Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 1282 del 20 aprile 2005 - Resoconto

OGGETTO N. 1282/XII - Accordo di programma Regione-Comune di Aosta per riconversione aree industriali dismesse dalla Cogne Acciai Speciali. (Interpellanza)

Interpellanza

Premesso che:

- recentemente l'amministrazione regionale e quella comunale di Aosta hanno espresso l'esigenza di rivedere l'accordo di Programma stipulato nel 1997 relativamente alla riconversione delle aree industriali Cogne dismesse dall'omonima acciaieria;

- tra le varie problematiche emerse vi è la difficoltà, nonostante gli oltre 500 mila euro spesi dal 2000 ad oggi da Finaosta S.p.a. per promuovere in Italia e all'estero tale area, di individuare aziende interessate a ivi trasferire la loro attività;

- ad oggi solamente un'azienda valdostana impegnata nella lavorazione del legno ha espresso interesse per collocarsi nel cosiddetto Espace Aosta;

- l'Assessore all'Industria nel rispondere il 23 febbraio scorso ad un'interpellanza del nostro gruppo aveva ribadito l'esigenza di rivedere i contenuti dell'Accordo di Programma e dichiarato che le strutture destinate a insediamenti produttivi attualmente in costruzione - edificio "E" per mq 3.096 - e in ristrutturazione - PAC per mq 22.000 - avrebbero potuto in parte essere destinate ad esigenze inerenti nuovi spazi per la formazione;

- con deliberazione n. 517 del 28 febbraio 2005 la Giunta ha conferito a Finaosta S.p.a. l'incarico di provvedere per il tramite di Valle d'Aosta Struttura S.r.l. alla progettazione definitiva - stimata in € 252.000,00 - di un immobile di circa 4.000 mq - per un costo di costruzione presunto di 4.400.000,00 Euro - da destinare ad attività di formazione professionale, derogando l'originaria destinazione a insediamenti produttivi prevista nel Masterplan dell'area;

il sottoscritto Consigliere regionale

Interpella

il Presidente della Regione e l'Assessore delegato per conoscere:

1. se non ritenga il contenuto della deliberazione 517 contraddittorio con quanto dichiarato in aula la settimana precedente in risposta ad una nostra interpellanza;

2. quali sono, da chi sono state formulate e in quali modi e tempi le esigenze poste alla base di tale deliberazione;

3. se non ritenga opportuno sospendere ogni ulteriore intervento - rispetto a quelli già cantierati - nell'Espace Aosta sino all'avvenuta revisione organica dell'accordo di programma del 1997 e del successivo Masterplan;

4. quali sono i motivi della triangolazione di tale incarico tra l'Amministrazione regionale e due sue società controllate.

F.to: Frassy

Presidente - La parola al Consigliere Frassy.

Frassy (CdL) - Con questa iniziativa ci occupiamo nuovamente dell'opera di recupero e riconversione delle aree dismesse dall'acciaieria. Nell'illustrare l'interpellanza mi corre l'obbligo di richiamare una discussione che era stata fatta il 23 febbraio in quest'aula, quando avevamo posto delle questioni in relazione alla procedura di recupero e di costruzione di alcuni immobili, in particolare dell'edificio "E" per 3.096 metri quadri e del "PAC" per 22 mila metri quadri. In quella occasione avevamo espresso perplessità sul fatto che, nonostante i lavori progredissero, vi fosse un disinteresse nei confronti delle aziende e del mondo imprenditoriale per insediarsi in quell'area e avevamo evidenziato come tutto questo fosse presente nonostante dal 2000 ad oggi la "Finaosta" avesse avuto un mandato preciso da parte della Regione al fine di promuovere in Italia e all'estero la riutilizzazione di quell'area. Lei ci aveva risposto il 23 febbraio dicendo che in effetti la promozione non aveva ottenuto i risultati attesi e che vi era solo un'azienda valdostana che si occupava di legnami interessata a collocarsi in quell'area. Ci aveva anche detto che non dovevamo preoccuparci più di tanto per due buoni motivi: uno perché probabilmente con il progredire dei lavori ci sarebbe stato un interessamento del mondo imprenditoriale alla luce di strutture che andavano a crescere; l'altro perché in quegli edifici che venivano ristrutturati - il "PAC" - o edificati "ex novo", cosiddetto "edificio E", ci sarebbe stata la possibilità e la volontà politica di andare a insediare attività di tipo formativo, perciò aveva lasciato intendere che non vi era da preoccuparsi che i lavori procedessero in assenza di soggetti interessati. A distanza però di una settimana - dal 23 febbraio passiamo al 28 febbraio - in Giunta, su sua proposta, è stata approvata una deliberazione con cui si va ad effettuare una serie di modifiche sull'accordo di programma e il "masterplan" dell'"area Cogne". Le modifiche consistono nel dare il via all'edificazione di altri 2 immobili, ma andando a cambiare le destinazioni finali previste dal "masterplan", cioè non più immobili per insediamenti produttivi, ma immobili destinati ad attività di formazione professionale. Sono 4.000 metri quadri per una previsione complessiva stimata tra progettazione ed edificazione di quasi 5 milioni di euro.

La prima domanda che le poniamo con l'iniziativa è se non è contraddittorio quanto lei ha risposto la settimana prima a una nostra interpellanza rispetto a quello che lei ha fatto una settimana dopo, portando la deliberazione n. 517 in Giunta. Abbiamo letto con attenzione tale deliberazione, che è molto articolata e puntigliosa nella ricostruzione di un iter amministrativo, ma da altre parti è completamente carente dei presupposti politici e sostanziali, perché se in quella deliberazione si fa una ricostruzione dei vincoli e delle previsioni di "masterplan", si fa un cenno abbastanza generico sulla necessità di arrivare a costruire delle sedi idonee per l'attività di formazione professionale. Ci domandiamo allora innanzitutto quando e da chi sono state formulate queste richieste e con quali modi e quali tempi esse sono state avanzate, perché lei converrà con noi, Assessore, che la formazione, fino a prova del contrario, non viene effettuata direttamente dall'Amministrazione regionale, ma viene effettuata da organismi terzi da essa accreditati, ma che mantengono un rapporto di terzietà rispetto all'Amministrazione, anche se alcuni di questi organismi vedono delle partecipazioni dell'amministrazione pubblica all'interno delle loro compagini sociali.

Ci domandiamo poi se non sarebbe opportuno iniziare a considerare con tempistiche diverse quella esigenza ribadita più volte in quest'aula da lei, ma anche dal Sindaco di Aosta, cioè l'esigenza di rivedere l'accordo di programma del 1997. Se ci sembra di poter dire che vi è una convergenza fra le due amministrazioni, al di là di una convergenza che accumula tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione, sull'esigenza di rivedere l'accordo di programma del 1997 e successivo "masterplan" ci domandiamo se abbia ancora senso impegnare risorse e mandare avanti nuovi progetti che diano realizzazione a quel "masterplan" che è stato a più riprese sottolineato come superato dai fatti e non più in grado di dare risposte attuali alle esigenze della città e dell'economia valdostana.

L'ultima questione che poniamo nell'interpellanza è questa strana triangolazione che si verifica con la deliberazione n. 517, per cui viene conferito l'incarico a "Finaosta" di provvedere alla progettazione, ma per il tramite di "Valle d'Aosta struttura". Abbiamo già parlato stamani del ruolo di "Finaosta", che è diventato il braccio operativo a 360 gradi di questa Amministrazione e non capiamo se questo sia un segno di debolezza dell'apparato burocratico o se sia un segno di debolezza politico o quant'altro. In tal caso ci sembra paradossale che l'Amministrazione regionale debba fare ricorso a questo tipo di triangolazione, considerando soprattutto che sia "Finaosta", sia "Valle d'Aosta struttura" sono sostanzialmente società non solo partecipate, ma anche controllate dall'Amministrazione regionale. Non capiamo allora per quale motivo non vi sia stato un affidamento diretto a "Valle d'Aosta struttura", evitando tale intermediazione che poi corre il rischio di "annacquare" le varie responsabilità operative o anche solo le scelte decisionali che competono in questo tipo di progettazione.

Queste le domande e le motivazioni che ci hanno portato a formulare tali domande, auspichiamo che le risposte che l'Assessore ci darà oggi non siano smentite fra una settimana da un altro atto di Giunta.

Presidente - La parola all'Assessore alle attività produttive e politiche del lavoro, Ferraris.

Ferraris (GV-DS-PSE) - Per quanto riguarda le questioni poste, avevo ricordato nella riunione del 23 febbraio - e sicuramente non ho smentito con atti successivi quanto ho detto in questo Consiglio - che vi è la necessità condivisa dall'Amministrazione comunale di Aosta, e mi pare anche dal collega Frassy, di andare a una ridiscussione dell'accordo di programma Regione-Comune, che è un accordo risalente al 1997 in un contesto economico diverso, almeno per quanto riguarda il settore industriale rispetto all'attuale.

Ci siamo mossi con la deliberazione n. 517 all'interno dell'attuale accordo di programma, nel senso che si dice che nell'area "D2" è possibile insediare attività di servizio connesse o collegate alle attività produttive e sicuramente fra queste rientra la formazione professionale; questo è uno dei cardini della riforma che è stata portata avanti dall'attuale Governo.

Il fatto di dotarsi di strutture rispetto alle quali sia possibile fare degli interventi formativi sulle persone credo sia un dato che anche questo possa essere condiviso, perché nella riunione del 23.... si dice in una delle questioni poste: "se non ritenga il contenuto della deliberazione n. 517 contraddittorio con quanto dichiarato in aula la settimana precedente in risposta a una nostra interpellanza"; direi proprio "no", nel senso che ho parlato di quella che era la situazione allora dell'area "ex Cogne" e non ho fatto riferimento, come si fa riferimento nella premessa dell'interpellanza, al fatto che una parte degli edifici che sono in fase di ristrutturazione avrebbero potuto essere utilizzati per la formazione, perché, per quanto riguarda la formazione, questo è un intervento che è congruo con l'area stessa e risponde ad un'esigenza, che è quella per la quale si richiede la risposta al punto n. 2: "quali sono, da chi sono state formulate e in quali modi e tempi le esigenze poste alla base di tale deliberazione". La "cosa" a questo riguardo è molto semplice. La "Finaosta", con nota del 28 ottobre 2004, ha comunicato alla Regione che il proprio consiglio di amministrazione aveva espresso parere favorevole in merito ad una richiesta di contributo avanzata dalla società "Progetto formazione" per il finanziamento della progettazione definitiva della sua nuova sede. La relazione redatta dagli uffici della "Finaosta" in data 18 ottobre 2004 in merito alla richiesta di "Progetto formazione" valuta favorevolmente l'ipotesi di costruire un immobile di superficie di pavimento pari a 4.000 metri quadri, con un costo stimato in 4,4 milioni di euro. La Giunta regionale, con la deliberazione prima citata, ha comunque ritenuto più opportuno finanziare integralmente la progettazione di una struttura che possa soddisfare, direttamente o indirettamente, anche il fabbisogno di altri soggetti formativi accreditati. Questa quindi non sarà la sede di "Progetto formazione", ma dovrà essere una sede di tutti quegli enti che a livello regionale abbiano necessità di trovare una sede idonea, perché abbiamo attivato un processo di accreditamento degli enti di formazione per l'utilizzo del Fondo sociale europeo e uno dei problemi che abbiamo incontrato con gli enti accreditati è quello di avere a disposizione dei locali idonei soprattutto per quanto riguarda aule e laboratori. Riteniamo quindi di fare un'operazione che non va incontro solo a una società controllata da "Finaosta", ma anche alle esigenze di altri enti.

Si chiede poi: "se non ritenga opportuno sospendere ogni ulteriore intervento - rispetto a quelli già cantierati - nell'Espace Aosta sino all'avvenuta revisione organica dell'accordo di programma del 1997 e del successivo Masterplan", ho già risposto nell'introduzione dicendo che questo tipo di intervento è congruente con quanto disposto dall'accordo di programma. D'altronde, come ricordavo prima, la necessità di disporre di sedi idonee per svolgere attività di formazione professionale è una necessità che abbiamo; d'altronde, il nostro è un sistema formativo in Valle, così come nelle altre regioni, che si basa sulla formazione che viene fatta all'interno dell'istruzione e una formazione che viene fatta all'interno della formazione professionale. Chiaramente è questo tipo di "canale" che si intende affrontare, tenuto conto della necessità, che le sedi formative nel settore della formazione professionale sono carenti. Utilizziamo ancora le sedi di Chavonne, che non sono sedi nuove visto che risalgono a stabilimenti dei primi del '900.

Nell'ultima questione posta si chiede: "quali sono i motivi della triangolazione...". Per quanto riguarda gli interventi sull'area "Cogne", disponiamo di 2 leggi: la legge n. 4/1993, che definisce gli interventi e le azioni relative alla riqualificazione e al potenziamento delle attività produttive insediate in quest'area, e la legge n. 17/1994, che all'articolo 1 stabilisce che la Giunta è autorizzata a realizzare le linee di intervento previste dalla legge regionale n. 4/1993 mediante apposite società di capitale in gestione speciale, ai sensi dell'articolo 5 della legge regionale n. 16/1982, istitutiva di "Finaosta"; quindi non abbiamo fatto altro che utilizzare le disposizioni legislative vigenti, come è stato fatto per altri interventi che si sono sempre realizzati su detta area "Cogne".

Presidente - La parola al Consigliere Frassy.

Frassy (CdL) - Siamo completamente insoddisfatti della risposta dell'Assessore. Capiamo che con tale risposta non ci potrà essere un'ennesima interpellanza nella quale si farà riferimento a un atto di Giunta, che smentisca questa risposta: non ci ha risposto! Non ci ha risposto, Assessore, perché ha dato delle motivazioni che sono la riformulazione dei nostri quesiti. Quando noi diciamo: "se non ritenga opportuno sospendere gli interventi previsti dall'accordo di programma del 1997 e dal successivo Masterplan", non lo diciamo perché non sappiamo cosa dire, ma lo diciamo sul presupposto che voi "in primis", che avete responsabilità di governo insieme a chi in questo momento governa il Comune di Aosta, avete detto una cosa importante, ovvero: l'accordo di programma è insufficiente a soddisfare le esigenze attuali. Non mi può rispondere allora dicendo che l'intervento è congruente al "masterplan"; l'intervento sarà congruente al "masterplan", ma la sua risposta non è congruente, perlomeno non lo è alla domanda che le ho fatto!

Noi diciamo: "avete criticato il "masterplan", lo volete rivedere? Sì. Allora perché continuate a realizzarne dei pezzetti?". Non so cosa vogliate modificare, ma a più riprese, a fronte di certe evidenze, avete dichiarato che va rivisto, senza dire cosa va rivisto; ora io prendo atto che lei ha già delineato le situazioni da rivedere rispetto alle situazioni da mantenere. Mi consenta di dire che, se l'intervento è congruente, la risposta che lei mi ha dato però è incongruente, perché avrebbe potuto dirmi quanto meno che questa parte è una parte che va mantenuta, invece lei mi dice che va realizzata perché è congruente; perciò la sua risposta su questo punto è totalmente insoddisfacente. Magari chiedo un supplemento di replica sulla risposta, perché mi rendo conto che la sua risposta non l'ho percepita rispetto alle domande fatte.

La triangolazione: conosciamo le leggi nn. 4/1993 e 17/1994, la legge di "Finaosta", ma anche questa non è una risposta politica, perché non vi è nessuna norma che obblighi la Giunta ad affidare a "Valle d'Aosta struttura" certe opere, passando per "Finaosta"; la vostra è piuttosto una valutazione politica o amministrativa che avete fatto. Vi sono altri interventi che sono stati gestiti direttamente da "Valle d'Aosta struttura" senza passare per il tramite di "Finaosta", perciò anche su tale aspetto prendiamo atto che la risposta non vi è stata e che vi è stato questo strano intreccio.

Sul punto n. 2 mi dilungherò di più, perché è il punto centrale dal punto di vista sostanziale rispetto ai passaggi amministrativi delle altre 2 questioni, sulle quali lei non ha risposto, perché penso che vada fatta chiarezza su quale futuro vogliamo dare a quell'area. Eravamo partiti nel 1997, forse prima ancora scrivendo quell'accordo di programma, che lì dovevano essere insediate una serie di attività di tipo produttivo, innovativo, che non inquinassero, che avessero un alto valore aggiunto dal punto di vista produttivo... adesso voi dite che vi è il problema della formazione, ma siamo sicuri che il problema della formazione possa essere risolto in questo modo? Se costituiamo un'azione di formazione gestita dalle strutture pubbliche, ammesso che sia possibile, questa conclusione potrebbe essere sostenibile se non condivisibile, ma noi oggi la formazione la stiamo facendo in un regime che dovrebbe essere un regime di libero mercato; di conseguenza, dovremmo accreditare le strutture che abbiano i requisiti per essere accreditate per poter essere credibili nel fare formazione. Dovrebbero perciò avere delle capacità di tipo professionale a livello di docenza, di insegnamento, ma anche delle strutture, invece apprendiamo che ancora una volta andiamo verso un modello - e qui saranno contenti gli amici della "FED", che hanno rivendicato una scelta di tipo socialista nel senso storico del termine - che è quello di fare tutto pubblico; perciò accreditiamo dei soggetti privati, che sono privati per finta, perché non hanno nulla, nel senso che le strutture - aule, laboratori - sono strutture pubbliche.

Diventa poi anche curioso capire quali saranno i meccanismi in base ai quali si potrà ottenere o meno l'accreditamento, perché uno degli elementi importanti dell'accreditamento, cioè avere delle strutture, verrà superato per il fatto che l'Amministrazione regionale costruisce un'enorme struttura - 4.000 metri quadri non sono pochi - da mettere a disposizione dei soggetti che andranno a fare formazione. Ci saranno poi problemi di locazione, problemi di conduzione, tutti i soliti problemi legati alle locazioni, prendiamo atto che vi è comunque la volontà di dare una veste di tipo pubblicistico alla formazione. È ovviamente una valutazione politica che non condividiamo, perché ritenevamo che ci potessero essere altri strumenti per dare spazio alla formazione e auspicavamo anzi che lo stesso "Progetto formazione", che è indirettamente controllato dalla Regione Valle d'Aosta tramite "Finaosta", potesse essere artefice di un qualcosa che venisse costruito in proprietà. Ci sembra di capire che anche in questo caso l'indirizzo sia quello di non consentire a nessuno di essere proprietario di niente. Questa filosofia di stampo socialista comunista perciò è lontana anni luce dalla nostra visione liberale, dove l'imprenditore "in primis" è libero e proprietario dei mezzi di produzione e così chi vuole fare formazione deve essere libero e proprietario dei propri strumenti di formazione.

Avete deciso che l'area "Cogne" deve essere gestita in un regime di diritto di superficie e, a distanza di 10 anni da quella idea discutibile, vediamo quali sono i risultati: un deserto! Adesso avete fatto la scelta di riconvertire quel deserto probabilmente in un mare salato disseccato, perché fare della formazione dove non vi è tessuto imprenditoriale ci sembra che sia come cercare di vendere i ghiaccioli al polo nord: voi state mettendo in piedi i presupposti per fare formazione in un contesto dove non esiste tessuto imprenditoriale. Ci sembra paradossale, Assessore, che lei ancora oggi dia risposte di questo tipo, non solo alle nostre interpellanze, ma alle attese della comunità valdostana alla riconversione di un'area molto importante.

In conclusione auspichiamo che questa revisione dell'accordo di programma del 1997 possa essere oggetto di un confronto e di non dover leggere una deliberazione di Giunta che prenda atto di non si sa bene quali tipi di riflessioni, maturate fra una Giunta comunale e la Giunta regionale. Auspicheremmo quanto meno che sulla questione dell'area "Cogne" vi fosse, se non un dibattito in aula, la possibilità di ascoltare gli indirizzi che la Giunta e la sua maggioranza stanno vagliando per arrivare a modificare l'accordo del 1997 e poter essere coinvolti in quel confronto - poi saranno i numeri a decidere quello che dovrà passare e quello che dovrà essere modificato - che sicuramente non patirà, ma anzi potrà solo trarre beneficio da un maggior apporto di idee a tutte le "latitudini" politiche.