Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 1929 del 11 maggio 2006 - Resoconto

OGGETTO N. 1929/XII - Interventi per l'applicazione di norme più favorevoli per la permanenza nelle liste di disoccupazione. (Interpellanza)

Interpellanza

Ricordate le precedenti e diverse iniziative consiliari circa il trasferimento alla Regione delle competenze in materia di mercato del lavoro, in seguito al D.Lgs 183/2001 e alla emanazione del relativo Decreto applicativo;

Ricordato che tale trasferimento è finalmente avvenuto, che il personale è entrato a far parte dei ruoli regionali e che rientra nelle competenze regionali l'applicazione della riforma riguardante i Centri per l'impiego;

Preso atto che, per motivi che abbiamo difficoltà a comprendere, non è ancora possibile in Valle d'Aosta applicare le disposizioni del Decreto n. 181/2000, e le successive norme applicative del Decreto n. 297/2002, che prevedono condizioni più favorevoli delle precedenti per quanto riguarda lo "status" di disoccupato;

Considerato inoltre che in questo momento i Centri Impieghi operanti in valle non sono messi in grado di svolgere il loro ruolo di facilitatore dell'incontro tra domanda e offerta di lavoro;

i sottoscritti Consiglieri regionali

Interpellano

l'Assessore competente per sapere:

1) quali sono gli ostacoli che impediscono tuttora in Valle la formazione di elenchi di disoccupati secondo le nuove disposizioni in materia di lavoro;

2) se, come e in che tempi, si intende operare perché anche ai disoccupati valdostani si possano applicare norme più favorevoli per la permanenza nelle liste di disoccupazione;

3) se, e come, si intendono utilizzare i Centri per l'impiego come strumento per favorire l'incontro tra domanda e offerta di lavoro.

F.to: Squarzino Secondina - Bortot

Président - La parole à la Conseillère Squarzino Secondina.

Squarzino (Arc-VA) - Nella nostra iniziativa facciamo riferimento alle precedenti iniziative che in questo Consiglio abbiamo assunto su tale tema: gennaio 2004, marzo 2004, luglio 2004, novembre 2004, in cui seguivamo passo passo l'insieme dei tempi e dei passi relativi al recepimento delle norme di attuazione per il conferimento della funzione alla Regione in materia di lavoro, che era stata definita nel decreto legislativo n. 183/2001, attraverso un DPCM che faceva fatica a nascere, che aveva visto "rimpallarsi" diverse volte le proposte e le contro proposte, finché nel luglio 2004 vede la luce questo decreto, con il quale vengono individuate le modalità con cui trasferire gli uffici del lavoro, le competenze dello Stato in materia di lavoro alla Regione. Insieme a tali competenze vengono trasferiti uffici, personale e anche risorse per poter continuare ad attuare questa politica del lavoro anche nella Regione.

Ripeto: abbiamo seguito con interesse tutta questa vicenda, abbiamo visto che finalmente nel febbraio 2005 c'è un trasferimento di tali competenze del personale, c'è una riorganizzazione - fra l'altro, già prevista nella legge regionale n. 7/2003, che è stata in parte modificata con l'arrivo del "Governo Caveri" - degli uffici, un avvio lento e faticoso: ecco perché nei mesi di febbraio e novembre 2005 abbiamo cercato di vedere l'avvio di questa riorganizzazione e abbiamo intravisto una serie di problemi che non hanno ancora trovato una risposta. La cosa ci sembra molto grave, perché? Perché la finalità di tutto questo trasferimento delle competenze dallo Stato alla Regione e delle relative risorse economiche e professionali era di migliorare il tipo di servizio dato e in particolare, parlando dell'Ufficio del lavoro, favorire l'incontro fra domanda e offerta di lavoro.

In questo momento chiediamo se gli uffici regionali sono in grado di adottare la normativa che si ispira a principi europei, una normativa recepita anche a livello nazionale dal decreto n. 181/2000 e dal decreto n. 297/2002 e relativi aggiustamenti e che è più favorevole per definire lo "status" del disoccupato. Mi riferisco alla nostra iniziativa del gennaio 2004: parlo di 15 mesi fa, già allora dicevamo che in Valle d'Aosta essere disoccupati è molto più difficile che esserlo nel restante territorio nazionale, cioè una persona di Pont-Saint-Martin e una di Carema, che hanno le stesse caratteristiche economiche di disoccupazione, nella nostra Regione sono penalizzate dal fatto che non vengono attuate le norme più favorevoli per individuare lo "status" del disoccupato. Faccio solo due esempi. Primo esempio. Le nuove norme dicono che si conserva lo stato di disoccupazione anche se uno ha avuto un lavoro a tempo determinato fino a 8 mesi; questa è la normativa nazionale che è applicata in tutti i Paesi d'Italia, al di là del confine della Regione. Da noi perde lo stato di disoccupazione - viene di conseguenza cancellato dalle liste di disoccupazione - colui che ha avuto un lavoro per più di 4 mesi. Lei capisce che un giovane, con meno di 25 anni, che si trova a Pont-Saint-Martin, che è nelle liste di collocamento, assume un lavoro per 5 mesi, a Pont-Saint-Martin lo cancellano dalle liste di collocamento, quindi deve ricominciare tutta la sua trafila perdendo una serie di garanzie che può avere. Il suo amico che sta a Carema ha avuto lo stesso tipo di lavoro a tempo determinato di 5 mesi, ma continua a rimanere nella lista per cui, quando c'è una chiamata da parte della pubblica amministrazione, lui è ancora nell'elenco e può ancora partecipare. Non solo, l'altro elemento discriminante riguarda il reddito. Le nuove norme consentono di conservare lo stato di disoccupato, se uno ha un reddito che va fino a 7.500 euro all'anno, reddito personale minimo escluso da imposizione. In Valle d'Aosta la soglia è di 3.500 euro! Ci si chiede: come mai, cosa hanno fatto i disoccupati della Valle d'Aosta per essere così penalizzati? È stato detto loro: con l'autonomia, con il trasferimento delle competenze, ci sarà un miglioramento e la possibilità di meglio controllare l'incontro fra domanda e offerta nel mondo del lavoro e invece si trovano penalizzati! Questo era ancora a novembre 2005. Ci si domanda: dopo diversi mesi dalla regionalizzazione di questo servizio a che punto siamo? Per quanto ci consta, ma volevamo avere la sicurezza, in Valle d'Aosta è ancora applicata la vecchia normativa che è penalizzante rispetto allo "status" di disoccupato. Credo che di fronte a questo dato di fatto un governo dovrebbe intervenire, allora chiediamo se e come intende intervenire, quali sono gli ostacoli e come anche i centri per l'impiego, che sono stati attivati - 3 in Valle d'Aosta: Aosta, alta Valle e bassa Valle - sono in grado di svolgere questo lavoro oppure no. Queste sono le domande essenziali che volevamo porre.

Président - La parole à l'Assesseur aux activités productives et aux politiques du travail, La Torre.

La Torre (FA) - In modo non retorico voglio ringraziare gli interpellanti che con la loro iniziativa portano l'attenzione su questo tema. Credo - ne abbiamo parlato con il Presidente e ne è convinto anche lui - che il problema dell'occupazione sia un problema che debba essere affrontato con estrema serietà, un problema percepito fra i Valdostani in maniera molto più forte di quello che si crede. Occupazione e disoccupazione due aspetti della "stessa medaglia", strettamente correlati, che generano - per dare un'interpretazione a questa preoccupazione - ansia, perché chi lavora e perde il posto ed entra in uno stato di disoccupazione si trova in una situazione di estrema crisi, chi studia e aspira a un posto non può, nell'incertezza generale che si sta creando, che essere preoccupato. Un Governo serio, al di là della sua connotazione politica, non può non occuparsi seriamente di un problema di questo tipo, da qui il ringraziamento che non è retorico, ma è onesto e soprattutto cerca di trovare quella energia complessiva per non tanto criticare o evidenziare il problema, ma per affrontarlo e dare risposte concrete in tempi brevi. Con questa logica - quella non tanto di dare una valutazione su quello che è stato fatto, ma nel fare un'analisi di quello che è in opera - ho iniziato ad agire. Le dico subito che neanch'io sono soddisfatto della situazione come è oggi, bisogna avere il coraggio per affrontare un problema seriamente, di ammetterne le criticità, perché solo così riusciamo forse a fare un percorso serio che possa dare le risposte che lei chiedeva. Bisogna con onestà dire che il passaggio di competenze fra Stato e Regione non è stato un affare così semplice e non lo è stato per una serie di motivi oggettivi. Innanzitutto perché tale passaggio ha generato una sorta di incertezza nella fase contingente, perché questa fase prevedeva alcune regole, una fra queste la possibilità del passaggio del personale attraverso - vado a memoria - il criterio del 70% dell'accesso. Tant'è vero - vado sempre a memoria - che all'epoca presso le strutture dello Stato lavoravano circa 41 persone, di fatto nell'Amministrazione regionale ne sono passate 28, di queste 28 mi dicono gli uffici che alcune avevano anche una condizione di lavoro parziale; quindi la reale consistenza degli operatori era nei termini di 20 persone. Voi capite che solo il passaggio ha generato il 50% di risorse umane in meno dedicate a questo tipo di attività.

In secondo luogo lo Stato è noto per la sua capacità di innovarsi, infatti provate ad immaginare che tipo di tecnologia ci ha lasciato! Ancora un po' e comunicavano con i segnali di fumo... adesso questo aspetto tecnologico diventa la grande scommessa su cui dobbiamo intervenire, perché è solo attraverso una capacità che tali uffici possono essere sul mercato, mi consenta tale termine, perché ci troviamo anche a dover confrontare la nostra competenza come ente nei confronti di un mercato invaso da un settore privato, che non sempre rispetta le regole. Oserei dire - e non attacco il settore privato - non sempre rispetta il lavoratore come dovrebbe essere rispettato e questa è una situazione su cui dobbiamo riflettere, perché è qualcosa con cui dobbiamo fare i conti. Abbiamo detto problemi del personale, problemi di tipo tecnologico, poi ha detto bene lei, problemi di tipo strutturale, le sedi, perché, se oggi le venissi a dire che la situazione delle sedi è risolta, le direi una cosa solo parzialmente vera. La stiamo risolvendo, individuando a Verrès e ad Aosta gli spazi, ma questi spazi non sono nella disponibilità e faccio un esempio. Addirittura anche la Consigliera di parità - lo dico perché lei è sensibile a queste cose -, che partecipa, non ha ufficio; questo è inaccettabile, siamo d'accordo, ma le procedure - che pure sono in atto - non hanno ancora consentito ad oggi di ottenere tali uffici. Ripeto: risorse umane, la questione tecnologica, la questione strutturale e altre questioni forse apparentemente meno importanti, ma che hanno generato difficoltà, che sono quelle di passare dalle procedure statali alle procedure regionali. Una fra queste è il vincolo del protocollo regionale che è stato introdotto, che sembra una fesseria, in realtà non lo è, perché ha sottratto ulteriori risorse dove non c'erano per uniformare una procedura fra uffici regionali, ma che è dovuta, perché bisogna lavorare tutto con lo stesso metodo. Aggiungo la necessità di un coordinamento, perché nel momento del passaggio delle competenze la Regione ha fatto una scelta: quella che ha diviso le politiche del lavoro in un Dipartimento sulle politiche del lavoro e in un'Agenzia del lavoro.

Credo di aver fatto un quadro abbastanza preciso per contenere la questione. Questo cosa vuol dire? Vuol dire che tali criticità le ho individuate e le ammetto, ma devo aggiungere che con la stessa energia con cui ne stiamo parlando, perché continuo a dire che l'occupazione è uno degli argomenti più sentiti dalla nostra popolazione, dobbiamo dare delle risposte. Dobbiamo non dico immaginare una "task force" sull'occupazione, Signor Presidente, mi scusi se le lancio così questa idea, ma forse sì... dobbiamo mettere insieme l'Agenzia del lavoro, il nostro Assessorato, la sua competenza e dei denari - mi rivolgo anche all'Assessore alle finanze -, perché su questo tema ci dobbiamo confrontare, perché è su tale tema che si fa la qualità di una Giunta e si fa la qualità di una politica che non è né di Destra, né di Sinistra, ma è del rispetto della dignità umana. Dopodiché lei ha aggiunto alcuni particolari tecnici che mi sono annotato, del perché dei 3.500 euro della soglia o dei 7.500 e altre cose molto interessanti. Onestamente non posso dire una cosa per un'altra, il perché sono stati messi non lo so, però le do la mia disponibilità per verificarlo e per discutere con voi con onestà intellettuale questo argomento, perché le dico che su tale argomento voglio dare delle risposte e voglio che tali risposte vadano in una direzione di comprensione fra di noi, non per fare bella figura. Non sono alla ricerca di fare bella figura: sono alla ricerca insieme alla Giunta di dare risposte su un tema come quello dell'occupazione, che, a mio avviso - ma sono convinto anche ad avviso di altri -, sia di estrema e delicata attenzione, su cui è impossibile - qui vi ringrazio per l'ultima volta - che non ci si confronti.

Ho accolto la vostra interpellanza addirittura come un sostegno alla sintesi delle criticità che ho espresso e spero che in altre occasioni si possa insieme puntualizzare i miglioramenti che su questo argomento andremo a cercare e io spero a realizzare.

Président - La parole à la Conseillère Squarzino Secondina.

Squarzino (Arc-VA) - Ringrazio non in modo formale l'Assessore per la sua chiarezza e l'onestà intellettuale che ha dimostrato in questa sua risposta. Mi sembra che un primo obiettivo lo abbiamo raggiunto, che era quello di porre all'attenzione del Governo questo problema. Ho fatto l'elenco prima, quindi continuiamo in una linea di sollecitazione. Questo primo obiettivo lo abbiamo raggiunto; il secondo obiettivo, che era quello di verificare quale lettura della situazione il Governo dava, mi sembra dall'elenco delle criticità che l'Assessore ha fatto che noi molte di queste criticità purtroppo le conosciamo e vediamo però che, nel momento in cui vengono individuate con chiarezza e c'è la volontà politica per risolverle, esprimiamo una moderata soddisfazione, nel senso che aspettiamo che questa volontà politica si concretizzi, perché è dal 2004 che noi sentiamo ripetere le stesse cose, cioè che vi sono questi problemi da affrontare, ma è difficile affrontarli! Qui la prego di approfondire quell'aspetto che le ho indicato, vede, vi sono due documenti che non le hanno fornito e la prego di andarli a rivedere; c'è una deliberazione del 22 marzo 2001 in cui la Commissione regionale per l'impiego dice:

"considerata l'impossibilità assoluta di poter gestire la situazione dei disoccupati con il sistema informatico attualmente in uso e che le graduatorie dell'articolo 16 della legge n. 56/1987, i cui criteri di compilazione sono sanciti dalla normativa vigente ad oggi non abrogata, hanno valenza annuale, diciamo di soprassedere all'attuazione del decreto legislativo n. 181/2000 in attesa della predisposizione di un "software" informativo, in grado di gestire correttamente la nuova normativa emanata".

La questione del "software" informativo viene sottolineata ancora nel gennaio 2004 e ancora nel novembre 2005. È un problema non indifferente, perché vuol dire che la nuova normativa più favorevole per i disoccupati qui non viene attuata, perché manca un "software" che la può fare: mi sembra una cosa folle! Tanto più che questo "software" era stato messo a disposizione dal Ministero e che c'erano persone che venivano qui ad installare per consentire il rispetto delle nuove normative. Nuove normative che sono state definite proprio nella Conferenza Stato-Regioni del 10 dicembre 2003, in cui dicono quali sono i requisiti per acquisire e conservare lo stato di disoccupato, fra questi sono indicati il reddito e il tempo del nuovo contratto a tempo determinato che si inserisce.

Condivido con lei che c'è la preoccupazione del rapporto disoccupati-occupati, condivido la preoccupazione che ci sono centri privati che si attivano, ma proprio in questa situazione c'è un elemento di fondo su cui dobbiamo riflettere. In altre situazioni i disoccupati avrebbero fatto una rivoluzione! Qui c'è un tale sistema di reti amicali, chiamiamole così, per non dire clientelismo, o bussare il martedì, o andare a trovare chi di competenza prima delle scadenze elettorali, qui è talmente fitta la rete amicale con cui la gente cerca lavoro, che tutti si aggiustano e non viene affrontato il problema di fondo. Credo che questo tema vada assolutamente affrontato, altrimenti rischiamo di avere qui uno "status" di disoccupato che in Valle d'Aosta è meno favorevole rispetto allo "status" di disoccupato di altre Regioni. Condivido con lei la criticità sul coordinamento fra l'Agenzia del lavoro e il dipartimento, perché, quando ci sono due entità, entrambe regionali, che si rivolgono al mercato del lavoro per presentare possibilità di lavoro, gli stessi soggetti che sono in cerca di lavoro non sanno bene a chi rivolgersi, all'uno o all'altro.

Ultimo elemento: sollecito il governo a verificare se le varie aziende, società a partecipazione regionale in modo diverso - parto dalla "Finbard" al Centro Sviluppo, cioè tutte queste società che hanno a che fare con la Regione -, per quanto riguarda l'assunzione di personale, usano gli uffici che la Regione appronta per l'incontro domanda-offerta di lavoro, altrimenti c'è da chiedersi a cosa servano questi uffici: solo ai poveretti, che non hanno le reti amicali e solo per dare lavoro alle persone che sono lì.