Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 952 del 17 novembre 2004 - Resoconto

OGGETTO N. 952/XII - Iniziative per tutelare i livelli occupazionali presso la ditta Green Sport. (Interrogazioni)

Interrogazione

Appreso che la società che ha acquisito recentemente il marchio "Napapijri", intende lasciare la nostra Regione la prossima primavera;

Osservato che sono direttamente a rischio quasi cento posti di lavoro, a cui si aggiungono quelli dell'indotto;

Ritenuto opportuno sapere quali iniziative ha assunto il governo regionale in riferimento alla vicenda in esame;

il sottoscritto Consigliere regionale

Interroga

l'Assessore competente per sapere:

1) se sono fondate o meno le notizie di stampa circa la circostanza che a fine maggio 2005 la società che detiene il marchio "Napapijri" lascerà la Valle d'Aosta;

2) quali iniziative ha assunto il governo regionale per scongiurare il pericolo della disoccupazione per i dipendenti della società e quali opportunità vengono eventualmente proposte ai lavoratori della ditta in questione e dell'indotto.

F.to: Curtaz

Interrogazione

- Preso atto che a seguito della presentazione del Piano industriale da parte del Gruppo VF Corporation nuovo proprietario dell'Azienda Green Sport, gli uffici amministrativi, i magazzini e tutti gli altri impianti dell'azienda stessa verranno trasferiti fuori Valle con le evidenti e gravi ripercussioni sui lavoratori valdostani;

- Richiamata la precedente interrogazione discussa in data 20 ottobre scorso;

I sottoscritti Consiglieri regionali

Interrogano

la Giunta regionale per sapere quali sono le possibili azioni, anche di concerto con le organizzazioni sindacali, che possono essere intraprese al fine di tutelare i lavoratori valdostani della sopracitata azienda.

F.to: Lanièce - Comé - Stacchetti - Viérin Marco

Presidente - La parola all'Assessore alle attività produttive e politiche del lavoro, Ferraris.

Ferraris (GV-DS-PSE) - Rispetto a questa questione avevamo già affrontato il tema in occasione di un'interrogazione del Consigliere Lanièce nei giorni scorsi; successivamente avevamo incontrato i dipendenti della "Napapijri", le organizzazioni sindacali il 26, avevamo anche sentito l'azienda e l'abbiamo risentita stamani.

La questione è nota, nel senso che la società "Napapijri" - una società con un "trend" positivo di sviluppo, che era nata in Valle d'Aosta ed era riuscita a raggiungere il mercato a livello mondiale con crescite di fatturato significative, un'azienda con degli incrementi di fatturato superiori al 10%, un fatturato ultimo intorno ai 74-76 milioni di euro -, sulla base delle decisioni della proprietà, è stata acquisita dal gruppo "VF": un gruppo americano che ha diversi marchi a livello mondiale, un gruppo che fattura 5 mila miliardi di dollari, quindi le dimensioni sono quelle di un colosso che si muove a livello mondiale. La nostra preoccupazione era legata innanzitutto alla possibilità di una continuità dell'attività produttiva, del lavoro e dei dipendenti che hanno contribuito alla crescita e alla nascita di uno stabilimento e di un'attività importante; un'attività che vedeva in Valle non tanto la parte produttiva dell'azienda, che si trova nei Paesi dell'est europeo e nel cosiddetto "Far East" e in Tunisia, quanto il "cervello" dell'azienda, la parte logistica e la parte di prototipazione e di test dei prodotti.

Nel momento in cui siamo venuti a conoscenza dalla stampa della vendita della società, abbiamo sollecitato un incontro con il responsabile della "Napapijri" in Italia, il quale nel mese di maggio-giugno si era reso disponibile ad incontrarci al momento in cui veniva stabilito il piano industriale. Il piano industriale è stato definito, è un piano che non condividiamo in quanto prevede il trasferimento di tutte le attività "Napapijri" al di fuori della Valle d'Aosta e il mantenimento di una parte commerciale nell'attuale sede in località Amérique di Quart, con delle conseguenze negative sul tessuto anzitutto comunale; da tale punto di vista, anche il Comune di Quart si è espresso con una propria presa di posizione molto chiara e noi altrettanto abbiamo ribadito, nella riunione di questa mattina, nei confronti del responsabile della "VF Italia" la necessità di andare ad un ritiro di tale piano e ad un suo profondo ripensamento. La caratteristica del piano è tale per cui l'azienda intende avviare una procedura di mobilità per il 50% dei 90 addetti e quindi con una concentrazione delle attività sostanziali della "Napapijri" nelle varie sedi che sono distribuite a livello nazionale fra Torino e Milano.

Come dicevo, la richiesta effettuata dal Presidente e dal sottoscritto è stata quella di una profonda modificazione del piano, la parte aziendale ha però riconfermato la volontà di andare nella direzione del piano indicato, con una disponibilità ad affrontare questioni relative alla rioccupazione delle persone che dovrebbero andare in mobilità e di studiare soluzioni alternative per quanto riguarda soprattutto l'attività sul piano commerciale, da farsi direttamente o anche in collaborazione con i rappresentanti della proprietà cedente la "Napapijri". Non siamo soddisfatti dell'andamento dell'incontro di questa mattina, la "vicenda Napapijri" è una vicenda negativa dal punto di vista degli esiti sociali ed occupazionali, anche per l'immagine generale del settore industriale: un conto è avere un'azienda in difficoltà economiche, costretta a chiudere perché non ce la fa più, perché è incorsa in procedure fallimentari o quant'altro; altro conto è un'azienda che invece è in fase di sviluppo e decide di abbandonare. È una riflessione anche sul ruolo delle imprese in termini più generali; abbiamo approvato nel corso dell'ultima adunanza consiliare una norma che va nella direzione di sostenere la responsabilità sociale dell'azienda e tale tipo di responsabilità consiste non solo nel tener conto dei parametri economici, ma anche nel ricordarsi che all'interno delle aziende vi sono delle persone che lavorano, che hanno creato la ricchezza delle aziende stesse, mentre qui vediamo che le persone sono la variabile dipendente di scelte operate sulla base di parametri profondamente diversi.

È evidente che i poteri di intervento della Regione nei confronti di un gruppo che ha sede nella Carolina del nord non sono elevati. Abbiamo avuto nel passato una vicenda analoga per quanto riguarda l'azienda "Conner", un'azienda statunitense, anche questa andava bene, ma allora quanto meno la Regione era proprietaria degli immobili e vantava dei crediti nei confronti dell'azienda, mentre qui siamo in una situazione diversa. In ogni caso abbiamo fatto presente all'azienda la nostra posizione, che è di assoluta non condivisione di questo tipo di scelta, contemporaneamente siamo preoccupati e ci attiveremo per quanto riguarda la possibilità di creare soluzioni che consentano di rioccupare le persone che perdono il posto di lavoro. Abbiamo sollecitato l'azienda affinché eviti delle procedure che avviino e concludano la mobilità in tempi eccessivamente stretti, perché un conto è avviare una "situazione" in cui si creano soluzioni di attività alternative, altro conto è avviare una procedura di licenziamento e lasciare che le cose vadano avanti per conto loro. Mi pare di capire vi sia una certa disponibilità da parte aziendale a studiare soluzioni alternative e non accelerare il processo di mobilità, però questa è una questione che al momento vogliamo verificare sul "campo", anche perché si tratta di una vicenda con dei risvolti particolarmente negativi e credo che a noi competa il ruolo di far sì che gli impatti di scelte, che peseranno in modo deciso sul nostro tessuto economico, siano accompagnate da soluzioni alternative almeno per quanto riguarda l'attività dei lavoratori coinvolti nel processo di mobilità.

In ogni caso su questa questione, visto che oggi si apre la trattativa sindacale in sede "AVI", terremo informato il Consiglio sugli sviluppi della situazione; vi è la massima disponibilità dell'Amministrazione, con gli strumenti che ha sul piano delle politiche industriali, sul piano anche delle società operanti nel campo della promozione e del consolidamento delle imprese... di mettere a disposizione della società le possibilità che la Regione ha a propria disposizione, così come attivare tutti gli strumenti previsti dal Piano di politica del lavoro.

Presidente - La parola al Consigliere Curtaz.

Curtaz (Arc-VA) - Questa è una vicenda che ci solleciterebbe a una serie di riflessioni anche molto diverse rispetto a quelle che siamo abituati a fare quando parliamo di crisi industriali, per delle ragioni che già ha accennato l'Assessore. In genere siamo abituati ad affrontare delle crisi determinate da aziende che non funzionano bene, che non riescono più ad operare, che non fanno utili: qui abbiamo una crisi per un'azienda che è cresciuta troppo in fretta, che andava troppo bene rispetto all'organizzazione che finora si era data, questa è almeno la versione dell'ex proprietà. Di solito abbiamo a lamentarci di aziende che ottengono contributi pubblici e poi li spendono male, spariscono o comunque cessano l'attività, mentre qui abbiamo di fronte un'azienda che non ha mai chiesto contribuzioni pubbliche, che ha sempre operato con le sue sole forze; pertanto è difficile anche per noi inquadrare questa vicenda nell'ambito delle problematiche industriali nella nostra Regione.

Certo, è una vicenda che ci stimola a più di una riflessione. In primo luogo sottolineo anch'io il problema della responsabilità sociale, che viene totalmente ignorato; fra l'altro, segnalo, per chi non lo avesse letto, un interessante articolo a firma di Roberto De Vecchi sull'ultimo numero del "Corriere della Valle" che affronta questo problema sotto un'ottica cristiana. Questo problema sicuramente esiste, verrebbe da auspicare che i denari - i quali immaginiamo tutti essere tanti - ottenuti dalla vecchia proprietà dalla cessione delle quote della "Green Sport" possano essere impiegati per dare nuovo lavoro in altre iniziative di carattere imprenditoriale. Al di là del giudizio morale, non essendo questa forse neppure la sede adatta per darlo, credo che un altro motivo di riflessione sia quello degli effetti della globalizzazione, come di un fenomeno che ci appare a volte molto lontano, ma che è molto vicino alle nostre realtà, di una globalizzazione dei mercati che a volte si dice che offra nuove opportunità, ma che lo scopriamo di giorno in giorno lascia dietro di sé anche "lacrime e sangue", come in questa occasione. Certo che la globalizzazione è un fenomeno che va governato, si sente sempre più l'esigenza di un governo ad ogni livello di questo fenomeno e non va lasciato alla legge del mercato, perché nonostante il nome molto spesso si ha l'impressione che la legge c'entri poco.

Fatte queste osservazioni, appena accennate e che meriterebbero un approfondimento, che dire? Penso che il compito di una forza politica in questo Consiglio, di fronte alle difficoltà e, per certi versi, al dramma di famiglie di lavoratori che, perdendo il lavoro, non possono più guadagnarsi da vivere, sia quello di sollecitare il Governo regionale alla massima attenzione e alla massima iniziativa per dare un futuro ai 93 lavoratori dell'azienda e all'indotto.

Certo che, seppure con caratteristiche diverse, bisogna riconoscere che in questo caso il Governo regionale è del tutto incolpevole rispetto al verificarsi di questa situazione, balza agli occhi come la crisi del settore industriale - e una certa crisi economica magari più latente, ma che comincia a dare segnali preoccupanti - sia un fenomeno che non possiamo più sottovalutare. Mi sembra - e questa è una riflessione più specifica sul ruolo della nostra Regione - che tali difficoltà ci debbano obbligare a fare un'autocritica su quello che è stato fatto, a cercare nuove vie, a capire perché questo "modello Valle d'Aosta" non solo per quanto riguarda l'industria, ma per quanto concerne tutta una serie di comparti economici è sempre più in difficoltà. Credo che già dalla discussione del prossimo bilancio dovremmo cercare di capire perché e se il Governo regionale ha adottato gli strumenti più idonei per farci uscire da questo momento, che sicuramente non è brillante.

Presidente - La parola al Consigliere Lanièce.

Lanièce (SA) - Prendiamo atto della risposta fornitaci dall'Assessore che, ovviamente, non ci conforta. D'altronde nella precedente iniziativa che ho presentato lo scorso Consiglio avevo invitato, anche perché le notizie che circolavano erano tutto men che positive, ad agire al più presto per vedere se vi era un "margine di manovra", se era cioè possibile muoversi prima della presentazione del piano industriale, perché anche con grosse difficoltà forse si poteva fare qualcosa. Adesso con il piano industriale approvato e presentato e con il contenuto, è ovvio che i "margini di manovra" sono risicati, se non impossibili. Lo stesso Assessore ha detto che la proposta, da lui presentata insieme al Presidente, di modificare questo piano non ha avuto una risposta positiva da parte del colosso americano.

La prima considerazione quindi è di sconforto per questa vicenda, che è un po' strana, come ha detto il Consigliere Curtaz, rispetto alle altre situazioni che abbiamo vissuto in questi anni: di fronte ad aziende che erano in crisi e di conseguenza "chiudevano i battenti", qui invece abbiamo un'azienda che andava bene, con un fatturato di 76 milioni di euro - questo è stato l'ultimo fatturato, come ci ha detto l'Assessore -, che di colpo, per scelte economiche, decide di vendere al colosso americano e di trasferirsi fuori Valle a partire dal prossimo anno, con grosse difficoltà per il personale. Questo dimostra che occorre cominciare a ripensare alla situazione industriale valdostana; un anno fa ho presentato un'iniziativa chiedendo che si facesse un'adunanza consiliare regionale monotematica sul problema dell'industria, proposta che oggi rilancio: occorre fare all'inizio del 2005 tale riunione, perché non vogliamo dare la colpa solo all'Assessore, ma ritengo che tutte le forze politiche presenti in quest'aula abbiano interesse a dare il loro contributo per un problema che da anni si ripropone. Penso che un'adunanza del Consiglio sul problema dell'industria sarebbe importante, anche per dialogare, per fare delle proposte che possano servire alla collettività valdostana. Bisogna ripensare anche alle scelte industriali, che purtroppo in questi anni stanno distruggendo il tessuto occupazionale, economico e sociale della nostra Regione, e far sì che, quando si decide di fare installare o meno un'azienda in Valle d'Aosta, vi sia una maggiore selezione, altrimenti rischiamo di vedere aziende che arrivano cariche di entusiasmo, dopo 2 anni non vi è più questo entusiasmo e dopo 3 anni, per questioni legate alla globalizzazione, "chiudono i battenti" mettendo in difficoltà le famiglie valdostane. Occorre quindi prestare maggiore attenzione su come scegliere e valutare le aziende che si collocano nel nostro territorio, ma anche su quelle stesse che nascono nel nostro territorio, come è il caso della "Green Sport".

Ben venga l'articolo citato dal collega Curtaz che affronta il problema della responsabilità sociale delle industrie, perché soprattutto in questo caso la "Napapijri" ha avuto grande successo, ma lo deve ai suoi 93 dipendenti, e quindi è importante che si tenga conto delle persone che hanno contribuito al successo di tale azienda. A questo punto occorre, visto che le possibilità di agire della Regione sono minime, porre in essere, utilizzando i meccanismi delle leggi regionali, quelle iniziative che permettono un ricollocamento di questi addetti, facendo attenzione che essi hanno una qualifica di operatori tessili e che non è facile che trovino spazio nella nostra realtà, che ha degli spazi per altre qualifiche. Anche qui quindi occorre creare i presupposti affinché queste persone possano trovare nella Regione qualcuno che possa dargli una mano per la loro ricollocazione. Bisogna poi tener conto del fatto che questa azienda con il suo trasferimento fuori Valle porterà un danno all'indotto: abbiamo infatti letto sul giornale che alcune ditte hanno detto che vi sarà una perdita del 10% del fatturato, e quindi anche questo è da considerare.

L'invito è a far presente al più presto alla commissione competente eventuali nuovi sviluppi e comunque in futuro a cercare di tener conto di questa amara vicenda, in modo da "prendere spunto" da tali errori per far sì che non si ripetano in futuro, oltre all'invito ad effettuare al più presto un'adunanza consiliare monotematica sul problema dell'industria, perché forse con il contributo di tutti potremo fare in modo che il settore industriale in Valle d'Aosta possa essere rilanciato.