Oggetto del Consiglio n. 933 del 4 novembre 2004 - Resoconto
OGGETTO N. 933/XII - Discussione congiunta sulle proposte di legge relative alla definizione degli illeciti edilizi nel territorio della Valle d'Aosta.
Presidente - La parola al relatore, Consigliere Lanièce.
Lanièce (SA) - Visto che si discutono congiuntamente le 2 proposte di legge, ho ritenuto di fare un'unica relazione, al cui interno sono suddivise le specifiche relazioni riguardanti entrambe le proposte.
La relazione predisposta dalla Giunta regionale per la presentazione del disegno di legge n. 11 del 2 gennaio 2004, relativo alle "Disposizioni in materia di riqualificazione urbanistica, ambientale e paesaggistica e di definizione degli illeciti edilizi nel territorio della Valle d'Aosta" che, a seguito dell'approvazione da parte del Consiglio regionale, è diventato legge regionale n. 1 del 5 febbraio 2004, specificava che il provvedimento, con cui si è data applicazione all'articolo 32 del decreto legge 30 settembre 2003, n. 269 recante "Disposizioni urgenti per favorire lo sviluppo e per la correzione dell'andamento dei conti pubblici", convertito nella legge del 24 novembre 2003 n. 326, "vuole essere un primo, di certo non esaustivo, tentativo di affrontare i problemi ambientali presenti sul territorio regionale, mediante una compiuta ed organica disciplina di riordino degli illeciti e degli abusi edilizi di modesta entità".
Il dibattito consiliare e le precedenti discussioni avute nella commissione consiliare competente hanno permesso di verificare che in Valle gli abusi edilizi sono di modesta entità e, nella maggior parte dei casi, sono riconducibili alla formulazione talvolta discordante di norme regionali e comunali in materia. È proprio in quest'ottica che vanno inquadrate queste 2 proposte di legge che nascono entrambe dall'esigenza, da una parte, di migliorare il dettato normativo della legge regionale n. 1 del 2004, in modo da permettere di poter sanare alcune irregolarità - come ad esempio i cambi di destinazione d'uso, le verande e gli adeguamenti igienico-sanitari - e, dall'altra, di evitare interpretazioni troppo soggettive che rischiano di far sì che certe situazioni di abuso edilizio possano essere trattate e considerate in modo differente nei diversi comuni valdostani.
La proposta di legge n. 23, presentata dal Gruppo consiliare della "Casa delle Libertà", è incentrata sul fatto che, secondo i suoi proponenti, la legge regionale n. 1/2004 è completamente silente in materia di cambi di destinazione d'uso. È questa la fattispecie di abuso che risulta essere più diffusa nella nostra regione e la cui presenza è stata esplicitamente confermata anche dai professionisti sentiti dalla III Commissione il 21 gennaio scorso. Sia il condono del 1985, sia quello del 1993, sono stati prevalentemente utilizzati per legittimare situazioni rientranti in tale tipologia, anche perché - fortunatamente! - in Valle d'Aosta non sono ravvisabili quegli illeciti edilizi di grandi proporzioni, costituiti da volumi assolutamente nuovi che si inseriscono in un contesto urbano o paesaggistico in grave e palese spregio della normativa di settore.
L'iniziativa legislativa prende in considerazione, come avviene nel resto d'Italia, quei volumi tecnici che, dal momento che sono stati resi abitabili - ad esempio il sottotetto che è stato adibito a mansarda -, hanno consentito un utilizzo maggiore o più funzionale di un'unità immobiliare o di un edificio. L'assenza di una norma chiara e definita nel testo originario della legge regionale n. 1/2004 rimette la disciplina specifica della materia alla libera interpretazione dei tecnici e degli amministratori comunali.
Per evitare il rischio di applicazioni dubbie, erronee o difformi, le cui conseguenze possono essere penalizzanti per coloro che vogliono avvalersi della sanatoria edilizia, il testo propone alcuni emendamenti sintetizzati sostanzialmente nei 2 commi che compongono l'articolo 1. L'articolo 1 facoltizza infatti, attraverso il 1° comma, la sanatoria edilizia dei cambi di destinazione d'uso all'interno della sagoma originaria del fabbricato autorizzato, regolarizzando così situazioni di fatto esistenti e rendendole assoggettabili ai conseguenti oneri fiscali annuali. Il 2° comma include invece gli adeguamenti tecnico-costruttivi tra i presupposti che giustificano eventuali ampliamenti effettuati su edifici esistenti, fermo restando il divieto di aumentare le unità abitative. Potrebbero rientrare in questa fattispecie i manufatti e gli interventi che rispondono a rigorose esigenze tecnico-funzionali, quali ad esempio, una particolare coibentazione, oppure una complessa orditura di un tetto o di una soletta: ipotesi che, magari, sono state sottovalutate in sede progettuale, ma dalle quali è derivato inevitabilmente un incremento volumetrico del fabbricato. L'articolo 2 prevede la dichiarazione di urgenza, al fine di conseguire il rapido aggiornamento normativo della materia, rendendo più agevole e meno aleatorio per i cittadini l'accesso al condono.
La proposta di legge n. 24, presentata dal Gruppo consiliare della "Stella Alpina", nasce anch'essa dal presupposto di voler migliorare la legge regionale n. 1/2004 e si prefigge di offrire la possibilità di sanare alcune irregolarità, già oggetto di discussione nel corso dell'esame della citata legge regionale.
In effetti, questa legge regionale in certe parti manca di chiarezza ed è troppo soggetta alle interpretazioni di coloro a cui spetta il compito di esprimersi sull'ammissibilità o meno della richiesta del condono, col rischio che - trattandosi di interpretazioni soggettive - non si possa avere lo stesso "metro di giudizio", con la conseguenza che ci potranno essere uguali abusi edilizi, in certi comuni condonati, mentre in altri no, creando così di fatto cittadini di "serie A" e cittadini di "serie B".
Il rischio di interpretazioni soggettive è d'altronde evidenziato dal fatto che, in data 13 ottobre 2004, la III Commissione consiliare competente in materia, all'unanimità dei suoi componenti, ha concordato di invitare l'Assessore al territorio, ambiente e opere pubbliche e i competenti uffici a voler predisporre, al più presto, un "vademecum" che espliciti in forma chiara e inequivocabile gli ambiti applicativi della legge regionale n. 1/2004: questo, al fine di evitare dubbi interpretativi o equivoci da parte dei cittadini che intendono aderire alla sanatoria edilizia, nonché di rendere univoca l'interpretazione normativa da parte degli uffici tecnici comunali, semplificando così l'operato degli amministratori locali preposti all'esame e all'eventuale accoglimento delle singole istanze. Questa richiesta votata all'unanimità dalla commissione consiliare, a 9 mesi dall'entrata in vigore della legge regionale, fa ben comprendere quanto la norma in oggetto, in certe sue parti, sia ancora poco chiara e non esaustiva e quindi ben vengano proposte migliorative, come quelle oggi in discussione.
Il Gruppo della "Stella Alpina" aveva già sottolineato questo disagio quando era stata approvata la legge in oggetto, e nell'aula consiliare aveva presentato alcuni emendamenti, uno addirittura non fu neanche posto in votazione, a causa di un cavillo procedurale, nonostante la sua approvazione fosse stata già concordata con la maggioranza.
La proposta di legge della "Stella Alpina" è composta da 2 articoli.
L'articolo 1, comma 1, prevede una modifica della fattispecie recata dall'articolo 3, comma 4, lettera c) della legge regionale n. 1/2004, per ammettere a sanatoria anche le opere riguardanti ampliamenti della sagoma dell'edificio per adeguamento igienico-sanitario e per la costruzione di verande, ancorché tali opere abbiano comportato un aumento delle unità abitative. In effetti, l'obiettivo di questa modifica è quello di regolarizzare situazioni in cui i volumi complessivi degli edifici sono mutati in misura minima, anche se, sia in sede di adeguamento igienico-sanitario degli edifici stessi, sia nella realizzazione di verande, sia stato realizzato un limitato aumento delle unità abitative in funzione anche di una diversa suddivisione degli spazi esistenti. L'ipotesi considerata è per lo più riferibile agli interventi di ristrutturazione eseguiti ad esempio in un'unità immobiliare di proprietà familiare che, per esigenze del nucleo familiare stesso, è stata sdoppiata in 2 unità abitative.
L'articolo 1, comma 2, che riprende il contenuto dell'emendamento presentato in aula dalla "Stella Alpina", ma non posto in votazione per questioni procedurali - nonostante ci fosse la disponibilità da parte della maggioranza di approvarlo -, permette di sanare le difformità, rispetto alle autorizzazioni edilizie rilasciate, di edifici, nel limite di un metro della maggior altezza del tetto e della maggiore lunghezza dei lati. Tali abusi sono riconducibili alle necessità rilevate in corso di costruzione e/o di ristrutturazione di un fabbricato e possono così essere esemplificati:
- strutturali: maggior spessore dei solai, costruzione di cordoli di consolidamento, maggior altezza della grossa orditura del tetto;
- di isolamento tecnico: maggior spessore del tetto di copertura e aumento dello spessore delle pareti perimetrali;
- di migliorie estetiche ed architettoniche: incremento della superficie coperta per l'esecuzione di rivestimenti in pietra e/o in legno delle pareti perimetrali del fabbricato.
L'articolo 2 contiene la dichiarazione d'urgenza.
Per concludere, si può affermare che queste 2 proposte di legge, al di là della loro coerenza e necessità ribadite in più occasioni dai loro proponenti, rispondano a criteri di buon senso e di giustizia nei confronti dei cittadini valdostani, applicando il condono non come indiscriminato ampliamento di un privilegio, ma invece come provvedimento attento e vicino alle esigenze e alle istanze delle famiglie valdostane.
Presidente - Dichiaro aperta la discussione generale.
La parola al Consigliere Tibaldi.
Tibaldi (CdL) - Ringrazio anzitutto il collega Lanièce per aver illustrato in maniera ampia e dettagliata i contenuti della proposta di legge della "Casa delle Libertà", e ringrazio anche la III Commissione per aver esaminato in questi mesi la proposta e aver fornito un parere che serve per l'approdo in aula, secondo le procedure regolamentari.
Innanzitutto la contestualità di 2 proposte sull'argomento della sanatoria edilizia penso evidenzi il fatto che c'è una sensibilità diffusa e non solo localizzata in alcune istanze politiche, ma si riferisce ad ambiti più ampi, relativamente alla problematica della sanatoria edilizia; problematica che - come sapete - la Valle d'Aosta ha affrontato tempestivamente, perché con la legge regionale n. 1/2004 ha dato immediata applicazione alla legge statale che ha introdotto il condono in materia edilizia. Su quella legge il nostro gruppo ha votato favorevolmente, sulla scorta però di alcuni adempimenti che la Giunta regionale si era onerata di affrontare... quali sono questi adempimenti? Sono alcune precisazioni tecniche che avevamo richieste nel momento in cui si approvava detta legge, destinate a renderla più applicabile, più immediatamente percepibile dai destinatari, cioè da coloro che intendono avvalersi dell'istanza di sanatoria, quindi i privati, e soprattutto per dare maggiore ausilio tecnico e descrittivo a coloro che aiutano i privati nel predisporre e inoltrare questa istanza di sanatoria, ovvero le risorse professionali individuate in ingegneri, architetti e geometri.
Questa nostra richiesta ha trovato una prima risposta da parte della Giunta con la deliberazione n. 626, adottata nel marzo scorso, che ha dato alcune specificazioni aggiuntive rispetto allo scarno articolato contenuto nella legge n. 1/2004; ciò nonostante, i dubbi in materia sono rimasti e tuttora permangono. Penso che una situazione esemplare sia stata constatata dallo stesso Assessore, da chi ha partecipato alla riunione svoltasi a Gressan a metà giugno, una riunione allargata ai professionisti interessati all'applicazione del condono. Cos'è emerso da questa riunione? Sono emerse diverse difficoltà attuative e applicative in merito a casi che necessitano di interpretazione della norma, la quale viene lasciata totalmente all'amministratore pubblico degli enti locali, che rischia di creare situazioni di disagio e di difficoltà a coloro che vogliono intraprendere la strada della sanatoria. C'è il rischio di autodenuncia, quindi molti privati sono restii nel proporre e inoltrare l'istanza di sanatoria.
In commissione tali argomenti sono stati trattati a più riprese; anzi, direi che un passaggio fondamentale è intervenuto la scorsa estate, con una sentenza della Corte costituzionale, la sentenza n. 196/2004, che ha confermato la legittimità della sanatoria edilizia introdotta dal Governo e ha riconosciuto contestualmente alle regioni un più ampio margine di intervento nel disciplinare. La pronuncia della consulta è così dettagliata, che il Governo si è limitato ad intervenire con un decreto legge - poi confermato in sede parlamentare -, il n. 168/2004, fissando una nuova scadenza per aderire al condono nel 10 dicembre prossimo, e naturalmente non sono stati introdotti ulteriori interventi normativi di contenuto; scadenza del 10 dicembre prossimo che dista, da oggi, poco meno di 40 giorni. Infatti, molte regioni italiane che ancora non hanno disciplinato la materia - cito il vicino Piemonte -, stanno cercando di mettere insieme una legislazione di applicazione della norma nazionale; da questo punto di vista, non ho alcun imbarazzo a riconoscere un merito alla Regione Valle d'Aosta, alla Giunta "in primis", di aver legiferato tempestivamente, ma questa legislazione tempestiva è carente sotto alcuni profili.
La nostra proposta di legge vuole colmare uno di questi profili, che risulta il più diffuso come illecito - se così lo si deve definire - sul territorio regionale: i cambi di destinazione d'uso. Il Consigliere Lanièce giustamente esemplificava citando il classico caso del sottotetto che è stato trasformato in mansarda e risulterebbe che il cambio di destinazione d'uso sia una fattispecie piuttosto diffusa la cui sanatoria, a nostro avviso, primo, non crea alcun incremento di volumetria sulla sagoma originaria che è stata regolarmente autorizzata dalle pubbliche amministrazioni; secondo, oltre a sanare una situazione di illecito, permetterebbe all'ente locale di regolarizzarla e poter pretendere il pagamento delle tasse comunali, cito l'ICI, che normalmente vengono percepite sugli immobili ad uso residenziale, e non solo. La nostra proposta quindi consta di un articolo, il cui aspetto sostanziale è questo.
Abbiamo anche previsto un secondo comma, che si riferisce ad alcuni modesti interventi di carattere edilizio per rendere più funzionale, sotto il profilo tecnico, l'edificio, e allora abbiamo esemplificato nella relazione con la modifica di un'orditura di un tetto in legno ad esempio. Naturalmente si tratta di piccoli casi che però, oggi come oggi, non dico che dalla legge n. 1/2004 non siano disciplinati, ma la cui applicazione si lascia a una interpretazione esclusiva e anche arbitraria da parte dell'amministratore locale.
Abbiamo sollevato in commissione in questi mesi la problematica. Naturalmente, sui cambi di destinazione d'uso, magari l'Assessore ci risponderà che sono già disciplinati; in realtà, una sua lettera in risposta a una nostra precisa richiesta e recante la sua firma, dice proprio che, per quanto riguarda i cambi di destinazione d'uso, la sanatoria a suo avviso non è possibile nelle zone vincolate se il cambio di destinazione non è conforme alle norme urbanistiche e alle prescrizioni degli strumenti urbanistici, mentre nel caso in cui l'immobile non sia ubicato in zona vincolata, il cambio di destinazione è sanabile nella misura in cui deriva da opere che la norma regionale stabilisca come sanabili. Capite da queste parole che i numerosi casi sono lasciati al caso, al destino dell'interpretazione di un amministratore pubblico che può leggere, nell'una o nell'altra chiave di lettura, la norma della legge n. 1/2004; paradossalmente potremmo avere comuni che la applicano in un senso e comuni che la applicano in un altro, di fronte a casi che sono analoghi, se non identici.
Noi ci rimettiamo all'illustrazione fatta dal collega Lanièce nel presentare anche il nostro progetto di legge. La nostra proposta penso sia tuttora aperta come lo è stata in tutti questi mesi; non ci pare che siano giunti particolari contributi costruttivi in seno all'esame di commissione, anche se possiamo dire che sono state rilevate - perlomeno dal sottoscritto - delle perplessità anche da alcuni commissari. Si è parlato di "interventi successivi" che si potranno fare in altri atti normativi, è stata addirittura istituita una cabina di regia del territorio che penso possa avere un significato marginale in questa materia.
Noi chiediamo che sia l'Assemblea ad esprimersi su una proposta che riteniamo importante, anche perché i termini di scadenza sono stretti, l'11 novembre non è domani, ma è dopodomani e questo è il termine ultimo per poter intervenire legislativamente, se la Regione ha un'intenzione in questo senso.
Presidente - La parola al Consigliere Stacchetti.
Stacchetti (SA) - Non c'è tanto da aggiungere a quanto detto dai colleghi precedentemente, perché sia il Consigliere Lanièce che il Consigliere Tibaldi hanno molto bene esplicitato tutte le difficoltà di interpretazione della legge n. 1. Voglio comunque esprimere qualcosa, in modo che si capisca meglio il perché di un nostro interessamento a questa modifica di legge.
Il nostro interessamento per il condono edilizio, le nostre sollecitazioni a tutti i livelli, le nostre proposte in commissione e in Consiglio regionale, o emendamenti, interrogazioni, e, oggi, la nostra proposta di legge n. 24, sono la conseguenza degli incitamenti ricevuti da molti concittadini che, vuoi per rigidità e difficoltà di interpretazione delle norme del settore, vuoi anche per necessità oggettive, hanno commesso un illecito edilizio. Sollecitazioni e suggerimenti ci sono stati avanzati anche da liberi professionisti: geometri, architetti, ingegneri, avvocati, da tecnici comunali e da sindaci, i quali oralmente ci hanno chiesto di impegnarci e di fare qualcosa affinché la legge regionale n. 1/2004 abbia una chiave di lettura più immediata e chiara, che tutti i cittadini siano in grado di capirne i contenuti e le finalità e di coglierne le opportunità.
Coscienti dell'importanza sociale ed economica che la legge sul condono edilizio ha per il cittadino valdostano proprietario di un immobile, ricordo anche che abbiamo chiesto all'Assessore competente la redazione di un "vademecum", che meglio espliciti i contenuti del condono edilizio: avevamo fatto questa richiesta come iniziativa consiliare e, poi, in commissione, e la commissione, all'unanimità, è andata in questa direzione.
La nostra proposta di legge oggi in esame al Consiglio regionale accoglie in modo chiaro le principali richieste pervenuteci dal ceto medio e medio-basso della popolazione valdostana, proprietario di un immobile, quali: piccoli commercianti, agricoltori, operai, pensionati... quel ceto produttivo che, con grandissimo sacrificio, è riuscito a coronare il sogno della sua vita: la costruzione della casa per la propria famiglia, quella stessa famiglia che crescendo ha avuto bisogno di ulteriori spazi e quindi con sacrifici e privazioni ha costruito una nuova veranda, un nuovo bagno, un'ulteriore camera, piuttosto che la mansarda o l'alloggio per il figlio, arrivando, in alcuni casi, anche a dividere in 2 l'esistente alloggio dei genitori, in quanto il figlio non ha la sufficiente disponibilità economica per una nuova casa o per pagare l'affitto. Si tratta di interventi eseguiti senza le opportune autorizzazioni, sia per non incorrere in un diniego, sia per un'impellente necessità di costruire, sia soprattutto per ragioni economiche; spesso, infatti, gli adempimenti burocratici risultano più onerosi del costo stesso dell'opera.
Il condono edilizio è un'opportunità che non possiamo e non dobbiamo togliere ai proprietari degli immobili; noi politici abbiamo il dovere di creare le condizioni minime per ottenere il condono; loro - i proprietari degli immobili -, hanno il diritto di scegliere se cogliere o meno questa opportunità, se condonare o non condonare l'illecito edilizio commesso.
È sulla base di queste considerazioni e dai "pourparlers" che ho avuto con molti di voi, che oggi vi invito a tenere un comportamento inusuale, cioè distaccato dai soliti schemi di appartenenza, di interessi di schieramento e di ideologie, e ad esprimere non un voto segreto, ma un voto palese, libero e secondo coscienza. Chiedo e chiediamo inoltre che il risultato dello stesso, se favorevole, non abbia alcuna valenza politica e non sia in alcun modo un voto pro o contro l'Assessore o l'Esecutivo, ma sia solamente un voto libero sui contenuti minimi della proposta di legge.
Presidente - La parola al Consigliere La Torre.
La Torre (FA) - Prendo la parola perché sono rimasto un po' sorpreso del fatto di vedere che da parte della maggioranza non ci sono interventi; più che altro sono rimasto sorpreso del fatto che non ci sono proprio interventi, perché, così come è logico aspettarsi che la maggioranza comunque esprima una posizione, sarebbe altrettanto logico - così come ha presentato bene il problema il Consigliere Stacchetti -, che in termini personali i Consiglieri si esprimessero su un argomento di questo tipo.
Sicuramente non è giusto che ci siano i condoni, d'altronde non è neanche giusto che ci siano gli abusi e, in qualche modo, sono un conseguenza uno dell'altro. Noi possiamo dire che non siamo certamente noi, in quest'aula, i promotori dei condoni o i promotori degli abusi, però ci troviamo - per il nostro ruolo -, come in tal caso, a interpretare, a gestire queste situazioni. Quale può essere il nostro ruolo? Di interpretare e gestire queste situazioni nel modo più vicino possibile ai bisogni dei nostri cittadini, e allora dobbiamo subito distinguere - e secondo me questo è il grande discrimine importante su cui bisogna ragionare - esistono abusi fatti per interesse e abusi fatti per esigenze, sto dicendo che sono comunque "abusi", ma sono abusi che hanno due ragioni profondamente diverse: abusi di interesse e abusi di esigenze.
Ci dobbiamo poi anche ricordare che rappresentiamo per i cittadini la loro controparte; però, questa controparte... vogliamo dircelo? Parliamo d'interesse pubblico: si sa, quando facciamo le cose per interesse pubblico, facciamo quello che vogliamo; pubblica utilità: quando facciamo le cose per pubblica utilità facciamo quello che gli altri non possono fare; deroghe turistico-alberghiere: dove si fanno le deroghe turistico-alberghiere si fanno giustamente delle deroghe a favore di qualcuno e poi si va a costruire magari nelle zone di esondazione... però poi si dice era di interesse pubblico! Questo non mi piace ma credo che ci stia, perché bisogna condurre l'istituzione verso delle risposte, però di fronte a una situazione - quella valdostana - che non è quella della Sicilia, che non è quella della Calabria, che non è quella dove si fanno gli abusi per speculazioni e dove si vanno a fare gli scempi del territorio, di fronte a una realtà come la nostra quella valdostana che conosciamo - e qui viene facile fare la battuta: "chi è senza peccato scagli la prima pietra" -... ma voi lo sapete che chiunque di noi che ha una casa in montagna - e qui ce l'hanno quasi tutti - oppure una casa in città, quando si costruisce un forno per il pane e per la pizza siamo già in abuso edilizio? Vorrei chiedere... a chi ha una casa e a chi ha un forno per fare pane e pizza avete una concessione edilizia? No. Ebbene, avete fatto un abuso, perché i regolamenti comunali prevedono il rilascio di una concessione! Perciò siamo tutti degli abusivi...
(interruzione dell'Assessore Vicquéry, fuori microfono)
... dipende da dove lo fai, però io penso che voi lo avete dentro e lo avete fuori, il forno, quindi siete comunque in abuso!
(ilarità dell'Assemblea)
Chiusa la questione. Un argomento che è stato presentato in quella maniera veramente corretta come l'ha presentato il Consigliere Stacchetti... ma possibile che non sentiamo la necessità, non solo come maggioranza, ma comunque come Consiglieri, di dare un'interpretazione vicina alla nostra popolazione o, comunque, di dare una risposta concreta sui problemi veri, i sottotetti, le piccole verande, a chi si è costruito il bagno nella casa che non aveva il bagno, a chi ha aperto la finestra nei muri spessi dove c'è umidità e si sa che un po' di aria serve a toglierla... cerchiamo anche di essere ragionevoli, cerchiamo a volte di interpretare al positivo certe situazioni che descrivevo prima! Il condono non è una cosa positiva, ma, visto che c'è, trasformiamo una situazione che sicuramente non ci aggrada in una situazione di positività per la nostra popolazione e per le esigenze della nostra regione!
Cerchiamo di uscire dagli schemi della politica, come dice il Consigliere Stacchetti! Io ho colto il suo invito; un invito che ho trovato corretto, e soprattutto da Valdostano da cittadino che metteva le carte sul tavolo con molta onestà. A volte mi sembra che, anche quando si cerca di impostare i discorsi sul piano di una linearità, si rifiuta il confronto e il dibattito! Trovo che questo non è giusto e, siccome "chi è senza peccato scagli la prima pietra", rifletteteci!
Presidente - Se nessuno chiede la parola, dichiaro chiusa la discussione generale.
La parola all'Assessore al territorio, ambiente e opere pubbliche, Cerise.
Cerise (UV) - Intanto ringrazio gli intervenuti in questo dibattito, perché consentono di fare, in quest'aula, proponendo tali leggi, un approfondimento su detta materia, che è molto specialistica e ostica, e, a me, di fare alcune puntualizzazioni.
Innanzitutto il percorso di questa legge sul condono... la legge sul condono, a livello nazionale, nasce non per esigenze di tipo populista, non per venire incontro in un eccesso di bontà ad esigenze così ben rappresentate dal Consigliere Stacchetti, della casetta che viene divisa fra padre e figlio... no, questo condono ha una ragione molto più venale: nasce dall'esigenza dello Stato di fare cassa! Voi capite che un presupposto di questo genere accantona già di per sé tutta la serie di considerazioni "buoniste", è un condono mercenario, fatto per incassare dei soldi.
La legge del condono nasce poi con una serie di compromessi, quelli che rendono complicata la sua applicazione. Non ve li cito tutti ma, in particolare - perché è quello che più ha una ricaduta immediata nella nostra realtà, essendo la nostra realtà gravata da una serie di vincoli -... ebbene, la legge sul condono prevede, al comma 27 dell'articolo 32, che nelle aree vincolate - e cita tutta una serie di vincoli paesaggistici, ambientali - il condono sia subordinato alla conformità con gli strumenti urbanistici: questo per non trovarsi di fronte alla reazione di persone che illeciti non ne hanno fatti, che hanno un po' di sensibilità nei confronti del territorio... ebbene, per non trovarsi di fronte a una reazione eccessiva, che poi si è registrata in molte regioni, si è andata a mettere una formulazione di questo genere. È una formulazione estremamente ambigua, perché, detta così, è come se vanificasse le ragioni stesse del condono... come fai, in situazioni di vincolo, a dire che il condono tu lo applichi solo se c'è la conformità allo strumento urbanistico? Alla fine se c'è la conformità allo strumento urbanistico, può ben scattare il meccanismo della sanabilità, come peraltro previsto dalla nostra legge n. 11, e allora non vi sarebbe più la ragione del condono; di conseguenza, cadrebbe la ragione stessa per la quale è stato fatto il condono, cioè fare cassa, non dare delle risposte eque, umane a dei cittadini italiani. Capite che quando il presupposto giuridico, sul quale noi ci siamo dovuti articolare, è così viziato da compromessi come questi, diventa anche difficile fare la legge e applicarla in sede locale!
Cosa abbiamo fatto, noi, con questa legge? Abbiamo cercato di interpretare, perché la nostra legge non nasce in maniera avulsa da certe sensibilità; le abbiamo sentite anche noi professionisti, cittadini... ho avuto nel mio ufficio code infinite di cittadini che mi chiedevano di fare dei condoni lunghi da qui alla Svizzera, e allora ci siamo confrontati con quelli che più hanno questa materia per le mani, vale a dire gli amministratori... e non dobbiamo dimenticarcelo, perché qui, noi, facciamo un atto gravissimo se lo dimentichiamo!
In una prima istanza, i sindaci della Valle d'Aosta hanno detto: "non applichiamo il condono in Valle d'Aosta", la prima reazione è stata questa, non è stata quella di dire: "condoniamo a go-go". Anche perché ci siamo dati una legge urbanistica - peraltro sofferta - attraverso un percorso che ha visto quest'aula impegnata ad approfondire una serie di aspetti, ci siamo dati una legge urbanistica che è esemplare, che è completa a 360 gradi; abbiamo chiesto agli amministratori di applicare questa legge con estremo rigore, ed è stato fatto. Naturalmente, chi opera poi sul territorio è colui che si confronta con gli aspetti negativi all'interno di una legge, negativi da un punto di vista populistico, perché quando il sindaco deve dire di no, deve porre dei condizionamenti, quando in base a questa legge urbanistica deve adeguare i piani regolatori o fare dei regolamenti edilizi che sono penalizzanti rispetto a un permissivismo o alla voglia o alla possibilità di fare, è chiaro che a un certo punto difende questo operato, ma difendendo questo operato difende anche quanto è stato fatto finora, difende la posizione del Consiglio regionale, difende una logica, che è quella di dare a questa regione - così sensibile dal punto di vista urbanistico -, un comportamento coerente fra quello che si fa in quest'aula e quello che si fa sul territorio.
Nel prosieguo di questo dibattito si è visto con loro che c'era la possibilità di fare una legge di condono che prima di tutto non offendesse il territorio, che non andasse contro questa linearità di comportamento, comportamento rigoroso - dobbiamo riconoscerlo - anche dei sindaci, costato loro dei dinieghi e, talvolta, dei contenziosi. C'era - dicevo - questa possibilità di fare una legge di condono che non consumasse il territorio, che non premiasse le furberie, perché capite che quando si fa un ragionamento complessivo, dobbiamo fare anche delle percentualizzazioni... proviamo ad immaginare quante sono le percentuali di questi bisogni umani, "buonisti" e quante sono, invece, le sanatorie che rispondono ad altre logiche o ad altre necessità e poi vediamo che le cose non sono come sono state rappresentate così bene dal collega Stacchetti! Con loro abbiamo cercato di individuare quelle tipologie di abusi, fermo restando che abusi ed illeciti sono... qui, condivido quanto dice il collega La Torre: tutti abbiamo fatto degli abusi, e ognuno di noi deve accettare le conseguenze delle proprie azioni, è chiaro! Abbiamo cercato di individuare gli abusi che fossero contenuti nell'ambito di questo panorama e abbiamo predisposto la proposta di legge che è all'esame del Consiglio.
Vorrei ancora fare una puntualizzazione in relazione a quanto ha detto il Consigliere Tibaldi. La deliberazione di Giunta applicativa non è stata fatta sulla base di un sollecito del Consiglio, ma sulla base di un disposto della legge, perché lo prevede la legge, all'articolo 4, questo sì, per una modifica che è stata introdotta dall'aula, in cui si dice: "la Giunta regionale, sentite le commissioni consiliari competenti, definisce con apposita deliberazione le modalità di applicazione dell'articolo 3", quindi la Giunta ha dato una risposta.
La legge n. 1 ha subito un vaglio in sede di commissione, è stata oggetto di una votazione in quest'aula, dove alcune perplessità erano già state avanzate, ma sono state ritenute superflue. Devo ammettere che, tenuto conto del presupposto su cui si articola la nostra legge, perché non poteva essere diversamente, la legge ha, non dico delle incertezze - che comunque non verrebbero sicuramente risolte da queste proposte di legge -, ma dei limiti di applicazione, in particolare per quanto riguarda la questione delle aree vincolate; non dimentichiamoci che la "326" stabilisce le tipologie, non consente un condono, ma prevede tutta una serie di tipologie per le quali si può fare il condono, e quelle tipologie, e non altre tipologie!
Noi, in questo percorso, abbiamo avuto una sorta di conforto, perché le altre regioni in un primo tempo avevano "cassato" l'adesione al condono rigettandolo di primo acchito, dopodiché è intervenuta la sentenza della Corte costituzionale - richiamata dal Consigliere Tibaldi - che non sto a ripetervi, ma la Corte ha detto un'altra cosa: se le regioni, entro l'11 novembre, non avessero fatto una loro legge di applicazione del condono, automaticamente si applicava il condono previsto dallo Stato; da qui, la corsa di molte regioni a fare delle leggi, mettendo una serie di paletti al condono dello Stato.
Perché ho parlato di conforto? Perché se andate a vedere queste leggi, quasi tutte ricalcano quello che abbiamo fatto noi; non ultimo, proprio oggi, anche il Veneto vara la legge che riduce il campo del condono, legge che, per quanto riguarda le nuove costruzioni, esclude la possibilità di condonare le nuove costruzioni, a meno che non si tratti di pertinenze prive di funzionalità autonome, garage, tettoie, lavanderie esterne... esattamente la nostra formulazione! Voi capite come, ad un certo punto, non voglio dire che abbiamo tracciato la strada - non sarebbe corretto -... diciamo che la nostra legge è datata all'inizio dell'applicabilità della legge sul condono, ma sicuramente ha dato degli spunti per le altre leggi.
È quindi una legge buona, peraltro la Corte costituzionale non l'ha "cassata", contrariamente a quello che è successo con altre leggi regionali che erano limitative nel campo del condono, come ha previsto lo Stato. È una legge che mi sento, in tutta coscienza, di difendere, anche nei confronti di quella categoria di cittadini che ha richiamato il Consigliere Stacchetti, che rientrano nella filosofia enunciata dal collega La Torre, ma, più in là, non credo sia corretto andare, perché più in là si andrebbe a fare cose che tradiscono quella linea di comportamento condivisa da questa Assemblea e dagli amministratori locali.
Per venire alle proposte di questa legge, ho già fatto presente in diverse sedi come quella della "Casa delle Libertà" sia del tutto superficiale; d'altra parte, quanto viene proposto dalla loro è già di fatto totalmente contenuto nella nostra, vale a dire i cambi di destinazione d'uso sono ammessi, perché rientrano nella categoria di opere che sono sanabili, così come prevista dalla legge n. 326. Nella tabella allegata, dove si elencano le tipologie che sono ammissibili a sanatoria, sono comprese anche queste; peraltro, qui sì, la Giunta regionale ha approvato le cosiddette "linee guida" in ordine all'applicabilità della legge regionale 5 febbraio 2004, che non sono altro che un'estensione - sulla base dei solleciti delle commissioni consiliari e degli impegni assunti dal sottoscritto a nome della Giunta in seno alle commissioni consiliari - di quanto già deliberato.
Noi siamo andati a specificare meglio, al punto 3, là dove si parla degli interventi suscettibili di sanatoria in assenza o in difformità del titolo abilitativo, e si parla puntualmente di opere di ristrutturazione edilizia... abbiamo messo, anche fra parentesi, "mutamenti di destinazione d'uso nei limiti previsti per gli ampliamenti volumetrici e le nuove costruzioni", perché anche qui bisogna tener conto del precetto iniziale, con una specificazione. Fra l'altro, spero anche di essere confortato dal collega Stacchetti, in urbanistica esiste una sorta di vocabolario, non è che le parole possano essere casualmente messe assieme... esiste un dizionario dell'urbanistica per cui le cose hanno un significato preciso e, sulla base di questo vocabolario, siamo andati a scrivere che "sono interventi di ristrutturazione edilizia gli interventi rivolti a trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme sistematico di opere, che possono portare ad un organismo edilizio, in tutto o in parte, diverso dal precedente". Tali interventi comprendono il ripristino o la sostituzione di alcuni elementi costitutivi dell'edificio, l'eliminazione, la modifica o l'inserimento di nuovi elementi di impianto.
Nell'ambito degli interventi di ristrutturazione edilizia sono ricompresi anche quelli consistenti nella demolizione e successiva fedele ricostruzione di un fabbricato identico quanto a sagoma, volume, area di sedime e caratteristiche a quello pre-esistente, fatte salve le sole innovazioni necessarie per l'adeguamento alla normativa antisismica.
Il vero problema sul cambio di destinazione che sorgeva era però quello dell'ammissibilità dei cambi di destinazione nelle aree vincolate perché, rimanendo alla norma dello Stato, nelle aree sottoposte a vincoli, da una lettura tale e quale, anche il cambio di destinazione d'uso sarebbe stato sanabile, solo se conforme agli strumenti urbanistici. Su questo abbiamo voluto fare degli approfondimenti, per capire come si poteva, non dico evadere - perché non sarebbe una formula corretta -, ma come si poteva dare applicazione in maniera di buon senso a questo precetto, senza venir meno al precetto stesso. Allora, sulla base anche di un confronto di pareri, siamo arrivati alla determinazione che, là dove l'abuso non interferisce con il vincolo, quindi l'ente che gestisce il vincolo non è tenuto a pronunciarsi, la condannabilità è ammissibile. Non ci siamo spinti a fare quello che hanno fatto altre regioni - e penso che su questo sorgerà un conflitto di competenze - dove si ammette la condannabilità indipendentemente dalla compatibilità con i vincoli o senza tenere conto di questo precetto, perché secondo me la decisione poteva essere illegittima...
(interruzione di un Consigliere, fuori microfono)
... secondo me dice una cosa che è opinabile, che non mi sentirei di difendere, perché là dove si va a dire che i cambi di destinazione d'uso a scopo residenziale in zone vincolate potranno essere sanati senza l'autorizzazione dell'autorità competente, mi pare che su questo potrebbero esserci dei problemi. E poi, comunque sia, rischiamo di non essere coerenti non con il rigore, ma con delle regole che ci siamo dati noi, perché se esistono degli organismi quali la Sovrintendenza, che devono tutelare l'assetto paesaggistico, come chi si deve occupare del vincolo idrogeologico, e sono lì per pronunciarsi quando si fanno delle azioni che interferiscono con la salvaguardia di questi beni, allora è giusto che debbano essere sentiti, altrimenti non avrebbe senso! Ma là dove, nel caso del cambio di destinazione d'uso, non si vanno ad aprire delle finestre, delle porte, per cui nessuno si pronuncia, viene meno la ragione per la quale bisogna individuare la conformità allo strumento urbanistico: questo per dire come nell'ambito dei cambi di destinazione d'uso questa sia già prevista per quanto riguarda la nostra legge, rientra nella categoria delle opere di ristrutturazione edilizia.
Per quanto riguarda la questione citata nella vostra relazione, dove si parla di una particolare coibentazione, e via dicendo, questi non sono nemmeno degli ampliamenti volumetrici e, come tali, sono ricompresi anche questi nel disposto della legge n. 1.
Per quanto riguarda la proposta di legge della "Stella Alpina", qui mi andate a proporre un disposto che confligge con la ragione che abbiamo seguito per formulare la legge n. 1, perché si parla di ampliamenti della sagoma dell'edificio. Allora, se si tratta di ampliamenti della sagoma degli edifici per adeguamenti igienico-sanitari, questa è già una categoria prevista, così come le verande che costituiscono delle pertinenze e possono essere sanate. Poi si parla dell'aumento dell'altezza e dei lati degli uffici nella misura massima di un metro... ma qui non ci siamo, perché qui, sì, che andiamo a fare delle discriminazioni! Mi dite che differenza c'è fra un metro e un metro e venti, poi da un metro e quaranta a un metro e sessanta? Questa non è più finalizzata a venire incontro alle esigenze di cui ha parlato lei, ma si tratta di fare una sanatoria o se si vuole di venire incontro a delle logiche... non sono più le logiche che abbiamo voluto intraprendere con gli enti locali.
Per quanto riguarda l'applicabilità della legge e la sua migliore lettura, ribadisco che la Giunta ha deliberato queste linee guida che ritengo esaustive per quanto riguarda le necessità di chiarimenti che ci possono essere e, dalla stamperia, a giorni, verranno messe a disponibilità dei professionisti, degli amministratori, per poter dare applicazione a questa legge in maniera uguale su tutto il territorio, evitando interpretazioni che sono soggettive. Attenzione, non dimentichiamoci che abbiamo a che fare con 74 regolamenti edilizi e con 74 piani regolatori, per cui, al di là di quello che dispone la legge per tutti in maniera equa, da parte delle amministrazioni c'è poi l'applicarla conformemente alle indicazioni dei loro strumenti urbanistici.
Tenuto conto che fin dove si è potuto la maggioranza e il Governo regionale sono venuti incontro a corrette istanze presentate dalla minoranza in maniera costruttiva, che gli strumenti per dare la buona applicazione della legge sul condono ci sono, chiedo di ritirare questi disegni di legge; altrimenti, propongo l'astensione sugli stessi.
Si dà atto che, dalle ore 11,50, riassume la presidenza il Presidente Perron.
Président - La parole au Conseiller Stacchetti.
Stacchetti (SA) - Dopo la relazione dell'Assessore, sembra che sia tutto facile, che la materia urbanistica sia diventata una cosa semplice e che non ci siano problemi di interpretazione alle legge n. 1! A questo punto mi verrebbe da dire: per semplificare il tutto accettiamo la legge nazionale "tout court", oppure rinneghiamola e non parliamo più di condono edilizio, se non si vuole almeno accettare quelle nostre minime - ripeto - "minime" proposte che abbiamo riportato nella nostra proposta di legge!
Fra queste nostre proposte voglio ricordare che quella dell'aumento dell'altezza è il risultato di un emendamento da noi già concordato in questo Consiglio, che poi, per un cavillo procedurale, non è stato esaminato e quindi non approvato, ma detto principio era già stato accettato dalla maggioranza, quindi chiederei coerenza almeno su tale punto. Posso essere disposto, al limite, a chiedere di stralciare l'ampliamento della sagoma, ma su quest'altro punto non mi pare di poter accettare che non venga approvato.
Qual era la differenza dall'emendamento concordato a questa proposta? È semplicissimo ed è stata causa sempre del Regolamento consiliare che abbiamo. Avevo presentato la proposta di legge entro i famosi 6 mesi e mi è stata respinta, quindi abbiamo rifatto questa proposta di legge togliendo solo il 5% di aumento in altezza con un metro; credevamo fosse molto più chiaro dire che al massimo si può fare una sopraelevazione di un metro, e non di 1,50-2 metri, come lei citava; qui si parla di una altezza o di una superficie al massimo di 1 metro!
Cambio di destinazione: è vero, la legge non lo cita esplicitamente, ma fa riferimento ai precedenti condoni, e poi c'è la tabella, ma in fondo riporta per ciò che è il calcolo delle oblazioni piuttosto che gli oneri concessori, quindi da lì si riesce a capire che il cambio di destinazione c'è. Sul cambio di destinazione nelle zone vincolate - e qui, a quel famoso convegno di Gressan, che è stato un "flop", e da dove siamo usciti tutti quanti avendo capito meno di prima ciò che voleva essere il condono in Valle d'Aosta -, il problema sollevato allora, e tuttora vigente, riguarda le zone vincolate. Qui bisogna distinguere "zona vincolata" da "fabbricato vincolato". Abbiamo dei pareri legali del settore che dicono che è condonabile il fabbricato se non è lui vincolato, anche se è in zona vincolata non ha rilevanza ai fini del condono, quindi l'illecito edilizio lo si può condonare: questa è una materia difficile, dove c'è della giurisprudenza che va in un senso e una che va in un altro... da qui a 10 anni forse riusciremo a capire quale delle due giurisprudenze sarà nel senso giusto!
I sindaci sono contro il condono: qui sarei quasi tentato di partire e denunciare tutti i sindaci perché non fanno il loro dovere, perché se siamo tutti coscienti che più o meno tutti abbiamo commesso un abuso, allora i sindaci non fanno il loro dovere, perché dovrebbero, loro stessi, denunciare! Io non voglio che questo avvenga, ho fatto anch'io il sindaco e so che tante volte, non un occhio, ma due bisogna chiuderne, per ovvii motivi di opportunità e convenienza elettorale, e avanti così!
L'Assessore difende la sua legge... ma non abbiamo messo in discussione questa legge presentata dalla maggioranza, diciamo solo che vogliamo migliorarla! Vorrei chiedere alla maggioranza se c'è la disponibilità ad una piccola sospensione per esaminare se è il caso di togliere dalla nostra proposta di legge l'ampliamento della sagoma, cioè la lettera c), ed approvare il comma 2, proprio perché insisto a dire che la cosa era già concordata.
Presidente - Purtroppo la discussione generale è chiusa; pertanto si discutono gli emendamenti che sono presentati. Se si chiede la sospensione, non ho difficoltà ad accordarla, ma mi chiedo a cosa può portare...
Stacchetti (SA) - Ha ragione, ritiro la richiesta, non ha senso.
Président - La parole au Conseiller Tibaldi.
Tibaldi (CdL) - La filosofia di fondo che ha ispirato il nostro voto favorevole e la presentazione del disegno di legge da parte della Giunta penso che rimanga immutata. Eravamo favorevoli allora e siamo favorevoli anche adesso alla legge n. 1/2004, naturalmente attraverso i "distinguo" che abbiamo proposto attraverso la formula che ci è concessa in quanto Consiglieri: quella di una proposta di legge modificativa.
Vorrei soffermarmi su alcuni passaggi fatti dall'Assessore per confutarli, perché secondo noi non sono accettabili "tout court", e lo ringrazio delle risposte che ci ha fornito, anche se non sono soddisfacenti. Lei dice che questo condono ha un presupposto veniale: quello di fare cassa. Se guardiamo la storia recente e tutti i condoni che sono stati adottati dallo Stato, qualunque fosse il "colore politico" del Governo che li avesse adottati, sono stati ispirati dall'intento di sanare delle irregolarità ma, nel contempo, di fare cassa, perché non mi risulta che le casse dello Stato siano mai state pingui... anzi, hanno sempre avuto dei deficit e il condono purtroppo è servito anche a questo!
Credo però che la Regione si sia posta nel senso giusto nel recepire la normativa statale di sanatoria e ribadisco che condividiamo l'impostazione; però, se vogliamo soffermarci sul "fare cassa" - come lei ha detto all'inizio -... c'era la tentazione anche da parte della Regione di fare cassa con questa legge, una tentazione stemperata in commissione, perché le oblazioni previste erano più elevate rispetto a quelle approvate dal Consiglio; quindi devo "spezzare una lancia" anche a favore dell'attività del Governo in questo senso.
In un'intervista che non mi è sembrata particolarmente simpatica nei nostri confronti, lei dice: "questa legge regionale non ha lo scopo di far cassa, dobbiamo ipoteticamente sanare 2-3.000 peccati veniali che, con la vecchia norma, avrebbero potuto dar luogo a procedimenti anche di carattere penale e che così, invece, con una multa, potrebbero essere estinti". Lei riconosce che c'è una certa vastità di "peccati veniali", ovvero abusi, nella nostra regione; ora, su questa vastità di 2-3.000 situazioni monitorate, se lei pensa che al 31 marzo sono state inoltrate solo 58 istanze, sulla base di una risposta che ci ha fornito a una nostra interpellanza, lei capisce che la stessa legge n. 1/2004, se rimangono invariati o variano di poco questi dati, è già fallita! Non parlo della legge nazionale, che magari fallirà anche quella - lo vedremo il 10 dicembre -, ma anche la legge regionale applicativa che voleva cogliere quella parte buona della norma statale applicarla sul territorio, evitando speculazioni, evitando premi di volumetria, evitando di sanare illeciti totali, e lo condividiamo, però se rimangono queste proporzioni numeriche anche la legge regionale n. 1/2004 ha fallito il suo obiettivo. Io mi rifaccio ai suoi dati: le 58 inoltrate a fine marzo e i 2-3.000 abusi ipotizzati o monitorati sul territorio valdostano. Se così fosse, perché abbiamo recepito la normativa statale? Tanto valeva respingerla "tout court"! Di fatto ci siamo "impegolati" in un percorso giuridico che, alla fine, non crea gli effetti auspicati, perlomeno dalla Giunta e da chi ha approvato questa normativa!
Siamo convinti che la Regione abbia un'autonomia molto ampia nel disciplinare la materia, cioè il governo del territorio, e sono altrettanto convinto che la legge n. 1, così come impostata, se non viene interpretata in maniera più estesa, rischia di far perdere un'occasione, che non è quella di premiare un abuso o chi ha fatto il furbo, eludendo e violando le norme urbanistiche, ma è un'occasione che serve a mettersi in regola con la legge, non sulla base di illeciti totali, ma sulla base di illeciti marginali.
Qualcuno ricordava giustamente che oggi, in Valle, se facessimo un monitoraggio rapido del territorio, i principali scempi urbanistici portano la firma di un'amministrazione comunale in termini di abuso di potere o di deroga; quindi non penso che questa legge, così come impostata, voglia decriminalizzare l'operato dei cittadini, ma rispetto a quei cittadini a cui non può essere riconosciuta una buona condotta se hanno commesso un abuso, valutiamo anche l'entità dell'abuso.
Lei citava la Regione Veneto, dicendo che quella regione ricalca la nostra impostazione; questo vuol dire che la nostra regione è stata pioniera in questo senso, però la Regione Veneto ha disciplinato la materia dei cambi di destinazione d'uso nel senso da noi auspicato, ovvero che i cambi di destinazione d'uso che non procurano aumenti volumetrici possono essere sanati e sono sanabili, indipendentemente dai vincoli che sono imposti da leggi precedenti.
Lei dice: "la nostra proposta è inutile, perché la legge n. 1/2004 già la disciplina"; sì, la disciplina nel silenzio di una norma, cioè la disciplina senza prevedere un articolo che dica qualcosa! Nel silenzio della legge si devono inserire: e le richieste dei privati di accedere al condono, e le applicazioni della norma che non è scritta da parte degli amministratori locali. Ma ci sono 74 amministratori locali, ci sono 74 regolamenti edilizi, ci sono 74 piani urbanistici! Lei pensi con quale coerenza e omogeneità questi amministratori sono in grado di applicare una legge che, di fatto, non dice nulla sui cambi di destinazione, ma dovranno appigliarsi a norme di altre leggi, sulla base di discipline locali che possono portare a giudicare differentemente situazioni perfettamente identiche. Ad esempio, una situazione in Comune di Morgex può essere disciplinata in maniera difforme rispetto a una situazione identica nel Comune di Saint-Vincent, perché in questo comune ci sono vincoli molto più rigorosi rispetto ai vincoli urbanistici previsti in Comune di Morgex.
Credo che il nostro ragionamento - che poi abbiamo scritto negli articoli che oggi proponiamo - non sia pleonastico, anche perché, nelle zone vincolate, secondo quello che lei ha ribadito in aula e ha scritto in una lettera indirizzata alla III Commissione, la sanatoria è esclusa, mentre nelle zone non vincolate bisogna valutare caso per caso. Lei capisce che è "un gatto che si morde la coda", perché quei 2-3.000 abusi monitorati in larga parte sono cambi di destinazione e non verranno ammessi al beneficio della sanatoria.
Le pubbliche amministrazioni regolarmente effettuano un controllo capillare sul territorio, ben venga, vuoi per la dimensione contenuta della nostra superficie entro la quale esercitano i propri poteri i vari livelli amministrativi pubblici (ed è un controllo capillare che ha impedito delle costruzioni abusive in toto)... non mi risulta che ci siano costruzioni abusive totali... se ciò si è verificato, sono state subito oggetto di demolizioni o di sanzioni pesanti, quindi sono illeciti abusivi veramente marginali. Qui non vogliamo sanare tutto, ma chiediamo che l'Assemblea si pronunci su sanatorie che non comportano nuova volumetria, è la prima cosa che abbiamo precisato: non nuove volumetrie, ma cambi di destinazione che hanno permesso - come esplicitava bene il Consigliere Stacchetti - la migliore funzionalità di un alloggio che ha recuperato un sottotetto e lo ha trasformato in mansarda.
Abbiamo una preoccupazione: che questa legge n. 1/2004 rischi di non traguardare gli obiettivi che si era prefissata, di condonare solo le baracche, le legnaie e i pollai, quelle che vengono definite "pertinenze", accessori all'immobile principale, quelle brutture che rovinano l'ambiente in quanto volumetrie eccedenti intorno ad un assetto urbanistico ordinato, che non giovano alla bellezza complessiva del paesaggio. Alla fine, questa rischia di essere la finalità del condono ai sensi della legge n. 1/2004: bonifichiamo le brutture del paesaggio e ignoriamo e penalizziamo magari quei sottotetti che sono stati trasformati o quegli spazi nei seminterrati che sono stati recuperati e adibiti ad una camera aggiuntiva per una famiglia cresciuta numericamente! Ecco perché ci sembra minimale il ragionamento politico che viene posto alla base di queste risposte che oggi l'Assessore ci fornisce, perché con il paravento di dire: "non vogliamo premiare i furbi", alla fine facciamo sì che questa legge premi non la devastazione del paesaggio, ma l'abbrutimento del paesaggio, anche perché sono le pertinenze l'unico elemento considerato come volumetria eccedente che può essere sanata, cioè il peggio che c'è nel paesaggio!
Esortiamo i Consiglieri a fare un'ultima riflessione su quello che vi stiamo proponendo; fra l'altro, mi sono già rivolto personalmente al Presidente del Consiglio. L'Assessore ci diceva, in risposta, che la Giunta lunedì ha deliberato con un ulteriore provvedimento; personalmente non l'ho visto, mi dispiace, il provvedimento dovrebbe essere stato adottato martedì, però come Consigliere mi sento impotente di fronte ad un'attività amministrativa legittima che ci viene offerta in risposta alle nostre osservazioni - attività magari anche meritevole, ma di cui non conosco i contenuti - e io non posso vederla perché mi è stato detto che non sono ancora state caricate non so dove! Forse nel prestigioso, monumentale "Sistema informatico valdostano", non lo so, ma sta di fatto che, a distanza di 48 ore, non so se l'offerta dell'Assessore Cerise in termini di contenuto sia anche plausibile e venga incontro alle nostre osservazioni! Magari l'Assessore Cerise e la Giunta, martedì, hanno provveduto recependo parzialmente le nostre osservazioni, purtroppo io non lo so; se ciò fosse accaduto, potrei anche ritirare la proposta di legge, però sono impossibilitato nel decidere. Per cui faccio un'esortazione finale al Presidente Perron, affinché ci sia una maggiore celerità; la faccio anche all'Assessore Marguerettaz perché è il promotore dell'informatizzazione...
(interruzione dell'Assessore Marguerettaz, fuori microfono)
... il sistema sarà della Giunta, ma noi Consiglieri non possiamo essere presi in giro! Avete un ausilio poderoso di "INVA" - come abbiamo più volte sottolineato -, ma oggi, in risposta, ci viene offerta una deliberazione... io, la deliberazione, non la possiedo materialmente! Sappiamo che esiste, fra l'altro ho guardato nell'elenco delle deliberazioni che ci è stato consegnato, ma non so quale sia... se poi ci indica il numero... la recuperiamo!
Per concludere, le perplessità che avevamo evidenziato e le proposte che avevamo formulato rimangono inalterate: le prime, in senso negativo; le seconde, in senso costruttivo, quindi non ci sentiamo di ritirare questa proposta. Abbiamo ribadito quali sono i 2 punti critici: questa legge se non viene modificata sarà inesorabilmente destinata a fallire o a sanare le brutture del nostro paesaggio.
Président - La parole au Conseiller Viérin Marco.
Viérin M. (SA) - In qualità di proponente con tutto il gruppo di "Stella Alpina" del disegno di legge n. 24, che... bene ha detto il collega Stacchetti, era già in parte stato presentato con emendamento nella discussione della legge oggi in vigore, la n. 1/04. Quell'emendamento era identico a quello presentato oggi nella proposta di legge della "Stella Alpina" al comma 2, ed era stato condiviso nel momento della sospensione dei lavori del Consiglio, e poi, per un discorso meramente procedurale sollevato dal gruppo "Arcobaleno", non ha potuto essere messo in votazione in aula... anche lì, il nostro rammarico è stato grande; da quel momento abbiamo dovuto aspettare i 6 mesi e i 6 mesi sono passati per poter presentare la nostra proposta di legge n. 24!
Tanto per essere chiari, il gruppo della "Stella Alpina" non condivide le procedure dei condoni e degli abusi, però dobbiamo essere anche coerenti... oggi dobbiamo verificare che esiste in Valle d'Aosta una situazione sull'argomento molto confusa. Direi che oggi su questa problematica in base alla legge nazionale, quindi in base alla possibilità di attuazione che abbiamo e che il Consiglio regionale ha già fatto, la Valle d'Aosta oggi si trova in due situazioni: la prima, in una situazione di confusione totale; la seconda: in assenza di realismo. Vorrei toccare questi due aspetti che ci permetteranno di capire bene di cosa parliamo in senso concreto, perché l'Assessore ha fatto un intervento molto articolato ma, in fondo, ai cittadini che sono fuori da questa stanza, interessa cosa rimane in mano!
Il collega di "Forza Italia" ha detto bene: se non si presentano domande, tutti siamo coscienti che di piccoli abusi - che non hanno niente a che vedere con il discorso dell'interesse e della speculazione - ne è piena, non la Valle d'Aosta, ma l'Italia, che per la vita quotidiana delle famiglie sono quasi obbligatori.
La confusione: non si può dire che non c'è confusione nell'applicazione dell'attuale legislazione regionale in materia, lo si è capito quando c'è stata la riunione a Gressan, lo si è capito da parte degli interventi in commissione di alcuni esponenti della maggioranza, lo si è capito dalla lettera stessa della commissione consiliare, perché voglio ricordare che la lettera della commissione è stata molto esplicita, Assessore, e il lavoro che lei ha presentato in Giunta è derivato da questo fatto! Qui, onestamente, devo riconoscere l'operato trasversale dei Consiglieri per aver dato un'indicazione chiara alla Giunta.
È una delle poche volte che i Consiglieri, in maniera trasversale, hanno guardato alla sostanza: questo conferma il fatto che c'è una confusione che, secondo noi, non è finita oggi e purtroppo ci sarà un'ulteriore confusione derivanti da quel provvedimento che avete adottato come Giunta il giorno prima della convocazione di questo Consiglio, anche perché il 10 dicembre sarà l'ultima data per presentare i condoni! Non so chi potrà prenderne visione in tempo dovuto, per capire se presentare domanda di condono o non fare niente, questa è la grossa domanda che ci poniamo. Ci saranno 30 giorni per capire se uno può utilizzare il condono, e se il condono potrà essere accolto per la specificità per la quale viene richiesto, e se poi questo invece non si tramuti in autodenuncia anche per delle piccole cose.
Sul discorso delle pertinenze con l'attuale legge regionale si sanano delle cose che sono meno utili per la vivibilità, rispetto alle reali necessità di poter vivere in maniera più decente da parte delle famiglie, infatti per i piccoli abusi commessi nel proprio alloggio, non c'è la possibilità di condono. C'è un'incongruenza e questa è una scelta politica: si è scelto con la vostra legge regionale di sanare certe cose che sono meno importanti per chi vive il territorio in senso fisico della persona umana, rispetto alle baracche e ad altre cose che sono quasi tutte pertinenze, come sappiamo tutti! Ad Aosta il 50% delle case popolari hanno l'abuso della veranda; sarà il Sindaco di Aosta che dovrà procedere alla denuncia dall'11 dicembre? Qui siamo matti, Assessore, perché non abbiamo tenuto conto delle esigenze reali dei comuni della Valle d'Aosta! Altro che i sindaci sono d'accordo di non far niente! Era meglio non far veramente niente, sia per la confusione, che per il merito!
Non sto a leggere la lettera che la commissione ha scritto all'Assessore e al Presidente del Consiglio regionale, l'abbiamo tutti, è molto chiara. Dice che c'è una necessità di capire, perché non si capisce cosa si potrà fare. Spero, che nei prossimi 30 giorni, si possa capire qualcosa in più, ma in sostanza oggi manca il realismo valdostano, non c'è stata risposta a delle necessità oggettive, perché il cittadino ha certe necessità, l'ho già detto prima. I sindaci, per quello che ho sentito io, le hanno, i tecnici comunali non sanno come affrontare la questione, in una realtà piccola come la nostra i cittadini che sono per fortuna in buona fede, sovente vanno a chiedere consiglio all'Ufficio tecnico comunale ma, da quello che so, i tecnici comunali non sanno consigliare niente! Poi ci sono i tecnici del privato: pensiamo un po' se anche il privato, che vive su queste cose, non è in grado di focalizzare bene cosa può succedere in questi 30-40 giorni! Questa è la situazione: una situazione di confusione e di mancanza di realismo!
In sintesi, credo che quando lei dice alcune cose che possiamo anche condividere, come quelle sulle esigenze di tipo populista di questa legge fatta a livello nazionale, va tutto bene... ma altre regioni hanno almeno avuto il coraggio di fare scelte più precise, esprimendosi su volontà finalizzate alla reale necessità della popolazione... anche regioni che non hanno uno statuto speciale quali il Veneto eccetera.
È quindi stata una scelta e una volontà politica, non potete nascondervi dicendo: "non potevamo far questo, non potevamo far quello", perché non è vero niente, e noi dobbiamo esserne tutti coscienti; poi ognuno si prende le sue responsabilità, ma questa è la situazione che vivremo in questi 30 giorni e la potremo appurare, purtroppo, a gennaio del prossimo anno, sapendo quante domande, sapendo su cosa è stato chiesto il condono, perché magari verremo qui, a smentirla, Assessore, sul fatto che la metà delle domande è stata fatta su baracche e pollai e non sulle case dove la gente deve viverci! E poi vedremo tutto quanto: se le verande sono "pertinenza" o non lo sono, visto che lei ha fatto alcune affermazioni.
Concludendo, siamo molto rammaricati, perché la "Stella Alpina" ha sempre precisato che l'obiettivo era di non premiare le furberie; credo, invece, che con lo sviluppo della normativa regionale attuale, se non sarà modificata oggi almeno in parte, approvando la nostra proposta, purtroppo saranno premiate le furberie! La cosa che posso dire per farmi capire da tutti è che qui, e l'abbiamo detto più volte vogliamo mettere al centro le necessità della famiglia e lo faremo tutte le volte - abbiamo già proposto le riduzioni del 50% sull'elettricità, la tutela dei consumatori e degli utenti, quella degli espropri, e ne presenteremo altre ancora -!
A gennaio verificheremo, con dati alla mano, il risultato del vostro condono, come "Stella Alpina" abbiamo già lavorato su questa materia e ci pare che in questi 30 giorni si potrà dire: "premiamo le piccole furberie" e non permettiamo di sanare gli aspetti del bisogno. Ho fatto un caso esplicito per Aosta, perché sono cose venute fuori in commissione; ognuno dovrà prendersi le proprie responsabilità e credo purtroppo che questa vostra posizione sul tema sia nata male, che non si sia tenuto sufficientemente conto del buon senso. Dovremo verificare - l'anno prossimo, purtroppo - che questa scelta politica sarà stata una scelta poco oculata e poco attenta alle esigenze e agli obiettivi che lo stesso Assessore ha affermato in quest'aula: è su questo che ci confronteremo in primavera, sugli obiettivi che tale Giunta ha detto, in quest'aula, di voler cogliere con la normativa vigente della sua legge n. 1/2004.
Président - La parole au Conseiller La Torre.
La Torre (FA) - Certamente va apprezzato l'intervento dell'Assessore che ha cercato di dare una risposta a un percorso sulla base del quale la Giunta si è comportata e si vuole comportare. È evidente - dalla sua risposta appare chiaro - che non c'è una disponibilità ad accogliere le sollecitazioni provenienti dai banchi dell'opposizione, perché si è cercato di trasformare il confronto in un dibattito che andasse al di là delle posizioni, ma in realtà sembra che anche su questo vi sia un'opposizione e una maggioranza, e non va bene su questo argomento.
Come ho detto, l'intervento è stato corposo e l'ho ascoltato con attenzione; però, nonostante il riconoscimento che le faccio - delle buone intenzioni -, il suo intervento ha una falla di fondo, Assessore: quello di parlare come se il condono, su cui nessuno è d'accordo, nel senso che è una conseguenza quello di trattarlo qui, fosse un qualcosa che ci renderebbe morbidi, ci renderebbe disponibili e duttili su qualcosa che può accadere e che accadrà in futuro. Non è così! Qui non stiamo parlando di condonare quello che si andrà a fare in abuso ai regolamenti edilizi, stiamo parlando di quanto è già successo, tutto quello di cui oggi parliamo qui dentro c'è già, non si può più alzare il tetto di un metro, è già stato alzato; non si può più aprire una finestra, se è stata aperta, c'è già! Non è che dicendo: siamo rigidi, siamo uomini di ferro integri e morali, abbiamo di colpo cancellato 3.000 abusi presenti nella nostra regione! No, quelli ci sono, e restano!
Allora il problema è dire oggi, in presenza di una situazione che ci arriva in caduta dallo Stato, se vogliamo dire con chiarezza che 3.000 Valdostani sono penalmente perseguibili o se 3.000 Valdostani con questa opportunità che arriva, possono, nell'ambito di una chiarezza di posizione - che è quella della necessità e non quella dell'interesse -, essere messi in condizioni di non sentirsi penalmente perseguibili, perché comunque con questo atto che stiamo portando tracciamo questa linea di confine. Di conseguenza, mettiamo nei guai i sindaci - ha ragione Viérin Marco -, perché costoro dovranno diventare, dopo l'approvazione di questa legge, i persecutori dei loro concittadini, altrimenti diventano correi, diventano responsabili di quello che non denunciano, perché il sindaco è responsabile della sanità e del territorio. Se un altro cittadino andrà a dire: guardate, quella veranda o quella mansarda non è in regola, il sindaco non potrà far finta di niente! Se qualcuno andrà a dire che le 500 verande dei quartieri popolari sono abusive, Grimod dovrà fare 500 denunce, e mi sa che non viene mica più eletto! Attenzione a quello che stiamo facendo, perché inneschiamo un processo che ci sfugge di mano!
C'era un'opportunità che non abbiamo richiesto e che ci arriva dallo Stato, ci sono altre regioni che hanno delle colpe come le regioni del sud, che hanno costruito "mostri edilizi" e hanno delle responsabilità immani e devono pagare queste responsabilità, ma approfittano lo stesso di questa legge; noi, invece, cerchiamo, con il buon senso del padre di famiglia, per permettere ai nostri Valdostani di mettersi in regola in condizioni di poter andare dal notaio a vendere..., perché la legge nazionale prevede che se c'è un abuso edilizio il notaio non può fare il rogito notarile. Qui ci sono tanti che hanno fatto i sindaci, ma questi ex sindaci vogliono essere i persecutori dei loro concittadini?
Centri storici - qui un'altra falla del suo intervento, Assessore - è tutto vincolato, mi ricordo una bellissima vicenda che anche Vicquéry ricorderà: quando abbiamo ristrutturato il palazzo della sanità, in Via De Tillier - quello è l'unico palazzo di Aosta che ha un bowindo - ero favorevole, ho fatto di tutto per farlo inserire per tutti nel "PRG", non l'hanno messo. Il palazzo veniva peggio, se non facevamo il bowindo? Veniva uguale... lei dice: come Assessore "ma se qui ci facciamo il bowindo, entra la luce, è una cosa intelligente, e lo abbiamo fatto con il bowindo "... io ero favorevole, a farlo però per tutti, non solo per la Regione, e facemmo il bowindo e ci prendemmo anche una serie di denunce! Si ricorda quante denunce ci siamo prese? Ecco che diventa difficile come Ente andare a spiegare ai cittadini, quando vedono quel bowindo lì che loro non possono e che tutti quelli che sono intorno non possono neanche mettere il "Velux" sul tetto! Il nostro mestiere è legiferare e dovremmo farlo meglio Assessore.
Grazie, buona giornata!
Président - La parole au Conseiller Riccarand.
Riccarand (Arc-VA) - Per dichiarazione di voto sulle 2 proposte di legge.
Il nostro gruppo voterà contro queste 2 proposte di legge, sia perché la formulazione tecnica dei 2 provvedimenti non ci convince affatto, ma soprattutto perché non condividiamo la finalità delle 2 proposte, che è diametralmente opposta alla finalità che abbiamo in mente e che è nel nostro disegno politico. La finalità di queste 2 proposte di legge è chiaramente quella di "allargare le maglie" del condono edilizio, e noi sullo stesso abbiamo già espresso, fin dall'inizio, così come è stato concepito e approvato... perché si tratta di un provvedimento che non ha alcuna finalità di migliorare l'assetto territoriale e la normativa, è un provvedimento concepito con lo scopo dichiarato di introitare delle risorse per il bilancio dello Stato, risorse che in realtà non entreranno, in quanto tale provvedimento ha incontrato e incontrerà delle grosse difficoltà.
Questo provvedimento, per "fare cassa", varato dal Governo, incide in modo negativo sul territorio e sull'ambiente, perché va a sanare una serie di abusi; possono essere piccoli, ma in alcune realtà italiane sono anche gravi. Abbiamo anche detto che l'aspetto più negativo di questo condono - siccome è il terzo che si ripete nell'arco di pochi anni - è un aspetto culturalmente negativo, abitua i cittadini a non rispettare le regole, perché tanto poi arriva il condono... è un aspetto devastante dal punto di vista culturale. È un provvedimento che penalizza i cittadini onesti che rispettano le norme, i piani, e che si trovano in una realtà in cui questo loro rispetto viene penalizzato, perché altri che non hanno rispettato le regole, vedono sanata la loro situazione! Infine, è un provvedimento, questo del condono, che, arrivando al termine di tutta una serie di procedimenti legislativi che hanno ampliato il potere e le funzioni urbanistiche e le competenze delle regioni, non solo quelle tradizionalmente a statuto speciale, ma anche quelle a statuto ordinario, in materia urbanistica, è andato a comprimere fortemente le competenze delle regioni, quindi è stato ed è un provvedimento caratterizzato da un tasso molto elevato di anti-regionalismo.
È un provvedimento che non abbiamo assolutamente condiviso, che riteniamo si debba combattere su tutti i livelli. Abbiamo anche criticato l'atteggiamento della Regione che, secondo noi, non è stata all'altezza della situazione, perché mentre altre regioni hanno reagito in modo più determinato, andando fin davanti alla Corte costituzionale, la Regione si è messa in un'ottica di applicare il condono, sia pure con alcune limitazioni. Non abbiamo quindi condiviso l'impostazione della proposta del disegno di legge a suo tempo avanzato dalla Giunta ed il suo contenuto, perché era un compromesso che, a nostro avviso, non era adeguato rispetto alla sfida contenuta in questo condono, e avremmo voluto che ci fosse un atteggiamento più energico da parte di una regione a statuto speciale con competenza primaria in materia urbanistica.
È chiaro che non abbiamo condiviso e votato il disegno di legge presentato dalla Giunta. Riteniamo che contenga molti difetti, ma il principale è proprio quello di dare applicazione sul territorio regionale alla normativa del condono nazionale. A maggior ragione siamo contrari a provvedimenti che hanno un evidente disegno di andare ad allargare ulteriormente queste "maglie" del condono, cercando di far entrare il più possibile all'interno di quest'area della condonabilità.
Il nostro giudizio è negativo e il nostro voto sarà contrario ai 2 provvedimenti presentati.