Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 2049 del 12 luglio 2006 - Resoconto

OGGETTO N. 2049/XII - Applicazione della convenzione tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e la RAI per i programmi in lingua francese. (Interpellanza)

Interpellanza

Premesso che:

- dal 1997 vige una convenzione tra la RAI e la Presidenza del Consiglio dei Ministri per la trasmissione di programmi radiofonici e televisivi in lingua francese nella nostra regione;

- il Corecom della Valle d'Aosta ha recentemente divulgato i risultati di un'analisi condotta insieme all'Osservatorio di Pavia sull'utilizzo della lingua francese negli spazi televisivi regionali della RAI, ove emerge tra l'altro:

a) che gli spazi linguistici francesi, oltre a essere marginali all'interno dei TGR, coprono un ventaglio di interessi limitato, prevalentemente polarizzato su tematiche culturali, di costume e di evasione;

b) che, quanto a riferimento territoriale e di interessi, la centralità della Valle d'Aosta si riduce significativamente nella programmazione francofona, lasciando spazio ad avvenimenti e problematiche che hanno soprattutto in Francia il loro centro di gravità;

c) che RAI VdA "importa" notizie o programmi da fonti di produzione francesi, evidenziando altresì un'accentuata tendenza a ripetere gli stessi servizi nel corso dei telegiornali;

ciò premesso, il sottoscritto Consigliere regionale

Interpella

il Presidente della Regione per sapere:

1) a quanto ammonta il corrispettivo annuo oggi riconosciuto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri alla RAI in forza dell'accordo di cui in Premessa;

2) quali sono i dati aggiornati riguardanti l'ascolto e il gradimento dei programmi francofoni, sui quali la Regione Valle d'Aosta fornisce annualmente un parere alla Presidenza del Consiglio dei Ministri;

3) quale giudizio esprime sul servizio svolto da RAI VdA in merito all'esecuzione della convenzione di cui in Premessa nonché se la Regione, visto il suo ruolo consultivo, ha intendimenti o suggerimenti per il futuro;

4) se le trasmissioni in lingua francese oggetto dell'intesa stipulata il 26 giugno scorso tra RAI VdA, Regione e Institut pour la Coopération Audiovisuelle Francophonie (ICAF) rientrano nel monte ore indicato all'articolo 1 della convenzione di cui in Premessa.

F.to: Tibaldi

Président - La parole au Conseiller Tibaldi.

Tibaldi (CdL) - Dal 1997 vige una convenzione fra la Presidenza del Consiglio dei ministri e la "RAI" per la trasmissione di programmi in lingua francese sia sotto il profilo radiofonico, sia sul mezzo televisivo. Questa convenzione prevede la realizzazione di un numero minimo di ore da trasmettere sulla radio e sulla televisione a livello regionale che sono rispettivamente di 78 e 110 ore. Dell'argomento se n'è parlato in maniera approfondita in una recente conferenza organizzata dal CORECOM Valle d'Aosta, a seguito di un'analisi che questo organismo ha condotto insieme all'Osservatorio di Pavia, dove emerge che gli spazi linguistici francesi, oltre ad essere marginali all'interno dei telegiornali, coprono un ventaglio di interessi limitato, prevalentemente polarizzato su tematiche di evasione, di costume e comunque di secondo piano, che inoltre, per quanto riguarda il riferimento territoriale e di interessi, la Valle d'Aosta non è il centro di gravità, ma lo sono le nostre Regioni limitrofe, ovvero il Vallese e la Savoia, e che la "RAI" importa notizie o programmi da fonti di produzione francese, evidenziando altresì un'accentuata tendenza a replicarli nel corso del telegiornale.

Visto che la Presidenza della Regione esprime pareri sull'applicazione di codesta convenzione, abbiamo posto alcuni quesiti al Presidente per conoscere alcuni aspetti che non sono emersi nel corso di questa conferenza, anche perché si tratta, oltre alla richiesta di alcuni dati, di giudizi e valutazioni politiche che la Regione esprime in merito. In particolare direi che sono interessanti alcuni articoli di questa convenzione, vorrei citare l'articolo 2, dove si dice che "le trasmissioni dovranno comprendere servizi giornalistici e programmi di contenuto informativo, artistico e culturale aderenti alle particolari esigenze delle popolazioni interessate". Quando si fa riferimento alle "popolazioni interessate" si fa riferimento "in primis" alla Regione Valle d'Aosta, non si cita il vicino Vallese o la vicina Savoia. Naturalmente sull'applicazione della convenzione vorremmo sentire la Regione cosa ci dice, in particolare per quanto riguarda i costi, perché sappiamo che la Presidenza del Consiglio dei ministri paga un pingue corrispettivo annuo che nel 1997 era di quasi 3,8 miliardi più IVA, oggi è stato aggiornato... presumo che il Presidente sia a conoscenza del dato aggiornato.

Vorremmo poi sapere quali sono i dati aggiornati relativi al gradimento di questi programmi, anche perché il CORECOM non aveva la facoltà di avere un dato disaggregato rispetto al Piemonte; immaginiamo anche qui che la Presidenza della Regione abbia qualche elemento in più.

Terza domanda: quale giudizio esprime su questo servizio svolto dalla "RAI" in merito all'esecuzione di questa convenzione e, visto il suo ruolo consultivo, vorremmo sapere se la Regione ha in mente qualche idea o qualche suggerimento per il futuro.

Infine, un'ultima domanda si riferisce a un recente accordo che è stato siglato fra la stessa Regione Valle d'Aosta con l'"ICAF" (Institut pour la Cooperation Audiovisuelle Francophonie) che rinforzerà le trasmissioni in lingua francese su "RAI Valle d'Aosta" e che da lunedì 3 luglio trasmette il programma "Espace francophone France 3". Vorremmo sapere se questa intesa si integra con la convenzione della Presidenza del Consiglio dei ministri, in particolare vorremmo sapere se le ore prodotte alla luce di tale recente intesa rientrano nel monte ore indicate dall'articolo 1 della convenzione: quella siglata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri che prevede 110 ore di trasmissione radiofonica e 78 di trasmissione televisiva nel corso dell'anno.

Président - La parole au Président de la Région, Caveri.

Caveri (UV) - Comme vous le comprenez, face à mon activité professionnelle précédente, je connais fort bien cette question et je l'ai même suivie quand j'étais Parlementaire. Il faut dire que l'actuel texte de la convention qui est une convention précédente, donc vous parlez de la dernière qui a été signée au mois de juin 1997 mais disons que l'ensemble de la matière est tout à fait précédent, vu qu'il est lié à la loi de réforme de la "RAI" qui a été approuvée à la moitié des années '70 et, si vous regardez le texte de la convention précédente et celle de 1997, vous verrez que j'avais réussi quand j'étais Parlementaire à insérer au moins un minimum de rôle pour la Région, dans le sens que la Région aujourd'hui s'exprime sur le "palinsesto" et "ex post" sur le résultat. Je dois dire que pour toute une série de raisons je ne suis pas satisfait et que je l'ai écrit en tant que Président dans le sillon de ce qui a été écrit par les Présidents précédents, dans le sens que surtout dans le téléjournal et "La voix de la Vallée" l'emploi du français est insuffisant. Sans attendre le résultat du Centre d'écoute de Pavia il suffisait écouter "La voix de la Vallée" et voir le français sur le téléjournal pour évaluer que c'est une espèce "d'autour de nous". En plus, généralement, les reportages sont faits par le journaliste qui est détaché auprès de la "RAI" d'Aoste par l'Ambassade de France, donc sans aucun effort. Moi quand j'ai été un jeune syndicaliste de la "RAI" j'ai demandé, comme se passe normalement dans la rédaction de Trieste pour les Slovènes et dans la rédaction de Bozen pour la langue allemande, d'avoir une rédaction spécifique. Aujourd'hui il suffit de voir la provenance des journalistes qui travaillent à la "RAI" d'Aoste pour voir qu'il n'y a eu aucune attention vis-à-vis du français. Il y a le paradoxe d'une journaliste très brillante qui a été assumée pour le français et qui aujourd'hui, même à cause de son français, a été transférée à la "rédaction italophone" entre guillemets, car je pense que, de ce point de vue, on ne peut pas être satisfaits.

Je voudrais revenir à une réponse plus précise. Comme vous le savez, il est prévu que la "RAI" réalise un certain nombre d'heures d'émissions radiophoniques et télévisuelles en français, je répète: en français, car dans le passé il y avait une certaine comptabilisation même du franco-provençal, à un certain point la Région a dit que le franco-provençal ne peut pas être considéré le français, donc quand on parle aujourd'hui on parle du français. Pour le franco-provençal nous souhaitons d'avoir une décret d'exécution "Norme d'attuazione dello Statuto", d'application de la loi de 1999 sur les langues minoritaires des minorités historiques italiennes pour obtenir une pleine reconnaissance de la possibilité d'avoir un quota sur le franco-provençal. Les émissions comprennent reportages et programmes d'information et émissions culturelles et artistiques. Une des modifications écrites dans la convention de 1999 dont j'ai été auteur c'est le fait de bien distinguer les émissions des programmes qui passent après le téléjournal et l'ensemble des émissions journalistiques, tandis qu'en précédence c'était une chose plutôt mélangée. L'article 5 de la convention dispose que la Présidence du Conseil des ministres verse à la "RAI" une somme annuelle ne dépassant pas 3.782.722.000 lires plus TVA, qui est augmentée chaque année aux termes de la loi selon toute une série de paramètres; d'un montant de 6.731.000 lires pour chaque heure d'émission radiophonique et de 39.004.000 lires pour chaque heure d'émission télévisuelle. La Région n'étant pas signataire de la convention, elle ne dispose pas de données supplémentaires quant à la somme susdite qui est d'ailleurs versée par la Présidence du Conseil des Ministres, conformément à l'article 5 de l'accord susmentionné, après que le bureau du Ministère des postes et des télécommunications territorialement compétent ait attesté que lesdites émissions radiophoniques et télévisuelles en français ont effectivement été réalisées. De cette attestation aucune communication est donnée à la Région.

Je précise que maintenant on est en train d'attendre pour la fin de l'année une possibilité de réécrire cette convention, donc ce sera le moment où demander un rôle plus important encore de la Région. Aux termes du troisième alinéa de l'article 12 de la convention, les conditions et les modalités des prestations prévues par celle-ci sont négociées tous les 3 ans entre les parties. Malgré les fréquentes requêtes écrites de la Région à la Présidence du Conseil des Ministres au sujet de cette négociation, sur laquelle la Vallée d'Aoste a demandé aussi d'exprimer son avis - quoique pas prévu par la Convention - aucune réponse n'a jamais été donnée de la part du Gouvernement, dirais-je des Gouvernements.

Pour ce qui est des données afférentes à l'écoute et à la satisfaction du public que la "RAI" est tenue de fournir à la Présidence du Conseil des Ministres dans le cadre de son rapport annuel sur les programmes transmis, sur la base duquel la Présidence du Conseil des Ministres demande à la Région d'exprimer un avis, conformément à l'article 4 de la convention, la Présidence de la Région signale, et ce depuis des années déjà, à quel point lesdites données sont insuffisantes. Ce n'est pas vrai ce qui a été dit par le CORECOM, dans le sens qu'il y a une partie d'"Auditel" qui est prévue sur le territoire. Moi j'étais plutôt étonné de la déclaration du CORECOM qui a dit: "on demandera de partager Piémont et Vallée d'Aoste". Ce chiffre sur l'"Auditel" existe pour la Vallée d'Aoste, c'est vrai que sont des données insuffisantes, donc je sais que le chiffre global dont nous disposons - puisque la "RAI" ne communique pas de données trop précises et nous avons contesté à la Présidence du Conseil ce fait... le taux d'écoute se situe en moyenne autour de 10 à 15% de parts d'"audience". En réalité c'est une moyenne difficile à comprendre, parce que c'est difficile de comprendre comment fonctionne l'"Auditel" au Val d'Aoste, donc c'est difficile pour moi de donner un jugement. La Région a d'ailleurs souligné le fait que les chiffres afférents au taux d'écoute doivent être étudiés d'une façon plus précise et que le taux d'écoute et le taux de satisfaction sont deux choses bien différentes.

En ce qui concerne l'opinion de la Région sur l'application de la convention, je précise que depuis 1999 - année où cette dernière a pour la première fois pu exprimer son avis quant aux programmes transmis sur la base de la convention - la Présidence de la Région - et là c'est la documentation qui le démontre - a formulé des observations structurées, argumentées et précises à titre préventif comme à titre de bilan, qui ont ensuite été confirmées scientifiquement par l'Observatoire de Pavie, suite au sondage que le CORECOM avait commandé à celui-ci de sa propre initiative, puisque les avis sur la programmation de la "RAI" en français ont tous - 2 fois par an depuis 1999 - été très négatifs, dans le sens que nous avons toujours contesté à la "RAI" cette attitude et quand j'étais Parlementaire on avait eu même des rencontres avec Mauro Masi, qui était à l'époque le Responsable de l'"editoria", donc moi aussi j'ai plusieurs fois protesté sur cette attitude de la "RAI".

Parallèlement la Région a toujours fourni des indications en vue de l'application effective de la convention sur la base de la lettre e de l'esprit de cette dernière, qui se profile comme une mesure d'application du bilinguisme valdôtain - moi parfois je vois de reportages qui n'ont aucune signification - dans le cadre de l'information et de la communication du ressort du service public radio-télévisé. A ce propos il est apparu fondamental que la programmation de la "RAI" en français corresponde réellement aux exigences du public valdôtain et ne se limite pas à la transmission de programmes qui n'ont absolument aucun rapport avec notre milieu ou qui concernent des faits éloignés historiquement et géographiquement de l'actualité valdôtaine. Je dois dire à ce propos - et je réponds ainsi à la dernière des questions - que je pense par contre que cette émission sur la francophonie mondiale a quelque chose de différent, dans le sens que ce n'est pas une espèce "d'autour de nous" inutile; celle-ci donne à mon avis d'une façon positive un cadre global dans lequel s'insère le Val d'Aoste aussi et par ailleurs un des reportages de cette émission sera spécifiquement dédié à la Vallée d'Aoste. Je pense que cette émission est bien sûr dans l'ensemble des émissions francophones, ce qu'évidemment ne pourrait se faire c'est le fait d'avoir un paiement double de cette émission. Moi je pense que la "RAI" ne le fera pas: vu qu'il y a une contribution pour l'émission de la part de la Région, je ne pense pas que la "RAI" puisse penser d'obtenir sur ce type de reportage une double contribution.

Je disais qu'il y a un déséquilibre dans la répartition des heures entre les programmes et la partie journalistique, répartition effectuée de façon autonome par la "RAI" et qui a abouti à la non application d'un bilinguisme effectif et ce même dans le cadre des bulletins d'information, du téléjournal et de "La voix de la Vallée", véritable élément-clé des programmes et outil idéal pour la valorisation de la langue. Le problème de fond c'est que moi j'apprécie beaucoup les programmes, mais l'actualité est parfois paradoxale. Nous avons dénoncé plusieurs fois à la Présidence du Conseil le fait qu'il y avait des communiqués directement en français qui étaient traduits; quand moi j'envoie un communiqué en français et ce même communiqué est traduit en italien je me demande: est-ce que les gens qui présentent le téléjournal sont à même de s'exprimer en français, parce que la réponse devait être "oui", parce que nous avons choisi même en discutant de la convention à l'époque un modèle différent des modèles tels que la Province autonome de Bozen, là où il y a un téléjournal sur une chaîne en langue italienne et un téléjournal sur une autre chaîne en langue allemande. Nous avons pensé que le bilinguisme devait être le passage d'une langue à l'autre et la possibilité de la part du public de maîtriser les 2 langues. Si le résultat est celui-là, c'est mieux d'entreprendre pour le futur une voie différente qui soit la possibilité d'avoir un téléjournal en italien et un téléjournal en français.

Afin de garantir l'exécution des obligations liées à la convention, nous avons demandé plusieurs fois le respect de la convention; toutefois, malgré les observations réitérées de la Région quant aux plans prévisionnels et aux bilans toujours identiques, la "RAI" a continué sur la même ligne de conduite, comme le CORECOM l'a fait remarquer dans les avis préliminaires que lui a demandés la Région au cours de ces 2 dernières années, c'est-à-dire qu'en plus de nos évaluations on a demandé un jugement à l'organe technique de la Présidence du Conseil et de la Présidence de la Région et chaque fois un organisme neutre nous a donné le même résultat qu'on avait fait nous dans une logique d'évaluation intérieure.

Enfin, en ce qui concerne la convention entre la Région, la "RAI" et l'"ICAF", les prestations sont différentes, donc il s'agit d'une prestation supplémentaire et on ne peut pas penser qu'il y ait un double paiement de ce type de prestations. Au fond je dois dire que moi j'aurais souhaité, vu que la naissance des émissions a commencé à la fin des années '70 - décembre 1979, moi je suis entré à la "RAI" le 22 février 1981, donc j'ai vécu l'ensemble de cette période même un peu expérimentale -, après ces années de pouvoir aujourd'hui compter sur une information bilingue ordinaire, tandis qu'il faut reconnaître que nous sommes à un niveau encore un peu expérimental et c'est peut-être même faute de ceux qui ont décidé de transformer la troisième chaîne, qui devait être une chaîne régionale, dans une véritable chaîne nationale.

Président - La parole au Conseiller Tibaldi.

Tibaldi (CdL) - Pur con tutti i suoi limiti, penso vada fatto un plauso al lavoro che ha svolto il CORECOM nell'intraprendere questa indagine conoscitiva degli spazi linguistici in francese sulle reti "RAI". Riteniamo ci debba essere una funzione più significativa della Regione nell'ambito di tale convenzione esistente fra la Presidenza del Consiglio dei ministri e la "RAI" e, quando dico questo, intendo non solo aumentare la possibilità di controllo e d'incidenza da parte della Presidenza della Regione, ma sarebbe auspicabile di estendere questa possibilità di controllo a un organismo più esteso, naturalmente presieduto dal lei, Presidente, che rappresenta la Regione, ma politicamente più ampio, che sia rappresentativo dell'"emiciclo" che oggi rappresenta la popolazione valdostana. Visto che siamo in fase di prossimo rinnovo della convenzione, le chiediamo di prendere in considerazione questo suggerimento.

Per quanto riguarda le risposte che ci ha dato, a corollario di quello che stavo dicendo è paradossale che la Regione non sappia qual è il corrispettivo pagato dalla Presidenza del Consiglio alla sede regionale della "RAI". È altrettanto paradossale che un Presidente della Regione, che fornisce pareri sul gradimento dei programmi e sull'ascolto degli stessi, non possa conoscere il corrispettivo versato per valutare se la qualità è corrispondente al prezzo, se ciò che pagano i contribuenti italiani è commisurato al servizio erogato alla popolazione valdostana.

Un altro aspetto che speriamo venga colmato in sede di rinnovo è l'"audience". Oggi lei citava un dato: 10-15% di "audience"; questo è un dato generico che anche lei non sa come interpretare. Cosa vuol dire? Vuol dire che è una quota percentuale di tutta la parte di popolazione che regolarmente si sintonizza su "RAI 3" e guarda con una certa affezione i programmi francofoni? Non riusciamo a dare una lettura più logica di questo dato, lo prendiamo per buono fino a prova contraria. Quello che diceva il CORECOM è che dobbiamo procedere ad un'autonomia del "sistema Auditel" anche per la Valle d'Aosta rispetto al Piemonte, perché oggi sono aggregati e vi sono dati che sono omnicomprensivi del panorama regionale. Il giudizio che esprime non può che essere negativo e concordiamo con lei probabilmente per ragioni diverse.

Lei dice che il bilinguismo deve essere applicato in maniera più puntuale, non abbiamo nulla in contrario su questo, ma non vorremmo che si continuasse a fare una promozione sconsiderata e gratuite di iniziative e di eventi che vengono realizzati oltralpe. Ogni sera sugli schermi del TG3 campeggiano eventi che sono promossi in Savoia o nel Vallese; la scorsa settimana ho visto il Parco regionale della "Chartreuse", è stato proiettato in servizi diversi "in tutte le salse". Mi metto anche nei panni di un operatore turistico locale che fatica per catalizzare la presenza e gli arrivi di turisti nella nostra Regione, si sintonizzano su "RAI 3" e sono incentivati a farsi un giro oltralpe. Noi conosciamo diverse persone che sono allibite di questa promozione gratuita, a spese del contribuente italiano, che viene fatta sugli schermi regionali di prodotti o servizi offerti oltralpe.

Un altro suggerimento che ci sentiamo di darle è di fare in modo che venga applicato il comma unico dell'articolo 2, dove si dice che le trasmissioni dovranno comprendere servizi giornalistici e programmi di contenuto informativo, artistico e culturale aderenti alle particolari esigenze delle popolazioni interessate (si riferisce alla Comunità valdostana, alla Comunità Walser e alla Comunità valdostana nel duplice aspetto di Comunità francofona e italofona).

Sulla francofonia mondiale lei ha detto che questa recente convenzione serve a darci una panoramica a 360 gradi sulle diverse modalità in cui la francofonia viene parlata e utilizzata a livello globale. È cultura, arricchisce il nostro bagaglio... sarebbe drammatico che le ore di produzione venissero cumulate nell'ambito della convenzione con la Presidenza del Consiglio dei ministri. Sarebbe opportuno che lei potesse verificare che le ore prodotte e pagate dalla Regione non venissero pagate anche dallo Stato, altrimenti ci sarebbe un illecito macroscopico con contorni di carattere giudiziario.

Per quanto riguarda il bilinguismo, "nulla quaestio", però anche qui usiamolo nella maniera dosata in cui ci è stato rappresentato da un recente studio della Fondazione "Chanoux". Oggi in Valle d'Aosta la lingua francese è conosciuta in linea di massima da tutti, ma è riconosciuta da pochi: solo l'1% la riconosce come madrelingua. Vanno bene allora le trasmissioni linguistiche, ma non vanno bene le overdosi di bilinguismo. È opportuno che questo risultato venga tenuto in debita considerazione; non lo diciamo nel senso di ridurre le ore di programmazione, ma nel senso di usare il buon senso nella programmazione, "in primis" salvaguardando le esigenze culturali e gli interessi economici della Comunità. Presidente, quindi si faccia anche portavoce, e vedrà che ne trarrà beneficio anche sotto il profilo politico-amministrativo, delle esigenze degli operatori economici valdostani. Basta con l'"overdose" di francese che ci arriva su prodotti e servizi d'oltralpe.