Oggetto del Consiglio n. 2077 del 26 luglio 2006 - Resoconto
OGGETTO N. 2077/XII - Riduzione, sul territorio regionale, delle emissioni di anidride carbonica. (Interrogazione)
Interrogazione
Ricordato che il 16 febbraio 2005 è entrato in vigore il Protocollo di Kyoto, ratificato anche dalla nostra Repubblica, che prevede l'impegno a ridurre per gli anni 2008-2012 le emissioni di gas ad effetto serra dell'8% al di sotto dei valori del 1990 e che tale impegno, come in tutti gli altri 55 Paesi che hanno recepito tale Protocollo, deve estrinsecarsi principalmente attraverso la riduzione delle emissioni di anidride carbonica (CO2) che rappresenta circa l'80% di tutti i gas ad effetto serra;
Evidenziato che tale problematica non è soltanto importante per i suoi contenuti ambientali ed etici, ma anche perché ha una forte correlazione con i mutamenti climatici, ed in particolare con l'aumento della temperatura e le conseguenti turbative sulle precipitazioni nevose e sulla consistenza dei ghiacciai, così come possiamo direttamente constatare anche nella nostra Regione;
Tenuto conto che la stragrande maggioranza delle emissioni di CO2 sono rappresentate dall'attività di riscaldamento domestico e dal traffico veicolare privato, come dimostrato dalla terza relazione sullo stato dell'ambiente in Valle d'Aosta (2005), redatta dall'ARPA, che misura ad oltre 500.000 tonnellate annue la produzione valdostana di tale gas ad effetto serra;
il sottoscritto Consigliere regionale
Interroga
La Giunta regionale per conoscere:
1) quali iniziative siano state prese per ridurre la produzione di anidride carbonica sul territorio regionale ed arrivare a osservare i criteri previsti dal Protocollo di Kyoto;
2) quali siano gli incentivi regionali ad un uso appropriato dei combustibili fossili per il riscaldamento e i disincentivi verso quei sistemi di termoregolazione a più alto impatto di effetto serra;
3) quali incentivi regionali siano stati messi in opera per promuovere la modernizzazione del parco automobilistico privato con mezzi a più bassa emissione di anidride carbonica e quali penalizzazioni siano state poste per disincentivare l'utilizzo di autovetture che producano più di 200 grammi per chilometro percorso, come ad esempio i SUV;
4) quali iniziative di conoscenza e di promozione del Protocollo di Kyoto siano state mese in atto, sia nei confronti della popolazione che degli Enti locali.
F.to: Sandri
Presidente - La parola all'Assessore alle attività produttive e politiche del lavoro, La Torre.
La Torre (FA) - Ringrazio il collega Sandri per la sua interrogazione, risponderò io nel senso che, sebbene l'argomento sia un po' "a cavallo" fra l'ambiente e il settore dell'energia, cercherò io di dare delle risposte. Le sue domande sono molto chiare, cercherò quindi di dare una risposta altrettanto chiara.
Alla 1a domanda le dirò subito che il Piano energetico ambientale, approvato dal Consiglio nel 2003, è stato redatto fissando un obiettivo di riduzione di CO2 più ambizioso di quello stabilito all'epoca per l'Italia dal "Protocollo di Kyoto". La riduzione infatti è stata indicata nella misura dell'8% rispetto alle emissioni del 1990, attualmente stabilita al 6,5 per quel che riguarda il "Protocollo di Kyoto" per il periodo 2008-2012: questo evidenzia che l'attenzione su tale argomento è stata posta con estrema precisione. "In seguito alla ratifica del medesimo protocollo infatti la Regione ha ritenuto di assumere, per i consumi legati agli usi stazionari nel loro complesso, un obiettivo di riduzione della produzione di CO2 rispetto al 1990 ancora più superiore, passando al 15%..." - fra l'altro, le fornirò dopo la risposta, che è scritta, quindi potrà leggere i dati che le sto dicendo - "... da ottenersi senza penalizzazione del saldo di energia elettrica esportata. Per poter stabilire un obiettivo di questa portata la Regione ha attentamente analizzato le proprie favorevoli specificità rispetto alla media nazionale attraverso lo studio dell'evoluzione dei bilanci energetici elaborati nel tempo, i cui risultati salienti hanno comunque evidenziato che il consumo energetico pro capite di fonti primarie è allineato con la media nazionale di circa 35 milioni di ampère/ora ed è leggermente inferiore rispetto all'Italia settentrionale nel suo complesso; il consumo di fonti fossili e quindi il carico di combustibile pro capite è pari a circa il 65% della media nazionale e pertanto è molto più favorevole per l'impatto locale rispetto al resto del Paese; la disponibilità di fonti rinnovabili, con particolare riferimento al regime idraulico, è pari al 600% rispetto alla media nazionale pro capite ed è in larga misura modulabile, cioè proveniente da impianti a bacino e a serbatoio; l'esportazione globale di energia, sotto forma elettrica, è pari a circa l'80% dei consumi interni e rappresenta un'importante risorsa economica per la Regione..." - come sapete bene - "... per dare una prima concreta attuazione del Piano energetico ambientale nei termini così delineati, la Regione ha quindi approvato la legge regionale n. 3/2006: nuove disposizioni in materia di interventi regionali per la promozione dell'uso razionale dell'energia, le cui modalità applicative sono state adottate dalla Giunta regionale con deliberazione del 1° luglio scorso".
In risposta alla 2a domanda: "la legge regionale n. 3/2006 ha previsto di incentivare l'uso dei combustibili fossili a minore impatto ambientale appunto, nel caso specifico "GPL" e gas metano, stabilendo nel contempo alcuni criteri fondamentali che si prefiggono l'obiettivo di aumentare l'efficienza energetica delle relative installazioni. Sono finanziabili unicamente gli impianti centralizzati degli edifici ad utilizzo residenziale o assimilabile destinati al riscaldamento degli ambienti e/o alla produzione di acqua calda sanitaria i cui generatori di calore presentino un rendimento di combustibile alla potenza nominale non inferiore al 96%, che significa ammettere ai benefici di legge solo le cosiddette "caldaie a condensazione" più performanti di quelle tradizionali in quanto scaricano i prodotti della combustione a temperatura comunque inferiore ai 100° e consentono di recuperare il calore latente di condensazione del vapore acqueo, prodotto principale del processo di combustione dei combustibili gassosi. Viene predeterminato un fabbisogno energetico tecnico massimo, parametrato al numero ipotetico di occupanti e alla superficie riscaldabile degli edifici, in rapporto al quale sono calcolate le agevolazioni finanziarie allo scopo di non favorire le installazioni realizzate nei fabbricati che presentino un minore "standard" di prestazione energetica in corrispondenza dell'involucro esterno. Sono proporzionalmente avvantaggiate in termini di beneficio economico riconosciuto le installazioni effettuate in corrispondenza di edifici situati a quote altimetriche più elevate ed esposti sfavorevolmente alla fonte solare, poiché in simili situazioni gli interventi di uso razionale dell'energia si traducono in un maggior risparmio di combustibili fossili, quindi in un maggiore quantitativo di CO2 evitato.
Strettamente correlati ai criteri che precedono sono da considerare i requisiti imposti per beneficiare delle agevolazioni di cui alla legge regionale n. 3/2006, che fungono da sistemi di disincentivazione per quelle installazioni che interferiscono negativamente con l'ambiente; pertanto non sono più incentivate le conversioni degli impianti centralizzati in impianti unifamiliari, di norma a minore efficienza energetica, e l'installazione di impianti unifamiliari in edifici costituiti da una comunità di unità immobiliari. Non sono più incentivate le installazioni a bassa efficienza energetica, non sono più incentivati i sistemi che utilizzano l'aria come fluido termovettore, non sono più finanziate le installazioni sovradimensionate in conseguenza ad un maggiore fabbisogno termico veicolato da un'insufficiente coibentazione dell'edificio, se non nella misura corrispondente al predeterminato fabbisogno energetico teorico massimo, in corrispondenza degli impianti a biomassa legnosa e ad esclusione degli apparecchi alimentati a cippato di legno o "pellet" è prescritta l'installazione di un accumulatore inerziale d'acqua allo scopo di migliorare i rendimenti di combustione degli stessi apparecchi". Dopodiché, sempre sullo stesso argomento, con riferimento a una serie di ulteriori volontà che stiamo mettendo in atto, ci sono anche altre misure: innanzitutto c'è l'idea precisa di agire per quello che riguarda le proprietà dell'ente pubblico in merito alla valorizzazione dell'edificio energeticamente neutro, con gestione predeterminata; questo è un qualcosa che per qualche verso non è una novità, viene prodotto da parecchie amministrazioni regionali e dallo Stato e non a caso in alcuni Ministeri si possono già vedere installazioni che danno la percezione del consumo energetico dell'edificio e delle fonti a cui l'edificio si sta approvvigionando. Per fare questo abbiamo fissato alcuni obiettivi che sono al momento allo studio, fra i quali: "fissare un nuovo "standard" energeticamente efficiente grazie all'intervento sull'esistente, a nuove metodologie sugli insediamenti futuri, ottimizzare le condizioni degli ambienti interni, ridurre il consumo energetico totale sia nel caso di edificio esistente, sia nel caso di nuova costruzione, ridurre quindi le emissioni di CO2, ammortizzare il costo di eventuali, ma non indispensabili oneri aggiuntivi. Tutto questo calcolato anche sul periodo del tempo su cui vogliamo intervenire: i 5 anni. Conseguentemente le strategie di riqualificazione saranno indirizzate verso i seguenti ambiti di azione: incremento del livello prestazionale dell'involucro dell'edificio..." - e anche qui ci sarà un ragionamento da fare anche con i Comuni, perché dobbiamo far comprendere ai sindaci che nei regolamenti edilizi l'aumento della coibentazione delle pareti deve essere calcolato come un volume tecnico e non essere calcolato sul calpestabile della casa, perché questo creerebbe, visti i costi altissimi dei metri quadri degli alloggi, dei problemi per chi si vedrebbe detratto dello spazio - "... impiego di tecniche di raffrescamento passivo e di abbattimento delle masse termiche notturne; incremento dell'efficienza luminosa naturale e artificiale; incremento dell'efficienza del sistema impiantistico e delle tecniche di regolazione; flessibilità di esercizio; affidabilità e ridotti costi di gestione e manutenzione..." e molte altre cose ancora di cui siamo in possesso e su cui stiamo lavorando.
Ho dovuto leggere velocemente perché le cose sono tante e su tali argomenti stiamo cercando di portare il nostro impegno, nel senso che questo è qualcosa in cui crediamo veramente - o almeno io ci credo veramente e ho convinto anche la Giunta -, e spero che di questo ne avremo un supporto nelle fasi di bilancio, perché tutte queste cose richiedono degli investimenti di una certa consistenza. Come ha fatto bene lei a sottolineare nella sua interpellanza, però vi sono delle cose riguardanti tutti i cittadini, vi sono degli impegni che sono stati presi a livello mondiale, dobbiamo esserne dei testimoni a livello locale, ma in realtà c'è qualcosa di più concreto ancora e secondo me è il risparmio che possiamo portare alle famiglie, perché non solo possiamo farle vivere in un ambiente migliore, ma possiamo attraverso queste tecniche permettergli di risparmiare migliaia di euro. Infatti avere delle coibentazioni migliori, fare meno emissioni, avere impianti più funzionali vuol dire risparmiare dal 30 al 40% sui costi di riscaldamento dell'acqua, uso sanitario e tutte le funzioni legate alla climatizzazione. Si può fare molto, dobbiamo farlo, lo stiamo facendo, possiamo far risparmiare i cittadini e possiamo vivere in un ambiente migliore. Su questo c'è il nostro impegno e la ringrazio per la sua interpellanza. Per quello che riguarda i dati che ho letto, sono a sua disposizione.
Presidente - La parola al Consigliere Sandri.
Sandri (GV-DS-PSE) - Intanto vedo un miglioramento, e ringrazio di questo l'Assessore, dal punto di vista della sua conoscenza del "Protocollo di Kyoto". Il Consiglio scorso lo avevo visto un po' traballante, mi sembra che adesso si sia più preparato e questo non può che essere positivo per il futuro della Valle d'Aosta. È un tema questo che parte da lontano, perché già nel 1994 fu firmata la convenzione quadro sui cambiamenti climatici e da lì è partita tutta un'osservazione su tale problema dell'anidride carbonica; mi sembra che se ne stia prendendo coscienza. Quello che mi pare importante è evidenziare come questo impatto in Valle d'Aosta non sia secondario. Ci lamentiamo che l'innevamento artificiale ci costa ogni anno sempre di più, ma il cambiamento climatico comporta minori nevicate, ma soprattutto la perdita di determinate fasce altimetriche per l'utilizzo ai fini della pratica dello sci. L'attenzione a Kyoto e la riduzione di CO2, che è il principale gas serra, quindi non è solo una cosa teorica, ma è una cosa pratica, perché nel nostro dominio possiamo evidenziare questo surriscaldamento; credo che fra l'altro in questi giorni si abbia una testimonianza pratica dell'effetto.
La cosa importante è capire le dimensioni e qui è importante sottolineare un dato: in Valle d'Aosta si producono ogni anno oltre 500mila tonnellate di CO2, a saldo, nel senso che, in base ai dati dell'ARPA, si dimostra che probabilmente sono 700mila, ma 200mila per nostra fortuna vengono riciclate - si parla del 15-20% della produzione -, ovvero un saldo negativo grazie ai boschi che ci sono nelle vallate laterali. Credo sia importante capire che questo è un dato preoccupante, è un dato in cui bisogna andare controcorrente per fare un'inversione. Ci sono alcuni dati: uno è quello che fa tanto piacere ai nostri amici del gruppo "Arcobaleno", che riconduce la produzione di una parte di CO2 ai TIR che vanno su e giù per la Valle d'Aosta... è circa 1/10. Andare a limitare quel traffico quindi non ha un impatto così importante, l'impatto importante è il surriscaldamento, qui ho visto che l'Assessore è molto preparato, mentre l'ho visto totalmente impreparato sul problema del parco automobilistico, nel senso che qui veramente è una cosa importante. Fra l'altro, ho notato - e mi piacerebbe che l'Assessore facesse un giro -, come il DPR n. 84/2003, che attua con un regolamento la direttiva 1999/94 della Comunità europea sull'etichettatura anche negli autosaloni, sia pochissimo rispettato in Valle d'Aosta, per cui la gente si compra un'auto, ma non è informata che tali prodotti producono una quantità di CO2 superiore ai limiti. Penso che da questo punto di vista sia importante ricordare che molto di questa cosa è legata alle dimensioni delle autovetture moderne, la vecchia "500" non produce questi livelli, né la vecchia "Panda 4x4", perché, essendo molto leggere, avevano bisogno di motori piccoli per andare avanti. Adesso i nostri ego sono talmente dilatati che, se non abbiamo almeno 20 quintali di roba intorno da portarci in giro, non siamo contenti, ma è chiaro che per spostare 20 quintali di ferraglia e di plastica abbisogniamo di motori grossi, quindi c'è una riflessione che va un po' sul filosofico e mi fermo qui, ma certo quello è un punto su cui tutti possiamo lavorare. In questo senso credo che sull'ultimo punto dell'interrogazione, quello su cui mi sarei aspettato un maggiore impegno da parte dell'Assessore, che riguarda la promozione della conoscenza di questo fenomeno, tutti possiamo fare molto per far prendere coscienza alla popolazione valdostana che non ci si può lamentare del caldo di oggi e della mancanza di neve d'inverno se nessuno di noi fa qualcosa per arrivare a risolvere tale problema.