Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 2300 del 22 novembre 2006 - Resoconto

OGGETTO N. 2300/XII - Autorizzazione ad un'onlus del servizio per disabili presso la Comunità protetta di Montjovet. (Interpellanza)

Interpellanza

Vista la D.G. n. 2916/06 "Autorizzazione all'Associazione Servizi Assistenziali (A.S.A.) Onlus di Montjovet per l'apertura e l'esercizio di una struttura socio-assistenziale sita nel Comune medesimo, adibita a comunità protetta per disabili, per un massimo di quindici posti (...)";

Vista la D.G. n. 3127/06, avente per oggetto "Approvazione della Convenzione con l'Associazione Servizi Assistenziali (A.S.A.) Onlus di Montjovet, per lo svolgimento del servizio di accoglienza ed assistenza continuativo ai soggetti disabili presso la Comunità protetta per disabili sita nel Comune medesimo (...)";

Considerato che dalla Convenzione allegata alla delibera 3127, si apprende che il Comune di Montjovet ha reso disponibile, tramite scrittura privata, l'immobile che deve ospitare lo svolgimento del servizio per i disabili "per una durata non inferiore a 50 anni";

Considerato che, con la sopra citata delibera 3127, viene approvata la Convenzione con la quale l'Amministrazione regionale assegna all'A.S.A. gli importi di 1.180.000 per lo svolgimento del servizio, per il periodo 30 ottobre 2006/31 dicembre 2008, oltre a partecipare alla contribuzione degli utenti in varia misura;

Constatato che, per quanto sopra esposto, appare fortemente incoraggiato il processo di privatizzazione della salute pubblica anche nella nostra Regione;

i sottoscritti Consiglieri regionali

Interpellano

la Giunta regionale per sapere:

1) se, e in quale grado, l'affidamento all'A.S.A. di Montjovet garantisca un'adeguata qualificazione professionale del personale da essa dipendente e la continuità delle prestazioni sanitarie necessarie;

2) di quale natura saranno i rapporti di lavoro all'interno della struttura in questione e se è previsto un controllo pubblico in tal senso;

3) se i costi per la predisposizione ed il funzionamento di tali servizi privati corrispondano effettivamente ad un risparmio e ad una maggiore economicità rispetto alla gestione pubblica;

4) se intenda continuare a sostenere la privatizzazione dei servizi sanitari regionali, e in quali settori.

F.to: Bortot - Squarzino Secondina

Presidente - La parola al Consigliere Bortot.

Bortot (Arc-VA) - Abbiamo cercato di guardare un paio di deliberazioni, però non ne sono "venuto a capo", per dirla nel senso migliore del termine. Ci troviamo di fronte ad una struttura a Montjovet credo ben fatta e che risponde ad una lodevole iniziativa, che sarà gestita dall'Associazione con sede a Montjovet, di cui personalmente non ho mai sentito parlare. Sembra che abbia partecipato all'appalto per gestire questa struttura, con il suo Assessorato che gli assegna per 2 anni e 2 mesi un milione e cento e rotti mila euro, più 150 euro per ogni degente. Fino qui già ci sarebbero un bel po' di interrogativi, perché siamo contro la privatizzazione dei servizi sanitari e vengono assegnati un sacco di soldi, non si riesce a capire molto con che tipo di inquadramento sarà assunto e lavorerà il personale di questa ONLUS, ma soprattutto non riusciamo a capire nella convenzione con il Comune di Montjovet questa struttura viene assegnata a questa ONLUS per 50 anni... allora, capisco che bisogna guardare avanti, ma se questa associazione cessa, si ridimensiona, cambia ragione sociale, cosa succede? Il Comune si è tutelato, è in grado di ritornare in possesso della struttura per darla da gestire ad altri? È possibile far tornare questo tipo di servizi senza metterli all'appalto, con conseguente decadimento dei servizi e delle prestazioni? Questo è il senso dell'interpellanza, oltre all'idea di capire di più.

Président - La parole à l'Assesseur à la santé, au bien-être et aux politiques sociales, Fosson.

Fosson (UV) - Grazie, Consigliere Bortot, per il tenore della domanda a cui cerco di rispondere, in quanto certe cose bisognerebbe chiederle al Comune di Montjovet e non a me. Mi permetto solo di fare un'introduzione, che era un po' una cornice alla sua interpellanza. Dice: "perché privatizzate i servizi sanitari?", questo è un grave errore, questo non è un servizio sanitario, cioè è proprio un altro capitolo: questo è un servizio socio-assistenziale. Le dico che è un altro capitolo perché è regolato da altre leggi, cioè, mentre la sanità finanzia i "LEA", livelli di assistenza, non prevede il finanziamento di servizi di questo tipo, che sono servizi socio-assistenziali, per cui non è privatizzare dei servizi sanitari.

Siccome però lei è un entusiasta, mi permetto di darle 2 dati per correttezza. Siamo la Regione che nell'ambito dei servizi sanitari privatizza meno di tutte, anche perché è difficile avere una struttura privata vicina con cui convenzionarsi, perché la nostra sanità è un bacino di utenza molto piccolo, le strutture private sanitarie hanno difficoltà a stabilire dei contatti in Valle d'Aosta. Le fornisco un dato al riguardo per tranquillizzarla: siamo la Regione che ha la più alta spesa nell'ambito del bilancio sanitario per il personale, cioè, se lei va a guardare, la Regione spende in personale il 46% contro il 35% del Piemonte e il 28% della Lombardia, questo vuol dire che non esternalizziamo nulla.

Ritorno però alla sua domanda, ripetendo che questo è tutto un altro capitolo. La Regione ha come compito scritto nel Piano socio-sanitario di organizzare e verificare i servizi socio-assistenziali ma non di gestire, perché i servizi socio-assistenziali sono gestiti in genere dai Comuni e dalle Comunità montane, tranne in una Regione piccola come la nostra ... però la nostra Regione non gestisce in questo momento alcun servizio socio-assistenziale residenziale.

Per quello che riguarda questa storia, mi permetta di fare una premessa, altrimenti non si capisce nulla. Perché aprire un nuovo servizio di questo tipo, che è un servizio per disabili gravi - dei quali poi, se vuole, le darò anche i nominativi... Alcuni di questi disabili gravi sono assistiti da strutture socio-assistenziali fuori Valle, con costi molto più alti di quelli che andiamo ad affrontare adesso e con delle grosse difficoltà, perché avere un disabile grave fuori Valle comporta viaggi per la famiglia... quindi questo servizio viene aperto nell'ambito di quello che cerchiamo di fare correttamente, cioè un'indagine dei bisogni. Fatta un'indagine dei bisogni, abbiamo preso in considerazione i disabili gravi che non hanno più assistenza dopo la mancanza della famiglia o quando la famiglia non ce la fa più, infatti nell'ambito della convenzione sono previsti anche dei "posti sollievo", cioè luoghi in cui la famiglia può appoggiare il disabile per periodi di riposo o ripresa. Ad Aosta, abbiamo una struttura di questo tipo: "Casa Betania" che, soprattutto dopo le ultime convenzioni, ha con noi un correttissimo rapporto. È una struttura che funziona bene, che ha "gemmato" e si è allargata facendo una struttura per disabili ad intensità minore che si chiama "Sicomoro", ma che comunque non era più in grado di sostenere tutte le domande che abbiamo soprattutto di disabili gravi fuori Valle.

Sulla struttura, sull'"ASA", ha vinto una gara che ci siamo trovati, ma per comprendere come mai bisogna tornare al tipo di gara previsto dalla legge n. 308 del 23 dicembre, che prevede all'articolo 81 la concessione e l'erogazione di contributi da parte delle Regioni e Province autonome, finanziati dallo Stato, per la realizzazione da parte di organizzazioni senza scopo di lucro di nuove strutture destinate al mantenimento e all'assistenza di soggetti con handicap gravi, privi dei familiari... Tale legge nazionale finanzia in modo particolare l'apertura di nuove strutture, con un finanziamento a ciò dedicato, e dopo tornerò su questo argomento per dare una spiegazione forse più esaustiva. Questa struttura ha vinto una gara, impostata in base a tale legge, quest'ultima prevede che l'appalto venga fatto non solo per chi gestisce una struttura, ma per chi ha già una struttura e questa Associazione di servizi assistenziali ha stipulato una scrittura privata con il Comune di Montjovet per la gestione di una casa per 50 anni, casa che loro hanno ristrutturato... Il perché dei 50 anni sfugge anche a me, nel senso che è un accordo fatto fra questa Associazione e il Comune di Montjovet che aveva una casa diroccata, gliela ha data per 50 anni con degli accordi che hanno stabilito fra di loro.

L"ASA", comunque, ha vinto la gara di appalto, a cui hanno partecipato 2 associazioni, purtroppo, nonostante degli stimoli... non hanno partecipato a questa gara altre strutture valdostane, o comunque strutture che avessero anche nel loro ambito un volontariato, perché, come le dicevo, non ce la facevano o avevano dei limiti a tenere in piedi le strutture che avevano. Questa gara è stata vinta da tale Associazione che opera in Piemonte, che ha presentato dei requisiti ben precisi, ma non solo, e qui arrivo forse alla sua preoccupazione, che è anche la nostra... cioè che questi requisiti che sono stati presentati all'atto della vincita della gara persistano; per esempio, le dico che l'apertura di questa casa è stata ritardata proprio perché le caratteristiche con cui è stata ristrutturata tale struttura, avuta dal Comune di Montjovet, non rispettavano tutti gli "standard" che sono previsti da una legge regionale per i disabili anziani, perché comunque l'appalto e la legge prevedono una struttura per disabili gravi con certe caratteristiche e che non può essere modificata.

Per capire meglio in questo dedalo di leggi, nella nostra deliberazione è previsto in modo preciso un regolamento, che le assicuro intendiamo comunque far rispettare; ad esempio, la professionalità di chi lavora (articolo 2) con esperienze nel campo della disabilità, un certo numero di professionisti ben codificato, l'articolo 6 prevede l'inserimento su segnalazione della "équipe" socio-sanitaria, cioè non avviene un inserimento a seconda delle loro esigenze, ma vengono inseriti dei disabili gravi su segnalazione della "équipe" socio-sanitaria, con cui anche vengono ben previsti i percorsi educativi e cosa deve fare. È soprattutto l'articolo 8 che vincola di più questa struttura, dice: "l'Amministrazione è tenuta all'esercizio della vigilanza dell'attività oggetto della convenzione sulle condizioni igieniche degli ambienti, la qualità del vitto e la sistemazione, l'attività di vigilanza deve essere esercitata attraverso visite periodiche presso la struttura da parte di funzionari, l'attività di vigilanza deve essere tradotta in apposite relazioni...", eccetera. Questi sono dei servizi socio-assistenziali che la Regione non può gestire, come avviene del resto nelle altre Regioni, direttamente, quindi esternalizza secondo le leggi previste, su cui però ha un compito preciso di vigilanza, che le assicuro, dato il tipo di utenti, intendiamo in tutti i modi esercitare.

Presidente - La parola al Consigliere Bortot.

Bortot (Arc-VA) - Sono parzialmente soddisfatto della risposta dell'Assessore, va bene la struttura, va bene l'ospitalità, va bene occuparsi di queste persone che non hanno famiglia, però il ragionamento che facevo sta a monte. Per questa esternalizzazione e privatizzazione ci sono delle leggi, ma non le hanno ordinate i dottori, nel senso che si può fare altrimenti. Ho qui la "direttiva Bolkenstein", approvata mercoledì 11/06 a Bruxelles, in Consiglio era stata approvata una risoluzione contro questa direttiva, per la quale sembrava che tutti i servizi pubblici venissero privatizzati, adesso grazie alle iniziative del Consiglio, alle lotte... abbiamo scoperto e siamo riusciti a far sì che vi siano cambiamenti anche nel campo di applicazione della direttiva, campo che risulta ampiamente sfoltito. Sono esclusi da questa direttiva la sanità e i servizi sociali di prossimità, quali le case popolari, gli asili nido, gli aiuti alle famiglie, alle persone in difficoltà... Il ragionamento di fondo cioè è che non siamo obbligati ad esternalizzare i servizi di un'estrema delicatezza, primo; secondo, è vero che l'articolo 8 della convenzione garantisce la tutela, impegna la Regione... però non vedo mai una convenzione - non solo quelle del suo Assessorato - sottoscritta dalla Regione che privatizza ed esternalizza e mette dei vincoli ben precisi sui tipi di contratto di lavoro, sul tipo di assunzione che devono essere osservati per il personale che opera in queste strutture. Succede che la cooperativa di turno, l'associazione di turno, assume a tempo determinato, lascia a casa le persone, ne deve assumere delle altre, le paga poco e la qualificazione del servizio va "a farsi friggere"! Qui non stiamo parlando di privatizzazione delle ferrovie o di altri servizi: stiamo parlando di assistenza di persone disabili. Se vogliamo migliorare ancora, e sono convinto che lei è d'accordo, questo tipo di assistenza, dobbiamo garantire dignità ai lavoratori che la svolgono, non solo dal punto di vista professionale, ma dal punto di vista delle tutele che diamo, affinché possano svolgere adeguatamente il proprio lavoro.

Andrò poi a vedere per quale motivo il Comune di Montjovet ha convenzionato per 50 anni a questa associazione, ma quello su cui voglio far riflettere è sulla continua esternalizzazione e privatizzazione di servizi essenziali alla persona. È su questo che dovremo cominciare a metterci a ragionare. È vero che la Regione ha una percentuale più bassa di altre Regioni, è anche vero che 10 giorni fa a "Report" abbiamo visto cosa succede da altre parti. Credo che non succederà nella nostra Regione, ma quello che è importante è che, siccome finora tutte le esternalizzazioni e le privatizzazioni erano quasi sempre argomentate da direttive da Bruxelles, in questo caso le direttive di Bruxelles su questo tipo di servizi alle persone non ci sono più, l'importante è che si inverta la tendenza. Torniamo a dare dignità alle persone che hanno bisogno, ai disabili, attraverso il dare dignità alle persone che le assistono e lavorano con queste persone che hanno più bisogno di altre.