Oggetto del Consiglio n. 635 del 26 maggio 2004 - Resoconto
OGGETTO N. 635/XII - "Condanna delle violazioni dei diritti umani in Iraq e ripristino delle regole di democrazia". (Approvazione di risoluzione e reiezione di altra risoluzione)
Risoluzione
Il Consiglio regionale
Appreso quanto avviene nelle prigioni irachene, dove da tempo si adottano da parte delle forze occupanti metodi barbari di interrogatorio, che prevedono il ricorso a torture fisiche e psicologiche, che umiliano e degradano chi le fa oltre chi le subisce;
Ritenuto che - come ricordato dal Presidente della Repubblica - si tratta di comportamenti "disgustosi", di atti "intollerabili per una democrazia", di episodi "lesivi della dignità della persona umana";
Appresa la notizia dell'esecrabile e orrenda decapitazione di un cittadino americano;
Esprime
la propria indignazione di fronte a torture, esecuzioni sommarie, catture di ostaggi e tutti gli atti e comportamenti che violano le regole ed i valori su cui si fonda la democrazia e la convivenza civile;
Condanna
l'uso della tortura da qualunque parte venga;
Ritiene
che, in questo contesto, occorra ritirare le forze militari italiane dall'Iraq;
Ritiene urgente ed indispensabile
attribuire all'ONU la responsabilità di accompagnare l'Iraq nel processo di democratizzazione;
Chiede
ai Parlamentari della Valle d'Aosta di sostenere tutte le iniziative che vadano nel senso sopraindicato.
F.to: Squarzino Secondina - Riccarand- Curtaz
Presidente - La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (Arc-VA) - Nella passata riunione del Consiglio avevo accolto la richiesta da parte del Capogruppo "dell'Union Valdôtaine", Borre, di rinviare la discussione della risoluzione al Consiglio odierno. Oggi siamo chiamati a pronunciarci su questa risoluzione che ha un obiettivo molto semplice... cioè il dato di fondo è questo: la situazione così come si è andata evolvendo in questo ultimo periodo in Iraq, è sempre più di guerra. Ricordo brevissimamente gli episodi di tortura reiterati, la decapitazione di un cittadino statunitense, gli eccidi di civili, basta ricordare il bombardamento su una festa di nozze scambiata per un raduno di terroristi e via dicendo. Tutti questi episodi hanno rivelato qual è la vera natura dell'intervento che anche i nostri soldati italiani in Iraq svolgono purtroppo, cioè non siamo più in una situazione, non lo siamo mai stati a nostro avviso, ... però adesso è chiaro a tutti che non siamo in una situazione di soldati operatori di pace, ma siamo in una situazione in cui i soldati che si diceva essere operatori di pace... si trovano ad operare in una situazione di guerra. Credo che più nessuno possa nascondere questa realtà, penso che ormai sia maturata in buona parte dell'opinione pubblica la consapevolezza dell'opportunità di ritirarci dall'Iraq non per codardia, non per tatticismo, ma proprio per fare chiarezza, perché restare in un pantano, come ricordava il Presidente della Commissione europea, non aiuta nessuno. Ancora oggi leggevo sui giornali valutazioni di questo tipo: "Le immagini choc..." - scrive Claudio Rinaldi sulla "Repubblica" di oggi, e qui sintetizza il nostro pensiero - "... hanno distrutto la possibilità che gli eserciti occupanti venissero recepiti come liberatori. Dopo queste immagini qualsiasi presenza armata a guida americana, con o senza il timbro dell'ONU, costituisce agli occhi degli Iracheni un'odiosa sopraffazione. Ecco perché il rientro dei soldati italiani, lungi dall'essere una fuga o una prova di irresponsabilità, appare al contrario un gesto di lungimirante saggezza". È vero che è stata avanzata l'ipotesi di una nuova risoluzione dell'ONU, ma così com'è questa risoluzione non aiuta ancora a fare chiarezza, vi sono ancora troppi nodi da sciogliere, anzi l'uscita dell'Italia, come quella già avvenuta della Spagna, potrebbero fare chiarezza e accelerare ulteriormente la cessione di potere da parte degli Stati Uniti a favore dell'ONU. Questi erano i concetti che abbiamo sintetizzato nella nostra risoluzione.
Sono passati i 15 giorni di riflessione che erano stati chiesti per predisporre un testo più condiviso, più meditato, più articolato. Il Capogruppo "dell'Union" mi ha mostrato un testo, quindi la maggioranza ne ha prodotto uno; le cose che ho letto nella premessa sono nella maggior parte condivisibili, nel senso che sia le considerazioni fatte, sia i richiami ai principi costituzionali, ai diritti internazionali ci paiono opportuni e sicuramente arricchiscono il contesto e anche gli elementi di analisi della situazione. Condividiamo anche una buona parte di quello che viene chiesto. Vi è un unico punto della nostra risoluzione che riteniamo importante e che non abbiamo visto nel testo che il Capogruppo "dell'Union Valdôtaine" ha avuto la bontà di farci avere: la richiesta del rientro del nostro contingente, che riprende il testo della mozione che è stata votata alla Camera e al Senato da tutte le forze del Centro-Sinistra, dalla "Margherita" a "Rifondazione", dai "Democratici di Sinistra" ai "Verdi". Sappiamo che questa mozione è stata bocciata dalla maggioranza al Parlamento, e rispetto la maggioranza e le sue decisioni, però in questo momento vogliamo richiamare i principi che riteniamo importanti quando si valuta la situazione in Iraq e si indica un percorso da intraprendere. Siamo disposti a concordare un testo comune, purché vi sia questo elemento che riteniamo indispensabile affinché vi possa essere la nostra adesione ad un testo nuovo.
Si dà atto che, dalle ore 18,56, riassume la presidenza il Presidente Perron.
Président - Je déclare ouverte la discussion.
La parole au Conseiller Borre.
Borre (UV) - Innanzitutto ringrazio il gruppo "dell'Arcobaleno" che ci ha permesso di avere 15 giorni di riflessione per arrivare a discutere oggi di un tema così importante, con la ricerca di un comportamento non dico univoco, ma è auspicabile che tutti abbiamo lo stesso indirizzo verso questo grosso problema. Chiedo pertanto una sospensione di 10 minuti per tentare di concordare una risoluzione che abbia il consenso unanime all'interno del Consiglio regionale.
Si dà atto che la seduta è sospesa dalle ore 19,04 alle ore 19,57.
Président - Il y a un autre texte de résolution qui vient d'être présenté à la Présidence et qui porte la signature des Conseillers Borre, Frassy, Salzone, Comé et Sandri.
La parole à la Conseillère Squarzino Secondina.
Squarzino (Arc-VA) - Come avevamo detto, abbiamo posto un'unica questione per la nostra risoluzione, lo abbiamo detto 15 giorni fa, lo ripetiamo oggi: il nostro obiettivo era quello di esprimere un parere chiaro, un giudizio netto sulla permanenza della forza di occupazione in Iraq, sulla permanenza delle forze militari italiane in Iraq. Avevamo detto che eravamo disposti a mediare su tutti i contenuti del preambolo - infatti i nostri colleghi possono dire tranquillamente che non siamo entrati nel merito dei contenuti del preambolo, perché capiamo che possono esserci accentuazioni rispetto ad un aspetto, piuttosto che ad un altro; ci può essere qualcuno che ritiene più importante mettere l'accento sui diritti umani negati, qualcun altro sull'insipienza di questa guerra che si è basata su dati falsi -, a noi interessava vedere la prospettiva, come avevo già detto: il ritiro del contingente militare italiano, che poi è una richiesta che nasce dalla società civile, tutti i sondaggi sono concordi nel dire che la maggioranza della popolazione italiana si esprime in questo modo. È una questione che è stata discussa e a lungo in Parlamento, che si è diviso in modo chiaro su questa questione: da una parte, le forze di governo, dall'altra, le forze dell'opposizione; noi ci siamo riconosciuti nella posizione chiara, netta che hanno assunto le forze di opposizione.
Come dicevo prima, sia al Parlamento, sia al Senato, sia alla Camera sono state presentate delle mozioni da parte delle forze di opposizione che chiedono che venga disposto il rientro del contingente militare italiano... e tale mozione è stata presentata alla Camera con le firme degli Onorevoli Violante, Castegnetti, Boato, Giordano, Rizzo, Intini, Zanella, tutte le forze del Centro Sinistra. La stessa identica mozione, in cui soltanto si chiarisce che il contingente militare italiano è "di istanza in Iraq", è stata presentata al Senato a firma degli Onorevoli Angius, Bordon, Boco, Marini, Marino, Del Turco, Falomi e Malabarba. Ora, questa mozione chiede che venga disposto il rientro del contingente militare italiano, quindi il rientro di queste forze militari. Noi ci riconosciamo in questa posizione e tra l'altro vorrei leggere alcuni passi dell'intervento dell'Onorevole Fassino in sede di votazione - non prendo l'intervento del Parlamentare "Verde", ma potevo prendere anche quello della "Margherita", o quello dell'Onorevole Boselli... - che valuta drammatica e tragica l'avventura irachena: "una guerra..." - dice - "... che appare sempre più insensata, che non ha debellato il terrorismo, non ha reso più vicina la pace in Medio Oriente e ha invece alimentato la febbre anti-occidentale sotto la pelle delle società islamiche e dei Paesi arabi, per non parlare delle armi di distruzione di massa che non sono mai state trovate, rivelando così la menzogna su cui quella guerra era fondata. Il dopoguerra iracheno è ancor peggio, come testimonia il numero dei tanti soldati civili morti in Iraq, le torture e via dicendo. Da tempo era dunque evidente la necessità di una svolta radicale, l'abbiamo chiesta ripetutamente senza che mai venissimo ascoltati e senza che il Governo italiano assumesse una qualunque iniziativa in questa direzione. D'altronde la presunta svolta verso l'ONU è del tutto aleatoria e fumosa, non si sa neanche quando si formerà il nuovo governo, né soprattutto che potere avrà, non solo, ma non è prevista alcuna assunzione di responsabilità dell'ONU in materia di sicurezza, né è prevista alcuna sostituzione delle attuali truppe di occupazione con una forza multinazionale. Sono queste le ragioni per cui oggi chiediamo il rientro dei soldati italiani; siamo impegnati in operazioni belliche che ci fanno percepire dai cittadini iracheni come degli occupanti e dei nemici, esponendo a rischi drammatici sia i nostri soldati, sia i civili che operano in Iraq".
Questa è una parte dell'intervento dell'Onorevole Fassino, potrei ridire le stesse cose con parole diverse rileggendo gli interventi degli Onorevoli Angius, Boco, Pecorario Scanio, Boselli, Rutelli e via dicendo, cioè di tutte queste forze del Centro Sinistra in cui ci riconosciamo.
A noi sembrava importante che anche questo Consiglio prendesse posizione su questo dato. Abbiamo constatato, purtroppo, che su questo dato non vi è la volontà di prendere posizione, quindi non abbiamo votato l'altra risoluzione e continuiamo a mantenere la nostra.
Président - La parole au Conseiller Borre.
Borre (UV) - Per spiegare perché siamo arrivati ad una seconda risoluzione. Rispetto le idee degli amici "dell'Arcobaleno", però mi sembra un poco presuntuoso dire che voi volete rappresentare la maggioranza degli Italiani quando chiedete il ritiro delle forze in Iraq, perché a me non risulta da alcuna parte che la maggioranza degli Italiani lo abbia richiesto, in quanto la maggioranza degli Italiani si mette anche a confronto con un atto di responsabilità.
La strada intrapresa è quella che tutti abbiamo sempre auspicato, sia il Centro Sinistra, sia le altre forze, la stessa "Union Valdôtaine" all'interno di questo Consiglio, cioè quella di un intervento dell'ONU, un intervento che vedesse l'ONU contare e oggi vi è una risoluzione che va verso quell'obiettivo; quindi ci pare incoerente, pericoloso andare a cercare di mettere degli ostacoli a questa risoluzione, in quanto siamo per avviare un cammino che porti in tempi i più brevi possibili ad un negoziato positivo per un intervento dell'ONU in Iraq. La nostra risoluzione vede anche un'affermazione: quella che vorrebbe un'Europa che contasse di più, un'Europa che non sia solo l'Europa dell'euro, un'Europa che possa confrontarsi con l'America o con le altre potenze non tramite i Presidenti Chirac, o Schroeder, o Berlusconi, ma attraverso l'Europa unita, con un proprio peso in politica estera.
Per quanto riguarda i principi di solidarietà, di indipendenza, di libertà dei popoli, credo che noi Valdostani ne abbiamo un tesoro non indifferente, che grazie all'autonomia è diventato una ricchezza di tutta la Valle d'Aosta, una ricchezza che è stata ricordata pochi giorni fa dal Consiglio regionale ricordando Emile Chanoux. Siamo convinti che l'azione che vogliamo intraprendere oggi con questa risoluzione parte da dati di fatto di oggi, quindi non va a scavare quello che è successo ieri, o l'altro ieri, perché tutti siamo contrari alla guerra, ma oggi ci troviamo di fronte ad una volontà da parte di diverse nazioni di collaborare affinché l'America e l'Inghilterra possano uscire da questo conflitto in maniera dignitosa e questo può avvenire se gli diamo un appoggio concreto.
Président - La parole au Conseiller Nicco.
Nicco (GV-DS-PSE) - Credo che il Presidente del Consiglio, Onorevole Berlusconi, abbia fatto bene a richiamare nell'avvio del suo intervento alla Camera, il 20 maggio scorso, "il diritto di tutti i popoli a disporre di sé stessi", ovvero, nel suo stesso commento, "il diritto all'autogoverno". Sempre il Presidente del Consiglio, un'altra volta, recentemente, ha citato la risoluzione n. 1511 del Consiglio di sicurezza dell'ONU. Una risoluzione importante che riafferma "le droit du peuple iraquien de déterminer librement son avenir politique et d'avoir le contrôle de ses propres ressources naturelles".
Fin qui accordo pieno, poi vi sono probabilmente altri passaggi della vicenda irachena su cui invece vi è un'interpretazione diversa.
Ci hanno raccontato - come diceva prima la Consigliera Squarzino - che l'Iraq era una minaccia mortale, che stavamo per essere tutti quanti distrutti dall'antrace. Vi ricordate che il Segretario di Stato Powell al Consiglio di sicurezza dell'ONU agitava una provetta di antrace? Poi ha dovuto ammettere anche lui che era stato male informato. Lo scopo per cui la guerra era stata dichiarata non aveva dunque un fondamento reale.
Allora si è cambiato registro: diventava una guerra per "portare la democrazia". Qualcuno ha fatto un parallelo con l'intervento nel 1945 in Europa. Noi siamo grati agli Usa per ciò che hanno fatto allora, per i tanti caduti statunitensi per la libertà dell'Italia e dell'Europa, ma la situazione allora era totalmente diversa, perché qui vi era un popolo intero a fianco degli USA, questo non accade oggi in Iraq, le immagini che ci giungono da tale Paese sono di tutt'altra natura: intere città assediate, migliaia di vittime civili. È stato fatto di recente dall'Autorità provvisoria della coalizione un sondaggio dal quale risulta che 4 Iracheni su 5 hanno un'opinione negativa delle forze della coalizione e l'82% disapprova il comportamento tenuto in Iraq dai soldati americani e dai loro alleati. Dopo il fatto che è già stato ricordato, il bombardamento di un matrimonio con 40 vittime, dopo le immagini delle torture, possiamo immaginarci quale sia lo stato d'animo di quel popolo rispetto agli USA e ai loro alleati.
Sulle torture si sono dette molte cose. Molti hanno manifestato stupore, incredulità; io mi sarei stupito del contrario, che non fossero praticate, e lo dico apertamente. Chi in tutti questi anni ha addestrato gli apparati di repressione in molti Paesi dell'America latina e non solo? La CIA (Central Intelligence Agency). Quindi non si tratta di qualche scheggia impazzita... si tratta di una prassi, praticata anche in Italia durante il sequestro del Generale Dozier.
Si è detto: "un intervento per pacificare, di tipo umanitario". Vi sono stati recentemente altri conflitti, 10 anni fa quello tra gli Hutu e i Tutsi, 800.000 morti, in maggior parte donne e bambini, il lago Victoria è diventato rosso di sangue, nessuno è intervenuto: niente paracadutisti, niente fanteria USA, niente intervento italiano, erano morti che non interessavano a nessuno! Abbiamo letto recentemente che una tragedia simile è in corso in questi stessi mesi nelle sabbie sudanesi: anche lì villaggi bruciati, centinaia di migliaia di profughi, ma anche in questo caso nessun intervento, nessuno che parte...
(interruzione di un Consigliere, fuori microfono)
... certo, ricordiamoli tutti questi esempi! Io ne ho fatti due, altri colleghi potranno farne altri. Nessuno che parte, dicevo, nessun intervento militare con compiti umanitari. Non tutti i morti sono uguali evidentemente!
Si è tolto un dittatore, uno dei peggiori, dei più sanguinari e paranoici, e questo è un bene, ma quanti Paesi sono stati incatenati nel mondo a regimi dittatoriali, sanguinari, non migliori di quelli di Saddam, proprio per intervento diretto o indiretto degli USA! È storia che si dimentica troppo in fretta, ma i nomi di questi paesi li conoscete anche voi: dalla dittatura dei generali argentini a quant'altro! Lo stesso Saddam non è forse stato ampiamente "foraggiato", fin quando serviva contro gli Iraniani, proprio dagli USA? Il dubbio che ci viene allora è che forse l'obiettivo in Iraq era un altro, che forse c'entra qualcosa la partita che si sta giocando su scala mondiale per il controllo delle riserve petrolifere, che forse c'entra qualcosa il legame che c'è stato e c'è fra alcuni dei principali responsabili dell'Amministrazione statunitense e le compagnie petrolifere. Sono dubbi che non sono solo nostri, su "La Stampa" di domenica c'era la foto di un sergente della Guardia nazionale statunitense in manette, condannato ad un anno di reclusione per essersi rifiutato di tornare in Iraq, per quella che egli stesso ha definito non una "guerra per la democrazia", ma la "guerra del petrolio".
Il terrorismo... eliminare il terrorismo... mai il terrorismo è stato alimentato come ora. Vi è una minaccia incombente su di noi, sull'Europa, siamo in attesa di capire dopo Madrid non "se", ma "dove" sarà sferrato il prossimo colpo, quale Paese dovrà contare i propri morti: l'Italia, l'Inghilterra... Credo che ben altre siano le strade per debellare il terrorismo, per prosciugare il terreno di coltura del terrorismo e in ciò deve, anzi non può non esserci un ruolo dell'Europa - un ruolo che fin qui non c'è stato, l'Europa è stata assente su questo terreno - e un ruolo ben altrimenti decisivo dell'ONU. Non vogliamo un mondo dominato da una superpotenza, che si arroga il diritto di svolgere la funzione di gendarme internazionale, non ci serve! Noi vogliamo un mondo in cui ogni popolo abbia gli stessi diritti, gli stessi doveri anche, certo, ma pari dignità e in cui le relazioni siano fondate sulla tolleranza e sul reciproco rispetto. Ci vuole un dialogo fra culture diverse, un dialogo che non esclude affatto la fermezza, la difesa intransigente anche delle nostre idee e ragioni, dei principi che per noi sono inderogabili della civile convivenza fra individui, fra popoli, i fondamenti, per noi, della democrazia: la laicità dello Stato, la parità donna-uomo e quant'altro. La fermezza deve esserci, ma deve esserci su questi principi. È tutt'altra cosa da quella specie di Far West del Presidente Bush e dei suoi "pistoleros". Noi quel mondo non lo vogliamo, quindi approveremo questa risoluzione, perché in essa vi sono tre punti chiari e fondamentali: il ruolo delle Nazioni Unite, come punto di riferimento essenziale per la ricostruzione dell'Iraq; la fine dell'attuale fase di occupazione; l'allestimento di una forza multinazionale di pace sotto la direzione dell'ONU. Questi sono i pilastri sui quali si può effettivamente modificare la situazione in quel disgraziato Paese.
Président - La parole au Conseiller Frassy.
Frassy (CdL) - Sono un po' in difficoltà nel fare questo intervento, che pensavo potesse essere breve, a motivazione dell'adesione che la nostra parte politica ha dato a questo documento; un documento diverso rispetto al documento originario iscritto all'ordine del giorno da parte del gruppo "Arcobaleno".
La piega che ha preso il confronto, a seguito soprattutto dell'intervento del Consigliere Nicco, ci impone di fare alcune precisazioni, perché la virata totalmente ideologica che è alla base dell'intervento del Consigliere Nicco merita forse una risposta politica, che sarà forse viziata da una visione opposta, ma che serve a chiarire il quadro nel quale andiamo al voto su questo documento, perché la condivisione di questo documento, caro Consigliere Nicco, non poggia sulle stesse basi del tuo argomentare, anzi è diametralmente opposto alle tue argomentazioni.
Devo invece ringraziare il Consigliere Borre per la sua intuizione - non so se per la stanchezza che 15 giorni fa avevamo a seguito dei lavori dello scorso Consiglio, o se invece perché forse 15 giorni potevano essere uno "spatium deliberandi" che poteva portarci ad una più serena valutazione -, perché in questi 15 giorni abbiamo avuto la capacità di arrivare a condividere un documento e abbiamo anche avuto forse l'occasione di poter assistere a dei fatti nuovi che ci hanno portato a condividere questo documento. Colleghi, ognuno la realtà la può vedere con gli "occhiali da sole" e dunque non vederla, oppure la può vedere per quella che è, al di fuori dei pregiudizi politici, ma è innegabile che le dichiarazioni fatte dal Segretario generale dell'ONU, Kofi Annan, la settimana scorsa non sono dichiarazioni che non abbiano segnato una tappa importante nello sviluppo della vicenda irachena ed è evidente anche che le Nazioni Unite hanno riconosciuto al Governo italiano un ruolo importante nella vicenda irachena, non solo, un ruolo importante nell'azione sull'alleato americano; penso che oggi sia fuori di dubbio che a breve l'ONU assumerà, come auspichiamo in questa risoluzione, la gestione diretta della crisi irachena. È in questo contesto che va richiamata la nostra condivisione di questo documento e non sicuramente in quell'inno ideologico che il collega Nicco ha ritenuto di innescare a motivazione di questa risoluzione. Una risoluzione che è stata scritta con equilibrio, rinunciando alle esagerazioni ideologiche e che ha messo in evidenza la distanza politica che lega le forze politiche che l'hanno sottoscritta rispetto "all'Arcobaleno", che evidentemente auspica una maggioranza diversa a livello nazionale rispetto a quella che comunque esiste anche nei sentimenti degli Italiani al di là della maggioranza politica, e che non vuole prendere atto che il ruolo giocato dal nostro Governo e dalle nostre truppe è un ruolo che gli Italiani condividono e sostengono. Non ci sentiamo di intraprendere strade diverse che non siano quelle che si sono delineate nell'evidenza dei fatti, e mi riferisco alle questioni ONU della settimana scorsa e agli stati d'animo della Nazione. Riteniamo che questa sia una risoluzione realistica, che prende atto della situazione e che fa fare passi avanti nella direzione che tutti hanno auspicato. Con questo intendimento ribadiamo la nostra valutazione positiva di questo documento, che a distanza di 15 giorni è stato condiviso in maniera significativamente allargata. D'altronde ritengo che questo documento porti la Valle d'Aosta non al margine della scena politica internazionale ed europea, ma la conduca al centro di quella scena politica nella quale vi è l'ONU, vi è il Governo italiano e l'impegno militare che l'Italia ha con sacrificio portato avanti fino ad oggi.
Président - La parole au Conseiller Riccarand.
Riccarand (Arc-VA) - Avevamo presentato una risoluzione nel corso dei lavori del Consiglio scorso per due motivi essenziali: primo, ci sembrava giusto che in un passaggio aspro della vicenda irachena, che coinvolge tutto il mondo, il Consiglio prendesse posizione su questo tema, e sarebbe stata grave un'assenza di dibattito su una questione che ha una così grande rilevanza; secondo, speravamo che si potesse determinare all'interno di questo Consiglio una posizione avanzata e coraggiosa, come quella che abbiamo auspicato nella nostra risoluzione, cioè la richiesta di ritiro delle truppe italiane dall'Iraq come contributo sia ad una svolta della politica rispetto all'Iraq, sia a un processo di democratizzazione, perché questo è l'obiettivo che si può perseguire ritirando le truppe, non mandando nuove truppe e nuovi militari.
Vi è stato nel Consiglio passato una richiesta di rinvio che abbiamo accolto favorevolmente, perché ci sembrava giusto vi fosse una riflessione da parte delle forze politiche e perché speravamo che si determinasse non un'unanimità in questo Consiglio, perché questo era praticamente impossibile, ma quanto meno una maggioranza significativa che andasse nella direzione da noi auspicata, anche perché - la conferma l'abbiamo avuta nella discussione in Parlamento - sapevamo che era in itinere un dibattito all'interno delle forze di Centro Sinistra per convergere su una richiesta chiara e ferma di ritiro delle truppe italiane; cosa che poi è avvenuta nel dibattito parlamentare, che ha visto una chiara divisione fra le forze del Centro Sinistra, che hanno chiesto questo ritiro, ribadendo il giudizio negativo sulla guerra, sulla gestione del dopoguerra, sulla situazione attuale, che hanno domandato una svolta radicale e le forze di Governo del Centro Destra, che si sono poste in una posizione di continuità rispetto alla gestione della crisi irachena. Oggi invece ci troviamo in una situazione che ci sembra molto anomala, perché abbiamo un documento, quello che abbiamo presentato e che manteniamo, che è in sintonia con quello che ha votato circa metà del Parlamento italiano e con quello che chiede la maggioranza della popolazione italiana - questi sono i dati di fatto -, e un altro documento sottoscritto da tutti gli altri gruppi consiliari, che è assolutamente vago nelle sue prospettive e in linea con il documento votato dalla maggioranza nel Parlamento italiano, che non a caso viene votato sia dai "Democratici di Sinistra", sia da "Forza Italia", magari dandone interpretazioni diversissime, cosa che però non è un grosso contributo di chiarezza che facciamo rispetto ai contenuti, alle prospettive e alle valutazioni degli avvenimenti politici. A noi questa situazione dispiace, perché vorremmo che vi fosse una posizione più coraggiosa all'interno del Consiglio regionale, una posizione in cui le forze di Sinistra hanno il coraggio di "alzare il tono" e di riuscire a portare avanti determinati principi, che, del resto, sono abbastanza patrimonio comune a livello italiano; purtroppo, prendiamo atto ancora una volta che questo non si verifica nel nostro Consiglio. Manteniamo quindi la nostra mozione ed esprimiamo dissenso rispetto alla risoluzione presentata da un arco di forze che va da "Forza Italia" ai "Democratici di Sinistra", passando da "Stella Alpina", "Fédération" e "Union Valdôtaine".
Si dà atto che dalle ore 20,27 presiede il Vicepresidente Lanièce.
Presidente - La parola al relatore, Consigliere Sandri.
Sandri (GV-DS-PSE) - La "Gauche Valdôtaine - Democratici di Sinistra" ha aderito con convinzione alla firma di questa deliberazione, che auspica non solo alcune questioni sul problema dell'Iraq, ma iniziative concrete al diffondersi di una cultura della pace e del rispetto reciproco. È una risoluzione importante perché, a nostro parere, non solo nelle premesse e nelle sue dichiarazioni, come ha rammentato prima il collega Nicco, esprime dei giudizi chiari su quello che è successo, ma soprattutto dei concetti chiari riguardo ai diritti delle persone, dei popoli, alle dichiarazioni della Carta atlantica e di tutte le altre deliberazioni che hanno ribadito questi diritti. Non solo ha richiamato con chiarezza il ruolo che deve avere un'Europa più forte a livello mondiale, ma ha espresso un dato che accomuna tutto, o quasi, il Consiglio regionale, cioè esprime la propria ferma condanna per le barbarie, per le torture e violazioni perpetrate da più parti. Credo che il Consiglio regionale della Valle d'Aosta con questa mozione anzitutto dimostri di avere attenzione non per i giochi politici, ma per la popolazione civile dell'Iraq e questa attenzione di un Consiglio regionale e di un popolo verso un'altra popolazione civile, al di là delle proprie convinzioni ideologiche, delle proprie prevenzioni politiche, è un segnale forte che dimostra che qui non si fa della politica di basso interesse, né si cerca di passare per grandi strateghi internazionali, ma si sta facendo uno sforzo per parlare da popolo che lotta per il proprio diritto al rispetto verso altro popolo che patisce sofferenze inaudite.
Con maggior convinzione abbiamo aderito a questo testo perché esprime un concetto assolutamente fondamentale: quello del ritorno alle regole internazionali, il ritorno sotto l'egida dell'ONU, con una forza multinazionale di pace e la fine di questa fase di occupazione da parte delle forze militari occidentali. È un dato importante e che va molto al di là dell'iniziativa presentata "dall'Arcobaleno", che si limita al ritiro del contingente italiano. Noi inviamo un segnale più ampio e più forte, perché non ci interessa solo che ritornino gli Italiani, ma ci importa che ritornino a casa le forze di occupazione e si ristabilisca l'egida dell'ONU. Sarebbe un discorso egoistico, molto miope quello di fare solo un discorso "pro domo sua" e questo aspetto, quasi una caduta di stile del gruppo "Arcobaleno", emerge proprio perché l'interesse che ha mosso "l'Arcobaleno" a presentare la propria mozione e a volerla ribadire stasera, senza aderire a questa mozione unitaria del popolo valdostano... è perché la loro mente era rivolta unicamente ai risvolti politici, partitici vorrei dire, elettoralistici. Abbiamo sentito parlare questa sera del dibattito che è avvenuto in Parlamento, ma in Parlamento non hanno parlato delle sofferenze del popolo iracheno, dei problemi concreti che esso ha, non si sono preoccupati dell'umanità che sta dietro a questa cosa...
(interruzione del Consigliere Curtaz, fuori microfono)
... è solo un gioco, perché sanno anche giocare sulla pelle del popolo iracheno, non gli basta giocare solo su quella dei Valdostani! È tutta una manovra basata sulle divisioni del Parlamento, arriverò anche all'intolleranza, ma questa credo sia la dimostrazione di quanto non siano capaci di accettare le parole degli altri. È un problema politico, di calcoletto: "il Centro Sinistra ha detto una cosa, noi portiamo questa "cosa" all'interno del Consiglio regionale, noi siamo i rappresentanti del Centro Sinistra, quindi, cari elettori del Centro Sinistra, noi abbiamo questa aureola che ci mettiamo da soli, siamo noi il riferimento"... sono tutti giochi di interesse partitico, non vi è nulla né per i diritti umani, né per la pace, né per la cultura del confronto, né per la cultura di rispetto degli altri. Lo abbiamo visto anche nel comportamento prima direttamente qui in Consiglio e, giustamente, nella riunione dei Capigruppo abbiamo fatto un appello al gruppo "Arcobaleno" perché partecipasse a questa azione comune; era molto più forte se questa mozione, che parla della fine dell'occupazione, che è chiarissima da questo punto di vista - molto di più e molto più in là di quello che dice la loro -, fosse stata approvata dall'intero Consiglio regionale, perché dimostrava che vi era un popolo unito che sapeva parlare ad un altro popolo di cui vedeva il sangue e il sudore. Non è stato fatto, hanno voluto smarcarsi da questa cosa, ma noi ne prendiamo atto con rammarico, perché, secondo noi, è una forza essenziale della democrazia della Valle d'Aosta il contributo che dà "l'Arcobaleno". È per questo che mi rivolgo a loro, chiedendo di ritirare la loro mozione e di aderire a quella di tutto il Consiglio regionale, perché è la mozione della Valle d'Aosta per la pace, della Valle d'Aosta per la fine dell'occupazione e il ristabilimento del potere dell'ONU. Se sono capaci di fare questo atto, dimostreranno prima di tutto a noi - che siamo i più scettici da questo punto di vista - che non sono degli intolleranti; che, quando dicono "è essenziale e indispensabile", non è un modo di dire: "o la pensate come noi, o noi ci mettiamo sull'Aventino", cioè non battono i piedi perché non gli abbiamo dato la "pappa". Credo sia un modo per spiegare anche a noi che loro, è vero sono per le posizioni nette ed essenziali ma, quando vi è l'interesse comune superiore, sono capaci di confrontarsi, di rispettare le opinioni degli altri, di lavorare insieme agli altri. È l'ennesima dimostrazione altrimenti che non sono capaci di confrontarsi, che non sono capaci di rendersi conto che hanno sbagliato, che hanno fatto una mozione limitata... sono stati sorpassati alla grande.
Sono profondamente contento del fatto che il Consiglio regionale, al di là delle posizioni di Centro Destra e di Centro Sinistra, abbia inviato un segnale di questo genere, perché è un segnale forte, perché prima di tutto ci interessa la popolazione dell'Iraq, ci importa che l'ONU torni a svolgere un ruolo importante nella Regione; questo è un qualcosa che, al di là degli schieramenti, conta per la gente.
Non credo che questo ritiro avvenga perché, secondo me, spingeranno per questa cosa, ma faccio un'amara considerazione: l'appello che facciamo assicurando "il nostro impegno a collaborare mediante iniziative concrete al diffondersi di una cultura della pace e del rispetto dei diritti umani" non viene raccolto da questa parte politica e penso che questo sia un qualcosa che dovrebbe far meditare chi fino ad oggi ha appoggiato questa parte politica, per capire che la cultura della pace lì non alberga. Mi immagino cosa sarebbe del Consiglio regionale e del Governo regionale se si andasse avanti con le espressioni: "noi riteniamo indispensabile", "o è così o è pomì"; sarebbe la fine della democrazia e del confronto! Spero che nei prossimi mesi sappiano ritornare ad un confronto più civile e democratico con tutto il resto della popolazione valdostana.
Président - La parole au Conseiller Curtaz.
Curtaz (Arc-VA) - Alcune volte gli interventi del Consigliere Sandri ci invitano a sviluppare la virtù della pazienza; ciò vale soprattutto per il sottoscritto che ogni tanto la pazienza la perde. La pazienza viene persa per il modo di polemizzare che ha il Consigliere Sandri, quando si trova in una qualche difficoltà, ovviamente di carattere politico, legata al fatto di condividere posizioni con forze che sono antagoniste rispetto al suo partito; la stessa reazione ebbe a seguito di un intervento del nostro gruppo, pacatissimo, sulla questione del condono. Non a caso su tale questione, come su questa, si formò in questo Consiglio una maggioranza che andò da "Forza Italia" ai "Democratici di Sinistra". Al Consigliere Sandri voglio dire una cosa: abbiamo espresso in maniera pacata le nostre argomentazioni, se si escludono alcune mie intemperanze fuori microfono, non ci siamo mai permessi di insultare avversari politici, di insultare componenti di forze politiche che ci sono molto vicine, con le quali condividiamo molti valori e idealità. Quindi, per quanto ci riguarda, continueremo a rispettare il Consigliere Sandri, anche se spesso non ne condividiamo le idee e i metodi. Soprattutto continueremo a rispettare la forza politica a cui appartiene. Auspichiamo che prima o poi questo rispetto venga ricambiato, speriamo che il Consigliere Sandri, pur in difficoltà per questioni sue, sappia rivolgersi a noi con un tono di rispetto, di comprensione delle nostre posizioni, di ascolto, perché abbiamo anche l'impressione che ogni tanto intervenga senza averci ascoltati e aver sentito quello che abbiamo detto. Non ci sembra il suo un modo di dialogare, soprattutto quando egli ritiene di dare delle patenti di umanità, di correttezza, reputa di fare classifiche sui sentimenti che ciascuno di noi manifesta relativamente al dramma della guerra, alle problematiche della pace, alle sofferenze del popolo iracheno. Mi è sembrato a questo proposito assai stonato il confronto fra le sofferenze che sta vivendo il popolo iracheno e la situazione del popolo valdostano. Come Valdostano, mi ha dato proprio fastidio che si possa essere assimilati con popoli in grave sofferenza. Noi con i nostri diritti, con il nostro modo di vivere, con il nostro essere benestanti... mi sembra veramente fuori luogo paragonarci ad un popolo che secondo Sandri sembrerebbe vivere la nostra stessa situazione...
Ripeto: caro Consigliere Sandri, continueremo a portare rispetto nei tuoi confronti, cercheremo di portare ancora un po' di pazienza se in occasioni come questa ti alzerai per insultarci. Speriamo che prima o poi tu la smetta, perché è una cosa che non fa bene al Consiglio - non sto a scomodare il popolo valdostano, come fai spesso tu -, non fa bene alla Sinistra, non fa bene soprattutto ai rapporti di civile confronto che dovrebbero esserci fra forze politiche. È del tutto spiacevole, perché questi interventi finiscono per avere un taglio di carattere personale e creano del disagio non solo a chi è protagonista o vittima degli interventi, ma credo all'intero Consiglio regionale, perché non mi sembra civile, né dignitoso alzarsi e sostanzialmente insultare persone che non la pensano come vorrebbe l'interessato.
Presidente - Pongo in votazione la risoluzione del gruppo "Arcobaleno":
Consiglieri presenti: 27
Votanti: 7
Favorevoli: 3
Contrari: 4
Astenuti: 20 (Borre, Caveri, Charles Teresa, Comé, Ferraris, Fey, Fosson, Lanièce, Maquignaz, Marguerettaz, Nicco, Pastoret, Perrin, Praduroux, Rini, Salzone, Sandri, Vicquéry, Viérin Adriana, Viérin Laurent)
Il Consiglio non approva.
Presidente - Pongo in votazione la risoluzione presentata dai Consiglieri Borre, Frassy, Salzone, Comé e Sandri, di cui do lettura:
Risoluzione
Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta
Allarmato dall'aggravarsi della crisi irachena, sempre più caratterizzata da violenze anche nei confronti della popolazione civile, da inqualificabili atti di barbarie commessi da più parti, torture nei confronti dei prigionieri iracheni, sequestri e uccisioni di ostaggi e attentati terroristici;
Consapevole della difficoltà di individuare soluzioni immediate, efficaci ed onorevoli per le parti in causa, nonché della stessa debolezza dell'Unione europea a causa di persistenti divergenze nella politica adottata dai singoli stati europei rispetto alla complessa vicenda irachena;
Considerando necessario, per la ricostruzione del paese devastato dalla guerra e per la fondazione di un ordine civile e democratico di convivenza, la tutela dei diritti umani fondamentali, il rispetto dei diritti propri delle singole etnie e confessioni religiose ed il ripristino della sovranità territoriale del paese, non appena se ne ricostituiscano le condizioni essenziali;
Richiamati
- il Preambolo della Carta delle Nazioni Unite, approvata a San Francisco il 26 giugno 1945, che recita: "Nous, peuples des Nations unies, résolus à préserver les générations futures du fléau de la guerre qui deux fois en l'espace d'une vie humaine a infligé à l'humanité d'indicibles souffrances (...), à unir nos forces pour maintenir la paix et la sécurité internationale ...";
- la Costituzione italiana che, all'articolo 11, afferma: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali";
Richiamati inoltre
I fondamenti a cui sempre si è ispirata la Valle d'Aosta, in particolare i principi di sovranità, indipendenza, autodecisione e pari dignità di ogni popolo, sanciti sin dal 1918 dal presidente degli Stati Uniti Wilson e ribaditi nella "Carta atlantica", concordata tra Stati Uniti e Regno Unito, con espresso impegno al rispetto del "diritto di tutti i popoli a scegliere la forma di governo da cui intendono essere retti";
Ritiene indispensabile
Un'accelerazione del processo di integrazione europea, con l'abbandono degli sterili egoismi statali rispetto alla necessaria gestione di una politica estera e di difesa fortemente integrata, condizione necessaria per l'espletamento di un ruolo non più marginale nella promozione della pace nel mondo;
Esprime
La propria ferma condanna per le barbarie commesse e per le intollerabili torture e violazioni perpetrate da più parti ai danni della dignità umana, atti che non trovano giustificazione alcuna;
Auspica
La rapida e concreta assunzione dell'opera di pacificazione e ricostruzione democratica dell'Iraq sotto l'egida dell'ONU, conferendo piena responsabilità politica nella soluzione della crisi, la fine dell'attuale fase di occupazione e l'allestimento di una forza multinazionale di pace a tale organismo;
Assicura
Il proprio impegno a collaborare mediante iniziative concrete al diffondersi di una cultura della pace e del rispetto dei diritti umani, che allontani dall'orizzonte attuale tanto le tentazioni egemoniche quanto lo spettro del fanatismo, della xenofobia e dell'intolleranza.
F.to: Borre - Frassy - Salzone - Comé - Sandri
Consiglieri presenti: 27
Votanti e favorevoli: 24
Astenuti: 3 (Curtaz, Squarzino Secondina, Riccarand)
Il Consiglio approva.