Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 1390 del 13 luglio 2005 - Resoconto

OGGETTO N. 1390/XII - Approvazione del Piano di sviluppo della Casinò de la Vallée S.p.A. ai sensi dell'articolo 14 del Disciplinare per la gestione della Casa da gioco, approvato con deliberazione del Consiglio regionale n. 3176/XI del 14 aprile 2003.

La Giunta regionale

Richiamata la legge regionale 30 novembre 2001, n. 36 recante "Costituzione di una società per azioni per la gestione della Casa da gioco di Saint-Vincent", che prevede, all'art. 10, che i rapporti tra la Casinò de la Vallée s.p.a. e la Regione autonoma Valle d'Aosta relativi alla gestione della Casa da gioco di Saint-Vincent siano regolati da un apposito disciplinare;

Premesso che il disciplinare di cui alla legge regionale 30 novembre 2001, n. 36 approvato con delibera del Consiglio Regionale n. 3176 del 14 aprile 2003 prevede che il Casinò proponga al Consiglio Regionale per l'approvazione un apposito piano di sviluppo;

Richiamata la delibera della Giunta regionale n. 400 del 21 febbraio 2005 nella quale veniva proposto al Consiglio Regionale l'approvazione del Piano di sviluppo della Casinò S.p.A. sottoposto dal Consiglio di Amministrazione del Casinò del 14 gennaio 2005;

Preso atto che con nota n. 85 del 18 maggio 2005 il Presidente della Casinò de la Vallée ha fatto pervenire al Presidente della Regione e all'Assessore Regionale Bilancio, Finanze, Programmazione e Partecipazioni regionali, una nuova versione del Piano di Sviluppo della Casinò de la Vallée S.p.A. che il Consiglio di Amministrazione della società stessa, tenutosi il 16 maggio 2005, ha rivisitato ed aggiornato nel rispetto delle indicazioni formulate dalla IV Commissione Regionale Permanente Sviluppo Economico;

Richiamata la deliberazione della Giunta regionale n. 4879 in data 30 dicembre 2004 concernente l'approvazione del bilancio di gestione per il triennio 2005/2007 con attribuzione alle strutture dirigenziali di quote di bilancio e degli obiettivi gestionali correlati e di disposizioni applicative;

Su proposta del Presidente della Regione e dell'Assessore al Bilancio, Finanze, Programmazione e Partecipazioni regionali;

unanimemente propone che il Consiglio regionale

Deliberi

di sottoporre all'approvazione del Consiglio regionale l'allegato "Piano di Sviluppo" della "Casinò de La Vallée S.p.A." a norma dell'art. 14 del disciplinare per la Gestione dalla Casa da Gioco di Saint-Vincent.

Allegato

(omissis)

Président - Nous reprenons nos travaux, comme convenu, avec une inversion des points à l'ordre du jour. Nous débutons nos travaux en examinant le point n° 30 à l'ordre du jour.

La parole au Président de la Région, Caveri.

Caveri (UV) - Vorrei anzitutto ringraziare il Presidente e i Capigruppo di aver voluto accogliere questa inversione di un punto all'ordine del giorno, dovuto al fatto che domani devo partecipare per la prima volta alla Conferenza Stato-Regioni e, come ho già avuto modo di dire ai Capigruppo, si tratta di un appuntamento importante, a cui non dobbiamo mancare, perché ormai questo luogo di discussione istituzionale ha assunto un peso molto significativo.

Siamo chiamati questo pomeriggio a discutere del piano di sviluppo. Ci tengo a dire al Consigliere Curtaz che non esiste nella ripartizione delle competenze fra me e l'Assessore Marguerettaz alcun tipo di ambiguità. Credo che, da questo punto di vista, nella ripartizione, così come emerge dalla scrittura delle macrostrutture, non ci siano dubbi sul fatto che il coordinamento della politica della casa da gioco è di competenza della Presidenza, in una logica di piena collaborazione con le strutture che restano in capo all'Assessore, e in una logica che credo sia da condividere, cioè quella di un Presidente che si assume una serie di proprie responsabilità, ma lo fa nella logica della collegialità del Governo regionale. Questo vale naturalmente per una vicenda complessa e difficile, quale quella della casa da gioco di Saint-Vincent, vicenda non nuova, che ha percorso la storia dell'autonomia valdostana addirittura prima della nascita di questa Assemblea parlamentare, visto che la casa da gioco è nata nel 1947, quindi la prima parte delle sue vicende è stata seguita dal primo Consiglio Valle, quello di nomina del "CLN". Poi la vicenda del Casinò di Saint-Vincent, come una specie di fiume carsico, ha percorso tutta la storia contemporanea della nostra Valle, con momenti positivi e negativi, ma va detto che la centralità nell'economia valdostana della casa da gioco non è venuta meno.

Nei miei ricordi familiari c'è l'apertura, in quella notte del 1947, della casa da gioco da parte di mio zio, Severino Caveri, sulla base di un decreto che, a suo tempo, era stato firmato da Federico Chabod, ma che lo stesso Chabod non aveva osato tirar fuori dal cassetto, ritenendo che si sarebbe trattato di un "braccio di ferro" troppo forte fra Aosta e Roma, e nei ricordi familiari c'è questa aneddotica di mio zio Severino che era convinto che quella notte sarebbe intervenuto Scelba e avrebbe chiuso la casa da gioco, e invece, anche in quel caso, la mediazione della politica aveva fatto sì che la casa da gioco aprisse. All'epoca, chiunque di voi parli o abbia avuto la fortuna di parlare con gli amministratori di allora, soprattutto quelli della "Giunta del Leone", raccontavano di come con le decadi del casinò si sia alimentata l'autonomia valdostana in un'epoca nella quale le incertezze dei rapporti politici fra Aosta e Roma facevano sì che esistesse quella che è stata denominata, per molto tempo, la cosiddetta "politica del rubinetto", cioè Roma apriva e chiudeva il riparto fiscale a seconda dell'opportunità. Cosa che, in realtà, si è conclusa in maniera stabile solo a partire dagli anni '80, quindi l'importanza del denaro di provenienza della casa da gioco è stato ed è ancora significativo per il bilancio regionale e lo è - a maggior ragione - anche in termini occupazionali, visto che la casa da gioco fra assunzione diretta e indotto ha un migliaio di persone occupate ed è anche un'occupazione che nel tempo ha portato molto benessere alla Valle d'Aosta. Questo per ribadire la sua storicità, ma anche la sua importanza.

Questo piano di sviluppo - che noi, come Governo regionale, abbiamo trasmesso alla commissione consiliare e che la commissione consiliare ha analizzato - fa il punto della situazione, come verrà rimarcato anche in termini più puntuali dall'Assessore Marguerettaz, e assume in sé una serie di valenze - che oggi dibatteremo - che partono dal presupposto di un momento di cambiamento all'interno della struttura del casinò. Cambiamento dovuto al fatto che in questo momento assistiamo a una modificazione sociologica dei giocatori che scelgono la casa da gioco, assistiamo a problemi seri di diminuzione degli incassi di tutti i casinò italiani. Il fenomeno del gioco è all'attenzione di tutti i Paesi europei dove esistono le case da gioco, qualunque sia la modellistica prescelta. Abbiamo dei Paesi dove, come in Italia, agiscono delle logiche di case da gioco piuttosto limitate; è il caso del Portogallo, della Spagna, della Svizzera. Dall'altra, abbiamo dei fenomeni di case da gioco molto numerose: è il caso della Francia, dove non esistono dei grandi casinò come quelli italiani, tipo Venezia, Sanremo e Campione che sono stati aperti con dei decreti del regime fascista, o Saint-Vincent, unico casinò italiano nato nel dopoguerra.

Il fenomeno comunque è quello, non solo di un assestamento, ma addirittura di un arretramento nel fenomeno del gioco. Da questo punto di vista credo che si debba essere onesti e, come Governo regionale, non riteniamo sufficienti le analisi fatte nella prima parte di questo piano di sviluppo. Credo di poter dire che noi riteniamo che il momento è venuto per fare degli approfondimenti, noi stessi, non solo affidando ai gestori degli studi sull'andamento futuro del fenomeno del gioco in Italia, su cui potremmo a lungo discutere. Sicuramente una sorta di liberalizzazione, per quanto oggi centralizzata sui monopoli dei "video pokers" nei bar, ha pesato molto. L'apertura delle sale "Bingo", che sembrava essere un disastro, è poi sfociata in un quasi totale fallimento di queste strutture, mentre però proprio in queste ore, secondo quanto ci è riportato dal Senatore Rollandin, per l'ennesima volta c'è stato un tentativo di trasformare le sale "Bingo" in sale "slot", e questo avrebbe avuto degli effetti assai deflagranti.

Ci troviamo di fronte a un fenomeno complesso e credo che sia venuto il momento perché, accanto alla gestione dell'ordinaria urgenza e delle difficoltà quotidiane in cui si dibattono tutte le case da gioco, - non solo Saint-Vincent -, la tesi che esporremo è che Saint-Vincent stia attraversando momenti molto duri, ma ci sono altri in crisi, anche se nelle difficoltà è difficile fare una classifica di chi sta meglio e chi sta peggio, comunque noi stiamo un po' meglio - facciamo degli approfondimenti maggiori dal punto di vista delle prospettive, perché almeno in una parte di questo documento ci spingiamo molto in là, in valutazioni molto forti sulla tipologia di gioco necessaria e anche su uno sviluppo immobiliare rilevante su proprietà regionale. Naturalmente di sfondo c'è la vicenda del "Grand Hôtel Billia", altrettanto importante per noi, perché qualunque sia l'importanza che assegniamo al "Grand Hôtel Billia", è evidente che nello sviluppo storico della casa da gioco, questo binomio fra "Grand Hôtel", "Centro Congressi" e la vicina casa da gioco, ha sempre assunto una sua rilevanza e ha sempre avuto una sua logica.

L'idea di cominciare ad avere dei segnali significativi credo che sia condivisa da tutti, in una parte di questo documento ci sono delle misure immediate che condividiamo e in generale va dato riconoscimento di uno sforzo da parte del Consiglio di amministrazione di un tentativo di rafforzare, anche in corso d'opera, un documento che è più approfondito in alcune sue parti di quanto fosse all'inizio.

La ragione per la quale il Consiglio Valle discute di questa vicenda è frutto anche degli avvenimenti degli ultimi anni. Qualcuno pensa che oggi la Regione sia contenta di avere una gestione pubblica. Credo che la gestione pubblica di fronte alla quale ci troviamo oggi sia stata una scelta obbligatoria, sortita anche da alcune decisioni dell'inizio degli anni '90 che hanno portato ad un dedalo e un intrico di vicende giudiziarie, che credo non abbiano corrispondenza in alcun altro avvenimento che abbia riguardato la Valle d'Aosta: cause civili, cause amministrative, lodi, contenziosi di vario genere, oggi sono come una specie di matassa che avvolge l'intera vicenda.

Oggi bisogna riconoscere che la gestione pubblica, pur criticabile sotto alcuni aspetti, è quella che ci ha permesso di superare momenti assai delicati nei quali, posso testimoniarlo perché l'ho vissuto quando ero Deputato nazionale, ci siamo trovati addirittura di fronte a situazioni in cui un eventuale pronunciamento del TAR Lombardia avrebbe portato la chiusura della casa da gioco. Sappiamo che l'eventuale chiusura della casa da gioco sarebbe una iattura, perché ci troveremmo dall'oggi al domani con una situazione di una gravità straordinaria ed eccezionale. Questa è la ragione per la quale siamo qui a discutere di un piano di sviluppo, di una gestione pubblica che deve indicarci anch'essa quelle linee direttrici che porteranno ad un futuro nel quale probabilmente le cose si dovranno assestare, ci dovrà essere una normalità anche per la casa da gioco. Il che vorrà dire probabilmente avere dei livelli di utilizzo della casa da gioco che forse non saranno mai più quelli che alcuni decenni fa ci sono stati, a meno che non si riesca a trovare - con l'aiuto di qualcuno che ci sappia indicare il perché di alcune crisi - quella chiave di volta che negli anni passati ci fu, quando venne la brillante intuizione di passaggio - primo casinò in Europa - da giochi tradizionali, a innovazioni come le "slot machines" - che portò tutta una nuova clientela, la quale, fino ad allora, non si era affacciata alle case da gioco, avendo una specie di complesso di una casa da gioco vissuta come ambiente elitario all'interno del quale non si poteva entrare. Invece la democratizzazione della casa da gioco aveva portato con sé anche uno sviluppo notevole.

Saremmo oggi all'ascolto del Consiglio, lo facciamo sapendo che il "dossier" ha in sé notevoli difficoltà che hanno impegnato tutti i Governi regionali succedutisi negli ultimi anni. È un tema non semplice, in cui nessuno può avere la convinzione di avere "bacchette magiche" o "soluzioni miracolistiche", ma credo che si debbano nei prossimi mesi assumere delle decisioni che rendano le nostre speranze di un utilizzo migliore della casa da gioco corrispondenti alla realtà.

Président - La parole à l'Assesseur au budget, aux finances, à la programmation et aux participations régionales, Marguerettaz, pour supplément de rapport.

Marguerettaz (UV) - Poche integrazioni, per poi lasciare la parola al Consiglio su un tema così importante.

Credo che questa sia un'occasione per ascoltare una serie di considerazioni da parte del Consiglio, che spero siano finalizzate a portare del valore aggiunto ad un "dossier" così importante; "dossier" che, comunque, ha al centro un'azienda, un'azienda particolare, un'azienda che è un casinò con una statistica nel panorama italiano molto ridotta: ricordo che le case da gioco in Italia sono 4, fra cui il casinò di Campione che è "border line", cioè è un casinò italiano, ma all'interno di un contesto che non è il nostro.

Abbiamo già avuto modo di confrontarci qualche seduta fa sull'andamento delle case da gioco: in quell'occasione avevamo ironizzato, considerando che la Casa da gioco di Saint-Vincent che va meno peggio rispetto alle altre case da gioco, nel senso che abbiamo un andamento decisamente preoccupante su tutta la linea; questo nonostante ci siano dei casinò che hanno fatto degli investimenti decisamente più importanti ed incisivi rispetto al nostro casinò. Dico questo perché una delle critiche fatte al Casinò di Saint-Vincent è che la gestione sviluppatasi all'interno di una forma giuridica trovata allora dal Consiglio per evitare una drammatica chiusura, cioè quella della Gestione straordinaria, ha fatto sì che tutta una serie di investimenti fossero rinviati. Questo non è accaduto nelle altre case da gioco che hanno fatto investimenti importanti. Non parto da Campione - che ha investito delle cifre da capogiro nella costruzione di un nuovo casinò a firma di un architetto importantissimo - che sta avendo delle flessioni molto più importanti rispetto alle nostre; così come il Casinò di Sanremo, che ha fatto un "restyling" assolutamente importante. Senza parlare del Casinò di Venezia, che addirittura in questi ultimi anni ha raddoppiato le sedi, di fatto raddoppiando il casinò e potendo concepire un casinò con tutti i nuovi crismi.

Ciò nonostante, tutti i casinò perdono più del nostro, e questo credo che ci debba far pensare non tanto in termini positivi, come per dire: "meno male", ma come andamento medio. Non so se abbiate visto i periodici sindacali sia del nostro casinò che degli altri casinò; devo dire la verità, se coprissimo il titolo, sembrerebbe di leggere sempre la stessa cosa, ovvero calo di ingressi, calo di volumi, piani aziendali, piani di sviluppo, e questo a 360 gradi. Probabilmente stiamo assistendo a delle evoluzioni in termini culturali, in termini economici e quindi dobbiamo assolutamente - come è stato detto dal Presidente - mettere mano a delle strategie che introducano alcuni elementi con carattere di novità. Se è vero questo, come è vero che nell'andamento delle presenze vi è un calo di presenze che sta assumendo delle percentuali assolutamente preoccupanti, vedete che in valore assoluto sono i cosiddetti "clienti normali" che stanno sparendo, non sono i "Vip", non sono i clienti che sono da ricondurre a delle logiche di fidelizzazione, abbonamenti..., ma sono i clienti normali e sono i clienti del nostro bacino di utenza che, nello specifico, è un bacino di utenza che ha come aree più importanti l'area piemontese e l'area lombarda: la prima, con una forte crisi economica maggiore rispetto ad altre realtà; la seconda, con una potente concorrenza dei Casinò di Lugano e di Mendrisio. Queste cose impongono questa riflessione, ma se è vero questo, è anche vero che noi, all'interno di questo documento, troviamo anche altre riflessioni di medio periodo, così come nell'ambito dell'offerta turistica tutta una serie di ristrutturazioni che vengono messe in atto da alcuni alberghi - diciamo alberghi di un certo rilievo - vedono spese importanti, ma queste spese importanti non vedono una maggiore superficie compensata da una maggiore ospitalità, ma un'ospitalità di qualità diversa.

Molte volte, all'interno di questo dialogo, qualcuno ha fatto delle dichiarazioni, dicendo: "se calano le presenze, perché aumentare le aree da gioco?". Il confronto con il sistema alberghiero è solo per dire che oggi il cliente alberghiero ha necessità di avere delle stanze più ampie, ha bisogno di avere delle stanze più confortevoli, quindi a parità di superficie ci sono meno camere, perché le camere che potevano essere vendute anni fa, oggi non possono essere vendute, la superficie media per camera è maggiore. Così nell'ambito della casa da gioco: abbiamo visto che il cliente patologico, il cliente interessato esclusivamente al gioco, sta cedendo il passo al cliente che è interessato al gioco, ma è interessato anche ad avere delle aree di relax, ad avere un confort, ad avere dei servizi accessori, per cui c'è la necessità di modificare - senza stravolgere le attuali strategie - delle aree più confacenti ad un'offerta attuale. Ecco perché questo piano mette in evidenza alcune suggestioni, che possono poi essere riprese nell'ambito di questa nostra discussione, ed altre che possono essere condivise e condivisibili, considerazioni che portano ad una razionalizzazione della nostra offerta di gioco facendo degli interventi che sono già frutto di considerazioni passate o di normali evoluzioni.

Scorrendo questo piano di sviluppo ci possono essere delle considerazioni che meritano di essere accolte. Non credo, al contrario, che questo documento possa dare un contributo importante ad una definizione del comportamento e delle strategie, ma sfido a trovare un documento che possa risolvere il problema del casinò!

Il contenuto del disciplinare non prevedeva il piano di sviluppo, ma prevede un piano di sviluppo a cui ne seguono altri, tanto che nella definizione letterale del piano dice "un primo piano di sviluppo", per cui se viene utilizzato questo termine, ad un primo ne seguirà un secondo, un terzo, è un "work in progress", è un'attività che continuamente deve essere aggiornata. È un'attività che siamo chiamati a fare anche oggi, per dare un sostegno a questi investimenti, tanto che questo piano di sviluppo non è solo una disquisizione accademica o una sostituzione del Consiglio regionale in attività gestorie, ma contiene considerazioni sicuramente legittime, proprie dell'azionista di controllo, oltre che uno strumento per poter finanziare una serie di attività nell'ambito della casa da gioco, perché dai progetti inseriti nel piano di sviluppo discendono dei finanziamenti pubblici, che, in assenza dell'approvazione del piano di sviluppo, fino ad oggi non hanno potuto essere erogati.

Tutto questo nostro discorrere e questo nostro ragionare in Consiglio regionale ha quindi un momento di definizione, che sarà un momento dove il Consiglio regionale dovrà dare il suo parere sugli investimenti che vengono proposti all'interno di questo piano di sviluppo. Sono a disposizione dei Consiglieri che nell'ambito della discussione avranno dei chiarimenti e dei suggerimenti sul tema.

Président - Je déclare ouvert le débat.

La parole au Conseiller Tibaldi.

Tibaldi (CdL) - Indubbiamente la giornata odierna è importante, perché finalmente dopo tanto tempo arriva in aula un documento che perlomeno ci permette di parlare di "prospettiva di casa da gioco", o perlomeno di quali idee o ipotesi sono state messe in cantiere per quanto riguarda il futuro della casa da gioco.

È stato interessante e suggestivo sentire in esordio di seduta il Presidente Caveri fare un "excursus" storico della funzione della casa da gioco per l'autonomia valdostana; interessante anche il passaggio quando dice che l'autonomia valdostana si è alimentata, a suo tempo, con le decadi della casa da gioco. A distanza di quasi 60 anni possiamo dire che il percorso si è quasi invertito: è l'autonomia valdostana che deve alimentare la "resistenza" della casa da gioco, con le sue iniezioni di liquidità e i suoi interventi che non sono strutturali, ma di emergenza, per far sì che il casinò abbia ancora un ruolo nell'ambito del mercato nazionale e internazionale. Dicevo: suggestiva, ma non sufficientemente convincente; anche se le doti di imbonitore del Presidente Caveri sono notorie, personalmente non ci hanno convinto. Altrettanto suggestive sono poi alcune considerazioni che ha fatto l'Assessore, o meglio, l'ex Assessore con delega sulla casa da gioco, sulle quali poi tornerò.

Innanzitutto ci teniamo a ricordare che se oggi questa proposta di piano arriva in aula, è grazie a una risoluzione che è stata votata unanimemente da questo Consiglio il 7 ottobre scorso, su proposta del nostro gruppo, poi emendata e concertata con tutti gli altri gruppi. In questo modo abbiamo messo un "paletto" procedurale: è inammissibile, dicevamo allora, che questo Consiglio non si pieghi sul futuro della casa da gioco, che si facciano sempre molte parole, ma di fatto non si disegni il futuro della casa da gioco. Dopo un faticoso percorso elaborativo che si è sviluppato in IV Commissione, siamo arrivati, ad oggi, passando attraverso un cammino tortuoso, con alcune proposte che si sono modificate in corso d'opera su una pressante sollecitazione dei colleghi che fanno parte della IV Commissione, e naturalmente ponendo di fronte a problematiche reali il Consiglio di amministrazione, come quelle di collegare un piano di sviluppo edilizio urbanistico al contesto aziendale. Ci sembrava talmente banale e ovvio, che purtroppo gli odierni consiglieri di amministrazione non lo avevano neppure preso in considerazione in una prima istanza!

Cosa dice questo piano? Che sia un piano di investimenti lo si evince dalla premessa, è un piano che dovrebbe essere - secondo le intenzioni dei proponenti - lo strumento fondamentale per assicurare la migliore funzionalità della gestione e per ottimizzarne la redditività, effettuando i necessari investimenti sulla base di una proposta progettuale.

L'Assessore Marguerettaz parlava di un "work in progress"; indubbiamente non potrebbe essere inteso altrimenti, non tanto perché il mercato del gioco è in costante evoluzione, ma anche perché questo piano si fonda su presupposti ipotetici. Sono molti i "se" e i "ma" che condizionano la realizzazione nelle 6 fasi così disegnate delle varie iniziative che si intendono fare. A differenza di quanto sostenuto dai relatori, penso che non sia necessario, oltre che inopportuno, da parte nostra, cercare un'attenuante del tipo: "mal comune mezzo gaudio", cioè Saint-Vincent va male, però vanno male anche le altre case da gioco e il gioco in genere.

Ad un recente convegno della "FIP", dei pubblici esercizi, che si è svolto la scorsa settimana a Saint-Vincent, dove ha fatto "una toccata e fuga" anche il Presidente Caveri, e dove si è parlato di gioco inteso in senso lato, quindi non tanto come vizio, ma come libera espressione dell'attività umana, è emerso che la propensione al gioco degli italiani è in crescita. Il problema è costituito dai giochi illeciti, dalle bische clandestine che portano via proventi all'Erario dello Stato in misura consistente, ma non è vero che il gioco è in calo, tanto meno lo è il gioco dei casinò, perché se la proposta di piano che qui ci viene sottoposta non è frutto di eccessiva fantasia, si vede che la dimensione del volume giocato presso i casinò d'Italia è aumentata in maniera significativa: da 450 milioni di euro siamo a 560 milioni di euro circa nell'ultimo triennio. Assessore, lei vede che quindi la propensione al gioco è in aumento, ci sono i giocatori che comunque si recano presso le case da gioco d'Italia e se Saint-Vincent ha un calo di presenze, il problema è strutturale ed è nostro!

L'invito che le ribadiamo è quello di non cercare le attenuanti altrove, ma di guardare cosa sta succedendo in casa, perché la "nostra" casa da gioco è fuori controllo e la sommatoria di iniziative ispettive che questo Consiglio ha fatto finora ne è la drammatica testimonianza! Nemmeno la "scusante" del bacino di utenza oggi regge più, anche perché se i bacini di utenza erano un problema reale e sentito, una fonte di preoccupazione naturale per un casinò come quello di Saint-Vincent, sono stati completamente annullati come fonte di preoccupazione, visto che le 4-6 nuove case da gioco verranno realizzate unicamente nel centro e nel sud Italia, quindi il bacino del nord Italia verrà conservato in capo alle 4 case da gioco esistenti! Di fronte a questa situazione è naturale che l'analisi debba essere aziendale, prima di tutto, e se, da un lato, vediamo che crescono i volumi di gioco delle case da gioco d'Italia e calano le presenze dei giocatori di Saint-Vincent, evidentemente la fase di ristagno riguarda innanzitutto noi. Sono crollati i giochi francesi, tengono a malapena i giochi americani, gli elettronici avevano registrato un "trend" di crescita significativo negli anni passati, adesso tendono a stabilizzarsi.

Alla luce di questa premessa, cosa propone questo piano? Questo piano propone una serie di iniziative mirate ad incentivare le presenze e ad ampliare la notorietà del marchio "Casinò de la Vallée". È emerso anche - nel corso dei lavori di commissione - che è paradossale che il Casinò di Saint-Vincent non abbia alcuna presenza in termini di logo sul mercato milanese, dove comunque c'è una discreta presenza di utenze che vengono verso la Valle! Ci sono i Casinò di Campione, di Mendrisio, i più vicini, ma Saint-Vincent brilla per assenza! Eppure gli investimenti già solo a livello promozionale che fa il nostro casinò sono ragguardevoli. Gli investimenti che fa a mezzo dei cosiddetti "rabatteurs" o "porteurs" sono, anche lì, ingenti... con quali risultati... non lo abbiamo mai capito con molta nitidezza, non perché siamo tendenzialmente timidi di "comprendonio", ma perché anche voi, quando ci date risposta alle nostre iniziative, siete alquanto generici su qual è la redditività di certi intermediari del gioco!

Il piano per raggiungere questi obiettivi mira a fare un "maquillage" robusto e consistente di quella che è la casa da gioco e, da un certo punto di vista, è naturale che gli ambienti si rinnovino e siano più idonei e moderni per ospitare una clientela che è sempre più esigente. Se pensiamo che è entrata in vigore da qualche mese la legge anti-fumo e si sapeva della sua entrata in vigore molti mesi prima, il casinò si è adeguato con estremo ritardo, tanto che è stato costretto a confinare i fumatori in una sorta di "bunker" che ha tutti i limiti immaginabili e crea una dissuasione di un certo tipo di clientela di venire verso la Valle d'Aosta come luogo di gioco. Si propone un "maquillage" robusto a livello edilizio, che è articolato in alcune fasi che vogliono cercare di abbellire la struttura della casa da gioco, ma questo sistema di ammodernamento è estremamente ipotetico, trascura tutto un percorso politico-amministrativo, ma anche di situazioni contingenti che si sono sviluppate finora.

Fino a 4 anni fa l'acquisizione del "Grand Hôtel Billia" sembrava un fattore essenziale, a nostro parere un certo avviso di essenzialità lo mantiene ancora, e sembrava la "chiave di volta" di tutta una politica di sviluppo che doveva concernere la Casa da gioco di Saint-Vincent. Oggi questo piano fa riferimento esclusivamente al perimetro di proprietà regionale, cioè si fa una grossa implementazione in termini edilizi ed urbanistici all'interno dei confini regionali e non si dà una risposta chiara su che tipo di soluzione politica, o anche funzionale, si vuole dare al "Grand Hôtel Billia" e alla sua interconnessione - una volta essenziale, oggi non più - con il casinò: questo è un primo fatto che riteniamo significativo per la gravità della dimenticanza. Ancora più significativo è che, concentrandosi all'interno di questo perimetro di proprietà regionale, questo sviluppo ipotizzato trascura tutta una serie di sinergie che potrebbero invece opportunamente realizzarsi con il comprensorio circostante.

Se andiamo a guardare il piano che venne presentato nel 2003 al neo Assessore Marguerettaz, si vede che lì la filosofia che ispirava lo sviluppo di Saint-Vincent era quella di trasformare il comprensorio di Saint-Vincent e di Châtillon in un villaggio globale di offerta di divertimento, quindi realizzare una casa da gioco che avesse un'offerta differenziata e segmentata, non rivolta esclusivamente al giocatore in senso stretto, ma orientata anche al divertimento delle famiglie che tradizionalmente accompagnano i giocatori. Allora si parlava di golf, di pista di go-kart, di tiro a volo, di recupero di strutture che in quel di Saint-Vincent sono obsolete, insomma c'era tutta una serie di ipotesi che avevano una loro suggestione, forse anche dei loro limiti intrinseci, ma avevano una loro suggestione e coinvolgendo il bacino di Châtillon e di Saint-Vincent, potevano anche considerare una serie di ipotesi di sviluppo di attività imprenditoriali collaterali che oggi sono assolutamente in grave crisi. Lo sviluppo del casinò era quindi idealizzato come uno sviluppo comprensoriale e sinergico; oggi, invece, la visuale è estremamente chiusa in sé stessa. D'altronde voi lo potete vedere dalle tabelle allegate, viene un mastodonte che architettonicamente avrà anche una sua piacevolezza, però sembra che questa sia una cattedrale costruita in un contesto avulso rispetto al panorama circostante, con vicino un albergo fatiscente che è monumento nazionale e che prima sembrava un tassello essenziale per portare avanti questa sinergia casa da gioco-ospitalità di lusso. Queste sono considerazioni semplici, ma che ci sono balzate agli occhi subito, vedendo anche sommariamente questo piano, sentendo però ripetutamente i consiglieri di amministrazione che in commissione hanno avanzato le loro proposte.

Al di là del piano a noi sembra che si continui a "navigare a vista", si rischierà di continuare a "navigare a vista", anche perché sotto il profilo aziendale oggi non c'è una strategia. Oggi, a Saint-Vincent, hanno annullato alcuni gala che - sappiamo - portano una certa clientela presso le sale da gioco, dicendo che dopo anni e anni i gala non hanno più quell'"appeal" che avevano gli anni scorsi.

Sui "rabatteurs", dicevo, gli amministratori non è che siano riusciti a darci dei dati certi, ma semplicemente si ritengono in questo momento utili, cioè l'Amministrazione di Saint-Vincent non può emanciparsi da questi intermediari, non è in grado di gestire dopo quasi 60 anni di presenza sul mercato nazionale una clientela in maniera diretta, aumentando i livelli di fidelizzazione. Questo ci fa pensare immediatamente al "management", a un "management" che è stato inadeguato finora. E questo dobbiamo dirlo anche sugli attuali titolari del Consiglio di amministrazione: li abbiamo visti piuttosto disorientati di fronte a precise domande che sono state fatte dai commissari in IV Commissione su aspetti specifici! Noi rispettiamo la loro competenza professionale, ma mancava l'essenza del gioco. D'altronde come fa a svilupparsi una struttura di questo tipo, quando è governata da un ente pubblico? Il gioco di azzardo non può essere governato da un ente pubblico!

Questo piano avrebbe una sua valenza, con alcune correzioni che lo ampliano e lo collegano al comprensorio circostante, se fosse fatta l'unica necessaria riforma innovativa di cui ha bisogno Saint-Vincent: la gestione privata, che noi continuiamo a chiedere da tempo, ma che con una singolare sordità chiunque si avvicendi su quelle poltrone continua ad ignorare! Fin quando non ci sarà una gestione autenticamente privata e non privatistica, come qualcuno fino a qualche anno fa voleva farci digerire, Saint-Vincent rimarrà sempre nel limbo dell'incapacità di svilupparsi, forse avrà qualche ritocco da un punto di vista estetico ed edilizio, ma da un punto di vista di mercato, di dinamismo e di competitività soffrirà sempre di "handicap" nei confronti di qualsiasi altra casa da gioco clandestina o regolare che essa sia.

È quindi naturale preoccuparsi della concorrenza che stanno sviluppando i nostri vicini; già ci saranno case da gioco, non so se entro il termine di questa legislatura nazionale o più avanti, però secondo le previsioni del Sottosegretario Dalì entro la fine della legislatura dovrebbe passare quella proposta che è stata elaborata con tanta meticolosità dal comitato ristretto della "X" Commissione attività produttive, della quale fa parte anche il Deputato Collé, e naturalmente, lì, nuove strutture ricettive di questo tipo aumenteranno la difficoltà ad attrarre clientela di un certo livello presso Saint-Vincent. Fin quando il "management" sarà funzionale a dei desideri politici e non a delle scelte strategiche aziendali, Saint-Vincent non risalirà la china di una disperazione che in questi ultimi anni, in particolare, si sta rivelando in tutti i suoi aspetti più deprecabili. Quando vediamo che si arriva a taroccare addirittura gli orari di presenza all'interno di una casa da gioco, quando si arriva ad utilizzare in maniera fraudolenta le carte di credito dei clienti, quando si arriva a maneggiare gli inventari dei beni mobili, quando si "truschina" sugli assegni dei clienti... penso che questi fatti siano emblematici di un degrado non solo da un punto di vista aziendale, ma morale, che ormai sta caratterizzando la casa da gioco.

Ci fa strano, adesso - non sappiamo come reagirà il neo Presidente Caveri a questo stato di cose, lui è fresco di nomina, di conseguenza ha il tempo per rendersene conto da vicino e se avrà il coraggio di agire, a differenza di tutti coloro che lo hanno preceduto -, ma lo stesso Assessore Marguerettaz che ormai siede su quella poltrona da 2 anni, ci fa strano vederlo inerme di fronte a questo stato di cose! Ci sono alcune situazioni che sono da denuncia immediata alla Magistratura! Secondo noi state realizzando delle omissioni che invece sarebbero doverose, visto l'ufficio che ricoprite, e anche le risposte che ci avete dato a più iniziative ispettive del nostro gruppo sono insufficienti!

I ritorni dell'investimento, così come è stato previsto - per tornare al piano - si fondano su un ragionamento empirico che, a nostro avviso, di logico ha ben poco. Si ipotizzano delle crescite e degli ammortamenti delle spese necessarie per realizzare i corpi della struttura, ma sulla base di riflessioni che non sono state affatto chiarite in sede di esame in commissione... non so se l'Assessore o il Presidente vorranno tornarci. Qui potremmo mettere le cifre che vogliamo, potrebbe essere quasi bianco quel paragrafo, sulla base di questo investimento milionario - se ricordo bene, le prime 3 fasi sono 56 milioni di euro - si prevede un ritorno in termini di clientela e di redditività di un certo valore. Sulla base di quale ragionamento sono riusciti i vostri fiduciari presso la casa da gioco a definire questi livelli? Non ci è dato conoscerlo, di conseguenza alla luce di questo "marketing" che è completamente assente, perché un'attività come questa che si fonda sull'immagine, sulle relazioni pubbliche, sulla cura di queste relazioni con i singoli clienti, dovrebbe avere una mente "marketing" particolarmente dinamica, innovativa. Qui è il classico esempio dove si sta "navigando a vista", dove si sta inventando quotidianamente qualcosa per cercare di sbarcare la giornata, ma alla luce di questa situazione ci sembra che si possa reggere ancora per molto.

In conclusione, per partire dalla suggestione che ha lanciato il Presidente Caveri, oggi le decadi forniranno ancora qualche valore alla Regione, avranno una loro consistenza, ma indubbiamente non va a vantaggio dell'autonomia valdostana e della capacità di amministrarci una gestione di questo tipo; non va a vantaggio vostro, che siete coloro che hanno le responsabilità primarie, non va a vantaggio di tutto il Consiglio regionale, che rischia con un voto favorevole e incondizionato e immotivato di votare ad occhi chiusi questo piano, e non va a vantaggio neppure delle casse regionali, che oggi non hanno più quella proficuità di una volta. Oggi purtroppo non è più un "fiore all'occhiello". Vogliamo rilanciarlo con un piano di sviluppo? Bene! Questa potrebbe essere una base di partenza, ma opportunamente corretta e sulla base di una gestione autenticamente privata: fuori la politica da quei luoghi, anche perché la politica è ostaggio dei "manager" e viceversa. Oggi la maggior parte delle decisioni non possono essere prese perché ci sono politici che hanno avuto compromissioni con i "manager" della casa da gioco e naturalmente o non possono rimuovere i "manager", anche se inadeguati e inefficienti, o comunque non possono compiere le decisioni drastiche che un socio al 90% della Casa da gioco di Saint-Vincent dovrebbe compiere semplicemente con una decisione presa al mattino e resa operativa al pomeriggio!

Avete le mani legate, siete impotenti di fronte a una situazione che è completamente fuori controllo e, paradossalmente, avete il controllo societario sulla carta del 100%, anche grazie all'1% del casinò, di tutto il sistema! Allora, o ve ne rendete conto, o sarete gli artefici di questo declino ormai presente da anni a questa parte, ma noi, ancora una volta, non vogliamo diventare complici di una situazione che, così come impostata, è assolutamente irreversibile.

Si dà atto che dalle ore 16,40, presiede il Vicepresidente Lanièce.

Presidente - La parola al Consigliere Curtaz.

Curtaz (Arc-VA) - Ci troviamo oggi a fare l'analisi di un documento che ha avuto una storia piuttosto complessa. È quasi incredibile come un documento tanto scarno, tanto superficiale, come vedremo, possa avere avuto una storia tanto complicata! Un documento tardivo, che violando la legge che il Consiglio si era data, arriva all'esame dell'aula con due anni di ritardo dal termine previsto dalla legge medesima.

Oggi, nell'introduzione del Governo speravo che ci fosse un dar conto sul perché un primo piano, presentato dal "Casinò de la Vallée" nell'estate 2003, non è mai arrivato all'attenzione di questo Consiglio! Le sarò grato, Presidente, se nella sua replica vorrà spendere una parola su questo punto! Ma per evitare equivoci, non Le chiedo conto, pensando che si trattasse di un piano meraviglioso, da contrapporre al piano che stiamo esaminando; lo dico, invece, perché ritengo che sia stata fatta una grave scorrettezza istituzionale da parte del Governo regionale nell'evitare di portare in Consiglio il piano, nell'eludere una previsione di legge che la stessa maggioranza aveva approvato.

Credo che oggi sia l'occasione per chiarire perché la Giunta, "violando" la normativa, ha evitato di portare quel piano all'attenzione di questo Consiglio. Anche questa seconda iniziativa, il piano del nuovo "CdA", ha avuto un iter piuttosto complesso. Intanto è la conseguenza di un pronunciamento unanime del Consiglio che ha chiesto al "CdA" di adempiere all'obbligo di legge e quindi di depositare un piano. Non voglio però dimenticare che a seguito di questo impegno, il "CdA" aveva depositato una prima bozza del piano di sviluppo e poi, a seguito delle rimostranze pressoché unanimi dei commissari della IV Commissione, quel primo piano è stato integrato da ulteriori dati e si è arrivati al testo che oggi viene dibattuto. Un documento che arriva in aula dopo due anni e direi che ci arriva malvolentieri. Si ha netta la sensazione, nel leggere questo documento, che il Consiglio di amministrazione lo abbia fatto "obtorto collo", per adempiere a una scelta formalizzata con la risoluzione approvata nell'autunno dello scorso anno dal Consiglio regionale. Si ha netta l'impressione di un atto dovuto, fatto non con la convinzione che sarebbe richiesta per la redazione di un vero e proprio piano strategico, ma appunto di un atto dovuto in ossequio ad un adempimento formale, anche se va detto che senza quella risoluzione, oggi non avremmo neppure questo, avremmo il nulla sul quale discutere.

È vero che ad un'analisi attenta di questo documento scopriamo che è poco più del nulla, ma è anche vero - e questo è l'unico aspetto positivo - che quanto meno il piano che oggi è assoggettato al voto del Consiglio è l'occasione per riflettere su questa materia. In questo senso è apprezzabile la presentazione fatta dal Presidente, quando ha voluto sottolineare l'aspetto di un piano non chiuso, non convincente e io ho letto nelle parole del Presidente, ma anche dell'Assessore, tutte le riserve che anche il governo non può non avere nei confronti di questo piano, che è assolutamente inadeguato rispetto alla gravità che la situazione del casinò impone. Questo è talmente evidente, che i membri della Giunta si sono ben guardati bene di entrare nel merito anche perché, come vedremo, il merito è piuttosto deludente.

Credo che, ancora una volta, si sia persa l'occasione per rispondere a una domanda centrale, quella da me già posta nel corso di attività ispettiva, finora senza esito, al Governo regionale: "cosa vogliamo fare del casinò". A questa domanda non si risponde mai, un piano strategico dovrebbe rispondere in primo luogo a questa domanda: vista la situazione di mercato, viste le risorse, visti gli obiettivi di carattere pubblico, sociale, economico, di carattere finanziario, la Regione Valle d'Aosta nel 2010, 2020, 2030... vuole questo tipo di casinò. Questa risposta non c'è, e non c'è forse perché il Consiglio di amministrazione non è in condizioni di darla o di proporla, perché manca l'"input" politico dell'azionista di maggioranza, cioè della Giunta regionale che esprime la volontà dell'azionariato.

Questo è il punto centrale: quale casa da gioco ci immaginiamo per il futuro, come dovrà essere, quindi... cosa facciamo per perseguire lo scopo? E poi, secondariamente, è giusta la questione che ha posto il collega Tibaldi: gestione pubblica o gestione privata. Ma secondo me è questione secondaria alla prima domanda, sulla quale non c'è mai risposta. E allora che piano strategico è se non risponde a quella domanda? La realtà è che probabilmente sul cosa fare del casinò nessuno lo sa, si brancola nel buio: brancola nel buio la Giunta, brancola nel buio il "CdA", al quale va imputata una mancanza di proposta. Posso capire il "CdA" che rispondesse a queste nostre obiezioni, dicendo che è l'azionista che deve dire cosa vuole, e poi io "CdA" devo gestire, preparare gli strumenti per raggiungere gli obiettivi. Tuttavia, quanto meno a livello di proposta, questo documento qualcosa in più ci doveva dire!

Certo, si dice che il settore è in crisi, che la crisi è generalizzata, ma poi non si indicano soluzioni che tengano conto della realtà. E la cosa che mi stupisce maggiormente, anche perché questa proposta proviene da persone intelligenti, è la seguente contraddizione: si fa un'analisi, in realtà piuttosto a spanne, con dati e grafici, ma con poca sostanza, dove si dice che tutto il settore del gioco di azzardo è in crisi... Qual è la soluzione? Si pensa a soluzioni "minori": l'incremento, il logo, tutte cose un po' fumose che servono per riempire questi fogli di carta bianchi, ma poi qual è il nucleo centrale del piano di sviluppo? È lo sviluppo edilizio, è l'ampliamento del casinò. Si dice: "non abbiamo clienti, abbiamo minori entrate", e si amplia il casinò? Io l'ho detto un'altra volta, faccio lo stesso esempio: è come se lo "Stadio delle Alpi", che quando gioca la "Juventus" è sempre mezzo vuoto, si decidesse di raddoppiarlo; noi diremmo che sono impazziti! E infatti cosa fanno adesso? Radono al suolo il vecchio "Stadio delle Alpi" e ne fanno uno più piccolo. Di fronte a questo stato di cose, a me sembrerebbe di buon senso, in maniera coerente alle premesse di cercare di fare una struttura che stia in piedi, non di ingrandirla!

È chiaro che un conto, qui siamo d'accordo, è un ammodernamento della struttura, altro un ampliamento. È vero che è prevista una certa elasticità, forse perché non si hanno le idee ben chiare, ma si prevede un investimento significativo anche nei cinque anni, mica da ridere! A me sembra che questi siano i due cardini essenziali del discorso: non si ha chiaro cosa si vuole fare della casa da gioco, però intanto si decide un ampliamento della stessa. Queste mi sembrano le due criticità essenziali, e poi si aggiungono altre debolezze che io segnalo, anche perché approfondirle tutte sarebbe, intanto, al di là delle mie capacità, un po' troppo lungo.

Altra debolezza, lo dicevo prima: un'analisi del mercato inadeguata e superficiale, addirittura nella prima stesura del piano non c'era neanche... c'erano le famose 12 paginette! Oggi, con qualche grafico in più non mi sembra che l'analisi sia così adeguata alla gravità della crisi del settore. Un'altra debolezza, che forse va messa sullo stesso piano delle prime due: non c'è un cenno ai problemi dell'organico e del costo del lavoro... come si fa a fare un piano strategico senza una parola sull'organico e sul costo del lavoro! Si dice che il costo del lavoro è la spesa maggiore che il casinò deve affrontare, ma vogliamo squarciare questo tabù e dire qualcosa sugli organici del casinò, oppure questo è uno dei tabù che in questa regione non vanno affrontati mai? Vogliamo dirlo? Senza fare poi delle politiche necessariamente penalizzanti, ma semplicemente per dirci la verità.

La IV Commissione è stata a Lugano, è stata a Mendrisio. Ha visto, ha avuto dei contatti con i direttori, con gli amministratori di quelle case da gioco. Fanno più o meno i nostri incassi, più o meno le nostre presenze. Numero di dipendenti: un terzo, 270-300 dipendenti. Non proponiamo di licenziare, però qui, quando c'è un pensionamento, il giorno dopo ci sono due assunzioni con i soliti canali clientelari... Io mi sarei anche contentato di vedere su questo piano due righe chiare: "gli 850 dipendenti che ci sono vanno benissimo, anzi sono insufficienti, vogliamo arrivare a 1.500". Saremmo contenti, ci sarebbe più occupazione! Ma non c'è così, il piano non dice niente, dice che ci vuole una maggiore razionalizzazione, cosa giusta, ma cosa cambia se poi il costo della struttura è quello? Questo, secondo me, è onestamente un punto da affrontare, io non ho la soluzione, ma mi aspetto che chi fa un piano strategico, qualcosa su questo punto la dica! Altrimenti... che piano è? Altrimenti abbiamo l'atteggiamento dello struzzo, che mette la testa sotto la sabbia!

Altra debolezza: non si dice nulla dei rapporti che dovrebbero essere sinergici con gli altri esercizi commerciali della zona e con gli enti locali. Abbiamo un titolo, punto 1.3 a pagina 4, che dice: "Il piano si propone di raggiungere due obiettivi prioritari: incentivazione delle presenze... ampliamento della notorietà del marchio...". La realizzazione di tali obiettivi prioritari implica il perseguimento di altri due obiettivi, che sono: la valorizzazione delle risorse umane - discorso a cui ho appena accennato - e la promozione del territorio. Allora chi legge si immaginerebbe: mi leggo il piano e vedo come avviene la promozione del territorio. Invece no, casella vuota! C'è una mezza paginetta in fondo, in cui si dice che bisogna aspettare cosa propone il territorio e valutarlo... ma è un piano di sviluppo, questo, che va nel senso indicato dalla legge e va nel senso di dare una risposta alla problematicità che la situazione evidenzia? A me non sembra! A me non sembra che sia corretto questo approccio! Anche qui, lo sappiamo bene che poi gli enti pubblici e gli altri privati debbano avere un ruolo, ma io dalla casa da gioco mi aspetto che ci sia una proposta in questo senso, ci siano delle indicazioni, che si dica che si vuole fare questo piuttosto che quest'altro! Invece niente!

Andiamo avanti: si dice qualcosa sulle strategie commerciali, io non entro sul merito di questa materia, perché non me ne intendo, non so se queste indicazioni siano corrette o meno; tutti evidenziano la difficoltà nel "marketing", speriamo che le soluzioni che vengono adombrate siano di una qualche utilità. E poi, dopo gli obiettivi relativi al "marketing", c'è la soluzione forte: quella edilizia. Oggi ho colto una contraddizione su questo punto in riferimento a quello che ha detto l'Assessore Marguerettaz, quando per anticipare una possibile critica dell'opposizione dice: "guardate, anche le altre case da gioco vanno male, non è colpa nostra che non abbiamo investito, perché gli altri che hanno già investito, vanno male lo stesso". Ma questo ci dovrebbe fare dire: "facciamo anche noi quella strada? Investiamo anche noi così tanto, spendendo solo per i 5 anni 56 milioni di euro, per poi dire fra 5 anni che quella strada non andava bene perché i risultati non sono cambiati? Doveva essere un motivo di riflessione ulteriore, non una giustificazione se gli altri hanno fatto gli investimenti che adesso noi faremo nei prossimi 10 anni e non hanno avuto risultati significativi; fra l'altro, in una situazione di competitività assai più difficile, in alcuni casi, perché trovo simpatico quando qui si dice che il nostro casinò ha subito la concorrenza forte dei Casinò di Lugano e di Mendrisio soprattutto nell'area milanese e lombarda... ma allora Campione cosa dovrebbe dire che ha Mendrisio a 20 km. e Lugano a 40 km.? È nella stessa condizione in cui ci facessero due casinò, uno a Ivrea e uno a Borgofranco! Bisogna stare attenti prima di fare certi paragoni, perché bisogna vedere le condizioni in cui sono gli altri.

Questa ipotesi edilizia poi... ho dei dubbi sulla praticabilità di queste soluzioni, a me sembra che si facciano "i conti senza tanti osti"! Sono possibili degli ampliamenti verso le strade, senza rispetto delle distanze legali? Non ci sono solo gli accordi di programma da fare con la Regione, mi sembra che ci siano i Codici della strada, e io spero che sia stata fatta questa verifica! Ho molte perplessità. E poi è comunque una fattibilità costosissima, anche se le cifre sono a spanne, e anche qui non possiamo dirci soddisfatti di un documento in cui si indica che le spese sono "in larga massima" pari a "circa"...eccetera. Questo fa emergere una riserva mentale grande come un casinò... Infatti nella prima versione c'era una frase che, quando l'abbiamo letta in IV Commissione, ci ha fatto sobbalzare dalle sedie, era scritto che per serietà non si davano dati sugli investimenti e sui tempi... ma che serietà è questa! Poi si è cambiato, ma visto che non si conoscevano i dati, a spanne si è indicata qualche cifra, che è piuttosto consistente. Altro che poco serio dirlo, sarebbe stato serio invece fare delle analisi più approfondite su questo punto!

Venendo alla prima fase - lasciando perdere la seconda, su cui c'è il buio più totale ed è eventuale, fra l'altro - l'intervento edilizio costa 56 milioni di euro, forse fa più impressione dire che costa 100 miliardi di lire. Ma 100 miliardi di lire come vengono recuperate? Qui c'è una storia divertente che viene scritta: "viene fatto un calcolino", si dice, "che se ogni giocatore spende un "x" di euro in più, in "tot" anni ammortizziamo e abbiamo recuperato 100 miliardi"... ma come si fa a scrivere una cosa del genere? Ma chi ci crede a una cosa del genere? È quindi uno scenario che viene rappresentato in maniera approssimativa.

Un ultimo punto, che a mio giudizio fa emergere un'ulteriore debolezza: il discorso - a cui ha già accennato il collega che mi ha preceduto - dei beni che riguardano l'accerchiamento, del "Billia"... a questo riguardo non c'è una parola! Certo non spetta al "CdA" decidere se la Regione vuole comprare il "Billia" e i beni che costituiscono l'accerchiamento, però la vogliamo dare un'indicazione? Cosa pensa il "CdA"? Non credo che sia irrilevante per un "CdA" avere a disposizione quei beni o non averli, e penso che per serietà sarebbe stato più opportuno dire: se otterremo il "Billia", le prospettive sono queste, se non lo otterremo, faremo queste cose. Sembra di capire che il piano è impostato senza il "Billia", ma se poi il "Billia" arriva, cosa ce ne facciamo del nuovo albergo con 50 suites? Vorrei capire, perché ci sono, lì, centinaia di camere e da chi verrebbero riempite? Questa è una risposta che se non il "CdA", la Giunta dovrebbe dare. Non c'è forse una duplicazione? È sufficiente per superare la duplicazione dire che si tratta di un'integrazione, che una cosa non esclude l'altra? Ma siamo seri! Se si fa una cosa, non si può fare l'altra! Questa Regione ha tante risorse, ma non ha ancora risorse infinite, non può ristrutturare tutto, comprare tutto!

Credo che non sia difficile qualificare questo piano come del tutto inadeguato, è un piano superficiale che non risponde ad alcuna delle domande essenziali, che la crisi del casinò pone. Può essere uno spunto per una discussione, però credo che rispetto al casinò una riflessione più seria di quella che è stata fatta con questo documento sia da fare, altrimenti la linea al ribasso è tracciata ed è irreversibile.

Oggi, dal punto di vista politico, dobbiamo sgombrare il campo da un possibile equivoco; non vorrei che l'approvazione di questo piano diventasse un alibi per il Governo, che potrà dire: "ma noi ci stiamo muovendo, abbiamo approvato un piano di sviluppo". Un piano di sviluppo di questo tenore temo che non ci darà alcuna mano ad individuare delle strategie per risolvere la crisi del casinò.

Chiudo con un'ultima osservazione, una curiosità di carattere politico. Dicevo che in IV Commissione i giudizi negativi su questo piano sono stati unanimi, "trasversali", come suol dirsi. Fra i giudizi più teneri c'era quello di osservare come il piano non fosse un vero piano, ma una serie generica di intenti, tant'è che i commissari di maggioranza lo votarono - ormai si era a scadenza anche dei termini - con l'intenzione di riprendere la discussione in Consiglio, pur largamente insoddisfatti. È interessante, alla luce del nuovo quadro politico, capire se queste perplessità ci siano ancora o siano state rimosse dalla normalizzazione politica. Chissà se questa "congiura di Palazzo" consentirà ancora ai Consiglieri di maggioranza di dibattere e di esprimere le proprie osservazioni rispetto a questo documento, oppure - ed è la domanda che vi pongo - se la cappa dell'accordo al vertice che coprirà molte frizioni latenti, sconsiglierà a molti Consiglieri di maggioranza di intervenire nel dibattito e, invece, consiglierà loro un penoso silenzio.

Presidente - La parola al Consigliere Comé.

Comé (SA) - Vorrei iniziare con una piccola riflessione sulle nuove deleghe che sono state ripartite con la deliberazione di Giunta n. 2083 e lo sdoppiamento della figura che c'era prima, nella figura del Presidente e in quella dell'Assessore. L'Assessore Marguerettaz si ricorderà che io, un anno e mezzo fa, avevo sollevato con un'interrogazione il problema e avevo fatto la battuta "del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo", perché lei andava a ricoprire 3 figure nella stessa persona. Noi esprimiamo quindi un giudizio positivo sul fatto che c'è di nuovo questo sdoppiamento, c'è chi gestisce e chi controlla.

Per quanto riguarda il piano di sviluppo, la legge n. 36/2001 costitutiva della S.p.A. per la gestione della casa da gioco stabiliva l'approvazione del disciplinare, che regolava i rapporti fra Regione e la costituente società "Casinò de la Vallée". Tale disciplinare fu approvato nell'aprile 2003 e, sfogliando i 22 articoli, si legge che entro i 90 giorni successivi doveva essere presentato, poi approvato dal Consiglio regionale, il piano di sviluppo. Di giorni ne sono passati 690 e in commissione consiliare sono stati presentati più piani, uno solo verbalmente, poi abbiamo visto invece 2 piani che ci sono stati presentati, un primo piano, poi ritirato, e poi l'ultimo, quello del 16 maggio 2005: questi piani, però, non sono mai approdati in Consiglio. Tale ritardo avrebbe potuto essere compreso se l'azienda avesse goduto di ottimo stato di salute, che quindi non aveva necessità di azioni di rilancio, mentre la realtà ci dice che lo stato di salute è cagionevole e che vi è una progressiva regressione in termini di presenze e di incassi.

Il piano di sviluppo approvato il 16 maggio presenta in modo più articolato e documentato rispetto alle precedenti edizioni le iniziative necessarie per un rilancio della casa da gioco: ciò al fine di facilitare il compito degli azionisti che, in caso di eventuale condivisione, dovranno stanziare le somme necessarie alla sua realizzazione. Rispetto alle caratteristiche adottate per la costruzione del piano non si condividono quelli inerenti all'indipendenza delle iniziative ivi previste da eventuali benefici derivanti da azioni di promozione sul territorio, svolti da enti istituzionali e/o da privati, certamente auspicabili ma non vincolanti.

Il "CdA", nella predisposizione del precedente piano, si era prefisso di trasformare l'immagine attuale del casinò - oggi grande tempo dell'azzardo - in produttore instancabile di divertimento, abbinato ad eventi e manifestazioni che contribuiscano a dare impulso anche al turismo locale. Tale intenzione sembra ora essere superata dal piano in esame, che ipotizza, sulla base di un'analisi più articolata, di garantire livelli di efficienza, di qualità e di competitività nei confronti di altre case da gioco, creando nuovi spazi da dedicare in primo luogo all'ampliamento delle aree di gioco, di intrattenimento e di ospitalità e di una migliore organizzazione interna. In questo modo il tempio dell'azzardo si trasforma in un gigantesco monumento al gioco di azzardo, mentre sarebbe auspicabile integrare i necessari - ma più moderati - nuovi spazi all'interno della casa da gioco con le strutture esistenti sul territorio, collegando l'attività di gioco a un concetto di divertimento più in generale, quale il benessere, l'intrattenimento, lo sport e quant'altro paesi e ambiti viciniori già possono offrire.

Il "CdA" ha proposto le iniziative per rilanciare l'azienda, che amministra, mentre il nostro compito è diverso e ben più esteso; noi dobbiamo fare in modo di inserire fra le molteplici offerte che la Valle d'Aosta presenta ai propri visitatori anche la possibilità di frequentare una prestigiosa casa da gioco. Inserendo nel piano le strutture già esistenti, si potrebbe conseguire un netto contenimento degli incrementi volumetrici degli edifici da ristrutturare, incremento che, stante la proposta del "CdA", determinerebbe un pesantissimo impatto del sito ove già oggi insiste la casa da gioco. In merito spiace dover accertare che nel documento in esame non è indicata la funzione riservata al "Grand Hôtel Billia", quasi che tale struttura sia marginale nel contesto del piano di sviluppo, che invece ipotizza di realizzare una struttura ricettiva con un numero limitato di livello molto elevato per offrire alla clientela con potenziale di spesa più elevato un gradevole soggiorno a Saint-Vincent, potendo usufruire di eccellente ospitalità grazie ai servizi di massimo confort, comodità e prestigio.

Insomma, il pensionamento dell'"Hôtel Billia" è insito nei temi svolti dal "CdA", ma tale concetto sembra irragionevole in relazione al provvedimento con cui è stato approvato lo stanziamento di 54 milioni di euro destinati all'acquisto del "Grand Hôtel Billia" e proprietà attigue. Bisogna capirci e dirci se tale impostazione è immaginata per marginalizzare la funzione del "Billia" in modo strumentale alla definizione dell'annosa vertenza in atto, oppure se il "Billia" è talmente degradato da non più integrarsi nei progetti di sviluppo immaginati dal "CdA".

Le nostre decisioni sono condizionate dal basilare concetto di prudenza che limita l'azione dell'amministratore pubblico, e non possono esimersi dal tenere presente l'evoluzione del mercato del gioco, sulla base dell'attenta analisi svolta dal "CdA" in relazione al cambiamento riscontrato nella tipologia e nel comportamento dei giocatori, cambiamento indotto anche dalla congiuntura economica negativa in atto. Dunque ad una situazione di mercato del gioco, che presenta una serie di pesanti incognite conseguenti ad una lunga elencazione di fattori negativi, il Consiglio ha elencato altre minacce incombenti sul casinò, nonostante le quali prospetta l'esigenza indifferibile di reagire, implementando le iniziative, nell'intenzione di incentivare le presenze e di aprire nuove opportunità di "business". In particolare, le iniziative dirette ai grandi clienti prevedono di puntare sulla qualità dei "benefits" dei servizi, guardando soprattutto all'offerta dei giochi francesi che stanno diventando un segmento di nicchia. Tale categoria di giochi dovrebbe costituire un forte elemento di richiamo della casa da gioco, valorizzando ulteriormente l'offerta, migliorando la qualità delle strutture, mantenendo attivi tutti i giochi, anche quelli con marginalità negativa, in quanto presupposto per caratterizzare il marchio "Casinò de la Vallée". Tale iniziativa è condivisibile solo nel caso in cui il marchio costituisca effettivamente un forte elemento di richiamo anche per altre tipologie di giocatori, soprattutto quelli medi e piccoli di cui aveva parlato l'Assessore che, in effetti, garantiscono la parte più consistente dei proventi dell'attività di gioco.

A giudizio del nostro movimento, le proposte di migliorare le offerte al fine di mantenere l'egemonia nei giochi lavorati potrebbe prevedere invece della concentrazione in una grande struttura di tutta l'attività di gioco, anche alla luce di altre esperienze, nell'intenzione di ridurre i volumi edificabili incombenti sul sito, di porre allo studio i fattori di positività e negatività inerenti alla delocalizzazione dei giochi americani e di quelli elettronici; settore che, secondo la rappresentazione, dovrebbe essere principale motore per l'incremento delle presenze e quindi dei ricavi. La coesistenza in una unica struttura di varie categorie di gioco ha creato, nel tempo, non poche difficoltà di rapporto con la clientela di prestigio che non gradisce un'eccessiva commistione con i giochi a connotazione più popolare.

Ciò permesso, il nostro movimento ritiene di dare un giudizio positivo di massima alla realizzazione delle prime 3 fasi del piano di sviluppo. Riteniamo che si debba assumere in tempi brevissimi delle decisioni ed essere operativi; riteniamo che sia importante iniziare con queste prime fasi, quindi da parte nostra c'è un giudizio positivo su queste prime 3 fasi, anche perché sempre più sono incombenti i tentativi di aprire nuove case da gioco e ampliare le offerte di gioco anche alle sale "Bingo". Se finora questi tentativi sono stati stoppati - ne è stata la riprova anche del voto in commissione di ieri, dove c'è stato un voto trasversale fra forze di Centro-Destra e forze di Centro-Sinistra - sicuramente nel medio-breve periodo avremo dei provvedimenti che porteranno all'approvazione di nuove case, quindi noi dovremo essere preparati per fronteggiare le ulteriori concorrenze.

Per quanto riguarda invece le fasi 4, 5 e 6, da parte nostra esprimiamo un giudizio negativo, quindi non condividiamo assolutamente l'analisi e lo sviluppo delle 3 ultime fasi.

Presidente - La parola al Consigliere Praduroux.

Praduroux (UV) - La presenza della Casa da gioco di Saint-Vincent è stata per la Valle d'Aosta, dal momento della sua istituzione, fino ai nostri giorni, una risorsa importante. Bisogna considerare anzitutto alcuni aspetti fondamentali come quello economico, senza dimenticare il profilo occupazionale. A questi primi due aspetti va poi aggiunto quello legato alla promozione dell'immagine della Valle d'Aosta e della qualificazione dell'offerta turistica, del tempo libero e degli spettacoli per l'intera regione.

L'attività svolta dalla casa da gioco si è tradotta in una fonte di reddito che ha consolidato l'autonomia finanziaria della nostra Regione. In questi anni si è registrato un periodo non facile per la casa da gioco: sono stati infatti anni caratterizzati dal contenzioso che si è risolto in maniera favorevole per la Regione. A questa situazione di tipo conflittuale si deve poi aggiungere la difficile e critica congiuntura economica a livello nazionale ed estero che ha toccato l'intero settore del gioco. Malgrado queste difficoltà, la casa da gioco ha saputo traghettare la delicata fase in modo positivo. La successiva acquisizione di beni e strutture e la creazione della nuova società ha aperto una nuova fase, per dare rinnovato impulso e chiarezza di rapporti e competenze. È necessario proseguire su questo cammino per garantire strumenti adeguati ed ogni condizione utile, con l'obiettivo di consentire alla casa da gioco di disporre di nuove e concrete prospettive di sviluppo, che consentano di rimanere al passo con l'evoluzione della domanda e in grado di competere sul mercato del gioco, dell'intrattenimento e del tempo libero.

Il piano di sviluppo che viene presentato si inserisce appunto in questo binario. Si tratta di un progetto che possiamo definire "realistico" e che può tradursi, senza idee "faraoniche", in soluzioni concrete e adeguate alla realtà della Casa da gioco di Saint-Vincent. In particolare l'articolazione delle varie fasi nelle quali è strutturato questo piano di sviluppo consente di intervenire in tempi brevi in quei settori che, nell'immediato, richiedono la presenza di rinnovamento nelle infrastrutture esistenti o nella disponibilità nel breve termine di nuovi spazi di lavoro e di accoglienza per la clientela.

A corredo del "dossier" contenente il piano di sviluppo che stiamo analizzando, è fornita una serie di analisi che deriva dall'indagine di mercato. In base a questi dati aggiornati è possibile delineare le tendenze della clientela e, di conseguenza, le esigenze che si sono manifestate nell'ultimo periodo, senza che sia stato possibile finora attuare un intervento adeguato per soddisfarle. La previsione e la progettazione per la realizzazione dei nuovi settori tiene conto di tali analisi di mercato, delineando una struttura che va nella direzione di accogliere le necessità riscontrate, per andare a fornire una dotazione di spazi e di servizi indispensabili per soddisfare l'obiettivo di rilanciare l'attività della casa da gioco. La proposta progettuale si traduce quindi in una organica proposta di sviluppo, che parte dalle esigenze concrete che non possono essere rinviate.

Il piano di sviluppo in esame tiene conto degli interventi che si sono succeduti in questi anni, andando a migliorare la situazione, perché viene finalmente fornito un quadro di intervento globale e dettagliato con un maggiore coordinamento delle opere da realizzare negli spazi da riorganizzare. Va poi sottolineato che, a fronte degli investimenti e delle opere realizzate dalle aziende concorrenti, è indispensabile che anche Saint-Vincent possa contare su un adeguamento della propria offerta che deve poter contare su strutture moderne. Si tratta di un'occasione per promuovere un'importante opportunità di sviluppo che viene strutturata con una progressione modulare, sia in termini di tempistica per la realizzazione, sia in termini di strutture da creare. Si aprono così nuove possibilità di offerta su vari fronti: da quello di nuovi spazi per i giochi elettronici alla disponibilità di avere una struttura adeguata a livello delle iniziative che si intendono promuovere. Più in generale, è possibile poi osservare che la serie di interventi in programma nel piano di sviluppo tende a migliorare la disposizione dei vari settori, oltre che l'accesso, la logistica e la funzionalità complessiva. Va infine ricordato che sarà assicurato un notevole passo in avanti per quanto riguarda anche il "look" e l'ammodernamento delle dotazioni e dei servizi, dopo anni in cui la struttura ha ormai dimostrato il segno dei tempi.

Si tratta, in definitiva, di un piano di sviluppo che non può certamente essere considerato come un punto di arrivo, ma che deve essere visto invece come un punto di partenza e dovrà essere attuato con attenzione e programmazione per rispettare la tempistica, pena la sua inefficacia nel breve termine, proprio là dove è importante intervenire in modo puntuale - e non dispersivo - per rimanere al passo con la concorrenza.

Presidente - La parola al Consigliere Fiou.

Fiou (GV-DS-PSE) - Per affrontare un ragionamento sul futuro del casinò, anch'io ho bisogno di ripuntualizzare il contesto in cui inserirlo, perché la "vicenda Casinò" è caratterizzata - se non condizionata - da un percorso che non inizia oggi. Tenterò di schematizzare brevemente questo percorso, ovviamente senza andare così lontano come ha fatto il Presidente.

Il mio punto di partenza si può collocare al momento della scelta della Gestione straordinaria, scelta come strumento per tenere aperta la casa da gioco durante una lunga fase di contenzioso, seguita al tentativo non riuscito di gara europea per assegnare la stessa ad una gestione privata. Il decennio di Gestione straordinaria, oltre dai numerosi contenziosi aperti dai Lefèbvre, è stato caratterizzato anche da tentativi di utilizzare i beni del cosiddetto "accerchiamento" per lucrare o per tentare di soffocare l'attività della casa da gioco. Lo stesso periodo ha visto anche parecchi tentativi, anche questi sobillati a volte dagli stessi Lefèbvre, per mettere in discussione le competenze regionali in materia di casa da gioco. La situazione di incertezza derivante da tutto ciò ha di fatto reso impraticabile qualsiasi programma di sviluppo.

La conclusione del contenzioso principale con Lefèbvre ha riaperto per la Regione la possibilità di impegnarsi per un rilancio dell'azienda e di chiudere con l'esperienza della Gestione straordinaria; però questa lascia in eredità, malgrado le difficoltà incontrate, un'azienda in piedi, competenze regionali consolidate. Di fianco a questa eredità ce n'è un'altra che giudicherei non positiva: i forti ritardi per l'adeguamento dell'offerta di giochi in funzione di un mercato fortemente in evoluzione e un conseguente declino di ruolo della casa da gioco; ritardi anche nell'adeguamento delle strutture.

C'è poi un altro aspetto dell'eredità di quella fase, cosa già segnalata da altri interventi, con cui un progetto di sviluppo dell'azienda deve fare i conti: la situazione organizzativa interna, così come si è venuta a determinare, a causa anche di un utilizzo del casinò come ammortizzatore sociale, cioè come sbocco occupazionale, non sempre in funzione di una reale ottimizzazione delle risorse professionali interne. Non voglio dare su questo un giudizio di merito. Ci sono state sicuramente situazioni sociali che hanno giustificato una serie di scelte, però se oggi vogliamo parlare di interventi per dare un futuro al casinò, penso che non possiamo esimerci anche da un impegno di razionalizzazione della sua organizzazione, finalizzata all'economicità e alla funzionalità della gestione. Questa esigenza rischia di entrare in conflitto con logiche autoreferenziali dei vari gruppi interni, preoccupati a volte di salvaguardare lo "status quo", fatto di ruoli consolidati, di rapporti di potere interno... quando non di "orticelli"!

Ho sentito il bisogno - come dicevo - di ridelineare il percorso e le questioni con cui il piano di sviluppo deve fare i conti e che sono ovviamente le questioni con cui la "Casinò de la Vallée" ha dovuto misurarsi fin dalla sua costituzione, cioè come modulare la propria offerta di giochi per consolidare quote di mercato che stanno invece drammaticamente assottigliandosi, come innovare strutture e organizzazione per innalzare la qualità dell'accoglienza (e quindi rendere più gradevole l'accesso a tale offerta), come ottimizzare i costi di gestione di un'azienda che evidenzia segni preoccupanti anche su questo piano... Il piano di sviluppo dovrebbe rispondere a queste esigenze.

Il piano in discussione risponde a queste esigenze? L'ultima versione, quella all'ordine del giorno, parte da una ricerca sull'evoluzione del mercato del gioco che meriterebbe qualche approfondimento in più - così come è già stato più volte sottolineato -, ma che evidenzia una crescita delle proposte alternative ai casinò accanto però al permanere di uno spazio riservato a questi, composto da una clientela che ama vivere l'emozione del gioco in un contesto fatto anche di ritualità, di esclusività e di appartenenza ad un certo ambiente, clientela che non si accontenta dello sportello del botteghino del lotto o della macchinetta del bar! Questo spazio riservato è però assediato da una forte dinamicità delle proposte alternative, mentre i casinò si caratterizzano per una stasi di proposta: dopo l'introduzione dei giochi elettronici ben poco è stato proposto di nuovo, salvo qualche intervento per intercettare meglio i flussi dei giocatori. Accanto alle analisi sulle percentuali di accesso alle varie proposte di gioco, la bozza di piano si sofferma anche a considerare l'andamento delle preferenze dei vari giochi proposti dai casinò, evidenziando un calo generalizzato per i giochi tradizionali (vedi francesi).

Ultimo aspetto preso in considerazione è relativo alla collocazione della Casa da gioco di Saint-Vincent rispetto ai bacini di utenza, collocazione che la penalizza rispetto ad altri casinò; le maggiori distanze dai bacini di utenza obbligano ad un programma di intrattenimento e di accoglienza alberghiera più impegnativo e costoso rispetto agli altri casinò.

Da questo quadro complessivo il piano sottolinea la necessità per Saint-Vincent di ricostruirsi un proprio spazio di mercato, tenuto conto di tutti i dati che il quadro stesso presenta, e lo fa proponendo la scommessa dell'ampliamento della base dei giocatori con - a sorpresa - un rilancio dei giochi lavorati, anche se questi sono in difficoltà. Posso capire la proposta se è giocata in termini di valorizzazione dell'immagine complessiva dell'offerta, anche se il piano poi sottolinea che questi giochi potrebbero essere in difficoltà. L'altro aspetto della scommessa dell'ampliamento è sull'abbassamento dei minimi di giocata per aumentare, anche in questo caso, il numero dei giocatori che si interessino ai giochi. Il secondo punto è rilanciare producendo occasioni di divertimento; il terzo, rafforzando il marchio anche con lo sguardo a innovazioni tipo brevetti, "marketing", "web", gestione di nuovo casinò... Tutti questi temi, pur indicando una direzione di marcia, rimangono però a livello di intenzioni, non sono tradotti in passi e tempi concreti, non c'è da parte del "CdA" l'assunzione di precisi obiettivi da realizzare con precise iniziative, definite nei modi e nei tempi, quindi anche con l'assunzione della responsabilità della realizzazione di quanto proposto.

C'è poi una questione che mi disorienta nello scorrere l'elenco di queste intenzioni, l'elenco delineato nel piano: questo dubbio mi viene ricordato dalla formulazione dell'obiettivo della produzione di occasioni di divertimento. È chiaro che non voglio mettere in discussione l'opportunità che il casinò produca in proprio, al suo interno, occasioni di divertimento per attirare la clientela, ma mi stupisce che non sia presente una forte attenzione al legame casinò - territorio, casinò - proposta turistica della regione che qualcuno ha già sollevato.

La Regione, che è l'azionista al 99% dell'azienda, non può rinunciare all'integrazione dello stesso nella sua proposta turistica complessiva, sfruttando tutte le sinergie fra il casinò e gli altri settori dell'offerta turistica. A me piace pensare ad offerte culturali, sportive, ludiche, che mettano in condizioni le agenzie di offrire pacchetti, dove alla visita, ad esempio al Forte di Bard, venga abbinato il biglietto di entrata al casinò o viceversa. Ecco realizzare un "parco divertimenti", come sono chiamati nelle nuove leggi i casinò: solo casinò con apertura a contributi esterni, così come, ancora una volta genericamente espresso nel piano, è estremamente riduttivo.

Proseguendo nell'analisi del piano, incontriamo il capitolo dello sviluppo organizzativo delle risorse umane. Dovrebbe essere questo uno dei temi centrali del piano di sviluppo, il più impegnativo e delicato, perché non si tratta di intervenire su strutture o scelte di gioco, ma di fare i conti con persone e professionalità, ed anche con situazioni di potere interno non sempre lineari. Ho accennato all'inizio del mio intervento che, a mio avviso, la situazione organizzativa interna - oltre ad essere travagliata da avvenimenti negativi che compaiono ogni tanto anche nelle cronache - sia inadeguata a garantire un efficace supporto all'innovazione necessaria al rilancio della casa, per cui urgenti e indispensabili precisi impegni in merito sono necessari. In caso contrario, i rischi sono di vanificare ogni sforzo programmatico e il deteriorarsi ulteriore della situazione interna. In proposito, la proposta di piano formula solo alcune intenzioni, anche queste molto generaliste: disegnare una struttura organizzativa ottimale, ristrutturare i processi organizzativi, definire le procedure organizzative fondamentali e di funzione, fare leva sulla formazione, migliorare la comunicazione interna... come realizzare questi obiettivi, come razionalizzare l'uso delle professionalità, come ottimizzare i costi della struttura non c'è alcuna indicazione operativa! Mi pare, questo, il vuoto più problematico che c'è all'interno di questo piano di sviluppo.

Discorso diverso per lo sviluppo della struttura. È vero che lo sviluppo di questa dovrebbe essere commisurato a precise previsioni di offerta del gioco e del divertimento ed altrettanto precise esigenze organizzative, cose che invece rimangono in aleatori limiti di definizione. È però altrettanto vero che anche un atteggiamento attendista, che si faccia carico di tenere aperta la casa da gioco, non può fare a meno di un ripensamento delle strutture. La proposta contenuta nel piano cerca di dare una risposta globale, utile a rispondere in prospettiva a tutte le esigenze che potrebbero sorgere e anche a dare risposte rispetto a trattative complesse che ci sono sui beni dell'accerchiamento. La stessa dovrà però fare i conti con compatibilità ambientale, costi, esigenze vere di sviluppo che si presenteranno man mano che passa il tempo. Però l'articolazione in fasi di questo progetto di sviluppo ci permette di misurare i passi in funzione delle esigenze reali e lasciare aperta la strada anche alle alternative che si potranno presentare (vedi appunto l'acquisizione dei beni dell'accerchiamento). Su questo settore la definizione abbastanza realistica delle scelte, dei costi e dei tempi ci permettono decisioni con riferimenti concreti.

In conclusione, un piano di sviluppo bisognoso di maggiore definizione per quanto riguarda l'articolazione dell'offerta di gioco e l'impegno sui settori innovativi; un piano di sviluppo carente per quanto riguarda l'indicazione di sviluppo organizzativo. Su questi aspetti, fra l'altro, specificatamente finanziati con le percentuali degli incassi riservati alla gestione (questo lo sottolineo perché sembra che andiamo ad approvare solo i nuovi finanziamenti che riguardano le strutture, mentre, non dimentichiamo, che stiamo finanziando la gestione!, che vuol dire finanziare tutte le scelte che si fanno su questo piano) allora su questi aspetti, dicevo, a mio avviso, il "CdA" dovrebbe garantire all'azionista obiettivi operativi ben più precisi di quanto proposto. Sugli stessi mi pare debba essere garantita una seria fase di approfondimento, ma qui non faccio altro che condividere quanto detto dal Presidente.

Per quanto riguarda lo sviluppo delle strutture, vista l'urgenza di intervenire per evitare il rischio di ulteriore degrado qualitativo dell'accoglienza, ritengo che approvare e finanziare le prime fasi previste nel programma sia indispensabile.

Presidente - La parola al Consigliere Salzone.

Salzone (FA) - Presidente Caveri, Assessore Marguerettaz, dopo aver ascoltato anche l'intervento del Presidente sulla nascita del casinò, che credo sia importante, per mettere le basi per un discorso sull'importanza, che il casinò ha avuto e avrà ancora nell'economia della nostra società (mi rivolgo all'Assessore Marguerettaz, partendo proprio da un concetto che lui ha espresso nel suo intervento iniziale).

Possiamo pensare tutto, meno che, facendo anche una buona ristrutturazione, si possa cambiare lo sviluppo del casinò. Non è questo l'aspetto più importante! Credo che vada fatta un'analisi quasi di tipo sociologico sul cliente potenziale del casinò. I metodi anche del gioco sono cambiati, ma - come è stato detto - il gioco è in aumento nella nostra società, ecco perché è fondamentale andare a verificare quali sono le persone che si approcciano a questo tipo di gioco e creare intorno una struttura capace di renderla agevole rispetto a questo tipo di giocatore.

Il piano di sviluppo arriva nel momento peggiore, perché sono troppe le incertezze, fra breve ci troveremo nel libero mercato. L'obiettivo? Il motto è "trapattoniano": primo, non prenderle! Queste sono affermazioni non mie, sono del "CdA" fatte nella IV Commissione a cui ho partecipato. Abbiamo atteso per 2 anni questo piano di sviluppo, infatti la deliberazione del Consiglio risale al 14 aprile 2003; un piano che ha avuto, nel suo travagliato iter, diverse modificazioni sostanziali, anche sotto l'incalzare della IV Commissione. Si è passati infatti da una fase in cui si erano posti degli obiettivi di rilancio senza però un'analisi approfondita, senza un'accurata ricerca di mercato, senza la valutazione delle risorse necessarie e i tempi per attuare una politica di rilancio degna di questo nome.

Oggi però abbiamo il nostro piano che pone ancora una serie di riflessioni, soprattutto sotto l'aspetto urbanistico, rimane comunque una base di partenza che consente un'analisi dettagliata che ci auguriamo proficua nell'interesse generale. Il piano di sviluppo ha lo scopo di migliorare la funzionalità della gestione e la sua redditività, attuando i necessari investimenti. Negli obiettivi prendiamo atto di alcune enunciazioni di principio che si rifanno alla promozione del territorio, ma anche qui va capito bene perché il piano di sviluppo non spiega esattamente cosa vuole dire; fra queste, il rilancio del marchio aziendale è una cosa molto importante, soprattutto in virtù del fatto che sento troppo spesso questa paura dell'apertura di altri casinò. Ricordo che, in passato, quando ho gestito dei locali notturni, sovente i miei soci erano preoccupati quando nasceva una struttura uguale; io invece ho sempre pensato che altre strutture siano utili a invogliare la gente ad uscire di più: in quel caso era andare a ballare, adesso è andare a giocare. Ecco perché il marchio è fondamentale, perché se il marchio ha valore, se migliore è il casinò, la gente importante verrà nel miglior casinò.

Proseguendo, la valorizzazione delle risorse umane: anche qui ci sarebbe da fare un lungo discorso, non è per dare ragione al collega Curtaz, ma seriamente bisogna porsi il problema! Se abbiamo un'attività del casinò che è dimezzata, vista la congiuntura, rispetto al passato, il problema bisogna porselo! Non è che stiamo dicendo che bisogna licenziare la gente, ma ci sono metodi, si può pensare anche a forme di prepensionamento e sviluppare in altri settori, magari intorno, possibilità ulteriori; anche la ricerca di un metodo che consenta di aumentare le presenze, senza peraltro illudersi, che si possa tornare nel breve ai ritmi di un tempo.

Per quanto riguarda l'aspetto più prettamente tecnico del piano di sviluppo, riteniamo necessario l'ampliamento della struttura, dotando il casinò di spazi adeguati per migliorare l'offerta di gioco e per creare aree da destinare a relax e a servizi di eccellenza per ristorazione e intrattenimento. Ben venga, quindi, il Salone delle manifestazioni con una capienza di 500 persone, così come ci pare degno di attenzione il fatto di rivolgere un'ulteriore attenzione agli ospiti importanti, ma anche ad un ampliamento del casinò che risulti flessibile o versatile e che possa prevedere progressivi incrementi di volumetria, qualora ce ne fosse la necessità.

Siamo meno convinti nella costruzione di un "Billia bis" - adesso non so se ho capito bene -, ma creare un'altra struttura di quel genere, bisogna fare i conti anche con i costi e capire se è veramente necessario. Non mi pare che in questo momento sia opportuno spingere ulteriormente su un settore di questo genere, quando c'è in ballo già il discorso del "Billia"! Tutto questo però non potrà neanche prescindere dall'acquisto da parte della Regione dei beni del cosiddetto "accerchiamento". Un piano di sviluppo quasi parallelo - direi - con il coinvolgimento dei Comuni interessati, ma anche di quei privati che credono in un investimento a breve - vedi le Olimpiadi del 2006, che è un fatto molto importante che ci coinvolgerà, crediamo -, ma anche interventi a lungo termine per strutture moderne di benessere e di svago.

Che senso ha oggi avere un grande casinò e non avere intorno strutture di ricezione, capaci di risvegliare il mondo della notte? Spero di non scandalizzare nessuno, ma se si vuole un casinò, ci vuole anche qualche "night" intorno. Oppure strutture di primo livello, che accontentino esigenze oggi all'avanguardia nel settore del benessere, come le terme, le "beauty farm", palestre... possiamo poi scordarci degli sport di richiamo o di tendenza come il golf, l'equitazione, il tennis? Certo è che, se a fronte di tutto ciò non c'è un impegno preciso nel settore dei trasporti, qui credo che il Presidente Caveri abbia già avuto modo di dirlo in altre occasioni e se lo riterrà opportuno potrà riprenderlo, perché secondo me questo è fondamentale: quando si parla di "accerchiamento", non si può non parlare del problema dei trasporti. Il problema della ferrovia e dell'aeroporto rimangono problemi indispensabili, se si vuole "decollare" anche in questo settore!

Ecco quale casinò intendiamo. Quando viene posta questa domanda da qualche collega, credo che il Governo debba cominciare ad essere più chiaro sotto questo profilo. Vogliamo il casinò come intende il Presidente, più nobile (lui disse in una delle prime commissioni): Sogno un giocatore che viene in Valle più per le nostre montagne che per il gioco, cioè il giocatore che viene non solo per le montagne, ma anche per le cose che ho detto io, quelle cose che si possono e si devono costruire intorno. Bene, questo lo ha detto il Presidente del Consiglio di amministrazione nel suo insediamento, non so se la pensa più nella stessa maniera, ma credo che il Governo, anche in questo senso, qualcosa dovrebbe dire! Oggi dobbiamo avere la consapevolezza che nulla è più come una volta, che non si potranno mai più raggiungere i numeri di 20-30 anni fa, è cambiata la tipologia del giocatore, ma con le persone giuste e un po' di coraggio si può rompere quella rete fatta di personaggi superprotetti del sistema, capaci solo di ostacolare un processo ormai non più derogabile di rilancio della casa da gioco.

All'interno del casinò si sono create cordate di dirigenti non più all'altezza dei loro compiti, se è vero che il malcontento anche fra i diversi settori è all'apice. Vi sono problemi sulla gestione, sul trattamento dei clienti, sull'organizzazione in generale, e questo non va bene! Anche di questo qualcuno dovrà occuparsi!

Il "CdA", rappresentato da persone di cui è riconosciuta l'alta professionalità nei singoli settori di provenienza, non dimostra uguale determinazione in questo settore; è una sensazione, non voglio dare giudizi, lo dico in termini assolutamente costruttivi. Il casinò continua ad avere un "trend" negativo, preoccupante, anche se congiunturale, e qui tutte le cose dette sono condivisibili, ma non si vedono, nel breve, atti capaci di smorzare il fenomeno negativo: è questo che mi preoccupa! Ci vuole coraggio, ma anche capacità da parte dell'Amministrazione regionale di comprendere che ci vogliono le persone giuste nei posti giusti, persone capaci di conoscere l'evoluzione che il mondo del gioco ha avuto per rilanciare un settore che, per noi, vuol dire più risorse, turismo, commercio, benessere.

Queste sono brevissime considerazioni che abbiamo voluto fare; ne avremmo tante altre da fare, perché ho partecipato a tutte le commissioni, in quanto questo è un problema di fondamentale importanza che va in proiezione oltre la legislatura. Ecco perché credo che sia importante che questo Consiglio, che il Governo, prendano atto delle dichiarazioni delle opposizioni, soprattutto quando vogliono essere costruttive e guardare oltre l'interesse del voto finale.

Riteniamo che questo piano di sviluppo sia carente sotto molti punti di vista; apprezziamo lo sforzo. Riteniamo che per le prime 3 fasi si possa andare avanti; abbiamo delle grosse perplessità per le altre, ma riteniamo di dare ulteriormente il nostro contributo nell'interesse generale della nostra comunità.

Presidente - La parola al Consigliere Borre.

Borre (UV) - Finalement le plan de développement du "Casinò de la Vallée" est soumis au débat du Conseil. Moi je l'appellerais "plan de construction", un plan réclamé depuis longtemps, prévu par le Cahier des charges approuvé par ce Conseil en 2003.

Ce n'est pas le plan que je pensais, c'est vrai, il est un projet réalisé sur une base de certitudes, certitudes minimales, qui concernent surtout l'agrandissement des bâtiments. C'est vrai, il est réaliste, il intéresse les propriétés de la Région; il a eu le feu vert de la Commune de Saint-Vincent, conditionné à 3 phases, passage fondamental pour quelconque réalisation qui soit conforme ou bien praticable selon les règles d'urbanisme de la Commune. On pourra dire qu'il est adaptable et modulaire, "conditio sine qua non" pour un plan qui trace un parcours à long terme, qui pourrait être donc adapté ou réalisé partiellement selon les évolutions dont nous ne pouvons pas connaître toutes les facettes.

C'est vrai, il est peut-être un projet faisable. Si le plan Trentaz avait le défaut de voler trop haut, ce projet se limite à marcher très bas.

Un plan qui, suivant aussi les suggestions de la commission, a défini les temps et les coûts des aspects les plus urgents. Un plan finalisé à relancer l'action du casino, selon les objectifs qui sont définis de façon un peu trop simple. Ce plan de développement représente la première réponse à la nécessité d'investir pour relancer la maison de jeu, après une longue période de Gestion extraordinaire, qui, petit à petit, a découlé dans une gestion routinière qui portait inévitablement vers le suicide de la maison de jeu. J'ai quand même de forts doutes sur la validité de la réponse.

Etant donné que la "question maison de jeu" représente un thème de nature politique non indifférent et représente aussi une des raisons plus ou moins cachées du "blitz" qui a porté à une destitution, je voudrais profiter pour quelques réflexions qui pourraient être utiles pour cette Assemblée pour suivre avec plus d'attention les prochaines décisions qui concerneront la gestion de la maison de jeu.

J'avoue, avant tout, que pendant ces longues années de présence au sein du Conseil à partir de 1993, j'ai toujours fait confiance à ceux qui ont suivi le parcours de la maison de jeu, un parcours tourmenté, qui a eu quand même un résultat positif. La maison de jeu a été sauvée, aujourd'hui une loi régionale et un Cahier des charges en règlent le fonctionnement. Tout compte fait, un résultat positif pour ce que le casino représente encore aujourd'hui en termes de recettes pour le budget régional et en termes d'entreprise, qui garantit du travail et une série d'actions parallèles qui font profiter aussi l'entourage.

Je voudrais par contre m'arrêter sur les faiblesses de Gestion extraordinaire qui a vu une concentration de pouvoirs toujours plus évidente, portant à la figure de l'administration unique, Directeur général, qui répondait directement au Président de la Région. Une concentration voulue par le Conseil régional, une concentration qui aurait même pu être profitable pour une entreprise normale et qui, selon moi, a donné de bons résultats au casino, mais nous savons des liens étroits entre "politique" et "maison de jeu" et surtout des personnages politiques les plus influents du casino. Le nouveau "CdA" composé par des personnages professionnels et "al di sopra delle parti" aurait pu à bien une action de bon travail et de clarté, mais les résistances de ceux qui se sont vus - à raison ou à tort - écartés, ont alerté le monde politique. Tous ont été touchés par ces changements et finalement quelqu'un avait "l'asso nella manica", un nom qu'on ne nomme presque plus, remède à tous les maux de la maison de jeu: concentration de négativités et de vengeances, selon d'autres.

Quant à moi, je suis convaincu qu'il s'agit d'un faux problème, il faut avoir le courage de porter de la clarté dans la maison de jeu. Combien des fois le Président a pu dire, face au "CdA" ou à quelques membres d'entre eux: "faites votre travail comme il faut, dans cette direction, pour avoir tout mon appui et aussi toute ma considération"... mais nous le savons, si la politique sort par la porte, elle rentre par la fenêtre! Le travail je le considère en moitié accompli, il faut avoir le courage d'aller jusqu'au bout, même en prenant quelques risques. Je ne connais pas les récents accords concernant la maison, je préfère ne pas les connaître, mais tôt ou tard les choses sortiront.

En tant que Conseiller je veillerai que l'œuvre de clarté vraiment puisse demeurer dans le casino, que la politique fasse son travail d'adresse et de contrôle, que le "CdA" puisse gérer sans interférences, mais surtout que toutes modifications d'adresse et de perspective soient assurées par le Conseil. L'intention de la loi était de créer une société par actions qui devait représenter une solution équilibrée, pour ainsi conjuguer la rigueur du contrôle et de la coordination par l'administration publique, avec la flexibilité et l'efficience nécessaire à l'exploitation d'une société de droit privé.

Dans les interventions le Président Caveri nous a dit que le moment est venu de donner, nous, en tant que Conseil régional, des adresses plus marquantes. Le collègue Tibaldi est contraire au public, je dirais qu'une société par actions, dont le capital est détenu par l'organisme public, répond aux exigences des Valdôtains, il a été donc un choix courageux et responsable, soit pour sortir de l'impasse qui nous a bloqués pendant 10 ans, soit pour le maintien de la main d'œuvre, soit pour le revenu économique et d'image pour notre Région. Dans un monde de la globalisation, de grande concurrence, de profits comme moment unique, le risque que l'homme soit toujours moins au centre est plus fort; donc je ne partage pas l'idée de "privatisation" tout court de la maison de jeu, je ne partage même pas le fait qu'on doive réduire les dimensions du casino pour le fait qu'on a une réduction de présences. C'est là que le plan de développement devrait intervenir: faire de façon qu'avec la promotion, l'amélioration de l'accueil on puisse retourner au casino le meilleur de l'Europe.

Enfin, même si j'attends la position du Gouvernement, je déclare que je voterai ce projet de construction, car il représente aussi une première réponse aux exigences de la maison de jeu, même si relativement aux 2 premières phases. Il est quand même important que les adresses qui sont sorties aujourd'hui dans ce débat puissent représenter éléments d'amélioration pour le futur du casino et de son entourage, la Région Val d'Aoste.

Presidente - La parola al Presidente della Regione, Caveri.

Caveri (UV) - Prendo la parola in questa fase perché intendo presentare un emendamento che consentirà anche di rispondere ad alcune delle osservazioni che ci sono state nel corso del dibattito.

Intanto ringrazio il collega Tibaldi di avermi chiamato "incantatore di serpenti"...

(interruzione del Consigliere Tibaldi, fuori microfono)

... incantatore, avevo capito di serpenti e mi rifacevo al "Libro della giungla", che è uno dei libri più formativi per l'infanzia, incantatore non si sa bene... faccio una specie di asta quindi... va bene.

Ho colto anche nel dibattito qualche contraddizione, quando si dice: "siete impotenti, fuori la politica"; credo che sia giusto invece che la politica governi, probabilmente arretri dalle camarille che possono avvelenare le vicende della casa da gioco, ma avanzi nelle scelte. In questo mi ritrovo perfettamente negli interventi dei colleghi Praduroux, Fiou e Borre: avanzi quindi la politica nelle scelte, sapendo però che esistono degli elementi contradditori. Da un lato, è vero che c'è un aumento di propensione al gioco; è vero anche che in Italia ci sono le bische clandestine, cosa del tutto notoria e che dovrebbe interessare non tanto il Consiglio, quanto le Forze dell'Ordine; è anche vero però che la crisi dei casinò c'è, non ci consola, ma è bene tenerne conto anche se a noi interessa che funzioni meglio il nostro. Per questo credo che siamo tutti pronti alla critica e anche all'autocritica, senza rinnegare però questa espressione, che trovo interessante, adoperata dall'Assessore Marguerettaz, di "work in progress". Ci troviamo, nel breve volgere di 2 anni, di fronte a una serie di fenomeni: il collega Salzone li ha chiamati "sociologici", perché credo che di questo si tratti, cioè di cambiamenti repentini che ci devono far riflettere.

Non abbiamo parlato del "Billia", ma credo che la rottura dell'accerchiamento resti un obiettivo da raggiungere. Mi pare che la Giunta precedente abbia operato fino al limitare dello stanziamento di una cifra assai cospicua, quindi sul fatto che esista una volontà reale di rottura dell'accerchiamento credo non ci siano dubbi, così come credo non ci siano dubbi sul fatto che è sbagliato talvolta porre il problema se lo sviluppo debba essere introflesso o estroflesso, se dobbiamo cioè occuparci esclusivamente di quello che capita nella casa da gioco, o se il "milieu" attorno alla casa da gioco è importante oppure no. Certo che è importante, sono importanti le infrastrutture sportive, quelle ludiche, sono importanti le terme che dovranno contrapporsi al rischio della monocultura del casinò, così come è evidente che se faremo il golf, si sappia che il golfista non è un giocatore... ma può essere una scelta altrettanto felice immaginare che la grande capienza alberghiera di una zona strategica come Châtillon e Saint-Vincent abbia non solo giocatori del casinò!

La questione del privato va assunta senza ambiguità; nessuno credo debba sottrarsi ad un dibattito, ma che sia chiaro almeno il quadro giuridico di riferimento, che è l'eccezionalità del settore del gioco di azzardo. La Corte europea di giustizia è intervenuta alcune volte: ricordo una vicenda che vedeva come protagonisti lo Stato della Finlandia e un gruppo inglese che si era contrapposto alla decisione dei Finlandesi di gestire alcuni giochi direttamente come pubblico, senza fare delle gare di appalto per avere una gestione privatistica, che è uno dei capisaldi degli indirizzi di maggior mercato che vengono sotto l'impulso dell'U.E. Quella Corte ha chiarito che essendo il gioco di azzardo un settore delicato nel rapporto con il cittadino europeo, è consentito eccezionalmente che il pubblico decida di gestire in proprio il gioco di azzardo: questo significa che siamo in questa fase nella assoluta legalità, ma che il giorno in cui invece decidessimo di andare verso una gestione privata della casa da gioco, dovremmo adempiere a tutte quelle obbligazioni che ci vengono dalla direttiva degli appalti dei servizi, quindi aperti a tutti i soggetti possibili che vorranno partecipare di tutti i paesi dell'U.E.

Allora credo che oggi il problema della privatizzazione si ponga, se mai lo riterremo, essendo stato il modello della gestione in concessione privata quello che ha avuto la più lunga durata dalla nascita del casinò ad oggi, anche rispetto al casinò esistente. Quindi, oggi il casinò come connotato è appetibile rispetto a una gara di appalto? Oppure non conviene che sia il pubblico ad assestare questa situazione con una serie di decisioni che rendano questa casa appetibile, nel caso in cui la politica decidesse, e questo è un dibattito che bisognerà svolgere fra quelli, come il Consigliere Borre, contrari ad una ipotesi di privatizzazione, più portati a una gestione pubblica attraverso uno strumento che è la S.p.A., e chi, invece, magari pensa che un giorno verrà in cui conviene fra politica e casa da gioco creare una separatezza che passi dalla decisione di darla in concessione... ma non è oggi in primo piano questa questione!

In tempi brevi invece dobbiamo decidere verso dove vogliamo andare, che è l'appello che ha fatto il collega Curtaz, ed è la ragione per la quale credo vada rafforzata quella prima parte di analisi della situazione, che è stata in generale considerata "debole" dal punto di vista della comprensione reale di quali saranno i "trend" dei prossimi anni. Per fare uno studio, pur fatto in tempi brevi, bisogna avere degli elementi di certezza e sono d'accordo con quanto detto dal collega Comé, che non possiamo prescindere dal binomio casa da gioco e turismo, perché credo che dovrebbe essere normale - come capita in tutti i casinò austriaci - che chiunque vada a sciare una settimana in Austria, sa di andare una sera al casinò; chiunque vada in Olanda, sa che una delle particolarità di un certo percorso di pacchetto turistico è quella di andare una sera al casinò. Questa è una separatezza che oggi c'è: non tutti quelli che vengono qui, in vacanza, passano una serata nel casinò.

A fronte delle insicurezze che cogliamo nel documento in esame, stiamo fermi? Certo che no, perché oggi dobbiamo reagire a una serie di urgenze - emergenze, possiamo chiamarle come le chiamo nell'emendamento fase 1 e fase 2, cioè delle progettualità che hanno una corrispondenza economica, mentre la fase 3, pur essendo suggestiva, non ha al momento una declinazione di tipo economico. È come trovarsi di fronte a un progetto di fattibilità in cui oggi decidiamo di finanziare, perché bisogna dare dei segni che vanno nella logica della consapevolezza che ciascuno di noi ha quando accompagna degli amici al casinò, cioè ha un senso di obsolescenza dell'immobile. Questo non fa dimenticare tutte le questioni di sostanza interna, di una migliore organizzazione, di una capacità di vendita. Ripeto, è scarsamente consolante l'idea che in questo momento ci sia una frana che tocca in maniera complessiva le case da gioco italiane, anzi probabilmente sarà opportuno che anche con le altre case da gioco ci si interroghi, perché fra l'altro credo che cresceranno meno gli "appetiti" che molti Parlamentari dei diversi schieramenti hanno avuto rispetto alla speranza di avere nel proprio Comune una casa da gioco, perché se nel 1988 quando in Parlamento si è cominciato a discutere della legge sui casinò sulla base della sentenza della Corte costituzionale, che invitava il Parlamento a legiferare in materia, erano tutti lanciatissimi sulle case da gioco, oggi questi dati fanno da freno!

Presentiamo quindi questo emendamento, ovviamente disponibili a fare una sospensione per analizzarlo; riteniamo che questo consenta al Consiglio di poter assumere oggi una decisione politica significativa, insieme a tutte quelle avvertenze di approfondimento e a quegli impegni che verranno meglio declinati nella parte conclusiva di questa discussione dall'Assessore Marguerettaz.

Presidente - La parola al Consigliere Lattanzi.

Lattanzi (CdL) - Sì, Presidente, perché credo che si possano dire tante cose sulle parole del Presidente della Regione, ma non che non ci sia chiarezza in quello che lui vuole sostenere e portare avanti. Lo dico perché gli va riconosciuta l'onestà intellettuale di dire - presentandosi con un emendamento di questa portata -: "fermiamo un attimo le macchine", perché questo piano di sviluppo non ci convince, perlomeno nella fase finale, cominciamo a limitare gli investimenti, anche se in realtà l'80% degli investimenti previsti dal piano vengono comunque ribaditi, però limitiamoci a pianificare i prossimi 24 mesi, a fare quel "maquillage" che è necessario e indispensabile per togliere quel senso di decadenza che anche i nostri amici che portiamo al casinò possono vivere; per il resto navighiamo ancora a vista, perché il quadro generale europeo, quello italiano che comincia a delinearsi nebuloso... vediamo di prendere tempo. E questo, rispetto invece a tutta una serie di convinzioni diverse - qualcuno li ha chiamati "i piani dei sogni di chi c'era prima", o "le razzolate di chi c'è adesso" - di chi questo piano lo ha proposto.

È chiaro che con questo emendamento il piano cambia, perché non si può definire "piano di sviluppo" un'azione di tamponamento, perché questa è di fatto un'azione di tamponamento! Si decidono cioè le strategie di sviluppo del casinò: privatizzazione sì, gestione pubblica con nuovi processi di sviluppo, nuove sinergie, nuove strategie, mi limito a dire quella dei pacchetti con il percorso nella settimana della visita al casinò, che è l'emblema di un'inefficienza manageriale pubblica rispetto a un mercato privato che, in qualunque paese del mondo, non solo quelli che ha citato lei... ma se vai in Africa, ti portano nel casinò della città una sera alla settimana, la cena del posto dove c'è il casinò te la becchi! È nel pacchetto!

Noi non siamo riusciti non con la gestione ultima, ma neanche con quella straordinaria di prima, negli ultimi 15-20 anni a fare una scelta di "gestione marketing" così elementare, che forse non avrebbe risolto tutti i problemi che abbiamo adesso, ma avrebbe almeno dato il significato di una competenza di "marketing" minima per poter approcciare un possibile sviluppo!

La prima obiezione che muovo in maniera molto franca è: ma allora questo piano lo accantoniamo, nel senso che prendiamo per buone le prime 2 fasi... la terza, la quarta, la quinta, la sesta le accantoniamo, quindi questo non è più il piano del quale stiamo discutendo! Forse sarebbe il caso che lo ritiraste e lo ripresentaste con le prime 2 fasi, che non sarà più un piano di sviluppo, ma un piano di tamponamento, un piano di emergenza casinò, chiamatelo con un altro nome!

Capisco che il Consigliere Borre, adesso, dopo tanti anni, si è svegliato illuminato sulla via della "trombatura" e dice: "ah, ho capito che ho dato "confiance" a tutta una serie di scelte, che adesso non capisco più bene cosa sia successo, però ho dei dubbi"... Fidel, va bene che per nome fai fiducia, ma ho capito che la tua fiducia è finita, lo abbiamo capito tutti, hai il diritto di riprenderti la tua fiducia, ma hai detto le cose che noi stiamo dicendo da tempo, finalmente vi svegliate e allora le cose cominciano a non essere più come le avete sempre sostenute, con quell'"integralismo islamico talebano", per il quale vi facevano votare i piani che non c'erano e voi dicevate che andavano bene! Un po' di coerenza non guasterebbe, poi io capisco la tua sofferenza, non c'è nessuno che la può capire meglio di chi guarda un fedele come te del partito, che soffre e non comprende quello che nel suo partito sta succedendo! Ma l'hanno capito tutti, Fedele, cosa è successo nel tuo partito... fattene una ragione!

Dicevo, visto che questo programma, in questo momento, alla luce anche dell'emendamento che il Presidente ha presentato, si riduce notevolmente non tanto negli stanziamenti, perché qui si stava chiedendo all'azionista di spendere 100 miliardi per fare l'avvio di un processo di sviluppo - preferisco chiamarlo "processo", perché definirlo "piano" mi sembra un po' tanto! - che qualche collega ha detto essere superficiale, inadeguato, fumoso, io mi limito a dire è didattico e scolastico. Se prendiamo un laureato in economia e commercio e gli chiediamo di mettere giù degli obiettivi, delle strategie e degli investimenti, io, azionista, ti do 100 miliardi, portami un piano, credo che avrebbe fatto meglio di quanto questi "Soloni", fenomeni, pagati centinaia di migliaia di euro, ci hanno propinato!

Vi faccio solo notare che a pagina 4, nella descrizione degli obiettivi, non c'è un numero; vi posso provare a fare immaginare che cosa succederebbe se ognuno di noi fosse chiamato a gestire un'azienda privatistica come questa, l'azionista lo chiamasse e gli dicesse: "guarda, qui ci sono 100 miliardi, fammi un piano, fammi vedere cosa mi proponi". Allora (leggo): "incentivare le presenze per aumentare i ricavi..."... quanto, come, in quanto tempo... non c'è! Contenimento, fra parentesi, semmai della flessione in atto, mirando all'incremento... quanto, come: non c'è! Secondo obiettivo: "ampliamento della notorietà del marchio aziendale", cioè noi spendiamo 100 miliardi per incentivare le presenze o frenare le diminuzioni, e ampliare la notorietà del nostro marchio. Ma i numeri... dove sono i numeri? C'è qualche imprenditore qui? Fey, dove sei? Se un azionista avesse un "manager" che gli propone un piano così: "dammi 100 miliardi, che ti incentivo le presenze, provo ad aumentare i ricavi e vediamo se riusciamo a frenare almeno la flessione in atto, però ti amplierò anche la notorietà del tuo marchio"... io credo che quell'azionista lo prende a calci nel sedere un "manager" così! Ma come si fa a pagare della gente così?

Questo è un progetto di sviluppo da 100 miliardi e non c'è un solo numero, né un'indicazione di tempo; ma i piani da 100 miliardi hanno i piani a mesi e ogni trimestrale bisogna portare gli obiettivi raggiunti e gli investimenti fatti, si chiamano "verifiche di budget". Ma che azienda è che parte con un piano di sviluppo senza un numero, senza una progettualità di verifica di controllo degli investimenti e con dei ragionamenti che sono al limite del delirio mentale? Perché si dice: "spendiamo 52 milioni e una valutazione approssimativa può essere effettuata valutando il numero di presenze annue da guadagnare rispetto al "trend" attuale", poi si mette fra parentesi, "in termine di minore flessione o di possibile incremento", come a dire: "non sono sicuro che 100 miliardi mi fanno aumentare, possiamo anche accontentarci di mettere 100 miliardi per frenare le uscite. E si continua: "in grado di contribuire con la quota del riparto dei proventi lordi di competenza della proprietà (52%) alla copertura dell'investimento allocato alla proprietà stessa". Ma se voi portate una cosa del genere a uno che deve tirare fuori 100 miliardi per fare un'azienda, ma vi prende a sberle! Leonardo, agli industriali presentiamo una cosa così, a un imprenditore che mette 100 miliardi!

Leggo ancora: "calcolando l'ammortamento degli investimenti sulla base di...", e ci fanno tutto il discorsino per un totale di 4,8 milioni di euro l'anno, cioè questa cosa impatterà per ammortamento per 4,8 milioni di euro l'anno; quindi, dividendo 4,8 milioni di euro l'anno per i 104 euro annui di ritorno pro capite, si ottiene un numero di presenze pari a 47.000 - che ci dovrebbero essere -, che si possono ritenere già ottenibili al termine delle prime fasi. E io ti devo dare 100 miliardi? Io dovrei votare l'"okay" a 100 miliardi di investimento su una "spipacchiata" mentale di qualcuno che ha preso centinaia di milioni di euro per partorire una cosa che non sta né in cielo né in terra nel mercato, che può stare solo nelle stanze della politica, dove si deve presentare un piano perché la legge lo prevede, perché la Giunta deve andare avanti, perché anche i suoi Consiglieri cominciano a scalpitare, e siccome in politica e in burocrazia bisogna presentare un piano, si presenta un "business plan" ridicolo, che neanche a Disneyland lo preparano, neanche Topolino e Minnie, e noi, su questo, dobbiamo fare tutta una serie di interventi!

Prendo atto almeno dell'intelligenza lucida del Presidente Caveri, che dice: "ferma un attimo, cominciamo a decidere una cosa sola, 80 miliardi per mettere a posto gli immobili che stanno andando a pezzi; poi la "questione Billia" la teniamo in sospeso", perché vedremo come andrà a finire, se abbiamo l'opportunità di comprarla a prezzi accettabili. Ma ripeto almeno c'è l'onestà intellettuale di dire: "ascolta, il piano di sviluppo buttiamolo nel cestino, Consiglio, sei d'accordo o no a mettere 80 miliardi nei prossimi 24 mesi per rimbellire il casinò?"... perché questa è la decisione che dobbiamo prendere oggi, tutto il resto sono chiacchiere senza senso!

Allora credo che questo piano debba essere ritirato per rispetto dell'intelligenza dei Consiglieri che hanno tentato di fare un intervento su della carta che non sta in piedi, perché perfino il Consigliere Fiou, che è di Sinistra, ha dovuto ammettere che il ragionamento sulla privatizzazione, sull'ammortizzatore sociale è un ragionamento complesso, che si ha da fare. C'è la questione vera, perché un piano di sviluppo lo si fa un secondo dopo che la proprietà ha deciso pubblico o privato, e allora non parte un progetto a 24 mesi, ma parte un progetto a 5 anni, minimo, perché un azionista quando rilancia un'azienda mette 100, 200, 300 miliardi, ma vuole dei numeri e farà dei controlli! A me fanno dei controlli trimestrali sugli investimenti che mi affidano, e se mi presento con un piano così, nella mia azienda, mi prendono a calci nel sedere!

Allora facciamo un'operazione di credibilità di questo Consiglio: ritirare questo progetto, prendiamo atto di questa cosa, stralciamo le 27 pagine che non servono, teniamo le prime 10 che dicono: fase 1 e fase 2, 80 miliardi, rimettiamo a posto il casinò! Nel frattempo abbiamo 24 mesi di tempo per prendere una decisione politica: gestione pubblica, ci sarà qualcuno che dovrà dare un progetto di sviluppo serio, oppure gestione privata, si cerca la strada come l'Europa suggerisce.

L'Europa è vero che dà la possibilità, essendo gioco di azzardo, al pubblico di gestirlo, ma è una possibilità, non è un'indicazione né un favore! Anzi, mi pare che l'indicazione della CE vada esattamente in direzione diversa, ovvero nel favorire le privatizzazioni. Ma poiché il gioco di azzardo è argomento delicato, non esclude che il pubblico lo possa fare, non lo esclude, non è che lo suggerisce ed è diverso! Non lo dice "La Casa delle Libertà", lo dice la CE, dunque vi siete convinti che non è un'idea balzana privatizzare un casinò?

In America, a parte quello dei Sioux, che è sovvenzionato dallo Stato del Nevada, gli altri sono tutti privati e sarà strano, ma funzionano, così come cominciano a funzionare quelli dell'Est che ci stanno facendo "un gran mazzo", perché ci sono i privati che vogliono fare i soldi, ci sono investimenti che devono avere dei ritorni, ci sono delle politiche e delle energie che nel pubblico non ci possono stare!

Il pubblico può gestire il casinò sotto l'aspetto morale perché è argomento delicato, in quei mercati chiusi come l'Italia non è più! Noi, la nostra concorrenza non l'abbiamo da quello che aprirà il casinò a Taormina, l'abbiamo da quelli che ci stanno aprendo il casinò a 50 km. di là dalla frontiera, e che hanno tutto quello che il Consigliere Salzone diceva, perché fa parte del gioco dare il divertimento! E non stiamo incentivando la prostituzione quando diciamo che dobbiamo dare dei locali dove le persone vadano a divertirsi per poi andare a giocare, perché lo avete detto tutti che la gente non si muove più da Torino o da Milano solo per andare a fare una puntata e quelli che si muovono solo per andare a fare una puntata, o sono malati o sono delinquenti, e né i primi né i secondi sono clienti che vorremmo avere nel nostro casinò! Infatti i malati si sbranano i patrimoni e distruggono le famiglie e non vorremmo essere causa di questo, e i delinquenti vengono per riciclare i loro danari sporchi.

Allora bisogna creare un contesto - lo avete detto tutti - collegato alle grandi stazioni turistiche con la cena a Saint-Vincent nel Salone delle feste, e qui non ti dicono: "vieni a giocare al casinò", ma ti dicono: "vieni a cena al gala che è offerto, quei 50 euro sono compresi nel tuo pacchetto", che poi sono 20 euro, tu però quella sera paghi 20 euro e te ne sbrani 200, non 20.000! Questo è il contesto del turismo che noi vorremmo, quello del golfista che fa la giornata di gioco, va a fare il centro benessere alle 5 di sera e alle 9, dopo la cena alla "Brasserie" avrebbe il piacere di stare 2 o 3 ore al casinò, non come il malato fino alle 4 del mattino! Ma è chiaro che per fare questo ci vuole un processo di cultura della nostra regione sotto l'aspetto del turismo, non del casinò. Questo piano è burocrazia, non è posti di lavoro; è un progetto di investimento di 100 miliardi per rimettere a posto gli immobili e metterci in condizioni di essere almeno presentabili, ma senza modificare di un centimetro la filosofia e la strategia che sostiene la gestione del casinò ormai da 15 anni.

Questo piano non cambia di un centimetro la strategia che sta facendo fallire il casinò, perché li avete visti anche voi i grafici: i nostri sono in discesa, gli altri salgono poco, qualcuno è stabilizzato, ma non abbiamo i grafici di quelli vicini a noi che salgono del 30-40% l'anno, perché offrono cose diverse! Se questo piano non è un piano di sviluppo, perché in 24 mesi non si sviluppa nessuna azienda con un investimento di 100 miliardi... ma di cosa stiamo parlando? Non è più corretto che lo ritirano, lo rimandano ai burocrati di Saint-Vincent e dicono loro: "sentite, questa cosa qui, il Consiglio ha deciso che non interessa, in attesa di una decisione importante politica, cioè se il casinò sarà gestito dal pubblico o dal privato, spendiamo 80 miliardi per mettere a posto il "maquillage"". Questa è la decisione che stiamo prendendo adesso, non facciamo tanta altra "fufa", altrimenti i cittadini non ci capiscono e pensano che oggi stiamo approvando il progetto di sviluppo del casinò e che con questi 100 miliardi il casinò sarà salvato. Siamo tutti d'accordo che non è così, lo avete detto tutti; con questo progetto non salviamo né i posti di lavoro né il casinò, stiamo solo mettendo a posto una parte del problema, ma la ristrutturazione immobiliare è una parte delle strategie che un'azienda deve mettere in atto insieme a tante altre, che non si possono oggi prendere per rilanciare un'attività che porta alle casse della Regione centinaia di miliardi e che noi vorremmo non perdere!

Chiedo un atto di buon senso, facciamo una sospensione, ragionate: questo piano di sviluppo lo strappiamo per le 27 pagine che non stiamo discutendo, la decisione politica è in questa risoluzione della Giunta che delibera di finanziare 80 miliardi di "maquillage"; noi possiamo anche non essere contrari, però almeno c'è chiarezza sul fatto che stiamo prendendo una decisione... non è quella dello sviluppo del casinò! Lo sviluppo del casinò è altra cosa, una cosa molto più complessa che, come diceva giustamente il Presidente Caveri, in tutti i mesi che faceva l'Assessore critico, richiede delle scelte importanti e ancora oggi ha ribadito che è necessario arrivare a delle decisioni politiche.

Se la gestione è pubblica, non possiamo presentarci con 24 mesi di investimenti; se avete deciso che rimarrà pubblica per i prossimi 5-10 anni, non possiamo accettare questa risoluzione! Se, invece, avete deciso che dobbiamo ridiscutere pubblico o privato, accettiamo questa risoluzione e apriamo il dibattito su pubblico o privato, decidiamo. Se avete deciso che rimane pubblico, prevale l'idea del Consigliere Borre che non condividiamo? Bene, in questo Consiglio si approverà la risoluzione che dice che il casinò deve essere pubblico per i prossimi 5-10 anni, vi presentate con un piano di investimenti serio, dove i "manager pubblici" ricevono da noi gli obiettivi, non ce li danno loro! Noi che paghiamo, diamo gli obiettivi, i tempi e valutiamo i modi che ci propongono! Sennò è "fufa", sennò questo dibattito è inutile, noi siamo inutili, siamo pagati per essere inutili se non decidiamo!

Presidente - Se nessuno intende chiedere la parola, dichiaro chiusa la discussione generale.

La parola all'Assessore al bilancio, finanze, programmazione e partecipazioni regionali, Marguerettaz.

Marguerettaz (UV) - Credo che la discussione sia stata una discussione che, pur comprendendo le ragioni di appartenenza e pur comprendendo le varie posizioni, abbia fatto emergere una serie di considerazioni che possono essere utili per delineare le prossime attività sia dalla "Casinò S.p.A." sia dal Consiglio regionale.

Credo tuttavia sia opportuno riprendere alcune considerazioni che sono emerse; quella che riprendo per prima è stata fatta dal collega Tibaldi, perché ha fatto un'affermazione che non mi sento di condividere, ma direi che non corrisponde alla verità: è quella che ha sintetizzato dicendo che è l'autonomia che finanzia il casinò, perché è partito da una citazione del Presidente Caveri che aveva dato una rappresentazione storica. Consigliere Tibaldi, è sufficiente prendere il nostro bilancio per vedere che i proventi della casa da gioco sono 74 milioni... come potete dire che in questo momento è l'autonomia che finanzia il casinò? Se dite una cosa diversa, posso perlomeno accettarla come considerazione di parte, ma che ha una sua logica, ovvero che il casinò finanzia poco di meno rispetto alle sue potenzialità... allora sì... ma dicendo questo, contribuite a fare confusione!

C'è la gente che mi ferma per strada e mi dice: "possibile che la Regione debba finanziare il casinò"? Ma facciamo un torto alla realtà, dicendo questo! Se dite una cosa diversa, posso starci, nel senso che probabilmente si potrebbe fare di più, ma non è che il casinò è una "palla al piede"! Il casinò non è una palla al piede! È una palla al piede per la politica, perché ha tutta una serie di difficoltà, è un "dossier" pesante, egoisticamente è ovvio che è un "dossier" che comporta dei sacrifici, ma non è vero, perché il casinò, oltre a creare un indotto di circa 1.000 occupati, ha anche una sua importanza!

Collega Curtaz, sul personale già all'atto del trasferimento dell'azienda dalla Gestione straordinaria alla "Casinò S.p.a." si introdussero nella precedente legislatura tutta una serie di vincoli affinché il personale fosse mantenuto esattamente nelle proporzioni indicate, quindi non è facoltà. Anche il collega Fiou mi pare che suggerisca di ragionarci, ma non è che possiamo dire: "voi andate a casa"! Si possono fare molti ragionamenti, è tutto possibile, ma non è facoltà del gestore quella di proporre dei tagli, stante il mandato che è stato dato dal Consiglio! Se andate a vedere, queste sono le cose! Il fattore lavoro è un fattore che sicuramente è nel piano di sviluppo, probabilmente poteva essere espresso meglio, ma è il fattore che può fare la differenza. In tutti i luoghi riconoscono la professionalità dei nostri tecnici, migliore a quella degli altri casinò. La commissione è andata a vedere a Mendrisio, in Svizzera, ma tutti si accorgono che i nostri croupiers sono più bravi rispetto agli altri.

Tutto questo non è sufficiente, bisogna fare tutta un'altra serie di considerazioni, così come alcune affermazioni che ha fatto il collega Curtaz, perché mi dice: "Campione, cosa deve fare"? Campione sa quanto sta perdendo in termini di presenze da gennaio a giugno? Il 12%. Il casinò, invece, 3,93... ma è assolutamente vero quello che dice, nel senso che Campione subisce in modo drammatico la concorrenza. Noi siamo a -3,93, Campione è a 12,02 di calo delle presenze, mentre Sanremo è a -5,63 e Venezia -4,18; quindi il nostro è il casinò che in termini di presenze ha perso di meno, in valore medio il calo del settore di tutte le presenze è stato di -4,93.

Ritorno alle considerazioni del Consigliere Tibaldi. L'altro giorno è stato preso il settore gioco nella sua complessità, dicendo che non è vero che la propensione al gioco è diminuita; questo è vero, ma è cambiata completamente la tipologia di gioco, per cui con l'avvento di tutta una serie di opportunità c'è una modifica sostanziale; questa modifica sostanziale potrebbe essere addirittura più radicale. Ieri avevamo il rischio di vedere estesa la possibilità delle sale "Bingo", quindi immaginate già la concorrenza importante fatta da tutte queste macchinette che non hanno la valenza che hanno le "slot machines" che sono nei casinò, moltiplicata per 800 sale "Bingo"! Allora quando si parla del "settore", bisogna concentrarsi e capire le tipologie! Qualcuno lo ha detto, le considerazioni che faceva il Consigliere Salzone sono appropriate, di persona di mondo e persona che ha conoscenza, cioè nel tempo si andava in discoteca, ma oggi l'offerta anche del divertimento si è completamente modificata. Ci sono i disco-bar, ci sono tutta un'altra serie di offerte e quindi si modifica, e noi dobbiamo fare alcune attività per migliorare, ma tenendo conto che il settore avrà un suo ridimensionamento.

Sono d'accordo con il Consigliere Curtaz che i numeri raggiunti nel passato possano essere ripristinati. Si tratta, con questo tipo di impostazione, di mantenere la macchina in efficienza...

(interruzione del Consigliere Lattanzi, fuori microfono)

... no, questo è un ragionamento di speculazione politica! Quando si presentano dei piani di sviluppo, è ovvio che devono essere circostanziati, per cui in un certo momento, mantenere il settore di mercato, mantenere delle redditività, è un obiettivo assolutamente di livello. Dovesse presentare qualcosa del genere... anche ad Arcore le dicessero: "guardi, lei mantiene le posizioni"... le darebbero una promozione, non che la prenderebbero a calci nel sedere!

Continuando il ragionamento, anche sul discorso dei bacini non sono d'accordo, perché quello che è stato detto l'altro giorno è una cosa diversa. È stato detto che nella futura geografia delle case da gioco probabilmente verranno costruite delle case da gioco nella zona centrale o meridionale, ma questo nulla toglie alla situazione attuale. Ho detto una cosa diversa nella mia presentazione: ho detto solo che il bacino di riferimento per il casinò in questo momento fatica, quindi nulla ha a che vedere con l'evoluzione futura. Oggi l'utenza proviene da bacini che sono in difficoltà, quindi da questo punto di vista la crisi del settore "FIAT", la crisi della "Olivetti". Il Consigliere Salzone correttamente ha parlato delle vie di collegamento, ricordiamo le condizioni della Torino-Milano che ha portato danni a tutto il settore turistico.

Per quanto attiene il "Billia", nel piano di sviluppo, proprio per questo tipo di discorso c'è un passaggio che indica una serie di fasi, ma all'interno di questo dice che ogni stadio deve risultare autonomo e indipendente: questo per dimensionare conseguentemente l'incremento delle volumetrie complessive alle esigenze effettive del mercato, tenendo anche in considerazione la possibilità che la Regione acquisisca i beni del cosiddetto "accerchiamento". Non è che nel piano di sviluppo non si tiene conto: la costruzione dell'intero documento tiene conto di uno sviluppo su proprietà regionali e in una logica di non dipendere da scelte che non sono scelte unilaterali, ma sono bilaterali, quindi ci deve essere l'accordo.

Parliamo di "rabatteurs", parliamo di attività promozionali: anche lì, credo che alcuni segnali siano stati dati, non all'interno del piano di sviluppo, ma all'interno della gestione quotidiana, e lo vedremo il prossimo Consiglio con la relazione del Presidente sul bilancio del casinò come previsto dalla legge, con il raffronto nel 2003. Le spese per i "rabatteurs" sono diminuite sensibilmente, quindi questo tipo di discorso è già in atto, senza scomodare il piano di sviluppo.

Il problema che viene introdotto all'interno della discussione è: "attenzione, c'è la Magistratura", ma questo con il piano di sviluppo non ha nulla a che fare! Sicuramente sono delle criticità che vanno affrontate per quelle che sono, dopodiché la Magistratura ha tutti gli strumenti per fare le sue indagini e le sue attività e, qualora nel nostro ruolo di pubblici ufficiali - quello che mi pare lei avesse richiamato - si venisse a conoscenza di notizie di reato, è nostro dovere fare i dovuti atti e le dovute segnalazioni! Non facciamo un gran "minestrone" di tutti i temi, perché oggi stiamo parlando di una serie di interventi, abbiamo colto una serie di osservazioni che via via sono maturate nel Consiglio, non credo che sia la situazione che, in modo plateale, il collega Lattanzi mette nel cestino un piano di sviluppo; sono gesti di dubbio gusto, anche se... a ognuno il suo! Ma da quel punto di vista il documento offre alcuni elementi. Il Presidente Caveri ha detto delle cose che condivido: oggi abbiamo un piano di sviluppo e alcune fasi, queste fasi possono essere in parte licenziate e in parte meritano degli approfondimenti; ma abbiamo detto di più: questo piano di sviluppo è stato fatto con risorse interne rispetto al casinò, quindi se andiamo a chiedere uno sforzo interpretativo, questo sforzo fatto in casa è condizionato non dico da preconcetti, ma di storici che esistono alle spalle! Potrebbe essere interessante fare una valutazione esterna rispetto alla casa da gioco. Abbiamo una lettura che è stata data dall'attuale "CdA" e dalle strutture, avviamo un processo in cui affrontiamo l'argomento con delle risorse anche esterne, può essere un discorso che viene fatto autonomamente dall'azionista, senza coinvolgere ragionamenti che sono emersi.

Qui avete detto in più riprese: qualcuno ha delle rendite di posizione da difendere; no, proviamo a fare un'analisi che è estranea rispetto a queste cose! Questa impostazione può permettere un confronto anche con le forze sindacali che, in un documento congiunto, hanno formulato un giudizio in sintesi favorevole ad alcune parti e richiedono un confronto per concordare il futuro. A fronte di questo tipo di discorso, credo che questo comportamento possa permettere di avviare una proficua collaborazione con le parti interessate.

Ancora una considerazione che volevo fare rispetto all'intervento del Consigliere Curtaz, il quale pone un problema che immaginavo fosse stato superato. Dice nella premessa: ma perché il piano? È sufficiente che il collega Curtaz si rilegga la risoluzione di allora, quella citata che è stata condivisa all'unanimità, che chiariva questo passaggio! Si diceva: "visto che il casinò ha consegnato nel luglio 2003 un documento preliminare al piano di sviluppo...", e la risposta c'è nella risoluzione... quindi già in quella sede avevamo fatto chiarezza e rilanciato!

Con questo moto perpetuo di rimettere tutto in discussione sempre, alla fine si rischia di non procedere e ecco perché credo che sia un'operazione di buon senso prendere atto del lavoro che è stato fatto, sollevare i dubbi che via via sono stati sollevati, sia dal Governo che dal Consiglio regionale, e avviare subito i processi che sono ritenuti indispensabili e avviare, altresì, un ulteriore confronto per andare a definire nuove strategie e nuovi universi.

Presidente - La parola al Consigliere Curtaz, per dichiarazione di voto.

Curtaz (Arc-VA) - Voglio fare alcune osservazioni in riferimento alle repliche del Governo e soprattutto in riferimento all'emendamento, che mi sembra il fatto politico più rilevante del dibattito.

Voglio partire però da un'osservazione riguardante l'intervento dell'Assessore rispetto al piano del 2003. Credo di poter dire all'Assessore che mi aspettavo una maggiore onestà intellettuale rispetto alla domanda che avevo posto: "perché il piano del 2003 non è stato portato in Consiglio". Dire che non è stato portato in Consiglio perché in una lettera di accompagnamento era stato definito "piano preliminare", che mi pare una formula di cortesia da parte di chi lo aveva predisposto, in modo che se ne potesse discutere più ampiamente, non era quello che credo ci si potesse aspettare da un rappresentante del Governo che volesse dare una risposta seria alla vicenda!

Passando all'emendamento, che è un dato politico significativo, esso stravolge la stessa discussione che abbiamo fatto oggi sul documento in esame e, dal punto di vista politico, è una bella frenata! Una bella frenata perché si tratta di un emendamento che non fa che derubricare il cosiddetto "piano di sviluppo" a un impegno di manutenzione straordinaria. È la dimostrazione che la stessa maggioranza non ha creduto al documento predisposto dal "CdA" e, io aggiungo, non a torto, visto i difetti che il documento presenta! Se, da un lato, è un atto anche di realismo politico e forse è un emendamento che rappresenta il ritrovato equilibrio all'interno delle varie componenti dell'"UV", che su questa vicenda ha dovuto trovare un momento di sintesi fra le varie opinioni su questo cosiddetto "piano di sviluppo", perché il piano di sviluppo, sarà forse antipatico il gesto che ha fatto il Consigliere Lattanzi - a me non lo è sembrato affatto - di prenderlo e buttarlo nel cestino... metaforicamente si tratta di questo!

Dal punto di vista politico oggi dobbiamo dire che non approviamo un piano di sviluppo, ma un intervento di manutenzione straordinaria significativo all'interno del casinò! C'è un però grande di nuovo come un casinò - non come una casa - rispetto a tutte le altre problematiche che non vengono affrontate: ma quand'è che verranno affrontate? Questo il Governo non l'ha detto! In altre parole, quando ci verrà presentato - e finalmente lo si potrà discutere - un piano strategico? Ripartiamo da zero, oppure ripartiamo non da 3, come diceva Troisi, ma da 2; si faranno con i finanziamenti due fasi, però il piano strategico è tutto da fare.

Le risposte alle domande che molti Consiglieri di maggioranza e opposizione hanno posto oggi, rimangono tutte senza una risposta: quando sarà l'occasione? Su questo ci saremmo aspettati dal Governo un chiarimento, mi sarei aspettato dal Presidente un completamento alla sua proposta, cioè di fronte alle critiche emerse il piano lo accantoniamo, mandiamo avanti due fasi, poi su tutte queste questioni dobbiamo ragionare e l'occasione sarà questa o quest'altra! Oppure pensiamo che le questioni poste dal dibattito di oggi sono tutte avviate a una soluzione, indipendentemente dalla decisione del Consiglio regionale? Non penso, perché qui, condivido quanto detto dal Presidente Caveri, si tratta di decisioni politiche, ma si tratta di decisioni che vanno prese! Più il tempo passa, più la situazione può diventare difficile se aspettiamo delle proposte nei prossimi mesi in questo senso, che siano più esaustive e che sappiano rispondere alla problematicità generale che anche oggi è emersa dal dibattito!

Per queste ragioni la nostra valutazione dell'atto che ci viene proposto ancorché emendato è negativa. È negativa perché non risponde ai problemi seri, ai problemi che tutti i gruppi politici hanno evidenziato e oggi hanno rappresentato in occasione del dibattito. Un voto negativo, quindi, sperando che ci sia l'occasione di dibattere seriamente su come superare le criticità emerse nella gestione del casinò e soprattutto rispondere alla domanda essenziale della collocazione, del ruolo, dei termini di grandezza e di qualità che la Regione intende dare alla propria casa da gioco.

Presidente - La parola al Consigliere Lattanzi.

Lattanzi (CdL) - Volevo chiedere alla Giunta e al Presidente, visto che aveva dato la disponibilità di discutere su questo documento che è stato presentato, che - come ho detto prima - stravolge completamente l'impostazione del dibattito, anche sotto l'aspetto della procedura, presentare un documento che impegna il Consiglio a votare una parte di un documento che dovremmo votare "in toto"... mi pare una cosa che impone una riflessione. Che poi, dopo, questo significhi non più approvare il progetto di sviluppo, ma un progetto di ristrutturazione straordinaria e importante, non finalizzata però allo sviluppo, perché "cassando" tutta la parte finanziamenti e investimenti dei 4 punti successivi... è evidente che ci si ferma agli investimenti dei prossimi 24 mesi, che tutto sono meno che investimenti.

Voglio cogliere con disponibilità l'offerta del Presidente Caveri ad andare a capire insieme se questo documento che voi avete presentato è coerente con le procedure che volete seguire, perché a noi non è chiaro. Vi ho chiesto di chiarirlo, ma nelle risposte dell'Assessore la chiarezza non c'è stata! Diteci cosa volete fare! Secondo lo Statuto dovremmo approvare il progetto di sviluppo, non è previsto che si approvi solo una parte; se è previsto, è previsto che lo si faccia con questo documento? Approviamo per capitoli, come per la legge di bilancio?

Chiedo di poterci confrontare su questa procedura e su qual è l'intenzione del Governo; potremmo essere d'accordo sul fare gli investimenti per mettere a posto il casinò che sta andando a pezzi; gli 80 miliardi, questo è un problema di preventivi, e se si decide di fare delle ristrutturazioni, noi siamo d'accordo, poi quello che costa, costa, e non siamo noi che dobbiamo verificare quanti soldi servono per ristrutturare. Però è diverso dal discutere sul "piano di sviluppo, sì" o "piano di sviluppo, no"; anche la procedura è anomala, perché la Giunta chiede al Consiglio di approvare questo piano, ma solo una parte.

Presidente - La parola al Presidente della Regione, Caveri.

Caveri (UV) - Qui non si discute dell'opportunità o meno di una risoluzione, siamo nella fase di approvazione di un atto e la Giunta ha presentato un emendamento, la cui logica è esattamente corrispondente all'articolo 14, che parla del piano di sviluppo e cioè del disciplinare, articolo che dice: "sulla base di progetti definiti, nell'ambito del piano di sviluppo, proposto dal casinò e approvato dal Consiglio regionale".

Il dibattito odierno è stato interessante, e rispondo al collega Curtaz che nessuno è così irresponsabile da pensare che l'approvazione di due parti del piano di sviluppo, ovvero il finanziamento, che è l'atto importante che fa considerare questo strumento nella parte I e II come un progetto di fattibilità a cui dare, con tutti gli atti susseguenti, le ali, ma dicevo nessuno di noi è così insensato da non pensare che si debba dare nei tempi più rapidi possibili una risposta a tutte le tematiche che sono emerse oggi... tematiche organizzative, tematiche del personale, tematiche di rilancio del mercato!

È però anche vero che oggi abbiamo la necessità di approvare, sapendo che quando si parla di 24 mesi, questi sono comunque tempi rapidi nella realizzazione di opere come queste, noi abbiamo bisogno di girarla, questa clessidra, per la realizzazione di quella che è stata definita "manutenzione straordinaria". Ad esempio, nella fase II c'è la trasformazione del garage dietro l'entrata in una sala per le "slot machines", quindi siamo ben al di là di una manutenzione straordinaria, siamo di fronte a una scelta di sviluppo che ha già delle gambe, quindi non siamo di fronte a una situazione di semplice abbellimento di quanto, purtroppo nel tempo, sappiamo essersi degradato!

Il problema non è, collega Lattanzi, cestinare in maniera plateale - sebbene io apprezzi sempre, perché trovo che anche nella politica ci siano dei "beaux gestes" e quindi è molto suggestivo, sarà piaciuto ai miei colleghi giornalisti questo suo "beau geste" -, ma al di là di questo, quello che vorrei dire è che credo sia del tutto legittima la richiesta che viene avanzata di mandare avanti questa parte. Poi è chiaro, l'ho detto e ci tengo a ribadirlo anche a chi è nei banchi della maggioranza - penso al collega Fiou che, in maniera cartesiana, ha analizzato quanto di superficiale esiste nell'analisi del piano di sviluppo, credo che dobbiamo oggi approvare 2 fasi che danno un senso di una scelta che il Consiglio ha fatto.

Avremo, dopo l'estate, scelte più strategiche che potranno anche comportare dei ripensamenti di alcuni ragionamenti presenti nell'attuale piano di sviluppo, quella parte che oggi non finanziamo, quindi vuol dire che in questo momento quella parte è ferma. Una parte dovremo naturalmente domandarla al Consiglio di amministrazione, perché la procedura del piano di sviluppo funziona in questa maniera: "proposti da Casinò S.p.A.", e credo che se da una parte questo "proposti da Casinò S.p.A." implichi, un atteggiamento di mantenere una certa distanza, ed è la ragione per cui è nata la S.p.A., in modo da evitare tutte le difficoltà che si potrebbero creare, dall'altro è anche vero che nelle scelte che dovremo fare nei prossimi mesi vorrei - come ho detto fin dall'inizio - che avessimo noi stessi dei dati! Non che non mi fidi del "CdA" in questa fase, ma nella logica che alcune linee direttrici devono essere affidate alla politica personalmente, come Presidente di questo Esecutivo, voglio avere le idee chiare sulle ragioni sostanziali che stanno alla base di una crisi del settore del gioco di azzardo rispetto alla quale dobbiamo porci, e che oggi ci pone di fronte al fatto che, come è avvenuto a Campione, dove sono stati fatti investimenti immobiliari di notevolissima portata, a cui non corrisponde - i dati che l'Assessore ha citato lo hanno dimostrato - un aumento di clientela immediato.

Ciò detto, ripeto che oggi dobbiamo far avanzare le fasi I e II, che corrispondono a scelte che non sono di ordinaria o straordinaria manutenzione, ma sono scelte che assumono già il senso di un investimento che dia un volto nuovo al casinò, perché 40 milioni di euro non sono "noccioline", soprattutto se spesi in un ambito estremamente ristretto come quello della casa da gioco! Noi dobbiamo andare avanti con questa scelta; mi pare di poter dire che non ci siamo sottratti al dibattito, non è stato un atteggiamento di non ricevere le critiche, anzi ne prendiamo atto, molte le condividiamo, nel senso di condividere una preoccupazione comune, perché al di là del gioco delle parti che in democrazia è basilare, esiste una preoccupazione di fondo che riguarda il futuro del casinò.

Se di impegno si tratta, quindi, l'impegno è tornare su questo argomento, tornare in tempi relativamente rapidi. Normalmente si dice che ai Presidenti degli USA si danno 100 giorni di rodaggio, ora mi auguro che ci si renda conto che di fronte ad una impostazione di questa problematica, senza dare un segno di eccessiva discontinuità con il passato, perché su questo medesimo documento una discussione molto seria si è sviluppata da parte dei membri del Governo precedente e oggi queste stesse preoccupazioni sono state espresse con chiarezza, sarebbe troppo comodo, oggi, tirare il freno a mano e bloccare tutto, ma sarebbe - credo ne siamo tutti consapevoli - illogico! Noi dobbiamo andare avanti con degli investimenti che hanno una loro urgenza; ripeto: si tratta di girare la clessidra e far sì che il tempo cominci a scorrere. Dopodiché torneremo su questo argomento? Ma come potrebbe essere altrimenti! Ci troviamo di fronte ad un'azienda con 850 dipendenti, 300 dipendenti dell'indotto, non siamo così leggeri da pensare che oggi, risolta questa fase, non se ne parli più! Se ne parla, sulla base dell'articolo 14 del disciplinare, ma anche sulla base di una serie di scelte politiche che dobbiamo effettuare, che riguardano il futuro del casinò e il futuro di tutto il comprensorio di Châtillon/Saint-Vincent, ma direi in quella logica che ormai non sia solo "campanilistica" dell'intera Valle d'Aosta.

Presidente - La parola al Consigliere Lattanzi.

Lattanzi (CdL) - Avevo chiesto una sospensione. Mi rendo conto che l'intervento tende proprio ad evitare la sospensione perché al Presidente Caveri pare abbastanza chiaro il processo che si deve portare avanti e lo ha sostenuto con delle argomentazioni. Facendo queste argomentazioni, ha però confermato tutte le nostre perplessità, che non sono legate all'opportunità di spendere 80 miliardi per riqualificare il casinò, ma sono sulle affermazioni che anche voi avete fatto: che fare un investimento di 80 miliardi non è garanzia di inizio di alcun processo di sviluppo, come dimostrano Venezia e Campione. Lo avete detto anche voi, anche l'Assessore Marguerettaz ha detto, sbandierandolo per contraddire me, ha confermato quello che sostenevo: "guardate, siamo scesi meno degli altri ", e io volevo aggiungere: "e loro hanno speso centinaia di miliardi, come vogliamo fare noi adesso ", perché qual è il male endemico del fatto che le case da gioco, quelle italiane soprattutto, non riescono a competere, nonostante le centinaia di miliardi investiti in immobili, sul mercato del gioco?

Non voglio essere né presuntuoso, né sbruffone, non c'è mica bisogno di prendere l'ennesimo studio di consulenza aziendale esterno per capire cos'è che non funziona a Saint-Vincent o a Campione! Sa cos'è che non funziona? Che quando si mettono centinaia di miliardi su un investimento e non c'è nessuno responsabile, se non per patronato politico, per cui le teste saltano solo se sei allineato o non allineato ad una certa corrente di potere, quindi non sei valutato per i risultati che porti, ma sei valutato in funzione di una corrente di potere, per cui Trentaz rimane lì, blindato, finché qualcuno lo sostiene, quando non c'è più qualcuno che lo sostiene, Trentaz salta!

C'è poi un "CdA" che viene di nuovo instaurato con una logica di spartizione degli equilibri, prendendo i migliori professionisti di qualche settore, comunque fiduciari di una certa linea politica, che si paralizzano uno con l'altro perché c'è una paralisi nella Giunta. Ma vogliamo prendere uno studio di consulenza, per raccontare a tutto il mondo quanto in Valle d'Aosta non siamo capaci di fare economia o per farci dire che il casinò non funziona pur prevedendo investimenti miliardari... perché c'è un apparato gestionale che non paga se non fa risultati, nel senso che prende i suoi emolumenti per centinaia di milioni, che fa con il casinò tutti i propri "porci" comodi, senza che nessuno dica nulla, perché fa parte di una certa corrente di potere, e poi salta la corrente di potere, cambiano i padrini, cambiano i gestori! Ma non cambia la gestione! E non può cambiare!

Lì, sono d'accordo con voi: 80 miliardi, che vuol dire "cassare" il piano di sviluppo, limitarsi a un investimento strutturale di prospettiva, è già un inizio di una prospettiva; siamo d'accordo... ma una prospettiva a che? Chi li gestirà questi 80 miliardi di investimenti? Questi qui? Fermi lì, non buttiamo via i soldi! Li gestirà una nuova società di gestione pubblica? Chi, con quale progetto e con quali obiettivi? E se sbagliano, pagano sì o no? Perché nelle aziende normali, dopo che si investe 80 miliardi, se dopo 12 mesi non c'è una modifica della tendenza, vanno a casa! Invece qui non andrà a casa nessuno, né questi, né quelli di ieri, a meno che non facciano qualche "porcata" al loro padrino politico o che non salti il padrino politico! Non è per darvi dei padrini, è perché avete deciso di fare una gestione pubblica politica di un'azienda che deve stare sul mercato, dove c'è tutto, meno che protezioni per noi! Non ci sono più protezioni a livello italiano, ma non ci sono più a livello di 50 km., dove ci stanno facendo "un mazzo" così! Questa cosa qui darà più voti a voi alle prossime regionali, avremo iniziato a mettere a posto il casinò per una prospettiva di futuro... ma quale? Ma perché investiamo 80 miliardi?

Io mi metto al posto dei cittadini valdostani che devono decidere di mettere 80 miliardi sul casinò. Fossero soldi loro, come io li sento in questo momento... ma voi li mettereste 80 miliardi dei vostri soldi su un progetto di questo tipo? Li mettereste in mano di quelle persone là, che non sono delle cattive persone, né dei cattivi professionisti, ma non sono capaci nel gioco di azzardo, come non lo sono capace neanche io! Ci vuole gente che sappia gestire i casinò e che sappia costruire tutte quelle iniziative strategiche di complemento perché un casinò funzioni! Non è riuscito a farlo Trentaz in amministrazione straordinaria, nonostante tutto quello che lui dice e scrive anche alla Procura, e non è riuscito a farlo questo Consiglio che è incastrato da sé stesso!

Se dite che a Campione hanno speso centinaia di miliardi e le presenze stanno diminuendo peggio delle nostre - come ha detto l'Assessore Marguerettaz - non facciamo anche noi lo stesso errore, spendiamo anche noi 80 miliardi, ma siccome non abbiamo un progetto strategico di sviluppo, perché non sappiamo chi lo gestirà e in che modo, andiamo in amministrazione! Io veramente non riesco a far entrare in quest'aula un processo di cultura elementare, l'economia, come si crea valore, ovvero tirandosi su le maniche, investendo dei soldi e facendoli produrre! Se non funzioni vai a casa!

Vi chiedo di assumervi la responsabilità di mettere 80 miliardi nel casinò in mano a questi 5 signori con questo progettino qua, con un azionista che ci rappresenta e che dice: "guardate, siccome non sappiamo bene come muoverci, ma sappiamo che dobbiamo comunque migliorare, cominciamo dalle strutture, anche se abbiamo visto che dalle altre parti non è servito a niente". Lo avete detto voi, lo ha detto anche il Presidente Caveri! Allora o siete incoerenti o siete prigionieri di una logica che non vi permette di uscire da lì, perché state pensando di buttare lì 40 miliardi per vincere le prossime elezioni regionali! Va bene, allora andiamo avanti così... ma di cosa stiamo a discutere? Stiamo a discutere del piano di progetto del casinò? No, stiamo discutendo che dovete gestire 80 miliardi in un'area di 200 metri per i prossimi 24 mesi. E va bene, idee di prospettiva non ce ne sono, chi gestirà il casinò non lo sappiamo, come lo farà non lo sappiamo, ma almeno ditelo ai Valdostani! Dite loro: "guardate, stiamo spendendo i nostri soldi per rimanere, noi, al potere". E diteglielo, no! Non credo che sia così, credo che ci sia buona volontà in questo momento, però la buona volontà va dimostrata con fatti concreti!

Questo processo non sta in piedi. Venire qui, con una risoluzione di questo tipo, e dire che si approva solo una parte di questo processo di sviluppo, su 6 punti solo i primi 2, dove c'è l'investimento da 80 miliardi... ma cominciamo a muovere le macchine, verso quale direzione... nessuno lo sa! Ma va bene così, no, Assessore e Presidente! No, non possiamo accettare un ragionamento di questo tipo, anche perché state dicendo le cose che noi, da 9 anni, stiamo sostenendo qua dentro, cioè che così non si può andare avanti! Adesso cominciano a dirlo anche i colleghi di maggioranza - se sono arrabbiati lo dicono, se non sono arrabbiati lo dicono solo nei corridoi... -, lo dicono tutti i Valdostani, ma alla fine si va avanti sempre con la stessa logica!

Accenda una speranza, Presidente, almeno lei che arriva da Roma, che ha visto il mondo e che dice di avere voglia di fare le cose buone, faccia un atto di speranza, altrimenti lei continua in quello che abbiamo visto in questi 10 anni! I soldi dei Valdostani, che loro ci affidano e che voi amministrate, li stiamo buttando, 80 miliardi, su un processo che non ha alcuna speranza oltre il 24° mese, perché il 25° non sappiamo cosa fare!

Noi così non ci stiamo, non perché non vogliamo fare l'investimento, noi ne vogliamo spendere 200 di miliardi sul casinò, ma non per tirare su voti, per tirare su posti di lavoro e per far lavorare Saint-Vincent, Châtillon, la Valle di Cervinia, Valtournenche, la Valle tutta, perché quella è una ricchezza utilizzabile da tutti gli albergatori e i ristoratori che possono promuovere una settimana in Valle d'Aosta e una serata al casinò! Ma così dove vanno? Ma dove andiamo? Non c'è la cultura!

Qui sarà il nostro voto contrario.

Presidente - La parola al Consigliere Lavoyer.

Lavoyer (FA) - Come gruppo avremmo bisogno di un chiarimento da parte del Presidente o dell'Assessore, perché condividiamo la posizione che va nella direzione di approvare i punti 1 e 2 dell'investimento, anche perché molti di questi interventi sono "in itinere", in quanto l'intervento dietro nel parcheggio è un intervento che sempre abbiamo sostenuto; non sosteniamo, invece, non solo l'opportunità, ma riteniamo che sia impossibile fare l'intervento della costruzione dell'albergo nella fase antistante all'attuale casa da gioco.

A me pare che dalla replica del Presidente queste cose siano emerse, però il deliberato non dice questo. Il deliberato dice: "di approvare l'allegato piano di sviluppo del Casinò de la Vallée S.p.A., ai sensi dell'articolo 14 del disciplinare... limitatamente, ai fini del finanziamento della spesa, alle fasi 1 e 2..."; detto così noi approviamo tutto il piano e solo per quanto riguarda la spesa la focalizziamo ai punti 1 e 2. Se la volontà è questa, o diciamo di approvare limitatamente alle fasi 1 e 2 indicate nel piano medesimo e poi facciamo riferimento alla spesa, ma, detto così, approviamo tutto il piano e limitiamo questa fase del Consiglio solo alle fasi 1 e 2 per quanto riguarda la spesa.

Secondo me sarebbe necessario fare una sospensione per correggere la parte del deliberato, perché, "... limitatamente, ai fini del finanziamento della spesa, alle fasi 1 e 2..." vuol dire che il punto 1 e 2 sono solo per quanto attiene alla spesa, ma noi approviamo tutto il piano! Sui punti 1 e 2 siamo d'accordo, su tutto il piano non condividiamo, perché riteniamo che anche dal punto di vista urbanistico sia impensabile andare a costruire un albergo in quel triangolo di terreno e anche perché, approvando in questo modo, si lascia aperta la possibilità - che non pregiudica l'avvio degli interventi - di un'eventuale acquisizione del "Billia", che era l'obiettivo iniziale.

Presidente - La discussione generale è chiusa, quindi non si può fare più alcun emendamento al testo presentato.

La parola all'Assessore al bilancio, finanze, programmazione e partecipazioni regionali, Marguerettaz.

Marguerettaz (UV) - Era per dare un'interpretazione autentica rispetto al deliberato. C'è un inciso, ci sono le due virgole: "..., ai fini del finanziamento della spesa,..." non vuole essere l'interpretazione estensiva per cui è approvato tutto il piano e, ai fini del finanziamento, sono le prime 2 fasi, ma va esattamente nella direzione che è stata indicata dal collega Lavoyer, cioè preso atto di questo piano e visto il contenuto del disciplinare... l'inciso serve solo a rinforzare il fatto che le fasi 1 e 2 all'interno del piano di sviluppo hanno avuto una valutazione positiva, il resto non è assolutamente approvato, né finanziato. Siccome il disciplinare prevede lo strumento del piano di sviluppo per finanziare, ci era sembrato, non per limitare, ma per chiarire, che questa approvazione non permette assolutamente di riconoscere finanziamenti pubblici non alle fasi 3 e successive, ma solo alle prime 2 fasi. Da lì discende che questo piano di sviluppo è approvato per le prime 2 fasi, mentre non è condiviso per quel che attiene le fasi successive.

Presidente - Si procede alla votazione del piano di sviluppo del "Casinò de la Vallée", limitatamente alle fasi 1 e 2 indicate nel piano medesimo, come da emendamento sostitutivo del Presidente della Regione, che recita:

Emendamento

"La proposta di atto recante "Approvazione del Piano di sviluppo della "Casinò de la Vallée S.p.A." ai sensi dell'articolo 14 del disciplinare per la gestione della Casa da gioco, approvato con deliberazione del Consiglio regionale n. 3176/XI del 14.04.2003." è sostituita dalla seguente:

Il Consiglio

Richiamata la legge regionale 30 novembre 2001, n. 36 recante "Costituzione di una società per azioni per la gestione della Casa da gioco di Saint-Vincent", che prevede, all'articolo 10, che i rapporti tra la Casinò de la Vallée S.p.A. e la Regione autonoma Valle d'Aosta relativi alla gestione della Casa da gioco di Saint-Vincent siano regolati da un apposito disciplinare;

Premesso che il disciplinare di cui alla legge regionale 30 novembre 2001, n. 36 approvato con deliberazione del Consiglio regionale n. 3176 del 14 aprile 2003 prevede che il Casinò proponga al Consiglio regionale per l'approvazione un apposito piano di sviluppo;

Richiamato l'atto di Giunta regionale n. 400 del 21 febbraio 2005 col quale veniva proposto al Consiglio regionale l'approvazione del Piano di sviluppo della Casinò S.p.A. sottoposto dal Consiglio di amministrazione del Casinò del 14 gennaio 2005;

Preso atto che con nota n. 85 del 18 maggio 2005 il Presidente della Casinò de la Vallée ha fatto pervenire al Presidente della Regione e all'Assessore regionale al Bilancio, Finanze, Programmazione e Partecipazioni regionali, una nuova versione del Piano di Sviluppo della Casinò de la Vallée S.p.A. che il Consiglio di amministrazione della società stessa, tenutosi il 16 maggio 2005, ha rivisitato ed aggiornato nel rispetto delle indicazioni formulate dalla IV Commissione regionale permanente "Sviluppo Economico";

Richiamata la deliberazione della Giunta regionale n. 4879 in data 30 dicembre 2004 concernente l'approvazione del bilancio di gestione per il triennio 2005/2007 con attribuzione alle strutture dirigenziali di quote di bilancio e degli obiettivi gestionali correlati e di disposizioni applicative;

Visto il parere favorevole rilasciato dal Coordinatore del Dipartimento Finanze, Programmazione e Partecipazioni regionali, dell'Assessorato Bilancio, Finanze, Programmazione e Partecipazioni regionali, ai sensi del combinato disposto degli articoli 13, comma 1, lettera e) e 59, comma 2, della legge regionale 23 ottobre 1995, n. 45, sulla legittimità della presente deliberazione;

Visto il parere della IV Commissione consiliare permanente;

Con l'emendamento del Presidente della Regione Caveri e dell'Assessore Marguerettaz;

Delibera

di approvare l'allegato piano di sviluppo del Casinò de La Vallée S.p.A., ai sensi dell'articolo 14 del disciplinare per la gestione dalla Casa da gioco di Saint-Vincent, limitatamente, ai fini del finanziamento della spesa, alle fasi 1 e 2 indicate nel piano medesimo."

Pongo in votazione il testo emendato:

Consiglieri presenti: 34

Votanti: 28

Favorevoli: 22

Contrari: 6

Astenuti: 6 (Comé, Lanièce, Lavoyer, Salzone, Stacchetti, Viérin Marco)

Il Consiglio approva.

Presidente - Dopo la votazione dichiaro di sospendere i lavori del Consiglio per riprenderli alle ore 21.

Si dà atto che la seduta è sospesa dalle ore 19,41 alle ore 21,15.