Oggetto del Consiglio n. 1438 del 28 luglio 2005 - Resoconto
OGGETTO N. 1438/XII - Trasferimento a Donnas della comunità per pazienti psichici sita a Pont Suaz. (Interpellanza)
Interpellanza
Preso atto dagli organi di informazione della decisione di spostare a Donnas la comunità per pazienti psichici sita al Pont Suaz e di affidarne la gestione a nuovi soggetti;
Viste le osservazioni e le proteste di genitori degli attuali utenti della Comunità, rispetto a tale decisione;
Considerata l'importanza che in questa tipologia di pazienti riveste la relazione educativa che si instaura nel tempo tra l'utente e l'operatore;
la sottoscritta Consigliera regionale
Interpella
l'Assessore competente per sapere:
1) quali sono le motivazioni di tale decisione;
2) se tale decisione è stata presa in accordo con gli utenti e/o con i loro familiari;
3) se tale "forzato trasloco", a Suo avviso, comporta ulteriori disagi, oltre che problemi di trasporto, per gli utenti e come si pensa di farvi fronte;
4) se intende rivedere tale decisione ed, eventualmente, in che modo.
F.to: Squarzino Secondina
Presidente - La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (Arc-VA) - Intervengo brevemente. Anche qui gli organi di informazione, lettere di familiari hanno posto l'attenzione sullo spostamento della comunità per pazienti psichici da Pont Suaz a Donnas e sul fatto che si affidasse questo servizio a una nuova cooperativa. Sembra, da notizie apparse sui giornali, che i familiari abbiano protestato perché non sono d'accordo; gli utenti forse hanno più difficoltà a farlo per la situazione di fragilità in cui sono. Non so il Dipartimento salute mentale - non abbiamo sentito in questo periodo cosa ha detto - se era d'accordo oppure no su questo trasferimento. Abbiamo letto, sempre sui giornali, alcune assicurazioni date dall'Assessorato in cui si sottolinea la consapevolezza che con tale decisione si crea comunque un disagio per gli utenti e che ogni cambiamento è un disagio, che la vita richiede capacità di gestire cambiamenti, di gestire il disagio e quindi anche questo disagio può essere un momento di vita - e occasione di crescita - di tali pazienti, che va accompagnato. Vi è un'altra assicurazione che riguarda non tanto il rapporto con il disagio di queste persone, quanto un elemento che concerne la gestione della struttura, nel senso che l'USL assicura che, proprio per evitare tale disagio, si vuole assicurare almeno per 6 mesi la presenza del vecchio personale. Le domande che vogliamo fare sono di questo tipo: quali sono le motivazioni della decisione; se questa decisione è stata concordata e condivisa con gli utenti e con i familiari; se tale trasloco "forzato" - nel senso che non è un trasloco che hanno voluto spontaneamente gli utenti - a suo avviso comporta dei disagi non solo per quanto riguarda il problema del trasporto, ma anche per l'aspetto educativo. Teniamo conto della relazione educativa che si instaura nel tempo fra l'utente e l'operatore; e ancora se tutto è stato fatto per il meglio o, in caso qualcosa non funzionasse... se non è possibile rivedere la decisione anche a fronte di ulteriori verifiche che si intendono fare.
Presidente - La parola all'Assessore alla sanità, salute e politiche sociali, Fosson.
Fosson (UV) - Mi riallaccio a una cosa che ha detto lei: "se si è fatto per far bene". Questo è un desiderio che ci ispira, poi che si riesca... l'altro giorno, quando abbiamo commentato la legge sul volontariato, lei ha detto: "si poteva fare di più, ma io non saprei cosa fare per fare di più". Questa è la sintesi di queste cose, si cerca di fare bene in un argomento molto difficile. Mi ha citato, la ringrazio, quando ha detto che comunque ogni cambiamento ha dei risvolti positivi - speriamo noi... cercando di fare bene -, ma ha sicuramente anche delle difficoltà e dei disagi e in questo campo dei malati psichici chiaramente i disagi sono maggiori, questo è evidente, soprattutto poi dei malati psichici che hanno anche dei problemi nelle loro famiglie di partenza; è il caso di Plan Felinaz sicuramente, malati che sono lì da tanto tempo.
Direi però che questo cambiamento ha sicuramente, dal punto di vista teorico, dei grandi risvolti positivi, infatti non è uno spostare una comunità da una parte all'altra, è completamente un'altra cosa. Intanto i numeri di Plan Felinaz, che lei conoscerà sicuramente, non sono gli stessi numeri di Donnas, nel senso che il servizio di Donnas era un servizio molto più ampio, quindi dedicato non solo ai malati di Plan Felinaz, ecco perché non è uno spostamento, ma anche a diversi malati del fondovalle che finora non avevano risposte nel fondovalle, che dovevano invece usare i trasporti per venire in strutture psichiatriche che erano ad Aosta, con delle famiglie che si lamentavano, perché non sono solo quelle 2 famiglie che si sono lamentate e hanno scritto che vanno ascoltate, io penso che debbano essere ascoltate tutte le altre famiglie. Mi permetto di sottolineare che gli articoli apparsi sono a firma di 2 soli nuclei familiari di utenti di Plan Felinaz, mentre tutte le altre famiglie non hanno preso in comune nessuna posizione. La DIAPSI, che è l'Associazione dei parenti dei malati, non ha opposto obiezioni e questo perché la decisione di questa chiusura di Plan Felinaz è una decisione già presa da tempo, che ho ereditato, che è corretta, giusta. Perché non si poteva fare diversamente? Perché la struttura di Plan Felinaz non è una struttura idonea come comunità terapeutica.
L'altro giorno il collega Tibaldi mi chiedeva gli standard strutturali di questa comunità per malati psichiatrici che si vuole aprire a Châtillon e gli standard strutturali per una comunità terapeutica ad alto rilievo sanitario sono ben precisi. Questo appartamento di Plan Felinaz, che lei conosce perché spero sia andata a visitarlo, non ha nessuna di tali note strutturali, cioè non ha il verde, non ha gli ambiti per fare attività di recupero, eccetera, quindi difficoltà e non idoneità strutturali che comportano poi una qualità del servizio decisamente inferiore a quella che si potrà dare nell'altra sede. È una decisione già presa da tempo, che non ha avuto soluzione, perché la precedente amministrazione ha cercato a lungo nell'ambito di Plan Felinaz una struttura dove insediare questa comunità terapeutica, ma nessuna struttura si è trovata, ed è lì il discorso che "ricorre" su Châtillon, tutti parliamo di tali poveri malati psichiatrici, tutti parliamo della possibilità di doverli recuperare, però, quando questa comunità terapeutica psichiatrica deve sorgere vicino a casa mia, non va più bene. Una decisione quindi già presa da tempo, motivata dal fatto che questa struttura non è idonea come comunità terapeutica. Qui mi piacerebbe che lei andasse a visitare tali strutture, che tali interpellanze "venissero" anche da osservazioni e confronti su come funzionano queste case e non solo da articoli di alcuni, molto parziali.
Che i parenti fossero felici di questo spostamento non è vero, è chiaro che i parenti hanno una abitudine... i malati meno, perché se lei va a visitare questo tipo di comunità, i malati escono al mattino, deambulano, vanno in giro per Aosta e tornano all'ora della merenda per fare merenda insieme o per fare qualche attività, per cui i malati non hanno questo problema geografico di spostamenti, i parenti sì, ma perché? Perché i parenti erano abituati a un certo tipo di gestione, che dava una certa sicurezza, una gestione corretta ed idonea, per cui il cambiamento in un'altra struttura di malati così fragili pone delle paure.
Lei poi nelle domande non mi ha scritto di parlare dell'appalto, della cooperativa, però è chiaro che a Donnas si è appaltata la struttura con delle regole europee e delle regole non previste da noi e, purtroppo, la cooperativa che gestiva i malati di Plan Felinaz non ha vinto. Vi era una commissione, si potrà fare ricorso, si potrà vedere, ma questa cooperativa non ha vinto questo appalto però, proprio perché sono malati particolari, nonostante che la cooperativa di Plan Felinaz non avesse vinto l'appalto che decorre dal 1° di agosto, si è spostata la nuova gestione al 1° gennaio e la cooperativa di Plan Felinaz continuerà ad assistere e ad accompagnare questi malati nei primi 6 mesi. Non vi è cambiamento di personale quindi, non solo, ma questa nuova cooperativa che ha vinto l'appalto ha tutto l'interesse e l'esigenza di assumere il personale stesso che gestiva prima.
Abbiamo fatto questo per un miglioramento e un allargamento dell'assistenza a tali malati psichiatrici; questo cambiamento cercheremo di accompagnarlo, il problema del trasporto è un problema che abbiamo già visto, che comunque esisteva anche per Plan Felinaz, perché non abitavano tutti nei dintorni, poi, come le dicevo, sono malati che facilmente utilizzano anche mezzi pubblici per muoversi nei loro spostamenti, quindi un cambiamento per migliorare.
Dico alla fine la stessa cosa ho detto alle famiglie recentemente proponendo un rapporto continuo, per monitorare le difficoltà che possono succedere in questo periodo, il Piano sanitario prevede che la comunità di Plan Felinaz venga trasformata da comunità terapeutica a comunità alloggio, cioè la sede attuale sarà ristrutturata e trasformata da comunità terapeutica, cioè con una rilevanza sanitaria di un certo tipo, a comunità alloggio. Nella speranza che tali malati, che adesso andranno a Donnas, che avranno, a nostro avviso, una qualità di trattamento, una riabilitazione maggiore, possano fare il percorso di ritorno e tornare perché migliorati in questa comunità alloggio prevista nel piano sanitario in Plan Felinaz.
Si dà atto che dalle ore 12,26 riassume la presidenza il Presidente Perron.
Président - La parole à la Conseillère Squarzino Secondina.
Squarzino (Arc-VA) - Prendo atto di una serie di osservazioni e anche del fatto che nel mio intervento ho introdotto un elemento nuovo: quello dell'appalto, che è emerso quando, preparandomi, ho approfondito un po' la tematica, ma poi sull'appalto tornerò.
Rispetto alle cose da lei dette, credo sia opportuno prevedere una dislocazione dei servizi sul territorio, in modo da consentire a quelli di Aosta o della Piana di rimanere nell'attuale dislocazione territoriale e a quelli della bassa Valle di rimanere nel loro territorio, perché se è vero che tali persone devono essere aiutate ad inserirsi nel quotidiano... è altrettanto scontato che dovrebbero potersi esercitare e "imparare" questo inserimento nella vita nella zona dove vivono, dove hanno vissuto e dove vivranno; quindi anche il fatto di persone che abitano ad Aosta e che tutti i giorni sono trasferite a Donnas e che imparano a relazionarsi con il territorio di tale Comune, e non più con quello di Aosta, lei capisce che pone delle questioni su cui varrebbe la pena di riflettere.
Volevo verificare con lei la questione della gestione, lei ha detto: "purtroppo la cooperativa..."
(interruzione dell'Assessore Fosson, fuori microfono)
... lei ha ragione nel dire che introduco un elemento nuovo, ma lo introduco come riflessione: le chiedo di fare una riflessione ulteriore, non le sto dicendo che mi ha risposto o non mi ha risposto perché non le ho fatto la domanda, giustamente, ma io le pongo tale riflessione e la prego di approfondire questo aspetto: il problema dell'appalto. Capisco che bisogna fare l'appalto, ma i termini del bando dell'appalto non sono decisi a livello europeo, sono fatti qui a livello locale. Il bando è fatto a livello europeo, ma in questo caso, per esempio, per quanto riguarda i criteri con cui si stabiliscono i termini dell'appalto, visto che qui si trattava di un affidamento dei servizi socio-educativi e socio-assistenziali, avrebbe dovuto seguire una deliberazione della Giunta, dove già nel 2003 erano stati indicati questi criteri. Se andiamo a vedere i criteri fissati nella deliberazione della Giunta e quelli fissati nel bando, vediamo che vi è una disparità, cioè tutti quei criteri che riguardano la territorialità della cooperativa, il fatto di avere sinergia con il tessuto sociale, di avere esperienze acquisite nel settore, questi elementi sono stati tolti e paradossalmente ha vinto una cooperativa che ha presentato un progetto educativo di poco conto. Infatti, per quanto riguarda la valutazione del progetto, al progetto educativo presentato dalla cooperativa che ha vinto la commissione ha dato un punteggio molto basso... mentre ha dato un punteggio più alto alla cooperativa che ha gestito finora il servizio. Vuol dire allora che il tipo di progetto educativo della cooperativa vincente è inferiore al progetto educativo della cooperativa che finora ha gestito e la cooperativa che finora ha gestito avrebbe potuto avere una serie di criteri legati all'esperienza nel settore, alla sinergia con il tessuto sociale, alla territorialità, che l'altra cooperativa non aveva. Se questi criteri fossero stati messi negli elementi del bando, probabilmente ...non avrebbe vinto, perché ...
(nuova interruzione dell'Assessore Fosson, fuori microfono)
... la cooperativa vincente non ha sinergia con il tessuto sociale, non ha esperienza acquisita nel settore! Questi elementi comunque potevano essere messi nel bando, ma non sono stati messi. Credo quindi che vada messa una maggiore attenzione nel definire il bando degli appalti forse perché anche in questo caso, come nel caso precedente di un'altra tipologia di appalto, l'appalto è fatto in modo tale che le cooperative del territorio che lavorano in Valle, nella regione, sono penalizzate.
In questo momento le chiedo di fare un approfondimento e una verifica e di fare tale verifica anche sul tipo di organigramma dell'azienda per vedere se effettivamente la cooperativa che ha vinto l'appalto ha tutti i requisiti per poter gestire questo tipo di servizio. Sarebbe interessante che si facesse tale verifica adesso in questi 6 mesi in cui praticamente la cooperativa utilizza l'altro personale.