Oggetto del Consiglio n. 1702 del 11 gennaio 2006 - Resoconto
OGGETTO N. 1702/XII - Indennità di accompagnamento a soggetti invalidi ricoverati in istituti di cura. (Interrogazione)
Interrogazione
Preso atto che alcuni invalidi si sono visti revocare la concessione di indennità di accompagnamento a suo tempo concessa dall'Amministrazione regionale, in quanto il soggetto si trovava già ricoverato in un Istituto a totale carico del Servizio Sanitario regionale;
Appreso che alle famiglie di tali invalidi è stato chiesto di provvedere, entro trenta giorni, alla restituzione della somma concernente il rateo dell'indennità di accompagnamento, percepita illegittimamente;
Constatato che tale indennità è stata, in alcuni casi, definita e decisa dall'amministrazione regionale in data posteriore a quella del ricovero in istituto del soggetto invalido;
la sottoscritta Consigliera regionale
Interroga
l'Assessore competente per sapere:
1) come mai, negli anni passati, è stata concessa dall'amministrazione regionale l'indennità di accompagnamento a soggetti ricoverati in istituto;
2) come mai, solo oggi, si ritiene che tale indennità sia illegittima e se ne richiede la restituzione;
3) per quale motivo, data l'alta cifra di cui si chiede la restituzione, non si è pensato di proporne la rateizzazione.
F.to: Squarzino Secondina
Président - La parole à l'Assesseur à la santé, au bien-être et aux politiques sociales, Fosson.
Fosson (UV) - Devo solo premettere che è difficile rispondere in modo preciso ad un'interrogazione generica in cui si parla di un problema grave, cioè di gravi invalidi; citando così, in modo generico, si corre il rischio di non essere precisi su storie molto lunghe, complesse, dolorose, che hanno già avuto dei confronti diretti con noi, in particolare con me, soprattutto gli invalidi... Ripeto: è generica, non si capisce di che invalido si parla. D'altronde è un argomento molto vasto. È riconosciuto che abbiamo una percentuale di invalidi molto elevata, per cui è un settore in cui bisogna, per correttezza, fare qualche considerazione, nell'ottica non di togliere a chi ne ha bisogno, ma di dare di più a chi ha veramente bisogno.
L'assegno di accompagnamento, come viene richiesto, - la mia risposta sarà su temi generali chiaramente, essendo generica la domanda - non può essere dato a chi è ricoverato in istituto. La legge 11 febbraio 1980 n. 18 precisa, all'articolo 1: "sono esclusi dalle indennità di cui ai precedenti commi..." - cioè le indennità di accompagnamento - "... gli invalidi civili gravi ricoverati gratuitamente in istituto". Bisogna tenere presente questo: "ricoverati gratuitamente in istituto", quindi l'assegno di accompagnamento dato ad un ricoverato in istituto a titolo gratuito è sempre stato illegittimo. Questo viene ribadito nella legge regionale che riprende tale argomento: la legge n. 11/1999, in cui all'articolo 3, in merito a chi deve vigilare su tale norma, dice: "i beneficiari..." - o loro tutori qualora questi siano invalidi gravi - ".. delle provvidenze economiche devono: comunicare alla struttura competente, entro 30 giorni, ogni mutamento delle condizioni e dei requisiti di assistibilità previsti dalla legge per la concessione delle provvidenze stesse". La legge regionale 11/1999, data la complessità, prevede l'estensione dei ricoveri possibili anche fuori Valle, cioè prevede che sia il beneficiario o il suo tutore che entro 30 giorni comunichi le variazioni delle caratteristiche dell'invalidità - una situazione che evita o che limita l'invalidità precedente -, o la mutazione delle condizioni, il cambiamento di istituto, eccetera. Nella domanda che l'invalido o chi per esso presenta c'è, sopra la firma, una clausola che dice: "si impegna inoltre a segnalare all'Assessorato della sanità, non oltre i 30 giorni dal suo verificarsi, ogni evento che modifichi il contenuto della presente dichiarazione". Un impegno cioè a chi prende l'assegno di accompagnamento di comunicare se queste condizioni, che avevano determinato l'assegno di accompagnamento, siano mutate.
È chiaro che noi dall'anno scorso, soprattutto con l'avvento dell'informatizzazione, abbiamo potuto mettere in rete certe informazioni che non avevamo, quindi abbiamo dei sistemi di controllo che prima non avevamo; sistemi di controllo previsti dalla legge, sempre nell'ottica soprattutto della legge 22/1993... fuori Valle di dare a chi ha bisogno e invece di togliere a chi non ha più i requisiti per avere un sussidio. Probabilmente le anomalie sottolineate possono essere ricondotte intanto a dichiarazioni non corrette, nel senso che al momento della domanda l'invalido, o chi per esso, non ha dichiarato che era in quel momento ricoverato magari in una struttura fuori Valle, quindi una dichiarazione non corretta. Alcuni poi - questo è forse il caso che ha generato un po' di problemi - erano ricoverati in istituti fuori Valle non gratuitamente, come dice la legge del 1980, nel senso che in alcuni istituti come il "Fatebenefratelli", vengono ricoverati gravi invalidi... e questo penso sia il caso di riferimento che conosco molto bene, perché addirittura quando era in Valle abbiamo dato aiuto alla famiglia in alcuni periodi, tenendo in casa questo invalido... quando era ricoverato al "Fatebenefratelli" non era ricoverato gratuitamente nel senso che l'istituto, data la gravità della situazione del malato, diceva: "io lo prendo ma, oltre alla retta regionale, chiedo che la famiglia predisponga un'assistenza ulteriore". Ecco perché i predecessori avevano in questo caso previsto un contributo, che non è un assegno di accompagnamento, perché è illegittimo dare un assegno di accompagnamento a chi è ricoverato gratuitamente. In tale caso la persona non era ricoverata gratuitamente, ma l'istituto chiedeva un ulteriore contributo, per cui l'amministratore aveva deciso di dare questo ulteriore contributo alla famiglia, affinché non pagasse nulla. Quando però l'Istituto "Fatebenefratelli" ha chiuso e il malato è stato inviato ad altre strutture, prima una struttura temporanea e poi ad altra struttura, dove la retta viene pagata completamente dalla Regione e non viene chiesta alcuna integrazione alla famiglia, è chiaro che la famiglia, il tutore o chi per esso avrebbe dovuto dichiarare alla struttura competente, come previsto dalla legge, che non aveva più bisogno di versare questo ulteriore contributo. Invece in alcuni casi - e questa è la ragione del contendere -, pur non dovendo più impegnare tale contributo per sostenere ulteriormente questo familiare, tali famiglie hanno trattenuto per altri motivi, non certo per pagare la retta del malato, l'assegno di accompagnamento, contravvenendo a quella che è una norma che avevano sottoscritto, di presentare le modifiche di quanto era successo. Questo per rispondere ai principi di legge che ispirano all'assegno di accompagnamento, che comunque è un assegno che prevede dei "pilastri" ben precisi, cioè l'inidoneità a vivere la vita da soli in modo indipendente nelle funzioni basilari. Chiaramente un assegno di accompagnamento, quando una persona viene mantenuta dall'Amministrazione regionale in un istituto, cioè tutte le sue "funzioni" vengono fatte dai dipendenti dell'istituto, non ha più senso ed è contro legge darlo. Queste famiglie dove è cambiata una situazione - e cioè prima dovevano dare un contributo poi non hanno dato più nulla - non hanno comunicato nulla all'Amministrazione regionale.
L'ultimo punto relativo alle rateizzazioni: questo sicuramente avviene già in tale senso, è previsto che la restituzione avvenga con contributo unico e con rateizzazione, su questo non esiste problema...
(interruzione della Consigliera Squarzino Secondina, fuori microfono)
... è sempre stato fatto così e continuerà ad essere fatto così, la rateizzazione esiste o addirittura c'è la possibilità di trattenere dalle pensioni una cifra mensile, secondo un piano di rientro che viene stabilito con le famiglie.
Président - La parole à la Conseillère Squarzino Secondina.
Squarzino (Arc-VA) - Convengo con l'Assessore che l'interrogazione poneva il problema in modo molto generico, anche perché per motivi di "privacy" non è opportuno che uno qui "spiattelli" nome e cognome degli utenti; quindi capisco la difficoltà dell'Assessore di rispondere alla domanda in modo puntuale.
L'Assessore ha ricordato quali sono i principi della legge e come l'aver iniziato a mettere in rete i dati dei vari uffici consenta probabilmente quei controlli che prima non erano fatti; quello che stupisce - ed è questo il motivo per cui abbiamo segnalato tale situazione - è che per un errore dell'amministrazione siano i familiari a doverci rimettere. Lei ha detto che la famiglia deve segnalare, io le faccio presente questo caso concreto: gli uffici regionali dell'Assessorato della sanità sanno benissimo che un tal soggetto è ricoverato dal 1998 presso una comunità riabilitativa, non sto a dire quale, con retta di ricovero totalmente a carico del servizio; lo dicono in un documento gli uffici regionali, cioè dal 1998 questa persona è ricoverata. Nel 2001 viene concessa dagli uffici dell'Amministrazione regionale l'indennità di accompagnamento non perché la famiglia lo ha chiesto, ma perché per una revisione d'ufficio viene concessa tale indennità. La famiglia allora sa che questa persona dal 1998 è ricoverata presso un istituto di cura a totale carico del servizio sanitario nazionale; nel 2001 viene concessa l'indennità di accompagnamento e gli uffici sanno benissimo che è ricoverato, non solo lo sanno, ma hanno anche chiesto d'ufficio che vi fosse una verifica dell'invalidità per poter dare l'assegno. Gli stessi uffici quindi gestiscono e l'una cosa e l'altra, soltanto nel 2005 si rendono conto che non avevano collegato i due fenomeni. Non lo avevano fatto non perché la famiglia non ha detto niente, perché dal 1998 la situazione è quella che è... quindi la legge a cui lei fa riferimento - legge del 1980 - quando è stato ricoverato è anteriore al 1998 ...
(interruzione dell'Assessore Fosson, fuori microfono)
... no, la persona di cui parlo no... perché è una struttura presente in Valle d'Aosta, non è il caso di cui parla lei. È una struttura presente in Valle d'Aosta, quindi non è possibile non conoscere queste cose. Cosa capita? Dopo 5 anni gli uffici dicono alla famiglia: "visto che vi abbiamo dato l'assegno di accompagnamento per vostro figlio che è ricoverato a totale carico del servizio sanitario regionale, voi dovete restituircelo", ma la famiglia non ha mai chiesto questo assegno, glielo hanno dato e anche quando hanno rinnovato la visita... per la commissione di invalidità è l'ufficio che ha fatto fare tale verifica; quindi la famiglia non ha mai chiesto niente. Cosa fanno gli uffici? Per questo ho chiesto se avevo capito bene quello che aveva detto in conclusione. Gli uffici dicono che il suddetto versamento dovrà essere effettuato entro 30 giorni dal ricevimento della presente, sottolineato in grassetto. Se fosse vero che gli uffici hanno la volontà di rateizzare, mi chiedo perché non lo indicano anche nel momento in cui chiedono che siano restituiti i contributi, che la famiglia ha ottenuto senza averli chiesti.
Si dà atto che dalle ore 10,29 presiede il Vicepresidente Lanièce.