Oggetto del Consiglio n. 1064 del 12 gennaio 2005 - Resoconto
OGGETTO N. 1064/XII - Progetti per il rilancio delle politiche giovanili nella Regione. (Interpellanza)
Interpellanza
Premesso che:
- l'Amministrazione regionale è quotidianamente impegnata in ambito sociosanitario a promuovere e a realizzare iniziative di prevenzione e di educazione sostanzialmente rivolte ai giovani ai quali si propone un ventaglio di messaggi relativi alla droga, all'alcool, al fumo, al disagio;
- è indispensabile investire nei giovani per mutare i comportamenti e gli stili di vita e migliorare, di conseguenza, la qualità della loro vita;
- appare tuttavia chiaro che per una molteplicità di ragioni che andrebbero tuttavia analizzate approfonditamente, si sta determinando una situazione nella quale il rivolgersi ai giovani li rende utenti dei progetti presentati, ma quasi mai protagonisti diretti;
- anche per quanto concerne alcuni servizi di tipo culturale, come ad esempio la Biblioteca regionale ed i servizi bibliotecari, si offre un ventaglio notevole di proposte, ma sostanzialmente i giovani diventano i fruitori di tali proposte e non i protagonisti;
Ritenuto pertanto indispensabile riflettere sulla natura e sulla qualità delle politiche giovanili attivate dalla Pubblica Amministrazione, in particolare, verificando se e come la Consulta giovanile o altro servizio istituzionale, possano determinare una svolta positiva;
I sottoscritti Consiglieri regionali
Interpellano
La Giunta regionale per sapere:
1. quali sono le sue valutazioni sulle attività fin qui svolta dalla Consulta giovanile;
2. qual è la situazione in merito a questa struttura;
3. quali progetti ha in cantiere per rilanciare fortemente le politiche giovanili, sottolineando che sono necessarie scelte alla cui gestione i giovani siano concretamente chiamati e non siano considerati solo utenti o fruitori passivi;
4. se sussiste un coordinamento con gli enti locali per conoscere complessivamente nella nostra regione la realtà giovanile in modo da recepirne al meglio le relative istanze.
F.to: Lanièce - Comé - Viérin Marco - Stacchetti
Presidente - La parola al Consigliere Lanièce.
Lanièce (SA) - Mi sembra che il contenuto di questa interpellanza sia abbastanza chiaro, le domande che sono inserite sono pertinenti, quindi non sto tanto ad illustrare nel merito l'interpellanza. Vorrei invece fare alcune considerazioni sul problema dei giovani in generale, che sono anche delle proposte che possono essere valutate.
Guardare ai giovani di oggi in termini corretti significa anzitutto riconoscere che essi si caratterizzano per una forte diversità di condizioni di vita e di esperienza rispetto agli adulti e alle generazioni precedenti; dunque accettare la diversità è un primo passo per entrare in rapporto con le nuove generazioni e non rifugiarsi in modelli relazionali non più adatti alle attuali condizioni di vita.
Oggi le difficoltà per i giovani non mancano, ma possono essere superate. Si tratta soprattutto di far leva sulle loro risorse e sulla loro mobilitazione, altrimenti con un eccesso di apprensione si impedisce ai giovani di potersi misurare con i problemi, di far fronte autonomamente alle difficoltà, sostituendosi ad essi nel loro approccio-confronto-scontro con la realtà. Non si tratta quindi di ovattare o di rendere troppo facile la vita ai giovani, quanto di offrirgli occasioni e stimoli che rendano interessanti le loro esperienze e permettere loro l'acquisizione di strumenti adeguati per far fronte alle difficoltà che incontrano tutti i giorni. Più che facilitare la vita del giovane, occorre interpellarlo con proposte significative, congruenti con i diversi ambienti sociali.
Si tratta di creare interessi conoscitivi e relazionali che contribuiscano ad arricchire la loro personalità, che stimolino la loro vita e le loro relazioni. Si tratta quindi di dare spazio al loro protagonismo, perché nell'espletare i loro interessi e le loro propensioni si possano inserire nelle dinamiche sociali presenti. Dal punto di vista educativo questo discorso può avere 2 implicazioni. La prima è rappresentata dalla necessità di creare dei sistemi-ponte fra la società e le istituzioni e gli interessi e le dinamiche sociali e giovanili. Molti giovani di oggi stanno nella società, ma occupano delle posizioni ai margini, non maturano alcun senso di identificazione, ricercano un soddisfacimento dei propri interessi a prescindere dall'appartenenza alla società e hanno la coscienza purtroppo di contare poco socialmente, ma soprattutto sembrano non avere intenzione di contare di più: così tendono a realizzarsi nei non luoghi della società, rappresentati dagli ambiti informali di interazione, dall'evasione, dalla trasgressione, dal fascino della notte, da un modo di trascorrere il tempo libero all'insegna della liberazione dallo stress e della piena autonomia da vincoli. È un comportamento che non è propedeutico a un impegno sociale più allargato o a una presenza sociale responsabile, cioè a un inserimento sociale costruttivo.
Si tratta di ricreare quelle condizioni di fiducia nella collettività, di innescare momenti di mediazione fra i bisogni dei giovani e le generali istanze presenti nella collettività. Questa condizione può verificarsi con una ripresa di capacità propositiva anche negli ambiti istituzionali: la scuola, la famiglia, le associazioni varie, gli enti locali possono creare le condizioni perché i giovani maturino esperienze costruttive e si sentano importanti. Ad esempio, una scuola che alza il suo livello propositivo, costituendo un ambiente culturalmente stimolante, ugualmente un ente pubblico che dà spazio ai giovani anche nelle cose piccole (molte volte i giovani si lamentano per la mancanza di spazi di aggregazione), o che favorisce il perseguimento dei loro interessi, sposando alcune loro proposte e accettando anche la loro autonomia di realizzazione. Un ente che si comporta così opera per un avvicinamento dei giovani alle istituzioni e per una loro responsabilizzazione nelle dinamiche pubbliche.
Quanto alla seconda implicazione, si deve invertire la tendenza al depotenziamento dell'impegno educativo. Nella società attuale si parla molto di educazione, mentre diminuisce il tasso di impegno educativo effettivo, e vengono meno una serie di realtà associative che avevano il compito di inserire gradualmente i giovani nella nostra società. Quello che manca ai giovani è proprio il fatto di essere partecipi di iniziative, che li riguardano. L'ipotesi che avanzo è che si sia creata una sorta di cedimento nella società verso un tipo di intervento basato molto più sull'informazione che sul rapporto educativo, e quindi bisogna invertire questo fatto e dare più spazio al rapporto educativo.
Una ultima riflessione chiama in causa gli adulti e - direttamente - anche noi politici. La passività e la scarsa reazione dei giovani alle proposte della società può anche essere imputabile alla scarsità di adulti significativi che essi incontrano nella loro esperienza di vita. Anche in questo caso occorre alzare il livello della proposta e degli stimoli; più che di modelli i giovani hanno bisogno di incontrare degli adulti che abbiano la funzione di fratelli maggiori, adulti che siano persone interessanti, di per sé, mature, la cui presenza possa stimolarli e far sì che il giovane si senta protagonista di qualcosa che lo riguarda. Se così stimolati, i giovani potrebbero cercare autonomamente come dare forma a questo desiderio di realizzazione; quindi i giovani hanno bisogno di essere ascoltati, di trovare persone che li comprendano, e di punti di riferimento.
Un modo non convenzionale per rispondere alle attese dei giovani è di proporsi come persone che "dicono qualcosa" ai giovani, caratterizzate da un sentimento e da una volontà di affrontare questo problema. La legge n. 8/1997 è stata un primo tentativo di portare l'attenzione del Consiglio sulle problematiche giovanili, ma di fatto, nella sua applicazione, non ha dato queste risposte, anche per il fatto che il finanziamento, per scelta del "CELVA", è passato agli enti locali, per cui sono venuti a mancare questi 800 milioni di vecchie lire che prima sostenevano la progettazione di interventi a favore delle politiche giovanili. Non basta comunque una legge a dare risposte, ma bisogna mettersi nell'ottica che i giovani devono essere interpellati, altrimenti facciamo la solita legge di finanziamento, ma che non dà il contenuto. Bisogna perciò andare ad una revisione completa del problema per poterlo affrontare correttamente e cercare di dare quelle soluzioni che i giovani si aspettano, e che un'amministrazione sensibile - come penso sia questa - è in grado di dare.
Ho visto che l'Assessore, su diversi argomenti che ho sollevato in questo primo scorcio di legislatura, sempre riguardanti il mondo sociale, ha dato dimostrazione di volersi impegnare. Penso che questo sia un problema grosso, ma è giusto parlarne e cercare di invertire la rotta rispetto al passato, altrimenti avremo una società di giovani completamente distaccata dalla società: questa non è una cosa positiva, perché spetterà a loro guidare la società valdostana nel futuro. È giusto farli partecipi già da adesso, cercando di mettere in azione tutte le sinergie per far sì che i giovani si sentano importanti, coinvolgendoli direttamente e rendendoli protagonisti delle iniziative che li riguardano.
Presidente - La parola all'Assessore alla sanità, salute e politiche sociali, Fosson.
Fosson (UV) - Sono contento finalmente di poter rispondere a questa interpellanza sul rilancio delle politiche giovanili, che rilancia anche la sua funzione di attenzione alle politiche sociali e di guarigione, che accogliamo con piacere.
Sono completamente d'accordo sul ragionamento di fondo che è stato fatto, cioè che spesso la nostra società utilizza i giovani come utenti, come fruitori di proposte, ma mai come protagonisti. Questo è il senso di tutta la sua interpellanza: i giovani vengono tenuti a margine nella nostra società e, in pratica, non contano molto. Questo è un giudizio che condivido, anche se il problema non è di facile soluzione, come ha detto lei.
Intanto perché i giovani abbiano spazio, bisogna che i vecchi si tolgano via e lascino lo spazio ai giovani, e lei sa come è difficile che un vecchio dica: "non sono più necessario, lascio il posto a te", quindi è anche una resistenza dei vecchi.
Sul particolare che lei mi aveva chiesto della Consulta giovanile, è un'esperienza che è stata insediata il 9 marzo 1998 ed ha operato fino al 2001. Sono emerse delle criticità sul funzionamento della Consulta, soprattutto sulle funzioni, cioè come diceva anche lei: è bello farli discutere, ma se poi queste risoluzioni non approdano a nulla... Poi penso che il problema della Consulta fosse la selezione, chi partecipava alla Consulta, cioè non aderivano dei gruppi spontanei, ma aderivano dei movimenti, per cui dicevamo che è stato un po' l'anfiteatro di uno scontro politico, anche quello riportato ad un'età più bassa, però in pratica questo è stato; per cui, nel 2001, la Consulta ha cessato la sua attività e nessuno ha mai richiesto finora che fosse ripresentato questo tentativo.
Come è già stato annunciato, ma qui ho tutto il rapporto della Conferenza sulle politiche giovanili, il grosso problema è che manca una legge-quadro in Italia. C'era stato un tentativo del Ministro Turco a suo tempo di presentare una legge-quadro, come in altri Stati europei. In mancanza di questo, chiaramente noi possiamo fare tante iniziative, ma forse il problema legislativo non è ancora affrontato.
Cosa facciamo in assenza di questa legge-quadro? Lei ha già citato alcune leggi regionali; penso che il problema delle politiche giovanili debba essere visto intanto in collaborazione con gli altri assessorati, che sia cioè trasversale, non sia solo sanità e politiche sociali, ma sia turismo, lavoro, scuola, formazione come è già stato detto. Qualche passo in avanti forse è proprio stato nella riorganizzazione dei nostri servizi delle politiche sociali, destinare un servizio alla famiglia e politiche giovanili: questa è l'intestazione del servizio, che richiama quanto per noi sia importante questo settore delle politiche. Qualcosa in più in questi giorni è stato prodotto, in quanto la partecipazione al "Projet INTERREG III" ha portato in questi giorni al finanziamento da parte del Governo regionale della ristrutturazione del macello; questo, in accordo con il Comune di Aosta, era quella iniziativa portata avanti da tempo, che dovrà costituire la "cittadella dei giovani", quindi uno spazio importante per i giovani perché si ritrovino, possano discutere e formulare le loro proposte.
Abbiamo partecipato anche a un progetto "FSE" per una informalità competente, in cui abbiamo finanziato un progetto di formazione rivolto agli adulti e agli educatori, perché abbiamo verso le politiche giovanili una particolare sensibilità. Abbiamo promosso e aderito a vari convegni, significativo mi sembra quello che è stato tenuto a Saint-Vincent sui linguaggi dell'adolescenza. È in attività da diversi anni, è stato ulteriormente potenziato aumentando le ore a ciò destinate il consultorio chiamato "Il Pangolo". Questo è molto conosciuto, ha una frequentazione importante, si rivolge con uno psicologo e con un ginecologo a tutti i problemi della sessualità di questa età.
Abbiamo voluto inserire nella Consulta dello sport con l'Assessore Caveri un responsabile delle politiche sociali, proprio perché porti all'interno di questa struttura una sensibilità e una problematica giovanile particolare. Stiamo affrontando quello che è già stato affrontato in altre regioni, una normativa che finanzi gli oratori e affini, nel senso che tutte queste associazioni di volontariato svolgono un'attività sociale importante di raccolta dei giovani, di formazione e di istruzione, e la legge sul volontariato è già ormai quasi pronta, abbiamo ultimato gli incontri con le varie associazioni di volontariato, la legge verrà portata in Assise regionale e penso che anche questa possa essere un contributo allo sviluppo di iniziative e strutture a favore dei giovani.
Quest'anno abbiamo destinato alla prevenzione un'attività particolare, non sono stati soltanto dei convegni serali..., ma proprio un entrare nelle scuole e informare l'area giovanile di tanti problemi; d'altronde nella scuola questo spazio formativo ha uno spazio sempre maggiore, forse non coordinato ancora correttamente, ma c'è. L'Osservatorio delle politiche sociali ha un settore che si occupa del rilevamento dei dati del disagio giovanile, anche questo ci darà qualcosa. L'aver portato le politiche sociali a Saint-Christophe con quello "slogan" che dice: "Al centro la famiglia", penso che possa essere un vantaggio anche per i giovani. Si parlava di aprire uno sportello che si chiama "Informa giovani", in cui il giovane possa avere un'informazione su tutto quanto viene fatto di interessante per la sua fascia e le sue problematiche.
Penso che il problema di fondo sia quello di una legge-quadro, di una normativa particolare: non basta ascoltare i giovani solo per ascoltarli, non fare iniziative di facciata come ha detto lei, bisogna che i vecchi diano spazio perché se non si dà spazio ai giovani, nessuna iniziativa potrà soddisfare le loro aspettative. Credo però che si debba sempre vedere le politiche giovanili all'interno delle politiche familiari, non disgiunto da quanto si sta facendo per la famiglia, e questo in collaborazione con tutti gli altri assessorati. Questo è un tentativo, forse non è sufficiente, però è chiaro che aspettiamo normative più precise al riguardo.
Presidente - La parola al Consigliere Lanièce.
Lanièce (SA) - Prendo atto della risposta che mi ha fornito l'Assessore.
Sicuramente come dicevo presentando l'interpellanza, questo è un problema importante che non si può pensare di risolvere con "a domanda, risposta" e chiudere così l'argomento. È un settore di intervento su cui mi auguro - mi sembra che da quanto ha detto l'Assessore ci sia questa intenzione - si voglia investire e prestare molta attenzione. Bisogna fare un'inversione di rotta rispetto al passato: questo è un invito che mi sembra sia stato accolto, perché ritengo che sia importante fare in modo che i giovani vengano considerati come protagonisti di scelte che li riguardano, perché domani saranno loro a guidare questa comunità.
Ho avuto il piacere di conoscere alcune esperienze in altre realtà, tra cui le Conseil des jeunes di Strasburgo che è una realtà stupenda, magari articolata, dove abbiamo dei giovani - lì, la fascia di età è quella fino ai 14 anni - che si riuniscono in assemblea, che fanno proposte, e alcune di queste sono state inviate addirittura al Parlamento europeo. Ci sono alcuni educatori che li seguono, ma sono loro che si riuniscono, decidono ed utilizzano quei piccoli finanziamenti che hanno a disposizione per fare delle proposte, per fare ad esempio delle campagne pubblicitarie contro l'AIDS, contro il razzismo, ma sono sempre loro che portano avanti queste iniziative. È un piccolo esempio; fra l'altro, la Presidenza del Consiglio ha già avviato dei contatti con le Conseil des jeunes per vedere se si può creare in Valle d'Aosta una specie di Conseil des jeunes.
La legge n. 8/1997 all'articolo 2 prevedeva l'Osservatorio permanente sulla condizione giovanile; ultimamente il giornale di "Forza Italia" ha elencato gli osservatori che esistono solo sulla carta, ma che non funzionano, tra cui questo osservatorio che - al di là del fatto che la Consulta giovanile sia bloccata - può essere rimesso in funzione e incentivato. Quindi facciamo funzionare questo osservatorio, perché ci fornirà sicuramente dei dati.
Molte volte quando discutiamo dei problemi, come discuteremo la prossima volta dell'industria, mancano dei dati precisi; allora, visto che siamo una realtà piccola, cerchiamo di averli: magari un osservatorio - ma che funzioni e che non serva solo "per sistemare l'amico dell'amico" - potrebbe fornirci dei dati che riguardano la situazione giovanile nel suo complesso e non solo, come già fa l'Osservatorio sulle politiche sociali, che dà dei dati riguardanti il disagio. Il disagio è una cosa importante, ma guardiamolo anche nel complesso, cioè non vorrei che si guardasse ai giovani solo per il loro disagio; no, c'è il giovane disagiato e il giovane che non è disagiato, ma che vuole sentirsi partecipe della società in cui vive. Ben venga uno sportello "Informa giovani", sicuramente positivo perché è un modo per far sì che i giovani vengano a conoscenza direttamente di cosa li può riguardare: è una prima forma, anche se il coinvolgimento diretto è la cosa principale.
Termino qui, ma chiedo all'Assessore, e mi sembra di aver colto nelle sue parole la volontà ad affrontare questo problema, che sicuramente non è facile come tutti i problemi sociali, di rivolgere una particolare attenzione al problema dei giovani, perché è importante. Se non esiste una legge-quadro, facciamoci noi portatori di un'iniziativa legislativa, diventiamo noi la prima regione che su questo problema si mobilita e fa qualcosa di interessante! Do fin da ora la disponibilità del nostro gruppo, ma penso di interpretare anche il pensiero delle altre forze di opposizione, a lavorare insieme per verificare la possibilità di predisporre un progetto di legge.
Se volete il nostro coinvolgimento, noi ci siamo e penso di esprimermi anche a nome degli altri, dicendo che anche loro ci saranno, perché il problema dei giovani è importante e occorre intervenire con qualcosa di concreto.