Oggetto del Consiglio n. 1087 del 19 gennaio 2005 - Resoconto
OGGETTO N. 1087/XII - Prosecuzione del dibattito sulla situazione del settore industriale. (Approvazione, reiezione, ritiro e rinvio di risoluzioni).
Président - Je rappelle que nous sommes toujours dans le débat général.
La parole au Conseiller Borre.
Borre (UV) - È vero, il sistema politico ha le sue responsabilità, l'apparato burocratico forse non è esente, poiché sarebbe auspicabile un apparato amministrativo sempre disponibile a facilitare i compiti dell'utente, chiaramente nei limiti della legalità; legalità che non vieta il buon senso e l'efficacia. È vero, "le malaise" che sembra sempre più malattia grave, se non quasi "terminale", che serpeggia all'interno della maggioranza, anche nella forza politica che esprime la maggioranza relativa, il mio movimento, crea delle gravi difficoltà alla buona gestione, provoca insicurezza nell'apparato amministrativo e nelle componenti del mondo produttivo della nostra regione, e non solo. In pratica, credo che qualcuno abbia confuso la necessità di dialogo e confronto, legittimi, con una crescente campagna di delegittimazione.
È però vero che la Giunta e il Consiglio hanno continuamente operato per superare le difficoltà attuali e per dare risposta anche a uno sviluppo economico: ne sono testimonianza gli interventi normativi migliorativi messi in campo; purtroppo questi interventi sono stati messi in ombra da varie azioni di disturbo e da notizie di crisi diffuse dai mezzi di stampa, chiaramente motivate, perché allora arrivavano notizie diffuse da chi aveva interesse di farle uscire. D'altra parte, questo clima rende più difficile l'operazione di concertazione fra le varie parti e di creazione di un vero "sistema Valle d'Aosta", ma è necessario riflettere se la responsabilità sia solo imputabile all'Amministrazione regionale e quindi alla politica della maggioranza o se anche le altre componenti, ossia le associazioni industriali, artigiane, i sindacati, abbiano parte in causa in questo processo degenerativo. Questa mia riflessione non è per accusare, ma per cercare di trovare veramente una collaborazione da parte di ognuno di noi, portando in questo dibattito la presa di coscienza, di responsabilità verso i Valdostani, una rinnovata progettualità, ma soprattutto la volontà di "far sistema" per dare efficacia e giuste risposte.
Siamo chiamati, oggi, a compiere un'attenta quanto indispensabile riflessione su uno dei settori più incisivi nella produzione di reddito nella nostra regione: l'industria. Un dibattito che - sono sicuro - uscirà costruttivo, poiché arricchito dalle conoscenze almeno per me più approfondite del settore, grazie alle audizioni delle associazioni industriali, artigiani, sindacati, Camera di commercio. Un confronto che ci permette di avere più chiaro e completo il panorama industriale della regione, un'analisi che vedrà ripetere proposte, idee e critiche: fatto che ritengo anche positivo, perché vuol dire che quasi tutti abbiamo la stessa visione del problema e mi auguro anche che questa stessa visione la si abbia per condividere le soluzioni.
Siamo chiamati a un necessario dibattito su una crisi che ha origini all'esterno della nostra regione e dell'Italia stessa, una crisi che attanaglia alcune industrie, ma che è anche un campanello di allarme per altre aziende e per altri settori; però sarebbe corretto riportare alla giusta dimensione il dibattito. Qui non dobbiamo pensare di dover affrontare una catastrofe, ma stiamo affrontando un problema di crisi che è non marginale, interessante se vogliamo, ma non è senz'altro di dimensioni enormi.
È proprio in considerazione del reddito prodotto: 40% del PIL regionale, del numero di addetti occupati nel settore industriale e del volume dell'indotto ad esso legato, che le nostre considerazioni e le nostre progettualità dovranno prendere in esame e avere però anche, come oggetto, l'intero sistema economico regionale. Infatti, l'agricoltura, il turismo, il commercio, l'industria, il terziario, rappresentano tutte le componenti di un "sistema Valle d'Aosta", necessariamente a confronto con un contesto economico e sociale in costante evoluzione, e influenzato, se non addirittura determinato da logiche globali, che vanno ben oltre le singole forze locali. Oggi ci troviamo coinvolti da fenomeni internazionali sintetizzabili, da un lato, da un sempre maggiore legame fra gli Stati e quindi da un annullamento delle distanze; dall'altro, da una maggiore competitività fra di essi, dunque dall'importanza cruciale che il localismo viene ad assumere.
Riprendendo il concetto di "marketing" territoriale espresso dall'Assessore Ferraris, del quale condivido appieno la disamina, vorrei a tale proposito esplicitare alcune idee. La Valle d'Aosta - e i progetti attuati attraverso varie forme di fondi strutturali europei lo testimoniano - si è dimostrato un laboratorio ideale all'interno del quale sperimentare forme di sviluppo e di crescita legate alla peculiarità del nostro territorio, alla potenzialità delle sue infrastrutture, alla capacità dei suoi attori socioeconomici; non solo, possiamo dire di disporre di una buona e aggiornata normativa di sostegno agli investimenti del settore industriale e artigianale.
In molti progetti si è cercato di creare un sistema, si è cercato di abbandonare la strada dell'autoreferenzialità, per preferire quella della filiera: mi riferisco alle microfiliere in agricoltura, alla filiera del legno; nel primo caso, nella comunità montana Mont Cervin, su 15 corsisti 6 hanno già aperto partita Iva e una ha deciso di trasformare questo lavoro in prima fonte di reddito, analogamente un altro corso di microfiliera rivolto all'imprenditoria femminile ha visto un gran numero di adesioni; nel secondo caso, invece, è in fase di creazione una filiera per la gestione, la trasformazione e l'utilizzo del legno nell'edilizia per la costruzione e la vendita di case in legno. Certo, sono segnali piccoli, ma sono segnali importanti; sono piccoli fuochi che testimoniano di un movimento imprenditoriale, sono fuochi che stanno a significare che il territorio è cambiato e con esso la sua percezione. Infatti, da sempre considerato come elemento naturale, proprio e singolare, esso diventa il motore principale, il generatore dello sviluppo economico e finanziario.
Il territorio, inteso come risorsa complessa, deve allora essere migliorato, ottimizzato e personalizzato, allo scopo di ottenere il massimo beneficio per l'economia e per l'intera comunità. In questo contesto il nostro compito non è più quello di assistere con una logica contributiva all'impiantarsi o alla creazione di nuova imprenditoria, il nostro compito è di fornire gli strumenti necessari per fronteggiare queste nuove sfide, nel rispetto della collettività a livello locale e di regole per la libera concorrenza, sancita anche da normative europee.
La pubblica amministrazione non deve essere una banca, ma un polo che crea le condizioni per mettere in comunicazione gli interlocutori, fornendo gli strumenti perché queste interrelazioni possano svilupparsi e crescere, compreso il credito presso le banche. Compito degli amministratori è anche quello di contribuire a creare un'immagine del nostro territorio contraddistinta da una identità specifica, sulla quale agire e far leva. Mi vengono in mente, a tale proposito, città che hanno saputo identificarsi per particolari attività: Bologna con le fiere, Milano con la finanza, e altre ancora. Così noi dobbiamo caratterizzare maggiormente la nostra identità, identificando anche un percorso di macrofiliera, composto da un sistema di microfiliere.
Con il contributo degli imprenditori e di tutti gli attori socioeconomici dobbiamo creare le condizioni migliori per attrarre alla nostra area attività economiche che producano ricchezze, legandosi indissolubilmente al nostro territorio e per favorire lo sviluppo di quelle esistenti. Così noi che abbiamo la responsabilità politica dello sviluppo del territorio, dobbiamo essere in grado di dirigere e influenzare i diversi attori che possono incidere sull'assetto del territorio stesso. D'altro canto, gli operatori economici privati devono interpretare la propria attività imprenditoriale non solo nella sua naturale individualità, ma anche come componente di un più ampio e complesso percorso di sviluppo del territorio in cui essa è insediata, e noi come amministratori abbiamo l'obbligo di individuare un percorso strategico che tenga conto delle componenti interne ed esterne che concorrono allo sviluppo economico. Infatti, quanto più un territorio è attrattivo, tanto più si riescono a richiamare investimenti o clienti o utenti.
Per riuscire in questo intento è fondamentale determinare e individuare la vocazione del nostro territorio, una vocazione che deve essere sviluppata, incentivata e comunicata. In questa analisi di definizione della vocazione dell'industria o, meglio, del nuovo "sistema Valle d'Aosta", dobbiamo considerare l'attuale situazione economica che in Italia vede, per il secondo anno consecutivo, un PIL fermo allo 0,4%, le esportazioni diminuite, l'inflazione arroccata al 2,7%. Queste sono avvisaglie di una crisi che da noi si è fatta sentire in quelle aziende, dove la produzione e quindi la presenza concorrenziale sul mercato è strettamente legata al costo della mano d'opera, al trasporto e alla capacità di innovazione del prodotto.
Certo, la crisi ha stretto nella sua morsa molte nostre industrie, ma il fatto che un settore sia in crisi non significa che si possa dire che lo si è abbandonato; forse si è sottovalutato l'evoluzione del mercato e il processo di globalizzazione. Certo, non siamo più ai tempi in cui questo settore, grazie all'industria siderurgica, ha svolto il ruolo prioritario nella nostra economia; basti pensare a 6.000 e più operai della "Cogne", alla "Ilssa Viola", alla "Morgex-Carbo" e ad altre fabbriche che, grazie alla materia prima reperita sul nostro territorio, hanno saputo garantire un reddito sicuro a tante famiglie valdostane, permettendo a tutto l'indotto un sicuro ritorno economico.
Oggi altri settori stanno sostituendosi grazie alle caratteristiche e alle bellezze del nostro territorio: il turismo e un'agricoltura sempre più indirizzata verso la qualità del prodotto e un mantenimento sempre più necessario del territorio. Si tratta di un binomio, quello che unisce turismo e agricoltura, dal quale partire per pensare anche ad un'industria orientata ed alimentata dalle nostre risorse agroalimentari, vitivinicole, boschive, estrattive; una produzione rivolta in parte all'autoconsumo e in parte alla vendita al turista, e infine - ma non ultimo - l'esportazione dei prodotti con il marchio "Valle d'Aosta".
Vi è però la necessità di un'altra industria che si è radicata nel nostro territorio, non per le sue risorse, ma per le sue conoscenze e per le sue tecnologie, per lo sviluppo necessario che questa può portare. È quindi necessario un progetto di innovazione e sviluppo industriale: è questo un obiettivo che deve scaturire dalla concertazione, dalla progettualità, dalla disponibilità dei vari soggetti di far parte della squadra Val d'Aosta, una squadra composta da "Chambre du commerce", "Projet Formation", "Centro Sviluppo", Amministrazione regionale, enti locali, "Patto per lo sviluppo", "Finaosta", Associazione industriali, Associazione artigiani, sindacati, nella quale ognuno deve cercare di ricoprire più adeguatamente il proprio ruolo, ruolo che ha bisogno di una ridefinizione all'interno di alcune di queste strutture, proprio per sviluppare le proprie competenze in modo compiuto. Non solo, ma perché i vari soggetti possano esprimersi al meglio, è necessaria un'organizzazione collettiva che individui aree di competenza, mansioni e ruoli di ogni singolo organismo affinché uno sia funzionale all'altro e, insieme, siano in grado di fornire la risposta vincente per lo sviluppo industriale ed economico della nostra regione.
Ritengo pertanto, così come avvenne durante la crisi degli anni '80 ricordata dall'Assessore Ferraris, dove non si abbandonò la nave al grido di "si salvi chi può!", che anche oggi dobbiamo saper affrontare, con lo stesso spirito di allora, questo momento con spirito critico, ma costruttivo. Soprattutto non serve condannare il lavoro passato, ma serve analizzarlo criticamente alla luce delle nuove esigenze, lavorare insieme con ben impresso il "sistema Val d'Aosta". È pur vero che, di fronte al venir meno dell'industria siderurgica, chimica e meccanica, allora ci si era trovati a poter puntare sulla nascente "new economy", sull'industria delle nuove tecnologie, mentre oggi il mercato è in continuo fermento e la concorrenza, la competitività fanno i conti con grandi sistemi integrati, dove l'innovazione e la ricerca si fondano su enormi capitali e, in molti casi, i costi della mano d'opera sono decisamente inferiori. Quanto fatto in passato ci ha consentito di crescere economicamente e di riuscire per il momento a limitare la portata di una crisi globale, grazie alla qualità di prodotti e servizi che siamo in grado di offrire e alla diversificazione dell'attività produttiva.
Non credo si possa dimenticare che l'attenzione continua al sistema produttivo ci permetta oggi di guardare alla società "Cogne" con più tranquillità e anche ad altre industrie che stanno lavorando e dando occupazione ancora interessante, ad un settore agricoltura in netta conversione anche se con fatica, conversione verso qualità e professionalità, quindi resa economica. Turismo e commercio hanno tenuto, si sta sempre più operando per un loro sviluppo, anche qui puntando sulla qualità di offerta e professionalità nella gestione. Forse in questa fase sarebbero interessanti interventi anche normativi, che creino un fondo per la tutela dei livelli produttivi ed occupazionali nel settore industriale e per facilitare il riassetto finanziario. È evidente che questo fondo dovrebbe essere compatibile con le norme europee, intervenire solo per quelle imprese che possiedono i requisiti di validità produttiva, ma che si trovano alle strette perché colpite da eventi congiunturali.
Oggi, oltre alle risposte necessarie per una politica di concertazione, che permetta il superamento di questa fase critica, dobbiamo avviare un processo di ricerca finalizzato ad individuare quale industria è compatibile, sostenibile e opportuna per la nostra regione dal punto di vista territoriale e socio-culturale, ma anche in grado di confrontarsi con lo spirito del nuovo sistema.
A questo punto vorrei ricordare l'importanza di uno di quei punti sottolineati dall'Assessore: sostegno alle aziende che delocalizzano i propri processi produttivi mantenendo l'attività principale in Valle: è questa una nuova visione, che significa essere capaci di inserirsi nel mondo dell'industria globalizzata mantenendo però la gestione del processo produttivo. Per dare concretezza a questo punto il ruolo dell'università è essenziale, non solo come elemento di formazione, ma anche di preparazione di eccellenza manageriale e dirigenziale. E sulla formazione devono incidere in maniera più concreta e meno avulsa dalla necessità di mercato le iniziative dell'Agenzia del lavoro, le "Projet Formation", "Confindustria" ed associazioni artigiane, attraverso gli istituti professionali, perché i corsi non creino illusioni, ma professionalità spendibili. La stessa Camera di commercio, anche grazie ai correttivi apportati con la "legge Omnibus", deve iniziare a funzionare, ad essere il nucleo, ma anche l'avamposto oltre i nostri confini regionali, per supportare lo sviluppo, la promozione e l'esportazione dei nostri prodotti e dei nostri processi produttivi. Vi è infine la necessità di individuare progetti e programmi di sviluppo per le imprese operanti in Valle, per nuovi insediamenti e, in questo caso, chi meglio del "Centro Sviluppo" dovrebbe dare una risposta? Dico "dovrebbe", perché forse su tale struttura sarebbe necessario un piccolo intervento di manutenzione straordinaria.
Un inciso. Affinché il nuovo "sistema Valle d'Aosta" possa risultare sistema è indispensabile che, secondo un principio di sussidiarietà, la crisi di un'azienda possa essere ammortizzata dalle altre aziende, affinché eventuali "emorragie" occupazionali possano essere limitate o assorbite, evidentemente attraverso i corsi di formazione che permettono l'inserimento a pieno titolo, con soddisfazione, del lavoratore e dell'imprenditore. Dobbiamo creare un "sistema Valle d'Aosta" che non esporti solo prodotti, ma anche processi produttivi, che sappia creare e tenere cervelli, che faccia ricerca per porsi come modello di eccellenza. Dobbiamo creare un sistema che si faccia interprete di un senso di appartenenza alla nostra gente, al nostro territorio, che sappia valorizzare tutte le nostre risorse, comprese quelle umane. Dobbiamo coinvolgere gli enti locali al fine di sensibilizzarsi per predisporre nei loro piani regolatori possibilità di insediamenti industriali ed artigianali.
La risoluzione che ha presentato l'Assessore a nome della Giunta è un documento della maggioranza aperto ad integrazioni e modifiche, se del caso, ma ritengo che dia in parte grandi risposte agli interventi critici, di una critica seria, fatti oggi da alcuni consiglieri. Il lavoro che dovremo fare a breve per l'esame di quella risoluzione, credo sia il momento più importante del dibattito che stiamo affrontando oggi in questa sala.
Presidente - La parola al Consigliere Lattanzi.
Lattanzi (CdL) - Vorrei iniziare esprimendo solidarietà umana al collega Borre, perché ho sentito... non c'è da ridere, Aurelio, forse per te la solidarietà umana è un "optional", per me è un valore!
Dicevo, ho apprezzato il tuo intervento che, non solo è ricco di suggestioni, come tutti i nostri interventi - sia quelli già svolti, sia quelli che si svolgeranno -, ma perché ti va riconosciuta l'onestà intellettuale con cui hai affrontato questo momento di crisi, arrivando a definirla anche una "malattia terminale" per una possibile maggioranza piuttosto che per il tuo partito. Te lo voglio dire, perché pronunciare quelle parole, in questo momento, è frutto di una purezza di pensiero, che ti va riconosciuta come "unionista doc" che vede frantumarsi, forse anche incomprensibilmente, un sogno!
Oggi è evidente che non stiamo solo discutendo di una crisi industriale ed economica, ma stiamo dibattendo su quella che ritengo essere una crisi politica e istituzionale di questa Regione. Una crisi che ha purtroppo radici abbastanza lontane, nonostante le analisi ascoltate in queste ore, ma - se mi permettete - anche in questi anni. Una crisi che, come "malattia terminale", ha le sue radici in due aspetti profondi che mi sento di portare al dibattito di questo Consiglio per dare un valore. Siamo di fronte alla crisi di una cultura politica forse nel momento della sua magnificenza: i 18 Consiglieri da parte dell'"Union", la maggioranza assoluta, la forte maggioranza che, insieme ai "DS", è stata rappresentata nelle ultime elezioni regionali, per assurdo, proprio nel momento di più grande magnificenza, evidenzia la più grande crisi! In maniera molto frastornata sento commenti sul ricercare le motivazioni di questa crisi.
Vorrei poter dare un contributo facendo alcune considerazioni che spero vi possano dare una risposta del perché di questa crisi, anche perché abbiamo la cronaca che ci supporta su quanto da noi detto in quest'aula, in questi anni. Nel 1997, in occasione del dibattito sulla finanziaria 1998, noi dicevamo alcune cose: vorrei brevemente rileggerle per farvi capire che la crisi non è nata ieri e che è la crisi anche delle opportunità e delle soluzioni. Nel dicembre 1997, noi dicevamo:
"Si aprono di fronte a noi scenari di cambiamenti epocali..." - qualcuno lo ha ripreso anche adesso - "... su questo non c'è dubbio, la mondializzazione dell'economia con i suoi processi di sviluppo, la nascita dell'Europa economica, politica..." - e, aggiungerei, anche culturale -"... i cambiamenti strutturali del nostro paese per non restare fuori dai processi di sviluppo e di benessere e dalle trasformazioni che inevitabilmente metteranno a dura prova la nostra piccola regione, costretta sua malgrado a competere sugli scenari internazionali con la forza del suo popolo, con la sua cultura, con la sua storia come esperienza per il futuro, con le sue risorse umane e naturali, economiche e naturalmente anche finanziarie per affrontare questi cambiamenti e non subirli. Scenari di cambiamento così epocali, che pur con l'aiuto della più fervida immaginazione non potremo che tiepidamente descrivere, un po' come fecero alla fine del secolo scorso i nostri nonni immaginando il '900 e gli scenari che gli si aprivano di fronte, che descrivevano un nuovo secolo, fatto di innovazioni, di scoperte, di sviluppi epocali e che proiettavano il vecchio e il nuovo continente verso mete inimmaginabili. Si sviluppano nuovi e rivoluzionari processi produttivi, si scoprivano nuove energie e nuovi sistemi di trasporto e di comunicazione, si delineavano nuove realtà politiche e nuovi confini. Ebbene, anche in quello scorcio di fine secolo si contrastavano due linee di pensiero rispetto al futuro: la prima, per chi viveva la fine dell'800 come preoccupazione rispetto a nuove e mutate condizioni di sviluppo e di incertezza insita nei cambiamenti, che metteva in discussione lo "status quo" magari considerato già buono; la seconda per chi, invece, nel nuovo secolo intravedeva sfide vincibili, nuove opportunità, nuovi stati di benessere e di sicurezza e disegnava nuovi processi di sviluppo. Al di là di queste due correnti di pensiero nessuno, ma proprio nessuno, poté immaginare quello che successe veramente: lo scoppio di due conflitti mondiali e l'avvento di crisi economiche disastrose che misero in ginocchio interi sistemi economici e finanziari, ma anche sviluppi incredibili. In poco meno di 70 anni si passò "dal cavallo alla luna" e in campo economico si costruirono vere potenze finanziarie, per non parlare della progressione del benessere e delle scoperte nel campo della medicina. In questi ultimi 100 anni l'uomo è progredito come non aveva mai fatto nei millenni precedenti e questo per un solo motivo: la globalizzazione della comunicazione e dei mercati, nuovi sistemi di trasmissione delle informazioni, di trasporto degli uomini e delle merci avevano generato volani virtuosi che hanno alimentato nuove scoperte, nuovi processi di sviluppo e di benessere almeno per una parte del mondo purtroppo, così come dimostrano tutti i dati di economia di questo secolo, che hanno visto la ricchezza e il benessere del mondo occidentale al quale noi apparteniamo crescere in modo esponenziale. Su una cosa possiamo essere d'accordo: il futuro sarà incerto, ma comunque più evolutivo e più rapido del passato, con vecchie economie che verranno spazzate da nuove e più competitive realtà più rapidi, più efficienti, più evolute sotto l'aspetto dei processi decisionali e strategici, meglio inserite nei contesti globali di sviluppo".
Chiedevo scusa, nel 1998, per una introduzione così lunga, la chiedo anche oggi, ma credo sia opportuno rendersi conto che nel discutere quel bilancio non si poteva più aprire il confronto fra chi difendeva la Valle d'Aosta e chi, invece, per chissà quale motivo, la dovrebbe attaccare. Dicevamo:
"È opportuno confrontarsi su quelle che si ritengono oggi le migliori soluzioni per il nostro futuro, partendo dal presupposto che in gioco c'è il futuro di tutta la comunità che rappresentiamo e non solo di una parte. Non ci saranno né vinti né vincitori, ma solo una regione che avrà o non avrà saputo cogliere il treno dello sviluppo e del benessere". Ecco perché quel giorno criticavamo "una finanziaria che era più nuova nella forma che nella sostanza", avendo l'impressione, studiando i dati, che non si fosse compreso veramente "quello che ci aspetta, cosa significhi oggi competere sui mercati, cosa significhi gestire risorse per creare sviluppo, cosa significhi creare economie. L'impressione è che siamo rimasti affascinati dal cambiamento della forma e abbiamo perso di vista la sostanza".
Facevamo una considerazione, davamo dei dati, dicevamo che il bilancio della Regione cresceva del 3,5% e le spese correnti quelle fisse crescevano del 5, quindi dicevamo che portando avanti un processo di politica economica e finanziaria giunto-centrica, Regione-centrica, con una economia fortemente invasa dall'ente pubblico, avremmo avuto nel medio e lungo termine delle problematiche. Dicevamo ancora:
"Certo le relazioni della maggioranza dipingono di rosa l'attuale benessere, soprattutto le passate conquiste, ma qui è in gioco il nostro futuro e non il nostro passato e questo è un bilancio che non può - così com'è - essere motore di quell'economia determinante per il nostro futuro. Persistendo su questa strada, non potremo che consumare benessere e determinare disagio. Per noi i punti di crisi sono: troppe leggi di spesa che si sovrappongono, troppo poca economia, troppa burocrazia, troppo poca dinamicità, in pratica troppa Amministrazione regionale, poca progettualità, scarsa visione strategica. Oggi quello che ci divide non sono solo i numeri di bilancio, ma soprattutto la cultura che c'è dietro l'utilizzo dello strumento di bilancio".
Non ho riletto questo per dire: "noi lo avevamo detto, eravamo stati profeti", perché siamo stati facili profeti purtroppo! Per chi vive la sfida dell'economia quotidianamente, abbiamo sentito parlare stamani degli imprenditori, altri li abbiamo ascoltati nelle scorse settimane, è abbastanza noto che se non si investe, ci sarà la crisi, che se non si crea un sistema economico forte, alla prima crisi importante il sistema crolla! Vi do solo 3 dati: discutevamo un bilancio quel giorno che era di circa 2.000 miliardi di vecchie lire, di cui 1.200 miliardi erano spese correnti (61%); solo qualche anno dopo, senza nulla cambiare, anzi peggiorando, discutendo il bilancio triennale 2001-2003, discutevamo il bilancio da circa 3.000 miliardi dove le spese correnti erano salite a circa 1.500 miliardi (50%), cioè un'apparente diminuzione dell'incidenza percentuale delle spese per un effetto che quell'anno fu la presenza nel bilancio dei fondi per l'alluvione. Dicemmo: "attenzione, non è vero che sono scese le spese correnti, sono aumentate le entrate per effetto dell'alluvione, ma abbiamo una spesa corrente esplosiva e fuori controllo, una spesa che non permette di avere le risorse per fare gli investimenti, oltre naturalmente a contestare non solo la scarsità degli investimenti, ma il fallimento degli investimenti stessi"!
Noi, qualche mese fa, abbiamo discusso il bilancio 2005; siamo arrivati a 4.000 miliardi di vecchie lire e l'incidenza delle spese correnti è di circa il 70%! Scandalo su tutti i giornali! Noi lo dicevamo nel 1998! Non potete continuare a persistere su una linea politica che vede la Regione drenare danaro in continuo aumento attraverso lo Stato, attraverso le imposte, attraverso il finto sviluppo non virtuoso che producono gli stipendi dei regionali e degli apparati pubblici, perché quello è un "sistema drogato" che prima o poi vedrà la gente in mezzo a una strada!
Oggi non stiamo solo prendendo atto della crisi della "Tecdis", non stiamo solo prendendo atto che ci sono dei lavoratori che aspettano la legge che nel pomeriggio verrà approvata, e qui voglio essere chiaro: non è una "gentile concessione" della Regione, ma è un anticipo che la Regione fa nei confronti dei lavoratori di danari che arriveranno dalla cassa integrazione statale e da quei contributi che sono già stati versati. Non stiamo regalando niente, lo sappiano i lavoratori della "Tecdis"! Questa maggioranza e il Consiglio, all'unanimità, stanno solo facendo quello che ritengo il minimo, cioè preso atto dei tempi lunghi della burocrazia, la Regione anticipa la cassa integrazione, ma non abbiamo risolto il problema e lo sappiamo tutti, perché il problema ha radici profonde! Non sono ottimista, perché quando sento parlare di una "crisi mondiale dell'economia", sento un falso storico! L'economia mondiale non è in crisi, sta invece crescendo al 4,5% che è la crescita storica più grande dell'umanità, con tassi superiori a quelli che aveva Reagan quando nell'America si diceva che era il miracolo economico mondiale!
Non è vero che c'è un mondo in crisi, ma c'è una parte di mondo in crisi, che è l'Europa, la quale non è veloce a riformarsi, ha strutture burocratiche complesse, non ha una unità politica, ha molte difficoltà perché sovradimensionata nella burocrazia: ha, in grande, il male che hanno l'Italia e la nostra Regione! Però l'economia dell'Europa comincia a riprendersi, il Fondo monetario internazionale prevede crescita per l'Europa nel 2005 attorno a 1,7-1,9, così come sta crescendo e si è rimessa in moto anche la stra-vituperata Italia, che da 0,20-0,40 PIL del 2004 sta viaggiando a 1,2-1,3 con Fondo monetario internazionale, quindi non l'amico di Berlusconi, che sta dicendo che l'Italia nel 2005 crescerà a 1,6-1,7! Non è vero che stiamo vivendo adesso una crisi contingente al mondo, che cresce come non mai, come l'Europa che è in difficoltà, ma ha un "trend" di crescita che è controtendente al nostro che è di discesa, perché il dramma è che, se si scende quando scendono tutti, uno può dire: "sì, la crisi c'è per tutti, ma per noi è più grave perché siamo in crisi con le risorse, mentre gli altri sono in crisi senza i soldi ed è diverso"!
Oggi siamo con i soldi e con il PIL in discesa, contro altri che non hanno i nostri soldi e sono in crescita, perché hanno saputo fare delle scelte politiche economiche, anche a costo del consenso elettorale. Non sono ottimista, perché la nostra regione sta vivendo prima che una crisi economica - che è un effetto e non una causa - una crisi culturale, una crisi di cultura ideologica che ci stiamo portando avanti da 20 anni in maniera inconsapevole e che negli ultimi 10 anni ha avuto la sua magnificenza, il principio che le risorse aumenteranno all'infinito e che è sufficiente avere le risorse per avere il potere elettorale, per avere il governo, per avere i posti di lavoro e per creare una "economia drogata"! Il nostro PIL - lo andiamo dicendo da 4 anni - è "drogato" per i 2/3 dai dipendenti pubblici regionali, dalle partecipazioni della Regione nell'economia, dalle sovvenzioni della Regione, che non hanno prodotto un solo virtuoso posto di lavoro reale, perché tutti i posti di lavoro "drogati" nell'economia stanno cominciando a venire fuori... scelte culturalmente sbagliate!
In un certo senso ho apprezzato anche l'intervento del Consigliere La Torre, che dice cose giuste e condivisibili, a parte il fatto che si è messo per primo, lui, correo della visione sbagliata di questa economia. Se mi permette, noi 3 ci tiriamo fuori, perché i nostri partiti in questa crisi non ci vogliono essere... noi, di questa crisi, non siamo i "padrini"! Poi mi sentirò anche di escludere chi è stato all'opposizione, ma all'opposizione vera, cioè all'opposizione culturale a questo processo di gestire, non all'opposizione perché non ci fanno andare in maggioranza, non all'opposizione perché ci vorrei essere per avere anch'io i posti di lavoro o per avere i voti: all'opposizione culturale a questa impostazione, che è una impostazione che non può che dannare la nostra regione! Non abbiamo via di scampo, perché non c'è l'opposizione politica a questo modo di vedere.
Manca in questa regione un consenso politico elettorale a una visione diversa della gestione politica economica di questa regione, perché anche gli uomini di buona volontà della maggioranza, e voglio riconoscere l'onestà intellettuale al Presidente della Regione, così come a tutte le persone che sono in Giunta, hanno una visione sbagliata se pensano che la lotta politica sia quella di reperire risorse... siamo la terza regione più ricca d'Europa e siamo in crisi! Certamente in questa regione ci sarà qualcuno che si è fatto la terza casa o il quinto alpeggio, si è comprato il ventesimo quadro di Nex...
(interruzione della Consigliera Squarzino Secondina, fuori microfono)
... sì, comperato o preso... Certamente in questa regione c'è una parte di popolazione privilegiata da questo "modus operandi", ma oggi c'è una parte di popolazione che comincia a soffrire, in una regione che è la terza regione più ricca d'Europa!
Sono preoccupanti i segnali che vengono dalla maggioranza, da parte di chi suggerisce delle ricette, e qui, collega Borre, permettimi di utilizzare il tuo intervento, ma senza strumentalizzarlo, quando tu dici che la ricetta è fare questo e questo, quando l'Assessore all'industria presenta una risoluzione che dice al Consiglio di chiedergli di fare questo e quest'altro... ma lo faccia! C'è bisogno che glielo chiediamo noi? Lei deve essere impegnato da noi a fare quello che deve fare? Ma lei avrebbe dovuto già farlo, non aspetterà mica una risoluzione, oppure ha fatto il compitino per dire che ha fatto una proposta? Ma lei la proposta la doveva fare 2 o 3 anni fa, 6 anni fa, 10 anni fa, chi prima di lei, Mafrica, chi era seduto su quella poltrona lì, prima di lei... non, Stalin, magari ci fosse stato Stalin, almeno le cose avrebbero funzionato! Lui almeno aveva un'idea, una sporca idea, ma l'aveva, Ferraris! Presenti una risoluzione come Assessore all'industria e alle attività produttive per chiedere, a noi, di chiedere a te di fare l'Assessore... è allucinante! Si mettono una serie di cose anche condivisibili, ma c'è il "Patto per lo sviluppo"... chi lo ha fatto: noi o voi? Lo avete fatto voi, l'avete firmato voi, ma ditemi una sola virgola di quel "Patto" che avete firmato che sia stata attuata!
È inutile continuare a venire in Consiglio a dirci le cose che si dovrebbero fare: servirebbe il "sistema Valle d'Aosta integrato", ci vorrebbe una squadra, ci vorrebbe un programma di riforma liberal-democratica che faccia arretrare la Regione e dia le risorse non agli amici dei "padrini" dei voti, ma alle industrie, alla ricerca, a quelli che hanno un progetto serio con delle aziende serie, non come si diceva questa mattina, "Zincocelere", che era già piena di debiti fin qui o "Tecdis", che è arrivata piena di debiti fin qui, con la speranza che, dandogli dei soldi, loro risolvano i loro debiti! Loro, i loro debiti li hanno risolti, ma ci hanno messo in mezzo ad una strada le persone, e non per cattiveria, ma perché è l'economia!
Chiedo scusa per il calore. Abbiamo bisogno di cambiare cultura, so che non sto dicendo cose nuove, purtroppo sono ripetitivo, vorrei poter smettere di dire queste cose perché vedo che qualcuno le comincia a fare... ma non le state facendo! Oggi è l'elenco delle buone intenzioni, quelle cose che hai detto, Fedele, sono condivisibili: allora fatele, sono 10 anni che vi chiediamo di farle.... siamo nel 2005, dovevate farle nel 1995!
L'"Espace Aosta", Assessore... abbiamo speso centinaia di miliardi per ristrutturarlo, ora bisogna che le aziende lo occupino: ha detto niente! "Centro Sviluppo", Fedele, dici che bisognerebbe cambiare qualcosa? Magari non bisognerebbe mettere solo una brava persona come presidente... cosa dici tu? Perché non basta essere una brava persona per fare il presidente di un centro sviluppo, quando la parola fa capire che bisognerebbe avere qualche nozione di imprenditoria, di economia e di finanza se si vuole coordinare una serie di progetti che non mi risulta abbiano mai decollato da quel posto! Un "carrozzone" inutile... sono 6 anni che lo diciamo! Il ruolo di "Finaosta" sul sistema creditizio regionale: ma come è possibile che abbiamo una regione con una finanziaria che crea agevolazioni sui tassi di interesse e abbiamo le banche che applicano i tassi di interesse agli imprenditori più alti d'Italia? Ma spiegatecela questa cosa qua!
Le soluzioni? Mandare a casa la gente che non produce qualcosa e non rinnovargli le consulenze, di anno in anno, per centinaia di milioni di vecchie lire, senza che abbiano mai prodotto in 10 anni un solo posto di lavoro: 5.000 miliardi di investimenti in 10 anni, dicevo 7 anni fa 5.000 miliardi di investimenti e non un solo posto di lavoro prodotto vero! Se prendevate 5.000 miliardi e li distribuivate alla popolazione, facevate meglio, facevate di più!
È una crisi culturale da cui dovete venirne fuori. Non so se la vostra crisi interna è una crisi politica culturale; io ho il sospetto che non lo sia e me ne danno, perché se nell'"Union" ci fosse un conflitto politico-culturale fra liberal-democratici e social-democratici, che intendono l'autonomia in liberal-democrazia o in social-democrazia, almeno avremmo 2 confronti politici e il confronto sarebbe duro, ma forse risolutivo per la Regione. Purtroppo ho il sospetto che non sia così, ma che sia uno scontro di potere, di esclusioni da posti, perché il sospetto alla gente poi viene! Se in una certa Giunta ci fosse stato un altro Presidente o un altro Assessore, ci sarebbe questa crisi? Se all'università ci fosse un altro professore, ci sarebbe questa crisi? Non abbiamo "l'anello al naso", abbiamo il problema di capire che c'è una crisi, ma c'è la crisi perché c'è una crisi culturale, c'è la mancanza della politica delle scelte, perché c'è una maggioranza stratosferica convinta, in questa Regione, che basti votare "Union" perché tutto vada bene, e l'"Union" è convinta che basta avere il consenso e i soldi da Roma perché tutto vada bene... purtroppo non è così!
Noi arriveremo anche a 5.000 miliardi, se non cambieranno le finanziarie, e avremo la disoccupazione, perché l'alternativa come fate voi è assumerli tutti in Regione, fare un unico comparto di 120.000 dipendenti! Allora tutti avranno qualcosa da prendere dalla Regione, non ci sarà più una sola famiglia che avrà un albergo che non sia regionale, non ci sarà più una famiglia che non avrà un figlio o una figlia che lavori nel comparto unico regionale: questa è la prospettiva che ci avete dato con quelle scelte che nel 1998 condannavamo!
È una crisi politica culturale! Oggi purtroppo nel mercato politico elettorale "drogato" dalla Regione Valle d'Aosta sono solo 3 che rappresentano una minoranza, un 10%, più altri 3 che rappresenteranno un altro 10%, sono un 20% della popolazione che, a volte perché escluso dai benefici, a volte perché capisce che c'è una situazione di mal gestione, quindi vota noi o a Sinistra o a Destra, ma a fronte di questo c'è l'80% della popolazione che è convinta che basta stare nelle vicinanze dell'"Union" perché tutto funzioni e la figlia vada a lavorare! Questo è il dramma della cultura valdostana!
Vogliamo parlare degli imprenditori? Gli imprenditori stanno chiedendo da anni delle cose. È vero, ma sanno perfettamente qual è il contesto in cui vivono. Sono d'accordo con il Consigliere La Torre quando denunciava gli appalti che vanno tutti alle aziende di fuori che poi lavorano senza... tutto vero, ma le soluzioni dove sono? Siamo sicuri che basta sburocratizzare un po' perché le cose funzionino? Abbiamo dei dubbi; noi l'abbiamo una soluzione: ci vuole una maggioranza diversa, ma non una maggioranza diversa perché entra "Fédération" e escono i "DS", entra la "Stella Alpina" e esce un pezzo di "Union" o entra "Forza Italia" ed esce un pezzo di "DS"... non è il cambio dei colori, è il cambio dei cervelli che serve! Non perché i vostri non siano adatti, non vorrei offendere nessuno per questioni di intelligenza, assolutamente; un cambio di cervelli per propensione culturale.
Ferraris, non ti voglio offendere, ma non sei in grado di gestire una crisi economica industriale dopo che, in 10 anni di governo "DS", avete dimostrato la vostra incompetenza! Dovreste ritirarvi per manifesta inferiorità! State mandando al massacro! Certo, non sono solo responsabilità dei "DS", naturalmente ci sono state 2 Giunte di Centro-Sinistra, ma il Centro-Sinistra valdostano rappresentato dalla maggioranza dell'"Union", con una parte della Sinistra, ha dimostrato la sua incapacità a gestire la ricchezza straordinaria finanziaria culturale e delle risorse della Valle d'Aosta! Voi non siete per noi alcuna alternativa! Non vediamo l'ora che arrivi il 2008 e sperare che i Valdostani prendano atto che, anche con i soldi, non siete capaci di gestire, che create disoccupazione con i soldi in mano! Pensate se eravate in un'altra regione dove i soldi non c'erano... eravate già falliti, eravate già a casa! Avete prolungato la vostra "agonia politica", solo perché avete il consenso elettorale che vi siete comprati con le promesse dei posti di lavoro, che oggi vi vengono a chiedere e che non ci sono!
Purtroppo la crisi del tuo partito, Fedele - capisco la tua amarezza e non vorrei amareggiarti ancora di più - dovrebbe diventare una crisi politica; allora sì, forse ci sarebbe una speranza, magari non per l'"Union", ma è morta la "DC", può morire anche l'"Union", come morirà probabilmente "Forza Italia", ma quello che non può morire è la nostra comunità! Quello che non può morire per le vostre "beghe" interne è la nostra comunità e non è che la risolvete dando il posto a Louvin o a qualcun altro... sono palliativi! Dovete mettere giù un progetto qualificato di sviluppo economico territoriale a chiara impronta liberista: liberate risorse! Lo so che vi costeranno voti, ma se non liberate risorse sul mercato, non ci sarà mercato, qui, e i nostri figli dovranno laurearsi forse all'Università della Valle d'Aosta, ma certamente andranno a lavorare fuori!
Presidente - La parola al Consigliere Fiou.
Fiou (GV-DS-PSE) - È vero che i governi di Centro-Sinistra locali hanno governato per 10 anni, ma in questi 10 anni hanno già rinnovato una volta quasi completamente il tessuto produttivo e adesso si accingono a farlo un'altra volta.
Credo che in un clima di dibattito politico teso, caratterizzato anche da problematiche che non sono inserite nel confronto relativo allo sviluppo, cresce la tendenza non positiva di drammatizzare anche in termini strumentali la lettura dell'attuale situazione economica e sociale regionale. Questo fatto penso che pesi negativamente sulla necessità di una riflessione equilibrata del contesto in cui ci muoviamo, sul significato di elementi di crisi presenti, su quali strumenti utilizzare per superarli.
La politica deve farsi carico fino in fondo della drammaticità della situazione del lavoratore che perde il posto di lavoro e, insieme, il reddito su cui conta la sua famiglia per vivere, costruendo appositi supporti immediati per far superare allo stesso tale situazione, ma credo che con molto equilibrio, quindi con il distacco dell'approccio razionale, il quadro politico debba saper analizzare anche il contesto in cui una crisi si produce, governare il sistema in modo che complessivamente garantisca opportunità generalizzate al massimo livello possibile ai componenti della comunità, pur mettendo in conto anche i punti di crisi a cui l'evoluzione dei vari aspetti dello sviluppo ci costringe.
In base a questa premessa possiamo dire che una lettura eccessivamente drammatizzata del "sistema Valle d'Aosta" non è obiettiva, compresa quella del settore industriale. Già al momento dell'approvazione del bilancio ci siamo confrontati in proposito. In Valle d'Aosta disponiamo di risorse e di "corpus" legislativo che, allo stato attuale, garantisce certezza occupazionale, servizi alle persone, opportunità che collocano la qualità della vita a livelli positivi. Ci sono risorse per mettere in campo gli ammortizzatori sociali per far fronte alle sopravvenute crisi circoscritte ed eventualmente per richiamare qualche azienda o qualche gruppo imprenditoriale sostitutivo di qualcun'altro che entra in crisi. C'è un equilibrio fra settori economici produttivi che, con la loro relativa elasticità, garantiscono quegli elementi di compensazione necessari a che il sistema complessivamente regga.
Il problema che si pone alla classe politica valdostana è: l'attuale sistema economico-sociale regionale può reggere nel tempo? È la riflessione che già abbiamo tentato di fare. Sono sufficienti interventi di manutenzione all'attuale sistema in funzione o deve essere profondamente ripensato? Pongo questa alternativa non a caso, perché se dovessimo scegliere la strada sostanziale del ripensamento, dovremmo mettere in discussione non solo un modello astratto, ma il modello disegnato dal nostro corpo legislativo e che lo governa così rigidamente da assorbire, come abbiamo visto, il 95% delle nostre risorse, le quali potrebbero, fra l'altro, essere messe in discussione dall'avanzare del federalismo fiscale. Mettere in discussione quel modello non sarebbe indolore, perché orientare diversamente le risorse per governare un nuovo percorso di sviluppo vuol dire mettere in discussione i rapporti con attività che vogliono dire pezzi di comunità, le quali oggi vivono di quelle attività. La portata delle scelte relative mi preoccupa: per questo, da tempo, sottolineo la necessità di una profonda riflessione in materia e l'eventuale ridefinizione di un progetto Valle d'Aosta, e anche le tappe più opportune per realizzare un nuovo progetto, senza passare attraverso fasi di difficoltà eccessive all'interno della nostra comunità.
Le relazioni che sono state fatte all'inizio del dibattito e il dibattito stesso, hanno evidenziato come il nostro tessuto produttivo industriale sia investito dalle stesse problematiche che mettono in discussione il settore non solo in Italia, ma in tutto il mondo industriale avanzato. I mercati risentono pesantemente dei fenomeni di globalizzazione, ma anche - novità da non sottovalutare - devono mettere il conto il consolidarsi di capacità produttive di molti Paesi del Terzo Mondo, che possono contare su mano d'opera a costi bassissimi, nei confronti dei quali non possiamo pensare di diventare concorrenziali, a meno di ipotizzare - e qualcuno ci prova - di tornare alla preistoria industriale in materia di condizioni di mercato del lavoro.
Tutto il mondo che io chiamo di "vecchia industrializzazione" è impegnato in una rincorsa affannosa per riorganizzare i ruoli produttivi, puntando su: innovazione, ricerca, qualità. Guardiamo con apprensione alle difficoltà di entrare in questo meccanismo virtuoso, dovute soprattutto alle nostre dimensioni e alle dimensioni delle nostre aziende attuali o al loro rappresentare una funzione di terminale di gruppi internazionali i quali risolvono i loro problemi altrove. Questo stato di cose fa apparire ben diversa la situazione degli anni '80, quando è entrato in crisi tutto il nostro settore industriale - o quasi tutto -, costituito da aziende operanti in produzioni tradizionali di base (siderurgia, chimica, tessile) in cui si stavano impegnando paesi con disponibilità di materie prime e di mano d'opera a basso costo e che ci hanno messo fuori mercato. Allora è stato più facile scegliere alternative: erano in forte crescita settori tecnologicamente avanzati (auto, elettronica, informatica...). Si sono poi insediate nelle regioni circostanti aziende "leader" importanti, a cui abbiamo potuto fare riferimento e, in base a queste, abbiamo totalmente rinnovato il tessuto produttivo industriale.
Oggi, pensare ad un tessuto alternativo all'attuale - cosa che dobbiamo fare - è molto più complesso, difficile da definire, e sono difficili da definire le scelte che dobbiamo fare. Non ci sono settori in crescita a cui agganciarci che offrano opportunità facilmente accessibili. Dire "ricerca" e "innovazione" è facile; il dare concretezza a questi termini è tutt'altra cosa, non sottovalutando il fatto aggiuntivo che molti paesi che non avevano possibilità di essere concorrenti produttivi nei settori tecnologicamente avanzati, si stanno affermando come nuovi interlocutori: basti pensare all'India nel campo dell'informatica. Tutto questo afferma che sul terreno delle prospettive si dovrà misurare una nuova capacità del quadro politico valdostano di governare lo sviluppo della Regione.
Ho la convinzione che siamo ad una svolta importante, anche ad un'occasione che ci offre nuove opportunità. Ho seri timori che il quadro politico valdostano - per il tipo di dibattito che sta sviluppando - si stia seriamente impegnando in questa direzione e non faccio distinzioni fra forze di maggioranza e di opposizione; anzi, mi pare che l'opposizione nel defilarsi rispetto alla necessità di proporre un proprio progetto di sviluppo per la Valle d'Aosta, e non solo proposte occasionali o analisi catastrofiche, sia sullo stesso piano della maggioranza quando scarica le responsabilità delle proprie difficoltà semplicemente sulla crisi nazionale o internazionale! Non "buttare alle ortiche" le certezze che ancora ci garantisce l'attuale "sistema Valle d'Aosta" - come qualcuno propone - mi pare un riferimento importante. Questo sistema che ancora regge l'economia valdostana è la garanzia di stare in piedi per lavorare per il futuro: il problema è lavorare anche per il futuro!
Condivido le analisi proposte dal Presidente e dall'Assessore, che mi risparmiano gli approfondimenti su tutta una serie di tematiche, così come condivido le proposte e gli impegni che nelle relazioni sono contenuti: sono un modo di consolidare quello che c'è e di cominciare a guardare avanti. Infrastrutture, semplificazione burocratica, incentivi agli investimenti e alla ricerca, reti telematiche, ammortizzatori sociali, "task force" per la crisi, "riforma Finaosta": sono proposte più convincenti del lasciar fare al mercato o del dire "basta!" alla Regione che fa tutto.
Se una sollecitazione emerge dalle riflessioni che ho fatto è che dobbiamo prenderci carico di due impegni, anche questi già delineati nelle relazioni. Il primo, i necessari interventi sull'attuale sistema economico-sociale per correggere i guasti contingenti che le novità introducono (ciò che ho chiamato prima "manutenzione del sistema": nell'assolvere questo compito io sarei attento a fare ragionamenti eccessivamente campanilistici. Le soluzioni di chiusura hanno il "fiato corto" e rischiano di distogliere risorse dalla prospettiva o di giustificare scappatoie di non rispetto delle regole; deboli sono anche gli interventi populistici a pioggia, che soffocano già abbastanza l'attività regionale.
La prospettiva richiede la capacità delle imprese ad innovarsi, tanto da essere competitive sul mercati più ampi del nostro, non di rifugiarsi in angolini protetti, ancora una volta, da "mamma Regione"! La prospettiva richiede scelte di respiro, che ci proiettino nel futuro. Molti degli impegni anche già codificati con norme di legge, come gli incentivi per la ricerca, per le innovazioni tecnologiche, per essere più produttivi, hanno forse bisogno di ipotesi selettive per essere più mirati.
L'individuazione di scelte però di riferimento per tutti gli attori del "sistema Valle d'Aosta" diventa elemento basilare per indicare una direzione nuova, su cui far convergere l'apporto di tutti coloro che ovviamente condividono il percorso indicato e al quale riferire anche la selezione degli investimenti. Per individuare questo percorso - quello che amo chiamare il "progetto per la Valle d'Aosta" - forse vale la pena di pensare ad un'altra "task force", oltre a quella per far fronte alle crisi specifiche, che lavori questa volta sul progetto e che solleciti, coordini tutti i soggetti, attori dello sviluppo.
Come ho detto in altre occasioni, prendo atto con rispetto delle alternative proposte dai colleghi di "Forza Italia", condivido anche alcuni elementi dell'analisi che fanno, ma lavorerò per un progetto diverso da quello che propongono, perché ritengo che lo stesso, oltre a costringerci probabilmente di passare all'anno "0", cioè da un periodo di vuoto in attesa che il mercato rimetta in moto uno sviluppo diverso, il modello di sviluppo che si avvierebbe sarebbe socialmente squilibrato. Credo che ne sia un esempio ciò che sta avanzando in Italia.
Presidente - La parola al Consigliere Rini.
Rini (UV) - Credo che il dibattito di oggi non sia stato inutile e che bene abbiamo fatto a dedicare una giornata intera, per esaminare a fondo le problematiche del settore industriale che, come molti hanno evidenziato, ha ripercussioni su tutta l'economia valdostana. Forse si è divagato un po' troppo, andando a toccare tutte le problematiche che sono presenti in Valle, in alcuni casi si è usciti anche un po' troppo fuori tema.
L'elemento più importante toccato è soprattutto la presa di coscienza che la situazione è difficile, non solo, ma anche grave in qualche caso, che non viviamo in un'isola felice, che siamo in un momento di crisi ed esistono delle difficoltà. È importante sapere che la situazione è grave e che lo stesso Assessore, che fino a poco tempo fa cercava di "buttare acqua sul fuoco" e minimizzare le criticità, pur con un certo imbarazzo, ci ha informati sulla reale situazione. Bene, ora siamo pienamente consapevoli della situazione e dovremo mettere in atto tutte le possibili azioni tendenti a far sì che il settore possa riemergere. Dovremo - come accennato anche dal Presidente e dallo stesso Assessore - incominciare a tracciare le linee di azione, far sì che il "sistema Regione" nel suo complesso possa reagire convenientemente, dare un ruolo propositivo alla Regione, proporre ed attuare delle azioni concrete ed efficaci, progettare uno sviluppo nel medio e lungo periodo. Speriamo solo che non sia già un po' troppo tardi!
Oggi dobbiamo, sì, certo, cercare di dare delle risposte immediate, e le daremo, a quelle situazioni estreme; certamente daremo delle prime risposte a chi sta per entrare in cassa integrazione e qualche strumento potrà arginare lo stato di crisi in cui versano purtroppo già diverse aziende, ma oltre a questi dovuti ed oserei dire "quasi scontati" provvedimenti, dobbiamo adoperarci perché in futuro certe situazioni non abbiano a ripetersi. Oggi c'è stata una diagnosi: il settore industriale è malato e lo dobbiamo curare.
Come ha rilevato il Consigliere Fey, l'industria ha la febbre alta, noi gli andiamo a somministrare un antipiretico per farla scendere; perciò, bene le cure, ma meglio sarebbe stato prevenire; alle prime avvisaglie di una possibile malattia forse non abbiamo usato i vaccini adeguati. In pratica, stiamo ora lavorando sulle cure, ma forse non si è fatta prevenzione. In questo Consiglio abbiamo anche la fortuna di avere dei medici e gli stessi potranno confermare che prevenire è sempre meglio che curare.
Non sto prendendo le distanze dalle responsabilità. Il sottoscritto, per ben 12 anni, è stato presente in quest'aula ed insieme ad altri Consiglieri ha condiviso delle scelte, a volte completamente convinto, a volte un po' meno, ma su questo argomento devo dire che personalmente - ma credo anche per quanto riguarda la forza alla quale appartengo - non sempre le situazioni sono state dipinte nel modo giusto ed a volte, come in questo momento, veniamo a conoscenza di situazioni disastrose in modo forse un po' tardivo! Può anche darsi che, come ho letto su alcuni organi di informazione, la non alternanza alla guida del comparto industriale possa non essere stata positiva; comunque non vorrei, qui, dare tutta la colpa della situazione critica alla forza dei "DS", che da circa 15 anni hanno in mano il difficile dicastero dell'industria! È giusto fare dell'autocritica e di colpe ne abbiamo sicuramente forse tutti!
Ora, l'Assessore ci ha informati sulle reali criticità in cui versa il settore industriale; tutti insieme dobbiamo cercare di dargli una mano, per far sì che si possa uscire dallo stato di crisi in cui siamo finiti, ma soprattutto per far sì che momenti così difficili non abbiano a ripetersi e che con un'adeguata prevenzione possiamo evitare di dover praticare in futuro delle cure. Siamo in una situazione difficile, ma forse possiamo ancora, con un profondo e convinto impegno, evitare il peggio.
Presidente - La parola al Consigliere Borre.
Borre (UV) - Per chiedere una breve sospensione, per valutare insieme alla maggioranza la risoluzione della Giunta, che voteremo successivamente.
Presidente - Nulla osta a questa richiesta di sospensione. Il Consiglio è sospeso per una mezz'ora.
Si dà atto che la seduta è sospesa dalle ore 16,59 alle ore 18,57.
Presidente - Dopo una pausa tutt'altro che breve siamo in condizione di riprendere i nostri lavori.
È stata presentata alla Presidenza una nuova risoluzione che porta la firma del Presidente della Regione, dell'Assessore Ferraris e dei Capigruppo Borre, Sandri e Viérin Marco, che sostituisce le risoluzioni nn. 1, 2 e 3. Per opportuna memoria, do lettura delle risoluzioni che vengono sostituite dal nuovo testo di risoluzione:
Risoluzione
Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta-Vallée d'Aoste
Preso atto della situazione attuale del settore industriale valdostano e della fase congiunturale negativa che investe alcune aziende di particolare rilievo;
Richiamate in primo luogo le cause esogene di questa crisi, fra le quali:
- la concorrenza sempre più accentuata dei prodotti provenienti soprattutto dai mercati asiatici e dai paesi dell'Europa orientale;
- la frammentazione del sistema impresa con la conseguente difficoltà a governare i processi di innovamento e di riposizionamento sui mercati;
- la necessità di investire continuamente in nuovi prodotti ed in nuovi processi, rispetto a cui vengono meno le risorse finanziarie necessarie;
- la dipendenza energetica del nostro Paese;
- il ritardo nell'adozione di una politica monetaria e finanziaria europea, in grado di competere con i diversi competitors mondiali;
- il basso tasso di crescita nazionale, inferiore ad un tasso europeo già di per sé non paragonabile con quello degli Stati Uniti e della maggior parte dei paesi NEC;
- la perdita di peso specifico della grande industria italiana e il suo confinamento nei settori relativamente protetti;
- la carenza di investimenti nazionali nella ricerca, nell'università, nella formazione;
- l'assenza di una regia nazionale in materia di competitività, mentre si accentua la concorrenza fra aree limitrofe;
- l'assenza di provvedimenti nazionali che riducano gli appesantimenti e i costi burocratici a carico delle imprese strumenti e che prevedano le risorse necessarie per l'avvio di una fase di neocompetitività dell'industria italiana;
- l'assenza altresì di norme di sostegno immediato alle imprese che maggiormente risentono della fase congiunturale negativa;
- la perdita di fiducia a livello nazionale delle imprese e dei consumatori;
Richiamate altresì le cause endogene, fra le quali:
- il periodo di chiusura del tunnel del Monte Bianco e l'alluvione del 2000;
- la particolare prossimità della nostra regione con due fra i maggiori esempi di crisi della grande industria (Fiat e Olivetti);
- l'assenza di un prodotto "distrettuale", il peso specifico elevato delle lavorazioni per indotto e la frammentazione eccessiva del sistema impresa;
- una carenza infrastrutturale;
- il non completamento del processo di semplificazione amministrativa;
Riaffermato il ruolo primario che l'industria ha svolto e svolge in questa regione;
Ritenuto che il consolidamento di tale ruolo sia vitale per uno sviluppo integrato del sistema socioeconomico regionale;
Richiamata la propria deliberazione n. 666/XII del 9 giugno 2004 "Approvazione del Piano triennale di politica del lavoro e di formazione professionale 2004/2006" e sottolineate in particolare le misure rivolte ai lavoratori delle aziende in crisi e i disoccupati, nonché le misure di accompagnamento alle aziende nel percorso di fuoriuscita dalle situazioni congiunturali negative (task force);
Richiamata la propria deliberazione n. 901/XII del 21 ottobre 2004 "Approvazione del Piano regionale economico-finanziario (Prefin) per l'anno 2005 e per il triennio 2005-2007";
Richiamata la propria deliberazione n. 898/XII del 20 ottobre 2004 "Approvazione, ai sensi dell'articolo 2 della L.R. n. 6/2003, del programma triennale 2004/2006 per lo sviluppo dell'industria e dell'artigianato";
Sottolineato che le misure e le azioni in esso previste sono il risultato di un benchmarking accurato con quanto di recente adottato da regioni virtuose in qualche modo comparabili con la Valle d'Aosta;
Ritenuto che sia forte l'esigenza di proseguire una fase programmatoria che necessariamente richiederà la capacità di adattarsi alle continue e rapide trasformazioni, soprattutto da parte dei servizi e degli enti strumentali regionali;
Valutato che tale capacità non potrà prescindere dall'attivazione di possibili cooperazioni transregionali, anche in considerazione della particolare massa critica dei problemi e delle necessità delle imprese industriali;
Valutato che sia completa e aggiornata la normativa regionale di sostegno agli investimenti del settore industriale e artigiano;
Considerato che a livello nazionale le parti sociali sollecitano quotidianamente l'adozione di interventi immediati a sostegno delle attività produttive, per il rilancio dell'economia e per la tutela dei lavoratori;
Esaminate le proposte formulate in ambito locale da Confindustria Valle d'Aosta, dalle Associazioni artigiane e dalle Organizzazioni sindacali, sia per il contrasto della fase congiunturale, sia per la progettazione dell'industria valdostana nel medio e nel lungo periodo;
Considerati i riflessi che l'allargamento dell'Unione europea e la conseguente riforma dei fondi strutturali avranno sulla portata dei cofinanziamenti comunitari a partire dal 2007;
Ritenuto necessario promuovere in breve tempo ogni possibile intervento utile al sostegno delle aziende in crisi e alla tutela dei lavoratori interessati;
Considerata altresì la necessità di avviare un processo di consolidamento del tessuto industriale valdostano, favorendo lo sviluppo della media impresa, la nascita e l'intensificazione di reti relazioni e di servizi coordinate e governate;
Ravvisata l'opportunità di individuare e promuovere sottosistemi di imprese (cluster) significativamente connessi e necessitanti di analoghe risorse materiali e immateriali;
Considerata altresì la necessità di valorizzare l'attrattività del sistema Valle d'Aosta, attraverso una politica di marketing territoriale che consolidi la presenza attiva dei diversi settori economici, percorrendo una linea di sviluppo integrato e sostenibile, favorendo l'insediamento di nuove realtà produttive ad alto valore aggiunto;
Valutato che l'azione regionale dovrà distinguere fra quanto immediatamente realizzabile per il superamento della fase critica e quanto da realizzarsi nel medio periodo per concretizzare una riforma del settore industriale che lo qualifichi e lo consolidi sui mercati globali;
Ritenuto fondamentale il ruolo della concertazione per l'ideazione, la progettazione e la condivisione delle riforme utili allo sviluppo del sistema socioeconomico regionale;
Ravvisata nel contempo la necessità di giungere alla sottoscrizione di un nuovo Patto per lo sviluppo della Valle d'Aosta, che tenga conto del mutato scenario e che individui nuove e migliori forme di concertazione e di coinvolgimento degli attori aderenti;
Impegna il Governo regionale a:
Ø dare particolare rilievo, anche nello sviluppo del Programma triennale dell'industria e dell'artigianato, alla concertazione con le parti sociali, verificando la loro disponibilità ad essere pienamente coinvolte nella ideazione, progettazione e attuazione delle azioni in esso indicate;
Ø promuovere immediatamente ogni possibile misura utile a favorire il superamento della fase congiunturale negativa da parte delle aziende valdostane, sia industriali che artigiane, ad esempio:
§ attivando la task-force (Regione e parti sociali) prevista dal Piano triennale di politica del lavoro, con azioni e sostegni per gestire la fase di transizione, commisurandola al livello di difficoltà e criticità dell'azienda;
§ verificando la possibilità di ridurre i limiti di età, ove previsti, per l'accesso agli strumenti di politica del lavoro;
§ rivedendo la normativa regionale in materia di lavori pubblici;
§ procedendo all'aggiornamento dell'elenco prezzi del settore edile;
§ rinnovando le procedure in materia di acquisizione in economia di beni e servizi;
§ individuando nuovi strumenti finanziari e semplificando l'accesso al capitale da parte delle imprese;
§ proseguimento nel contenimento al minimo della leva fiscale regionale, anche in concerto con il CPEL;
§ adeguando la legge regionale n. 6/2003 per quanto concerne i massimali di spesa ammissibile, le misure di sostegno all'internazionalizzazione e all'aggregazione fra imprese;
§ riducendo i costi e i tempi burocratici a carico delle imprese;
Ø avviare immediatamente le riforme e le azioni utili per giungere nel medio periodo alla formazione di un tessuto industriale regionale in grado di confrontarsi con le sfide della globalizzazione, procedendo quindi:
§ alla redazione di una proposta di nuovo orientamento degli enti strumentali e dei servizi della Regione, riformulando i diversi ruoli e compiti in considerazione delle mutate esigenze socioeconomiche e del diverso contesto nazionale ed internazionale in cui deve interagire il sistema Valle d'Aosta;
§ alla progettazione di ogni iniziativa utile alla modernizzazione delle infrastrutture al servizio delle imprese;
§ alla redazione di proposte normative in materia di apprendistato e di accreditamento delle società di intermediazione della manodopera;
§ allo sviluppo dell'attività di ricerca, valorizzando il ruolo del Polo universitario valdostano e favorendone il collegamento e l'interazione con il sistema produttivo;
§ all'individuazione di forme di sostegno alle aziende che presentino un programma di risanamento economico e finanziario, finalizzato al superamento di situazioni di crisi aventi natura congiunturale;
§ nell'ambito delle politiche di internazionalizzazione, al sostegno delle aziende che delocalizzano propri processi produttivi, mantenendo l'attività principale in Valle d'Aosta;
§ alla proposta di forme di collaborazioni interregionali ed europee finalizzate al miglioramento del grado di attrazione del territorio e al miglioramento della capacità di internazionalizzarsi del sistema imprenditoriale valdostano;
§ di concerto con le parti sociali, alla definizione di progetti sperimentali di semplificazione amministrativa;
§ di concerto con le parti sociali, alla redazione di una nuova proposta di Patto per lo sviluppo della Valle d'Aosta, che tenga conto delle mutate condizioni socioeconomiche di riferimento.
F.to: Ferraris
Risoluzione
Constatata la difficile situazione economica della Regione caratterizzata da puntuali cessazioni di attività produttive nel settore industriale;
Considerata la necessità di una chiara politica industriale regionale;
Rilevato che ad oggi i principali ostacoli ad una vera e duratura crescita industriale sono:
a) la mancata ricerca finalizzata all'insediamento di aziende o gruppi di aziende che producano in Valle il prodotto "finito";
b) i tempi necessari per l'insediamento delle attività che sono eccessivamente lunghi e burocratici rispetto ad altre realtà nazionali ed europee;
c) l'esistenza di una scuola che non risponde alle richieste di aziende altamente qualificate e una formazione professionale non sufficientemente adeguata;
d) una Finaosta che si è trasformata sempre più in una mera banca perdendo una delle sue maggiori finalità per cui è stata creata;
e) i fattori di costo che in Valle sono superiori alla media nazionale.
Considerato poi l'assenza di efficienti controlli regionali sull'andamento economico e finanziario delle aziende che hanno beneficiato di interventi regionali Euromilionari;
Rilevato che numerose aziende, insediatesi in questi ultimi anni in Valle, erogano basse retribuzioni che difficilmente possono permettere il mantenimento di un nucleo familiare in Valle;
Constatato la scarsa cultura dell'imprenditoria locale;
Preso atto che gli attuali criteri di utilizzo dell'area ex Cogne "Espace Aosta" non hanno dato reali risposte alle aspettative di sviluppo.
Il Consiglio regionale
Impegna
La Giunta regionale:
1) a rivedere le linee strategiche della politica industriale valdostana prevedendo un apposito progetto che tenga conto delle criticità indicate in premessa puntando in modo particolare:
a) a imprese che producano prodotti "finiti" e non semilavorati e che abbiano retribuzioni in linea con il costo della vita in Valle d'Aosta;
b) al rilancio dell'Imprenditoria locale;
c) ad una formazione più mirata alle esigenze socio-economiche e finalizzate all'effettiva assunzione;
d) al contenimento dell'incidenza dei costi di produzione quali quelli dell'energia, dei trasporti e delle infrastrutture;
e) a iniziative legislative atte a semplificare le leggi regionali e burocratizzare le procedure amministrative;
f) a istituire nel Bilancio regionale un "Fondo per lo sviluppo" con una dotazione finanziaria di almeno 40 milioni di Euro.
2) a rendicontare, alla IIa e IVa Commissione consiliare permanente con scadenza quadrimestrale, le scelte operate in merito all'attuazione delle linee strategiche della politica industriale.
F.to: Viérin Marco - Lanièce - Comé - Stacchetti
Risoluzione
Tenendo conto che la società finanziaria regionale FINAOSTA SPA è stata istituita nel lontano 1982 con lo scopo di concorrere a promuovere lo sviluppo economico della Regione, fornendo supporto alle imprese che svolgono nel suo territorio attività produttive di beni e servizi in armonia con le direttive socio-economiche della Regione.
Preso atto che è sintomatico che gli imprenditori spesso preferiscano rivolgersi al sistema bancario per ottenere finanziamenti ad un tasso meno favorevole di quello di FINAOSTA pur di evitare le pastoie di un sistema pubblico sfuggente e con tempi di risposta immotivatamente eccessivi.
Rilevato che all'attualità degli intenti previsti dalla legge istitutiva corrisponde una serie di incombenze, quale la gestione di tutte le forme regionali di credito agevolato che di fatto hanno snaturato la stessa funzione della società considerata.
Il Consiglio regionale
Impegna
La Giunta regionale a:
a riorganizzare e rivedere i ruoli, i compiti e le funzioni della Società FINAOSTA SPA verificando la possibilità di:
1. Istituire un Istituto di Credito speciale a totale partecipazione regionale sul quale convogliare tutte le forme creditizie poste in essere dalla Regione;
2. Modificare la legge istitutiva della FINAOSTA SPA adeguando l'impianto normativo al nuovo diritto societario, ma soprattutto ribadendo l'iniziale caratteristica di società di partecipazione nella gestione delle attività delle aziende finanziate e di ente promotore di iniziative dirette allo sviluppo economico della Valle d'Aosta.
F.to: Viérin Marco - Lanièce - Comé - Stacchetti
La parola al Consigliere Borre.
Borre (UV) - La riunione delle forze componenti il Consiglio per riuscire ad arrivare a un testo unico non ha avuto esito positivo, perché per valutazioni diverse dai differenti gruppi si è trovata la sola quadra con il gruppo della "Stella Alpina". Con quel gruppo abbiamo portato alcune modifiche all'interno di quel testo presentato in prima battuta dall'Assessore Ferraris. Abbiamo cercato di dare risposta completa anche ad altre osservazioni che erano nate durante il dibattito.
Riteniamo pertanto, con questo testo, di dare una risposta - se non esaustiva e una risposta che riesca a dare risultati immediati - di darne una quanto meno in tempi brevi a soluzioni che ci sono state proposte nell'audizione delle varie forze sociali rappresentanti gli industriali, gli artigiani, sindacati e Camera di commercio. Per quanto riguarda i tempi medi, riteniamo che, anche qui, ci sono delle risposte che potranno dare concretezza a quanto richiesto da più parti.
Presidente - Se non ci sono altri interventi, dichiaro chiusa la discussione generale.
La parola al Consigliere Frassy.
Frassy (CdL) - Solo per una questione tecnica. La risoluzione che è stata ora distribuita è un nuovo documento, di conseguenza non è il documento n. 1, ma sarà l'ultimo documento ad essere discusso e votato.
Presidente - Non è il documento n. 1, è la numerazione delle pagine. È una giusta precisazione affinché questo non generi confusione nel Consiglio: questo è un nuovo documento, come lei ha detto.
La parola all'Assessore al territorio, ambiente e opere pubbliche, Cerise.
Cerise (UV) - Nel dibattito sono state fatte delle considerazioni, anche opportune se non sempre corrette o quanto meno interpretate in modo soggettivo per quanto riguarda l'aspetto del settore edile; un settore che non vorrei uscisse da questa sala come accomunato alle vicende che vedono in difficoltà alcune frange del settore industriale.
Vorrei portare - so che l'argomento rischia di non avere quella "verve" politica che è stata raggiunta nel corso del dibattito - qualche riflessione sui dati, perché non possiamo parlare solo per "sentito dire" o per sensazioni, magari esternate a scopo di portarsi a casa qualche applauso o per generare qualche effetto sull'auditorio, come purtroppo mi è capitato di sentire in queste ultime settimane su questo settore.
Prima considerazione. Ho estrapolato alcuni dati, che sono gli unici sui quali dobbiamo fare delle considerazioni: il primo, riguarda il numero delle imprese, perché se andiamo a vedere il numero delle imprese, nei 3 trimestri del 2004 il tasso fra imprese che si sono iscritte e quelle che si sono estinte è un tasso attivo di ben 90 unità. Abbiamo 2.524 imprese. Se andiamo a vedere quelle degli artigiani, abbiamo una differenza fra iscrizioni nuove e estinzioni un tasso che è in positivo ancora per 78 imprese. Diventa anche qui difficile rilevare dei segnali di crisi strutturale e generalizzata di detto settore, perché se così fosse, i risultati non sarebbero questi.
Andiamo poi a vedere alcuni dati che riguardano l'iscrizione alla cassa edile, anche questo un punto di riferimento. Le imprese iscritte con almeno una denuncia presentata risultano essere 646 nel 2004, a fronte di 634 del 2003. Le imprese valdostane con almeno una denuncia presentata sono 529 nel 2004, pari all'81,9% di quelle totali, quando nel 2003 erano 516. Le imprese da fuori regione con almeno una denuncia presentata risultano essere 117, una in meno rispetto all'anno precedente. Il totale dei lavoratori iscritti, almeno un'ora lavorata, è di 4.926 per il 2004 a fronte di 4.780 del 2003. Questi sono dati che non esprimono, in quanto tali, questo "malessere" che si vorrebbe da qualche parte nel settore delle imprese; non significa che non ci siano delle oggettive difficoltà e che le imprese valdostane, come tutte le imprese di questo settore in Italia, a partire da metà degli anni '90, non incontrino, perché tutto il sistema degli appalti è stato - anche a seguito di note vicende - completamente riformato. È chiaro che qui si è chiesto alle imprese un impegno ben diverso rispetto a quanto avveniva precedentemente, un impegno per il modo di rapportarsi agli appalti. La riforma ha interessato tutto il paese, Valle d'Aosta compresa.
Se andiamo a vedere l'andamento delle gare di appalto, riguardato sull'Osservatorio regionale dei lavori pubblici, in particolare la percentuale delle aggiudicazioni degli appalti della Regione e di tutti gli enti locali, salvo quelli dell'Agricoltura che passano attraverso i consorzi, in base all'importo dei lavori, per quanto riguarda il primo semestre 2004 vediamo che il 52% è stato aggiudicato ad imprese aventi sede fuori dalla regione, il 48% alle imprese locali. Se però consideriamo per le stesse il numero delle gare che viene esperito, allora notiamo che alle imprese locali sono stati affidati lavori per una percentuale pari al 67,5% e a quelle esterne pari al 32%: questo significa che i grandi lavori vengono presi da imprese di fuori e che i lavori medio-piccoli vengono presi dalle imprese locali, ma questo, che è sicuramente qualcosa che può non andare bene, non può essere solo attribuito a disfunzioni, incapacità, insufficienza, legge sugli appalti, perché qualche riflessione la devono fare anche le imprese locali.
Un dato più specifico relativo alla partecipazione degli appalti di questo Assessorato, facendo astrazione dei lavori fatti negli altri enti, è anche qui significativo, per un quadro anche di riferimento nazionale. La percentuale di partecipanti alle gare è favorevole alle imprese con sede al di fuori della Valle, cioè il 60% contro il 40%; certo questo scende se si prendono in considerazione le aggiudicazioni in termini di numero di gare, perché allora il numero di gare viene affidato per il 50% alle imprese estere e il 46% a quelle locali.
La prima considerazione che mi viene da fare è che nelle altre realtà ci sono meno lavori da fare che qui, perché diversamente non verrebbero qui, a meno che non ci sia qualche altro meccanismo. Seconda considerazione: se andiamo a raccordare questo dato con il dato medio dei ribassi, scopriamo che questi vanno dall'11 al 17%; anche questo mette in discussione quell'affermazione - ritengo un poco gratuita - secondo la quale i prezzi sono inabbordabili... non è vero, perché altrimenti i ribassi non sarebbero questi! Purtroppo ci sono tutta una serie di altre considerazioni. Mi sento rimproverare sovente - anche con una certa estemporaneità che non ho apprezzato, pur accettando la critica -: "18 mesi per rivedere la legge n. 12"! La legge n. 12, come tutte le leggi così complicate, finiscono per essere un punto di equilibrio; nel momento in cui si va a rivedere la legge in un'ottica di partecipazione dei soggetti interessati alla legge, e non solo alla politica piuttosto che di una categoria o dell'altra, evidentemente questi avanzano delle posizioni che, fra di loro, sono molto discordanti.
È chiaro che se il mondo che tutela i lavoratori fa delle proposte che si discostano molto dalle proposte fatte da parte di chi gestisce l'impresa, il lavoro da fare per cercare un punto di equilibrio è molto più complesso di quando le posizioni sono vicine: ecco perché ci sono queste lungaggini, non è per insipienza, negligenza o distrazione della politica, ma è perché è un tavolo difficile da concertare; ci sono posizioni discordanti che non riguardano solo fronti opposti, riguardano sovente anche delle disarmonie o delle valutazioni che sono diverse anche nell'ambito delle categorie. Le imprese non la pensano tutte allo stesso modo sulle modalità di fare gli appalti o su altri aspetti.
Ci sono poi dei fenomeni che riguardano la Valle d'Aosta, così come tutto il Paese. Sappiamo che a volte alle gare di appalto arrivano dei soggetti che, in quanto operatori del settore edile vero e proprio, sono di scarso spessore; io li chiamerei piuttosto degli "operatori giuridico-finanziari", perché per loro aggiudicarsi l'appalto significa farsi dei crediti, che poi vengono messi sul mercato attraverso le formule del subappalto, ma non è un fenomeno che riguarda la nostra Regione, riguarda tutto il Paese, contro il quale è difficile mettere delle barriere; è un fenomeno con il quale bisogna fare i conti. Credete che in certi appalti vediamo degli imprenditori? Nossignori, vediamo degli avvocati, ma non degli imprenditori, e anche su questo bisognerà fare delle riflessioni, anche se non so come! Questo ha delle ricadute sulla qualità del lavoro e sul modo in cui vengono condotte le modalità esecutive.
Se dobbiamo fare un'autocritica, dobbiamo affrontare questo problema alla radice, partendo dallo stesso modo in cui sono concepiti e prodotti i progetti. Bisogna fare una riflessione sulle direzioni lavori, che non sempre sono diligenti come le vorremmo. Le vorremmo certamente più professionali; dovremmo avere la possibilità di introdurre strumenti elastici per consentire di censurare, in maniera più puntuale, le imprese poco diligenti e premiare sotto tutti i punti di vista quelle più diligenti. Dobbiamo fare uno sforzo per far crescere le professionalità che incidono sulla buona esecuzione dei lavori. Vi voglio dire una cosa: delle volte, forse perché sono uno di quelli che ha iniziato la carriera con gli scarponi andando sui cantieri, che abbiamo della gente in tutto l'apparato pubblico, che va a controllare i cantieri e non sa neanche cosa va a vedere! Un capomastro, che appena conosce il suo mestiere, se lo rivolta l'assistente! E non è facile, quindi è un lavoro di crescita culturale e professionale che va fatto sui due fronti.
Le professionalità intellettuali, quelle tecniche, le maestranze, sono queste insufficienze che sconta l'ente pubblico nel settore dei lavori pubblici. Certo, anche qui, è sottodimensionato il volume degli investimenti nella formazione professionale per i lavoratori extracomunitari, che troppo spesso releghiamo alla marginalità dei lavori, facendo loro fare lavori che nessuno vuol fare... e pensare che lì c'è una grossa potenzialità su questa gente, nel senso che se ci dessimo più da fare per insegnar loro il mestiere, forse avremmo degli ottimi esecutori. Guardate che la mancanza di mano d'opera specializzata è uno dei "deficit" strutturali che rendono debole la nostra impresa e, in generale, tutto il settore.
Infine la questione della sicurezza sui cantieri: questo è anzitutto un fatto culturale, perché se pensiamo di risolvere il problema solo con la moltiplicazione dei sistemi di controllo, troveremo sempre dei moltiplicatori delle capacità di evaderli; anche qui dobbiamo fare un investimento per far crescere il sistema di autocontrollo all'interno di una cultura della sicurezza e del rispetto del lavoratore, quindi va di conseguenza la regolarità contributiva e delle assunzioni.
Ho voluto fare alcune considerazioni. Spero che la revisione della legge n. 12 e il dibattito che si farà in questo Consiglio apra questi orizzonti, metta un po' di carburante per detta tematica, per fare in modo che fra impresa, ente pubblico e chi gestisce i lavori pubblici ci sia onestamente la volontà di far crescere il "sistema impresa", il "sistema lavori pubblici", che oggi ha tantissime potenzialità. Non è un malato, è solo qualcuno che ha bisogno di ritrovare la strada giusta!
Presidente - La parola all'Assessore alle attività produttive e politiche del lavoro, Ferraris.
Ferraris (GV-DS-PSE) - Per una breve replica, poi ci saranno i documenti conclusivi che riassumeranno la posizione del Consiglio. Il Consiglio odierno è stato utile per ripuntualizzare tutta una serie di questioni e per mettere al centro della discussione in Valle un tema: quello dello sviluppo, in particolare dello sviluppo industriale.
Purtroppo lo sviluppo industriale sale agli onori delle cronache quando ci sono situazioni di crisi, però se c'è stato in questi anni un settore che ha visto un particolare monitoraggio è questo. I Consiglieri che hanno seguito attentamente lo sviluppo del settore lo sapranno... abbiamo fatto due ricerche successive: una nel 2003 e una nel 2004; queste ricerche hanno fotografato la situazione e hanno registrato un cambiamento di situazione. Ho vissuto la crisi industriale degli anni '80; oggi non stiamo bene, ma allora la situazione era diversa: erano migliaia i posti di lavoro in discussione, mentre oggi stiamo discutendo di alcune realtà circoscritte, sono problemi difficili perché anche un solo posto di lavoro è e deve essere un problema, ma credo che se i numeri sono più piccoli, sono anche più facili da gestire.
Abbiamo alcune realtà in controtendenza, nel senso che nell'area di Pont-Saint-Martin c'è un consolidamento dell'"Atos", c'è un consolidamento dell'"Olivetti Ink Jet", si sta ripopolando l'area di Arnad, si stanno muovendo alcune cose anche sull'area di Aosta, per cui credo che la valutazione debba tener conto degli aspetti positivi e di quelli negativi e cercare di dare una valutazione obiettiva. Il lavoro che abbiamo fatto ha visto oggi una ulteriore implementazione, ma è altrettanto vero che questa Regione si è dotata di uno strumento legislativo normativo e di intervento che è in grado di affrontare la situazione. Abbiamo detto chiaramente che alcuni strumenti vanno profondamente rinnovati e riorientati e questo è l'impegno che intendiamo assumerci in questo Consiglio, indipendentemente da chi firma le risoluzioni. Le opposizioni svolgono il loro compito, che è prevalentemente di critica; però vorrei richiamarle a qualche elemento di obiettività.
Oggi il Consigliere Tibaldi mi ricordava le diverse interpellanze sulla "situazione Tecdis"... è vero; ma si ricorda il Consigliere quante interpellanze mi ha fatto sulla "situazione Cogne"? Oggi non me ne fa più nessuna perché non è più una situazione di crisi. Riconoscere che non sempre le situazioni di crisi si trasformano in chiusura di stabilimento, è una cosa di cui si deve dare atto.
Ho fatto parte di organizzazioni sindacali e so quanto siano tutte molto gelose della loro autonomia; questa è stata sancita anche oggi. Nel giornale si scrive che il Segretario generale della "CGIL" dice che colpa di questa situazione è anche la mancanza di alternanza nella guida dei Governi regionali, quindi non è che le organizzazioni sindacali non abbiano fatto certe azioni perché c'è un assessore di un certo colore, ma è perché autonomamente hanno deciso di comportarsi come meglio ritenevano! Questo è un dato obiettivo, semmai potrei dire che c'è un collateralismo fra "CGIL" e "Forza Italia", perché un'alternanza non sarebbe altro che fare un governo che potrebbe vedere un qualche coinvolgimento della vostra politica!
Il Consigliere Lattanzi si è lanciato in un intervento alluvionale che mi ha, da un lato, preoccupato, perché ho una concezione molto modesta della mia persona e pensare di essere causa di questi disastri mi ha sinceramente preoccupato, in quanto non lo vedo collegato alle mie capacità, mi sopravvaluta (in negativo!).
Se vogliamo fare un esame oggettivo della situazione, guardiamo la Valle d'Aosta e guardiamo fuori dei confini della Valle d'Aosta, riconosciamo quali sono le responsabilità dei politici valdostani, ma riconosciamo anche quali sono le responsabilità dei politici nazionali, perché se ci fosse stato qui Marzano, lei cosa avrebbe detto? Che va bene la situazione industriale nel nostro Paese?
Oggi, a livello nazionale non c'è un provvedimento sul rilancio della competitività del nostro Paese, Marzano e Siniscalco stanno bisticciando su chi farà uno straccio di provvedimento senza fondi! Ci dite: guardate fuori dai confini nazionali... benissimo! Avete visto "Il Sole 24Ore" oggi cosa dice? Dice che in Francia si punta al 3% del PIL per la ricerca, 6 miliardi di ricerca per la Francia, il che vuol dire che il nostro Paese, se continua con questi bisticci da periferia, rischia di rimanere al palo indipendentemente da quali siano i governanti, perché io ho frequenti possibilità di incontrarmi con l'Assessore Pichetto, ma devo dire che "se Atene piange, Sparta non ride", per cui la invito, collega Lattanzi, a un minimo di obiettività! Non sono intervenuto per fatto personale, ma le ricordo che gli interventi nei confronti dell'industria negli ultimi 5 anni sono stati di 5 milioni di euro (10 miliardi di lire), non quanto ha detto lei, 5.000 miliardi...
(interruzione del Consigliere Lattanzi, fuori microfono)
... ma neanche andando in 150 anni! Questo per dire che la discussione è stata utile, ha consentito di trovare dei punti ampiamente condivisi. Poi non ci saranno delle risoluzioni unitarie, però vorrei che tutti si leggessero le diverse risoluzioni e dicessero - al di là di premesse di carattere generale che differenziano il testo di "Forza Italia" dagli altri - quali sono, nelle azioni da attivare, le differenze. Se il problema è ridurre i costi energetici, come chiede "Forza Italia", si sta facendo; individuare strumenti per l'accesso al credito, abbiamo fatto una deliberazione per l'intervento sul capitale delle imprese e stiamo definendo un fondo nord-ovest, ci stiamo muovendo quindi anche su questo terreno. Per quanto riguarda le normative in materia di appalti si sta definendo una questione; per quanto riguarda le aree produttive c'è una iniziativa specifica di una società che opera in questo settore; per quanto riguarda la burocrazia credo che siamo tutti d'accordo.
Per quanto riguarda la riforma di "Centro Sviluppo" e "Projet Formation", è un tema che ci accomuna tutti. Rispetto a questo, se la situazione è il malato allo stato "terminale" e le ricette sono queste, forse c'è qualcosa nella premessa che non funziona...
(nuova interruzione del Consigliere Lattanzi, fuori microfono)
... sì, il riferimento è generico, non è che ce l'abbia in particolare con "Forza Italia"!
Da questo dibattito sono però emersi anche elementi di preoccupazione, in particolare il Consigliere Salzone ricordava che c'è un problema di carattere generale di coesione della società, di un rischio di emersione di nuove povertà derivanti dal fatto che situazioni produttive rischiano di degenerare. Credo che su questo tema si debba porre particolare attenzione e provvedere anche con interventi di carattere specifico.
Avevo detto che volevo essere breve; ringrazio tutti i Consiglieri intervenuti e credo che il dibattito di oggi, al di là delle asprezze che ci sono state, sia stato utile. La Giunta non si vuole sottrarre alle sue responsabilità, ci sono dei documenti finali: quello condiviso dalla maggioranza indica alcuni interventi di carattere prioritario, indica anche le modalità di verifica periodica in sede di commissione; pertanto credo che si tratti di andare avanti su una strada che non sarà facile per nessuno.
Il problema è avere la certezza di queste difficoltà e avere la volontà di risolverle in positivo, perché il problema nostro è dare delle risposte ai cittadini valdostani, soprattutto a quelli che stanno vivendo situazioni molto difficili sul piano personale e sul piano delle loro prospettive. Una differenza c'è rispetto al passato: una volta questo Consiglio aveva la capacità di mettersi insieme sui temi fondamentali per lo sviluppo della regione, di "fare sistema", di superare le posizioni diverse; si cercava di andare al nocciolo e dividere le cose di fondo; forse oggi è cambiato il tempo, ma non credo che questo ci aiuti a risolvere i problemi!
Apprezzo le convergenze, là dove si sono realizzate, perché hanno indicato una volontà, quella di cercare di mettersi insieme pur con la differenza di impostazione e di ruoli, per cercare di risolvere dei problemi, perché poi credo che quello che deve interessare al Consiglio non è tanto l'interesse dei singoli, ma quello generale: questo è il motivo per cui sediamo su questi banchi.
Presidente - Passiamo all'esame dei documenti.
Il primo documento che esaminiamo è la riformulazione della risoluzione presentata dal Presidente della Regione, dall'Assessore Ferraris e dai Capigruppo Borre, Sandri, Viérin Marco, in sostituzione delle vecchie risoluzioni nn. 1, 2 e 3.
Ne do lettura:
Risoluzione
Il Consiglio regionale della Valle D'Aosta-Vallée d'Aoste
Preso atto della situazione attuale del settore industriale valdostano e della fase congiunturale negativa che investe alcune aziende di particolare rilievo;
Richiamate in primo luogo le cause esogene di questa crisi, fra le quali:
- la concorrenza sempre più accentuata dei prodotti provenienti soprattutto dai mercati asiatici e dai paesi dell'Europa orientale;
- la frammentazione del sistema impresa con la conseguente difficoltà a governare i processi di innovamento e di riposizionamento sui mercati;
- la necessità di investire continuamente in nuovi prodotti ed in nuovi processi, rispetto a cui vengono meno le risorse finanziarie necessarie;
- la carenza di investimenti nazionali nella ricerca, nell'università, nella formazione;
- l'assenza altresì di norme di sostegno immediato alle imprese che maggiormente risentono della fase congiunturale negativa;
Richiamate altresì le cause endogene, fra le quali:
- il periodo di chiusura del tunnel del Monte Bianco e l'alluvione del 2000;
- la particolare prossimità della nostra regione con due fra i maggiori esempi di crisi della grande industria (Fiat e Olivetti);
- l'assenza di un prodotto "distrettuale", il peso specifico elevato delle lavorazioni per indotto e la frammentazione eccessiva del sistema impresa;
- una carenza infrastrutturale;
- un'incidenza in Valle d'Aosta dei costi delle attività produttive superiori alla media nazionale dovuta alle caratteristiche montane della Regione;
- il non completamento del processo di semplificazione amministrativa;
Riaffermato il ruolo indispensabile che l'industria ha svolto e svolge in questa regione;
Ritenuto che il consolidamento di tale ruolo sia vitale per uno sviluppo integrato del sistema socioeconomico regionale;
Richiamata la propria deliberazione n. 666/XII del 9 giugno 2004 "Approvazione del Piano triennale di politica del lavoro e di formazione professionale 2004/2006" e sottolineate in particolare le misure rivolte ai lavoratori delle aziende in crisi e i disoccupati, nonché le misure di accompagnamento alle aziende nel percorso di fuoriuscita dalle situazioni congiunturali negative (task force);
Richiamata la propria deliberazione n. 901/XII del 21 ottobre 2004 "Approvazione del Piano regionale economico-finanziario (Prefin) per l'anno 2005 e per il triennio 2005/2007";
Richiamata la propria deliberazione n. 898/XII del 20 ottobre 2004 "Approvazione, ai sensi dell'articolo 2 della L.R. n. 6/2003, del programma triennale 2004/2006 per lo sviluppo dell'industria e dell'artigianato";
Sottolineato che le misure e le azioni in esso previste sono il risultato di una ricognizione accurata con quanto di recente adottato da regioni virtuose in qualche modo comparabili con la Valle d'Aosta;
Ritenuto che sia forte l'esigenza di proseguire una fase programmatoria che necessariamente richiederà la capacità di adattarsi alle continue e rapide trasformazioni, soprattutto da parte dei servizi e degli enti strumentali regionali;
Valutato che tale capacità non potrà prescindere dall'attivazione di possibili cooperazioni transregionali, anche in considerazione della particolare massa critica dei problemi e delle necessità delle imprese industriali;
Valutato che sia completa e aggiornata la normativa regionale di sostegno agli investimenti del settore industriale e artigiano;
Esaminate le proposte formulate in ambito locale da Confindustria Valle d'Aosta, dalle Associazioni artigiane e dalle organizzazioni sindacali, sia per il contrasto della fase congiunturale, sia per la progettazione dell'industria valdostana nel medio e nel lungo periodo;
Considerati i riflessi che l'allargamento dell'Unione europea e la conseguente riforma dei fondi strutturali avranno sulla portata dei cofinanziamenti comunitari a partire dal 2007;
Ritenuto necessario promuovere in breve tempo ogni possibile intervento utile al sostegno delle aziende in crisi e alla tutela dei lavoratori interessati;
Considerata altresì la necessità di avviare un processo di consolidamento del tessuto industriale valdostano, favorendo lo sviluppo della media impresa e di produzioni collocabili direttamente sul mercato, la nascita e l'intensificazione di reti relazioni e di servizi coordinate e governate;
Ravvisata l'opportunità di individuare e promuovere sottosistemi di imprese (cluster) significativamente connessi e necessitanti di analoghe risorse materiali e immateriali;
Considerata altresì la necessità di valorizzare l'attrattività del sistema Valle d'Aosta, attraverso una politica di marketing territoriale che consolidi la presenza attiva dei diversi settori economici, percorrendo una linea di sviluppo integrato e sostenibile, favorendo l'insediamento di nuove realtà produttive ad alto valore aggiunto;
Valutato che l'azione regionale dovrà distinguere fra quanto immediatamente realizzabile per il superamento della fase critica e quanto da realizzarsi nel medio periodo per concretizzare una riforma del settore industriale che lo qualifichi e lo consolidi sui mercati globali;
Ritenuto fondamentale il ruolo della concertazione per l'ideazione, la progettazione e la condivisione delle riforme utili allo sviluppo del sistema socioeconomico regionale;
Ravvisata nel contempo la necessità di giungere alla sottoscrizione di un nuovo Patto per lo sviluppo della Valle d'Aosta, che tenga conto del mutato scenario e che individui nuove e migliori forme di concertazione e di coinvolgimento degli attori aderenti;
Impegna
il Governo regionale a:
- dare particolare rilievo, anche nello sviluppo del Programma triennale dell'industria e dell'artigianato, alla concertazione con le parti sociali, verificando la loro disponibilità ad essere pienamente coinvolte nella ideazione, progettazione e attuazione delle azioni in esso indicate;
- promuovere immediatamente ogni possibile misura utile a favorire il superamento della fase congiunturale negativa da parte delle aziende valdostane, sia industriali che artigiane:
· attivando la task-force (Regione e parti sociali) prevista dal Piano triennale di politica del lavoro, con azioni e sostegni per gestire la fase di transizione, commisurandola al livello di difficoltà e criticità dell'azienda;
· verificando la possibilità di ridurre i limiti di età, ove previsti, per l'accesso agli strumenti di politica del lavoro;
· rivedendo la normativa regionale in materia di lavori pubblici;
· procedendo all'aggiornamento dell'elenco prezzi del settore edile;
· rinnovando le procedure in materia di acquisizione in economia di beni e servizi;
· individuando nuovi strumenti finanziari e semplificando l'accesso al capitale da parte delle imprese;
· proseguimento nel contenimento al minimo della leva fiscale regionale, anche in concerto con il CPEL, definendo eventuali forme di incentivazione fiscale;
· adeguando la legge regionale n. 6/2003 per quanto concerne i massimali di spesa ammissibile, le misure di sostegno all'internazionalizzazione e all'aggregazione fra imprese;
· riducendo i costi e i tempi burocratici a carico delle imprese;
- avviare immediatamente le riforme e le azioni utili per giungere nel medio periodo alla formazione di un tessuto industriale regionale in grado di confrontarsi con le sfide della globalizzazione, procedendo quindi:
· alla redazione di una proposta di nuovo orientamento degli enti strumentali e dei servizi della Regione tra cui Finaosta, Centro sviluppo, Vallée d'Aoste Structure e Projet Formation, riformulando i diversi ruoli e compiti in considerazione delle mutate esigenze socioeconomiche e del diverso contesto nazionale ed internazionale in cui deve interagire il sistema Valle d'Aosta;
· alla progettazione di ogni iniziativa utile alla modernizzazione delle infrastrutture al servizio delle imprese, in un quadro di sviluppo sostenibile;
· alla redazione di proposte normative in materia di apprendistato e di accreditamento delle società di intermediazione della manodopera;
· allo sviluppo dell'attività di ricerca, valorizzando il ruolo del Polo universitario valdostano e favorendone il collegamento e l'interazione con il sistema produttivo;
· al rilancio dell'imprenditoria locale attraverso l'innovazione dei servizi e un più mirato collegamento tra il sistema regionale di istruzione e formazione e il mondo delle imprese;
· all'individuazione di forme di sostegno alle aziende che presentino un programma di risanamento economico e finanziario, finalizzato al superamento di situazioni di crisi aventi natura congiunturale;
· nell'ambito delle politiche di internazionalizzazione, al sostegno delle aziende che delocalizzano propri processi produttivi, mantenendo l'attività principale in Valle d'Aosta;
· alla proposta di forme di collaborazioni interregionali ed europee finalizzate al miglioramento del grado di attrazione del territorio e al miglioramento della capacità di internazionalizzarsi del sistema imprenditoriale valdostano;
· di concerto con le parti sociali, alla definizione di progetti sperimentali di semplificazione amministrativa;
· di concerto con le parti sociali, alla redazione di una nuova proposta di Patto per lo sviluppo della Valle d'Aosta, che tenga conto delle mutate condizioni socioeconomiche di riferimento;
· all'aggiornamento dell'accordo di programma per L'Espace Aosta;
· a collaborare con gli Enti locali al fine di creare condizioni favorevoli all'insediamento e allo sviluppo delle imprese;
· a sviluppare le opportunità offerte dalle nuove tecnologie e dalla società dell'informazione;
· a proseguire nell'azione di contenimento dei costi energetici per le imprese.
- a relazionare semestralmente alle Commissioni consiliari competenti sullo stato di realizzazione degli obiettivi sopraccitati.
F.to: Perrin - Ferraris - Viérin Marco - Borre - Sandri
La parola al Consigliere La Torre.
La Torre (FA) - Il dibattito di oggi sulla crisi industriale è stato utile perché il tema è importante. I fatti sono gravi e credo che oggi dovrebbe essere l'inizio di una serie di dibattiti mirati, che affrontino realmente le cose, sempre più imparando noi stessi a confrontarci, sulle reali tematiche che ogni giorno la nostra regione si trova ad affrontare. Dobbiamo imparare a dibattere in modo anche impietoso, anche duro fra di noi, perché questo è il nostro dovere: dobbiamo reimparare a svolgere questo ruolo. Questo ruolo di rappresentante politico non vuol dire essere sempre d'accordo, trovare sempre la stessa posizione; questo ruolo vuol dire avere il coraggio, rispettandoci fra Valdostani, di affrontare i problemi, perché quando leggiamo gli articoli dei giornali e in questo caso una pagina addirittura intera. Quando troviamo, da un lato, l'Associazione industriali che dice una cosa e, dall'altro, i sindacati che dicono la stessa cosa, è eccezionale, perché le due componenti sociali che dovrebbero essere in contrasto, in realtà, con modi diversi, lanciano lo stesso "grido di dolore". Dobbiamo prendere atto di questo allarme.
Perché non abbiamo firmato il documento? Il documento in sé lo possiamo anche votare, dice una serie di cose che devono essere fatte, sicuramente utili, però manca a questo documento - ed è il motivo per cui non lo abbiamo firmato - un cappello che è quello del salto culturale nella politica industriale che dobbiamo imporci tutti, non perché un salto culturale vuol dire che "ho sbagliato in passato, voglio uscire da questo inganno linguistico" o sembra che una maggioranza, perché fa autocritica, debba dire: "ho fatto delle "cazzate""! No, semplicemente perché questa classe politica si deve adeguare ai tempi che cambiano.
Cosa manca nel documento? Manca quel cappello culturale che dice che bisogna ripensare al ruolo di "Finaosta", che bisogna ripensare il ruolo di tutti gli enti al servizio della Regione, che bisogna ripensare il ruolo e le competenze dei dirigenti, che dica che bisogna ripensare il nostro modo di agire... questo manca!
In sé il documento è un buon documento e noi lo voteremo, anche perché onestamente abbiamo instaurato politicamente un rapporto con i "DS", e riteniamo che questo rapporto debba cercare, anche all'interno di quest'aula, di esprimere una linea politica che in qualche modo possa dire qualcosa di significativo e, possibilmente, anche di costruttivo. Se non ci confrontiamo e non cerchiamo attraverso questo dibattito di mettere insieme delle proposte, allora veniamo qui e facciamo solo un bel dibattito, ci esponiamo alla televisione, qualcuno parlerà meglio, qualcuno parlerà peggio, ma verremo meno al nostro compito! Dare risposte!
Non dobbiamo avere la necessità di essere sempre tutti d'accordo - diceva bene il Consigliere Fiou -, non è così drammatico se non siamo d'accordo! Anzi, forse se non siamo d'accordo o, meglio, fra di noi ci sono volontà di integrare il nostro pensiero, forse riusciamo a fare uno sforzo che si trasforma poi nella concretezza che ci chiedono i sindacati. Il problema è che noi, qui, siamo divisi dalla gente da una barriera, non può entrare nessuno; ma loro imprenditori e sindacati sono in prima linea e devono parlare con i lavoratori che devono pagare i mutui, gli affitti! Loro non sono protetti dalle barriere che abbiamo qui e noi dobbiamo calarci uscendo da queste barriere con loro nei problemi, perché ci sono delle nuove povertà che stanno emergendo e che, se non sono ancora emerse, emergeranno! Dobbiamo anticipare il problema, non è che possiamo ritrovarci fra 3 anni a dire: "lo avevamo detto. Dobbiamo agire"!
Abbiamo 2 miliardi di euro, che è il nostro bilancio. Oggi qualcuno poteva fare un discorso coraggioso e dire: "abbiamo 2 miliardi di euro, in via eccezionale abbiamo trovato fra le pieghe del bilancio 50 milioni di euro che investiamo così", oppure "riduciamo l'IRAP". Io l'ho detto, avevamo una risoluzione che potevamo presentare, ma poi ci siamo detti: è una risoluzione onesta che cerca di impostare il cambio culturale al positivo fra di noi e per la nostra Valle, la presentiamo e ce la facciamo bocciare. Perché ce la facciamo bocciare, pur dicendo delle cose di cui siamo convinti e che possano essere patrimonio di tutti? Bocciare perché siamo tutti ancorati su posizioni di contrasto, di difesa, non lo so, forse perché non siamo più abituati a dialogare! Qui non c'è "lesa maestà" se non sono d'accordo con Rini, non è che Rini si deve "incazzare" se non sono d'accordo con lui! Qui dobbiamo imparare a produrre dei risultati, ognuno nei suoi ruoli. Maggioranza e minoranza!
Il nostro gruppo non ha firmato il documento, lo ritiene valido, ma mancante di alcune parti, perché non recepisce fino in fondo il "grido di dolore" che viene dalle associazioni e dai sindacati, anche se è un tentativo onesto e valido di dare delle risposte e per questo lo possiamo votare. È un documento che però non va fino in fondo a rispondere al "grido di allarme" e lascia ancora sospeso il vero problema politico: quello delle scelte coraggiose, del cambiamento di rotta in funzione dei tempi che sono cambiati, della rottura di queste "liaisons" che invadono la politica, perché il modo di agire di alcuni enti come "Finaosta" e altri che abbiamo citato deve essere nuovo e diverso. Non possiamo più non utilizzare quegli strumenti, altrimenti i vicini di casa ci verranno a cercare, perché ormai tutti abbiamo un vicino di casa in Valle d'Aosta che sta andando in cassa integrazione!
È con molta onestà, senza strumentalizzazioni, solo per costruire e per coerentemente ascoltare il grido che è venuto dall'Associazione industriali, dall'Associazione dei sindacati e dai lavoratori, che voteremo il documento, sebbene sia mancante di una parte fondamentale: il nuovo approccio culturale e filosofico che dovremmo avere, per essere più concreti, nel risolvere i problemi per un futuro migliore.
Presidente - La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (Arc-VA) - Non abbiamo firmato questo documento per un motivo molto semplice, che ho cercato di dire nella relazione di stamani: in questa Regione, nei vari documenti che questo Consiglio ha votato, è già stato scritto tutto, è tutto contenuto, sono indicate tutte le varie possibili soluzioni specie se prendiamo atto dell'ultimo piano triennale del lavoro. Quello che manca, quello che a nostro avviso andava fatto oggi, era una scelta di fronte alla crisi che è stata evidenziata. In questo momento concreto, quali sono i punti prioritari da evidenziare?
Quali sono le azioni, gli interventi da attuare subito in modo prioritario? Su questo siamo d'accordo a metterci insieme e a "fare sistema", ma su obiettivi precisi che vengono individuati come priorità. Non si può mettere tutti i vari interventi sullo stesso piano! Abbiamo 9 interventi nel primo caso, 15 interventi nell'altro caso: in tutto sono elencati 24 interventi. Allora, non mi si dica che contemporaneamente si possono portare avanti questi 24 interventi e hanno tutti la stessa priorità! Di fatto, nella pratica, su alcuni si interverrà, gli altri saranno tralasciati e si scrivono sulla carta oggi solo per dire che si vuole tentare di tutto per essere presente.
Penso che il Consiglio di oggi avrebbe dovuto concludersi con pochi punti importanti su cui ritrovarci, fare monitoraggio fra pochi mesi per vedere se quelli sono i punti che sono utili e da quelli ripartire. In questo senso non ci riconosciamo nella logica del documento della maggioranza e nel documento portato adesso all'attenzione del Consiglio. Fra l'altro, questo dubbio sulla non efficacia delle cose che vengono dette, anche se sono belle, noi lo abbiamo avuto quando è stato approvato dal Consiglio il famoso "piano triennale per lo sviluppo della industria e dell'artigianato". Piano su cui ci eravamo astenuti, proprio perché era quello - come diceva il collega Curtaz - un piano apprezzabile, che dimostrava uno sforzo di approfondimento e di analisi, pieno di buone intenzioni, ma troppo astratto, nel senso che c'è un indice delle cose da fare, ma manca la capacità di fare un passo avanti: quello della scelta delle priorità, delle indicazioni più concrete, delle soluzioni chiare. E io aggiungevo stamattina: "bisognerebbe dire esattamente cosa si fa subito, con chi, con quali risorse, in quali tempi".
La nostra non partecipazione, non condivisione di questa risoluzione, sta proprio in questo; fra l'altro - lo dicevo di là nella riunione - nelle premesse si fa riferimento a una serie di documenti che questo Consiglio ha votato come maggioranza, in cui noi non ci riconosciamo, per cui non possiamo ristravolgere le nostre scelte di fondo. Possiamo, invece - questo lo facciamo ogni volta -, condividere su obiettivi precisi. Dopo questo Consiglio ci sarà l'approvazione di un disegno di legge su un obiettivo preciso che ha visto l'unità e ha visto la convergenza da parte nostra: lì, c'era un tema preciso, una priorità essenziale, su cui era importante "fare sistema" e dare una risposta. Lì, noi ci stiamo, ma non potete chiederci di approvare documenti generici che poi fanno - questa è la nostra preoccupazione! - la fine del piano che è stato approvato solo pochi mesi fa, che era tutto bello, ma generico e senza priorità!
Probabilmente - e mi avvio a fare due riflessioni sulla nostra risoluzione, in modo da evitare di intervenire più volte - il punto fondamentale che abbiamo cercato di dire nella nostra risoluzione era proprio questo: "preso atto della necessità di individuare, all'interno delle diverse proposte avanzate nei vari piani, alcune priorità da definire in termini di risorse, strumenti e tempi di realizzazione e di monitorare nella sede istituzionale più alta, il Consiglio, gli esiti o le tappe intermedie di tali azioni"... Abbiamo indicato alcuni obiettivi precisi, magari non condivisibili; noi eravamo disposti ad accogliere altre eventuali proposte, ma sempre nell'attesa d'individuare alcune priorità. La risposta ai lavoratori l'abbiamo già data, decidendo di condividere e di votare la legge che stasera esamineremo. Ma c'è la richiesta di dare una risposta immediata di un accesso per le imprese al credito: questa era la cosa importante da fare subito, come immediata è la semplificazione amministrativa. Queste sono a nostro avviso le due risposte immediate da dare.
L'altra risposta essenziale che è immediata riguarda anche la rivalutazione del "Centro Sviluppo". Perché se non si comincia a pensare in modo preciso, se non si individua chiaramente chi pensa, chi si occupa di lavorare per scegliere il tipo di aziende da portare in Valle e come fare "marketing" territoriale, come fare sviluppo locale, se non si individua subito che il "Centro Sviluppo" non va bene, per cui bisogna modificarlo subito, si rischia di usare uno strumento inadeguato incapace di entrare in sinergia con altri centri di ricerca e di formulazione di progetti. Questo è il motivo per cui avevamo cercato di individuare questi punti essenziali. Abbiamo detto anche in prospettiva, ma diamoci dei tempi, quindi 3 mesi per rispondere a questi temi e poi altri 6 mesi per rispondere ad altre esigenze più generali, che vanno dall'università - un punto indicato chiaramente nel documento della maggioranza che sarà messo in votazione -, al problema della formazione professionale, al problema degli strumenti di comunicazione e di trasporto, che sono temi strategici. Questa era la nostra preoccupazione: non mettere sullo stesso piano interventi così settoriali con interventi di tipo strategico.
Lo so, non è che votando o non votando queste risoluzioni cambino gli esiti della crisi industriale che c'è in Valle, ma volevamo dire che, se non si comincia ad individuare puntualmente le priorità, non si riesce a imboccare quella strada nuova, che tuttavia avevo sentito annunciare e dal Presidente e dall'Assessore per creare questo nuovo "sistema Valle d'Aosta".
Presidente - La parola al Consigliere Pastoret.
Pastoret (UV) - Nous arrivons à la fin d'une journée de travail importante et profitable. Il est à retenir le fait que ce Conseil se soit penché sur les thèmes que nous avons abordés aujourd'hui et qu'il ait commencé à entamer une réflexion qui devra continuer dans le temps, car nous devons considérer que celui-ci n'est pas un point d'arrivée, cette journée représente un véritable point de départ.
Nous avons travaillé dans ce Conseil sur des thèmes qui, au-delà des faits contingents et graves de chez nous, intéressent et font discuter nombre de personnes, d'institutions dans les Pays occidentaux et, notamment, en Europe. Ici on pourrait se reprocher de ne pas avoir fait une chose plutôt que l'autre, d'avoir trompé, mais nous ne pouvons pas ignorer que l'industrie et les marchés y afférents sont en crise dans toute l'Europe.
L'Europe est encore en train d'étudier et d'analyser les politiques productives, occupationnelles, économiques, pouvant définir un nouveau modèle de développement et pouvant relancer et renforcer l'économie continentale. Il faut bien le dire, une croissance est prévue, mais les résultats ne sont pas encore là. Dans cette situation qu'est-ce que nous pouvons faire? Est-ce que nous sommes à même d'imaginer un modèle de développement autonome et indépendant, étant à même de donner, à lui seul, des réponses de façon autonome, face à la situation générale qui concerne l'Italie et l'Europe? Je crois que non, nous faisons parti d'un système, tout le monde l'a souligné.
Il est donc indispensable qu'à partir de ce Conseil nous ayons pleine conscience du fait que nous devrons œuvrer sur 2 directrices: celle de l'immédiat, pour chercher de donner les réponses plus urgentes pour faire face aux difficultés de l'immédiat, pour garantir avant tout aux travailleurs les réponses nécessaires. Cela on ne pourra le faire que par l'adoption de mesures urgentes telles qu'une "task force" concernant les syndicats des travailleurs et des entreprises, et les administrations publiques: avec le souci et l'engagement que ces sujets prennent en compte les suggestions et les idées qui ont été présentées par les collègues, qui m'ont précédé aujourd'hui. Nous ne pouvions pas conclure ce Conseil sans qu'une trace reste, et alors là il y a un document et, au-delà de toutes les critiques qu'on peut adresser aux documents, personnellement moi je retrouve que la résolution prenne en compte ces aspects urgents. Certes, il en prend en compte plusieurs, mais c'est ce que nous voulions, ce que nous demandions au préalable. Il sera nécessaire de définir des priorités, mais il n'est pas question d'ignorer certains thèmes.
Sur longe haleine nous devons définir un modèle de développement étant à même d'interpréter les nouvelles exigences du monde de la production et du travail par rapport aux révolutions en cours: là aussi ces exigences nous les trouvons dans cette résolution; peut-être elles ne sont pas toutes présentes. J'ai lu le document que les autres forces politiques ont présenté, peut-être c'est trop détaillé, mais le détail ce n'est pas quelque chose qui empêche de travailler. Le monde change avec une rapidité inusuelle, nous n'avions pas l'habitude à cela et nous ne sommes pas hormis de ces changements. Bien au contraire, nous devons être conscients que nous sommes le maillon faible de cette chaîne, parce que nous sommes une petite communauté avec tous les avantages que cela comporte, mais aussi avec tous les désavantages que cela entraîne.
Voilà pourquoi c'est indispensable que le système actuel soit étudié, que l'on en imagine la redéfinition et que cela se fasse de par le sujet que nous avions imaginés à l'époque comme l'acteur principal au soutien du développement de ce Pays: l'Université de la Vallée d'Aoste, de par son excellent département économique. Que se soit ce sujet ou quelqu'un d'autre mais non pas par la politique. La politique aura le devoir de tirer des conclusions et de faire des propositions, mais les analyses laissons le faire à d'autres sujets qui sont porteurs de moins d'intérêts politiques. Certes, cela devra se faire par la suite par les forces politiques de par une dialectique forte et dans la souhaitable diversité des idées et des positions, ce qui permettra d'enrichir le débat plutôt que de le mortifier. Une attitude positive à ne pas confondre et à ne pas définir "litigiosità politica".
Je voudrais rappeler que c'est dans le cadre de celle que quelqu'un a défini "litigiosità politica" que les différentes forces politiques et les divers Conseillers ont su reprendre et reproposer dans les temps plus rapides que prévus le projet de loi n° 62 sur l'anticipation du chômage technique, dont nous discuterons dans quelques minutes. Je considère ces définitions comme inexactes et elles ignorent que la diversité d'opinions est le sel de la démocratique, ainsi que la levure d'une société vive.
Je souhaite que cette attitude se renforce dans le futur, surtout si on considère que nous sommes aujourd'hui dans la nécessité de réinterpréter notre économie, y compris celle industrielle, et de lui donner de nouvelles adresses. Nous devrons le faire en sachant que cela emportera une évaluation ample et sérieuse sur l'organisation de notre société, sur la formation de nos jeunes, sur la qualité de l'école, sur la capacité d'avoir une économie davantage autonome, sur une société plus juste, sur une valorisation des aspects sociaux, sur une distribution équitable de la richesse, sur une participation accrue des citoyens aux choix importants et de par une efficacité majeure de la part des administrations publiques. Cela nous demandera de discuter davantage dans le mérite des choses, en ayant à l'esprit que ces moments de difficulté doivent renforcer notre conviction d'œuvrer pour une croissance économique durable et équilibrée, avec la cohabitation de différentes cultures économiques et productives.
Nous terminons cette journée de travail avec un document conclusif, qui assure des parcours et des temps et qui permet à toutes les forces politiques de se sentir engagées dans cette mission. Ce document constitue une sollicitation à la politique et nous devons en être engagés, car les documents, à eux seuls, ne suffisent pas, et ça revient à la politique de vouloir affronter les problèmes avec une attitude humble qui est celle de savoir écouter, de vouloir accepter les conseils qui nous arrivent, pour trouver les réponses structurelles fortes qui nous servent. Il est indispensable que ce débat terminé, il y ait une volonté renouvelée d'œuvrer rapidement avec des décisions clairvoyantes et rapides, pour donner les réponses que notre communauté s'attend de nous.
Voilà pourquoi nous voterons volontiers ce document, avec la satisfaction d'avoir participé à cette journée de travail et en reconnaissant, malgré le fait que certaines forces politiques ne s'y soient pas reconnues, que, aussi de leur part, des suggestions importantes sont venues à ce débat.
Presidente - La parola al Consigliere Frassy.
Frassy (CdL) - Penso che a questo punto della giornata sia doveroso cercare di trarre delle conclusioni, anche se mi rendo conto che non è facile.
Qual è il senso di questa giornata? Da un punto di vista della politica riteniamo che questa giornata sia l'evidenza della sconfitta di questa maggioranza e di quella che è stata la sua azione nel tempo sul settore specifico oggetto di questo Consiglio straordinario. È evidente che se i programmi di maggioranza e le azioni di maggioranza fossero state soddisfacenti, non ci troveremmo, oggi, a discutere di tale argomento. Il fatto stesso dunque di discutere di questo argomento esplicita che il vostro programma ha avuto più di un problema di percorso. Da un punto di vista sostanziale si evidenzia l'inadeguatezza non solo per l'azione passata, ma anche per l'azione futura della maggioranza, perché questa inadeguatezza la vediamo nella risoluzione che avete presentato, risoluzione che fa il riassunto di un programma di 2 legislature: di questa e della scorsa, perché sull'industria, se andiamo a prendere i vostri programmi, vi stavano scritte le cose che avete ripresentato in maniera sintetica in questa risoluzione.
È dunque credibile che quello che non avete fatto in 10 anni, riuscite a farlo in un tempo minore (ipotizziamo il tempo che c'è da qui a fine legislatura)? Ammesso anche che fosse questo il tempo necessario per fare quello che in 10 anni non avete fatto, probabilmente non ci sarebbe più tempo sufficiente per riuscire a dare delle risposte che hanno necessità di avere dei tempi più veloci rispetto al termine che ci separa dalla fine della legislatura. È paradossale che l'unico provvedimento concreto che alla fine verrà licenziato in maniera unanime da questo Consiglio, sarà un "provvedimento tampone", ossia una risposta di anticipo della cassa integrazione che nulla, nella sostanza, porta di nuovo ai problemi oggi dibattuti.
Abbiamo letto la "versione bis" del documento di maggioranza, sottoscritto anche dai colleghi della "Stella Alpina". Al di là della difficoltà da parte dell'Assessore Cerise di votare questo documento, perché è un documento che evidenzia una crisi smentita dall'intervento dell'Assessore Cerise, perciò immagino che l'Assessore Cerise voterà il documento per spirito di maggioranza - ma con poca convinzione -, ma quando scrivete che fra le cause endogene della crisi dell'industria c'è l'alluvione del 2000, al di là dei danni che ha creato e dei lutti che ha causato, l'alluvione del 2000 è stata un incredibile volano economico per l'economia di questa regione, tanto che sta scritto in più riflessioni, in più analisi, provenienti sia dalle parti politiche che dalle associazioni imprenditoriali, che uno dei motivi della crisi che si sta vivendo è dovuta alla fine di quel volano creato dalla ricostruzione del dopo-alluvione. Voi dite che fra le cause endogene vi è la necessità della semplificazione amministrativa... ma sono 10 anni che questa maggioranza dice che bisogna semplificare l'azione amministrativa! Tutto questo non è stato fatto in un tempo significativamente lungo!
Nel vostro documento, nella parte che è stata integrata da "Stella Alpina", continuate riaffermando il ruolo indispensabile che l'industria ha svolto e svolge in questa regione. Su questo vorrei fare un chiarimento politico: il ruolo dell'industria, in termini di PIL, è un ruolo importante, stimato intorno al 40% del PIL, ma da un punto di vista politico qual è l'attenzione che è stata data all'industria? Sono 30 anni che il partito di maggioranza assoluta, prima di maggioranza relativa, dell'industria se n'è allegramente disinteressato! Non è un caso che nel "valzer" delle Giunte susseguitesi negli ultimi 30 anni, l'"Union" è sempre stata lontana dall'industria! Non c'è un assessore unionista che negli ultimi 30 anni abbia ricoperto quella poltrona scomoda! È difficile sostenere che questo possa essere il frutto di una casualità, probabilmente è il frutto di un pregiudizio politico, e allora penso che il chiarimento vada fatto anche in termini politici, perché qualcuno ha detto che le colpe non sono tutte dell'Assessore Ferraris.
L'Assessore Ferraris stesso, ha affermato di non sentirsi in grado di influire così - seppur negativamente - in queste vicende, e io dico che non è l'Assessore Ferraris, sicuramente, ma sicuramente l'impostazione politica che l'Assessore Ferraris rappresenta è uno degli elementi che vanno individuati fra quelle che voi chiamate "cause endogene"! Sarebbe stato interessante che questa riflessione fosse stata posta nell'ambito di questo documento.
Andando avanti nella lettura del documento composto da 5 pagine scritte in maniera fitta fitta, abbiamo la sensazione che alla fine non abbiate individuato una serie di misure e che, di conseguenza, vi apprestiate a fare l'elenco di tutte le cose che in qualche maniera sono state dette in questa giornata di dibattito e scritte nei vari programmi e aggiornamenti, e nulla cambi. Diventa infatti difficile capire i tempi e le priorità perché, a fronte di una situazione di crisi, la prima cosa da fare non è dire tutto, ma è individuare le priorità e gli strumenti finanziari e le tempistiche con cui si vuole procedere!
Cosa vuol dire: "promuovere ogni possibile misura utile" e via, poi, con un elenco della spesa? Attivare una "task force": parola impegnativa, forse di moda. Ridurre i limiti di età per l'accesso agli strumenti di politica del lavoro: cosa vuol dire? Forse che riteniamo "fasce svantaggiate" ormai tutti? I giovani sono svantaggiati perché sono giovani, gli anziani sono svantaggiati perché sono anziani... nel momento in cui riduciamo da una parte o dall'altra, alla fine non diamo più una risposta all'emergenza, nel senso che in maniera indistinta cerchiamo di tamponare ad ogni latitudine!
Rivedere la normativa in materia di lavori pubblici: ma è da quando c'è stata la famosa sentenza della Corte costituzionale che continuate a dirlo e noi vi sollecitiamo a farlo! E scrivete che questa è una delle cose da fare come ogni possibile misura utile? Individuare nuovi strumenti finanziari semplificando l'accesso al capitale da parte delle imprese: sono almeno 8 anni che vi diciamo che il meccanismo di "Finaosta" va riformato, perché crea dei problemi di accesso al credito!
In sintesi, noi, questo documento non lo voteremo, perché riteniamo che evidenzi l'incapacità di questa maggioranza di dare delle risposte credibili in tempistiche utili ad una crisi che è riconosciuta nei fatti ormai da tutti, forse con poche eccezioni, fra le quali sicuramente quella dell'Assessore Cerise. Questo documento, non dando risposta utile, riteniamo perciò che non abbia senso alcuno, che sia la parte finale di un dibattito che avrebbe dovuto far uscire delle misure concrete. Nelle risoluzioni che discuteremo successivamente ci sono anche quelle che abbiamo presentato e che tentano di dare, su argomenti specifici, risposte specifiche.
Presidente - La parola al Consigliere Sandri.
Sandri (GV-DS-PSE) - Il documento che ci avviamo ad approvare contiene innanzitutto un antidoto ad una svolta liberista richiesta dai banchi della Destra. In questo documento si riafferma con serietà la volontà di proseguire nel costruire un'economia solida, un'economia basata sul modello autonomista, su un sistema solidale, sulla volontà non solo di creare ricchezza, ma anche di creare sicurezza del lavoro, sicurezza della propria vita e anche soddisfazione per chi, come tanti di noi, che questa nostra comunità sia fondata sul lavoro.
Crediamo che questo documento indirizzi verso un sistema con una più alta perequazione fra le persone, in cui ci sia meno divario fra chi ha tutto e chi ha invece difficoltà, perché individua percorsi in cui l'obiettivo è di rendere a tutti la possibilità di esprimere sé stessi e di godere dei diritti che l'essere cittadini di questo Paese gli danno. Non crediamo di aver fatto la "Bibbia"; abbiamo fatto un buon lavoro, sicuramente, non è esaustivo e non crediamo neppure che possa essere un impegno per il futuro di lunga durata: è una fotografia dell'oggi, degli impegni che prendiamo nei prossimi mesi, disponibili ad arricchirli e a portarli avanti. Credo che non si possa - anche da parte di chi più ha contestato questo tipo di impostazione - non rendersi conto che esistono passaggi importanti quando abbiamo evidenziato la necessità di contenere al minimo le forme di leva fiscale, quindi cercare nuove forme di incentivazione fiscale, ad esempio nel settore dell'IRAP, là dove la legislazione nazionale ce lo possa consentire.
Dicevo, è un buon lavoro, ma non esaustivo, perché nessuno di noi crede di avere la bacchetta magica per risolvere problemi così complessi. L'industria è un problema complesso, non solo nel nostro Paese, ma in molte parti del mondo; in questo senso non possiamo non condividere le riflessioni critiche che provengono dal collega La Torre, con cui ci rimprovera di essere stati forse un po' carenti nel cercare le persone giuste da mettere al posto giusto. Questo è un impegno che non possiamo non condividere e non fare nostro, pertanto apprezziamo il senso di responsabilità di avere captato questa impostazione non liberista o anti-liberista, là dove il liberismo è tutto meno che solidarietà e perequazione fra le persone, decidendo di votare questo documento.
Una considerazione quasi finale. Credo che questo Consiglio e questa maggioranza abbiano avuto la capacità, oggi, di interrogarsi a fondo su questo tema difficile. Non ci siamo fatti mancare niente: abbiamo avuto un dibattito ampio, approfondito, sono venuti fuori molti suggerimenti, non sono stati negati i punti difficili, i punti in cui non siamo ancora arrivati alla sufficienza e quelli che vogliamo migliorare; lo ha detto il collega Fiou, in particolare, e non possiamo che condividere questa impostazione.
Credo che l'aver sviscerato questo problema senza veli e senza reticenze ci dia il diritto di pretendere la stessa cosa anche da altri, e voglio fare, fra i tanti, un nome e un cognome: quello di Ettore Marezzi. Come noi ci siamo interrogati sulle nostre responsabilità, altrettanto questo imprenditore della "Tecdis" si deve interrogare se in questi anni abbia agito con la stessa responsabilità con cui oggi affrontiamo questo tema, se la "Tecdis" si è comportata con la stessa responsabilità nei confronti dei lavoratori, nei confronti delle banche, nei confronti di "Finaosta" e "Aosta Factor", nei confronti del "sistema Valle d'Aosta".
L'ordine del giorno che stiamo approvando e soprattutto la legge che unitariamente questo Consiglio andrà ad approvare, ci riservano il diritto di poter mettere appieno la nostra attenzione nel merito di questa situazione e di pretendere altrettanta chiarezza e trasparenza di quanto noi oggi abbiamo saputo dimostrare di saper fare.
Presidente - La parola al Consigliere Viérin Marco.
Viérin M. (SA) - La posizione di "Stella Alpina" è stata ben definita all'inizio di questo dibattito. Il collega Lanièce stamani ha fatto un lungo intervento nel quale la "Stella Alpina" ha cercato di condensare tutto quello che voleva dire in merito a tale problematica.
Voglio ribadire che la "Stella Alpina" su questo problema è intervenuta spesso in quest'aula con critiche, a volte apprezzamenti, e a volte suggerimenti. Ha tenuto sempre un ruolo propositivo come lo ha tenuto oggi, come lo ha tenuto circa un anno fa, quando ha chiesto di convocare un Consiglio tematico su questo argomento, come lo ha tenuto del resto anche oggi quando durante la sospensione ha cercato la concretezza presentando 2 documenti al tavolo del confronto e, confrontandosi con quello presentato dalla maggioranza, è riuscita a trovare un punto di incontro con la maggioranza stessa, per far sì che il documento che è in approvazione tenesse conto dei suggerimenti e delle indicazioni che il nostro movimento aveva inserito nei documenti presentati.
Il primo aveva come scopo quello di riorganizzare e rivedere il ruolo e i compiti di "Finaosta"; forse al Consigliere La Torre è sfuggito, ma tale aspetto è stato poi inserito all'interno del documento concordato. Dalla nostra seconda risoluzione presentata, che era più specifica sull'argomento, è stato inserito l'aspetto delle imprese produttrici di prodotti finiti, è stato inserito il rilancio dell'imprenditoria locale, è presente l'aspetto di una formazione più mirata alle esigenze socioeconomiche finalizzate all'effettiva assunzione, è presente il contenimento dell'incidenza dei costi di produzione quali quelli dell'energia idroelettrica, argomento su cui abbiamo già in passato presentato alcune iniziative ed una, sarà in discussione nel prossimo Consiglio; è presente la richiesta di semplificare le leggi regionali e sburocratizzare le procedure amministrative; è stato soprattutto inserito l'obbligo di rendicontare alle commissioni ogni 6 mesi sul lavoro svolto, fatto questo importantissimo perché è lì che potremo vedere se veramente questa maggioranza proseguirà in quel cammino che oggi abbiamo ridisegnato solo in parte, facendo tutti un po' di autocritica, cercando tutti di dare un proprio contributo. Fra 6 mesi sarà il momento della verifica e sarà lì che potremo vedere se ci sarà stata un'inversione di rotta sulla gestione della politica industriale.
Condividiamo che sarà necessario fare una lista di priorità e, anche in quell'appuntamento, potremo confrontarci, perché ci sono delle cose che andranno affrontate a brevissimo termine, come la legge che andremo a votare con voto unanime, perché si è trovato un punto d'incontro in commissione, sulla legge della maggioranza, la nostra e quella del gruppo "Arcobaleno". Ci sono altre cose che avranno delle tempistiche a medio termine, essendo cose che non possono essere risolte domani, tipo la scelta delle nuove aziende che vorremmo in Valle d'Aosta.
Occorre avere la capacità di prevedere, scegliere e investire, perché la Valle non attrae più come prima, il modello valdostano di sviluppo è in parte da ripensare e su questo argomento è positivo il fatto che, anche qui, lo abbiamo ribadito tutti, un po' tutti abbiamo fatto autocritica in senso trasversale. È questo il valore aggiunto del dibattito odierno: l'aver fatto un po' di autocritica per cercare di partire con un passo diverso.
Abbiamo il dovere di pensare all'occupazione dei giovani e - io aggiungo - degli anziani; nel documento che abbiamo concordato è presente questo aspetto. Noi diciamo non solo i giovani, ma anche gli anziani, perché sono le due categorie più deboli oggi presenti nel mondo del lavoro in Valle. Diciamo anche che dovremo ripensare non solo al sistema industriale, ma dovremo ricercare la vera vocazione per il futuro sistema della Valle d'Aosta, perché assegnare le risorse al sistema di sviluppo valdostano non vuol dire solo al sistema industriale; questo Consiglio dovrà pensare anche a quale vocazione dare a questo sistema per il futuro della Valle d'Aosta.
L'industria ha un ruolo importante; è chiaro che dovrà rimanere nel "sistema Valle d'Aosta", ma è chiaro che dovremo prendere in considerazione altre situazioni che potrebbero essere migliorate in senso diretto, in modo che l'economia valdostana sia sempre più legata al territorio, ai Valdostani e sempre meno a persone che vengono da fuori Valle. L'auspicio è che oggi si sia veramente iniziato un percorso nuovo per il "sistema Valle d'Aosta".
I colleghi di "Forza Italia" hanno detto che è un documento molto lungo; lo ammetto, è molto lungo, ma dicevo prima che, secondo il nostro movimento, questo ci permetterà a breve di definire le priorità da dare e di vedere se almeno su alcune cose si sarà iniziato a lavorare. Questa dovrebbe essere la filosofia di questo Consiglio, infatti il nostro movimento oggi non ha voluto parlare prettamente di politica... abbiamo sbagliato? Non lo so! Il tema però è talmente grave e importante per la vita di tanti Valdostani, che oggi il nostro movimento ha voluto fare un ragionamento sulla sostanza della cosa e più che sulla politica, sulla quale, invece, alcuni Consiglieri si sono dirottati.
Presidente - Pongo in votazione la risoluzione presentata dal Presidente Perrin, dall'Assessore Ferraris e dai Capigruppo Borre, Sandri e Viérin Marco:
Consiglieri presenti: 34
Votanti: 31
Favorevoli: 28
Contrari: 3
Astenuti: 3 (Curtaz, Riccarand, Squarzino Secondina)
Il Consiglio approva.
Presidente - Discutiamo la risoluzione n. 4, presentata dal gruppo "Arcobaleno", di cui do lettura:
Risoluzione
Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta
- Preso atto del dibattito approfondito, svoltosi nel corso della riunione del Consiglio straordinario del 19 gennaio 2004, sul tema della crisi industriale in valle d'Aosta;
- Richiamate le richieste avanzate dai diversi soggetti che operano nel settore industriale (organizzazioni sindacali e Associazioni di categoria);
- Ricordato il "Programma triennale 2004/2006 per lo sviluppo dell'industria e dell'artigianato", votato dal Consiglio regionale il 20 ottobre 2004, le cui indicazioni e proposte tardano a tradursi in azioni concrete;
- Consapevole che la situazione critica dell' industria richiede uno sforzo congiunto di tutti gli attori, pubblici e privati, sociali ed istituzionali, per ridisegnare un nuovo assetto del sistema industriale in Valle d'Aosta;
- Preso atto della necessità di individuare all'interno delle diverse proposte avanzate alcune priorità, da definire in termini di risorse, strumenti e tempi di realizzazione, e di monitorare, nella sede istituzionale più alta, il Consiglio, gli esiti o le tappe intermedie di tali azioni
Impegna la Giunta
1) a portare in tempi brevi, 3 mesi, all'attenzione del Consiglio:
a) una proposta per rendere più agevole ed efficace l'accesso alle imprese di credito al fine non solo di migliorare la loro attività ma pure di renderne possibile la crescita;
b) una proposta di semplificazione amministrativa delle pratiche burocratiche richieste alle aziende per aprire, ampliare, ristrutturare, innovare la propria attività
c) una proposta di riorganizzazione delle strutture che in valle si occupano di marketing territoriale e di sviluppo locale (Centro sviluppo...) per quanto riguarda compiti, competenze, strategie, organigramma;
2) a presentare entro 6 mesi all'attenzione del Consiglio:
a) il report sui primi risultati delle azioni, di cui al Programma triennale di cui in premessa, riguardanti in particolare la definizione delle strategie di promozione su scala locale, nazionale ed internazionale tendenti a rafforzare la competitività del territorio, utilizzando il marketing territoriale come funzione e come metodo a supporto della crescita economica regionale in particolare;
b) un progetto di riorganizzazione del sistema della formazione professionale collegato alle esigenze del costruendo "sistema Valle d'Aosta";
c) una proposta sul ruolo dell'Università, inerente l' attivazione di corsi e/o di collegamenti col sistema accademico complessivo, al fine di contribuire allo sviluppo delle attività di ricerca, cui è interessato il sistema produttivo;
d) un progetto per migliorare gli strumenti di comunicazione e di trasporto (in particolare le ferrovie e le reti telematiche).
F.to: Squarzino Secondina - Curtaz - Riccarand
Se nessuno chiede di intervenire, la pongo in votazione:
Consiglieri presenti: 32
Votanti e favorevoli: 3
Astenuti: 29: (Borre, Caveri, Cerise, Cesal, Charles Teresa, Comé, Ferraris, Fey, Fiou, Fosson, Frassy, Isabellon, La Torre, Lattanzi, Lavoyer, Maquignaz, Marguerettaz, Nicco, Pastoret, Perrin, Perron, Praduroux, Rini, Salzone, Sandri, Tibaldi, Viérin Adriana, Viérin Laurent, Viérin Marco)
Il Consiglio non approva.
Si dà atto che il Vicepresidente Lanièce lascia l'aula consiliare durante la votazione della soprariportata risoluzione.
Presidente - Discutiamo la risoluzione n. 5, presentata da "La Casa delle Libertà", di cui do lettura:
Risoluzione
Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta
Premesso che
- la nostra regione sta attraversando una grave crisi economica, che si è particolarmente accentuata nel corso dell'ultimo anno e che coinvolge tutti i comparti, causando la chiusura di imprese e la diminuzione dei livelli di occupazione soprattutto nel settore secondario;
- le ragioni di tale crisi sono imputabili non solo alla difficile fase congiunturale che coinvolge l'economia nazionale ed europea, ma anche alla fragilità strutturale del sistema produttivo locale;
Rilevato il peggioramento, nell'ultimo triennio, dei principali indicatori economici riferibili alla nostra regione;
Tenuto conto delle pesanti ricadute che ci sono state e che ci sono tuttora sul mercato del lavoro, le quali hanno comportato un aumento del ricorso all'integrazione salariale e ad altri ammortizzatori sociali;
Considerato che gli imprenditori hanno, a più riprese, chiesto maggiori attenzioni da parte dell'Amministrazione regionale nei confronti della situazione problematica del settore produttivo valdostano;
Atteso che tale scenario impone l'adozione di idonee misure di intervento, atte a rilanciare concretamente il sistema economico locale e finalizzate a mantenere viva l'attività e l'occupazione nella nostra regione, le quali non possono considerarsi esaurite con l'approvazione del "Programma triennale 2004-2006 per lo sviluppo dell'industria e dell'artigianato";
Impegna
la Giunta regionale
- a uniformare le proprie scelte di politica economica alle seguenti linee di indirizzo:
a) un efficace coordinamento tra gli assessorati e le diverse strutture regionali interessate allo sviluppo economico, al fine di perseguire un'azione politica strategica condivisa e non mediante eventi frammentari e concorrenti;
b) una graduale e concreta riduzione della presenza nell'economia valdostana dell'ente pubblico regionale, sia direttamente sia attraverso società controllate.
- a porre in essere prioritariamente i seguenti interventi:
1) favorire una significativa riduzione dei costi energetici sopportati dalle aziende valdostane, ampliando notevolmente la platea dei soggetti a cui viene somministrata energia elettrica a tariffe più convenienti;
2) individuare strumenti che agevolino l'accesso al credito delle imprese valdostane, per fare fronte alla grave carenza di liquidità che riguarda molte di esse e per consentire i necessari processi di ristrutturazione o di riconversione aziendale;
3) procedere a una revisione complessiva delle normative regionali in materia di appalti, determinando meccanismi di aggiudicazione che siano in grado di permettere alle imprese valdostane una maggiore competitività con quelle esterne;
4) gestire, secondo criteri di equilibrio e di razionalità, il patrimonio immobiliare pubblico destinato alle attività produttive, facilitando la nuova localizzazione di imprese e la rilocalizzazione di quelle esistenti, nonché l'accesso a condizioni agevolate anche per le aziende artigiane di maggiori dimensioni;
5) semplificare e - ove possibile - abolire quei procedimenti burocratici, previsti o introdotti da numerose norme regionali, che oggi invischiano enormemente tutte le attività imprenditoriali;
6) ridefinire i ruoli di Finaosta, Centro Sviluppo e Projet Formation, affinché la loro azione sinergica, invece di appesantire la già ponderosa macchina burocratica pubblica, costituisca effettivamente un volano per l'economia locale.
F.to: Tibaldi - Frassy - Lattanzi
Se nessuno chiede di intervenire, la pongo in votazione:
Consiglieri presenti: 30
Votanti e favorevoli: 3
Astenuti: 27: (Borre, Caveri, Cerise, Cesal, Charles Teresa, Comé, Curtaz, Ferraris, Fey, Fiou, Fosson, Isabellon, La Torre, Lavoyer, Maquignaz, Nicco, Pastoret, Perrin, Perron, Praduroux, Riccarand, Rini, Salzone, Squarzino Secondina, Viérin Adriana, Viérin Laurent, Viérin Marco)
Il Consiglio non approva.
Presidente - Discutiamo la risoluzione n. 6, presentata da "La Casa delle Libertà", di cui do lettura:
Risoluzione
Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta
Richiamati
- il D.lgs. 276/03 con il quale il Governo Berlusconi ha dato applicazione alla legge delega n. 30/2003, che ha tracciato le linee principali per la Riforma del mercato del lavoro italiano, adeguandolo alle esigenze di flessibilità richieste dal mercato globale;
- il titolo VI del D.lgs 276/03, il quale riscrive completamente la regolamentazione dell'apprendistato, estendendolo dai 24 anni non compiuti della precedente legislazione ai 29 anni, distinguendolo in tre tipologie e armonizzandolo con la Riforma della scuola sancita dalla L.53/2003;
- la circolare n. 40 del 14 ottobre 2004 emanata dal Ministero del Lavoro, che ribadisce la necessità, alfine dell'applicazione della nuova normativa sull'apprendistato, della regolamentazione da parte delle regioni dei percorsi formativi e evidenzia che in difetto continuano a trovare attuazione le vecchie norme, che tra l'altro limitano ai 24 anni non compiuti l'opportunità di lavoro;
Considerato che
- nonostante numerosi contratti collettivi abbiano già recepito le novità del D.lgs. 276/03 in materia di apprendistato, l'assenza di regolamentazione regionale dei percorsi formativi impedisce di applicare la nuova normativa;
- nelle more dei provvedimenti di competenza regionale ai giovani tra i 24 e i 29 anni rimane preclusa un'importante opportunità di impiego;
Rilevato che
- delle tre nuove tipologie in cui si suddivide il nuovo apprendistato, quella inerente la formazione professionalizzante, di cui all'articolo 49ss è l'erede sostanziale della vecchia regolamentazione;
- un formale adattamento dei precedenti processi formativi potrebbe sbloccare sin da subito una delle tre nuove tipologie di apprendistato;
Impegna
La Giunta regionale ad avviare tempestivamente l'iter necessario alla definizione dei percorsi formativi di competenza regionale propedeutici ed indispensabili ad una concreta applicazione in Valle d'Aosta dell'apprendistato nei suoi molteplici ed innovativi aspetti delineati dalla cosiddetta Riforma Biagi e in particolare a:
1) definire entro 30 giorni - anche mediante lo strumento del decreto - l'adattamento provvisorio dei previgenti percorsi formativi all'apprendistato professionalizzante;
2) avviare tempestivamente con l'Università della Valle d'Aosta convenzioni sperimentali finalizzate all'avvio dell'apprendistato ex articolo 50, finalizzato per l'acquisizione di un diploma o per percorsi di alta formazione;
3) sostituire entro 15 giorni un gruppo di lavoro, aperto alle forze sociali e produttive, per delineare una proposta complessiva dei nuovi percorsi formativi in materia di apprendistato;
4) portare all'esame delle competenti Commissioni consiliari entro 90 giorni il nuovo percorso formativo.
F.to: Tibaldi - Frassy - Lattanzi
La parola al Consigliere Frassy.
Frassy (CdL) - Ritengo di dover illustrare brevemente questa risoluzione, perché questa dà un percorso maggiormente definito rispetto al principio contenuto nella risoluzione presentata dalla maggioranza prima votata. A pagina 4 della risoluzione che la maggioranza ha predisposto ci si impegna alla redazione di proposte normative in materia di apprendistato. Ora, il problema dell'apprendistato, per quanto hanno avuto modo di approfondire la questione, si può riassumere nell'"impasse" fra la nuova normativa - cosiddetta "legge Biagi" - e successivi decreti di attuazione e la realtà che impedisce l'assunzione dei giovani fino a 29 anni con il meccanismo dell'apprendistato. Il vecchio apprendistato consentiva come regola generale l'assunzione fino a 24 anni non compiuti; le nuove norme consentono l'assunzione fino a 29 anni a condizione però che le regioni adottino i percorsi formativi.
La nostra regione è molto indietro, perché sebbene abbia gestito i percorsi formativi per il vecchio apprendistato attraverso comitati di pilotaggio e il coinvolgimento dell'Agenzia del lavoro, innovando rispetto ad altre regioni, da quando è in vigore la normativa del decreto legislativo n. 276/2003 l'Amministrazione regionale non ha ancora definito i percorsi informativi. Il Ministero del lavoro ha chiarito che, in assenza di queste definizioni dei percorsi normativi, non è possibile dare applicazione a questa nuova impostazione dell'apprendistato, nonostante già diversi contratti collettivi l'abbiano recepita.
Il principio che avete approvato nel vostro documento nulla aggiunge all'esistente, perché quando dite che bisogna predisporre delle normative in materia di apprendistato, non fate altro che ripetere quanto sta scritto nel decreto legislativo n. 276/2003. Noi, invece, cerchiamo di tratteggiare un percorso dicendo che "entro 30 giorni - anche mediante lo strumento del decreto - l'adattamento provvisorio dei previgenti percorsi formativi all'apprendistato professionalizzante"... che una delle tre tipologie... al fine di consentire un immediato avvio di queste ulteriori "chances" di assunzione per una categoria di soggetti che si trovano fra i 24 anni e i 29 anni.
Chiediamo poi di avviare con l'Università della Valle d'Aosta le convenzioni, anche qui in via sperimentale, per avviare il secondo tipo di apprendistato, quello per l'acquisizione di un diploma o per percorsi di alta formazione, e chiediamo che entro 15 giorni sia costituito un comitato, aperto alle forze sociali e produttive, per delineare una proposta complessiva dei nuovi percorsi formativi in materia di apprendistato che saranno soggetti a una procedura più articolata e più lunga, perché dovrà essere portata in Consiglio con un atto amministrativo o con un atto legislativo. Individuiamo perciò una prima parte di percorso da portare a termine in tempi rapidissimi con gli strumenti dell'urgenza per quanto riguarda la parte provvisoria e sperimentale e individuiamo il secondo percorso di messa a regime della normativa, con la costituzione di un gruppo di lavoro e con una prima relazione entro 90 giorni alle commissioni.
Riteniamo che questa risoluzione dia non solo concretezza al decreto legislativo n. 276 e alla realizzazione di questo percorso lavorativo, ma anche concretezza alla previsione contenuta nel documento della maggioranza, previsione che - così come formulata - nulla aggiunge e non dà certezze sulle tempistiche, anche perché nel vostro documento non ci sono priorità; di conseguenza, la questione dell'apprendistato potrebbe essere l'ultima delle priorità.
Presidente - La parola all'Assessore alle attività produttive e politiche del lavoro, Ferraris.
Ferraris (GV-DS-PSE) - Per una puntualizzazione sulla materia. Intanto non è che non ci siano priorità all'interno del documento della maggioranza; all'interno di quel documento c'è un'enunciazione che riguarda i problemi dell'apprendistato. Rispetto a questo abbiamo già fatto un incontro nei giorni scorsi con le associazioni di categoria del commercio, un altro lo faremo nei prossimi giorni con i sindacati, perché la materia, ad oggi, non è stata regolata da alcuna regione, eccetto Le Marche, che ha predisposto una propria deliberazione di Giunta.
La nostra intenzione è quella di stendere una deliberazione di Giunta che dà attuazione alla possibilità di utilizzare l'apprendistato fino a 29 anni, là dove ci siano dei contratti nazionali di categoria che prevedono questa possibilità e, contestualmente, avviare la predisposizione di un disegno di legge per quanto riguarda la regolamentazione della materia, così come demandato dalla legge n. 276, e contemporaneamente definire una norma per quanto riguarda l'accreditamento delle società di intermediazione di mano d'opera, altro adempimento che è demandato alle regioni.
Pertanto, rispetto alla risoluzione di "Forza Italia", indico un voto di astensione a nome della maggioranza.
Presidente - La parola al Consigliere Frassy.
Frassy (CdL) - Non ritenevo di dover intervenire, ma a chiarimento di quanto l'Assessore ha detto nella sua risposta e aggiornamento dei dati dell'Assessore, devo dirle, Assessore, che i suoi dati non sono aggiornatissimi, nel senso che la situazione delle regioni italiane - fra l'altro aggiornata a dicembre, perciò può darsi che ci siano state ulteriori evoluzioni - evidenzia che la Toscana ha un disegno di legge approvato dalla Giunta che sta andando in Consiglio; la Lombardia ha già approvato, come Giunta, le linee di indirizzo; la provincia di Trento ha aperto un tavolo di trattativa e, al momento, ha definito 5 tipi di apprendistato; la provincia di Bolzano ha predisposto una bozza di legge; il Piemonte ha approvato in Giunta il progetto di legge che poi andrà in Consiglio; in Liguria sono iniziati i lavori del gruppo tecnico; in Friuli c'è una bozza di legge regionale; in Emilia Romagna la Giunta ha già approvato la legge; in Campania la Giunta dovrebbe portare, entro gennaio, la regolamentazione alla sua approvazione. Questo non per dare delle "pagelle", ma per evidenziare quanto stavamo dicendo: che ci sono dei ritardi. I ritardi sono evidenti perché il decreto legislativo n. 276 porta la data del settembre 2003; allora stento a capire quale sia la difficoltà di questa maggioranza a fronte di questi ritardi, a fronte di quello che hanno fatto in altre regioni, ad accettare un percorso che sia determinato nelle tempistiche.
Prendiamo atto che lei, Assessore, sta dicendo che state lavorando in questa direzione. Noi ci impegneremo a verificare che il frutto dei vostri lavori segua delle tempistiche accettabili rispetto alle aspettative di occupazione di questa fascia di età e soprattutto rispetto alle aspettative di impiego che hanno le aziende. Non nascondiamoci che l'apprendistato è anche un sistema di agevolazione nei confronti delle imprese e, di conseguenza, di stimolo a nuova occupazione.
Non ritiriamo questa risoluzione e monitoreremo le attività di Giunta.
Presidente - Se nessuno chiede di intervenire, pongo in votazione la risoluzione in oggetto:
Consiglieri presenti: 32
Votanti e favorevoli: 3
Astenuti: 29: (Borre, Caveri, Cerise, Cesal, Charles Teresa, Comé, Curtaz, Ferraris, Fey, Fiou, Fosson, Isabellon, Lanièce, La Torre, Lavoyer, Maquignaz, Marguerettaz, Nicco, Pastoret, Perrin, Perron, Praduroux, Riccarand, Rini, Salzone, Sandri, Squarzino Secondina, Viérin Laurent, Viérin Marco)
Il Consiglio non approva.
Presidente - Discutiamo la risoluzione n. 7, presentata da "La Casa delle Libertà", di cui do lettura:
Risoluzione
Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta
Richiamate
- La situazione di grave crisi economica che sta caratterizzando il comparto industriale valdostano;
- Le ingenti risorse finanziarie erogate nel tempo dall'Amministrazione regionale;
Considerato che
- La nostra regione soffre di carenze infrastrutturali che riducono sensibilmente la nostra competitività in termini di nuovi insediamenti industriali;
- Allo stato attuale è difficile sostenere la concorrenza con altre aree del territorio nazionale a maggior attrazione industriale;
- In tempi recenti sono stati costituiti sia in Italia, sia in altre nazioni europee punti franchi d'impresa, caratterizzati da particolari agevolazioni fiscali;
Rilevato che
- La previsione dell'articolo 14 contenuta nello Statuto di Autonomia della Valle d'Aosta sancisce il territorio regionale quale zona franca - di consumo - posta al di fuori della linea doganale;
- L'attualizzazione e riconversione di tale inattuata previsione statutaria in zona franca d'impresa creerebbe un indiscutibile volano economico
Impegna
La Giunta regionale a:
1. verificare tempestivamente la possibilità istituire - compatibilmente all'attuale quadro normativo europeo e in riferimento ai principi statutari di autonomia - una zona franca d'impresa limitatamente ad un'area da definirsi del territorio valdostano;
2. a riferire entro 120 giorni alle competenti Commissioni consiliari.
F.to: Tibaldi - Frassy - Lattanzi
La parola al Consigliere Frassy.
Frassy (CdL) - Riteniamo molto importante il testo di questa risoluzione, perché è una proposta concreta che ha la presunzione non di creare una soluzione nuova, ma di adeguare una previsione vecchia.
Nel nostro Statuto di autonomia, l'articolo 14 ipotizzava che tutta la Valle d'Aosta fosse considerata "zona franca", peraltro di consumo, al di fuori della linea doganale. Quella previsione statutaria, per un insieme di coincidenze politiche ed economiche, non ha mai avuto applicazione e oggi sarebbe impensabile di poterla applicare nella maniera in cui fu scritta nel nostro Statuto. Riteniamo però, sulla base di quanto è accaduto in altre realtà locali - ci riferiamo al porto di Trieste, ad una zona definita nel Comune di Venezia, ad altre aree territoriali ubicate in Sicilia e in Sardegna, realtà in cui è stata creata la possibilità di un punto franco di impresa e dunque non più una zona franca di consumo, ma una zona franca di produzione - che questo tipo di realizzazione determini un volano economico non indifferente per gli incentivi di tipo economico fiscale che vengono accordati alle imprese che si stanziano in questi territori. Non è più l'amministrazione locale o regionale che eroga contributi, ma è la stessa capacità di produzione aziendale che premia l'azienda con una serie di sconti di tipo fiscale. Questa risoluzione mira a verificare la fattibilità di questa ipotesi.
Con l'Assessore Ferraris abbiamo concordato un emendamento al punto 1, che viene riscritto nella maniera seguente: "a studiare la fattibilità - compatibilmente all'attuale quadro normativo europeo e in riferimento ai principi statutari di autonomia - di una zona franca d'impresa limitatamente ad un area da definirsi del territorio valdostano".
Con queste modifiche, prego che il Presidente ne prenda atto, viene messa in esame la risoluzione.
Presidente - La parola al Consigliere Curtaz.
Curtaz (Arc-VA) - Vogliamo manifestare la nostra contrarietà a questa risoluzione e a questa ipotesi. Si tratta di una ipotesi illiberale sotto il profilo economico e finanziario, una ipotesi che viola le regole della libera concorrenza, i principi di Maastricht sulla libera circolazione delle persone, dei servizi e delle merci. Certo è un'ipotesi ammessa dalla CE, ma che si prospetta per zone particolarmente depresse.
Che una regione come la nostra, che si vanta di essere fra le regioni più ricche d'Europa, pensi di avvalersi di una zona franca di impresa, a noi sembra cosa non condivisibile, per non dire aberrante: si tratterebbe di un inaccettabile "assistenzialismo costituzionale".
Presidente - La parola all'Assessore al turismo, sport, commercio, trasporti e affari europei, Caveri.
Caveri (UV) - Sono vivamente stupito da questa ultima dichiarazione, cioè siamo di fronte ad un diritto costituzionale sancito dall'articolo 14 dello Statuto che, per tutta una serie di ragioni storiche, ha avuto l'evoluzione che ha avuto.
Già in passato erano stati fatti degli studi per riflettere come, alla luce delle direttive comunitarie che sanciscono la possibilità di avere dei punti franchi in Europa, punti franchi che hanno la caratteristica di non violare il principio della concorrenza e non solo perché quasi tutti i Paesi europei hanno dei punti franchi, ma soprattutto perché il punto franco di impresa ha una sua logica rispetto al mercato mondiale e non rispetto alla concorrenzialità all'interno del mercato europeo e naturalmente di quel principio che oggi ci porta ad avere quel mercato unico, sancito proprio con quel Maastricht ricordato da Curtaz.
Il fatto di prendere atto della proposta di studiare, o meglio, di aggiornare gli studi che già in passato furono fatti su questa ipotesi di punti franchi - ricordo un pregevole lavoro a suo tempo fatto dal dott. Lévêque su questo argomento - mi pare che sia un arricchimento di un dibattito che ha le sue radici nel secondo dopoguerra.
Non credo che oggi ci sia nessuno di noi che possa in maniera strumentale pensare di violare le norme della concorrenza, che sono a fondamento anche della nuova Costituzione europea. Si tratta però di coordinare una previsione costituzionale, quale resta quella dell'articolo 14, con le evoluzioni delle direttive comunitarie in materia di punti franchi, che lasciano aperte delle prospettive che possono risultare interessanti per l'economia valdostana. Quanto ai punti franchi che attualmente esistono, il punto franco nel porto di Trieste è situato in una zona di cui tutto si può dire tranne che sia depressa.
Presidente - Collega Frassy, mi indirizzo a lei perché lei ha presentato questo emendamento; le regole non sono a senso unico, lei spesso richiama proprio il sottoscritto al rispetto del Regolamento, lei mi presenta questo emendamento a discussione generale chiusa. Ho sospeso per 2 ore il Consiglio invitando chi avesse delle modifiche a presentarle; non ho nulla in contrario se il Consiglio all'unanimità è d'accordo ad accettarlo, altrimenti sono in difficoltà ad accettarlo. Non sono qui a fare ostruzionismo e cerco sempre soluzioni di buon senso, ma permettetemi di fare questo pacato richiamo.
Frassy (CdL) - Prendo atto del suo richiamo al Regolamento, sarei felice che lo applicasse in maniera costante sempre; di conseguenza, non voglio essere proprio io a violarlo.
Ritengo che la modifica rispetto al testo sia, non voglio dire semantica, ma linguistica. Se però questa interpretazione non dovesse essere accolta dalla Presidenza, tenendo conto che c'è un discorso sostanziale nella risoluzione, non abbiamo difficoltà a ritirarla e ripresentarla al prossimo Consiglio con iscrizione di urgenza, anche se ci appelliamo al buon senso dei colleghi sul contenuto del documento rispetto alla variazione che noi definiamo "minimale linguistica", peraltro concordata con l'Assessore. Se poi l'Assessore non l'ha concordata con la maggioranza, ne prendiamo atto. La prossima volta chiederemo a che livello è stata concordata.
Presidente - Collega, il mio richiamo non era sul concordare o meno, era un richiamo alle procedure e ai tempi di presentazione.
Il Consiglio è contrario ad accettare questa impostazione?
Frassy (CdL) - Poniamo in votazione la richiesta, diventa una pregiudiziale.
Presidente - Il gruppo "Arcobaleno" è contrario, poi credo che le regole vadano rispettate, quindi non ho intenzione di accettare questo emendamento.
Lo rinviamo al prossimo Consiglio? Se viene rinviato al Consiglio successivo, è rinviato il testo originario, che poi verrà emendato nel corso del prossimo Consiglio. Se i Consiglieri sono d'accordo, la Presidenza iscriverà al prossimo Consiglio il testo originario, che verrà emendato nel prossimo Consiglio.
Il Consiglio prende atto, concordando.