Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 1139 del 9 febbraio 2005 - Resoconto

OGGETTO N. 1139/XII - Iniziative per il contenimento della spesa pubblica degli enti locali. (Interpellanza)

Interpellanza

Premesso:

- che le spese correnti degli enti locali valdostani (Comuni e Comunità montane) sono cresciute sensibilmente nel corso dell'ultimo decennio;

- che il bilancio regionale di previsione per l'esercizio 2005 stanzia oltre 177 milioni di euro per la finanza locale, quali trasferimenti (con e senza vincolo di destinazione) e speciali interventi;

- che la Legge n. 311/2004 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato "Legge Finanziaria 2005") demanda alla Regione Valle d'Aosta, nel rispetto delle proprie competenze statutarie, un più incisivo controllo sulle spese effettuate dagli enti locali, anche al fine di concorrere più puntualmente alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica previsti dal cosiddetto "patto di stabilità interno";

ciò premesso, i sottoscritti Consiglieri regionali

Interpellano

la Giunta regionale per conoscere:

1) quali azioni e/o strumenti di controllo intende attivare per arginare il crescente aumento della spesa pubblica degli enti locali, alla quale spesso non corrisponde un incremento proporzionale in termini di efficienza e qualità dei servizi erogati ai cittadini;

2) quali obiettivi di finanza pubblica e di contenimento della spesa si prefigge di raggiungere.

F.to: Tibaldi - Frassy - Lattanzi

Presidente - La parola al Consigliere Tibaldi.

Tibaldi (CdL) - La legge n. 311/2004, meglio conosciuta come legge finanziaria dello Stato per l'anno 2005, fissa delle regole precise in materia di contenimento della spesa pubblica e queste regole precise immaginiamo che siano ben conosciute dagli addetti ai lavori, in particolare dagli amministratori regionali e comunali che devono sottostare all'osservanza di norme che sono volte a limitare gli sprechi di denaro pubblico nella gestione degli enti territoriali.

Saprà il Presidente che vi sono tre linee di indirizzo precise, alle quali anche la Valle d'Aosta deve attenersi e sono linee di indirizzo che demandano alla stessa Regione Valle d'Aosta, nel rispetto delle sue competenze statutarie, una funzione di vigilanza e di osservanza sull'attività contabile e finanziaria degli enti locali da essa dipendenti.

Sappiamo che se lo Stato vuole rispettare il Patto di stabilità imposto dalle norme comunitarie a tutti gli Stati che aderiscono all'Unione europea, è naturale che lo stesso Stato debba riflettere analoga osservanza nei confronti di quegli enti territoriali che lo compongono, quindi regioni, province e comuni.

Sappiamo che sono più di 8.000 i comuni italiani che compongono la nostra articolazione istituzionale e territoriale. La Valle d'Aosta deve presiedere a 84 di questi 8.000 comuni e vi presiede attraverso diverse regole di controllo.

Dicevo che la finanziaria del 2005 ha introdotto alcuni principi importanti, anzitutto perché le regioni devono consentire il monitoraggio degli adempimenti relativi a questo Patto di stabilità interno attraverso una trasmissione trimestrale al Ministero dell'economia e delle finanze delle informazioni riguardanti sia la gestione di competenza che quella di cassa. Un'altra norma prevede che le Regioni a statuto speciale e le Province di Trento e Bolzano, quindi anche la Valle d'Aosta, concordino entro il 31 marzo di ciascun anno con il Ministero delle finanze il livello delle spese correnti e in conto capitale. Questo in coerenza con gli obiettivi di finanza pubblica per il triennio 2005-2007, in sostanza nel rispetto del cosiddetto "Patto di stabilità". Infine una terza norma vede sempre le Regioni a statuto speciale come gli enti che sono sovraordinati e provvedono al fatto che i propri enti locali, gli enti locali dei rispettivi territori, rispettino le norme di finanza pubblica testè citate.

Alla luce di questa impostazione rigoristica, che è stata voluta dal Governo centrale per far fronte alle problematiche di finanza pubblica ereditate dal passato, che si trascinano da diversi anni a questa parte, è naturale che anche noi come consiglieri di minoranza vogliamo conoscere le iniziative che il Governo regionale intende proporre nei confronti dei propri enti locali, per far sì che questa spesa pubblica territoriale sia congrua, sia soprattutto legittima, meritevole, ma si evitino gli sprechi, in sostanza che i nostri enti locali facciano orecchie da mercante e si sentano autorizzati a spendere troppi denari.

Da una ricerca che è stata fatta dagli uffici risulta che la spesa corrente - mi soffermo in particolare sulla questa, necessaria per l'ordinario funzionamento di questa macchina pubblica amministrativa, e non sulle spese in conto capitale perché gli investimenti tendono a ottimizzare le risorse spese e soprattutto i servizi erogati ai cittadini - dal consuntivo del 1992 corrisponde a circa 65 milioni distribuita fra i 74 comuni per l'ordinario funzionamento dei medesimi. Nel 2005, il bilancio previsionale che il Consiglio ha approvato qualche mese fa vede uno stanziamento di quasi 110 milioni di euro. Orbene in 13 anni, dal 1992 al 2005, la spesa per l'ordinario funzionamento dei comuni valdostani è aumentata di 45 milioni di euro, pari al 40%. Diciamo che l'incremento è sensibile, senz'altro a questo incremento sensibile sono corrisposti anche dei servizi qualitativamente più elevati ai nostri cittadini. Non sempre, di converso, a questo aumento di risorse impegnate c'è stato un corrispondente aumento di efficienza e qualità del servizio erogato.

Ho fatto questa premessa, anche perché ci pare che, al di là delle osservazioni che sono state fatte anche dal Presidente e dell'Assessore Marguerettaz quando la finanziaria 2005 era in corso di elaborazione nelle varie commissioni, c'è stata infatti una sorta di rimostranza da parte anche della Regione Valle d'Aosta nei confronti di questo provvedimento "tagliaspese" del Governo, che fissa un tetto alla spesa pubblica non in senso assoluto, ma come incremento, quel famoso tetto che è stato oggetto di rimostranze, però, al di là di queste rimostranze, lo stesso Presidente Perrin ha dichiarato che bisogna far sì che gli enti locali non abusino di loro condizioni di favore nell'utilizzo del denaro.

Sappiamo che la legge regionale n. 48/1995, che dispone le risorse concrete finanziarie a favore dei comuni, è una legge generosa, è un modello invidiabile da altre regioni italiane, perché costituisce una soluzione concreta rispettando l'autonomia finanziaria degli enti locali e assicura quella certezza di risorse in quanto lega l'imposta sul reddito al territorio che la produce; a questa certezza di risorse però sovente non corrisponde un'attenzione nelle spese da parte di molti enti locali. L'incremento sta a testimoniare quella che è stata sì una generosità da parte della Regione da un lato, dall'altro una certa leggerezza da parte di alcuni comuni che hanno esagerato nel campo delle spese correnti. Una delle testimonianze la possiamo vedere nell'andamento smisurato di alcuni organici, dipendenti che sono stati assunti in maniera consistente in comuni valdostani e nelle comunità montane della nostra Regione.

Senza voler fare delle censure precise ad amministratori di enti locali piuttosto che amministratori di comunità montane, chiediamo con questa interpellanza alla Giunta di conoscere quali sono le azioni e gli strumenti di controllo che si intendono attivare per arginare il crescente aumento della spesa pubblica. Non sappiamo fino a quando ci sarà l'analoga certezza delle risorse pubbliche a disposizione del funzionamento ordinario di queste macchine amministrative, sempre più corpose e sempre più esigenti da un punto di vista dello stesso funzionamento. Vogliamo poi sapere quali sono gli obiettivi di finanza pubblica di contenimento della spesa, che questa Giunta si prefigge di raggiungere in rapporto a tutto il "ménage" della macchina amministrativa degli enti locali, intesi in senso lato, che compongono la nostra Regione.

Président - La parole au Président de la Région, Perrin.

Perrin (UV) - Pour apporter une réponse entière à cette interpellation, il faut tout d'abord rappeler que le Pacte de stabilité des collectivités locales est le fruit du travail accompli par la Région autonome Vallée d'Aoste depuis 1992, en vertu des ses compétences statutaires en matière d'organisation des collectivités locales.

L'article 11 de la loi régionale n° 14 du 16 juillet 2002 a introduit le Pacte de stabilité des collectivités locales valdôtaines pour la période 2002-2004 et l'article 8 de la loi n° 25/2002 a étendu la validité de celui-ci à la période 2003-2005, et ce, bien avant que l'Etat n'attribue explicitement la compétence en la matière aux Régions à statut spécial et aux Provinces autonomes.

Il faut encore rappeler, à cet égard, que depuis l'entrée en vigueur de la loi de finances 1994, les virements de fonds aux collectivités locales sont à la charge de la Région. Cela a été rappelé par M. Tibaldi, et les principes introduits par la loi régionale n° 14 de 2002 ont été concrétisés par l'approbation, le 31 mars 2003, du protocole d'accord entre la Région et le Conseil permanent des collectivités locales et par les délibérations du Gouvernement régional qui ont réglementé l'application du Pacte pour 2003 et pour 2004.

Je tiens à souligner que la Région a toujours respecté trois principes essentiels dans ses rapports avec les collectivités locales: la valorisation de l'autonomie des collectivités locales; la responsabilité des élus locaux; l'accord sur les choix opérés, au moyen de la concertation.

Ces jours-ci, nous sommes en train de définir les lignes directrices pour 2005, compte tenu des résultats aussi de l'important congrès qui s'est tenu à Aoste sur ce thème le 20 décembre 2004 et qui nous a permis de comparer notre expérience avec celle des autres Régions à statut spécial.

Le protocole d'accord de 2003 indiquait déjà plusieurs actions à mettre en œuvre pour atteindre les objectifs prévus. Le premier de ces objectifs, à savoir l'amélioration du "solde financier", comporte des actions bien précises: améliorer l'efficacité de la gestion; augmenter la productivité et réduire les coûts de gestion des services publics et des activités du ressort des collectivités locales; maîtriser la croissance des dépenses courantes; développer les activités d'établissement des impôts propres; augmenter le recours au financement par la fixation du prix des services publics et des tarifs des services à la demande; réduire la dépense afférente au personnel; limiter le recours aux consultants externes; diminuer l'attribution directe de la fourniture de services publics.

Le deuxième objectif, la réduction de la dette, comporte la réalisation ici aussi de toute une série d'actions bien précises: utiliser les ressources propres en capital; recourir aux recettes ordinaires; réaliser des économies dans le domaine des dépenses courantes; utiliser les excédents budgétaires; recourir aux recettes provenant de la vente de titres mobiliers suite aux privatisations; privilégier le recours aux emprunts accordés par la "Cassa depositi e prestiti".

Il faut dire qu'aucune sanction n'a pour l'instant été prévue pour les collectivités locales qui n'atteignent pas les objectifs susmentionnés, et ce pour deux raisons prioritaires: d'une part, les données afférentes aux communes sont analysées suite à la présentation des comptes, donc après le 30 juin de l'année suivant celle qui fait l'objet des relevés. Il s'ensuit que l'analyse des deux premières années d'application du pacte, période indispensable pour disposer d'un cadre plausible, n'est pas encore terminée. D'autre part, jusqu'à l'année dernière, l'Etat appliquait le Pacte de stabilité uniquement aux communes de plus de 5.000 habitants. Compte tenu de la réalité démographique des communes valdôtaines, la Région a décidé d'appliquer les règles du pacte à toutes les communes, avec l'accord du Conseil permanent des collectivités locales. Il reste donc à évaluer dans le temps l'impact de ces règles sur les petites communes, qui n'ont probablement que peu de marges de manœuvre dans leurs budgets. Il faut préciser toutefois que la Commune d'Aoste, la seule qui aurait été directement visée par la législation nationale, a respecté en 2003 les limites fixées par le pacte régional.

Selon le pacte 2003 et le pacte 2004, le Gouvernement régional peut décider d'adopter des mesures destinées à encourager les communes qui ont respecté les règles et à sanctionner les autres. Ces décisions seront prises compte tenu des résultats des contrôles en cours, lors de l'élaboration du pacte 2005.

Venons maintenant aux objectifs en matière de finances publiques et de maîtrise des dépenses. Comme je disais précédemment, le Pacte de stabilité concerne toutes les communes de la Vallée d'Aoste et a deux objectifs. En premier lieu, l'amélioration du "solde financier", qui est l'indicateur principal de réalisation de l'objectif que les communes doivent atteindre. Il est défini par convention comme la différence entre les recettes propres de la collectivité locale et ses dépenses courantes. Les limites fixées pour 2003 comportaient l'obligation de maintenir le solde financier 2003 au niveau de celui de 2002, et de veiller à ce que l'augmentation ne dépasse en aucun cas le taux annuel d'inflation, soit 2,5% en 2003. Les mêmes règles ont été appliquées à l'année 2004 et l'augmentation du solde a été plafonnée à 5% pour la période 2003-2004. En deuxième lieu, la réduction de la dette ou, du moins, le maintien du rapport entre la dette et l'indicateur de l'évolution de l'économie valdôtaine, c'est-à-dire la valeur ajoutée régionale. La réalisation de cet objectif, qui sera évaluée sur une période de 4 ans, est seulement recommandée, tout comme dans la législation nationale. Cet objectif encourage néanmoins chaque commune à analyser sa situation débitrice et à prendre conscience de la nécessité de financer ses investissements par un autre moyen qui ne soit pas celui de l'endettement.

Nous sommes donc, à l'heure actuelle, en train de définir les objectifs du pacte 2005 - nous n'avons pas encore conclu cette définition - en application des dispositions de la loi de finances 2005, qui autorise explicitement les Régions à statut spécial à établir de manière autonome les règles du Pacte de stabilité interne pour les collectivités locales de leur ressort avant le 31 mars prochain; donc je serai absolument disponible de relater sur l'évolution de cette définition et pour apporter toutes les connaissances possibles aussi dans cette Assemblée.

Presidente - La parola al Consigliere Tibaldi.

Tibaldi (CdL) - Credo che dalla risposta del Presidente si evinca la consapevolezza condivisa della necessità di monitorare e di verificare da vicino e in forma più puntuale l'andamento della spesa pubblica negli enti locali. D'altronde questa è un'esigenza che ci è imposta per due ragioni: la prima, direi una ragione sostanziale, è il fatto che le risorse disponibili saranno anche certe, ma non sono infinite, di conseguenza questo fattore che peraltro è anche un basilare fattore economico ci deve mettere di fronte al semplice ragionamento che i conti si fanno con la moneta che c'è; la seconda, una ragione formale, è che, facendo parte di una cornice istituzionale europea, dobbiamo rispettare delle regole che sono anche queste a valenza diffusa.

Come il Governo nazionale sta monitorando i comuni spreconi, lo faccia anche il Governo regionale. Credo sia un fatto lodevole ribadire che la Valle d'Aosta fin dal 1992 possiede un suo Patto di stabilità interna, ove gli enti locali sono tenuti al rispetto di determinate regole. Il problema è che, come ha anche evidenziato il Presidente, più che di regole si tratta di raccomandazioni di buon senso, che, oggi come oggi, non prevedono sanzioni e che sono lasciate alla sensibilità dei singoli amministratori locali, nella speranza che la loro sensibilità tenda ad evitare sprechi, che purtroppo si sono verificati anche nei nostri comuni.

Prendiamo atto con soddisfazione del fatto che il Presidente ci informerà in corso d'opera delle strategie portate avanti per evitare lo spreco di risorse pubbliche, perché oggi i comuni sono abbastanza incontrollati da questo punto di vista e penso che la dichiarazione dello stesso presidente, con cui ha invitato i comuni a tagliare le spese, abbia un suo significato profondo, ed è un significato che trova tangibile risposta in attività ordinarie che si possono verificare approfondendo quello che fanno i comuni e le comunità montane, le cui quote maggioritarie dei bilanci sono destinate in maniera sostanziosa, più che maggioritaria, al funzionamento ordinario. Oggi gli investimenti sono fatti attraverso i classici canali del FOSPI, degli speciali interventi che generosamente la Regione eroga a supporto dell'attività ordinaria dei singoli enti locali, ma ci sono enti locali come alcuni comuni o alcune comunità montane, in particolare quelle dove il 90% del bilancio è destinato alle spese correnti e solamente il 10% può essere destinato a qualcosa di promozionale nel settore dell'investimento, dell'innovazione o anche della crescita in termini istituzionali dello stesso ente, tant'è che anche qui penso che la stessa Giunta dovrà fare delle riflessioni più profonde dal punto di vista politico sull'efficacia ed efficienza delle comunità montane, dove le stesse non vengono sempre delegate con grande soddisfazione dei comuni nell'esercizio di certi servizi pubblici condivisi dai vari enti. Sono 8 sovrastrutture le comunità montane, intermedie fra la Regione e i singoli comuni, che spesso e volentieri non vengono neppure delegate dai comuni che rappresentano ad esercitare funzioni come possono essere quelle dei soggiorni per gli anziani o dello smaltimento dei rifiuti o dei servizi degli scuolabus. Spesso i comuni nemmeno trovano l'accordo e nemmeno vogliono cedere le deleghe con le rispettive risorse alle comunità montane per esercitare tali funzioni.

Il Presidente parlava anche dei piccoli comuni, che insieme agli altri sono stati inclusi, ai sensi del Patto di stabilità valdostano, tutti quanti nella cornice del patto, cioè a rispetto di questo patto. Giustamente il Presidente dice: "questi piccoli comuni hanno un margine operativo in termini finanziari che è veramente ridotto"; ma ci sono piccoli comuni che avranno un margine ridotto dal punto di vista finanziario, avranno delle situazioni di isolamento montano che vanno considerate, ma ci sono comuni come Chamois o La Magdeleine, che, avendo 90-95 abitanti, annoverano 6-7 dipendenti. È vero, ci sono funzioni essenziali e che devono essere svolte, ma se uno fa un attimo un rapporto rispetto alla popolazione servita, si rende conto che in due piccoli comuni come Chamois o La Magdeleine ci sono 13-14 dipendenti a tempo indeterminato, senza considerare gli avventizi che vengono chiamati in occasione di necessità stagionali.

Crediamo che debbano maturare maggiormente la convinzione e la sensibilità da parte degli amministratori locali in questo senso, che le regole del Patto di stabilità non debbano essere solo viste come qualcosa di negativo che viene imposto, ma sono delle regole di comune convivenza che ci sono imposte dalle circostanze, non da qualcuno che dall'alto ci dice: dovete rispettare il patto, dovete sottostare a tali regole. È una necessità inderogabile, anche perché i livelli di incremento sono sensibili: dai 65 milioni di euro del 1992 siamo ai 110 milioni del 2005, più 40%. Sono più 40% di spese solo per gli affari correnti, esclusi investimenti e speciali interventi. Anche da un punto di vista politico credo sia necessaria una riflessione profonda in questo senso.

Mentre parlavo ho verificato una clamorosa assenza di consiglieri, non perché parlavo io, ma mi rendo conto che forse è necessaria una verifica del numero legale.

Presidente - Prego il Consigliere Segretario di fare l'appello.

Procedutosi all'appello nominale dei Consiglieri, da parte del Consigliere Segretario, il Presidente Perron, constatato che hanno risposto all'appello 17 Consiglieri, ma che subito dopo parecchi Consiglieri hanno preso posto in aula, dichiara valida la seduta ed invita il Consiglio a continuare la trattazione dell'ordine del giorno dell'adunanza.

Presidente - Colleghi, constato che alla presenza di 17 consiglieri non vi è il numero legale, pertanto... constato che il numero legale c'è, adesso; non sto a ripetere quello che ho detto poco meno di un'ora fa, ricordo che nel caso si verificassero ancora simili comportamenti, convocherò il Consiglio in un'altra data.

Se riteniamo che è utile venire qui e lavorare in questo modo, a me sta benissimo, però credo che nessuno di noi sia qui né a perdere tempo, né a dare pessima immagine di come siamo in grado di lavorare.

Il Consiglio prende atto.