisce negativamente anche su alcuni indicatori locali, il tasso di attività infatti è in leggera contrazione e l'andamento dell'occupazione nei 3 settori economici presenta una contrattura degli occupati nel settore industriale in senso stretto e nel terziario". Questo fa rilevare "trend" divergenti rispetto al passato, tant'è vero che il Presidente Caveri dice: "si tratterà di trovare strumenti sempre più adatti e si spera nel piano per le linee di intervento relative ai fondi strutturali europei 2007-2013", e questo va bene, ma se non individuo oggi, in questo documento di programmazione del Governo, almeno le grandi linee, sulla base di cosa poi saranno indicate queste linee di programmazione?
Ancora: c'è un dato critico e su questo credo che le continue iniziative del nostro gruppo stanno a dimostrarlo, ed è la disoccupazione degli ultracinquantenni - lo dice l'Osservatorio del lavoro - cioè delle persone espulse dal mercato del lavoro, e la chiusura di molte industrie in bassa Valle abbassa il limite di età dei disoccupati e... di fronte a tutto questo? Ripeto, di fronte a tutto questo c'è la prospettiva da parte del Presidente di dire che nel 2007 verrà deciso come utilizzare questi fondi, ma questi dati... chi li prende in considerazione? Sicuramente questo bilancio non li prende in considerazione!
Ancora: la "Banca d'Italia" ricorda che nel 2005 il "PIL" è calato in Valle d'Aosta dello 0,7%, invertendo una tendenza che vedeva nel 2004 ancora un aumento dell'1,3%. Ci sono le industrie in difficoltà, quelle di piccole dimensioni soprattutto, che non riescono a stare sul mercato, la situazione non è rosea come appare da quelle 2 paginette dell'Assessore Marguerettaz! E anche per quanto riguarda l'istruzione, mi duole dirlo, ma dobbiamo sapere - e se non lo sappiamo non facciamo le politiche adeguate - che addirittura quasi il 50%, cioè il 46,7% degli occupati valdostani ha, al massimo, la licenza media inferiore e i laureati sono il 12%. Rispetto ad altre realtà la distribuzione degli occupati valdostani per titolo di studio è sbilanciata sui livelli inferiori, i lavoratori con il titolo di studio della scuola media sono in percentuale superiori di 2-4 punti a quelli delle altre Regioni e i lavoratori diplomati sono in percentuale superiori solo al Trentino, ma inferiori di 2-4 punti rispetto alle altre Regioni: questo costituisce un problema nell'ottica dello sviluppo della Valle d'Aosta. Noi per primi crediamo che la risorsa più importante per lo sviluppo è la risorsa umana, ma allora c'è molto da fare; è vero che la fascia 15-19 anni ha un livello di istruzione simile alla media italiana, ma... e gli adulti, li abbandoniamo a loro stessi? Nel mondo del lavoro come possiamo intervenire se non abbiamo risorse adeguate?
Ancora: c'è un dato molto interessante, e questo è un dato che emerge da un convegno fatto dall'Amministrazione, riguardante la pianificazione della crescita dello sviluppo sostenibile della Valle d'Aosta, secondo matrici di equilibrio sociale; è uno studio interessante che paragona lo sviluppo della Valle d'Aosta nel 1963 e quello nel 2002, per vedere quali sono gli elementi strutturali nel territorio e nello sviluppo economico che meglio si addicono alla Valle d'Aosta.
Direi che nelle conclusioni, in sintesi, viene detto che se si vuole favorire un "trend" positivo dell'economia in Valle d'Aosta e intervenire sui settori che hanno una ricaduta su tutti gli altri settori, bisogna puntare essenzialmente sul turismo sostenibile e sulla diffusione e sullo sviluppo delle conoscenze e dell'innovazione nei settori avanzati: questi 2 elementi permetterebbero di apportare maggiori benefici all'economia regionale. Però - dice - bisogna fare delle scelte: a parità di stanziamenti per lo sviluppo economico regionale, si prevede in questo scenario una modesta riduzione delle erogazioni a favore del settore agricolo - almeno il 10% in meno - e le risorse sottratte al settore agricolo vengono investite per la promozione e lo sviluppo di un turismo sostenibile, volto a valorizzare le realtà e le produzioni agricole locali. In questo modo sarebbe possibile garantire - questo lo leggo su un documento di un convegno organizzato dal Governo regionale - "il sostegno alle forme tradizionali di produzione e trasformazione di prodotti agricoli, assicurare la sopravvivenza delle popolazioni nei luoghi tipici della Regione e il mantenimento dei posti di lavoro in agricoltura". E ancora precisa: "il trasferimento di risorse dal settore agricolo al settore turistico permette di apportare maggiori benefici anche ai settori non direttamente interessati dall'intervento, dal settore alimentare al settore delle bevande al settore tessile..." e via dicendo. Questo per dire che, se uno analizza i dati, forse può individuare anche delle prospettive future. Non so se il Governo condivide o meno questo tipo di impostazione, questo tipo di suggerimento... a noi sembra abbastanza chiaro, noi lo condividiamo, ci sembra una strada percorribile per il futuro della Valle d'Aosta, ma la domanda che poniamo è: qui, dai dati del bilancio, emerge almeno un'ipotesi di sviluppo della Valle d'Aosta? Allora chiediamo al Governo quale progetto di futuro della Valle d'Aosta ci viene presentato attraverso le scelte del bilancio.
Per ammissione stessa del Governo, il progetto Valle d'Aosta, che viene coltivato, è la conseguenza delle leggi che via via si sono stratificate e che traducono la volontà politica di Governi precedenti, Governi che hanno visto la nostra forza politica per lo più all'opposizione. C'è quasi la rivendicazione della serietà con cui vengono rispettati gli impegni presi con gli elettori attraverso le leggi approvate, che "rispondono a tutte le esigenze" - così si dice - e che "danno garanzia di continuità e di mantenimento dell'attuale sistema di società". Qui viene rivendicata quasi con orgoglio la scelta del Governo: "Il s'agit d'un budget sérieux, car la continuité....", "... est un budget de continuité, car il permet le maintien de l'actuel système de société, en conformité avec le programme de législature, tout en donnant les certitudes nécessaires pour relever les défis futurs", e qui sono un po' più scettica su questa ultima frase, perché si tratta di un sistema che è rigido.
Ce budget donne les réponses que les gens attendent, c'est vrai, mais pas les réponses que le futur de la Vallée d'Aoste attend de nous! L'Assessore lo riconosce, dice: "questo è il nostro modo di programmare, noi vogliamo creare un quadro normativo certo, poco mutabile di anno in anno, ma nel contempo serio", e poi si rende conto che una revisione negoziata annuale sui contenuti da perseguire non produce alcun cambiamento nei comportamenti. Per cambiare bisogna rivedere i processi di base, bisogna rivedere e - aggiungo io - soprattutto avere la consapevolezza che questo "sistema Valle d'Aosta" non può continuare a lungo così. Solo che il Governo sembra voler dire: "sì, ci sono dei problemi, ma non tocca a noi, altri lo faranno", cioè c'è la rinuncia a programmare. Altri, si dice, Presidente, non questo Governo, un altro Governo, può essere anche un altro Governo che veda di nuovo lei Presidente, ma non è nella legislazione attuale.
Per cambiare bisogna non solo rivedere i processi di base, ma avere la consapevolezza che questo "sistema Valle d'Aosta" non può continuare a lungo così; lo sappiamo, lo abbiamo detto a più riprese, però non c'è consapevolezza che bisogna prendere atto di questi cambiamenti. Cambiamenti climatici impongono di ripensare "ex novo" la politica turistica, lo sviluppo dell'economia di montagna; Mercalli lo dice chiaramente in quello studio che è stato...
(interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)
... ho capito, ma la cosa drammatica è che si fanno gli studi, sono lì, ma le conseguenze di questi studi... ripeto, i Governi futuri magari lavoreranno su questi e programmeranno, ma oggi questo Governo non lo fa, si comporta come se quegli studi non fossero fatti!
La crisi del sistema industriale ed economico della Valle richiede di ripensare "ex novo" le politiche di sostegno all'industria e all'economia. Chi è stato in Commissione e ha sentito le varie audizioni, lo stesso Presidente di "Finaosta", dr. Cilea, dice che ci sono delle grosse difficoltà per quanto riguarda lo sviluppo industriale della Valle d'Aosta e aggiunge che la Valle d'Aosta non è più attrattiva per il settore industriale, non lo è dal punto di vista logistico, dal punto di vista dei trasporti. Allora, quanti anni sono stati spesi inutilmente rispetto al problema della ferrovia? Non possiamo lavorare in modo settario da una parte, pensare ad incentivi all'industria e al sostegno all'innovazione e, contemporaneamente, non preoccuparsi delle reti infrastrutturali di questa Regione! La nostra Regione non è attrattiva dal punto di vista della forza lavoro, manca, non c'è forza lavoro professionale a cui le industrie qui, in Valle, possono attingere, e così via. Non stiamo qui ad elencare tutte le diverse sfide che ci interpellano; d'altra parte, di questa consapevolezza dei grossi cambiamenti che richiedono un intervento della Regione non c'è traccia nel bilancio, come non c'era neanche nell'integrazione al programma siglato il 4 luglio 2005.
Qui mi pongo alcune domande: quale progettualità può mai venire da un Governo che per mesi non sa quali sono le forze politiche che lo compongono, un Governo che non è più sicuro di essere l'interprete delle esigenze della gente dopo la bocciatura del 9 e 10 aprile, un Governo che fa della continuità il suo punto di forza, non rendendosi conto che è qui la sua debolezza, perché non può più reggere un "sistema Valle d'Aosta" fondato dal punto di vista di scelte economiche su strategie e scenari del passato e, dal punto di vista del comportamento etico su comportamenti come il clientelismo, il lavoro garantito all'amico, scelte fatte per favorire gli interessi di qualche potente di turno? La stessa vostra base non lo vuole più, è stanca e vuole cambiare, e voi non siete in grado di recepire questa voglia di cambiamento e non siete in grado di volere e progettare il cambiamento di un sistema che finora ha garantito e favorito il vostro successo elettorale. Certamente, cambiare e progettare è faticoso, richiede confronto, capacità di dialogo, di rispetto dell'interlocutore, ma proprio questo a nostro avviso manca, e non sono io a dirlo!
Il "Patto per lo sviluppo" è lì a dimostrare che non ci sono spazi, strumenti, momenti di reale confronto; l'Assessore, nella sua relazione, e lo stesso relatore fanno riferimento: "nous avons écouté les partenaires sociaux lors des rencontres pour le Pacte pour le développement, nous avons écouté les forces de l'opposition lors de la discussion en commission du Conseil". Certo che se ascoltate gli attori dello sviluppo con la stessa attenzione e con lo stesso desiderio di coglierne le motivazioni e di utilizzarle come strumento di riflessione, come fate con l'opposizione... credo che non esista un ascolto di questo tipo, ma lo dicono gli stessi sindacati! Il "Patto per lo sviluppo" era nato per creare uno spazio in cui ci fosse la concertazione, la condivisione delle grosse scelte, l'esame di insieme della situazione economica con la consapevolezza che, a fronte di crisi presenti, non è possibile agire da soli, ma bisogna cercare e concertare insieme delle soluzioni per poter governare, e invece si è confusa la concertazione con l'informazione, la condivisione con l'audizione. Leggo da un documento dato da un sindacato in Commissione, che dice, dopo aver elencato quello che era nelle intenzioni del "Patto per lo sviluppo", che "il tutto poteva realizzarsi attraverso un'analisi aggiornata, reale, meno legata alla propaganda del contesto socioeconomico della Valle, iniziando ad individuare le risorse economiche disponibili, quelle già impegnate e avviare i confronti e praticare gli obiettivi comunemente individuati". "Tutto si è arenato in un percorso forse troppo autocelebrativo del Governo regionale, che ha sempre anteposto i risultati delle varie classifiche, che vedevano la Valle d'Aosta sempre svettare per occupazione, ricchezza, qualità della vita, servizi sociali, rispetto ad un'analisi attenta del suo tessuto socioeconomico da cui impostare le politiche necessarie perché il nostro contesto è di zone d'ombra e di luce. È necessario riprogettare il nostro modello di sviluppo non più in grado di affrontare una realtà che stava e sta cambiando".
Vorrei aggiungere ancora che programmare per il cambiamento lo può fare solo chi ha analizzato anche le ricadute, gli esiti degli strumenti utilizzati, chi fa monitoraggio costante della situazione, e rispetto a questo atteggiamento non trovo alcuna novità di rilievo nel bilancio. Non ci sono novità per il tanto auspicato "Osservatorio economico", eppure sempre si dice che se non c'è un osservatorio economico che raccoglie e fa sintesi di tutti i dati, non ci sono elementi sufficientemente chiari per programmare!
Ancora: le leggi vengono riproposte senza che si siano analizzati gli effetti sull'economia, le ricadute delle norme applicate o non applicate. L'elenco delle leggi puntuale che viene fatto nella relazione è solo un elenco in cui si dice il titolo della legge e i soldi messi, ma senza che ci sia un minimo di analisi sull'efficacia o meno di quel tipo di norma. Faccio solo 2 esempi; prendiamo la scuola: tante sono le risorse impegnate, ma gli effetti di queste risorse non sono monitorate, è dagli anni 2000 con la legge sull'autonomia che è stato detto e ridetto che è necessario un sistema di autovalutazione della produttività della scuola, ma di questo non abbiamo alcun elemento su cosa la scuola sta facendo e che rapporto c'è fra le risorse impegnate e l'esito scolastico! Sul turismo, ci sono una serie di leggi una accanto all'altra, tutte magari importanti settoriali, ma c'è un osservatorio che individui effettivamente le ricadute che ogni legge ha avuto rispetto alle finalità che aveva e che rapporto ha con le altre leggi? Ad esempio, quali sono le misure più efficaci, le tanto decantate "AIAT" su cui continuiamo a investire milioni di euro... in che rapporto stanno con tutto il resto? Servono a creare un'offerta coordinata, unificata, efficace della Valle d'Aosta rispetto ai possibili fruitori?
Direi che la sanità è una bella eccezione, perché nella sanità, grazie all'Osservatorio epidemiologico, vengono monitorati tutta una serie di situazioni e questi documenti sono presi come punto di riferimento per la politica sociale, per la politica sanitaria, per la prevenzione, per il piano del benessere. È vero, possiamo non condividere alcune scelte che vengono fatte nella sanità, ma la cosa buona, la cosa che sottolineiamo come positiva, è che ci sono questi dati che via via registrano la realtà e danno elementi per la programmazione. Ho preferito fare un discorso più generale, lasciando ai colleghi di intervenire su aspetti più specifici.
Volevo solo fare un'ultima osservazione per quanto riguarda il rapporto fra spese correnti e spese di investimento, cioè prima di questo volevo solo sottolineare 2 cose: la prima, che questo è un bilancio la cui logica è la continuità, quindi lo diceva il Presidente Caveri nelle audizioni in Commissione, siamo di fronte a una finanziaria stabile che ricalca quella del 2006, per cui anche le scelte non si discostano da quella. Sì, ci possono essere alcuni capitoli in cui si mettono alcuni milioni di euro in più o alcune centinaia di euro in meno, ma sono segnali molto deboli di un significativo cambiamento. E anche rispetto al rapporto spese correnti e spese di investimento continuiamo a vedere che le spese correnti continuano a crescere a scapito di spese di investimento, pur in presenza di un aumento del bilancio; nel triennio ci si avvicina al 70% di spese correnti e 30% di spese di investimento. Quest'anno c'è stato tutto un approfondimento interessante sulle spese correnti per dimostrare che molte di queste producono sviluppo, cultura, servizi, quindi potrebbero essere considerate spese di sviluppo, quasi di investimento. Possiamo condividere questo tipo di impostazione, è un'osservazione interessante, è un tentativo di individuare le spese più produttive rispetto ad altre più di funzionamento, perché è anche vero che alcune grosse spese di investimento - vedi il Forte di Bard - poi diventano quasi produttrici di spese correnti, anche se forse varrebbe la pena di mettersi nell'ottica di rendere produttive nel tempo anche le spese di investimento, nel senso che tutti i grossi "atout" turistici e culturali che la Valle d'Aosta ha, forse potrebbero essere ripensati in modo da essere più produttivi.
La caratteristica del nostro bilancio sta purtroppo in quella famosa "torta", in cui appare chiaramente che solo il 5% effettivo delle risorse del bilancio sono disponibili per fare delle cose nuove e, se si vogliono liberare risorse nuove, bisogna avere il coraggio di tagliare alcuni interventi. Appositamente ho fatto riferimento a questo studio sulla pianificazione e crescita dello sviluppo sostenibile della Valle d'Aosta, perché qui fa degli esempi concreti di possibili tagli e possibili investimenti. Nel triennio le risorse per progetti indicate nei fondi globali sono risibili, neanche l'1% del bilancio; sì, con questi si possono finanziare alcune leggi in linea con quanto già si sta facendo, ma non sono sufficienti per avviarsi verso un nuovo modello di sviluppo... eppure le cose da fare sarebbero tante, proprio per rispondere alle sfide che ci aspettano!
Presidente - La parola al Consigliere Stacchetti.
Stacchetti (SA) - In II Commissione il Presidente Caveri ha tenuto a precisare che il rigore e l'austerità sono stati i principi ispiratori che hanno guidato la costruzione della legge finanziaria e del bilancio annuale e pluriennale 2007-2009.
Ieri, l'Assessore alle finanze ha chiuso la propria relazione affermando che la manovra di bilancio si contraddistingue per la serietà e la responsabilità delle scelte. Il senso di responsabilità è stato senza dubbio il criterio ispiratore della costruzione di un bilancio che garantisce continuità al cosiddetto "sistema Valle d'Aosta", ma nelle parole del Presidente Caveri e dell'Assessore Marguerettaz mi è parso di leggere anche una velata preoccupazione per lo stato di salute della finanza regionale.
È certamente vero che le entrate iscritte nel bilancio 2007 evidenziano, rispetto all'anno in corso, una sostanziale stabilità e permettono di garantire il mantenimento delle vigenti politiche di spesa, ma i sintomi delle difficoltà a sostenere un sistema di interventi in ogni settore dell'economia valdostana sono sempre più evidenti. Infatti i margini della manovra finanziaria sono più contenuti rispetto agli anni passati, perché il bilancio è condizionato da un volume di spese correnti tale da porre limiti alle disponibilità finanziarie che sarebbero invece necessarie per contrastare gli effetti della recessione nazionale che si è estesa anche in Valle d'Aosta.
Nel 2007 le spese correnti assorbiranno il 69,81% delle risorse disponibili, ovvero il 96,31% dell'intero volume delle entrate da riparto fiscale, e ciò nonostante sarà ancora possibile garantire il mantenimento del livello dei servizi in essere a favore della comunità valdostana e soprattutto l'immissione nel sistema economico locale della somma di 1.021 milioni di euro. Le ripercussioni positive di questa manovra sono importanti, troppo importanti perché non ci si debba chiedere per quanto tempo sia ancora possibile sostenerla in relazione al normale incremento delle spese correnti e dei vincoli di obbligatorietà che la caratterizzano.
Il confronto fra il volume delle risorse destinato alle spese correnti e quello destinato alle spese di investimento evidenzia che le entrate effettive di bilancio di euro 1.520 milioni sono condizionate al soddisfacimento di spese obbligatorie, rispetto alle quali il margine di discrezionalità è limitato; d'altra parte, era logico prevedere che la realizzazione di strutture che hanno reso possibile un balzo in avanti alla nostra Regione nel settore della viabilità ordinaria e rurale, dell'edilizia scolastica, degli impianti sportivi, e via dicendo, avrebbe poi richiesto l'accantonamento di fondi per le spese di gestione e di mantenimento delle strutture di cui si tratta.
In questa situazione penso sia però necessario ricordare che la Regione assolve funzioni e spese che nel resto del territorio nazionale sono a carico del bilancio statale; in effetti, circa la metà delle entrate di bilancio sono predestinate al pagamento delle spese sanitarie, delle spese per le scuole di ogni ordine e grado e, infine, per la finanza locale. Non è neppure da escludere la possibilità di un ulteriore aggravio qualora lo Stato, per migliorare i propri conti, ci trasferisca ulteriori funzioni e conseguenti oneri; purtroppo non è dato di conoscere l'ammontare di queste spese ed è per questo che chiedo all'Assessore alle finanze se, in futuro, sia possibile predisporre, fra i vari allegati alla legge di bilancio, una tabella nella quale riassumere gli oneri per funzioni che in altre realtà regionali sono a carico dello Stato. Il nuovo allegato permetterebbe anche di dimostrare che le consistenti disponibilità finanziarie del bilancio della più piccola Regione d'Italia soggiacciono a pesanti vincoli di destinazione e che è ora di smetterla con statistiche che calcolano dati disomogenei!
Nel corso dell'audizione della II Commissione è stata presentata un'interessante riesposizione di alcune categorie delle spese correnti in funzione degli effetti che le stesse producono nel sociale. Ovviamente si tratta di una valutazione politica, che esula dalle tipiche classificazioni della contabilità pubblica, ma in quest'aula siamo chiamati ad operare delle scelte politiche individuando le spese più utili alla nostra comunità. In questa prospettiva ritengo che le spese per la scuola dovrebbero essere considerate spese di investimento, perché dirette ad elevare l'istruzione e la formazione tese a creare quel capitale umano dotato di professionalità e competenza essenziali per il futuro. Lo stesso concetto si applica alle spese sanitarie, in quanto dirette al miglioramento della qualità della vita di tutta la popolazione, così come quelle per la tutela del nostro ambiente e del nostro territorio, che dobbiamo cercare di preservare nel miglior modo possibile a vantaggio nostro e delle future generazioni.
Mi fa perciò piacere che su questa tesi anche l'Assessore alle finanze abbia sviluppato nella sua relazione di ieri dei "distinguo" nella tipologia delle varie spese correnti, a seconda che siano dirette a soddisfare le esigenze di funzionamento dell'apparato pubblico e quelle che, invece, possono produrre sviluppo. È vero che la filosofia non cambia il risultato, ma l'impostazione del bilancio dimostra che la Regione assolve con scrupolo ai propri doveri istituzionali che presuppongono un costo che, di anno in anno, si fa sempre più elevato. A questo primo risultato bisogna poi aggiungere gli stanziamenti per il sostegno delle attività economiche, le quali, in rappresentanza di categorie delle varie forze economico-sociali, hanno sostanzialmente espresso parere favorevole al bilancio in corso di approvazione, nella consapevolezza delle restrizioni che apporterà la legge finanziaria statale a causa della situazione economica nazionale.
Riassumendo, è possibile sostenere che il progetto di bilancio presentato dalla Giunta regionale assicura anche per il 2007 le risorse necessarie a un sistema di spese e di attività che, nel tempo, hanno garantito alla Valle d'Aosta una buona qualità di vita ed un benessere diffuso. Sarebbe errato fermarsi a queste prime positive constatazioni, perché il "sistema Valle d'Aosta" purtroppo comincia ad esporre qualche crepa e le difficoltà di alcuni settori sono sempre più evidenti.
Dobbiamo però porci la domanda se sia possibile recuperare risorse dal settore dei tributi propri della Regione che, rispetto a qualche anno fa, sono in calo in conseguenza soprattutto della costante diminuzione degli introiti della Casa da gioco di Saint-Vincent, argomento sul quale, in quest'aula, si sono già spese tante parole. Spero che non si debbano attendere i tempi della ristrutturazione dell'Hôtel "Billia", per vedere un'inversione di tendenza degli introiti dell'attività di gioco. Forse è opportuno affrontare alcuni importanti nodi legati all'autonomia gestionale del casinò. Non è nelle mie intenzioni formulare accuse di eccessivo dirigismo, perché bisogna prendere atto delle difficoltà che incontrano più o meno tutte le case da gioco, in relazione ad una proliferazione dei giochi su scommessa che certamente diminuiscono, oltre alla congiuntura nazionale, le disponibilità finanziarie dei giocatori. Ho comunque l'impressione che il diritto esclusivo della Regione ad esercitare legalmente a Saint-Vincent il gioco di azzardo sia un momento troppo poco remunerativo per le casse regionali, in particolare se dalle entrate togliamo l'ammontare delle spese necessarie a produrle.
L'esigenza di qualche cambiamento ci viene suggerita da molti interlocutori quando sollecitano una semplificazione delle normative, per ridurre il peso di una burocrazia che impone tempi eccessivamente lunghi che, in definitiva, appesantiscono anche la situazione finanziaria. In proposito vorrei evidenziare che la relazione alla legge di bilancio ammette, a pagina 39, un ulteriore peggioramento della capacità di spesa, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti di alcuni settori, interventi che già negli anni scorsi esponevano difficoltà ad erogare le risorse loro assegnate. Il fenomeno evidenzia chiaramente la difficoltà delle strutture considerate a portare a compimento gli impegni di spesa per iniziative deliberate dalla Giunta. Confesso che ho difficoltà a capire le ragioni per cui debbano essere impegnate, per la realizzazione di una determinata opera pubblica, le somme necessarie a realizzare l'intera opera, quando invece sarebbe possibile dare corso all'intero progetto ripartendo le spese negli anni considerati dal bilancio pluriennale, in relazione alla quota di lavori che si prevede possano essere realizzati.
Una maggiore attenzione nella programmazione della spesa permetterebbe di liberare risorse per altre attività e per ridurre sensibilmente il livello dei residui passivi. Da molti anni ormai la Regione impegna consistenti risorse del proprio bilancio per sostenere il settore dell'industria manifatturiera con risultati troppo spesso deludenti e mortificanti, soprattutto per la mano d'opera impiegata. In questa situazione mi chiedo se le iniziative in questo settore debbano essere ancora finanziate impiegando risorse che potrebbero essere più utilmente destinate ad attività certamente più consone alla tipologia del nostro territorio.
Fra il dovere della Regione è certamente compreso quello di contribuire al benessere della cittadinanza, favorendo la nascita di imprese che devono però coprire i loro costi con i ricavi che vengono dal mercato, non più dai trasferimenti e dalle sovvenzioni del bilancio regionale. Il Presidente di "Finaosta" ha chiaramente ricordato le difficoltà di attrarre imprenditori seri, perché la Valle d'Aosta non è attrattiva; siamo, per una serie di ragioni, fuori mercato. Prendiamo atto di questa situazione e smettiamo di costruire capannoni industriali che non servono a nessuno, se non a dimostrare una grave dispersione di risorse! Investiamo, invece, consistenti risorse nel settore energetico, nel settore del turismo estivo e invernale, in agricoltura, per prodotti di nicchia ad altissima qualità, nella sanità di alta specializzazione e infine in attività che siano di corollario e di attrattiva per la casa da gioco. E se le spese per questa tipologia di investimenti presuppongono la contrazione di debiti, spendiamo il residuo limite di indebitamento, ma lasciamo perdere gli investimenti in campo industriale e orientiamo diversamente quelle poche risorse per gli investimenti che ancora sono presenti in bilancio! Il miglior investimento che la Regione ha fatto in questi ultimi anni è stato l'acquisto delle centrali idroelettriche dell'"ENEL", per il quale ha contratto un prestito che sembrava enorme e che oggi si è ridotto della metà.
Concludo il mio intervento affermando che i 2 disegni di legge concernenti la legge finanziaria e il bilancio annuale e pluriennale, che ci vengono sottoposti per l'approvazione, meritano fiducia e, al tempo stesso, attenzione in relazione all'indifferibile necessità di modificare gli orientamenti che finora hanno guidato le politiche di sviluppo della Regione, per effetto dei riflessi di una situazione internazionale che potrebbe ulteriormente incidere in senso negativo sullo sviluppo e sul grado di benessere della nostra comunità.
Presidente - La parola al Consigliere Lattanzi.
Lattanzi (CdL) - Ed eccoci al rito del commento della finanziaria! Un rito quanto meno utile per un commento politico, per l'opportunità di un confronto su questo importante provvedimento, ma un rito che sappiamo essere fine a sé stesso, in quanto questa finanziaria si presenta in Consiglio assolutamente "blindata"!
Per quanto si possa avere la buona voglia da parte dell'opposizione di presentare anche 300 emendamenti per modificare questa finanziaria, sappiamo che avremmo soltanto raggiunto l'obiettivo di perdere tante ore di sonno e di farle perdere anche agli operatori della comunicazione, per raggiungere un obiettivo già scontato: questa finanziaria si presenta come un "pacchetto blindato" assolutamente immodificabile, e questo nonostante sappiamo che in maggioranza molti condividono la necessità di un cambio di direzione nella gestione amministrativa, finanziaria ed economica di questa Regione, ma queste consapevolezze non sono sufficienti a far fare a questa maggioranza una pausa di riflessione seria sulle risorse della nostra Regione.
Abbiamo passato gli ultimi 15 giorni con "un occhio a Roma", osservando la finanziaria nazionale, e "un occhio nelle Commissioni regionali" ad osservare la finanziaria regionale con 2 consapevolezze. Prodi ha di fronte a sé la sfida di tenere in piedi un Paese fortemente indebitato e, al di là delle sue discutibili scelte, chiunque governa oggi a Roma sa di avere a che fare con una finanziaria che deve restituire competitività a un Paese che all'interno del sistema europeo, poco competitivo, è addirittura "fanalino di coda"! In termini economici oggi cresciamo come Grecia e Portogallo, a tassi di crescita che sono da Terzo Mondo! E questo mettendo a rischio un sistema economico ed un benessere raggiunto dal nostro Paese che ci colloca al 6-7° posto della graduatoria della ricchezza mondiale. Eppure la sfida per il Paese Italia è assolutamente mortale, anche perché combattuta all'interno di un sistema europeo - il famoso "sistema area euro" - che non si identifica più tanto per i contorni politici, ma per i suoi contorni economici, che ha a che fare con 2 giganti dell'economia, quello nord americano che cresce a tassi del 3,5-4% e quello asiatico, che possiamo identificare in quelle realtà economiche che rappresentano 1/3 della popolazione mondiale e che crescono al tasso del 10%.
In questi mesi, per motivi di lavoro anche istituzionale, abbiamo avuto l'opportunità di vedere in altre parti del mondo il "PIL" e quando parlo di "PIL", parlo di qualcosa di molto concreto. Abbiamo visto Paesi in trasformazione, abbiamo visto scelte politiche perseguite con determinazione; abbiamo visto dal vivo come aree geografiche del mondo vengano gestite in termini politici con un unico imperativo: quello di creare sviluppo e ricchezza. Noi, viceversa, abbiamo un altro problema: quello di difendere una ricchezza, di continuare a farla crescere così come sono in crescita le aspettative dei cittadini e, nel caso della piccola Regione Valle d'Aosta, quello di mantenere un sistema che ha avuto l'opportunità degli anni '70 di strutturarsi con un apporto fondamentale della Regione autonoma Valle d'Aosta non come soggetto politico, ma come soggetto economico.
Ho sentito le lunghe osservazioni della collega Squarzino, ho ascoltato con interesse le riflessioni del collega Stacchetti, a nome della "Stella Alpina", partito di maggioranza... entrambi concordavano con alcuni punti che mi sento di condividere: la critica a un sistema che fa fatica a modificarsi. Pur avendo ascoltato anche dal Presidente Caveri e dall'Assessore alle finanze e poi da tutti gli Assessori anche interpellati singolarmente, che si ha ormai piena consapevolezza che è necessario riformarsi, c'è l'incapacità di riuscire a farlo! E non c'è solo malafede, anzi; c'è proprio l'incapacità di affrontare certe decisioni e di assumersi certe responsabilità! Abbiamo sentito il Presidente Caveri, in Commissione, presentarci una finanziaria che vedeva rispettati i parametri di sforamento della spesa, del contenimento delle unità regionali, 2.888 dipendenti che non crescono.
Abbiamo ascoltato anche, con grande stupore, le associazioni dei commercianti, degli artigiani e degli industriali, che giudicavano questa finanziaria sostanzialmente "il male minore". Guardando Roma, dicevano tutte le associazioni di categoria, questa è una finanziaria che almeno mantiene gli attuali assetti di sostentamento e di attenzione, una finanziaria che aumenta il proprio bacino di risorse di circa il 2,5% e che sostanzialmente garantisce - ripetutamente è stata usata la parola "garantisce" - che il sistema economico valdostano e le sue esigenze vengano mantenute. Il rappresentante degli enti locali addirittura gongolava perché sottolineava come la Regione mantenesse e, anzi, leggermente aumentasse le risorse a disposizione dei Comuni per il mantenimento delle loro prerogative.
Io guardavo allibito, assistevo - riprendo un termine usato recentemente dal Presidente Caveri - basito ad una società inconsapevole e non dall'alto di chi pensa che tutti gli altri non comprendano e invece senta di avere la verità in mano, ma perché la quotidianità del lavoro mi permette di stare collegato alla società reale e la società reale è quella che si alza la mattina in Italia e in Europa, prende atto che ha una struttura burocratica sovradimensionata e cerca di ridurla, prende atto che non ci può essere sviluppo senza ricchezza e lo sviluppo e la ricchezza si creano con gli investimenti e lo sviluppo delle tecnologie! Ebbene, tutto questo in Valle d'Aosta è come se non esistesse, è come se vivessimo in un contesto economico atrofizzato, addormentato, con dibattiti che vanno dalla consapevolezza teorica della necessità di cambiare, ma poi dall'operatività pratica di non riuscire a farlo! In questo forse c'è la paura di affrontare i cambiamenti, i cambiamenti sappiamo producono sempre 2 generi di atteggiamenti emotivi, il costo emotivo del cambiamento può essere positivo oppure negativo. Questa è una società, quella valdostana, che fa fatica a comprendere i necessari costi per garantirsi un futuro e un benessere.
In un contesto di grandi cambiamenti allora la nostra Regione non cambia: per 8 anni, in questo Consiglio, mi sono sentito proporre finanziarie di continuità e questa finanziaria non smentisce questa linea politica, non distinguendosi poi di molto da quelle che erano le finanziarie che presentava Dino Viérin con una maggioranza di Centro-Sinistra che faceva della continuità, della stabilità, della solidarietà, dell'assistenzialità il cardine delle sue manovre finanziarie. Non è una finanziaria che si discosta molto da quel tipo di approccio culturale, pur avendo a capo della Giunta una persona di mondo, e pur avendo come Assessore alle finanze una persona che il mondo lo dovrebbe conoscere, e probabilmente lo conosce: il condizionale è d'obbligo, perché dalle parole ai fatti purtroppo devo prendere atto che grandi differenze dall'Assessore Agnesod non ci sono! Non ci sono, perché mentre l'Assessore Agnesod poteva vantare "PIL" della nostra Regione in controtendenza con il resto del nostro Paese e dell'Europa, un "PIL" che consideravamo all'epoca - quando c'era l'Assessore Ferraris, ci confrontavamo sovente su questo problema - sostanzialmente "drogato" dall'economia amministrativa regionale, era però un bilancio che veniva presentato in "pompa magna" dicendo: vedete, crescono le risorse perché da Roma ci arrivano sempre più soldi e noi, con questo, riusciamo a mantenere un sistema economico che non solo sta in piedi, ma addirittura è come "PIL" migliore di quello italiano e addirittura di quello europeo, pertanto siamo una "chicca" economica in Europa. All'epoca dicevamo: "guardate, questo è un "PIL" drogato, non è ricchezza reale, abbiamo le aziende che fanno fatica, gli unici che stanno bene in questa Regione sono quelli che lavorano o con la Regione o per la Regione, quelli che sono ai margini del sistema economico-amministrativo regionale fanno fatica. I responsabili della nostra finanziaria regionale che si occupano di sviluppo e quindi di economia, di commercio e di turismo, in Commissione ci hanno illustrato il quadro economico reale della nostra Regione, spero di non annoiare i miei colleghi ricordando alcuni passaggi, magari per quelli che in II Commissione non c'erano.
Nel settore industriale e, in genere economico, "Finaosta" è alla ricerca di opportunità e di attrattività sul territorio che negli ultimi anni sono, a dir poco, venute quasi totalmente meno; andiamo a vedere le aree industriali della "Cogne", il territorio liberato dalla "Cogne", sappiamo tutti come queste aree, se le prime verranno occupate, lo saranno da parte del Consorzio degli artigiani valdostani, quindi una destinazione quanto mai utile da promuovere, ma certamente non dà valore aggiunto rispetto a quella che già abbiamo come realtà valdostana. I motivi sono diversi, al di là della solita situazione economico-nazionale e regionale, nel settore industriale, certamente negativa e lo si vede, le aziende valdostane soffrono tutte più o meno nel settore industriale; soffrono tutte, ma quelle nel settore industriale soffrono di più, essendo delle realtà piccole che non si trovano nella possibilità di uscire quando si dice bisogna crescere. Crescere in Valle d'Aosta significa andare in azienda da 50-60 dipendenti, magari andare a 100 quando fuori hai delle realtà con cui ti scontri e che hanno delle dimensioni decisamente superiori, che hanno delle strutture là dove si parla di ricerca e di formazione; noi siamo molto più indietro! Molte volte la nostra ricerca viene mascherata nell'ambito delle aziende per poter avere dei contributi, ma vera ricerca che non sia produttiva poi di risultati non ne dà all'esterno!
Sul discorso estero siamo totalmente ormai assenti, le poche aziende che valevano sono state comprate e ad oggi recentemente ne sono state comprate ancora. Certamente vengono comprate quelle che vanno meglio, quelle che hanno sul mercato un posizionamento interessante. In questo contesto abbiamo come obiettivo quello di andare a cercare fuori, tentare di cercare fuori, il che si è rivelato finora poco fruttuoso; vorrei ricordare ai nostri colleghi che noi questo lo diciamo da anni, sostenendo che "Finaosta" e addirittura la consorella "Centro Sviluppo" erano totalmente in balia di un mercato che non sapevano come affrontare e che non erano di aiuto, né di supporto, se non in termini di spesa al settore industriale-economico e questo avviene perché non siamo attrattivi sotto vari aspetti: la Valle d'Aosta non è attrattiva per un settore industriale dal punto di vista della logistica e dei trasporti, abbiamo la ferrovia che fa impressione, ha un unico binario, quindi vuol dire trasporti su gomma, incentivare i trasporti, ma c'è anche una politica che non vuole gestire più di tanto, non vogliamo riempirci di TIR che vanno e vengono, quindi bisogna pensare anche a queste cose! In più, le nostre aree industrializzate recuperate, da "Vallée d'Aoste Structure", non costano poco: questo lo avevamo detto in tempi non sospetti, ricordo i confronti accesi con l'Assessore Ferraris.
Il valore di mercato degli affitti che proponiamo, in linea con quanto ci ha imposto l'UE, è quasi sempre del 30-40% più caro di quello che c'è nel Canavese, ma non è solo quello: nel Canavese c'è anche forza lavoro, in Valle d'Aosta no! Ci troviamo anche in difficoltà perché abbiamo i dati: 3,2% mi sembra sia la Regione... mettere in bilancio il 3% della disoccupazione... il 3% vuol dire non avere disoccupazione quando si dice che abbiamo 1.500 disoccupati vuol dire che non abbiamo disoccupazione, quindi le aziende là trovano nel Canavese, perché tutti sappiamo cosa è successo nel Canavese, forza lavoro e anche di un certo livello professionale; noi, qui, non possiamo offrire né logistica, né trasporti, né siamo attrattivi sulle aree perché anche l'affitto lo calcoliamo su un costo area che in Valle d'Aosta è tutto più caro, il nostro costo è mediamente il 30-40% più caro.
Vediamo poi quello che "Finaosta" potrebbe dare: può fare finanziamenti, può partecipare nel rispetto delle regole comunitarie. Ricordo, qui, le battaglie del nostro gruppo sul ruolo di "Finaosta" nell'economia valdostana nelle sue compartecipazioni, ma questo sta a significare che quello che facciamo noi lo possono fare anche in Piemonte, in Lombardia, nel Friuli... noi non possiamo fare niente di più! Potremmo fare di più se fossimo un sistema integrato di servizi vari che possono essere attrattivi in un'azienda la quale si ritrova sotto l'aspetto delle occupazioni, trasporti, servizi e logistica, una serie di cose integrate; purtroppo noi non siamo in queste condizioni!
Apro una parentesi: da 8 anni ci battiamo in Consiglio e in Commissione perché questa Regione - mi riferisco alle Giunte e a questa Giunta - prenda coscienza che il sistema economico-industriale della nostra Regione ha bisogno di servizi integrati per avere un minimo di attrattività, ma siamo sempre stati derisi: "non preoccupatevi, state calmi, non disturbate, abbiamo "VDA Structure", abbiamo il "Centro sviluppo", abbiamo "Finaosta""... Oggi "Finaosta" ci dice che noi non siamo in condizioni di dare servizi integrati, perché non ci abbiamo neanche mai messo una lira sopra, però spendevamo 20 miliardi all'anno per "Centro Sviluppo", che abbiamo chiuso, finalmente aggiungo io!
Tutte le volte che riusciamo a parlare sulla bassa Valle, Pont-Saint-Martin, perché là è come non essere in Valle d'Aosta, ci sono gli altri che vogliono venire in Valle, però in effetti Pont-Saint-Martin è molto aperta sul Canavese, il che può confermare che ha una facilità nel trasferimento a livello industriale maggiore... quando sentono Aosta già non è più appetibile! A Pont-Saint-Martin abbiamo degli insediamenti perché ci sono state delle precedenti situazioni fortemente finanziate da questa Amministrazione che hanno liberato quelle aree, ma stiamo parlando di poca cosa. Nell'insieme purtroppo le regole dell'UE sono molto rigide e certe volte non sono adatte a un territorio come il nostro, non hanno delle deroghe in funzione della morfologia stessa del territorio. Ricordo che noi abbiamo speso decine di miliardi per farci sentire in Europa, non ci ha ascoltato nessuno e quindi non abbiamo deroghe! Possiamo approfittarne, "tout court", come se fossimo in Lombardia, Friuli, Toscana, con la differenza che il Friuli e il Trentino hanno realtà diverse, loro ci sono riusciti, noi no! Quindi ogni volta che ci poniamo con qualche imprenditore al di fuori e presentiamo le nostre credenziali, presentiamo delle credenziali non particolarmente attrattive.
Ben diverso è il settore... abbiamo avuto degli interlocutori nel settore del turismo sugli alberghi, abbiamo anche delle grosse iniziative in vista sugli alberghi che possono essere interessanti perché la vocazione della Valle d'Aosta è e rimane fondamentalmente turistica e non può che essere turismo. Ricordo che questa cosa la diciamo tutti, ma bisogna essere in grado di sfruttarle al massimo, là dove possiamo essere più forti e difenderci, là dove siamo strutturalmente deboli. Mi sembra di sentire il Consigliere Maquignaz, che nell'ultimo anno continuava a dire: investiamo sul turismo, puntiamo sul turismo... Maquignaz, sei arrivato 8 anni dopo che lo diciamo noi, ti sei aggiunto al coro, ma siamo con te tuttora inascoltati! Là dove siamo strutturalmente deboli non possiamo diventare forti, dovremmo non occuparcene, la natura ci ha dato una bellissima Regione; in fondo se perdessimo la "Cogne" perderemmo le industrie della Valle d'Aosta e credo che non dico questo a caso, non perché la "Cogne" vada male, ma perché in prospettiva la "Cogne"... potrà andare anche in Cina o a Hong Kong, potrà andare là dove vuole, questo a dimostrazione che la "Cogne", che è storicamente nata qui, oggi è qui, ma potrebbe essere da domani anche da un'altra parte!
Mi fermo qui, perché il dr. Cilea, che è l'osservatore più attento dell'economia regionale, non fosse altro per i soldi che spendiamo perché quell'osservatorio è ricco di monitor, di spie, di cruscotti, è una torre privilegiata sul sistema economico valdostano, il nostro controllore di volo ci dice che stiamo continuando ad inseguire strutturalmente e a sperperare investimenti strutturalmente in certi settori, là dove non siamo forti, è giusto continuare a farlo, però sarebbe giusto prendere coscienza che ci sono dei settori dove siamo più forti e dove potremmo giocarci la nostra competitività! Una competitività che oggi viene messa in discussione quasi a braccia aperte per il fatto che, se non nevica, noi la competitività non l'abbiamo! Sono anni che sosteniamo una tesi ed è quella che il turismo dovrebbe essere, a prescindere dalla neve d'inverno e dal sole d'estate, perché in tutte le Regioni di montagna che fanno turismo ad alto livello - è brutto continuare a ripetere i nostri "cugini" del Trentino, ma sarebbe sufficiente attraversare il tunnel per vedere cosa stanno facendo i Francesi piuttosto che gli Svizzeri! - ci sono state delle capacità di cogliere invece i cambiamenti del turismo di montagna, che punta sempre più, mantenendosi forte sull'aspetto sci d'inverno piuttosto che naturalistico d'estate, sul benessere, sulla qualità della vita, sull'opportunità di essere momento di turismo di benessere psicologico, fisico, puntando cioè su strutture che danno al turista l'opportunità di sfruttare la neve se c'è, ma di farsi anche una serie di percorsi di benessere che noi stentiamo a riconoscerci. La nostra struttura più avanzata sono quelle 4 piscinette che abbiamo a Pré-Saint-Didier, che ci sono costate 30 anni di attesa, decine di miliardi di investimenti e che tutt'oggi sono poco meno di una pozzanghera rispetto a centri benessere che sono decisamente maggiori, ma non perché i centri benessere diventano il punto cardine del turismo... perché potrebbero, insieme ad altri, proporre la nostra Regione come l'isola dove una persona può venire a ritemprarsi e a godersi le bellezze naturali e un turismo di salute e benessere! Noi, su quel terreno, non siamo ancora presenti, facciamo fatica a far funzionare le Terme di Saint-Vincent, addirittura riusciamo a far andare in fallimento un casinò, nonostante le risorse che avete investito e che continuate ad investire! Investire mi pare una parola un po' grossa, ma questo è!
Cosa dovremmo fare? In questi anni, nel corso dei dibattiti sulle finanziarie, ho cercato di dire che il nostro cambio deve essere, più che nelle pieghe del bilancio o nei capitoli di spesa, deve essere anzitutto culturale, deve essere acquisita una consapevolezza. Se potessi fare una proposta provocatoria, magari anche impopolare per quanto mi riguarda, direi che chi amministra la cosa pubblica dovrebbe uscire dalla Regione più sovente e capire come gira il mondo, per rendersi conto di quanto noi siamo fermi, perché quando uno sta sul suo treno e vede sfrecciare vicino a sé i Pendolini, ha l'impressione di muoversi... addirittura se tu sei fermo in stazione e un treno ti passa vicino, ti attacchi alle maniglie perché hai l'impressione che parta anche il tuo! In realtà sei assolutamente fermo ed è esattamente quello che succede appena si esce da Pont-Saint-Martin!
So che alcuni di voi devono, per lavoro, uscire sovente e sono quelli che hanno raggiunto maggiore consapevolezza che il nostro sistema è fermo, ma quello che è peggio è che è fermo su un "binario morto" e la difficoltà di alzare questa "carrozza" intanto per tornare indietro da un binario morto e poi per infilarci in un binario che è quello della competitività e dello sviluppo, è evidente che necessita grandi investimenti perché solo per far girare questo treno non è sufficiente l'intervento del Consigliere Stacchetti della "Stella Alpina", partito di maggioranza, che dice: "questa è una finanziaria che fa fatica ad affrontare la realtà". Io lo condivido, potrei sottoscrivere tutta la relazione del Consigliere Stacchetti, se fosse coerente con un voto contrario, che impedisse la continuità di questa finanziaria e impegnasse, con assunzione di responsabilità, questa Giunta a prendere atto che "la festa è finita"! Invece, giustificando - ma io lo capisco - con correttezza e coerenza il senso di responsabilità nella continuità, non si fa altro che sostenere e mantenere un sistema che continua a star fermo su un "binario morto" e non ha alcuna possibilità di invertire la propria rotta.
Abbiamo un sistema sociosanitario tra i più qualificati in Europa, ma anche uno dei più cari, spendiamo quello che nessuno in Europa spende per la sanità sociale e abbiamo anche ampi spazi di miglioramento per quanto riguarda il Servizio sanitario. L'Assessore ci ha messo tanto del suo in questi anni, ha riqualificato alcuni settori della sanità e dell'opera sociale, ma il lavoro da fare è ancora enorme, perché dovremmo avere un'eccellenza che sia almeno pari alle risorse che spendiamo, e sappiamo che il nostro "gap" rispetto alla Lombardia, al Piemonte in termini di capacità, di ricerca scientifica, di operatività logistiche, strutturali, capacità professionali, non giustifica le risorse che oggi spendiamo! Quando lo dicevamo all'allora Assessore Vicquéry ci sentivamo rispondere che eravamo già l'eccellenza e avevamo una migrazione sanitaria tra le più alte d'Italia... oggi questo dato va in controtendenza, ma la qualità rispetto al costo che sosteniamo è lungi dall'essere ottimale, secondo noi... pura posizione politica, quindi assolutamente controvertibile!
Per quanto riguarda le risorse, aumentano del 2,5%, rimangono stabili alcune spese correnti - mi riferisco alle spese della Presidenza della Giunta, alle spese correnti per l'agricoltura o per le prospettive politiche del lavoro - mentre salgono le spese correnti di alcuni settori come il territorio e rimangono stabili anche le spese per la sanità, però sostanzialmente rimaniamo quest'anno abbastanza in linea come lo scorso anno, se non fosse che per il prossimo triennio tutti abbiamo visto che passiamo dal 68 virgola qualcosa per cento delle spese correnti sull'impatto del bilancio ad oltre il 70% da qui al 2007; quindi, nonostante la volontà, la necessità, la condivisa opportunità di ridurre le spese correnti, solo su quelle dell'Amministrazione regionale abbiamo un aumento di 1,5%; aumento di costi che qualcuno dice non comporta un aumento della struttura, rimaniamo sempre a 2.888, anzi, quella diminuisce, perché non possiamo per il "Patto di stabilità" aumentare le assunzioni, però per effetto dei contratti nazionali abbiamo un aumento dei costi dell'Amministrazione! C'è un piccolo problema: se è vero, come è vero, che il numero di 2.888 rimane invariato, è esploso quello del comparto unico, perché attraverso la "devolution" di alcune materie dalla Regione ai Comuni, i Comuni stanno creando strutture che sono delle mini-Regioni, per non parlare delle Comunità montane, dove ogni volta che uno ha l'opportunità per motivi personali o per motivi di ispezione amministrativa-politica di andare in una Comunità montana, c'è lo sperpero del denaro pubblico fatto persona: decine di persone che non hanno nulla da fare, se non arrivare alle 17,30 della sera! Abbiamo circa la metà della popolazione valdostana che vive direttamente o indirettamente delle risorse del bilancio regionale con un appiattimento culturale delle ambizioni e delle aspirazioni devastante!
Negli ultimi anni, quando chiudevo i miei interventi, dicevo: "vedete, il problema non è una differenza di bilancio dei capitoli di spesa, quello che ci divide da questo bilancio che voi proponete nel segno della continuità di sorreggere un sistema che è nato in questi ultimi 20 anni, è una differenza di tipo culturale" e credo che un passo avanti si sia fatto dalle Giunte precedenti a questa Giunta, ma è un passo piccolo, talmente piccolo che è irrilevante! Non avete la forza, non riuscite ad uscire dalle logiche della distribuzione ed è lampante quando si sentono i rappresentanti di categoria, che sono contenti perché voi avete mantenuto loro le risorse. Certo non sono tutti contenti, perché ci sono delle aree, che voi avete ben mascherato, ma che andranno nei prossimi anni a soffrire, anzitutto il commercio, dove sappiamo come si stiano tagliando quelli che possono essere considerati contributi assistenzialistici, e saremmo d'accordo se ci fosse la stessa coerenza operativa in tutti i settori, ad esempio in quelli delle consulenze, che ancora vediamo copiose; nel settore delle collaborazioni, adesso abbiamo non più l'aumento del numero di 2.888 dipendenti regionali, adesso abbiamo un'esplosione di consulenti che la Regione necessita di avere, dando incarichi che corrispondono a stipendi da 1.600-1.700 euro al mese, che. guardate caso, lungo elenco perché tutte le settimane ci arriva il foglietto grigio con il numero degli incarichi e il nome delle persone che vengono "para-assunte" dalla Regione, cioè di fatto assunte, ma non evidenziate e che vivono di questo... che se non avessero la Regione che gli dà un incarico sarebbero disoccupate! E questo nonostante tutto quello che viene raccontato, cioè che questi Assessorati hanno tanto bisogno di questi professionisti, di questi architetti, di questi consulenti, commercialisti, avvocati... abbiamo tanto bisogno perché i 2.888 dipendenti non ce la fanno più dal lavoro e non hanno le competenze! Immaginate, abbiamo un progetto "Formation" che forma tutto il mondo meno che i nostri dipendenti regionali, con decine di miliardi spesi per giustificare un sistema di formazione che ha il solo scopo di distribuire risorse! Non c'è crescita culturale, perché la prima cosa che bisognerebbe insegnare ai dipendenti regionali è la produttività! Quei pochi che hanno capito questo concetto e sono persone di buona volontà, vengono massacrati da quelli che dicono: "ma chi te le fa fare, non alzare il livello della produttività altrimenti ci tocca a lavorare a tutti", con i sindacati che si battono nella "45" per avere i premi di produzione uguali per tutti e distribuiti a pioggia. Un sistema socialista di tipo reale... aggiungo... ricco!
Allora la domanda spontanea è: quanto potrà durare la ricchezza? Speriamo sempre, perché non sono mica qui, come Valdostano, a fare il "Tafazzi", non sono mica qui a dire: "adesso va giù l'economia e quindi andremo in crisi"... no, dico una cosa diversa!
Il sistema dal nostro punto di vista che analizza la crescita reale, crescita che oggi cala rispetto all'Italia, perché mentre l'Italia fa una fatica mortale a crescere e cresce dello 0,10-0,20 rispetto all'Europa restando "fanalino di coda", la nostra Regione che aveva il primato del "PIL" rispetto all'Italia è in controtendenza. È un dato, questo non lo discutiamo; prima viaggiavamo al 2 e qualcosa, adesso viaggiamo all'1,7, le previsioni che avevate fatto nel "PREFIN" - anzi "POSTFIN", perché era arrivato dopo la predisposizione del bilancio! - parlavano di crescite nel 2006 dell'1,9, di 2,2, poi 2,7, in una cavalcata valchiriana che invece si è rivelata essere appena lo "Charaban" con tutto il bene che vogliamo allo "Charaban"!
Allora esprimiamo le preoccupazioni non di sempre, ma più forti in questo ultimo periodo, le preoccupazioni di un sistema che abbia, in certi suoi protagonisti, capito che questo sistema non è sostenibile se non si crea ricchezza vera. E la ricchezza vera non è quella di dare stipendi regionali ai dipendenti o ai para-dipendenti! Non è quella di far dipendere la vita dalle persone valdostane al 60% dal bilancio della Regione, perché questo sistema disincentiva quel 40% di piccoli imprenditori, di piccoli commercianti e artigiani che chiudono l'attività e chiedono un posto in Regione! E questo non è un fatto grave di per sé, ma diventa un fatto grave quando è un sistema culturale che si innesca, cioè la prospettiva che avete dato a questa Regione e al suo popolo è che la ricchezza, la continuità, la solidità, la sicurezza per pagare il mutuo della casa e le tasse per gli studi dei figli sta nell'Amministrazione regionale e nei rapporti che ogni cittadino può avere con questa Amministrazione e con il suo bilancio: questo è il dramma di questa finanziaria!
Ancor più drammatico è che i rappresentanti delle categorie giocano una partita sporca: abbiamo visto i rappresentanti dei commercianti esprimere soddisfazione a nome dei commercianti, quando per il commercio non ci sono altro che tagli agli investimenti e tagli agli artigiani. Artigiani e commercianti, categorie che venivano ad esprimere soddisfazione e poi andavi a vedere la storia personale di quelle persone e scopri che da molto tempo questa persona il commercio non lo fa più, che ormai ha un ruolo istituzionale per cui il suo lavoro è rappresentare i suoi rappresentati che non li rappresenta più, artigiani che vengono qui a rappresentare loro stessi e i loro appalti personali, e non rappresentano più invece le decine di migliaia di piccoli artigiani che chiudono l'attività e chiedono di entrare in Regione: questo è il dramma!
Non parliamo dei sindacati: loro fanno il loro lavoro; i sindacati hanno espresso soddisfazione, ci mancherebbe altro! Il bilancio conferma la continuità di un sistema che loro sanno ben rappresentare. Il dramma è vedere i rappresentanti dei commercianti, degli artigiani e degli industriali asserviti al bilancio regionale, personalmente asserviti, perché non mi risulta che i commercianti siano contenti di questa finanziaria, non mi risulta quando vengono a conoscenza che vengono tolti gli incentivi, gli aiuti, i finanziamenti per l'attività commerciale o per quella turistica; mi risulta che facciano fatica, è vero... Presidente degli albergatori?... a pagare le rate di "Finaosta"! E invece abbiamo sentito esprimere soddisfazione e io guardavo queste persone, e dicevo: ma questa persona che rappresenta gli artigiani, cosa fa personalmente come mestiere? Guarda caso, il 90% del suo fatturato lo fa con la Regione... ma tu guarda che combinazione! I commercianti che conosco io e che oggi qui rappresentiamo, gli artigiani che conosciamo noi e che oggi rappresentiamo dicono che questa finanziaria ci porterà alla catastrofe, ma non questa finanziaria, quelle precedenti e questa che si inanella in una catena di continuità. Bene, se voi volete la continuità, noi non possiamo che bocciare la continuità nella quale non crediamo!
Chiudo perché so di aver abusato della vostra pazienza, dicendo che presenteremo degli emendamenti, ma sono emendamenti di visibilità politica, lo diciamo subito: non abbiamo alcuna speranza che comprendiate il senso di quegli emendamenti, perché sappiamo che accettare quegli emendamenti significa per voi togliere risorse da cose che per voi sono più allettanti ed elettoralmente più importanti, a maggior ragione, visto che parliamo della finanziaria 2007, che è a un anno e mezzo dalle elezioni regionali, dove tutti quelli della maggioranza stanno facendo "carte false" per poter rappresentare di fronte ai propri elettori la garanzia della continuità. Lì prendete i voti ed è giusto che lì investiate, ma non state investendo sul popolo valdostano... state investendo su quel 35% che vi ha dato i voti, e non si governa con il 35%... ma questo lo vedremo alle prossime regionali del 2008! Certo è che non auspichiamo solo un cambio di finanziaria... auspichiamo da anni un cambio di visione culturale e politica, auspichiamo una maggioranza che abbia il coraggio di uscire dal Socialismo reale, che purtroppo è vigente in questa Regione, però - ripeto - un Socialismo ricco che si può ancora permettere di buttare 4.000 miliardi per tenere in piedi una gioiosa "macchina da guerra elettorale"!
Presidente - La parola al Consigliere Ottoz.
Ottoz (UV) - Farò alcune considerazioni non tutte di tipo generale, ma in parte di tipo generale e in parte più puntuali su alcune parti dei documenti dei quali stiamo discutendo.
Leggendo la relazione dell'Assessore, parto dalla pagina 4 dove si cita la visione politica di fondo contenuta nel "PREFIN" 2006-2008, cioè una popolazione coesa e solidale, una competitività regionale autonoma e una qualità ambientale e sociale, tutti obiettivi non solo condivisibili, ma da condividere e mi permetto solo di sottolineare, è stato anche detto in modo diverso da chi mi ha preceduto, che la competitività regionale deve essere uno degli obiettivi che dobbiamo perseguire con la massima determinazione perché questa Regione oggi non è competitiva; non è competitiva per le aziende che vengono ad insediarsi, o non lo è più, non è competitiva per i prezzi che pagano i nostri concittadini per i prodotti che comprano sul mercato valdostano, quindi condivido questa visione di fondo, trasformandola da visione in obiettivo da perseguire con determinazione.
È stato detto che questa finanziaria è una finanziaria di continuità. La continuità è un concetto a doppia lettura, perché può voler dire di stabilità, questo è un fatto fortemente positivo, può voler dire che non ci sono grandi cambiamenti, perché si continua in un solco tracciato e quindi senza grandi "colpi di reni" di fantasia; d'altra parte, in un momento economico generale, nel quadro generale italiano e mondiale che non è dei più brillanti, quanto meno per la parte del pianeta nel quale viviamo, un approccio che garantisca la stabilità è comunque buono e da condividere.
Vorrei dire due parole sui trasferimenti agli enti locali, sintetizzando il concetto con una frase: "sempre più soldi, sempre meno soldi", cioè sottolineando come i nostri enti locali godano di un aumento costante di trasferimenti che potranno anche aumentare grazie agli effetti della finanziaria nazionale per quanto attiene agli aumenti di tasse e di imposte e alla lotta all'evasione fiscale, tenuto conto che destiniamo ai Comuni una percentuale dei 9/10 che percepiamo sulle imposte, in particolare le imposte sul reddito. Resta il fatto che i Comuni hanno sempre più soldi, ma sono sempre di più senza soldi, perché forse la struttura della spesa che hanno messo in piedi non permette loro di fare grandi investimenti. È pur vero che i trasferimenti senza vincolo di destinazione sono una parte molto elevata, è peraltro vero che i Comuni tipicamente hanno utilizzato questi fondi sia per spese correnti che per spese che poi correnti diventano nel tempo; quindi questa è una valutazione che fermo a questo punto: i Comuni hanno sempre più soldi e, parallelamente, hanno sempre meno soldi.
Avrei voluto vedere più investimenti, ma poi lo approfondirò in seguito, per la parte di informatizzazione, perché è una di quelle spese che ci permetterebbe l'eliminazione progressiva delle barriere imposte dal fatto di vivere in montagna e avrebbe certamente un benefico effetto sulla razionalizzazione del traffico, quindi la sua riduzione, potendo utilizzare meglio gli strumenti che la tecnologia oggi ci mette a disposizione.
Il controllo della spesa, il blocco del "turnover" a 2.888 unità, peraltro imposta anche dalla finanziaria, mi fa venire in mente che il controllo della spesa non dovrebbe, se fosse possibile, essere realizzato solo bloccando il personale, ma scegliendo su quali servizi e in quale direzione investire questi costi del personale, in quanto non si può fare tutto quello che si faceva prima sempre con meno risorse, poiché si finisce per depauperare i servizi. Bisognerebbe forse cominciare a dire dove la Regione può rinunciare ad agire direttamente al posto dei cittadini, e quindi come, a parità di risorse e di numero di dipendenti, poter servire meglio la popolazione nei servizi che la Regione mantenesse sotto il suo controllo.
C'è un passaggio che ci tengo a fare. Non riguarda la nostra finanziaria, ma è citato nel rapporto dell'Assessore, ed è la questione del "TFR", cioè il trasferimento di parte del "TFR" all'INPS voluto dalla finanziaria, che non ritengo un fatto negativo per difesa degli interessi degli imprenditori piuttosto che... ma semplicemente perché sposta una cifra che è, sì, di proprietà dei lavoratori - poiché il "TFR" viene accantonato per i lavoratori - ma che fino a quando rimaneva nella disponibilità degli imprenditori, rimaneva comunque confinato in un ambito produttivo anziché andare a tappare i buchi dell'INPS che non sono certo gli imprenditori che hanno causato. Quindi è uno spostamento, è un "trucco contabile" che serve a spostare una cifra da un settore produttivo a un settore improduttivo. Non è peraltro vero che il costo del trasferimento del "TFR" per le aziende che lo trattenevano fino alla messa in quiescenza del dipendente incide per l'azienda solo per la percentuale di interessi che paga in banca per avere lo stesso credito, perché purtroppo incide anche sulla possibilità di produrre, nella misura in cui certi imprenditori magari non hanno accesso a credito aggiuntivo, quindi il fatto di spostare soldi sull'INPS li mette in situazione difficile, quando addirittura in certe zone del nostro Paese non li spinge nelle mani di chi, i soldi, li presta a tassi che non sono quelli previsti dalla "Banca d'Italia" o dalla politica delle banche.
C'è un'interessantissima disquisizione nella relazione dell'Assessore Marguerettaz su come vada intesa e vada disaggregata, analizzata la spesa corrente, che è assolutamente condivisibile. Lo stesso ragionamento bisognerebbe però farlo per la spesa di investimento e lo farò alla fine, nel senso che se è pur vero che alcune delle spese correnti alimentano filoni di investimento, è altrettanto vero che alcune spese di investimento sono produttrici nel futuro di brillanti e simpatiche spese correnti; quindi, così come abbiamo le spese correnti di sviluppo, abbiamo anche le spese di investimento correnti o galoppanti. Lo dirò meglio fra un attimo.
Dato che mi tocca, perché tutti se lo aspettano, e vi tocca, vorrei ricordare come a pagina 26, dove si parla dello sport, sarebbe opportuno in futuro, perché la finanziaria non è emendabile, rivedere le cifre che sono cifre ferme al 1998, quando c'era ancora la lira, per le società sportive. Non mi riferisco, qui, alle manifestazioni aventi rilevanza turistica che sono quelle citate in tutto il paragrafo, quanto alle restanti risorse, che sono i contributi ordinari e di alto livello che permettono alle società sportive di far fare attività ai nostri giovani; un'attività che si configura come un'azione utile dal punto di vista formativo educativo, dal punto di vista della lotta all'obesità, alla sedentarietà, quindi si traducono in parte in una diminuzione dei costi sanitari e in una forma di prevenzione sanitaria, in un'età in cui fra l'altro, poiché non si fa più il servizio militare, dopo una certa età i giovani non fanno più alcuno "screening" di alcun genere, se non quelli che facendo attività sportiva devono fare la famosa visita di "idoneità agonistica". Non c'è più il controllo virtuoso di tutta la popolazione arrivata a 18 anni perché deve andare a fare la visita militare, quindi non si prende più atto dello stato di salute dei post-adolescenti del Paese, e la spesa sportiva è importante anche per questo.
Vi ricordo che le altre Regioni autonome, quanto meno sicuramente la Sardegna, la Sicilia e il Friuli - non ho gli ultimi dati dell'Alto Adige - hanno una serie di strumenti innovativi e più favorevoli alle attività sportive dei giovani. Andrà fatta in futuro inevitabilmente, sempre per il discorso che ricordavo dei problemi degli enti locali e della spesa corrente, una riflessione non solo per i contributi per l'attività delle società sportive, ma anche per un aiuto alle gestioni degli impianti sportivi di interesse regionale che i Comuni si trovano addossati e per i quali devono sostenere costi che in realtà non sono attinenti all'attività della loro popolazione, e che spesso superano le loro capacità di spesa, creando una serie di problemi che ogni tanto trovate sui giornali. Credo che questo modello del non intervenire sulle gestioni vada in modo intelligente, misurato ed equilibrato, rivisto.
Avrei voluto vedere, dove si parla di "interventi regionali per la promozione dell'uso razionale dell'energia" una parte che non riguardasse solo le aziende, bensì una politica che stimoli e spinga l'utilizzo del fotovoltaico, del bioclimatico e della bioarchitettura ai fini di risparmio energetico, magari con indicazioni che debbano essere recepite nei regolamenti urbanistici comunali, tenuto conto che è una nostra competenza primaria quella degli enti locali, in modo che anche i privati possano nuovamente accedere a strumenti che permettano loro di realizzare un risparmio energetico del quale sarebbero anche i primi beneficiari in termini economici.
Vado verso la fine, ricordando il discorso preannunciato all'inizio sulla spesa corrente e la spesa di investimento. L'Assessore ci ha spiegato bene la spesa corrente... io vorrei parlare delle spese di investimento; mi piacerebbe che l'Amministrazione, sulle spese di investimento, ci fornisse dei dati che sarebbero utili per tutti, anche per valutare le scelte e anche utili a chi sceglie... mi spiego. Ci sono delle spese di investimento che, lo dice la parola stessa, sono investimenti, cioè spese che ritornano e che, in un certo arco di tempo, vengono riassorbite dal sistema e non generano spesa corrente successiva. Faccio un esempio per tutti: i fondi di rotazione, i quali vengono messi in circolo, il vero costo corrente per l'Amministrazione è il delta di interessi che l'Amministrazione mette a disposizione di chi utilizza questo credito, ma non la cifra totale dell'investimento.
Ci sono poi spese che consideriamo di investimento, non per una cattiva estensione dei documenti, ma perché nel regolamento di amministrazione e nella tecnica contabile pubblica così sono definite, che però una volta realizzate generano spese correnti, anzi alle volte galoppanti: si fa una cosa ed è un investimento, quando è realizzata poi qualcuno se la deve gestire e nascono delle spese correnti che sovente mettono in ginocchio non tanto l'Amministrazione, quanto sicuramente i Comuni e altre realtà. Mi piacerebbe che quindi potessimo avere delle tabelle sulle spese di investimento, in cui si possa vedere il costo sostenuto per gli investimenti, cioè la quantità di risorse investite, il ritorno finanziario dell'investimento nel tempo se esso esiste, i tempi nei quali questo ritorno avverrebbe in quanto il tempo non è indifferente alla finanza, altrimenti non esisterebbero gli interessi, e là dove questo non è possibile. E infine, dato che ci sono spese di investimento che giustamente devono produrre effetti di tipo sociale e servizi, qual è il ritorno sociale atteso e che cosa questo ritorno sociale atteso determinerà in termini di nuova spesa corrente o di diminuzione di costi, cioè un rapporto costi benefici successivo alla realizzazione dell'investimento. È una sorta di bilancio sociale per gli investimenti che non sono investimenti, quali li farebbe invece il privato che li fa solo per guadagnare, ma che sono importanti perché possiamo valutare tra i vari investimenti - perché alla fine di questo si tratta: di fare scelte - quali scegliere e quali procrastinare o addirittura non fare. Qualcuno ha detto che gli amici vanno e vengono e i nemici si accumulano; c'è un proverbio messicano che dice più o meno la stessa cosa: "i nemici sono tutti veri, gli amici non si sa", e vorrei parafrasarlo dicendo che dobbiamo fare attenzione, perché le spese correnti sono tutte vere, quando andiamo a fare il bilancio consuntivo, sono state tutte sostenute, le spese di investimento attengono anche alla capacità di spesa del sistema, non sono mai tutte vere, quindi in realtà il rapporto fra spese correnti e spese di investimento - sempre investimento con le limitazioni che vi dicevo - si rivela diverso da quello che ci suggerivano i documenti preventivi. In pratica, la spesa corrente si spende sempre tutta e gli investimenti non si riescono mai a fare tutti. Si potrebbe dire che le spese correnti sono tutte vere e quelle di investimento non si sa, parafrasando il proverbio messicano.
Presidente - La parola al Vicepresidente Fiou.
Fiou (GV-DS-PSE) - Dalla relazione presentata ieri dall'Assessore emerge una realtà regionale tutto sommato positiva, frutto di un modello di sviluppo costruito per decenni, con attenzione ai bisogni più particolari della comunità: dalla sanità alla scuola, dalla casa al tempo libero, diffusi interventi a favore di anziani, importanti ammortizzatori sociali per lenire i disagi provocati dalle crisi occupazionali, poi ancora gli importanti supporti ai settori produttivi, all'agricoltura, al turismo, all'industria, al commercio... tutto sotto l'ala protettrice della Regione.
Ha ragione il collega Lattanzi a dire che questo è il modello di Socialismo reale forse meglio riuscito al mondo. Questo permette al Presidente Caveri di dire, in occasione della presentazione della finanziaria regionale in II Commissione, che la Valle d'Aosta, sotto il profilo della qualità della vita: "è una delle Regioni europee dove si vive meglio". Valutazione ripresa dall'Assessore Marguerettaz nelle conclusioni della sua relazione: "Nous avons raison d'être satisfaits en raison d'une évaluation comparative avec les autres régions de montagne...", poi ancora, "nous vivons dans une réalité territoriale, politique, administrative qui peut certainement être améliorée, mais qui est aussi certainement enviable". Questa lettura della realtà un po' da "isola felice" ha sicuramente fondamenti concreti ed è il risultato di un autogoverno più accorto di quello di altre realtà che hanno goduto opportunità analoghe, però nasconde debolezze di un modello di sviluppo che ha comunque lasciato sacche di povertà che il nostro Assessore alla sanità deve ancora rincorrere, che ha lasciato sacche di precarietà, è una realtà poi che ha beneficiato di una massa di risorse finanziarie difficilmente ripetibile per il futuro, che ha difficoltà ad adeguarsi alle nuove problematiche che i cambiamenti epocali propongono, che vede indebolito il rapporto fra le risorse necessarie al suo mantenimento e le risorse effettivamente prodotto in loco. Mi trovo a ripetere quello che altri colleghi hanno già sottolineato.
La bozza di bilancio in discussione ci propone la continuità di un modello di sviluppo, certamente conseguenza, come dice l'Assessore, "d'un système législatif qui a été approuvé par ce Conseil régional au fil des années", però senza aperture verso le innovazioni necessarie ad attualizzare il modello di sviluppo stesso che comincia a mostrare il fiato corto, e questo lo percepiamo quando guardiamo ai nostri settori economico-produttivi, quelli che ci dovrebbero garantire la continuità delle risorse per, a loro volta, garantire la continuità delle risposte ai bisogni della comunità.
Guardiamo ad esempio al settore industriale: a parte poche eccezioni, abbiamo una serie di realtà aziendali che sono semplicemente terminali di gruppi internazionali: questa situazione ci lascia alla mercé di scelte prese altrove, per interessi di altri. In questo settore siamo di fatto una realtà periferica, per ora incapace di individuare un qualcosa che possa legare le attività stesse al territorio. Gli incentivi finanziari che elargiamo sono solo palliativi e il sistema infrastrutturale che proponiamo è molto debole, forse ci vorrebbe veramente la "TAV" auspicata da qualcuno per inserirci sui grandi assi di comunicazione e permetterci di riproporci come "Carrefour d'Europe". Non dimentico che la storia ci insegna che lo sviluppo avviene sui grandi assi di comunicazione e noi invece rischiamo di essere in un "cul de sac". L'autostrada svolge un ruolo parziale da questo punto di vista e con le ricadute ambientali negative che conosciamo.
Per quanto riguarda il turismo, abbiamo un patrimonio di risorse incredibile, ma altrettanto incredibilmente non valorizzato. Abbiamo quella grande risorsa che è il nostro territorio: difficile per sviluppare l'agricoltura, difficile per sviluppare infrastrutture, ma impareggiabile come risorsa per il turismo. Accanto a questo abbiamo come complemento un patrimonio di strutture, dai castelli ai palazzetti dello sport, all'Osservatorio di Saint-Barthélemy al Forte di Bard e potrei continuare un elenco lunghissimo. Tutto questo ben di Dio viene utilizzato marginalmente da un turismo fondato sulla logica del "fai-da-te", fatto da albergatori che aspettano il cliente invece di andarselo a cercare, sostenuto da una promozione fatta quasi, villaggio per villaggio, pensando che questa possa essere di richiamo agli arrivi che dovrebbero venire dalla Cina, dalla Russia, dall'America. Facciamo proposte limitate, costose, non concorrenziali sicuramente rispetto ad altre realtà turistiche, meno allettanti magari, ma più organizzate in chiave di turismo industriale. Così abbiamo un grande patrimonio che anziché rendere, costa moltissimo: costa il mantenimento del territorio, costa la gestione delle strutture che finiscono per essere "cattedrali nel deserto"!
Non vorrei scadere in una lettura troppo negativa delle nostre attività, però qualche battuta la voglio aggiungere anche sul terziario, fortemente in ritardo rispetto ai livelli innovativi di altre realtà, quindi anche questo settore non riesce ad attrarre produttività esterne o a esportare "know-how". Abbiamo un commercio - qui liquido la cosa con una sola battuta - che applica il "mordi-e-fuggi" però al contrario. Si salva un po' l'agricoltura perché non pretende di svolgere un ruolo economico trainante, ma solo complementare, e in questa logica ha saputo anche introdurre elementi di innovazione che hanno prodotto qualche risultato di eccellenza, pur se limitato nella quantità, facendo soprattutto da spalla al turismo e mantenendo ordinato il territorio.
Le occasioni di discussione del bilancio scatenano in me riflessioni, analisi un po' a valanga e sicuramente un po' confuse sui processi che intendiamo governare e orientare investendo le risorse pubbliche. Non riesco soprattutto ad evitare la preoccupazione delle conseguenze di un vigente galleggiamento precario del nostro meccanismo di sviluppo su una situazione in forte cambiamento e che potrebbe vederci andare a fondo. Compito di una classe dirigente dovrebbe essere quello di costruire i percorsi per traghettare la propria realtà del futuro; mi pare che questo compito non lo stiamo svolgendo! Anche all'interno di quest'Assise, massimo organismo di elaborazione e di governo della Regione, abbiamo difficoltà a promuovere un vero dibattito per l'individuazione di un progetto complessivo della Valle d'Aosta dei prossimi decenni. Se ci rifacciamo agli approcci a tale problematica, questi si presentano come occasionali, mirati a questioni molto parziali e che, se messi insieme, possono avere come sbocchi modelli troppo diversi, direi antitetici. Cito 2 esempi: da una futura Valle d'Aosta dal territorio incontaminato senza TIR, con poche strade. Territorio coccolato che garantirebbe sicuramente qualità di vita arcadica, ma a pochi e poveri, ad un'altra, che vede un territorio di cui sfruttare tutte le risorse, percorso da autostrade, elettrodotti, canali, magari con piramidi sulle montagne - e chi più ne ha ne metta! -, che farebbe forse ricchi molti abitanti, ma probabilmente incapace di godersi la vita, non solo perché troppo intenti a rincorrere occasioni di arricchimento, ma magari perché soprattutto asmatici! Ci sono sicuramente modelli di compromesso che possono rispondere in modo equilibrato anche ad esigenze che possono sembrare antitetiche, ma manca chi li elabori. Una cosa è certa: non ci possiamo affidare al caso, la forza degli egoismi che il caso scatena non è elemento orientativo equilibrato, occorre un progetto e la capacità di Governo per realizzarlo.
La programmazione è lo strumento di concretizzazione del progetto, non solo di un programma di legislatura o di maggioranza, come quello in atto, fondato sulla continuità per garantire posizioni e interessi costituiti, parlo della programmazione che permette alle azioni di Governo di garantire il raggiungimento di obiettivi futuribili. Però la programmazione è l'attività da cui questa maggioranza è più infastidita, tanto che ha eliminato anche quell'embrione di analisi e di discussione sugli obiettivi che si chiamava "PREFIN"... preferisce invece affidarsi alle invenzioni della giornata che permettono proclami, ma non obbligano a verifiche! Sono preoccupato dal fatto che questa realtà non abbia alternative almeno fino al 2008.
In conclusione, siamo in presenza di un bilancio non negativo negli effetti immediati, ma non propositivo per il futuro, un bilancio di galleggiamento, funzionale sì ad una situazione politica anch'essa di galleggiamento, ma che lascia la Valle d'Aosta senza una vera guida nell'affrontare i cambiamenti complessi in atto.
Presidente - La parola al Consigliere Rini.
Rini (FA) - Considero che la finanziaria di quest'anno non è sicuramente una finanziaria da "vacche grasse", ma tanto meno di lacrime. In un momento di generale difficoltà la Valle d'Aosta occupa ancora le primissime posizioni, e questo sicuramente non solo per merito dell'attuale maggioranza, ma anche grazie alle passate legislature. Tocca ora a noi cercare di salvaguardare quanto di positivo esiste e cercare di mantenere e migliorare il benessere della nostra realtà. Certamente in Valle, in generale, si sta meglio che altrove, ma è altrettanto vero che esistono ancora tante problematiche aperte e che chi vive ancora oggi in difficoltà, non si può accantonare del fatto che nella media si sta meglio. Certo per queste fasce dobbiamo e dovremo impegnarci al massimo e da subito e lo stiamo facendo.
Faccio parte della Commissione competente per l'esame della finanziaria, dove abbiamo audito i vari componenti della Giunta, i sindacati ed i rappresentanti dei vari settori produttivi. In generale il giudizio di questa finanziaria è stato positivo, soprattutto se paragonato a quello dello Stato centrale, ma sono emerse anche delle critiche e dei suggerimenti che dovranno essere presi in considerazione nel prosieguo della nostra attività. Sono stati evidenziati alcuni problemi che la maggioranza ben conosce e che per la loro risoluzione ci sta lavorando. Certamente i miracoli non sono possibili, ma è importante che ci sia la volontà di risolvere le varie problematiche. Quasi tutti hanno fatto notare che le spese correnti sono ancora troppo alte, e qui vorrei far notare che non sempre le spese correnti sono inutili, dannose e da evitare, come è altrettanto vero che bisogna ben riflettere sugli investimenti che sovente possono generare delle spese correnti non sempre coerenti e proporzionate a benefici rivolti all'intera collettività. Dobbiamo certamente essere più attenti nel valutare le spese correnti comprimendole dove possibile, ma altrettanto attenti agli investimenti evitando di ripetere alcune scelte del passato che, ancora oggi, vanno ad incidere sulle spese correnti in modo pesante. È stato detto e ripetuto che è un bilancio "ingessato e di routine" e che non fa sognare, sicuramente e naturalmente è così, anche perché si vuole portare avanti coerentemente quanto programmato e grandi svolte non sarebbero coerenti. Qui, anche oggi, ho sentito qualcuno lamentarsi del fatto che non ci sia un programma... non è così, forse è un programma non condiviso da tutti, ma un programma di continuità che ha fatto sì che la Valle d'Aosta occupi le posizioni che ben conosciamo e che riuscirà ad occupare e migliorare in futuro.
Siamo coscienti che in questo documento programmatorio ci siano dei punti molto qualificanti come ad esempio: lo sforzo per contenere le spese non rivolte al progresso economico; il mantenimento e rafforzamento delle spese per i giovani, le famiglie e gli anziani; la volontà di ottenere un maggior risparmio energetico con delle ingenti risorse messe a disposizione; la concreta volontà di aiutare le nostre aziende che abbiano delle prospettive di sviluppo, evitando di sprecare denaro pubblico per quelle decotte, senza avvenire né futuro; maggiori investimenti nella ricerca; l'ampliamento dell'aeroporto che risulta essere un vero "atout" per il nostro turismo; la valorizzazione dei prodotti locali; il finanziamento degli interventi relativi al piano di sviluppo rurale; gli interventi per lo sviluppo delle imprese industriali ed artigiane; la valorizzazione dell'artigianato tipico; l'impegno finanziario nella zootecnia, nei consorzi di miglioramento fondiario, nell'agriturismo e nella produzione agro-alimentare; l'ulteriore aumento delle risorse destinate agli enti locali che potranno così evitare di aumentare le tasse ai propri cittadini. Già il mio collega Lavoyer aveva suggerito il Comune di Aosta a non aumentare le tasse... credo che lo stesso invito debba essere rivolto agli altri Comuni della Valle. Importante poi reputiamo il mantenimento del blocco del "turnover" al 50% e la volontà di accorpare le varie sedi della Regione disperse in 1.000 rivoli.
In conclusione, noi, della "Fédération Autonomiste" riteniamo che questo bilancio sia serio, prudente, responsabile, realistico ed equilibrato, che pur non lasciando troppo spazio ai sogni non è assolutamente un documento di "lacrime e sangue". Riteniamo che si cali nella realtà dando delle risposte concrete che possono favorire ulteriormente sviluppo e benessere. Sono state fatte anche delle scelte che a prima vista possono sembrare impopolari, ma nell'interesse della collettività a volte è giusto ed indispensabile saper dire anche di no, ed avere il coraggio di cambiare registro. Termino sperando che queste riflessioni, insieme a quelle fatte da altri colleghi, possano servire alla Giunta per eventuali revisioni che si rendessero necessarie durante il periodo sul quale questo documento si basa. I Valdostani sapranno trovare le risposte che si aspettano e l'economia della Valle, anche grazie a questo documento finanziario, potrà ancora crescere e svilupparsi nell'interesse dell'intera comunità.
Presidente - La parola al Consigliere Bortot.
Bortot (Arc-VA) - Ieri l'Assessore, che ho incontrato nell'atrio, mi dice: "come mai la cravatta, Bortot?"... e io gli rispondo che dopo aver letto il bilancio occorre che ci sia un elemento di novità in questo Consiglio di questi 4 giorni e ho l'impressione che gli elementi di novità siano le mie cravatte! Sennonché le cravatte me le hanno tutte regalate, quella di ieri aveva 40 anni e questa ne ha almeno 30, e parafrasando con il bilancio ho l'impressione che si vada alle fotocopie anno per anno! Sono un neofita, quindi non so se ho colto tutte le critiche che vorrei fare.
Sovente ai bravi studenti a scuola gli insegnanti dicono: potrebbe fare di più... io sono convinto, Assessore, che il bilancio lo ha dovuto stendere non in qualità di Assessore, ma in qualità di commercialista consulente, mescolando i 2 ruoli o forse non mescolando i 2 ruoli, ma facendo la sommatoria dell'elenco della spesa di tutti i suoi Assessori che aveva intorno e non resistendo alle sollecitazioni che le sono pervenute dalle clientele che ogni Assessorato deve mantenere. Qualcuno ha citato le imminenti elezioni, di conseguenza si stila il bilancio in funzione delle scadenze elettorali e non delle necessità della Valle d'Aosta! Cerco anche di essere più esplicito.
A pagina 5: provvidenze per invalidi civili, sordomuti, ciechi, ex combattenti, 23 milioni; oltre a mio suocero ci sono tanti invalidi, bisognerebbe andare a vedere i livelli di pensione a cui hanno diritto, e quando dico che si potrebbe fare di più, mi riferisco ad interventi finanziari in direzione di queste bassissime pensioni di queste categorie, che danno il senso del livello di civiltà di una società, se non siamo in grado di tutelare queste categorie. Sempre a pagina 5, al settore sviluppo, c'è l'elenco delle percentuali: 77 agricoltura, 24 turismo, 37,6 trasporti, 32 industria e commercio, 25 formazione professionale, ma questo non è il settore sviluppo, questo fa parte della partita corrente delle spese correnti, perché scorrendo il bilancio, non ho visto indicazioni di investimenti in questi comparti, a meno che 27 milioni alla viabilità si considerino investimenti. È forse il settore dove abbiamo bisogno di meno investimenti, a meno che non vogliamo asfaltare tutta la Valle d'Aosta, tanto per essere espliciti. Poi in questo comparto viabilità vado a cercare, dico, ci saranno 18.000 piste ciclabili per un'interazione fra settore della viabilità, offerta turistica alternativa, che qualcuno citava prima, rispetto ai cambiamenti climatici... non c'è un euro sulle piste ciclabili, e va bene, tireremo avanti, vedremo le offerte turistiche alternative, le metteremo in cantiere, quando le altre località ci saranno passate avanti di 25 anni!
Pagina 8: 9 milioni edilizia abitativa; vado a controllare meglio, non c'è una lira per l'edilizia sovvenzionata, i 9 milioni di euro sono per mutui ed edilizia convenzionata, cioè le cooperative, ma per l'edilizia sovvenzionata non c'è una lira! Ieri sono andato nel sito dell'ARER, mi sono tirato giù l'elenco delle graduatorie, fra Aosta 400 e "fischia" domande e altri Comuni ci sono 500 persone, quindi nuclei familiari che hanno bisogno di abitazione, ma non hanno accesso con i prezzi che ci sono ad abitazioni decenti, e fanno domanda - non credo per sport - di avere una casa decente. Allora, anche qui, penso che qualche lira in meno alla viabilità - per non vederci asfaltare tutta la Regione! - e un po' di milioni nell'edilizia sovvenzionata con accordi Aosta/La Plaine, credo che in questo modo si verrebbe incontro a tutto quanto nella sua relazione l'Assessore cita in riferimento ai livelli di qualità sociale da parte della nostra popolazione.
A pagina 7 si dice: gli organici in Valle d'Aosta sono 2.888 unità, lo ha già detto il Consigliere Lattanzi, a queste unità bisogna aggiungere l'elenco dei 650 consulenti di cui dal 1994 al 2006 la Regione ha chiesto la collaborazione. Qui ci sono anche i nominativi, non è ora opportuno fare i nominativi, poi però uno dice: 2.888 unità per la Regione più 650 persone a cui sono affidati incarichi, fa 3.000 e "rotti"; io chiamo questo non Socialismo reale, ma "politiche keynesiane": più si danno incarichi, più si distribuisce il reddito, più le persone investono, più fa da volano l'economia e si alzano i consumi... scusate tanto! Socialismo reale forse era un'altra cosa, anche perché Socialismo reale, a parte una piccolissima cosa che si chiamava libertà... almeno la scuola, la sanità, i trasporti, la casa li garantiva! Poi si vede che non era sufficiente, sono io il primo a dirlo... Nel merito degli incarichi, consulenze e progettazione, abbiamo persone che sono più consulenti di altre perché, rielaborando i dati, si scopre che è vero che da una parte risparmiamo tanti soldi bloccando parzialmente i "turnover", quindi è giusta una sana politica di risanamento... ma se da un lato chiudiamo la porta e dalla finestra ci scappa il resto e se all'interno di queste consulenze dividiamo gli importi di queste consulenze per un reddito medio di una persona, scopriamo che avremmo potuto risparmiare tanti soldi! Ripeto, nelle spese correnti insisto nel metterci buona parte delle percentuali dei finanziamenti attribuiti per ogni singolo Assessore.
Pagina 10: interventi straordinari per contrastare la perdita di posti di lavoro. Anche qui, Assessore La Torre, sono 8 mesi che sono qui dentro e sono 8 mesi che triboliamo per convincere di fare una politica di garanzia dei redditi alle persone che perdono il posto di lavoro o alle persone che non lo hanno, sono 2 cose diverse. Vedo che timidamente si comincia a balbettare qualcosa, ma è una formica in rapporto all'elefante, soprattutto non ci sono, di pari passo alle politiche di interventi straordinari per mantenere il reddito a chi perde il lavoro, prospettive di investimenti per l'inserimento lavorativo di queste persone... almeno, nel bilancio non le ho trovate, e ho guardato il 2007-2009! Risparmio l'Assessore sul "TFR", la pensione integrativa; forse è una delle poche novità e ha riempito due pagine e mezza su tale questione; scopro che nel bilancio c'è un ulteriore incentivo, lo chiamo sponsorizzazione per i dipendenti regionali e i dipendenti della scuola, con un 1% se aderiscono subito, più mezzo punto se aderiscono dopo, di adesione al "FOPADIVA". Su questo argomento continuo ad insistere: pur essendo prevenuto e ideologicamente contrario ai fondi pensione, perché non è in quella maniera che si garantisce dignità alle persone, lasciamo perdere questo che riguarda solo il sottoscritto, bisognava perlomeno, nella misura in cui si incentivano i lavoratori con dei soldi a disposizione dell'ente pubblico, mettere dei "paletti" ai fondi pensione. Prima che il Consigliere Lattanzi mi riprenda, anticipo che ho preparato 35 cartelline con della documentazione a disposizione dei Consiglieri su tutto questo argomento.
Pagina 15: complesso "Billia"; sapete che abbiamo votato contro l'acquisto del "Billia" con quei criteri, nel senso che era possibile con altri criteri e con altri tempi acquisire il "Billia". Poi scopro che a pagina 16 si prevede una stabilità degli introiti della casa da gioco nel triennio... allora non capisco quanti anni ci mettiamo, noi, a sistemare il "Billia", con tutti i soldi che abbiamo speso per acquistarlo e per sistemarlo, perché qui si è argomentato l'acquisto del complesso del "Billia" legato al rilancio della casa da gioco. Poi scopro che le previsioni di entrata della casa da gioco per il triennio sono un encefalogramma piatto... va bene, allora c'è qualche piccola contraddizione e quindi soprassediamo...
Pagina 19, qui c'è una nota dolente con l'Assessore Cerise: canoni, concessioni su concessioni, acque potabili e acque della Valle; sono 6 mesi che ho chiesto all'Assessore i dati dal 1990, leggi n. 10 e n. 11, con cui si è liberalizzato parzialmente la produzione di energia, sono 6 mesi che ho chiesto di sapere quante centraline, la partecipazione azionaria, quanta energia ha prodotto, quante violazioni al deflusso minimo vitale, gli utili prodotti a chi sono stati destinati, e andiamo avanti, e mi ritrovo, invece di avere dei dati, una frase un po' sibillina, che abbiamo avuto degli introiti da questa partita, acqua, che non è da sottovalutare, è la cosa più importante della nostra Regione, scopro che i dati non sono disaggregati, quindi dovrò aspettare. L'Assessore Cerise si è impegnato, mi ha detto che gli occorre ancora un altro mese per darmi questi dati e diventano 7 mesi, in 7 mesi credo che si potessero fare 2 o 3 finanziarie non del Paese, ma di tutta l'Europa! Comunque non è grave, l'importante è avere i dati; per avere questi dati ho scritto 2 volte al Presidente del Consiglio, il quale molto superficialmente mi ha detto che è intervenuto con una lettera, ma le lettere da un palazzo all'altro... in questo caso forse ha ragione il Presidente Caveri, bisogna ristrutturare gli uffici, inserire una specie di posta informatica elettronica che funzioni, perché poi arriverò dopo ai miliardi spesi per l'informatizzazione degli Assessorati, degli uffici, del Consiglio, di mia suocera... e chi più ne ha più ne metta, non si capisce l'ammontare degli importi, sembra che dobbiamo costruire una flotta di astronavi non si sa bene per andare dove, ma ci torniamo dopo.
Un altro bel capitolo è a pagina 24: 19 milioni agli impianti funiviari, e qui torniamo alla progettualità alternativa che dovremo mettere in piedi per l'offerta turistica. Mi dispiace fare il menagramo, ma è da un po' di tempo che diciamo che abbiamo un cambiamento climatico, bisogna cominciare a studiare qualche altra cosa, bisogna avere offerte alternative. Mi dispiace che non nevichi, lo dico veramente, perché ci lavorano tante persone in questo comparto, ma non è riempiendo la Piazza Chanoux di neve che risolviamo il problema dell'offerta turistica, bisogna pensare a qualcos'altro.
Sempre sui trasporti, e bisognerà che il Consiglio ci metta le mani, ci troviamo con 16,9 milioni di euro assegnati al trasporto pubblico; proviamo a dividere il numero degli abitanti per questa assegnazione, c'è qualcosa che non funziona, tanto più che poi a pagina 25 si dice che 3 milioni di euro con una legge del 1991 andrebbero investiti nei mezzi non inquinanti. Non so in quali strade della Regione, Comuni circolano i mezzi non inquinanti; vado a Valsavarenche, a Saint-Barthélemy, a Valtournenche, non vedo altro che autobus sovradimensionati che sputano un'immane quantità di schifezze! Però non credete a me, quando andate in giro per la Valle d'Aosta state attenti agli autobus che avete davanti e che circolano per le strade della Valle d'Aosta: bisognerà metterci mano! Quando si parla di nuove tecnologie e investimenti, innovazione e sviluppo, Assessore, dica: "a queste condizioni, in questi settori, non do più soldi, a meno che non si tirino su i pantaloni e non si vedano gli investimenti". Mi risulta che quando uno ristruttura la casa, prima deve presentare un progetto e poi arrivano i contributi della Regione; qui sono in automatico, bilancio per bilancio ogni anno la stessa cifra, indipendentemente da come vanno i comparti ai quali si assegna queste cifre, ripeto, astronomiche.
Pagina 26, questa è una "chicca", mi farò qualche nemico, oppure perderò qualche amico (come dice Ottoz): 2,7 milioni per il soccorso sulle piste di discesa, ma sono dipendenti regionali, in rapporto a quali incidenti, quanti ne abbiamo per ogni pista? Ho capito che erano un po' di pensionati a cui si dava il giornaliero gratis, si è fatto loro il corso e fanno i secouristes, invece scopro che abbiamo una cifra del genere e quindi vorrei capire per il numero di persone, il tipo di interventi, altrimenti... siamo fuori dalla grazia di Dio!
Pagina 27, legge n. 84, "interventi a favore della ricerca e dello sviluppo": 6,1 milioni di euro. C'è da grattarsi la testa perché sono in una contraddizione terribile, Assessore: o non ci sono progetti di sviluppo su nuove tecnologie, turismo alternativo, gestione del territorio e allora sono troppi questi soldi... se, invece, ci sono dei progetti, con 6 milioni non si va da alcuna parte! Il problema è capire se ci sono i progetti nel comparto dell'agricoltura e nei vari comparti.
Pagina 27, comma 4, "uso razionale dell'energia", e qui devo prendermela con l'Assessore La Torre: ci sono 3,2 milioni di investimenti sull'uso razionale dell'energia, 2,5 milioni per impianti dimostrativi... Assessore, o si fa dare più soldi, sull'uso razionale delle energie e sulle fonti rinnovabili non dobbiamo sperimentare un bel niente! In Germania, Svizzera, Austria, Inghilterra dove hanno meno sole di noi, dove hanno potenziato questi settori, questi sono settori trainanti dell'economia locale, non c'è niente da sperimentare! Perché? Perché mettiamo soldi nei capitoli della ricerca in Valle d'Aosta, ma non abbiamo i progetti disciplinari per fare la ricerca. Allora capisco che si possano fare delle sperimentazioni se abbiamo laboratori di ricerca collegati con l'università e si prende un edificio pubblico e si sperimenta un determinato impianto di riscaldamento o una copertura per un edificio per il risparmio energetico, ma queste sono tutte tecnologie mature, non sono più innovative! Allora il problema non è dell'Assessore, perché ho l'impressione che siccome l'Assessore La Torre non è del partito della maggioranza, gli fa comodo tenerlo dentro per garantirsi qualche voto in Consiglio, però gli si danno meno soldi possibili, quel tanto che dica: "non sto perdendo la faccia, non me ne vado, però sto lì e quando Sandro o qualcuno si incavola in Regione perché non ci sono soldi in questo settore, dico: sì, hai ragione", e continuiamo il minestrone senza venirne a capo! Occorrono più investimenti, occorrono rapporti più stretti fra la ricerca, l'università, le scuole, le sperimentazioni che fanno fuori dalla Valle d'Aosta, le possibilità di sperimentare che abbiamo in Regione con le nostre vocazioni e con il nostro territorio... mi riferisco a tutti i comparti, non solo a quello dell'energia, non vorrei dare l'impressione che me la prendo solo con lei, Assessore!
Pagina 29-30, non sono un informatico e vado a naso... lei, Assessore, lo è diventato negli ultimi tempi prendendo "legnate" su quel sistema digitale. Scopro che per il 2007 sviluppo sistema informatico 20 milioni di euro, 7 milioni per la spesa corrente, 12,6 investimenti all'informatizzazione per cablare, sistemare, rapportare gli Assessorati, gli uffici regionali e poi 7,8 milioni per progetti di sperimentazione. Non so se siamo il Giappone noi... so che ci sono delle tecnologie già brevettate e funzionanti che si tratta di acquistare. L'informatica è il settore dove le cose costano di meno, so che da anni gli uffici e gli Assessorati sono dotati di sistema informatico, non riesco a capire questa valanga di denaro in questo settore, perché con tutto quello che abbiamo già speso dovremmo essere all'avanguardia non del nostro Paese, ma addirittura del mondo intero, invece sia per un certo tipo di analisi piuttosto che il certificato anagrafico che deve arrivare in un ufficio regionale, bisogna ancora prendere la macchina "Euro 0", inquinare, trasportarsi fisicamente, perché non siamo ancora in grado di inviarci i dati, la documentazione, non dico fra Gressoney - che è lontanissimo, ma dove la corrente è arrivata tanto tempo fa - e Aosta, ma addirittura fra gli uffici della Regione e il Comune di Aosta! Scopriamo, qui, un'altra valanga di soldi indirizzati a questo settore, senza che ci sia mai una valutazione di come vengono spesi i soldi; quello che chiediamo non è che non vengano spesi i quattrini, ma è se questi quattrini hanno un ritorno in termini di efficacia, di efficienza del sistema, fanno risparmiare persone e tempo, e a questo punto se non bastano i quattrini messi su quel capitolo, se ne mettono degli altri, ma qui non c'è alcun riscontro! Non capisco niente di informatica, capisco che i sistemi costano pochissimo, ma non si fanno le gare di appalto: cosa c'è che non funziona in questo settore? Ho cercato di avere i nominativi di un "CdA" di una consociata regionale per farmi un dossier, li sto facendo sulla "Finaosta", sulla "CVA", sulla "INVA"... mi hanno telefonato in 3 per chiedermi: come mai lei vuole i nomi dei membri del "CdA" di questa consociata regionale? Ero in piedi, mi sono seduto, ho detto: "non sapevo che per accedere all'informazione, a cui ho diritto, devo prendermi rimbrotti telefonici"! Mancava che aggiungessero: "come si permette lei"? Allora ho l'impressione che in questi comparti, non parlo di questo, non insinuo niente, il Consiglio debba metterci maggiormente le mani e occorre che questi comparti e queste consociate diventino prerogativa del Consiglio regionale e non solo del Governo. Deve essere il Consiglio regionale che deve promuovere questi comparti.
Dico: 35 cervelli che funzionano, saranno meglio di uno che magari non è neanche qua dentro e che adesso si starà occupando di fili elettrici da qualche parte della Valle d'Aosta o di nuove occupazioni per le prossime elezioni... che ne so? Sono meglio 35 persone che uno bravo, perché 35 persone sono in grado di far di più di uno pur bravissimo. Adesso il Presidente è via, ma deve ridurre i voli in elicottero: 8 milioni per il servizio elicottero, o se li gioca tutti lui andando a spasso per la Valle d'Aosta... vorrei, anche qui, che si facesse un bilancio fra il numero degli interventi, quanto costa all'ora questo servizio e quante missioni istituzionali... se le chiamo "gite" mi tira le orecchie... il Presidente Caveri fa con l'elicottero...
(interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)
... tutte? Ma questo sarebbe bene perché se non le facciamo per il soccorso, vuol dire che non ci sono soccorsi da fare, quindi va benissimo. Allora estendiamo questa cosa, siccome gli 8 milioni mi sembra che siano a bilancio, non solo al Presidente, ma anche a Bortot! Vado a Saint-Barthélemy e a Nus...
Caveri (UV) - (fuori microfono) ... finché si scherza va bene, altrimenti stai veramente dicendo delle...
Bortot (Arc-VA) - ... non capisco, tutte le volte che dico quello che penso, saranno "cazzate" o meno, devo essere rimbrottato! Sto dicendo che per il numero di persone, per il tipo di interventi, per gli incidenti che abbiamo, i soccorsi sulle piste e adesso, fra l'altro, se si chiama l'elicottero per questioni poco serie, le persone devono anche pagare, questa spesa dovrebbe ridursi, invece imperterriti...
Ho provato a preparare un indovinello per il Consiglio: formazione professionale, 25 milioni di euro, consulenze progettisti incarichi... solo nel 2006 e ci manca ancora un mese siamo a 16 milioni; informatizzazione siamo a 20 milioni; sempre per consulenze progettisti incarichi dal 1994 ad oggi abbiamo speso 52 milioni di euro; se li sommiamo alla professionalità, all'informatizzazione, dovremmo essere tutti super professionalizzati e super informatizzati, la struttura regionale non dovrebbe avere assolutamente bisogno di dare incarichi all'esterno. Allora si fa un bilancio dei 25 milioni che spendiamo per la formazione professionale... a chi sono diretti... a chi forma o ai formati?
Ci sarà da fare una riflessione, non vedo livello culturale e professionale così alto. Due colleghi hanno già citato l'audizione del Presidente di "Finaosta", che ha detto che la Valle d'Aosta dal punto di vista del settore imprenditoriale e produttivo non è appetibile, perché siamo in un "cul de sac", ma io so che imprenditori e imprese vanno dove è appetibile un comparto... potrebbe essere l'energia, potrebbero essere i livelli culturali e professionali delle persone di cui si ha bisogno in quel comparto produttivo, che sarebbero i comparti produttivi e innovativi che interessano a noi, perché non è che abbiamo bisogno di aprire la "FIAT" in Valle d'Aosta, ma abbiamo bisogno di creare 400 o 1.000 posti di lavoro di alto livello usando 25 milioni di formazione professionale, usando 16 milioni di incarichi professionali e usando 20 milioni del sistema di informatizzazione. Se riusciamo di questi 3 titoli a farne un comparto unico, può darsi che al 2009 avremo bisogno di usare meno risorse finanziarie per mantenere le clientele politiche, però usiamo il livello culturale della nostra Regione. Ripeto: ognuno per la sua campagna elettorale spenda i suoi soldi, non quelli dell'Amministrazione regionale!
Ho una bella idea, ve la dico, ci vorranno 2 o 3 generazioni: sciogliere gli Assessorati, fare dei comparti che interagiscano fra di loro. In questo modo guadagneremmo un sacco di soldi, intanto cominceremmo a capire cosa fa la mano destra insieme alla sinistra, cosa fa la testa che dirige la mano destra e dirige la mano sinistra, e magari permette di interagire assieme. Potremmo avere interazioni per la gestione del territorio con l'ambiente, con progetti innovativi e lì sarebbe un comparto innovativo di lavoro che crea lavoro qualificato, professionalizzato; potremmo avere interazioni con il territorio, l'agricoltura, la salute e l'ambiente, perché queste interazioni si devono cominciare a fare, non perché lo dice Bortot, ma perché si fanno troppo poco e ogni Assessorato va per conto proprio! Bisognerebbe fare interazione fra industria, commercio, territorio, urbanizzazione, ma anche qui se ne fa ancora poca, si fa il minimo indispensabile per il quali si è obbligati, ma non è una strategia per quanto riguarda l'amministrazione di questa Regione. Potremmo fare interazione fra territorio, ambiente e commercio con dei progetti innovativi in funzione dei cambiamenti climatici e di un'offerta turistica diversa: cominciamo a metterci le mani, altrimenti arriviamo tardi! Tutte queste interazioni sono legate... da cosa? Dalla cultura! Allora, anche qui, facciamo un passo avanti: abbiamo la cultura che è una cosa separata dalla quotidianità, occorre che la cultura sia integrata alla quotidianità, ai comportamenti delle persone all'interno delle scuole, all'interno delle imprese e, soprattutto, all'interno del Governo regionale!
Presidente - La parola al Consigliere Salzone.
Salzone (SA) - Assessore Marguerettaz, non le farò un'analisi analitica del bilancio, è un bilancio di tipo ragionieristico che, credo per sua scelta, non abbia dato perlomeno nella prima fase spunti per motivare politicamente alcune scelte. In questo ultimo periodo sono 3 le cose che mi hanno particolarmente colpito nel panorama politico,: prima di tutto il discorso della finanziaria che abbiamo più volte approfondito e sulla quale torneremo brevissimamente; una seconda cosa è il rapporto del "CENSIS", un rapporto che, secondo noi, va analizzato perché dà una spinta positiva a tutta l'economia, quindi credo che abbia riflesso anche nella nostra Regione, e poi il ritorno ad un vero dibattito politico che riporta la politica più al centro, credo quindi che anche questo sia un aspetto fondamentale da discutere in questo contesto.
Finanziaria dello Stato, finanziaria regionale, sono 2 momenti legati fra loro, in modo particolare quando la legge dello Stato invade la nostra competenza primaria, come nel caso dell'articolo 37 della legge finanziaria, che impone alla Valle d'Aosta l'applicazione del "Patto di stabilità"; lo stesso vale per tutti gli emendamenti che abbiamo chiesto di proporre ai nostri Parlamentari. Questa dello Stato è una finanziaria che ha scontentato tutti; sintetizzando questa è una finanziaria paragonabile a un "cocktail micidiale" di tasse, di ticket, di bolli e di addizionali; pare che per risanare i conti pubblici si sia data una delega alle Regioni e ai Comuni che, solo con nuove imposizioni fiscali e locali, potranno garantire i servizi essenziali ai cittadini.
Un breve cenno al suo bilancio, Assessore; un bilancio di previsione 2007 che si attesta su una spesa disponibile di 1,52 miliardi, è un documento contabile che non delude più di tanto le aspettative dei Valdostani, anche perché interviene in alcuni casi opportunamente sul contenimento della spesa, senza bloccare la possibilità di sviluppo economico. Sviluppo economico che deve viaggiare di pari passo con la ripresa, che pare non essere più un'utopia e se c'è, come pare, un'inversione di tendenza, bisogna guardare a quelle criticità nella nostra Regione che rischiano di diventare irreversibili, come quella del casinò, e qui mi consentirà un passaggio sul casinò, un problema di cui abbiamo discusso più volte, soprattutto quando ero all'opposizione, quindi il mio vuole essere un intervento di tipo costruttivo e mi auguro che sia confrontato e analizzato per il futuro.
Una storia senza fine quella del casinò: il casinò più importante e prestigioso d'Europa, oggi relegato fra gli ultimi nel settore delle case da gioco... un inesorabile declino che presenta aspetti allarmanti, 22 milioni di perdite nel 2005, 5 milioni all'inizio del 2006. Crediamo ancora oggi che la casa da gioco abbia tutte le possibilità di un rilancio, per questo è necessario un intervento endogeno alla casa da gioco, che non può esercitare più l'attuale "CdA". Riteniamo necessario individuare persone con dichiarate capacità, che conoscono la realtà della casa da gioco, che abbiano dato prova già in passato di portare risultati confortanti anche a breve scadenza, persone che, con gli opportuni incarichi di vertice, ma con le mani libere, possano farci sperare in un rilancio. Dobbiamo smetterla, Assessore, di nominare professionisti di alto rango, ma che con il casinò non hanno nulla a che fare! È necessario un rilancio di immagine della casa da gioco, l'immagine si rilancia anche con un concreto piano di sviluppo e con una forte azione di "marketing", dimostrando soprattutto di crederci... questo è l'aspetto più importante! Possiamo utilizzare al meglio le risorse interne che già abbiamo e che molti ci invidiano: mi riferisco al nostro personale dei tavoli, che deve però essere messo nelle condizioni di operare nel miglior modo possibile, in un clima che non sia di conflittualità. Abbiamo i migliori croupiers del circuito europeo: perché non siamo capaci di pubblicizzare questo aspetto che è per noi un valore aggiunto?
Lasciando da parte le criticità all'interno della nostra Regione, mi preme tornare al discorso che facevo inizialmente per quanto riguarda i dati del "CENSIS". La ripresa c'è e potrebbe configurarsi come un piccolo, silenzioso "boom economico": queste sono parole di Giuseppe De Rita. Come lei saprà, Assessore, in questi giorni c'è stato un dibattito trasversale sui quotidiani nazionali e credo che questo sia uno degli aspetti che ci deve incoraggiare anche per quanto riguarda lo slancio e il rilancio della nostra economia, anche se, come dice lo stesso De Rita, persistono zavorre di sistema, una spesa pubblica indomabile e tempi lunghi ed alti costi nelle reti infrastrutturali. È un messaggio positivo che arriva dal 40° rapporto annuale della situazione sociale del Paese del "CENSIS", un "boom" che può concretizzarsi, a patto che tutti insieme si possa esprimere un impegno positivo, superando non solo il pessimismo generalizzato, ma anche la dose di demotivazione che molti hanno maturato contro una manovra economica governativa vissuta in maniera forse fin troppo vittimistica. La ripresa mette nero su bianco, l'istituto di ricerca trova riscontro nei numeri a fronte di una crescita del "PIL" pari all'1,7% con cui si chiuderà il 2006, uno dei risultati che maggiormente colpisce riguarda la crescita nei primi 6 mesi di quest'anno dell'occupazione, e l'ulteriore discesa del tasso di disoccupazione. Infatti l'aumento degli occupati è stato dell'1,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente e nel 2° semestre la variazione è stata del 2%... sarebbe interessante fra l'altro avere un riscontro nella nostra Regione di questi dati.
Nel sistema delle imprese, poi, fra gennaio e luglio di quest'anno l'indice del fatturato è aumentato dell'8,7% e gli ordinativi di ben il 10,7% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Anche qui mi piace ricordare nella nostra Regione la "Cogne" dei record, la "Cogne" che ha fatto un fatturato superiore al 15% rispetto allo scorso anno, con 496 milioni di euro. La ripresa influisce in positivo anche nell'altro settore chiave dell'economia e che interessa in modo particolare il turismo. Si consolida infatti l'economia delle vacanze, gli ultimi dati ufficiali relativi al movimento turistico attestano per il 2005 un aumento del 2,7%, sia degli arrivi che delle presenze. Il "CENSIS" rivela poi segnali di passaggio ad un turismo post industriale a vocazione individuale, residenziale, immobiliare; c'è un crescente uso delle seconde case di proprietà per fini turistici che nel 2005 ha riguardato il 13% delle vacanze. Nel rapporto "CENSIS" poi, le analisi economiche si intrecciano con quelle sociali, il modello di integrazione socioeconomico degli immigrati tiene e resta basso ed è crescente il tasso di disoccupazione fra gli stranieri (8,8%), mentre è confortante il dato in forte crescita relativo agli stranieri extracomunitari titolari di impresa. A questo proposito più volte abbiamo detto della necessità di analizzare con più attenzione il fenomeno dell'immigrazione nella nostra Regione: cresce a ritmo incalzante la presenza degli immigrati extracomunitari in Valle d'Aosta, che oggi sfiora quota 6.000, negli ultimi 15 anni la crescita è stata superiore al 200% e oggi che i lavoratori stranieri costituiscono quasi l'8% degli occupati complessivi si aprono nuovi problemi sotto il profilo sociale, come i molteplici ricongiungimenti familiari, che necessitano inevitabilmente il reperimento di nuove abitazioni a basso costo, ma altro ancora dovrà essere ponderato all'interno del nostro sistema in materia di integrazione.
Per tornare ai dati del "CENSIS", note dolenti arrivano nel comparto della scuola e della università. Si conferma per il nostro Paese una tensione all'investimento sociale in istruzione più debole rispetto agli altri Paesi. La spesa pubblica è inferiore alla media dei Paesi "OCSE". Da iscrivere poi fra le criticità del Paese anche la criminalità emergente sia nelle grandi metropoli che nelle piccole province, ma come si è visto, alcuni dati ci fanno ben sperare per il futuro, non si tratta ancora di un "boom economico", ma il rapporto del "CENSIS" e del suo carismatico patron, Giuseppe De Rita, pare andare contro corrente proprio durante il varo tempestuoso di una legge finanziaria che solleva proteste. Il suo ottimismo si può spiegare anche con l'analisi di una notevole crescita delle attività professionali, soprattutto quelle legate ai servizi del territorio; le caratteristiche di questi fenomeni però si scontrano con l'incomprensione di una classe politica a suo giudizio troppo inutilmente attardata sulla polemica e invita la classe dirigente a un atto di realismo rispetto alle possibili soluzioni legislative dei fondamentali problemi italiani, assecondando così la via dello sviluppo italiano.
In questo contesto crediamo che il ruolo della politica, e quindi dei partiti, possa essere fondamentale e contribuire ad una ripresa economica possibile. Se è vero, come sosteniamo, che il bipolarismo ha fallito il suo ruolo, allora il nostro ruolo, il ruolo dei moderati, diventa fondamentale: crediamo che nel nostro Paese, così come nella nostra Regione, ci sia l'esigenza di riappropriarsi di quella centralità che vuol dire buon Governo e senso istituzionale, ma anche moderatezza di espressione e più tolleranza.
Presidente - La parola al Consigliere Venturella.
Venturella (Arc-VA) - Vorrei iniziare questo mio intervento di carattere generale mettendo in luce una piccola discrepanza comunicativa che abbiamo evidenziato sia sulla relazione al disegno di legge n. 135 che sulla relazione accompagnatoria dell'Assessore alle finanze, un modo diverso di "far di conto", nel nostro caso il fare e presentare i rapporti percentuali. I numeri non mentono, chi usa i numeri e le statistiche a volte può mentire o quanto meno - è il suo caso, Assessore Marguerettaz - rendere più favorevole e positiva una realtà che tale non è. Si sa, le percentuali sono dei rapporti, nel nostro caso molto semplici, perché rapporti tra grandezze omogenee difficilmente violabili nel loro intimo significato matematico, in quanto in una legge finanziaria, in un bilancio o siamo in presenza di un aumento con un delta positivo, o di una diminuzione con un delta negativo o non vi è né l'uno, né l'altro, il delta è uguale a zero, ma il nostro Assessore per dimostrare ciò che non si può dimostrare, arriva, non a falsificare i numeri - mai e poi mai avanzerei un'accusa così infamante all'Assessore! -, ma a comprimerli, a stirarli, a violarne il significato puro e assoluto... sì... come? Cambiando il denominatore del rapporto!
Marguerettaz (UV) - (fuori microfono) ... colpo di scena!
Venturella (Arc-VA) - È un'operazione che è stata sempre utilizzata da chi voleva distorcere la realtà. Si ricorda, Assessore, gli aerei di Mussolini... quanti aerei aveva la Regia Aeronautica in rapporto alle altre flotte aree? Tantissimi, e poi si scopriva che i numeri erano tutt'altro! Insomma la storia è piena di "venditori di fumo".
Vengo ora all'esempio pratico, al primo e all'ultimo, perché devo confessare non ho radiografato tutto il bilancio, ma ne ho estrapolato solo alcune parti. La parte che mi interessa di più è quella a pagina 16 della relazione in cui lei afferma: "I tributi propri sono previsti in lieve aumento per il 2007, rispetto al precedente esercizio, per circa 1,5% (+3 milioni di Euro)". È un dato non falso, ma manipolato sì, sicuramente; questo lo posso affermare senza ombra di dubbio, e vado a spiegare il perché.
È vero che se passiamo - come lei giustamente dice - da 191 milioni a 194 milioni di euro, utilizzando però 191 come denominatore come riferimento, vi è un aumento dell'1,5%, ma questo modo di operare è concettualmente non aderente e politicamente non rispondente alla realtà dell'entrata stessa. Infatti essa dovrebbe essere considerata come parte di un intero, ma in funzione e in rapporto con le altre somme che entrano in gioco, confrontando rapporti percentuali del 2006 con i rapporti analoghi per il 2007, perché se dovessi operare nel modo suggerito dall'Assessore, mi limiterei a registrare aumenti e diminuzioni in senso assoluto, senza evidenziare in che modo essi variano all'interno del contesto entrata, così come dovrei, per le altre somme, cambiare continuamente il denominatore ogni volta che passo, è il caso della tabella 1 E del bilancio, da una riga all'altra.
La realtà, caro Assessore, è ben diversa: i tributi propri nel 2006 rispetto al 2007 passano all'interno della voce entrata dal 12,92 al 12,78 con una perdita secca dello 0,14% - altro che aumento dell'1,5%! -, mentre il dato "compartecipazione" è, questo sì, in aumento di quasi un punto percentuale (+0,82%). Ecco, cari colleghi Consiglieri, come una piccola frase della relazione, dalla quale si evince che finalmente aumenterà la nostra capacità impositiva dell'1,5%, sia una "balla" colossale perché, invece, la capacità di imporre autonomamente i tributi subirà una diminuzione! E chissà ancora quante anomalie aritmetiche potremmo andare a scovare se analizzassimo rigo per rigo il bilancio! Questa materia dei tributi propri è una nota dolente per la Valle d'Aosta, una ferita aperta che va assolutamente pulita, disinfettata e fatta rimarginare. Per far questo però dovremmo bloccare la mano di chi, ogni anno, in questa ferita, affonda il coltello! Se dalla mano poi, salendo per il braccio, arriviamo a chi dà materialmente l'ordine...
Marguerettaz (UV) - (fuori microfono) ... chi è?
Venturella (Arc-VA) - ... in sintesi al cervello... scopriamo che la mente di tutto questo è lei, Assessore Marguerettaz!
Quale rapporto abbiamo tra tributi propri e compartecipazioni in Valle d'Aosta rispetto alle altre Regioni? C'è Internet, basta collegarsi a Internet, ci sono un sacco di bilanci come i nostri. Scopriamo che in Lombardia, ad esempio, il Titolo I - uguale al nostro - è così ripartito: 55% circa per i "Tributi propri" e il 24% per "Compartecipazioni"... esattamente il rapporto inverso"!
Voi direte "la Lombardia è Regione a Statuto ordinario"... bene, allora prendiamo le Province autonome di Trento e di Bolzano... siamo sempre al Titolo I...
Depuis 12 heures 29 c'est le Vice-président M. Fiou qui remplit les fonctions de Président de la séance.
Marguerettaz (UV) - (fuori microfono) ... in percentuale...
Venturella (Arc-VA) - ... se vuole le do una lezione, sono circa 25 €/h. Ascolti, Assessore, se lei fa le percentuali solo fra un rigo, è chiaro che aumenta l'imposizione perché lo fa in maniera assoluta. Deve farle invece in maniera relativa, fra un anno e l'altro, perché se su 100 lei aumenta da 1,5 a 2, è chiaro che aumenta dello 0,5%, ma se su 100 da 70 passa a 90, è chiaro che tutto il rapporto all'interno cambia! Mi fa specie che lei non lo abbia notato... comunque, ripeto siamo sempre al Titolo I:
- Bolzano quota Tributi Propri 14,7% quota compartecipazioni 85,3%;
- Trento quota Tributi Propri 16,5% quota compartecipazioni 83,5%;
- Valle d'Aosta quota Tributi Propri 15,5% quota compartecipazioni 84,5%.
Potremmo dire "siamo in linea", invece no, perché alla voce "Tributi Propri", per essere corretti dal punto di vista dell'analisi comparata, dovremmo togliere 65 milioni di euro, che è la voce corrispondente al Casinò di Saint-Vincent, per cui la capacità impositiva, cioè facendo un'analisi comparata fra queste Regioni e la nostra, la nostra capacità impositiva scende al 10,8%, mentre quella della compartecipazione sfiora il 90%, non in linea con quelle di altre realtà a noi analoghe. Questo dato è allarmante perché denota una cronica incapacità di imposizione autonoma, ed è proprio su questo dato che dovremmo prima o poi riflettere rispetto anche al futuro che ci aspetta, su ciò che potrebbe accadere quando si darà piena applicazione alle norme sul federalismo fiscale. Questo per la Valle d'Aosta è un elemento di estrema debolezza e prima o poi dovremmo analizzarne le motivazioni, le cause e gli effetti, ed iniziare a porvi rimedio, naturalmente in prima battuta sul fronte delle "entrate" sia della loro composizione qualitativa che delle quantità.
Facciamo quindi un po' di chiarezza con un'operazione di trasparenza, cioè chiediamoci cosa entra nelle casse regionali, iniziando ad analizzarne le diverse voci. Del totale di 1 miliardo e 520 milioni, ci interessa la voce 1.02 "Compartecipazione di tributi erariali" che somma a 1 miliardo e 60 milioni di euro, essa è circa il 70% delle somme a disposizione. Vediamo quali sono le principali entrate. La prima voce, quella più importante: la quota sostitutiva dell'IVA da importazione 295 milioni, manca nella tabella contenuta nella relazione dell'Assessore... è forse una dimenticanza? Mi risponderà poi l'Assessore. Compare la voce l'IRPEF 278 milioni; la voce l'IVA 205 milioni; la voce relativa all'imposta di fabbricazione e di consumo della birra 105 milioni, un aumento incredibile anche rispetto all'anno scorso! Adesso analizziamo la prima e la quarta entrata. La prima entrata, quella più importante, quella ci viene donata dallo Stato con la legge n. 498 del 1992... siamo sicuri che sarà costante nel tempo e per sempre? E badate bene, non è una quota irrisoria, essa rappresenta quasi il 28% delle entrate della voce 1.02. Andiamo all'entrata 4, quella relativa alla quota sul gettito per la fabbricazione della birra, ben 105 milioni. Già lo scorso anno qualcuno aveva sollevato il piccolo problema che l'imposta di fabbricazione della birra per la quota di birra che viene prodotta in Sicilia è pagata 2 volte... ma anche questo, ben 105 milioni, un altro 10% delle risorse... e siamo a circa il 38% delle entrate. Anche per questa voce vale l'osservazione fatta precedentemente: sarà anche questo un trasferimento "ad aeternum"? Tutto questo per dire che si deve porre cautela quando si utilizzano pedissequamente risorse facendo finta di dimenticarne l'instabilità o, meglio, l'incertezza... è un atteggiamento irresponsabile ed incosciente.
Terminiamo quindi con le quantità, chiedendoci: ma quali sono, in realtà gli importi delle somme che vengono trasferite, al netto delle partite di giro, alla Regione ad esempio rispetto a ciò che entra nella casse di una Regione a Statuto ordinario, ovvero di una a Statuto speciale o infine delle 2 Province autonome, Trento e Bolzano? Il calcolo è presto fatto, si estrae dalla relazione il dato delle entrate, somma a disposizione, per la Valle d'Aosta 1.520.000.000 euro, e lo si divide per il numero degli abitanti, dei residenti in valle. E questa semplice operazione aritmetica, senza trucchi e senza inganni - senza che il nostro Assessore ci metta la manina con la macchina calcolatrice - la si ripete per altre 4 volte e... quali sono i risultati? Sorpresa! Si scopre che la Valle d'Aosta è in "pool position", prima di Trento, prima di Bolzano, prima della Sicilia, superando addirittura la Lombardia di quasi 6 lunghezze! Vorrei citare dei dati che sono presenti, basta andarseli a vedere e fare 2 calcoli: la quota per abitante di entrate a disposizione, cioè entrate globali al netto delle partite di giro, è 12.260 euro ad abitante, Provincia autonoma di Bolzano 9.503, Provincia autonoma di Trento 7.979, Regione Sicilia 5.240, Lombardia 2.547 euro per abitante, quindi ingenti somme a disposizione, ma sappiamo bene in quanti rivoli, leggi e leggine finiscono le incredibili risorse! In Valle d'Aosta il sistema elettoralistico dei vari potentati assessorili è basato sulle elargizioni, sulle regalie di stampo feudale, sui favori e sul favoritismo. Ecco perché si nota quest'anno, e si noterà ancor di più l'anno prossimo, man mano che ci si avvicinerà alle elezioni del 2008 il ricorso alla finanza allegra e gaudente! Ma quest'Amministrazione, nonostante le favolose entrate, non riesce a spendere nemmeno ciò che ha impegnato!
Vediamo di raffrontare 3 dati esattamente sovrapponibili perché, questi sì, caro Assessore, sono dati omogenei: sto parlando dell'avanzo di amministrazione, molto "pesante" per la Valle d'Aosta, sempre relativamente alle altre realtà. L'avanzo di amministrazione per la Valle d'Aosta è l'8,9%, Provincia autonoma di Bolzano 5,5%, Provincia autonoma di Trento 4,18%; anche qui, notiamo un diverso modo di spendere, di impegnare. Se nel passato produrre avanzo sulla spesa corrente a fronte di trasferimenti dello Stato poteva voler dire presentarsi con la buona novella ai cittadini di avere disponibilità di risorse "fresche, certe e immediate" da riconvertire in investimenti, ora non più! Oggi presentarsi ai cittadini con un avanzo vuol dire aver prelevato più del necessario e non essere stati capaci di spendere per gli obbiettivi per i quali quelle risorse erano state chieste ai cittadini stessi. E voi, oltre a non saper, o voler, fronteggiare l'anomalia delle entrate non riuscite a spendere ciò che avete impegnato!
Ultima brevissima osservazione concerne il ricorso a mutui e prestiti. Ben 210 milioni di euro che rappresentano rispetto alle entrate complessive ben il 14% circa. Ad un'analisi molto superficiale, non si adombri - e me ne scuso anticipatamente con l'Assessore alle finanze - sembrerebbe che accendiate i mutui per fare avanzo di amministrazione: un vero suicidio! In sintesi, cinque sono le osservazioni sulla parte "entrate" - perché la parte spesa vedremo nel prosieguo del dibattito - in questo bilancio:
- enormi entrate per trasferimenti;
- anomalia delle entrate stesse (voci 1 e 4);
- ridottissima capacità impositiva propria (una perdita secca dello 0,14%);
- forte avanzo di amministrazione rispetto ad altre realtà analoghe;
- eccessivo e non giustificato ricorso a mutui e prestiti.
Credo che un atteggiamento, un approccio diverso, rispetto a questo importante e fondamentale ramo di bilancio, le entrate, avremmo sperato trasparissero nella relazione dell'Assessore, ma così non è stato! Ci è sembrato che, piuttosto della relazione del massimo responsabile politico della struttura che materialmente programma e gestisce le finanze e che prepara ogni anno la legge finanziaria e quindi il bilancio, la sua, Assessore, fosse più una relazione di stampo eminentemente ragionieristico... si citano numeri, rapporti - alcuni anche manipolati -, ma di politico nulla, il vuoto assoluto! Improvvisazione... malafede? No, non credo! Credo invece che vi sia un'incapacità di fondo, una non-volontà di analizzare la realtà e quindi comportarsi di conseguenza.
Oggi, una sensazione di incertezza, domina sugli scenari futuri. La costruzione del benessere - o, meglio, del ben avere in Valle d'Aosta - sui trasferimenti finanziari dello Stato piuttosto che sulla capacità di reperire risorse proprie, l'intervento invasivo della Regione in tutti i rami dell'economia, l'indebolimento della struttura produttiva privata, rende la Valle d'Aosta molto vulnerabile ai prossimi mutamenti degli assetti nazionali ed internazionali. In un'Italia in marcia verso il federalismo, dove ogni Regione potrebbe attribuirsi per Statuto le competenze che ha la volontà e la capacità d'esercitare, quale grado di autogoverno potrebbe permettersi la nostra Regione utilizzando soltanto le proprie risorse? E che senso avrebbe ancora la "diversità" delle Regioni a Statuto speciale, non sul piano culturale - nessuno mette più in dubbio e in discussione il diritto alla lingua e alla tradizione -, ma sul piano del regime finanziario? Con quali motivazioni si potrà in futuro - forse in un lontano futuro - giustificare un trattamento che sempre più spesso viene considerato come un privilegio anacronistico?
Presidente - Visto la durata media degli interventi e vista l'ora, penso sia saggio interrompere il dibattito e riprendere alle ore 15,30 esatte.
La seduta è tolta.
---
La seduta termina alle ore 12,46.