Oggetto del Consiglio n. 2135 del 20 settembre 2006 - Resoconto
OGGETTO N. 2135/XII - Iniziative per contrastare il disagio occupazionale nella regione. (Interpellanza)
Interpellanza
Evidenziata la severa crisi occupazionale che ha colpito in particolare negli ultimi mesi, le Comunità montane Marmore e Evançon, con la chiusura delle attività della Rossignol, della Tecdis, della Balzano, ecc...., nonché del disagio occupazionale presente su tutto il territorio regionale;
Tenuto conto della necessità di dare a queste persone un aiuto sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista del reinserimento lavorativo e sociale, armi fondamentali per evitare l'isolamento e l'esclusione e i conseguenti forti disagi che tali situazioni comporterebbero;
Preso atto della necessità di una più forte manutenzione del territorio, sia a livello forestale, sia a livello della sentieristica, per contrastare il degrado della montagna, per qualificare il paesaggio boschivo e per mettere in sicurezza le attività agricole e turistiche della media e alta montagna;
Ricordata la buona organizzazione del Dipartimento Risorse naturali e Corpo Forestale, che ha consentito negli ultimi anni un'occupazione di oltre 800 persone e l'attuazione di centinaia di interventi puntuali con rilevanti effetti positivi in tutti i Comuni della nostra Regione;
i sottoscritti Consiglieri regionali
Interpellano
la Giunta regionale per conoscere:
1) quali provvedimenti si intendano prendere per dare una risposta al disagio disoccupazionale;
2) se si vogliano inserire nel bilancio 2007 e nel triennale 2007/2009 adeguati finanziamenti per l'aumento dei progetti di forestazione e di sentieristica, gestiti dall'Amministrazione regionale.
F.to: Sandri - Fontana Carmela - Fiou
Président - La parole au Conseiller Sandri.
Sandri (GV-DS-PSE) - Rapidamente, perché credo che l'interpellanza sia abbastanza chiara. Esistono due importanti cose da segnalare: da un lato, la crisi occupazionale che purtroppo per gli scarsi dati di sviluppo della nostra Regione si è materializzata in modo molto pesante soprattutto nella media e bassa valle, legata alla crisi della "Tecdis", della "Balzano" e di altre industrie piccole e grandi, oltre a difficoltà in settori del terziario; dall'altro, esiste una realtà positiva: quella dei cantieri forestali, del Dipartimento risorse naturali e Corpo forestale, che in questi anni ha dato lavoro a circa 800 persone, facendo centinaia di importanti interventi su tutta la Valle. Ora, mettendo insieme queste due riflessioni e avendo osservato in qualche scarpinata estiva in giro per la nostra bella Regione un decadimento abbastanza grave della segnaletica sentieristica di alta quota e di accesso ai rifugi, oltre che ai colli della nostra Valle, e soprattutto lungo le alte vie, credo che per preparare per il 2007 un piano di lavori forestali, di sentieristica e di segnaletica che consenta un aumento significativo dell'ordine di 200-250 posti di lavoro nei cantieri forestali consentirebbe: da un lato, un recupero straordinario di questo patrimonio che ha un'importanza fondamentale dal punto di vista non solo alpinistico, escursionistico, ma anche turistico; dall'altra parte, di dare una risposta positiva al bisogno occupazionale esistente.
Président - La parole à l'Assesseur aux activités productives et aux politiques du travail, La Torre.
La Torre (FA) - Cercherò di dare una risposta congiuntamente con l'Assessore Isabellon. Credo sia doveroso da parte nostra anche per i modi corretti con cui tale interpellanza è stata presentata... ritengo sia necessario che ambedue su questo tema ci esprimiamo e devo dire che, sebbene rispetto alle percentuali di disoccupazione nazionali in Valle d'Aosta siamo ben lontani, anche qui si avverte il disagio, specialmente nelle zone della bassa Valle. In questi ultimi 2 anni, purtroppo, si è evidenziata in maniera esponenziale e non siamo ancora riusciti ad innescare la marcia per ripartire e ritrovare all'interno dell'impresa quei nuovi spazi di lavoro che sarebbero necessari. Nel momento in cui parliamo di crisi occupazionale parliamo di "tamponare" delle situazioni, perché qualunque soluzione andiamo ad immaginare è una soluzione che non potrà soddisfare fino in fondo le persone che purtroppo sono investite da questo problema. Ben vengano però le idee e le proposte, perché è evidente che gli strumenti a nostra disposizione sono principalmente gli strumenti provenienti dall'Agenzia del lavoro e dagli uffici periferici del lavoro, nel senso che possiamo puntare su una riconversione di queste persone attraverso tutta un'opera di formazione che può indurli, seppure con particolari difficoltà, a cambiare la loro impostazione di vita e forse anche inventarsi un lavoro nuovo e diverso. Come Agenzia del lavoro è su questo che stiamo lavorando: stiamo lavorando su un progetto che faccia sentire le persone che si trovano in stato di disoccupazione non da sole, quindi attraverso dei colloqui mirati che vanno ad individuare persona per persona le sue problematiche, cercando in collegamento con l'Agenzia del lavoro e gli uffici delle politiche del lavoro di dare delle risposte, trovando dei momenti di confronto, dove è possibile mirati. Non nascondiamo che le difficoltà sono molte: ecco perché introduciamo la formazione, che molte volte è uno strumento che permette alle persone disoccupate, visto che la formazione è anche un riconoscimento economico, di integrare in piccola parte le loro entrate finanziarie. Non dimentichiamo infatti che, oltre ai problemi di tipo psicologico, anche il fatto di far mancare il sostegno economico a una famiglia diventa delicato. È chiaro che questo rientra nell'impegno che ci diamo nel Piano straordinario del lavoro ed è in tale ambito che intendiamo valutarlo e proporlo.
Andare poi a dirle se la sua idea è realizzabile, certamente ha una sua complessità, anche perché i lavori socialmente utili rientrano in tutta una serie di schemi e di requisiti che devono avere le persone, poi devono anche essere accettati dalle persone che devono rendersi disponibili a partecipare a quelli che in questo caso, come lei suggerisce, sono i lavori forestali. Ben venga la loro disponibilità se si possono creare iniziative di questo genere. Sottolineo ancora un aspetto: comunque lavori di questo genere creano situazioni di precarietà, perché anche la situazione dei cantieri forestali è una situazione dove anche il lavoratore lavora per qualche mese all'anno e quindi non ha mai una stabilità. L'obiettivo che ci diamo è quello di dare delle certezze a queste persone, certezze basate su delle nuove politiche industriali che diano in questo momento di particolare crisi delle prospettive di rilancio. Ne parleremo ancora nelle altre mozioni ed interpellanze, quindi non vorrei togliere altro tempo all'Assessore Isabellon.
Président - La parole à l'Assesseur à l'agriculture et aux ressources naturelles, Isabellon.
Isabellon (UV) - Ad integrazione di quanto ha esposto il collega La Torre, fa piacere che venga riconosciuta l'attività di chi opera nei cantieri forestali, perché molto spesso questi lavoratori sono anche oggetto di qualche interpretazione non sempre positiva, soprattutto da parte di chi non conosce e quindi non apprezza. In ogni caso c'è da dire che in questi anni si sono consolidate delle professionalità nel campo delle attività sul territorio principalmente indirizzate nei diversi settori: il settore della forestazione, che impiega oltre 150 "bûcherons" e complessivamente comprese le squadre del verde pubblico, con gli addetti alla logistica e con gli amministrativi di riferimento e i tecnici circa 300 elementi; il settore delle sistemazioni idrauliche, che occupa circa 250 operai, con anche qui tutta la parte organizzativa e il settore della sentieristica con circa 250 operai. Vi è da dire che sono dei numeri consolidati negli anni non solo numericamente, ma anche dal punto di vista della capacità di operare sul territorio; è un'organizzazione che, pur essendo costituita da maestranze che per la maggior parte sono a tempo determinato, circa 700, 90 sono a tempo indeterminato e oltre un centinaio sono impiegati tecnici amministrativi, quindi è una manodopera che si è consolidata con queste caratteristiche. Il comparto forestale è retto da un contratto di natura privatistica: quello nazionale, che recentemente è stato rinnovato e integrato da un contratto regionale, quindi c'è un'organizzazione collaudata che funziona. Negli ultimi 10 anni non c'è stata una crescita, ma c'è stata una razionalizzazione del comparto stesso. È possibile intervenire a mitigare la situazione di disagio legato alla crisi industriale con un trasferimento "tout court" di maestranze da un settore all'altro? Questa è una domanda che è non facile dal punto di vista della risoluzione, perché bisogna tenere in conto tale necessità di professionalizzare i soggetti, di professionalizzare comunque a qualsiasi livello vengano inseriti i soggetti che vengono trasferiti, fatto salvo la disponibilità di coloro che attualmente sono impiegati in settori completamente diversi. Vi è da dire che attualmente la programmazione viene fatta sulla base di un programma lavori che viene predisposto sulla base di segnalazioni provenienti da chi opera sul territorio - Comuni, consorzi di miglioramento fondiario, segnalazioni dei vari enti e delle associazioni che lavorano sul territorio -, quindi c'è un programma predisposto sulla base dei bisogni. Il collega Sandri nelle premesse citava situazioni riscontrate sul territorio di degrado; più che di degrado si tratta di interventi non ancora fatti, perché gli interventi fatti vengono apprezzati da chi va sul territorio sia a scopo lavorativo, sia a scopo turistico.
È possibile, fatte queste premesse, un'eventuale integrazione nel settore forestale di manodopera proveniente dal mondo industriale? Diciamo che nel passato abbiamo già avuto alcune occasioni di interventi in questo settore per lenire la crisi occupazionale; negli anni '70, in occasione della crisi industriale della bassa Valle, il settore forestale fu importante nel fronteggiare la disoccupazione che allora colpì soprattutto il mondo femminile e per l'occasione furono programmati dei grandi lavori di rimboschimento che erano compatibili con le capacità operative di chi in quel momento si trovava senza lavoro. Più recentemente, all'inizio degli anni '90, venne organizzato un progetto denominato "Valle d'Aosta pulita", che aveva anch'esso il compito di alleviare la crisi occupazionale del momento. Se questa proposta, che sicuramente può essere presa in considerazione, verrà approfondita e si andrà in questa direzione, dovranno essere attivate tutte le iniziative affinché per coloro che volontariamente aderissero al cosiddetto "trasferimento" questo non sia lesivo della dignità del lavoratore, perché, se è solo un parcheggio di un anno o due in attesa del reinserimento nell'industria, evidentemente il discorso sarebbe da valutare attentamente. Se è un discorso da consolidare, è chiaro che lo stesso andrebbe inserito in un'organizzazione complessiva, per cui andrebbe potenziata anche tutta la parte logistica, quindi la parte amministrativa, la parte tecnica affinché questi siano inserimenti mirati all'interno di squadre magari già esistenti dove un trasferimento di professionalità si potrebbe avere direttamente fra i lavoratori stessi, naturalmente previo espletamento di tutti i passaggi di preparazione precedenti alle nuove attività.
È chiaro che, sulla base di studi che devono essere fatti e di verifiche sui potenziali soggetti, si potranno eventualmente verificare proposte in questa direzione e anche progetti. Credo che non vi sia preclusione, anzi, se si può ottenere anche il risultato di avere un beneficio sul territorio dal punto di vista della manutenzione, che storicamente veniva fatta da chi viveva nel mondo rurale con situazioni diverse da quelle di adesso, potrebbe essere l'occasione per rispondere, da un lato, alla manutenzione del territorio con tutto quello che ne consegue in termini di immagine e di beneficio per la prevenzione dei rischi; dall'altro, dare degli sbocchi che siano dignitosi per i soggetti interessati e anche redditizi: questo sarà un approfondimento che dovremo fare, successivamente dovremo individuare delle risorse nell'ambito delle compatibilità che ci possono essere con il bilancio.
Président - La parole au Conseiller Sandri.
Sandri (GV-DS-PSE) - Vorrei ringraziare gli Assessori per la generosità che hanno avuto nei confronti di questa interpellanza. Non posso che sottoscrivere le parole dell'Assessore Isabellon, che ha descritto perfettamente la strategia che deve soggiacere a questo, cioè si va ad aumentare qualcosa non per un "tampone" momentaneo, ma per rafforzare per lungo periodo di tempo, quindi significa attrezzarsi con delle squadre che siano competenti, non si possono mettere tutti inesperti nella squadra, quindi anche il numero di squadre non può essere aumentato in numero illimitato. Ovviamente questo comporta problemi di logistica... quindi bisogna fare uno studio. Da questo punto di vista, mi permetto di fare un primo suggerimento: quello che dovrebbe essere organizzata una squadra "Urgenze". Andando al Rifugio "Vittorio Emanuele" ho visto che c'è un sentiero un po' crollato, sarebbe opportuno che vi fosse all'interno dei cantieri forestali una squadra urgente per cui, se succede qualche chiamata da questo o da quel Comune per mettere a posto, si possa fare.
Il secondo problema è quello della segnaletica. Faccio un esempio per far capire quanto apprezziamo il lavoro che viene fatto, ma quanto si possa ancora fare. Sempre in Valsavarenche salendo al Rifugio "Federico Chabod" c'è un sentiero che dire spettacolare è dire poco, è bellissimo ed è un lavoro secolare che credo sia l'unico che superi per adesso quelli che avevano fatto all'epoca i Savoia. Inversamente se qualcuno di voi avesse l'interesse di andare al Rifugio "Nacamuli", in fondo alla Valpelline, si renderebbe conto che non c'è un'indicazione che indichi tale rifugio, vi sono quelle che indicano il Rifugio "Collon", chiuso da una decina di anni, ma il "Nacamuli" non esiste, per cui vedi questi turisti che si chiedono come mai. Altro esempio: Val di Rhêmes, "Bassac Derè", dal "Bezzi" al "Bassac Derè" ogni 100 metri di quota il giallo dei pallini sbiadisce e appena sopra il lago di Goletta è un tenuissimo giallo che uno un po' accecato come me si perde. Ricapitolare, fare una ricognizione della segnaletica a livello delle alte vie potrebbe essere un lavoro da fare. Proprio le parole degli Assessori evidenziano che c'è una grande potenzialità, soprattutto perché credo vi sia una cosa che ci accomuna su questo tema, che la difesa del territorio non è solo una cosa in sé fondamentale per la sicurezza, ma è occasione di sviluppo e anche di occupazione.