Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 1035 del 16 dicembre 2004 - Resoconto

OGGETTO N. 1035/XII - Costruzione di una strada trattorabile nel Comune di Charvensod. (Interpellanza)

Interpellanza

Saputo che è in programma la realizzazione di una strada trattorabile in Comune di Charvensod, avente lo scopo di raggiungere con automezzi agricoli l'alpeggio di Comboé, nell'omonimo vallone dell'envers;

Appreso che tale opera ha ottenuto il parere positivo, seppur condizionato, degli organi preposti alla Valutazione di Impatto Ambientale, formalizzato con deliberazione della Giunta regionale n. 4957 del 22/12/2003;

Ritenuto, tuttavia, che tale opera sia assai discutibile, atteso che la località di Comboé, per la sua straordinaria bellezza e la sua originalità ambientale, è degna di una tutela e una protezione particolari;

Osservato che non sono state tenute in considerazione ipotesi alternative alla strada, in ordine alle quali peraltro si era sviluppato un interessante dibattito in ambito amministrativo locale e nel campo ambientale;

Creduto opportuno approfondire il tema per conoscere gli orientamenti, al riguardo, del governo regionale;

il sottoscritto Consigliere regionale

Interpella

l'Assessore competente per sapere:

1) quale giudizio esprime in ordine all'opportunità economico-ambientale di costruire una strada trattorabile nel vallone di Comboé, in Comune di Charvensod;

2) perché non sono state prese in considerazione soluzioni alternative, quali la realizzazione di una monorotaia (notoriamente meno costosa e meno inquinante) che avrebbe consentito il trasporto del materiale utile alla ristrutturazione dell'alpeggio e alla sua gestione;

3) se intende assumere iniziative per ottenere una pausa di riflessione e ripensare all'opportunità del collegamento progettato.

F.to: Curtaz

Président - La parole au Conseiller Curtaz.

Curtaz (Arc-VA) - L'interpellanza si occupa di una strada trattorabile, approvata già da qualche tempo, noi lo abbiamo appreso solo da poche settimane che c'era il progetto approvato e quindi i lavori imminenti. Perché la cosa ci ha particolarmente sorpresi? Perché il dibattito su una strada che arrivi a Comboé è un dibattito che dura da anni, è un progetto che sembrava tranquillamente accantonato, perché l'opinione pubblica della zona sembrerebbe orientata poco favorevolmente nei confronti di questo progetto, e le ragioni sono evidenti. Il vallone di Comboé è un vallone che ha conservato nel tempo le sue caratteristiche paesaggistiche e ambientali, anche di carattere storico, non è un vallone qualsiasi, perché è stato meta di tanti personaggi famosi della storia valdostana: Carrel, che lo ha frequentato sovente, è stato uno dei pionieri dell'alpinismo valdostano, e ancora vivente - sperando per lungo tempo - Don Domaine; per il gruppo corale di Sant'Orso il vallone di Comboé è stato il momento aggregativo, è stato il luogo dove forse la corale è nata ed ha continuato ad animarsi. Qual è il fascino di questo luogo? Non di essere inaccessibile, perché agevolmente raggiungibile attraverso una passeggiata di un'oretta e mezzo da Pila quasi completamente pianeggiante ma proprio neil fatto di essere un po' esclusivo, un po' chiuso, non accessibile con mezzi a motore, in una conca chiusa da montagne interessanti che vediamo da Aosta, quali la Becca di Nona, l'Emilius, la punta Garin, la Valletta, con appena sopra i laghi di Arbolle e di Chamolé... è un posto pittoresco, con quelle caratteristiche che vorremmo mantenute.

Sappiamo che vi è l'esigenza, ed è un'esigenza che frequentemente si pone, di ristrutturare l'alpeggio, di fare dei lavori manutentivi ed è giusto che vengano fatti, perché è giusto che la conca di Comboé, come è sempre stato fatto nel passato, sia ancora adibita a pascolo, perché la presenza dell'uomo e delle mandrie è sicuramente coerente con la vita di quel sito. Si poteva ristrutturare l'alpeggio senza costruire una strada o una pista trattorabile? Crediamo assolutamente di sì, pensiamo che gli oneri relativi alla costruzione di una strada siano ben superiori a quelli di altri sistemi alternativi, oppure dell'utilizzo di mezzi aerei, o via dicendo. Noi vorremmo capire quali sono le ragioni che hanno indotto l'amministrazione locale - che è sempre stata molto "tiepida" su questa iniziativa fino all'ultimo periodo - e l'Amministrazione regionale ad approvare questo progetto che rischia, pur con tutte le cautele che si possono utilizzare nella realizzazione di tale strada trattorabile, di dare un'immagine diversa a questo luogo.

Questo vorremmo chiedere al Governo regionale: quale giudizio esprime in ordine all'opportunità di tale opera; perché non sono state prese in considerazione delle soluzioni alternative, che pure potevano essere utilizzate e che furono anche oggetto di dibattito all'interno dell'Amministrazione comunale di Charvensod in passato; se per caso non intenda assumere un'iniziativa per una pausa di riflessione e ripensare all'opportunità del collegamento progettato.

Président - La parole à l'Assesseur au territoire, à l'environnement et aux ouvrages publics, Cerise.

Cerise (UV) - Darò una risposta per quel che riguarda gli aspetti più propriamente legati alla VIA, perché altri elementi di risposta, almeno in questa fase, peraltro tenuto conto anche dei quesiti posti, credo siano fuori luogo.

Faccio una premessa. Bisognerà che un giorno o l'altro concordiamo su qual è il ruolo che vogliamo dare al Comitato scientifico per l'ambiente, altrimenti se ogni volta che tale comitato esprime una valutazione positiva condizionata su un progetto, ma questo tipo di valutazione non trova il gradimento di forze politiche o di opinioni... o di gruppi a diversa sensibilità... e si mette in discussione tale scelta, mi chiedo con quali strumenti andiamo ad attuare questo tipo di politica ambientale; altrimenti la scelta diventa politica, cioè d'ora in poi, indipendentemente dalle valutazioni del Comitato scientifico per l'ambiente, ci prendiamo noi la "briga" di dire "sì" o "no", ma allora attenzione, perché in questo modo qualche volta potrebbe succedere che andiamo in rotta di collisione con quanto dice il Comitato scientifico per l'ambiente.

Posso anche fare una valutazione personale: il vallone di Comboé l'ho frequentato da giovane, l'ho frequentato nella mia vita professionale, conosco molto bene quella zona, per cui potrei anche scandalizzarmi all'idea di vedere delle automobili, ma questa è una valutazione di tipo personale, che non c'entra niente con l'episodio e quanto si sta facendo. Dobbiamo prendere atto che lì non vi è solo da ricostruire 2 alpeggi, vi è anche da dare continuità e fare in modo che tale alpicoltura possa continuare a svolgersi, altrimenti vi è il rischio che, senza una condizione di accesso diversa, quell'alpeggio non ha possibilità di continuare ad essere utilizzato.

Qual è il progetto che è arrivato alla VIA? È un progetto di allargamento di un sentiero, la procedura è quella semplificata per cui, da questo punto di vista, non richiede alcuni passaggi. Questo progetto ha avuto, per quanto attiene il vincolo idrogeologico, il parere favorevole condizionato e, per quanto attiene il vincolo paesaggistico, parere favorevole condizionato espresso. Normalmente l'approccio che si ha più di frequente con questa valle è dal Col Fenêtre e cioè quando ci si arriva e si vede questa valle di sotto, quindi se il Servizio del paesaggio ha espresso una valutazione positiva, vuol dire che questa pista non interferisce con il paesaggio; in effetti è così perché, passando da Pontey, segue tutta la gola, attraversa il Morion e arriva in fondo alla valle. Vi è stata una valutazione positiva condizionata che è stata ripresa dalla Giunta sulla base dell'esito del Comitato scientifico dell'ambiente. Si tratta poi dell'allargamento di un sentiero a una larghezza di 2,5 metri, che è il minimo consentito per poter salire con dei trattori; risparmio i vari dati tecnici.

Le motivazioni dell'opera sono espresse nella relazione dello studio di impatto ambientale e sono la necessità di abbattere i costi di gestione, agevolare la conduzione degli alpeggi, consentire la ristrutturazione e il mantenimento delle baite a costi accessibili e si recepisce la volontà espressa da tutti fra cui l'Amministrazione comunale di Charvensod ed il fittavolo degli alpeggi, i quali hanno già dichiarato che in assenza abbandonano. Vi è un impegno peraltro scritto di bloccare la strada con una sbarra e di lasciare una copia sola della chiave al fittavolo. Da un punto di vista ambientale, l'intervento è accettabile, almeno da un'analisi fatta da chi è preposto a tutelare questo tipo di problematica. Il costo dell'opera è modestissimo: si parla di 155.000 euro e consentirebbe l'attività zootecnica portando il periodo di monticazione dai 55 giorni attuali ai 70 giorni potenziali e il numero dei capi adulti dai 40 attuali agli 80 potenziali. Vi sono poi anche dei benefici che vengono citati per quanto potrebbe riguardare l'aspetto più propriamente forestale.

Per quanto riguarda le ipotesi alternative, ricordo che, trattandosi di un progetto che viene analizzato con procedura semplificata, non è prevista la formulazione di ipotesi alternative. Nello studio di impatto ambientale, oltre a questa ipotesi, però era stata esplorata una precedente ipotesi, a parte l'"opzione zero", che era quella di costruire una strada interpoderale che riprendeva la vecchia pista che saliva per Chamolé più o meno sistemata e poi da Chamolé ripercorrere il sentiero per arrivare al Col Fenêtre e scendere al vallone di Comboé. Questa ipotesi era stata cassata proprio dal Comitato scientifico per l'ambiente, perché qui sì che si poteva rilevare un impatto ambientale inaccettabile.

Sempre nello studio si fa riferimento a un'ipotesi di una monorotaia, ma non è pensabile di salire in questo vallone con una monorotaia, perché chi lo conosce bene sa che lì vi è anche il problema del Morion, quindi, mentre una pista di questo genere può essere realizzata con degli accorgimenti tali per cui possono anche esserci dei fenomeni di lave torrentizie che ci passano sopra senza creare dei problemi, una struttura come quella verrebbe definitivamente asportata. Tuttavia il costo di una monorotaia sarebbe proibitivo e non è detto che, da un punto di vista dell'impatto ambientale, sia più mitigato.

Si chiede in conclusione: "se intende assumere iniziative per ottenere una pausa di riflessione e ripensare all'opportunità del collegamento progettato". Ritengo che una riflessione di questo genere, stante che il "braccio destro" che deve esprimere delle valutazioni ha espresso una valutazione positiva, dovrebbe ripartire da chi ha proposto l'iniziativa... oppure rivedere se questo investimento per sostenere l'agricoltura è coerente con possibili utili. Credo però che se non si agevola l'accesso a tale vallone e se non si fanno gli interventi di ristrutturazione, questa splendida valle che è il vallone di Comboé finirà per diventare una delle tante valli abbandonate, dove la bellezza del paesaggio verrà offuscata dal solito squallido paesaggio di langa semialpina, peraltro in una zona interessata da processi di permanenza di umidità, con una serie di degradi che renderebbero questo piccolo gioiello qualcosa di molto meno gradevole.

Président - La parole au Conseiller Curtaz.

Curtaz (Arc-VA) - Ho ascoltato con interesse la risposta dell'Assessore e vorrei fare una replica. La premessa dell'Assessore sulla VIA è corretta e ci trova concordi, è lo strumento migliore che attualmente possiamo immaginare ed è corretto che ci si attenga alle valutazioni dei servizi che operano nel Comitato di VIA. Nella nostra interpellanza non vi è alcuna valutazione rispetto alla correttezza della procedura e al ruolo della VIA; il problema è il sentimento... Lei giustamente dice: "se devo guardare il mio sentimento, un'iniziativa del genere forse non l'avrei fatta, preferirei vedere Comboé così com'è". Come possiamo fare allora a conciliare il sentimento con la politica, con l'amministrazione, con le esigenze di chi coltiva il territorio?

Provo a fare una proposta, mi sembra di ricordare che si era già fatta la scorsa legislatura per la valle dell'Alleigne che ha dei problemi analoghi, ma vi sono tante situazioni in Valle d'Aosta di questo tipo, penso al vallone di San Grato a Issime, penso al Granson, valloni in cui vi è una necessità di conservazione particolare. Riprendo una proposta che è quella di immaginare in Valle d'Aosta 20-30 siti particolari di montagna, in cui si debba fare dell'agricoltura in un certo modo, di particolare qualità, se possibile anche biologica, in cui vi sia un minimo di attività agrituristica, in cui la caratteristica del sito particolare, che così dovrebbe essere dichiarato da una legge regionale, è che quel sito sia inaccessibile con i veicoli a motore. Credo che questo sia un "atout" di tipo turistico e di tipo economico-agricolo che va incentivata. In che modo? Attraverso un'agevolazione particolare per chi "operasse" l'agricoltura in queste zone. Dovremmo differenziare fra chi opera l'agricoltura in una zona servita da una strada che arriva fino all'alpeggio e chi opera in agricoltura più faticosamente in un luogo che non è servito da strade, ma forse dobbiamo farlo ancora di più, vi è già - ha ragione l'Assessore - questa differenziazione, ma occorre fare un ragionamento complessivo, perché è poco lungimirante che nella nostra Regione si arrivi a non avere più un posto non raggiunto da una strada carrozzabile. Come è possibile questo? Dobbiamo difenderci dalle strade che arrivano dappertutto, ne abbiamo già troppe! Ormai il 95% dei valloni è raggiunto da una strada, quel 5% che è rimasto ancora vergine lasciamolo così, è un'opportunità che abbiamo! Come facciamo a non accorgerci di questo, che poi è un sentimento più diffuso di quello che si pensi, non è solo dei nostalgici! Per esempio, mi hanno detto, e poi l'ho letto su "La Stampa", sempre a proposito del Comboé, che vi è una lettera firmata da 10 persone - non so chi siano ovviamente - che riprendono delle osservazioni abbastanza simili a quelle che noi svolgiamo nell'interpellanza, sono persone che mettono in primo piano il sentimento, fanno anche qui riferimento a quello che è stato Comboé, a quello che vuole essere e a quello che sarà.

Condivido la preoccupazione dell'Assessore Cerise quando dice: "attenzione, se non diamo gli strumenti per riparare gli alpeggi, per poter esercitare l'agricoltura in un certo modo, quel vallone rischia di essere abbandonato, con tutte le conseguenze in termini ambientali che sappiamo". Condivido questa prospettazione, ma quello di cui non riesco a capacitarmi è che l'unica soluzione per risolvere tale problema sia sempre e solo costruire una strada. Perché è sempre e solo costruire una strada? Credo sia anche una nostra incapacità culturale di immaginare qualcosa di diverso perché, quando si va in giro in Austria o in Svizzera, qualcosa di diverso si vede, a volte fanno anche cose peggio di noi, normalmente le fanno meglio e riescono anche ad immaginare qualcosa di diverso. Secondo me un qualcosa di diverso potrebbe essere immaginare una condizione "speciale" per una serie di siti individuati dalla Regione: si fa una ricognizione, si vede dove è possibile conservarli e si fa di quei luoghi dei siti particolarmente avvantaggiati dal punto di vista dei finanziamenti e di altre opere che possono consentire un uso intelligente, genuino, eventualmente biologico - sarebbe ancora più interessante, perché è un mercato che sta andando alla grande - dell'agricoltura di montagna, associato a un minimo di attività agrituristica, che venga incontro ad un turismo che apprezza questo tipo di iniziative. Mi sembra che questo sarebbe un progetto veramente lungimirante che potrebbe impegnare la Valle d'Aosta e dare un futuro a tali zone di "nicchia" nei prossimi 10-20 anni, però ci dovete pensare in primo luogo voi, dovete fare una riflessione, perché vedo - era già successo la scorsa legislatura con il Presidente Perrin, allora Assessore all'agricoltura quando dialogammo in ordine a Cheney - che vi è interesse rispetto a questa "cosa", ma bisogna avere il coraggio di andare al di là di un'idea, cercare di approfondirla, anche con dei supporti tecnici e giuridici, per verificare se non sia possibile nella nostra Regione fare un'operazione che, tra l'altro, anche a livello di immagine, sarebbe di avanguardia nelle Alpi. Credo che sarebbe, anche in un momento di crisi generale del turismo, un "atout" interessante da giocare e dire: "la Valle d'Aosta sta facendo questa "cosa" e nel giro di 5-10 anni potrà proporre un nuovo modello di turismo". Un turismo che sarà pure di "nicchia", ma che è destinato a crescere, perché sempre più le persone che provengono dalle zone densamente popolate vorranno trovare questi siti, che saranno sempre più rari. E facciamo attenzione a non perderli tutti, prima di dire: "lo avessimo fatto 10 anni prima, avremmo oggi questa possibilità".