Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 1386 del 13 luglio 2005 - Resoconto

OGGETTO N. 1386/XII - Diffusione di sostanze stupefacenti nella Regione. (Interrogazione)

Interrogazione

Preso atto che gli organi di informazione nazionale hanno dato grande rilievo, in questi giorni, al rapporto del Governo al Parlamento sulle tossicodipendenze, secondo il quale il consumo di cannabinoidi inizierebbe già all'età di 11 anni;

Condividendo le preoccupazioni espresse dagli esperti e dal mondo politico in generale su questa modificazione del fenomeno che ha visto, solo nel corso degli ultimi anni, anticipata di quattro-cinque l'età di accesso a queste sostanze;

Ricordando che i dati fino ad ora noti non evidenzierebbero il prodursi, anche in Valle d'Aosta, di questa anticipazione;

Ribadendo la necessità di porre in atto una serie di iniziative mirate, tese ad informare la popolazione in modo da prevenire o limitare il prodursi del fenomeno;

i sottoscritti Consiglieri regionali

Interrogano

L'Assessore alla Sanità salute e politiche sociali per sapere:

1) se anche in Valle d'Aosta i dati a disposizione evidenziano che l'uso di cannabinoidi o di altre sostanze è diffuso anche nella popolazione giovanissima, così come riscontrato a livello nazionale;

2) quali sono le iniziative di prevenzione e di informazione poste in essere dalla Regione e rivolte in modo specifico a questa fascia di età (11-14 anni);

3) in che modo la Regione si è attrezzata per acquisire dati certi relativi all'aspetto sommerso del fenomeno in modo anche di avere un quadro sulla tendenza in atto di modificazione del prodursi dello stesso;

4) quali sono i risultati dei progetti realizzati negli ultimi anni con il "Fondo nazionale droga" o con altri fondi regionali.

F.to: Lanièce - Comé - Stacchetti

Président - La parole à l'Assesseur à la santé, au bien-être et aux politiques sociales, Fosson.

Fosson (UV) - Qui viene sollevato uno dei grandi problemi attuali non solo regionale, ma italiano e europeo, sulla recrudescenza del fenomeno delle tossicodipendenze... ma è una recrudescenza vera o dovuta al fatto che abbiamo "abbassato la guardia", perché si è fatto tanto in passato e adesso si pensava di raccogliere i frutti?

Sono discorsi molto difficili questi, sicuramente su una cosa sono tutti d'accordo: è cambiato il mondo delle tossicodipendenze, è cambiata la tipologia delle sostanze e questo più rapidamente di quanto noi fossimo preparati, nel senso che la tipologia del vecchio eroinomane non esiste più; di conseguenza, tutte le strutture che avevamo messo in piedi in questi anni sono vuote, non solo qui, ma in tutta Italia. Tutti i programmi terapeutici messi in moto in questi anni si dimostrano senza utenza, probabilmente i vecchi eroinomani sono persone di una certa età... Invece si fanno avanti le droghe leggere, farmaci e sostanze che non danno solo una dipendenza, ma danno alterazioni del sistema nervoso importanti, per cui il nuovo tossicodipendente spesso è anche uno psichiatrico.

C'è un cambiamento anche nel modo di presentarsi dal punto di vista diagnostico: l'eroinomane si presentava in un modo, invece il nuovo tossicodipendente è un ammalato psichiatrico con disturbi neurologici, con difficoltà di riabilitazione. Il normale cammino pensato precedentemente non è più conforme, quindi la tossicodipendenza è un fenomeno difficile da documentare perché mentre l'eroinomane si avvicinava a questo tipo di dipendenza con varie tappe, invece le droghe leggere distruggono questi giovani tossicodipendenti in breve tempo, per cui si presenta "ex novo" un fenomeno difficile da inquadrare dal punto di vista diagnostico.

Come lei sa, c'è una legge che giace in Parlamento da diverso tempo, molto contestata, che dovrebbe darci dei nuovi strumenti perché di fronte a un cambiamento di questo tipo abbiamo bisogno di nuovi strumenti. È contestata perché il rapporto fra prevenzione e repressione è molto stretto, forse è una legge che sembra dare grande spazio alla repressione, ma bisogna camminare in nuove strade e fare qualcosa di nuovo perché ci scopriamo in ritardo su questo problema.

In Valle questo nuovo fenomeno di cannabinoidi è molto sommerso, e i dati lo dimostrano. A questo proposito ricordo che dal 2001 è stato attivato l'Osservatorio sulle dipendenze patologiche, che lavora bene, in stretto raccordo con il "SERT". A questo proposito la legge sulla sospensione delle patenti è stata veramente importante per scoprire delle patologie che prima non venivano trattate dal "SERT": adesso, per riavere la patente, si devono fare visite preventive, per cui possiamo registrare certi malati che prima non registravamo. Sembrerebbe, da questo Osservatorio - sono dati che vanno sempre messi in relazione ai nostri piccoli numeri -, in aumento l'uso dei cannabinoidi e associato all'uso dell'alcol; qui ritorna il discorso che facevamo in passato che sulla dipendenza da alcol e sull'alcolismo non combattiamo con tutte le armi che abbiamo in Valle d'Aosta.

Per rispondere alle altre domande, invertirei l'ordine cominciando a dire quanto è stato speso in questi anni. Le quote del finanziamento del Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga utilizzate nel triennio 1997-1999 ammontano a 1.095 milioni; nel 2000, 319 milioni; nel biennio 2001-2002, euro 447.000,00; nel biennio 2003-2004, euro 374.000,00. Direi che non è un problema di finanziamenti, ma che forse non si tocca il cuore del problema.

Sulle iniziative prese, lei ne è a conoscenza, potrei parlarne per due giorni; nella scuola, con l'autonomia scolastica, quasi tutti gli istituti hanno svolto dei programmi di informazione; esiste - messo in piedi da poco - un gruppo di lavoro istituzionale sull'educazione alla salute in ambito scolastico con rappresentanti della scuola e dell'Assessorato alla sanità, con rappresentanti USL. Nelle scuole siamo andati tante volte, sono stati fatti progetti di sviluppo del sistema valdostano dei servizi per le dipendenze patologiche nel 2003. Abbiamo svolto altre indagini sul "SERT" nel 2004 e promosso altre indagini sempre con questi progetti sui ricoveri nelle comunità nel 2004, distribuendo vari tipi di questionari.

Per documentare il problema però, riferirei alcuni dati che mi impressionano: in un questionario dato a 1.600 studenti valdostani fra i 13 e i 18 anni nell'ultimo anno - fra l'altro pensiamo a settembre di diffondere questi dati come un momento di prevenzione - il 100% ha detto di conoscere benissimo cosa sia hashish, marijuana, eroina...; sulla diffusione delle sostanze il consumo di hashish e marijuana almeno una volta nella vita il 35,4% afferma di aver fatto uso di queste sostanze; per quanto riguarda le sostanze inalanti il 6,4% degli studenti ne ha fatto uso; di cocaina il 5,2%; di eroina l'1,8%. Per quanto riguarda la vicinanza al consumo di sostanze il 10,5% degli studenti ha consumato, almeno una volta nella vita, droghe ricreative con maggiore impatto della salute; nel 90% dei casi hanno consumato una volta nella vita hashish..., il 35% era una volta nell'anno e il 90% nella vita, quindi con consumi elevati. Altri consumi: di alcol - che si associa spesso ai cannabinoidi - il 22% degli studenti risulta bevitore a rischio e il 46% bevitore moderato, il 44% dei giovani interrogati si è ubriacato almeno una volta nel corso dell'ultimo mese precedente alla rilevazione. Questi sono i nostri dati.

Di fronte a questi dati cosa facciamo? Intanto siamo tutti colpiti da questa nuova realtà, aspettiamo armi dallo Stato diverse; è chiaro che la prevenzione di queste patologie viene fatta anche a livello nazionale, però la sensazione è che questo non sia ancora sufficiente. C'è in corso un grande studio della fondazione "Emme e Erre" in Valle, si sta riordinando il "SERT" e tutte le case per tossicodipendenti. Stiamo lavorando insieme alla Società e si sono rivisti alcuni percorsi. La prevenzione nelle scuole: questo era un cardine importante dell'attività preventiva degli ultimi anni, direi che ha mostrato i suoi limiti perché, se abbiamo questi risultati - nonostante una prevenzione nelle scuole di questo tipo - vuol dire che è stata poco incisiva. Sempre nelle pubblicazioni che ho esaminato in questi giorni si dà molto peso a una prevenzione in rete, ma soprattutto a un interessamento forse maggiore dei professori, degli enti locali. La prevenzione secondaria su certi ambienti ha dato dei grossi risultati, per esempio nelle discoteche. Inoltre il "SERT" ha iniziato un'indagine preventiva nell'ambito delle discoteche di notte.

Tutti dicono che questo fenomeno delle tossicodipendenze e dell'alcol, da noi, si vince facendo una grossa battaglia sugli stili di vita diversi e questo sarà un cardine nel nostro piano sanitario su cui stiamo lavorando, per far capire che sempre più la salute è un bene che si conserva utilizzando certi stili di vita. Una grande battaglia sull'alcol deve essere fatta in Valle; stanno partendo dei nuovi progetti perché cannabinoidi e alcol si associano facilmente e si potenziano. La legge nazionale ci darà qualche elemento in più per intervenire, ma soprattutto credo sia il momento per rialzare la guardia e ripartire con una nuova metodologia, perché è diverso l'orizzonte, sono diversi i metodi che dobbiamo utilizzare, ma è uguale - se non in aumento - il problema che vogliamo affrontare.

Si dà atto che dalle ore 12,00 presiede il Vicepresidente Nicco.

Presidente - La parola al Consigliere Lanièce.

Lanièce (SA) - Ringrazio l'Assessore per la risposta esaustiva.

Il problema da noi sollevato è un problema serio, che riguarda tutta la Valle d'Aosta come tutto il resto d'Italia e d'Europa.

Concordo pienamente con le ultime parole dell'Assessore, che bisogna rialzare la guardia e ripartire con una nuova metodologia, perché il fenomeno della droga ha cambiato utenti: non si parla più di eroinomani, ma abbiamo sempre più a che fare con le droghe leggere, le droghe chimiche; conseguentemente occorre modificare le scelte politiche, le scelte strutturali, gli interventi che si vuole porre in essere per governare questo fenomeno.

È ovvio che in questa direzione bisogna ripartire da capo, modificando completamente quanto è stato fatto finora, perché le scelte fatte fino adesso non sono più conformi al nuovo tipo di utenza di questo fenomeno. Per questo occorre mobilitarsi e iniziare subito a verificare qual è la portata del fenomeno, questo è il nucleo del discorso, cioè il problema nostro è che spesso, quando parliamo di certi fenomeni come droga e alcolismo, ci confrontiamo con dei dati a nostra disposizione limitati rispetto al sommerso: questa è la grossa difficoltà per porre in essere azioni finalizzate a limitare il fenomeno, perché, se non si ha una conoscenza approfondita del sommerso, tutte le scelte che vengono fatte, lo sono in base a dati che si riferiscono solo a "quelli che arrivano all'ultimo stadio"!

Quanti sono ancora allo stato iniziale, dove interventi precisi potrebbero limitare "la caduta" di queste persone nel mondo della droga? Questo è un problema difficile, quello di cercare di capire come si può affrontare il sommerso. Un modo può essere quello di andare nei luoghi, come le discoteche, dove c'è questo scambio di stupefacenti, e il fatto stesso che in una regione - che è sempre stata all'avanguardia in fatto di prevenzione, anche a livello scolastico -, i dati di questo ultimo questionario, fatto a studenti valdostani, sono quelli che ci ha appena fornito, è allarmante! Questo vuol dire, come ha ribadito l'Assessore, che questa prevenzione nella scuola ha i suoi limiti, per cui bisogna capire come possiamo, noi amministratori, affrontare il problema, cercando però di fare della prevenzione mirata. Forse dobbiamo insistere su quella prevenzione fatta nei luoghi più a rischio e capire se la prevenzione fatta finora veniva presa solo come una cosa doverosa da fare: se non c'è la partecipazione degli stessi giovani a capire che quello che viene fatto, viene fatto nel loro interesse, è ovvio che poi si finisce per fare delle iniziative che non portano ai risultati attesi!

L'invito che rivogliamo all'Assessore è di studiare - ma non è cosa facile! - una nuova metodologia di intervento, non solo per quanto riguarda le strutture, ma anche per la prevenzione, che sia fortemente mirata ai giovani, nei luoghi dove si può incidere il più possibile, cercando di fare in modo che questo sommerso diventi sempre meno "sommerso" e fornisca dati sempre più reali, che ci consentano di predisporre le politiche necessarie per governare questo gravissimo fenomeno.