Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 2140 del 20 settembre 2006 - Resoconto

OGGETTO N. 2140/XII - Situazione di criticità nel comparto industriale della Valle d'Aosta. (Interpellanza)

Interpellanza

Appreso pochi giorni fa da diversi giornali nazionali che l'industria piemontese è in netta ripresa; questo dato positivo riconfermato per il terzo trimestre consecutivo emerge da un'indagine e ricerca fatta da Union Camere;

Appreso inoltre sempre pochi giorni fa che nella nostra Valle invece è a forte rischio l'accordo Rossignol-Spf con conseguenze pesanti sull'occupazione;

Avendo assistito ad un'intervista televisiva di un importante esponente sindacale della nostra Regione che accusa quale responsabile dell'attuale situazione industriale l'Amministrazione regionale;

Fortemente preoccupati della crisi industriale che ormai da anni colpisce la nostra Regione;

Interpella

L'Assessore competente per conoscere:

1) qual è ad oggi la situazione dell'industria valdostana;

2) se l'Assessore condivide le dichiarazioni del sindacato sulle gravi responsabilità della Pubblica Amministrazione;

3) quali sono le azioni che intende compiere a breve termine per realizzare una rinnovata politica industriale valdostana.

F.To: Viérin Marco - Comé - Lanièce - Stacchetti

Président - La parole au Conseiller Viérin Marco.

Viérin M. (SA) - La diamo per letta ed aspettiamo la risposta dell'Assessore.

Président - La parole à l'Assesseur aux activités productives et aux politiques du travail, La Torre.

La Torre (FA) - Intanto ringrazio i colleghi del gruppo "Stella Alpina" perché l'interpellanza permette di ragionare sulla questione industriale valdostana. Prima di addentrarmi nelle risposte dettagliate, credo occorra fare una breve riflessione sui ruoli. Oggi occorre capire quali sono i ruoli che all'interno di una società le rispettive forze sociali devono ricoprire. La Regione non è un'impresa, non sono le Regioni titolate ad essere imprenditori, ma sono le imprese che devono svolgere il loro ruolo, tant'è vero che, quando mi sono insediato, ho sostenuto proprio questa tesi: meno Regione e più impresa. Questo cosa vuol dire? Che ognuno nel suo ambito deve far bene il suo lavoro: le imprese devono fare impresa, devono essere capaci di innovare, di fare sistema, di restare al passo con i tempi, i mercati vanno inseguiti quando questi sfuggono, la capacità di rischio e di innovazione fa sì che le imprese crescano insieme alla realtà; le Regioni e gli enti pubblici non possono che solo supportare lo sforzo che le imprese devono fare. Cosa vuol dire "supportare"? Vuol dire creare le condizioni ideali, in termini di infrastrutture e di scelte, che facciano da "cornice" alle operatività industriali. Questa è una premessa fondamentale perché serve a capire qual è l'impostazione che è giusto dare, perché è solo così che gli imprenditori crescono e continuano ad avere una presenza forte nel mercato, è solo con la responsabilità e la capacità di rischio e di innovazione. La Regione quindi non può e non deve sostituirsi agli imprenditori, questa Regione sicuramente nel passato - ma è un modello che ha funzionato - ha invaso non per sua esuberanza, ma direi anche per scarsa intraprendenza o per comodità operativa del settore industriale, ha sopperito e ampiamente supportato, andando forse a sconfinare in interventi addirittura troppo corposi. Siccome però il ragionamento sul settore industriale e sulla sua situazione deve iniziare da qualche parte, evidentemente bisogna trovare un punto in comune su cui ragionare e da cui partire. Io stesso ho cercato di definire questo punto comune, partendo dal presupposto che potesse essere anche accettato dagli altri e per far questo ho fatto riferimento ai dati della Banca d'Italia, che si pone al di sopra delle parti sia degli imprenditori che della Regione. Le note sull'andamento dell'economia della Valle d'Aosta nel 2005 dicono - le ho sintetizzate per facilitare - che nel 2005 la domanda di beni rivolta all'industria manifatturiera valdostana è rimasta debole, riflettendosi sull'attività produttiva, nel comparto energetico invece l'andamento è stato positivo. Gli indicatori qualitativi della Confindustria Valle d'Aosta hanno mostrato una riduzione degli ordini complessivi riconducibile alla contenuta dinamica interna e all'ulteriore perdita di competitività sui mercati esteri; poi però c'è una nota all'interno di questo primo passaggio che dice: "le difficoltà della competitività dell'industria valdostana negli ultimi anni sono attribuibili soprattutto alla dimensione medio ridotta delle imprese, che influirebbe sulle capacità organizzative, sulla propensione all'innovazione e sulla struttura economico-finanziaria". Nel 2005 il fatturato delle imprese industriali valdostane del campione di Banca Italia è comunque lievemente cresciuto in termini reali grazie all'andamento registrato nel comparto, dove il fatturato è aumentato dell'1,9%, che però poi spalmato su tutti i comparti non è così alto. L'altro dato fornito da Banca Italia è che il PIL è superiore a quello della media nazionale rispettivamente del 4,9 e del 2,3%. Il 2006 - l'anno non è ancora chiuso, quindi siamo in valutazione del primo trimestre -, sulla base delle prime informazioni di Confindustria, evidenzia nei primi mesi deboli segnali di miglioramento della domanda e della produzione, ma attenzione meno positive risultano le previsioni sull'andamento del fatturato e degli investimenti. Il settore che nel 2005 ha mostrato non solo una netta ripresa, ma una netta crescita è quello delle costruzioni, che nel 2005, con un andamento che continua nel 2006 forse non più in maniera così eclatante, è cresciuto addirittura del 14,6%. Tenete conto che è cresciuto soprattutto nell'ambito dell'edilizia privata, quindi non per effetto della Regione, che ha mantenuto il suo impatto sul settore. Per quel che riguarda il commercio o i servizi, si è mantenuto nella stessa condizione, non c'è stata una decrescita, non c'è stata neanche una crescita. Questi sono i dati della Banca d'Italia, partiamo da questo presupposto che la situazione è stagnante.

La crisi è molto percepita perché tocca alcuni settori che sono attraverso i "media" sotto l'attenzione di tutti; i dati della Banca d'Italia dicono che la nostra Regione, pur con difficoltà, tiene e cresce nel settore solo delle costruzioni. È evidente che a questo punto dobbiamo fare uno sforzo per uscire da tale situazione stagnante e dobbiamo cominciare a riflettere sulle leggi e i sistemi che avevamo pensato e che hanno funzionato, perché non è che non hanno funzionato, perché non è che la qualità della vita di questa Regione sia pessima, al contrario, credo che, proprio perché la qualità e il livello di vita in questa Regione sono così buoni, nel momento stesso in cui si innesca una crisi, immediatamente la si avverte molto di più e questo crea un aspetto psicologico che, secondo quanto dicono i dati della Banca d'Italia, riguarda la Regione e non certo le determinate aziende che sono entrate in crisi, dove la realtà invece è evidente. Su questo bisogna dicevo giustamente riflettere, quindi ben vengano interpellanze di questo tipo.

La Regione deve fare un salto di qualità e deve introdurre attraverso nuove normative... qui ho una sintesi di tutte le leggi regionali riguardanti aiuti in favore dell'attività artigianale e industriale e noi non è che non siamo dotati di leggi; vi faccio presente che dal 2003 ad oggi questa Regione ha speso nei vari settori del contributo a fondo perso 35 milioni di euro. Probabilmente allora non è che non stiamo spendendo, o non abbiamo delle leggi, o non stiamo facendo degli interventi e nemmeno che gli imprenditori non sono capaci, ma probabilmente le nostre leggi, il sistema che abbiamo in essere e che fino ad oggi ha funzionato... oggi, nonostante che mettiamo "iniezioni" di denaro, questo metodo non funziona più. Bisogna essere capaci a prendere atto di queste cose, è qui la capacità di reazione! La capacità di reazione parte dal principio di prendere atto che è il sistema, viste le cause esterne, ad non essere più attuale. Dobbiamo lavorare su questo sistema per innovarlo e soprattutto puntando su dei settori diversi, non possiamo più puntare sulla "Olivetti", non perché era sbagliato farlo prima, prima era giusto farlo, è che oggi quei settori non vi sono più e se anche la "Fiat" ha un "rigurgito" e questo permette di "riprendere fiato", è inutile puntare su quei settori perché quei settori non ci sono più. Dobbiamo riscoprire attraverso dei confronti, perché qui c'è da fare un grosso ripensamento, da qui l'utilità della vostra interpellanza, alcune vocazioni, senz'altro quella turistica, ma trovare anche delle capacità di eccellenza che caratterizzino la nostra Regione: l'eccellenza nel settore sanitario, l'eccellenza nella ricerca e nelle applicazioni tecnologiche che hanno alto valore aggiunto, che non sono trasportabili all'estero e che qui garantiscono il mantenimento della manodopera. Oltretutto portare qui la ricerca tecnologica - ed è quello che stiamo cercando di fare incentivando la spesa in quella direzione - vuol dire far crescere all'interno della nostra Regione tutta una classe di giovani che, contattandosi e trovandosi a stretto contatto con chi opera nella ricerca magari in altre Regioni e in altri Paesi che devono venire con noi a creare questi "spin-off", possono crescere, formarsi e diventare la futura classe dirigente ed imprenditoriale della nostra Regione. Noi abbiamo questo dovere di aprire dei nuovi scenari, siamo convinti che gli scenari fondamentali sono legati alla nostra potenzialità energetica, che è quella che abbiamo detto prima - acqua, sole, legno, risparmio energetico, bioedilizia -, ma queste cose vogliono dire che devono essere innescati dei processi industriali legati a delle fasi di collaborazione e di investimento che danno i loro frutti in una finestra temporale che va dai 3 ai 5 anni. Se oggi impostiamo questo tipo di scelte, se cominciamo a prendere delle decisioni, cioè a dire "basta" a certi tipi di aziende... certi tipi di aziende in Valle d'Aosta non li vogliamo più, vogliamo solo aziende innovative che facciano cose di questo tipo, ma lo decidiamo insieme, non ho neanche la pretesa... io qualche idea ce l'ho e ho il piacere di sottoporla, ma mi va anche l'idea di confrontarmi perché su queste scelte, che poi diventano epocali, dobbiamo condividere. La concertazione non è solo una parola, ma vuol dire avere delle idee e concertarle per trovare alla fine un indirizzo comune, perché questa sfida non è una sfida di maggioranza o di minoranza, tanto l'Assessore che porta avanti una politica di questo tipo non beneficerà dei risultati, perché, se anch'io avessi oggi imposto una politica fortunatissima e che andrà benissimo, non beneficerò di quello che sto facendo oggi. Il problema quindi non è di maggioranza o di minoranza, perché qui i risultati arrivano nel corso del tempo; il dramma è che, se noi sbagliamo questo tipo di politiche, non usciamo dalla stagnazione in cui siamo; ecco che allora serve una concertazione reale fra tutte le forze sociali, fra gli imprenditori, le Regioni, ma - tornando al punto iniziale - dove ognuno sia consapevole del suo ruolo! La Regione non può fare l'imprenditrice, gli imprenditori devono essere gli imprenditori che si devono assumere la loro responsabilità e devono fare le loro operazioni con i loro soldi! La Regione poi può garantire quelle infrastrutture, quei servizi, quegli aiuti e ne abbiamo una serie non indifferente... che devono mettere in condizione di vivere sereni e di essere competitivi, ma non possiamo essere noi a gestire in prima persona le aziende. Ci siamo purtroppo trovati anche recentemente in situazioni di questo genere perché eravamo impreparati, perché forse, come ho detto prima, da tutti quei fattori esterni su cui ci siamo confrontati, credevamo che questa Regione non sarebbe mai stata toccata; purtroppo, la globalizzazione e l'unificazione europea influiscono pesantemente nella nostra Regione e ce ne stiamo rendendo conto! È evidente che tutto riparte da questo assioma: meno Regione e più impresa: questo richiede un cambio di mentalità, perché avete visto che, nel momento in cui abbiamo cominciato a toccare solo il settore dei contributi a fondo perso, e ne abbiamo erogato 35 milioni negli ultimi 5 anni, evidentemente a ragion veduta tutte le persone che avevano costruito un certo tipo di economia si sono trovate spiazzate e hanno protestato. Dov'è che abbiamo sbagliato? È che siamo andati "in fuga". Continuo a pensare che le nostre scelte sono giuste, solo che, come forse il ciclista che magari parte in fuga, siamo partiti troppo velocemente in avanti senza avere la capacità di tirarci dietro tutto il gruppo, perché alla fine - e proprio in questi giorni ci siamo incontrati con gli artigiani - loro stessi sono consapevoli che le scelte devono essere innovative e anche le cose che ci sono oggi devono cambiare. Forse l'errore che corriamo il rischio di fare, che io ho corso il rischio di fare anche per essere subito operativo, è quello di fare una "fuga in avanti" e spingere senza tirarmi dietro il gruppo che doveva comprendere bene le conseguenze a cui andavamo incontro ed essere più solidale. Ciò detto, continuo a credere che dobbiamo fare queste scelte, non ho cambiato idea per questo motivo. Quando si parla di situazione dell'industria valdostana, la situazione dell'industria valdostana è stagnante... i dati della Banca d'Italia dicono che non è così grave come potrebbe sembrare; allora io dico, se quei dati sono veri, c'è più una percezione psicologica giusta di insicurezza e di instabilità che le cose ci stanno "cadendo addosso", ma nello stesso tempo dico anche che non condivido le dichiarazioni del sindacato sulle gravi responsabilità della pubblica amministrazione. Sono qui da poco, ma devo dire che esiste un Patto per lo sviluppo, esiste una realtà precedente a me, esistono delle deliberazioni che ho trovato, io ero all'opposizione all'epoca, ma questo cosa vuol dire? Niente. Leggo: "piano di azioni finalizzato ad assicurare maggiore operatività alla Valle d'Aosta nei confronti delle iniziative imprenditoriali potenzialmente interessanti e insediate nel territorio nazionale", si tratta di deliberazioni del 2005 e profondamente giuste che condivido. Non è che adesso un sistema che ha funzionato in un modo e in cui i sindacati hanno avuto un ruolo di tutela, siccome le realtà cambiano, anziché dire anche noi: "cambiamo", diciamo: "no, tutto quello che c'era prima non va bene". Non è corretto, quindi non condivido le dichiarazioni del sindacato, perché in quel sistema la Valle d'Aosta fino qui è arrivata con una qualità della vita e con un PIL superiore alle altre Regioni, ma adesso bisogna fare delle scelte di politica industriale e avere il coraggio di andare in un'altra direzione.

Abbiamo tutta una serie di azioni molto concrete su cui stiamo lavorando, su dei documenti su cui stiamo cominciando a ragionare. Innanzitutto abbiamo cominciato a guardare quello che hanno fatto nelle altre Regioni, perché, quando lei cita il Piemonte, stia tranquillo che io il Piemonte lo sto seguendo anche con curiosità, perché sto cercando di capire dove possiamo copiare da loro, se serve, o dove possiamo migliorare quello che fanno loro. Stiamo quindi facendo delle comparazioni con le altre Regioni, sulle leggi che le altre Regioni applicano a sostegno dell'industria; per esempio, ho scoperto che qui abbiamo più o meno le stesse leggi che hanno le altre Regioni, non siamo assolutamente indietro, anzi la nostra è una normativa più giovane, ma siamo carenti ad esempio sulla legge per i giovani e per lo "start up", per le imprese giovanili siamo carenti e lì occorrerà fare una legge, ma questo attiene più a un altro discorso, mentre invece, per quello che attiene a tutta una serie di iniziative, ho già un elenco di iniziative a medio e lungo termine, ma si parla dai 3 ai 5 anni, tali da poter essere concretamente attinenti alle cose che ho detto.

Président - La parole au Conseiller Comé.

Comé (SA) - Intanto il ringraziamento iniziale da parte dell'Assessore ci fa onore e ci dà serenità per poter ripresentare altre iniziative nei suoi confronti.

Per quanto riguarda l'analisi che ha fatto l'Assessore La Torre, oggi mi è sembrato di tornare indietro di un paio di anni: non so se si ricorda quando lei era Consigliere e quando il gruppo di minoranza per ostruzionismo decise di fare degli interventi di un'ora all'approvazione del bilancio e lei diede grande prova di capacità oratoria, perché prese la parola per un'ora, riuscì a tenere attento l'Assessore Fosson dicendo tutto e niente nello stesso tempo. Oggi devo dire che lei ha fatto un discorso di grande filosofia industriale, ma le richieste concrete che le avevo presentato oggi sono state sorvolate. Devo dire che buona parte delle motivazioni che lei ha espresso oggi sono altamente condivisibili, quindi aspetteremo con ansia questo confronto per vedere nel concreto tali azioni, che lei oggi ha solo citato, ma che penso nessun Consigliere sia riuscito a percepire. Aspettiamo perché i 20 minuti non erano sufficienti, quindi rinvieremo la discussione a quando avremo qualcosa di concreto.